05 maggio 2007

La Cia in venezuela trama contro Chavez?

DI CHRIS CARLSON
Information Clearing House

"Voglio uccidere quel figlio di puttana", ha dichiarato il capitano della Guardia Nazionale venezuelana, Thomas Guillen, in una telefonata registrata alla moglie. Durante la conversazione, mandata in onda lo scorso mese sulla tv di stato venezuelana, il capitano ha rivelato il piano, elaborato assieme al padre, per uccidere il presidente Hugo Chávez. Il giorno seguente, il capitano e suo padre, Ramon Guillén Dávila, generale ritirato, sono stati arrestati e incarcerati per aver cospirato contro il Presidente del Venezuela. [1]

Nelle ultime settimane, Hugo Chávez ha a più riprese avvertito che gli Usa tramano per farlo fuori e stanno aumentando le attività dirette contro il suo governo e la sua persona. Chávez ha anche affermato che la CIA sta lavorando con alcuni contatti del famoso terrorista cubano, nonché agente CIA, Posada Carriles, elaborando piani per il suo assassinio. C'è qualche verità in tutto ciò? Potrebbe essere un'altra classica cospirazione della CIA al fine di uccidere un nuovo "nemico” ufficiale degli Stati Uniti? Una rapida occhiata ai legami tra CIA e il generale Ramon Guillén Dávila mostra che la possibilità è decisamente fondata.

Gli Stati Uniti riescono ad allungare i tentacoli verso molti paesi in tutto il mondo in molti modi, influenzando e intervenendo nella politica delle nazioni sovrane. In America Latina, uno dei metodi più comuni è attraverso le cosiddette "operazioni anti-droga". La CIA notoriamente ha compiuto operazioni “anti-droga” in paesi come Bolivia, Colombia ed Ecuador.

In Venezuela, queste operazioni “anti-droga” create ad hoc dalla CIA vennero guidate negli anni '80 dallo stesso generale Ramon Guillén Dávila che negli ultimi tempi progettava l'attentato a Chávez. Stando al Miami Herald, Guillen era l'uomo più fidato della CIA in Venezuela e il più vecchio collaboratore officiale della CIA nel 1980. [2]

A capo della Guardia Nazionale del Venezuela, Guillén lavorò a stretto contatto con la CIA per le infiltrazioni e la raccolta di informazioni sul traffico di narcotici colombiano. Ma invece di frenare le operazioni di droga, Guillén e la CIA finirono per importare cocaina loro stessi e l'intera faccenda venne a galla quando “60 Minutes” [“60 minuti”, trasmissione della CBS News, generalmente basata su documentari di tipo politico, ndt] mandò in onda un servizio esplosivo nel 1993. La CIA aveva collaborato con Guillén per far entrare clandestinamente l'incredibile quantità di 22 tonnellate di cocaina negli Stati Uniti. [3]

Dopo che la dogana ebbe intercettato un carico di cocaina giunto nel paese attraverso l'aeroporto internazionale di Miami, un'indagine officiale stabilì la responsabilità del generale Guillén. Ma secondo il giornalista investigativo Michael Levine, Guillén era una “risorsa” che operava dietro ordini e protezione della CIA, fatto poi ammesso dall' “Agenzia” stessa. Il generale Guillén non venne mai estradato per processo negli Stati Uniti. [4]

Quindi, il generale Ramon Guillén Dávila è ancora una “risorsa” CIA che lavora al progetto di estromissione del presidente venezuelano? Che il generale abbia mantenuto o meno i legami con la CIA, sembra comunque un ottimo candidato per i tentativi di destabilizzazione del governo di Chávez.

Stando alla pagina web “School of the Americas Watch” [L'osservatore della Scuola delle Americhe, ndt], il generale Guillén si è laureato nella peggiore scuola di addestramento al combattimento degli Stati Uniti nel 1967. [5] La Scuola delle Americhe, divenuta nel 2001 l'Istituto dell'Emisfero Occidentale per la Cooperazione e la Sicurezza, è una base militare statunitense utilizzata per addestrare soldati latino-americani in tecniche di contro-rivolta e tattiche da interrogatorio.

Uno dei vari tentacoli dell'impero statunitense, la Scuola delle Americhe è altresì nota come "la più grande organizzazione per la destabilizzazione in America Latina". Situata in Fort Benning, Georgia, la Scuola invia i suoi laureati in tutta la regione per reprimere movimenti comunisti, o di sinistra, e per influnzare le decisioni politiche nei paesi dell'America Latina. La scuola si è generalmente schierata a favore di regimi che facevano uso delle squadre della morte e della tortura per tenere a bada la popolazione.

La scorsa settimana, durante il 5° anniversario del tentato colpo di stato del 2002, orchestrato dagli USA contro il governo venezuelano, Chávez ha sottolineato che "l'impero non ha requie". Ha dato per certo che gli Stati Uniti, in combutta con l'élite venezuelana, continueranno a cospirare per estrometterlo dal potere, non avendo mai accettato la Rivoluzione Bolivariana.

Non sorprenderebbe, in ogni caso, se la CIA stesse organizzando un attentato o un golpe contro Hugo Chávez. Questa organizzazione criminale ha una lunga e sordida storia di operazioni segrete tra cui assassinii, guerra economica ed elezioni truccate. Solo in America Latina, la CIA ha rovesciato numerosi regimi in Nicaragua, Cile, Panama, Brasile, Grenada, Repubblica Dominicana, Guatemala e, recentemente, ad Haiti nel 2004.

Al contrario, susciterebbe veramente sorpresa se la CIA non stesse cercando di liberarsi in qualche modo del popolare presidente venezuelano. In fondo, Chávez ha dato prova di essere una potenziale minaccia agli interessi dell'impero statunitense e dei suoi sponsor multinazionali. Chávez ha vigorosamente respinto l'ordine del giorno della neo-liberale Washington, nazionalizzando ampi settori dell'economia, liberando il suo paese dal controllo del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, rafforzando l'OPEC [Organizzazione dei Paesi Esportatori del Petrolio], riprendendo possesso dell'industria petrolifera nazionale e intensificando l'interazione nel Sud del mondo.

Tuttavia la più grave minaccia agli interessi dell'impero statunitense è che la rivoluzione in Venezuela sia di esempio entro la regione, contagiando altri paesi. Nazioni come la Bolivia e l'Ecuador vivono in questo momento le rispettive rivoluzioni, ricalcando l'esperienza venezuelana.

Sembra altamente probabile che la “risorsa” di un tempo della CIA, il generale Ramon Guillén Dávila, stesse cospirando con essa per eliminare il movimento sinistroide più consolidato dell'America Latina, ad oggi. Ma a prescindere dal fatto che la CIA riesca a domare l'incendio in Venezuela, potrebbe essere comunque troppo tardi per contrastare l'ondata di rivoluzioni nella regione.

Chris Carlson è attivista e giornalista freelance in Venezuela

11 aprile 2007

La Truffa : new ideologia, new status symbol


Con la fine della Guerra Fredda, è stata diffusa la convinzione che le ideologie fossero appannaggio del passato, e che si sarebbe aperto un futuro migliore e più "vero". La propaganda della fine delle ideologie ha convinto molti, che hanno creduto possibile affrancarsi da qualsiasi teoria ideologica, abbracciando e accettando senza timore la "realtà".
Quale ideologia domina oggi?
L'ideologia del gruppo dominante ha oggi acquisito un potere enorme sugli individui, in quanto essa viene spacciata per verità scientifica, e quindi inoppugnabile.
La teoria di Darwin, applicata all'economia, ha creato il "capitalismo selvaggio", ossia un sistema in cui un gruppo, considerato "più forte" (o più furbo), si appropria della maggior parte delle ricchezze e le utilizza per dominare e avere privilegi.
Darwin studiò molte specie animali in modo approfondito, ma non i primati non umani e umani.
Nei primati umani la situazione è analoga, anche se per molti aspetti assai più complessa. I primati non umani hanno una forma di intelligenza che Jean Piaget definiva delle "operazioni concrete", cioè basata sulla realtà percettiva, mentre gli umani, a partire dall'adolescenza, oltrepassano tale livello e assumono capacità di "pensiero formale". Si tratta del pensiero simbolico e teorico, che comprende complesse capacità linguistiche. L'intelligenza formale, che è prerogativa degli esseri umani, deriva dagli sviluppi corticali (sistema talamo-corticale), che hanno permesso un linguaggio complesso e capacità di pensiero astratte. La maggior parte dei neuroni corticali viene utilizzata all'interno del cervello stesso, e soltanto una minima quantità per percepire il mondo esterno. Le situazioni ripetitive, monotone e passivizzanti, come lo schermo televisivo, riducono l'attività cerebrale e l'utilizzo delle capacità autoconoscitive.
Le parti sottocorticali (sistema limbico) presiedono alle risposte indotte dalle emozioni e alla percezione delle sensazioni dolorose o piacevoli. L'emotività può indurre ad un comportamento meno evoluto, basato sulla paura, sul senso del possesso e sulla competitività. Le funzioni sottocorticali possono essere stimolate in vari modi, per indurre ad avere un comportamento più primitivo rispetto ai progressi raggiunti dalla nostra specie. Ciò è possibile grazie all'uso dell'informazione ingannevole, delle tecniche di stimolazione emotivo-percettive e alla passivizzazione. L'élite dominante ha costruito un sistema politico-economico-mediatico che stimola gli aspetti inferiori della natura umana, come l'avidità, la crudeltà e l'egoismo, e fa credere che tale realtà sia fondamentale e inevitabile.
Attraverso il sistema economico-finanziario-politico, l'élite attua strategie per condizionare la personalità e il comportamento, curandosi di stimolare soltanto quegli aspetti che concorrono a preservare il sistema stesso. L'inganno sta nel farci credere che siamo noi stessi, con la nostra "natura" a determinare la realtà, deresponsabilizzando in tal modo tutti coloro che creano l'assetto e ne traggono vantaggi. Generare paura e sfiducia significa renderci più dipendenti dalle autorità esterne, e più disposti ad accettare ciò che altrimenti rifiuteremmo, come l'ingiustizia o la sottomissione acritica.
Attraverso le istituzione fondamentali del sistema attuale - le banche e le corporation - l'élite dominante costruisce una realtà basata sul profitto e sul possesso, e la impone come verità attraverso i mass media, che si basano essenzialmente sull'inganno. La ricerca del profitto ad ogni costo, inibisce in vari modi la naturale empatia e la spontanea socialità fra gli esseri umani. Questo sistema promuove la perdita del contatto con se stessi e con la realtà, assumendo il principio del profitto infinito e dello "sviluppo dell'azienda". Sono "mostri" a cui viene attribuito un potere assoluto, in quanto godono dei diritti dei singoli individui ma non sono ritenute responsabili e obbediscono soltanto alle "leggi" del profitto.
Lo Stato, che dovrebbe rappresentare le persone, se portatore delle istanze delle corporation e delle banche, diventa disumano, come osserva l'economista Colin Crouch:
Più lo Stato rinuncia a intervenire sulle vite della gente comune, rendendole indifferenti verso la politica, più facilmente le multinazionali possono mungere, più o meno indisturbate, la collettività. Il welfare state diventa poco a poco residuale, destinato al povero bisognoso piuttosto che parte dei diritti universali della cittadinanza; i sindacati vengono relegati ai margini della società; torna in auge il ruolo dello Stato come poliziotto e carceriere; cresce il divario tra ricchi e poveri; la tassazione serve meno alla redistribuzione del reddito; i politici rispondono in prima istanza alle esigenze di un pugno di imprenditori ai quali si consente di tradurre i propri interessi particolari in linee di condotta politica generali; i poveri smettono progressivamente di interessarsi al processo in qualsiasi forma e non vanno neppure a votare, tornando volontariamente alla posizione che erano obbligati a occupare nella fase predemocratica.[Un altro caso agghiacciate è quello del Primo ministro inglese Tony Blair, che nel 1997 mandò truppe in Sierra Leone per reprimere il popolo, allo scopo di difendere gli interessi delle corporation britanniche. Quando, nel 2001, l 'opinione pubblica inglese rimase sconvolta dalla foto di un bimbo armato di un grosso fucile fornito, assieme ad altri diecimila, con gli "aiuti" militari inglesi, Blair dovette ritirare le truppe dalla Sierra Leone.
Anche le banche concorrono a produrre una realtà truffaldina e ingannevole.
In molti casi, c'è una stretta complicità fra banche e corporation, ad esempio, nei casi di bancarotta (Enron, Parmalat, Cirio, ecc.) e devastazione. Numerosi dirigenti delle corporation americane, come Jeffrey Skilling (ex amministratore delegato della Enron), giustificavano attraverso questa teoria il sistema di cui facevano parte, basato sull'avidità e l'egoismo. Skilling diceva di preferire il libro di Dawkins perché in esso si sosteneva che fosse del tutto naturale e necessario essere avidi e competitivi, per "garantire la continuità della specie e liberare l'istinto di sopravvivenza del più forte".[5]
La Enron si ergeva al di sopra di ogni valore umano, propugnando l'unica necessità di alzare i profitti.
La scrittrice Bethany McLean spiegò: "Penso che la storia della Enron sia affascinante perché la gente la vede come una storia di grandi numeri, in realtà è una storia di persone, è una tragedia umana... 6]
Nelle corporation americane, la visione darwiniana della realtà appare in molti aspetti dell'organizzazione e della formazione. Le frasi ricorrenti, ripetute dai dirigenti ai dipendenti sono: "siamo i più forti", "a noi piace il rischio perché solo rischiando si fanno i soldi", "stiamo cercando di cambiare il mondo", "bisogna eliminare dal mercato i deboli", ecc. Tale ideologia diffonde la cultura del macho, ossia della persona che incista le proprie insicurezze e debolezze nel profondo della psiche, per poter apparire forte e invincibile come un eroe dei fumetti. Nel dicembre del 2001, la Enron dichiarò bancarotta, lasciando 20.000 lavoratori senza pensione, senza lavoro e senza risparmi. Poco prima del crollo, i dirigenti ritirarono il denaro investito, ma impedirono ai lavoratori di fare altrettanto.
L'affare Enron dimostra come banche e corporation, in modo disumano e spietato, perseguono i loro interessi anche a costo di produrre sofferenza e morte.
Il caso Parmalat coinvolse alcune delle stesse banche responsabili del crollo della Enron, come la Morgan Stanley e la Deutsche Bank , che non pagarono per le migliaia di persone ridotte sul lastrico, come non pagarono nemmeno i dirigenti dell'azienda.
Nello stesso periodo del crollo della Enron, alcune delle banche responsabili attuarono anche la bancarotta dell'Argentina. Le ristrutturazioni degli anni Novanta, imposte dal Fondo Monetario Internazionale (istituto finanziario controllato da Wall Street), avevano posto l'intera economia argentina nelle mani di pochi privati stranieri, che non rispettavano le esigenze della popolazione, e non desideravano sacrificare facili profitti per i diritti umani. Il New York Times scrisse che erano stati prelevati dalle banche "100 milioni di dollari al giorno".[Tutto questo dimostra che un gruppo ristretto di persone, che finora è rimasto impunito, propugna una realtà favorevole soltanto ai loro interessi, e nefasta per tutti gli altri esseri umani.
Gli aspetti evoluti degli esseri umani (socialità, affettività, fiducia, amicizia, cooperazione, altruismo, generosità, ecc.), se repressi, rimangono atrofizzati e producono nevrosi, infelicità e varie patologie psichiche. Persino nell'inferno dei lager nazisti si ebbero comportamenti sublimi. Ciò accade perché il comportamento naturale della maggior parte degli uomini è quello sociale ed empatico e non quello criminale. Circa l'80% dei reduci americani della Seconda guerra mondiale riportò problemi di natura psichiatrica.
Per rendere possibili le guerre, l'élite dominante deve necessariamente stimolare la paura e disumanizzare il nemico. Ad esempio, addestrano le reclute attraverso i videogiochi, come "Full Spectrum Warrior", che inducono il giocatore ad identificarsi con un combattente americano, e a sviluppare l'impulso ad uccidere. L'empatia suscitata dalla vista degli occhi del nemico, inibirebbe la risposta assassina. Talvolta esse confondono la realtà virtuale con i veri massacri, a tal punto che il generale Norman Schwarzopf, nel 1991, durante la guerra del Golfo, dovette spiegare ai soldati che "non si tratta di un gioco della Nintendo"[9] ma di una vera guerra.
Rendere la guerra spettacolare e simile ad un'esercitazione virtuale significa stimolare il senso di potenza, di divertimento e di eccitazione, evitando che intervengano gli aspetti emotivi più evoluti. Ciò è oggi una tragica realtà: i combattimenti appaiono sugli schermi e diversi soldati nel deserto, durante la guerra del Golfo, intervistati successivamente, riferivano di dipendere, come chiunque altro, quasi completamente dai mass media per sapere ciò che si presumeva stesse accadendo. Attraverso molte produzioni cinematografiche si diffonde una visione inquietante dei rapporti uomo-donna e dei rapporti sociali. La natura umana emerge talvolta come senza speranza, votata ad una realtà che rende o vittima o carnefice, ma in entrambi i casi non si può sfuggire all'infelicità.
La pubblicità ha lo scopo di appiattire l'esistenza, attraverso "forme di inquinamento mentale che degradano le nostre menti.
Il messaggio pubblicitario ha anche lo scopo di indurre ad agire nel modo favorevole al consumo e al sistema economico attuale. La pubblicità mostra una falsa realtà e induce a crederla vera, crea falsi significati e falsi bisogni. I media sono un enorme apparato di controllo della mente e dell'emotività umana. Ad esempio, nel film Wall Street, del 1987, Gordon Gekko, un uomo d'affari ricchissimo e senza scrupoli dice:
Il punto è, signore e signori, che l'avidità è un bene. L'avidità funziona, l'avidità è giusta... Alla fine del film, Bud prende le distanze da Gekko, avallando la teoria della "mela marcia", e occultando in tal modo che è l'intero sistema ad ergersi su fondamenti disumani e criminali.
Attraverso l'ideologia della truffa - che consiste, in sintesi, nel farci credere che la natura umana è essenzialmente malvagia e violenta, che il profitto è l'aspetto più importante della realtà, e che la guerra è inevitabile - spadroneggia un gruppo di persone, che cerca di far passare tale ideologia per scienza.
Il sistema che domina oggi il mondo non è stato creato né voluto dalla maggior parte dei suoi abitanti, ma soltanto da un gruppo sparuto, che vuole far credere che tale assetto nasca dalla "cultura" o addirittura derivi dalla natura umana. Ma non è così, e queste persone, responsabili di numerosi crimini, dovrebbero andare in carcere, mentre gli esseri umani dovrebbero riappropriarsi degli aspetti più evoluti di se stessi, per realizzare un società più umana e rispondente alla loro libera evoluzione.
Antonella Randazzo

10 aprile 2007

Tra medici e fannulloni


Nei giorni scorsi gli Ordini dei medici hanno protestato contro l'accenno, contenuto nel mio ultimo articolo, alla loro inerzia di fronte ai milioni di giornate di malattia di nullafacenti sani come pesci, certificate da medici irresponsabili. «Non è compito nostro controllare le certificazioni», obiettano gli Ordini. E poi: «Il medico curante non può che fidarsi di quel che gli dice il paziente». In qualche caso è vero: di fronte a una crisi improvvisa di emicrania o di lombalgia anche il medico curante ha scarse possibilità di verifica. Ma in moltissimi casi la mala fede del medico è evidentissima. Uno di questi, il più clamoroso per dimensioni, è quello degli 800 certificati di un giorno di malattia rilasciati a Fiumicino il 2 giugno 2003 ad altrettanti assistenti di volo dell'Alitalia, che intendevano così bloccare i voli senza preavviso, nel corso di una vertenza sindacale.
«Strafottente "sciopero sanitario" di hostess e steward», lo definì Michele Serra sulla Repubblica; «malcostume sindacale e dei medici» titolò il Corriere in prima pagina. Ma l'Ordine non mosse un dito. Assistiamo tutti i giorni a casi in cui la mala fede del medico curante è altrettanto evidente; e, anche quando questi vengono denunciati, l'Ordine chiude entrambi gli occhi. È, per esempio, il caso del medico di una Asl friulana che, il 5 febbraio 2004, «certifica» una prognosi di 20 giorni per un'impiegata bancaria, indicando che essa è - quel giorno stesso - reperibile a Santa Fe in Argentina, pur essendo l'assenza imputabile soltanto a un «trattamento fisioterapico per artrosi post-traumatica della caviglia»; il 24 giugno successivo identica certificazione, con paziente reperibile sul Mar Morto; per l'Ordine e la Asl, cui la cosa viene denunciata, la certificazione è «professionalmente corretta e contrattualmente ineccepibile».
L'Ordine non ha mosso un dito neppure nel caso del professor M. di un liceo di Milano, denunciato dal Corriere il 16 ottobre scorso, che da anni per centinaia di volte si è fatto certificare infermo regolarmente nelle giornate di lunedì, di venerdì, o di ponte tra due festività, e sempre al paesello natale in Sicilia; o nel caso del sig. A. di Parma, cui il medico certifica per tre volte di seguito 30 giorni di lombosciatalgia, senza disporre alcun accertamento diagnostico, né tanto meno alcuna terapia; o nel caso del sig. D. di Roma, che il giorno stesso in cui gli viene comunicato il trasferimento a un ufficio a lui sgradito è colto da «depressione del tono dell'umore», per la quale il medico di famiglia arriva a prescrivere complessivamente sei mesi di astensione dal lavoro, ma non una visita specialistica, e neppure alcuna cura appropriata.

Né gli Ordini hanno mai preso alcuna iniziativa di fronte al fenomeno delle certificazioni puntualmente rilasciate ogni anno a comando da migliaia di medici ad altrettanti membri esterni delle commissioni per gli esami di maturità, per consentire loro di sottrarsi alla chiamata. Certo, questo potere di autorizzare chiunque a «mettersi in malattia» può essere gratificante per un medico di scarsa levatura professionale; mentre, al contrario, rifiutare un certificato di comodo può costargli la perdita di un paziente. Ma ci sono anche molti medici seri che al proprio interesse antepongono il dovere. E comunque la compiacente certificazione a comando costituisce una grave violazione del codice deontologico, il quale imporrebbe al medico, quando egli attesta un'infermità, di farlo con «formulazione di giudizi obiettivi e scientificamente corretti» (art. 24). Il fatto che, di fronte a una violazione così platealmente diffusa e culturalmente radicata, sia addirittura il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici a giustificare l'inerzia di questi organismi (Corriere del 23 marzo, p. 53) la dice lunga sulla questione se essi siano davvero posti a garanzia dell'interesse della collettività, o non agiscano invece di fatto come una sorta di sindacato nazionale obbligatorio di categoria. Va anche detto che a questa vera e propria frode istituzionalizzata concorre il sistema dei controlli sulle malattie dei lavoratori.

Basti osservare in proposito che nei moduli sui quali i medici dei servizi ispettivi dell'Inps e delle Asl redigono i referti delle loro visite domiciliari non è neppure contemplato l'accertamento dell'inesistenza dell'impedimento: il peggio che può accadere al falso malato è di essere dichiarato idoneo a riprendere il servizio il giorno successivo a quello della visita ispettiva (salva «ricaduta» la sera stessa della visita, che il medico curante può sempre tornare a certificare). Né i magistrati penali e del lavoro brillano per reattività di fronte al fenomeno: quante sentenze pilatesche si leggono quotidianamente, nelle quali il giudice chiude entrambi gli occhi di fronte a incongruenze evidentissime tra la diagnosi «certificata» e il difetto degli accertamenti necessari o delle terapie appropriate, oppure di fronte a circostanze che escludono l'impedimento al lavoro.

Fra le molte tare che riducono la capacità di competere del nostro Paese c'è anche questa; per valutare quanto essa ci costi, basti confrontare i tassi di assenteismo delle nostre aziende e amministrazioni pubbliche con quelli dei nostri partner europei. Sull'Unità del 1˚ aprile Furio Colombo mi rimproverava di tuonare contro i nullafacenti senza considerare che le retribuzioni italiane sono tra le più basse in Europa, addirittura la metà di quelle britanniche; ma a deprimere le nostre retribuzioni sono anche gli enormi sprechi e lassismi come questo: i tassi di assenteismo britannici sono la metà dei nostri. Tutti devono fare la loro parte per correggere questa stortura: il governo, le imprese, i lavoratori, i sindacati, i giudici, i medici. E, ovviamente, anche chi è preposto al controllo dell'operato di questi ultimi.
Pietro Ichino

05 maggio 2007

La Cia in venezuela trama contro Chavez?

DI CHRIS CARLSON
Information Clearing House

"Voglio uccidere quel figlio di puttana", ha dichiarato il capitano della Guardia Nazionale venezuelana, Thomas Guillen, in una telefonata registrata alla moglie. Durante la conversazione, mandata in onda lo scorso mese sulla tv di stato venezuelana, il capitano ha rivelato il piano, elaborato assieme al padre, per uccidere il presidente Hugo Chávez. Il giorno seguente, il capitano e suo padre, Ramon Guillén Dávila, generale ritirato, sono stati arrestati e incarcerati per aver cospirato contro il Presidente del Venezuela. [1]

Nelle ultime settimane, Hugo Chávez ha a più riprese avvertito che gli Usa tramano per farlo fuori e stanno aumentando le attività dirette contro il suo governo e la sua persona. Chávez ha anche affermato che la CIA sta lavorando con alcuni contatti del famoso terrorista cubano, nonché agente CIA, Posada Carriles, elaborando piani per il suo assassinio. C'è qualche verità in tutto ciò? Potrebbe essere un'altra classica cospirazione della CIA al fine di uccidere un nuovo "nemico” ufficiale degli Stati Uniti? Una rapida occhiata ai legami tra CIA e il generale Ramon Guillén Dávila mostra che la possibilità è decisamente fondata.

Gli Stati Uniti riescono ad allungare i tentacoli verso molti paesi in tutto il mondo in molti modi, influenzando e intervenendo nella politica delle nazioni sovrane. In America Latina, uno dei metodi più comuni è attraverso le cosiddette "operazioni anti-droga". La CIA notoriamente ha compiuto operazioni “anti-droga” in paesi come Bolivia, Colombia ed Ecuador.

In Venezuela, queste operazioni “anti-droga” create ad hoc dalla CIA vennero guidate negli anni '80 dallo stesso generale Ramon Guillén Dávila che negli ultimi tempi progettava l'attentato a Chávez. Stando al Miami Herald, Guillen era l'uomo più fidato della CIA in Venezuela e il più vecchio collaboratore officiale della CIA nel 1980. [2]

A capo della Guardia Nazionale del Venezuela, Guillén lavorò a stretto contatto con la CIA per le infiltrazioni e la raccolta di informazioni sul traffico di narcotici colombiano. Ma invece di frenare le operazioni di droga, Guillén e la CIA finirono per importare cocaina loro stessi e l'intera faccenda venne a galla quando “60 Minutes” [“60 minuti”, trasmissione della CBS News, generalmente basata su documentari di tipo politico, ndt] mandò in onda un servizio esplosivo nel 1993. La CIA aveva collaborato con Guillén per far entrare clandestinamente l'incredibile quantità di 22 tonnellate di cocaina negli Stati Uniti. [3]

Dopo che la dogana ebbe intercettato un carico di cocaina giunto nel paese attraverso l'aeroporto internazionale di Miami, un'indagine officiale stabilì la responsabilità del generale Guillén. Ma secondo il giornalista investigativo Michael Levine, Guillén era una “risorsa” che operava dietro ordini e protezione della CIA, fatto poi ammesso dall' “Agenzia” stessa. Il generale Guillén non venne mai estradato per processo negli Stati Uniti. [4]

Quindi, il generale Ramon Guillén Dávila è ancora una “risorsa” CIA che lavora al progetto di estromissione del presidente venezuelano? Che il generale abbia mantenuto o meno i legami con la CIA, sembra comunque un ottimo candidato per i tentativi di destabilizzazione del governo di Chávez.

Stando alla pagina web “School of the Americas Watch” [L'osservatore della Scuola delle Americhe, ndt], il generale Guillén si è laureato nella peggiore scuola di addestramento al combattimento degli Stati Uniti nel 1967. [5] La Scuola delle Americhe, divenuta nel 2001 l'Istituto dell'Emisfero Occidentale per la Cooperazione e la Sicurezza, è una base militare statunitense utilizzata per addestrare soldati latino-americani in tecniche di contro-rivolta e tattiche da interrogatorio.

Uno dei vari tentacoli dell'impero statunitense, la Scuola delle Americhe è altresì nota come "la più grande organizzazione per la destabilizzazione in America Latina". Situata in Fort Benning, Georgia, la Scuola invia i suoi laureati in tutta la regione per reprimere movimenti comunisti, o di sinistra, e per influnzare le decisioni politiche nei paesi dell'America Latina. La scuola si è generalmente schierata a favore di regimi che facevano uso delle squadre della morte e della tortura per tenere a bada la popolazione.

La scorsa settimana, durante il 5° anniversario del tentato colpo di stato del 2002, orchestrato dagli USA contro il governo venezuelano, Chávez ha sottolineato che "l'impero non ha requie". Ha dato per certo che gli Stati Uniti, in combutta con l'élite venezuelana, continueranno a cospirare per estrometterlo dal potere, non avendo mai accettato la Rivoluzione Bolivariana.

Non sorprenderebbe, in ogni caso, se la CIA stesse organizzando un attentato o un golpe contro Hugo Chávez. Questa organizzazione criminale ha una lunga e sordida storia di operazioni segrete tra cui assassinii, guerra economica ed elezioni truccate. Solo in America Latina, la CIA ha rovesciato numerosi regimi in Nicaragua, Cile, Panama, Brasile, Grenada, Repubblica Dominicana, Guatemala e, recentemente, ad Haiti nel 2004.

Al contrario, susciterebbe veramente sorpresa se la CIA non stesse cercando di liberarsi in qualche modo del popolare presidente venezuelano. In fondo, Chávez ha dato prova di essere una potenziale minaccia agli interessi dell'impero statunitense e dei suoi sponsor multinazionali. Chávez ha vigorosamente respinto l'ordine del giorno della neo-liberale Washington, nazionalizzando ampi settori dell'economia, liberando il suo paese dal controllo del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, rafforzando l'OPEC [Organizzazione dei Paesi Esportatori del Petrolio], riprendendo possesso dell'industria petrolifera nazionale e intensificando l'interazione nel Sud del mondo.

Tuttavia la più grave minaccia agli interessi dell'impero statunitense è che la rivoluzione in Venezuela sia di esempio entro la regione, contagiando altri paesi. Nazioni come la Bolivia e l'Ecuador vivono in questo momento le rispettive rivoluzioni, ricalcando l'esperienza venezuelana.

Sembra altamente probabile che la “risorsa” di un tempo della CIA, il generale Ramon Guillén Dávila, stesse cospirando con essa per eliminare il movimento sinistroide più consolidato dell'America Latina, ad oggi. Ma a prescindere dal fatto che la CIA riesca a domare l'incendio in Venezuela, potrebbe essere comunque troppo tardi per contrastare l'ondata di rivoluzioni nella regione.

Chris Carlson è attivista e giornalista freelance in Venezuela

11 aprile 2007

La Truffa : new ideologia, new status symbol


Con la fine della Guerra Fredda, è stata diffusa la convinzione che le ideologie fossero appannaggio del passato, e che si sarebbe aperto un futuro migliore e più "vero". La propaganda della fine delle ideologie ha convinto molti, che hanno creduto possibile affrancarsi da qualsiasi teoria ideologica, abbracciando e accettando senza timore la "realtà".
Quale ideologia domina oggi?
L'ideologia del gruppo dominante ha oggi acquisito un potere enorme sugli individui, in quanto essa viene spacciata per verità scientifica, e quindi inoppugnabile.
La teoria di Darwin, applicata all'economia, ha creato il "capitalismo selvaggio", ossia un sistema in cui un gruppo, considerato "più forte" (o più furbo), si appropria della maggior parte delle ricchezze e le utilizza per dominare e avere privilegi.
Darwin studiò molte specie animali in modo approfondito, ma non i primati non umani e umani.
Nei primati umani la situazione è analoga, anche se per molti aspetti assai più complessa. I primati non umani hanno una forma di intelligenza che Jean Piaget definiva delle "operazioni concrete", cioè basata sulla realtà percettiva, mentre gli umani, a partire dall'adolescenza, oltrepassano tale livello e assumono capacità di "pensiero formale". Si tratta del pensiero simbolico e teorico, che comprende complesse capacità linguistiche. L'intelligenza formale, che è prerogativa degli esseri umani, deriva dagli sviluppi corticali (sistema talamo-corticale), che hanno permesso un linguaggio complesso e capacità di pensiero astratte. La maggior parte dei neuroni corticali viene utilizzata all'interno del cervello stesso, e soltanto una minima quantità per percepire il mondo esterno. Le situazioni ripetitive, monotone e passivizzanti, come lo schermo televisivo, riducono l'attività cerebrale e l'utilizzo delle capacità autoconoscitive.
Le parti sottocorticali (sistema limbico) presiedono alle risposte indotte dalle emozioni e alla percezione delle sensazioni dolorose o piacevoli. L'emotività può indurre ad un comportamento meno evoluto, basato sulla paura, sul senso del possesso e sulla competitività. Le funzioni sottocorticali possono essere stimolate in vari modi, per indurre ad avere un comportamento più primitivo rispetto ai progressi raggiunti dalla nostra specie. Ciò è possibile grazie all'uso dell'informazione ingannevole, delle tecniche di stimolazione emotivo-percettive e alla passivizzazione. L'élite dominante ha costruito un sistema politico-economico-mediatico che stimola gli aspetti inferiori della natura umana, come l'avidità, la crudeltà e l'egoismo, e fa credere che tale realtà sia fondamentale e inevitabile.
Attraverso il sistema economico-finanziario-politico, l'élite attua strategie per condizionare la personalità e il comportamento, curandosi di stimolare soltanto quegli aspetti che concorrono a preservare il sistema stesso. L'inganno sta nel farci credere che siamo noi stessi, con la nostra "natura" a determinare la realtà, deresponsabilizzando in tal modo tutti coloro che creano l'assetto e ne traggono vantaggi. Generare paura e sfiducia significa renderci più dipendenti dalle autorità esterne, e più disposti ad accettare ciò che altrimenti rifiuteremmo, come l'ingiustizia o la sottomissione acritica.
Attraverso le istituzione fondamentali del sistema attuale - le banche e le corporation - l'élite dominante costruisce una realtà basata sul profitto e sul possesso, e la impone come verità attraverso i mass media, che si basano essenzialmente sull'inganno. La ricerca del profitto ad ogni costo, inibisce in vari modi la naturale empatia e la spontanea socialità fra gli esseri umani. Questo sistema promuove la perdita del contatto con se stessi e con la realtà, assumendo il principio del profitto infinito e dello "sviluppo dell'azienda". Sono "mostri" a cui viene attribuito un potere assoluto, in quanto godono dei diritti dei singoli individui ma non sono ritenute responsabili e obbediscono soltanto alle "leggi" del profitto.
Lo Stato, che dovrebbe rappresentare le persone, se portatore delle istanze delle corporation e delle banche, diventa disumano, come osserva l'economista Colin Crouch:
Più lo Stato rinuncia a intervenire sulle vite della gente comune, rendendole indifferenti verso la politica, più facilmente le multinazionali possono mungere, più o meno indisturbate, la collettività. Il welfare state diventa poco a poco residuale, destinato al povero bisognoso piuttosto che parte dei diritti universali della cittadinanza; i sindacati vengono relegati ai margini della società; torna in auge il ruolo dello Stato come poliziotto e carceriere; cresce il divario tra ricchi e poveri; la tassazione serve meno alla redistribuzione del reddito; i politici rispondono in prima istanza alle esigenze di un pugno di imprenditori ai quali si consente di tradurre i propri interessi particolari in linee di condotta politica generali; i poveri smettono progressivamente di interessarsi al processo in qualsiasi forma e non vanno neppure a votare, tornando volontariamente alla posizione che erano obbligati a occupare nella fase predemocratica.[Un altro caso agghiacciate è quello del Primo ministro inglese Tony Blair, che nel 1997 mandò truppe in Sierra Leone per reprimere il popolo, allo scopo di difendere gli interessi delle corporation britanniche. Quando, nel 2001, l 'opinione pubblica inglese rimase sconvolta dalla foto di un bimbo armato di un grosso fucile fornito, assieme ad altri diecimila, con gli "aiuti" militari inglesi, Blair dovette ritirare le truppe dalla Sierra Leone.
Anche le banche concorrono a produrre una realtà truffaldina e ingannevole.
In molti casi, c'è una stretta complicità fra banche e corporation, ad esempio, nei casi di bancarotta (Enron, Parmalat, Cirio, ecc.) e devastazione. Numerosi dirigenti delle corporation americane, come Jeffrey Skilling (ex amministratore delegato della Enron), giustificavano attraverso questa teoria il sistema di cui facevano parte, basato sull'avidità e l'egoismo. Skilling diceva di preferire il libro di Dawkins perché in esso si sosteneva che fosse del tutto naturale e necessario essere avidi e competitivi, per "garantire la continuità della specie e liberare l'istinto di sopravvivenza del più forte".[5]
La Enron si ergeva al di sopra di ogni valore umano, propugnando l'unica necessità di alzare i profitti.
La scrittrice Bethany McLean spiegò: "Penso che la storia della Enron sia affascinante perché la gente la vede come una storia di grandi numeri, in realtà è una storia di persone, è una tragedia umana... 6]
Nelle corporation americane, la visione darwiniana della realtà appare in molti aspetti dell'organizzazione e della formazione. Le frasi ricorrenti, ripetute dai dirigenti ai dipendenti sono: "siamo i più forti", "a noi piace il rischio perché solo rischiando si fanno i soldi", "stiamo cercando di cambiare il mondo", "bisogna eliminare dal mercato i deboli", ecc. Tale ideologia diffonde la cultura del macho, ossia della persona che incista le proprie insicurezze e debolezze nel profondo della psiche, per poter apparire forte e invincibile come un eroe dei fumetti. Nel dicembre del 2001, la Enron dichiarò bancarotta, lasciando 20.000 lavoratori senza pensione, senza lavoro e senza risparmi. Poco prima del crollo, i dirigenti ritirarono il denaro investito, ma impedirono ai lavoratori di fare altrettanto.
L'affare Enron dimostra come banche e corporation, in modo disumano e spietato, perseguono i loro interessi anche a costo di produrre sofferenza e morte.
Il caso Parmalat coinvolse alcune delle stesse banche responsabili del crollo della Enron, come la Morgan Stanley e la Deutsche Bank , che non pagarono per le migliaia di persone ridotte sul lastrico, come non pagarono nemmeno i dirigenti dell'azienda.
Nello stesso periodo del crollo della Enron, alcune delle banche responsabili attuarono anche la bancarotta dell'Argentina. Le ristrutturazioni degli anni Novanta, imposte dal Fondo Monetario Internazionale (istituto finanziario controllato da Wall Street), avevano posto l'intera economia argentina nelle mani di pochi privati stranieri, che non rispettavano le esigenze della popolazione, e non desideravano sacrificare facili profitti per i diritti umani. Il New York Times scrisse che erano stati prelevati dalle banche "100 milioni di dollari al giorno".[Tutto questo dimostra che un gruppo ristretto di persone, che finora è rimasto impunito, propugna una realtà favorevole soltanto ai loro interessi, e nefasta per tutti gli altri esseri umani.
Gli aspetti evoluti degli esseri umani (socialità, affettività, fiducia, amicizia, cooperazione, altruismo, generosità, ecc.), se repressi, rimangono atrofizzati e producono nevrosi, infelicità e varie patologie psichiche. Persino nell'inferno dei lager nazisti si ebbero comportamenti sublimi. Ciò accade perché il comportamento naturale della maggior parte degli uomini è quello sociale ed empatico e non quello criminale. Circa l'80% dei reduci americani della Seconda guerra mondiale riportò problemi di natura psichiatrica.
Per rendere possibili le guerre, l'élite dominante deve necessariamente stimolare la paura e disumanizzare il nemico. Ad esempio, addestrano le reclute attraverso i videogiochi, come "Full Spectrum Warrior", che inducono il giocatore ad identificarsi con un combattente americano, e a sviluppare l'impulso ad uccidere. L'empatia suscitata dalla vista degli occhi del nemico, inibirebbe la risposta assassina. Talvolta esse confondono la realtà virtuale con i veri massacri, a tal punto che il generale Norman Schwarzopf, nel 1991, durante la guerra del Golfo, dovette spiegare ai soldati che "non si tratta di un gioco della Nintendo"[9] ma di una vera guerra.
Rendere la guerra spettacolare e simile ad un'esercitazione virtuale significa stimolare il senso di potenza, di divertimento e di eccitazione, evitando che intervengano gli aspetti emotivi più evoluti. Ciò è oggi una tragica realtà: i combattimenti appaiono sugli schermi e diversi soldati nel deserto, durante la guerra del Golfo, intervistati successivamente, riferivano di dipendere, come chiunque altro, quasi completamente dai mass media per sapere ciò che si presumeva stesse accadendo. Attraverso molte produzioni cinematografiche si diffonde una visione inquietante dei rapporti uomo-donna e dei rapporti sociali. La natura umana emerge talvolta come senza speranza, votata ad una realtà che rende o vittima o carnefice, ma in entrambi i casi non si può sfuggire all'infelicità.
La pubblicità ha lo scopo di appiattire l'esistenza, attraverso "forme di inquinamento mentale che degradano le nostre menti.
Il messaggio pubblicitario ha anche lo scopo di indurre ad agire nel modo favorevole al consumo e al sistema economico attuale. La pubblicità mostra una falsa realtà e induce a crederla vera, crea falsi significati e falsi bisogni. I media sono un enorme apparato di controllo della mente e dell'emotività umana. Ad esempio, nel film Wall Street, del 1987, Gordon Gekko, un uomo d'affari ricchissimo e senza scrupoli dice:
Il punto è, signore e signori, che l'avidità è un bene. L'avidità funziona, l'avidità è giusta... Alla fine del film, Bud prende le distanze da Gekko, avallando la teoria della "mela marcia", e occultando in tal modo che è l'intero sistema ad ergersi su fondamenti disumani e criminali.
Attraverso l'ideologia della truffa - che consiste, in sintesi, nel farci credere che la natura umana è essenzialmente malvagia e violenta, che il profitto è l'aspetto più importante della realtà, e che la guerra è inevitabile - spadroneggia un gruppo di persone, che cerca di far passare tale ideologia per scienza.
Il sistema che domina oggi il mondo non è stato creato né voluto dalla maggior parte dei suoi abitanti, ma soltanto da un gruppo sparuto, che vuole far credere che tale assetto nasca dalla "cultura" o addirittura derivi dalla natura umana. Ma non è così, e queste persone, responsabili di numerosi crimini, dovrebbero andare in carcere, mentre gli esseri umani dovrebbero riappropriarsi degli aspetti più evoluti di se stessi, per realizzare un società più umana e rispondente alla loro libera evoluzione.
Antonella Randazzo

10 aprile 2007

Tra medici e fannulloni


Nei giorni scorsi gli Ordini dei medici hanno protestato contro l'accenno, contenuto nel mio ultimo articolo, alla loro inerzia di fronte ai milioni di giornate di malattia di nullafacenti sani come pesci, certificate da medici irresponsabili. «Non è compito nostro controllare le certificazioni», obiettano gli Ordini. E poi: «Il medico curante non può che fidarsi di quel che gli dice il paziente». In qualche caso è vero: di fronte a una crisi improvvisa di emicrania o di lombalgia anche il medico curante ha scarse possibilità di verifica. Ma in moltissimi casi la mala fede del medico è evidentissima. Uno di questi, il più clamoroso per dimensioni, è quello degli 800 certificati di un giorno di malattia rilasciati a Fiumicino il 2 giugno 2003 ad altrettanti assistenti di volo dell'Alitalia, che intendevano così bloccare i voli senza preavviso, nel corso di una vertenza sindacale.
«Strafottente "sciopero sanitario" di hostess e steward», lo definì Michele Serra sulla Repubblica; «malcostume sindacale e dei medici» titolò il Corriere in prima pagina. Ma l'Ordine non mosse un dito. Assistiamo tutti i giorni a casi in cui la mala fede del medico curante è altrettanto evidente; e, anche quando questi vengono denunciati, l'Ordine chiude entrambi gli occhi. È, per esempio, il caso del medico di una Asl friulana che, il 5 febbraio 2004, «certifica» una prognosi di 20 giorni per un'impiegata bancaria, indicando che essa è - quel giorno stesso - reperibile a Santa Fe in Argentina, pur essendo l'assenza imputabile soltanto a un «trattamento fisioterapico per artrosi post-traumatica della caviglia»; il 24 giugno successivo identica certificazione, con paziente reperibile sul Mar Morto; per l'Ordine e la Asl, cui la cosa viene denunciata, la certificazione è «professionalmente corretta e contrattualmente ineccepibile».
L'Ordine non ha mosso un dito neppure nel caso del professor M. di un liceo di Milano, denunciato dal Corriere il 16 ottobre scorso, che da anni per centinaia di volte si è fatto certificare infermo regolarmente nelle giornate di lunedì, di venerdì, o di ponte tra due festività, e sempre al paesello natale in Sicilia; o nel caso del sig. A. di Parma, cui il medico certifica per tre volte di seguito 30 giorni di lombosciatalgia, senza disporre alcun accertamento diagnostico, né tanto meno alcuna terapia; o nel caso del sig. D. di Roma, che il giorno stesso in cui gli viene comunicato il trasferimento a un ufficio a lui sgradito è colto da «depressione del tono dell'umore», per la quale il medico di famiglia arriva a prescrivere complessivamente sei mesi di astensione dal lavoro, ma non una visita specialistica, e neppure alcuna cura appropriata.

Né gli Ordini hanno mai preso alcuna iniziativa di fronte al fenomeno delle certificazioni puntualmente rilasciate ogni anno a comando da migliaia di medici ad altrettanti membri esterni delle commissioni per gli esami di maturità, per consentire loro di sottrarsi alla chiamata. Certo, questo potere di autorizzare chiunque a «mettersi in malattia» può essere gratificante per un medico di scarsa levatura professionale; mentre, al contrario, rifiutare un certificato di comodo può costargli la perdita di un paziente. Ma ci sono anche molti medici seri che al proprio interesse antepongono il dovere. E comunque la compiacente certificazione a comando costituisce una grave violazione del codice deontologico, il quale imporrebbe al medico, quando egli attesta un'infermità, di farlo con «formulazione di giudizi obiettivi e scientificamente corretti» (art. 24). Il fatto che, di fronte a una violazione così platealmente diffusa e culturalmente radicata, sia addirittura il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici a giustificare l'inerzia di questi organismi (Corriere del 23 marzo, p. 53) la dice lunga sulla questione se essi siano davvero posti a garanzia dell'interesse della collettività, o non agiscano invece di fatto come una sorta di sindacato nazionale obbligatorio di categoria. Va anche detto che a questa vera e propria frode istituzionalizzata concorre il sistema dei controlli sulle malattie dei lavoratori.

Basti osservare in proposito che nei moduli sui quali i medici dei servizi ispettivi dell'Inps e delle Asl redigono i referti delle loro visite domiciliari non è neppure contemplato l'accertamento dell'inesistenza dell'impedimento: il peggio che può accadere al falso malato è di essere dichiarato idoneo a riprendere il servizio il giorno successivo a quello della visita ispettiva (salva «ricaduta» la sera stessa della visita, che il medico curante può sempre tornare a certificare). Né i magistrati penali e del lavoro brillano per reattività di fronte al fenomeno: quante sentenze pilatesche si leggono quotidianamente, nelle quali il giudice chiude entrambi gli occhi di fronte a incongruenze evidentissime tra la diagnosi «certificata» e il difetto degli accertamenti necessari o delle terapie appropriate, oppure di fronte a circostanze che escludono l'impedimento al lavoro.

Fra le molte tare che riducono la capacità di competere del nostro Paese c'è anche questa; per valutare quanto essa ci costi, basti confrontare i tassi di assenteismo delle nostre aziende e amministrazioni pubbliche con quelli dei nostri partner europei. Sull'Unità del 1˚ aprile Furio Colombo mi rimproverava di tuonare contro i nullafacenti senza considerare che le retribuzioni italiane sono tra le più basse in Europa, addirittura la metà di quelle britanniche; ma a deprimere le nostre retribuzioni sono anche gli enormi sprechi e lassismi come questo: i tassi di assenteismo britannici sono la metà dei nostri. Tutti devono fare la loro parte per correggere questa stortura: il governo, le imprese, i lavoratori, i sindacati, i giudici, i medici. E, ovviamente, anche chi è preposto al controllo dell'operato di questi ultimi.
Pietro Ichino