06 agosto 2007

LA RICETTA MONETARIA


Dopo aver analizzato la situazione economica attuale in USA, con la bolla immobiliare fatta scoppiare ad arte per mantenere uno status quo di debito-interessi sempre più ETERNO l'autore cerca una ricetta per uscire dalla crisi oramai irreversibile.

Gli obbiettivi fondamentali della politica monetaria dovrebbero essere il salvaguardare una sana economia produttiva e il fornire sufficienti redditi individuali. Gli obbiettivi non dovrebbero essere produrre massicci profitti per le banche, alimentare le truffe di Wall Street e dare carta bianca a delle spese governative fuori controllo.

Notate che mi sono riferito ai redditi, non ho detto “creare lavoro”. Quella è la risposta keynesiana, perché Keynes era di sinistra, e la cosa che piace di più alla gente di sinistra è dare più lavoro da fare a tutti, anche solo prendere una pala e scavare buche come fecero con la WPA durante la depressione.

È ciò che fece il presidente Clinton con il suo programma welfare-to-work che tolse i sussidi a centinaia di migliaia di madri che vennero gettate in un mercato del lavoro dove non esistevano sufficienti impieghi a salario minimo. È un'altra ragione per cui il governo sta costantemente chiedendo in prestito più denaro per alimentare il complesso militar-industriale creando più impieghi militari, burocratici e appaltati.

Ritornando alle entrate. L'idea di “entrata”, in opposizione a quella di “impieghi”, è un'idea civile e umana. Quando capiremo che non è necessario che tutti abbiano un impiego remunerativo per fare in modo che un'economia industriale fornisca a ognuno un tenore di vita decente? Quando capiremo che la produttività dell'economia moderna è parte di un retaggio di tutti noi, parte dei diritti sociali?

Perché le madri non possono scegliere di stare a casa con i figli come potevano fare nella generazione precedente? Perché alcuni non possono scegliere di occuparsi dei propri anziani? Perché altri non possono comodamente dedicarsi a occupazioni meno pagate come l'insegnamento o le arti? Perché qualcuno non può semplicemente decidere di studiare o viaggiare per un po o imparare nuove abilità o iniziare gli affari senza affrontare il disastro finanziario come spesso succede oggi? Perché i pensionati non possono godersi la loro pensione invece di dover rimanere nel mercato del lavoro o di doversi preoccupare del collasso del sistema pensionistico?

L'economia USA e quella mondiale sono sull'orlo del collasso a causa della follia del sistema finanziario, non perché non possono produrre abbastanza.

Contrariamente a quanto affermano molti uccelli del malaugurio, la matura economia mondiale è in grado di fornire un tenore di vita decente per ognuno sul pianeta. Non può perché l'equivalente monetario della sua abbondanza è prosciugato da un debito saturo di interessi.

Ci sono cose di cui i riformatori monetari sono stati al corrente per decenni. I primi passi in USA sarebbero
1) una cancellazione del debito su larga scala;
2) un reddito garantito per tutti di circa 10.000 dollari annui, indipendente dal fatto che uno lavori o no;
3) un Dividendo Nazionale addizionale, fluttuante con la produttività nazionale, che darebbe a ogni cittadino la propria meritata parte dei benefici della nostra incredibile economia produttiva; 4) spesa diretta del governo per le infrastrutture e gli altri oneri necessari senza ricorrere alle tassi o ai prestiti;
5) la creazione di un nuovo sistema di credito privato alle aziende e ai consumatori a tassi di interesse non da usura;
6) la ri-regolamentazione dell'attività finanziaria, compresa la messa al bando del credito speculativo creato dalle banche, come l'acquisto di titoli a margine e per i leveraged buyout, le acquisizioni, le fusioni, gli hedge fund e i derivati; e
7) l'abolizione della Federal Reserve come banca emettitrice con il mantenimento delle sue funzioni di camera di compensazione nazionale per le transazioni finanziarie.

Mentre queste proposte sono fondamentalmente semplici, il programma generale è talmente diverso da quello che oggi abbiamo con il nostro sistema controllato dai finanzieri da richiedere un'attenta lettura e una profonda riflessione per capire esattamente come dovrebbe funzionare. Una maniera per avvicinarsi sarebbe guardare ai probabili effetti.

Queste misure sposterebbero immediatamente le basi della nostra economia dal prestito presso le banche a un sistema misto che comprenderebbe la creazione diretta di credito al livello pubblico e di base. Il peso del governo si restringerebbe, la nostra economia produttiva nascerebbe a nuova vita, il debito si ridurrebbe, la democrazia economica diverrebbe realtà, e all'industria finanziaria verrebbe data la giusta misura. Infine, la situazione internazionale potrebbe essere stabilizzata perché non saremmo più portati a un costante stato di guerra per appropriarci delle risorse di altre nazioni come con l'Iraq e a sostenere il dollaro come valuta di riserva all'estero.

Un tale sistema funzionerebbe creando fonti indigene di credito necessarie per mobilitare le naturali ricchezze e produttività della nazione. Ci sono persone che potrebbero implementare questo programma. I sistemi per farlo potrebbero essere installati nel Tesoro USA e nella Federal Reserve in pochi mesi.

Una fondamentale riforma economica implementata per restaurare la democrazia economica è ciò che dovrebbe essere il vero compito dell'America per il ventunesimo secolo. Una cosa è certa. Non si può permettere che il sistema finanziario fuori controllo che ha divelto le economie USA e mondiale durante l'ultima generazione continui.

Il modo in cui andrà a finire potrebbe cambiare se c'è un Jefferson, un Lincoln o un Roosevelt che aspetta dietro le quinte. Il successo di ognuno di questi grandi leader si dovette a un fattore critico: la loro abilità di implementare una riforma monetaria in un momento di emergenza nazionale.

tratto da Global Research

02 agosto 2007

HO PARTECIPATO ALL'OMICIDIO DI JFK

Il numero del cinque aprile di Rolling Stone presenta “The Last Confession of E. Howard Hunt” di Erik Hedegaard, la confessione sul letto di morte di E. Howard Hunt, agente operativo della C.I.A. e personaggio chiave dell'amministrazione Nixon, dello Watergate e della Baia dei Porci [la fallita invasione di Cuba da parte di esuli cubani organizzati dalla CIA n.d.t.]. Questo articolo è significativo non solo per la sua esplorazione di Hunt, ma per le dirompenti informazioni che sembrano confermare appieno il lavoro dei maggiori storici e ricercatori sull'omicidio di John F. Kennedy.

Chi ha ucciso JFK?

Secondo la confessione di Hunt, che è stata raccolta da suo figlio, St. John (“Santo”) Hunt, nel corso di numerosi e accuratamente pianificati incontri personali tra padre e figlio, i seguenti individui erano tra i personaggi chiave che parteciparono all'omicidio:
Lyndon B. Johnson: LBJ, la cui stessa carriera fu assistita dalla nemesi di JFK, J. Edgar Hoover (FBI), diede ordini a un gruppo di fuoco guidato dalla C.I.A., e aiutò l'insabbiamento operato dalla commissione Warren con la storia del killer solitario.
Cord Meyer: agente della C.I.A., architetto dell’apparato di disinformazione della operazione “Mockingbird” [operazione CIA volta a infiltrare, manipolare e usare i mezzi di informazione, vedi questo link n.d.t.], e marito di Mary Meyer (che aveva una relazione con JFK).
David Atlee Philips: veterano della C.I.A. e della Baia dei Porci. Reclutò William Harvey (CIA) e l'esule cubano militante Antonio Veciana.
William Harvey: veterano della C.I.A. e della Baia dei Porci. Collegato ai personaggi della mafia Santos Trafficante e Sam Giancana.
Antonio Veciana: esiliato cubano, fondatore del gruppo appoggiato dalla C.I.A. “Alpha 66”.
Frank Sturgis: agente operativo della C.I.A., mercenario, veterano della Baia dei Porci e in seguito protagonista dello scandalo Watergate.
David Morales: killer della C.I.A., veterano della Baia dei Porci. Morales è stato anche coinvolto nell'omicidio di Robert F. Kennedy.
Lucien Sarti: assassino corso e trafficante di droga, probabilmente il “cecchino francese”, il secondo a sparare dalla Grassy Knoll (collinetta erbosa) [la collinetta posta di fronte al luogo dell'omicidio da cui, secondo perizie balistiche, è provenuto il colpo mortale. Il capro espiatorio Oswald si trovava invece dietro Kennedy ].

Hunt potrebbe continuare a dire bugie sul suo letto di morte? Forse. Sarebbe capace di raccontare una o due storielle finali per proteggere se stesso, o forse dare uno schiaffo finale sul viso del governo Usa (che lo rese il capro espiatorio dello scandalo Watergate)? Sì. Sarebbe capace di nascondere il coinvolgimento di alcuni individui a cui è rimasto leale, tra cui persone che sono ancora in vita? Certamente. Qualunque cosa proveniente da un agente operativo come Hunt può essere solo presa con cautela e un sano scetticismo.

Non di meno, lo scenario descritto da Hunt suona come vero.

Tutti i nomi che ha fatto sono ben noti protagonisti della C.I.A., o legati alla C.I.A., indicati da molti ricercatori e storici che hanno descritto in dettaglio la duratura connessione tra l'episodio della Baia dei Porci, l'omicidio di Dallas, lo Watergate e l’ Iran-Contra [scandalo che coinvolse membri della amministrazioni Reagan e Bush I: riguardava vendite illegali di armi, spaccio di droga e finanziamenti illegali ai terroristi contras nicaraguensi n.d.t.].

La confessione di Hunt vendica generazioni di storici, ricercatori e informatori che hanno dato le loro vite e le loro carriere per esporre la verità su quanto avvenuto nella Dealey Plaza. Ce ne sono troppi che andrebbero nominati, e, tra di essi, in nessun ordine particolare: Jim Garrison, Mark Lane, Fletcher Prouty, Josiah Thompson, Carl Oglesby, Peter Dale Scott, Anthony Summers, Robert Groden, Victor Marchetti, David Lifton, Harrison Livingstone, Michael Canfield, A.J. Weberman, Sylvia Meagher, William Turner, Jim Marrs, Pete Brewton, John Newman, Philip Melanson, Hal Verb, Mae Brussell, Harold Weisberg, Oliver Stone, Mike Ruppert e Dan Hopsicker, Jim diEugenio e Linda Pease.
Nel frattempo gli inganni criminali del governo Usa e dei suoi media aziendali, la commissione Warren, il lavoro sporco di specialisti dell'insabbiamento quali Gerald Posner e Mark Fuhrman, e le legioni di teorici revisionisti dell'omicidio di JFK, meritano un rimprovero finale e il disprezzo eterno.
Il ruolo di Hunt

Sebbene l'articolo di Rolling Stone non se ne occupi, la confessione di Hunt corrobora in maniera diretta le due indagini classiche che hanno in precedenza esposto il ruolo di Hunt. Queste sono Plausible Denial di Mark Lane e Coup D’Etat in America di Michael Canfield e A.J. Weberman. Il libro di Lane descrive in dettaglio come egli portò in giudizio Hunt vincendo una causa per diffamazione essenzialmente provando che la C.I.A. aveva ucciso JFK e che Hunt mentì su dove si trovava in quel momento [Lane disse che Hunt era sul luogo del delitto, quando Hunt lo denunciò, Lane vinse la causa dimostrando che essenzialmente quanto aveva detto era vero n.d.t.]. L'indagine di Canfield e Weberman identifica Hunt e Frank Sturgis come due dei tre “vagabondi” che erano stati arrestati sulla Dealey Plaza.
Il tempo ha solo reso queste indagini più importanti. Più che mai oggi, i loro libri, e quelli dei ricercatori e storici del caso Kennedy elencati sopra meritano di essere trovati, letti e studiati.

L'articolo di Rolling Stone però non indaga sui ruoli di Richard Nixon e George Herbert Walker Bush. Ma la confessione di Hunt, se è autentica, porta direttamente a loro, ai loro complici di una vita, e direttamente all'attuale amministrazione di George W. Bush.

Il legame Dallas-Watergate-Iran-Contra è stato pienamente documentato dai maggiori ricercatori sul caso JFK e in particolare dal lavoro di Peter Dale Scott, uno dei primi a mostrare la profonda continuità politica attraverso tre decenni. Il libro di Daniel Hopsicker, Barry and the Boys si addentra anche in maggiori dettagli sui protagonisti.

Considerate la carriera di George H.W. Bush. Egli era un petroliere del Texas (Zapata Oil) e un agente operativo della C.I.A., coinvolto nella Baia dei Porci. Il nome di Bush fu trovato nelle carte di George DeMohrenschildt, uno degli agenti C.I.A. che gestivano Lee Harvey Oswald. Come documentato da Pete Brewton, autore di The Mafia, the CIA and George Bush [la mafia, la C.I.A. e George Bush n.d.t.], Bush era strettamente connesso con una piccola cerchia di membri dell'elite texana legati alla C.I.A. e alla mafia, così come all'ambiente della Florida che univa la C.I.A., gli esiliati cubani anti -castro e la mafia. Come presidente del Comitato Nazionale Repubblicano, scelto da Richard Nixon, e più tardi direttore della C.I.A., Bush insabbiò costantemente e fece muro per conto del suo capo sul caso Watergate, che era esso stesso (per ammissione di Frank Sturgis e altri) legato all'insabbiamento dell'omicidio di JFK.
Seguendo le tracce di ciascuno degli agenti CIA coinvolti nell'episodio della Baia dei Porci è impossibile ignorare o negare dirette connessioni a George H.W. Bush e alla sua famiglia criminale, attraverso l'omicidio Kennedy, le operazioni segrete in Indocina, e, più tardi, in America Latina.
Al di là di ogni ragionevole dubbio il governo Usa uccise John F. Kennedy. Vi sono persone ancora vive oggi che erano direttamente coinvolte o indirettamente implicate. Alcune probabilmente occupano addirittura posizioni di grande potere. Altri non sono ancora mai stati identificati o sfiorati.
Tutti questi individui devono ancora essere indicati, perseguiti e portati davanti alla giustizia.
LARRY CHIN

01 agosto 2007

La macchina del Tempo: il CRONOVISORE


La notizia ha del sensazionale: in Vaticano verrebbe tenuta gelosamente nascosta una macchina capace di vedere il passato, attraverso una sorta di televisore. Uno strumento scientifico portentoso e fantastico, che potrebbe divenire pericoloso per l’intera umanità: il “cronovisore”, così si chiama la scoperta, captando gli eventi del passato, li farebbe vedere come si sono realmente svolti, svelando anche rischiosi segreti. La macchina sarebbe stata inventata da un ricercatore italiano, padre Pellegrino Alfredo Maria Ernetti, monaco benedettino, conosciutissimo esorcista, musicologo di fama internazionale e scienziato, vissuto a Venezia, nel convento benedettino dell’isola di San Giorgio Maggiore, dove è morto otto anni fa, nel 1994.
A rivelare la scoperta è un libro “bomba” appena pubblicato in Francia, a Parigi, dalle Edizioni Albin Michel: “Le noveau mystère du Vatican” (Il nuovo mistero del Vaticano”) del teologo francese padre Francois Brune. Brune è un personaggio assai noto in Francia: professore di teologia, ha pubblicato libri di notevole impegno, accolti sempre con grande interesse anche dalla stampa laica. Il suo nome, come quello della casa editrice, sono una garanzia di serietà scientifica e per questo il volume che ha dedicato al cronovisore ha riaperto congetture e discussioni infuocate, diventando una miscela esplosiva.
Della sconvolgente apparecchiatura aveva già parlato intorno agli anni ‘70 lo stesso padre Ernetti in numerose interviste e pubblicazioni, e ai suoi allievi di prepolifonia al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia. La scoperta aveva suscitato un putiferio. Da una parte c’erano infatti sostenitori entusiasti: se era possibile rivedere il passato, la macchina avrebbe sciolto definitivamente tutti i dubbi restanti su eventi fondamentali che avevano cambiato la storia del mondo.
Dall’altra c’erano le persone spaventate: il cronovisore poteva rivelarsi uno strumento pericoloso per carpire segreti e mettere a rischio la sicurezza dell’umanità.
Le discussioni non finivano mai ed erano soprattutto gli uomini di Chiesa i più coinvolti.
Poi improvvisamente il benedettino si trincerò in un rigoroso silenzio, spiegando che aveva ricevuto ordini in proposito dal Vaticano, l’interesse andò lentamente scemando e dopo qualche anno della “macchina del tempo” non si parlò più.
Il libro di padre Brune rivela fatti inediti, retroscena incredibili, dettagli sconcertanti, indica nomi di personalità al di sopra di ogni sospetto, di scienziati famosi, indica date, circostanze precise, riporta documenti straordinari, lunghe conversazioni con padre Ernetti e il tutto, cucito insieme, diventa una valanga documentale cui è difficile fare opposizione.
Il volume dimostra con dovizia di prove che il cronovisore è realmente esistito, anche se l’argomento è, a detta dello stesso autore, ai limiti della fantascienza.
Negli anni ‘60 un gruppo di scienziati, tra cui padre Pellegrino, sarebbe riuscito a captare le onde visive e sonore del passato concreto ter­restre, con una macchina che sa­rebbe in grado di ricostruire non solo i fatti e i detti della vita di cia­scuno, ma addi­rittura la storia.
La scoperta parte da un principio di alta fisica: ciascuno dì noi, a mano a mano che passano i secondi, nelle ore, nei giorni, nei mesi e negli anni della vita presente, lascia dietro di sé come una doppia scia, “visiva e sonora”, poiché ogni uomo altro non è che energia visiva e sonora. «Tutta la nostra ”fisionomia” -spiega Ernetti nel saggio “Bibbia, teologia; magia e scienza” del 1987- è energia visiva che si sprigiona da noi, dalla nostra epidermide, e tutte le parole che noi diciamo sono energia sonora. Ora, ogni energia, una volta emessa, non si distrugge più semmai si trasforma, però resta eterna nello spazio aereo. Occorrono strumenti che captino queste energie e le ricostruiscano in maniera tale da ridarci la persona o l’evento storico ricercato: quindi noi avremo tutto il presente nel tempo e nello spazio». Con il cronovisore, racconta Brune, il gruppo di scienziati guidato dal monaco benedettino fece ricerche dapprima su Mussolini, poi su Napoleone, quindi passò ad avvenimenti dell’età romana e assistette alla rappresentazione di alcune famose tragedie. Di una di queste, scritta da Quinto Ennio, che si intitolava “Thiestes” della quale si conosceva solo qualche breve citazione, trascrisse l’intero testo come venne recitato a Roma nel 169 a.C., durante i giochi pubblici in onore di Apollo. Padre Ernetti raccontò a padre Brune di aver visto anche tutto lo svolgimento della Passione, della morte e della Resurrezione di Cristo.
Nel suo libro Brune afferma che la macchina, composta da tre gruppi di elementi, si trova “sequestrata” in Vaticano. Padre Ernetti, spaventato dall’importanza incredibile della sua scoperta, si era confidato con i propri superiori e con le autorità vaticane C’era stata una riunione segreta con il papa e poi, di comune accordo, la macchina era stata ritirata e nascosta in Vaticano. A padre Ernetti era stato imposto di non fare più pubbliche dichiarazioni su quell’argomento, ma non gli era stato proibito di parlarne con gli amici in privato. E così aveva confidato tutto all’amico teologo francese.

06 agosto 2007

LA RICETTA MONETARIA


Dopo aver analizzato la situazione economica attuale in USA, con la bolla immobiliare fatta scoppiare ad arte per mantenere uno status quo di debito-interessi sempre più ETERNO l'autore cerca una ricetta per uscire dalla crisi oramai irreversibile.

Gli obbiettivi fondamentali della politica monetaria dovrebbero essere il salvaguardare una sana economia produttiva e il fornire sufficienti redditi individuali. Gli obbiettivi non dovrebbero essere produrre massicci profitti per le banche, alimentare le truffe di Wall Street e dare carta bianca a delle spese governative fuori controllo.

Notate che mi sono riferito ai redditi, non ho detto “creare lavoro”. Quella è la risposta keynesiana, perché Keynes era di sinistra, e la cosa che piace di più alla gente di sinistra è dare più lavoro da fare a tutti, anche solo prendere una pala e scavare buche come fecero con la WPA durante la depressione.

È ciò che fece il presidente Clinton con il suo programma welfare-to-work che tolse i sussidi a centinaia di migliaia di madri che vennero gettate in un mercato del lavoro dove non esistevano sufficienti impieghi a salario minimo. È un'altra ragione per cui il governo sta costantemente chiedendo in prestito più denaro per alimentare il complesso militar-industriale creando più impieghi militari, burocratici e appaltati.

Ritornando alle entrate. L'idea di “entrata”, in opposizione a quella di “impieghi”, è un'idea civile e umana. Quando capiremo che non è necessario che tutti abbiano un impiego remunerativo per fare in modo che un'economia industriale fornisca a ognuno un tenore di vita decente? Quando capiremo che la produttività dell'economia moderna è parte di un retaggio di tutti noi, parte dei diritti sociali?

Perché le madri non possono scegliere di stare a casa con i figli come potevano fare nella generazione precedente? Perché alcuni non possono scegliere di occuparsi dei propri anziani? Perché altri non possono comodamente dedicarsi a occupazioni meno pagate come l'insegnamento o le arti? Perché qualcuno non può semplicemente decidere di studiare o viaggiare per un po o imparare nuove abilità o iniziare gli affari senza affrontare il disastro finanziario come spesso succede oggi? Perché i pensionati non possono godersi la loro pensione invece di dover rimanere nel mercato del lavoro o di doversi preoccupare del collasso del sistema pensionistico?

L'economia USA e quella mondiale sono sull'orlo del collasso a causa della follia del sistema finanziario, non perché non possono produrre abbastanza.

Contrariamente a quanto affermano molti uccelli del malaugurio, la matura economia mondiale è in grado di fornire un tenore di vita decente per ognuno sul pianeta. Non può perché l'equivalente monetario della sua abbondanza è prosciugato da un debito saturo di interessi.

Ci sono cose di cui i riformatori monetari sono stati al corrente per decenni. I primi passi in USA sarebbero
1) una cancellazione del debito su larga scala;
2) un reddito garantito per tutti di circa 10.000 dollari annui, indipendente dal fatto che uno lavori o no;
3) un Dividendo Nazionale addizionale, fluttuante con la produttività nazionale, che darebbe a ogni cittadino la propria meritata parte dei benefici della nostra incredibile economia produttiva; 4) spesa diretta del governo per le infrastrutture e gli altri oneri necessari senza ricorrere alle tassi o ai prestiti;
5) la creazione di un nuovo sistema di credito privato alle aziende e ai consumatori a tassi di interesse non da usura;
6) la ri-regolamentazione dell'attività finanziaria, compresa la messa al bando del credito speculativo creato dalle banche, come l'acquisto di titoli a margine e per i leveraged buyout, le acquisizioni, le fusioni, gli hedge fund e i derivati; e
7) l'abolizione della Federal Reserve come banca emettitrice con il mantenimento delle sue funzioni di camera di compensazione nazionale per le transazioni finanziarie.

Mentre queste proposte sono fondamentalmente semplici, il programma generale è talmente diverso da quello che oggi abbiamo con il nostro sistema controllato dai finanzieri da richiedere un'attenta lettura e una profonda riflessione per capire esattamente come dovrebbe funzionare. Una maniera per avvicinarsi sarebbe guardare ai probabili effetti.

Queste misure sposterebbero immediatamente le basi della nostra economia dal prestito presso le banche a un sistema misto che comprenderebbe la creazione diretta di credito al livello pubblico e di base. Il peso del governo si restringerebbe, la nostra economia produttiva nascerebbe a nuova vita, il debito si ridurrebbe, la democrazia economica diverrebbe realtà, e all'industria finanziaria verrebbe data la giusta misura. Infine, la situazione internazionale potrebbe essere stabilizzata perché non saremmo più portati a un costante stato di guerra per appropriarci delle risorse di altre nazioni come con l'Iraq e a sostenere il dollaro come valuta di riserva all'estero.

Un tale sistema funzionerebbe creando fonti indigene di credito necessarie per mobilitare le naturali ricchezze e produttività della nazione. Ci sono persone che potrebbero implementare questo programma. I sistemi per farlo potrebbero essere installati nel Tesoro USA e nella Federal Reserve in pochi mesi.

Una fondamentale riforma economica implementata per restaurare la democrazia economica è ciò che dovrebbe essere il vero compito dell'America per il ventunesimo secolo. Una cosa è certa. Non si può permettere che il sistema finanziario fuori controllo che ha divelto le economie USA e mondiale durante l'ultima generazione continui.

Il modo in cui andrà a finire potrebbe cambiare se c'è un Jefferson, un Lincoln o un Roosevelt che aspetta dietro le quinte. Il successo di ognuno di questi grandi leader si dovette a un fattore critico: la loro abilità di implementare una riforma monetaria in un momento di emergenza nazionale.

tratto da Global Research

02 agosto 2007

HO PARTECIPATO ALL'OMICIDIO DI JFK

Il numero del cinque aprile di Rolling Stone presenta “The Last Confession of E. Howard Hunt” di Erik Hedegaard, la confessione sul letto di morte di E. Howard Hunt, agente operativo della C.I.A. e personaggio chiave dell'amministrazione Nixon, dello Watergate e della Baia dei Porci [la fallita invasione di Cuba da parte di esuli cubani organizzati dalla CIA n.d.t.]. Questo articolo è significativo non solo per la sua esplorazione di Hunt, ma per le dirompenti informazioni che sembrano confermare appieno il lavoro dei maggiori storici e ricercatori sull'omicidio di John F. Kennedy.

Chi ha ucciso JFK?

Secondo la confessione di Hunt, che è stata raccolta da suo figlio, St. John (“Santo”) Hunt, nel corso di numerosi e accuratamente pianificati incontri personali tra padre e figlio, i seguenti individui erano tra i personaggi chiave che parteciparono all'omicidio:
Lyndon B. Johnson: LBJ, la cui stessa carriera fu assistita dalla nemesi di JFK, J. Edgar Hoover (FBI), diede ordini a un gruppo di fuoco guidato dalla C.I.A., e aiutò l'insabbiamento operato dalla commissione Warren con la storia del killer solitario.
Cord Meyer: agente della C.I.A., architetto dell’apparato di disinformazione della operazione “Mockingbird” [operazione CIA volta a infiltrare, manipolare e usare i mezzi di informazione, vedi questo link n.d.t.], e marito di Mary Meyer (che aveva una relazione con JFK).
David Atlee Philips: veterano della C.I.A. e della Baia dei Porci. Reclutò William Harvey (CIA) e l'esule cubano militante Antonio Veciana.
William Harvey: veterano della C.I.A. e della Baia dei Porci. Collegato ai personaggi della mafia Santos Trafficante e Sam Giancana.
Antonio Veciana: esiliato cubano, fondatore del gruppo appoggiato dalla C.I.A. “Alpha 66”.
Frank Sturgis: agente operativo della C.I.A., mercenario, veterano della Baia dei Porci e in seguito protagonista dello scandalo Watergate.
David Morales: killer della C.I.A., veterano della Baia dei Porci. Morales è stato anche coinvolto nell'omicidio di Robert F. Kennedy.
Lucien Sarti: assassino corso e trafficante di droga, probabilmente il “cecchino francese”, il secondo a sparare dalla Grassy Knoll (collinetta erbosa) [la collinetta posta di fronte al luogo dell'omicidio da cui, secondo perizie balistiche, è provenuto il colpo mortale. Il capro espiatorio Oswald si trovava invece dietro Kennedy ].

Hunt potrebbe continuare a dire bugie sul suo letto di morte? Forse. Sarebbe capace di raccontare una o due storielle finali per proteggere se stesso, o forse dare uno schiaffo finale sul viso del governo Usa (che lo rese il capro espiatorio dello scandalo Watergate)? Sì. Sarebbe capace di nascondere il coinvolgimento di alcuni individui a cui è rimasto leale, tra cui persone che sono ancora in vita? Certamente. Qualunque cosa proveniente da un agente operativo come Hunt può essere solo presa con cautela e un sano scetticismo.

Non di meno, lo scenario descritto da Hunt suona come vero.

Tutti i nomi che ha fatto sono ben noti protagonisti della C.I.A., o legati alla C.I.A., indicati da molti ricercatori e storici che hanno descritto in dettaglio la duratura connessione tra l'episodio della Baia dei Porci, l'omicidio di Dallas, lo Watergate e l’ Iran-Contra [scandalo che coinvolse membri della amministrazioni Reagan e Bush I: riguardava vendite illegali di armi, spaccio di droga e finanziamenti illegali ai terroristi contras nicaraguensi n.d.t.].

La confessione di Hunt vendica generazioni di storici, ricercatori e informatori che hanno dato le loro vite e le loro carriere per esporre la verità su quanto avvenuto nella Dealey Plaza. Ce ne sono troppi che andrebbero nominati, e, tra di essi, in nessun ordine particolare: Jim Garrison, Mark Lane, Fletcher Prouty, Josiah Thompson, Carl Oglesby, Peter Dale Scott, Anthony Summers, Robert Groden, Victor Marchetti, David Lifton, Harrison Livingstone, Michael Canfield, A.J. Weberman, Sylvia Meagher, William Turner, Jim Marrs, Pete Brewton, John Newman, Philip Melanson, Hal Verb, Mae Brussell, Harold Weisberg, Oliver Stone, Mike Ruppert e Dan Hopsicker, Jim diEugenio e Linda Pease.
Nel frattempo gli inganni criminali del governo Usa e dei suoi media aziendali, la commissione Warren, il lavoro sporco di specialisti dell'insabbiamento quali Gerald Posner e Mark Fuhrman, e le legioni di teorici revisionisti dell'omicidio di JFK, meritano un rimprovero finale e il disprezzo eterno.
Il ruolo di Hunt

Sebbene l'articolo di Rolling Stone non se ne occupi, la confessione di Hunt corrobora in maniera diretta le due indagini classiche che hanno in precedenza esposto il ruolo di Hunt. Queste sono Plausible Denial di Mark Lane e Coup D’Etat in America di Michael Canfield e A.J. Weberman. Il libro di Lane descrive in dettaglio come egli portò in giudizio Hunt vincendo una causa per diffamazione essenzialmente provando che la C.I.A. aveva ucciso JFK e che Hunt mentì su dove si trovava in quel momento [Lane disse che Hunt era sul luogo del delitto, quando Hunt lo denunciò, Lane vinse la causa dimostrando che essenzialmente quanto aveva detto era vero n.d.t.]. L'indagine di Canfield e Weberman identifica Hunt e Frank Sturgis come due dei tre “vagabondi” che erano stati arrestati sulla Dealey Plaza.
Il tempo ha solo reso queste indagini più importanti. Più che mai oggi, i loro libri, e quelli dei ricercatori e storici del caso Kennedy elencati sopra meritano di essere trovati, letti e studiati.

L'articolo di Rolling Stone però non indaga sui ruoli di Richard Nixon e George Herbert Walker Bush. Ma la confessione di Hunt, se è autentica, porta direttamente a loro, ai loro complici di una vita, e direttamente all'attuale amministrazione di George W. Bush.

Il legame Dallas-Watergate-Iran-Contra è stato pienamente documentato dai maggiori ricercatori sul caso JFK e in particolare dal lavoro di Peter Dale Scott, uno dei primi a mostrare la profonda continuità politica attraverso tre decenni. Il libro di Daniel Hopsicker, Barry and the Boys si addentra anche in maggiori dettagli sui protagonisti.

Considerate la carriera di George H.W. Bush. Egli era un petroliere del Texas (Zapata Oil) e un agente operativo della C.I.A., coinvolto nella Baia dei Porci. Il nome di Bush fu trovato nelle carte di George DeMohrenschildt, uno degli agenti C.I.A. che gestivano Lee Harvey Oswald. Come documentato da Pete Brewton, autore di The Mafia, the CIA and George Bush [la mafia, la C.I.A. e George Bush n.d.t.], Bush era strettamente connesso con una piccola cerchia di membri dell'elite texana legati alla C.I.A. e alla mafia, così come all'ambiente della Florida che univa la C.I.A., gli esiliati cubani anti -castro e la mafia. Come presidente del Comitato Nazionale Repubblicano, scelto da Richard Nixon, e più tardi direttore della C.I.A., Bush insabbiò costantemente e fece muro per conto del suo capo sul caso Watergate, che era esso stesso (per ammissione di Frank Sturgis e altri) legato all'insabbiamento dell'omicidio di JFK.
Seguendo le tracce di ciascuno degli agenti CIA coinvolti nell'episodio della Baia dei Porci è impossibile ignorare o negare dirette connessioni a George H.W. Bush e alla sua famiglia criminale, attraverso l'omicidio Kennedy, le operazioni segrete in Indocina, e, più tardi, in America Latina.
Al di là di ogni ragionevole dubbio il governo Usa uccise John F. Kennedy. Vi sono persone ancora vive oggi che erano direttamente coinvolte o indirettamente implicate. Alcune probabilmente occupano addirittura posizioni di grande potere. Altri non sono ancora mai stati identificati o sfiorati.
Tutti questi individui devono ancora essere indicati, perseguiti e portati davanti alla giustizia.
LARRY CHIN

01 agosto 2007

La macchina del Tempo: il CRONOVISORE


La notizia ha del sensazionale: in Vaticano verrebbe tenuta gelosamente nascosta una macchina capace di vedere il passato, attraverso una sorta di televisore. Uno strumento scientifico portentoso e fantastico, che potrebbe divenire pericoloso per l’intera umanità: il “cronovisore”, così si chiama la scoperta, captando gli eventi del passato, li farebbe vedere come si sono realmente svolti, svelando anche rischiosi segreti. La macchina sarebbe stata inventata da un ricercatore italiano, padre Pellegrino Alfredo Maria Ernetti, monaco benedettino, conosciutissimo esorcista, musicologo di fama internazionale e scienziato, vissuto a Venezia, nel convento benedettino dell’isola di San Giorgio Maggiore, dove è morto otto anni fa, nel 1994.
A rivelare la scoperta è un libro “bomba” appena pubblicato in Francia, a Parigi, dalle Edizioni Albin Michel: “Le noveau mystère du Vatican” (Il nuovo mistero del Vaticano”) del teologo francese padre Francois Brune. Brune è un personaggio assai noto in Francia: professore di teologia, ha pubblicato libri di notevole impegno, accolti sempre con grande interesse anche dalla stampa laica. Il suo nome, come quello della casa editrice, sono una garanzia di serietà scientifica e per questo il volume che ha dedicato al cronovisore ha riaperto congetture e discussioni infuocate, diventando una miscela esplosiva.
Della sconvolgente apparecchiatura aveva già parlato intorno agli anni ‘70 lo stesso padre Ernetti in numerose interviste e pubblicazioni, e ai suoi allievi di prepolifonia al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia. La scoperta aveva suscitato un putiferio. Da una parte c’erano infatti sostenitori entusiasti: se era possibile rivedere il passato, la macchina avrebbe sciolto definitivamente tutti i dubbi restanti su eventi fondamentali che avevano cambiato la storia del mondo.
Dall’altra c’erano le persone spaventate: il cronovisore poteva rivelarsi uno strumento pericoloso per carpire segreti e mettere a rischio la sicurezza dell’umanità.
Le discussioni non finivano mai ed erano soprattutto gli uomini di Chiesa i più coinvolti.
Poi improvvisamente il benedettino si trincerò in un rigoroso silenzio, spiegando che aveva ricevuto ordini in proposito dal Vaticano, l’interesse andò lentamente scemando e dopo qualche anno della “macchina del tempo” non si parlò più.
Il libro di padre Brune rivela fatti inediti, retroscena incredibili, dettagli sconcertanti, indica nomi di personalità al di sopra di ogni sospetto, di scienziati famosi, indica date, circostanze precise, riporta documenti straordinari, lunghe conversazioni con padre Ernetti e il tutto, cucito insieme, diventa una valanga documentale cui è difficile fare opposizione.
Il volume dimostra con dovizia di prove che il cronovisore è realmente esistito, anche se l’argomento è, a detta dello stesso autore, ai limiti della fantascienza.
Negli anni ‘60 un gruppo di scienziati, tra cui padre Pellegrino, sarebbe riuscito a captare le onde visive e sonore del passato concreto ter­restre, con una macchina che sa­rebbe in grado di ricostruire non solo i fatti e i detti della vita di cia­scuno, ma addi­rittura la storia.
La scoperta parte da un principio di alta fisica: ciascuno dì noi, a mano a mano che passano i secondi, nelle ore, nei giorni, nei mesi e negli anni della vita presente, lascia dietro di sé come una doppia scia, “visiva e sonora”, poiché ogni uomo altro non è che energia visiva e sonora. «Tutta la nostra ”fisionomia” -spiega Ernetti nel saggio “Bibbia, teologia; magia e scienza” del 1987- è energia visiva che si sprigiona da noi, dalla nostra epidermide, e tutte le parole che noi diciamo sono energia sonora. Ora, ogni energia, una volta emessa, non si distrugge più semmai si trasforma, però resta eterna nello spazio aereo. Occorrono strumenti che captino queste energie e le ricostruiscano in maniera tale da ridarci la persona o l’evento storico ricercato: quindi noi avremo tutto il presente nel tempo e nello spazio». Con il cronovisore, racconta Brune, il gruppo di scienziati guidato dal monaco benedettino fece ricerche dapprima su Mussolini, poi su Napoleone, quindi passò ad avvenimenti dell’età romana e assistette alla rappresentazione di alcune famose tragedie. Di una di queste, scritta da Quinto Ennio, che si intitolava “Thiestes” della quale si conosceva solo qualche breve citazione, trascrisse l’intero testo come venne recitato a Roma nel 169 a.C., durante i giochi pubblici in onore di Apollo. Padre Ernetti raccontò a padre Brune di aver visto anche tutto lo svolgimento della Passione, della morte e della Resurrezione di Cristo.
Nel suo libro Brune afferma che la macchina, composta da tre gruppi di elementi, si trova “sequestrata” in Vaticano. Padre Ernetti, spaventato dall’importanza incredibile della sua scoperta, si era confidato con i propri superiori e con le autorità vaticane C’era stata una riunione segreta con il papa e poi, di comune accordo, la macchina era stata ritirata e nascosta in Vaticano. A padre Ernetti era stato imposto di non fare più pubbliche dichiarazioni su quell’argomento, ma non gli era stato proibito di parlarne con gli amici in privato. E così aveva confidato tutto all’amico teologo francese.