14 novembre 2007

L'editto bulgaro che Berlusconi rinnega


Qualcuno “salvi il soldato Berlusconi” nella sua personalissima guerra contro la memoria storica!
Chissà se il suo valente medico personale, Scapagnini, oltre che sindaco di Catania, ha tra le sue ricette miracolose che sottopone frequentemente al suo illustre paziente, anche una terapia per il ritorno della memoria allo “Smemorato di Arcore”.
Con la sua solita faccia tosta da “piazzista2 e “imbonitore da televendite”, Berlusconi ha dichiarato al TG1 delle 13,30 di non aver mai emesso un editto per la cacciata dalla RAI di Enzo Biagi nella primavera del 2002, chiamando a sua difesa un articolo addirittura scagionante dell’Unità!
Eppure, basta entrare sul nostro sito, o più direttamente su “You tube”, per vedere chiaramente la sua “performance” da attore consumato, mentre lancia la sua invettiva da Sofia, a margine di una conferenza stampa da presidente del consiglio (e quindi formalmente fuori etichetta), contro Biagi, Santoro e Luttazzi, per rendersi conto che quelle parole da vero e proprio ostracismo furono dette chiarmente.
Con molto sollecitudine, a quelle parole nefaste, seguirono atti conseguenti da parte dei vertici berlusconizzati della RAI. Biagi fu estromesso dalla RAI per cinque anni, fino a ritornare nella prima metà del 2007 con il fantastico settimanale “RT” su Raitre!



E’ ovvio che questa ennesima bugia dalle gambe corte propagandata dai teleschermi da parte dello “Smemorato di Arcore” serve per ingarbugliare la verità storica. E’ nella strategia politico-mediatica di Berlusconi dire “false verità”, opinioni revisionistiche, per scacciare la realtà evidente, in modo da creare disorientamento nell’opinione pubblica, per affermare falsità storiche contro le verità acclamate.
Più la “spara grande” e, magari, “inventando a proprio uso e consumo”, più Berlusconi crede di poter omogeneizzare le coscienze del pubblico ai propri fini politici di potere. Ma non ha fatto i conti con la libertà delle coscienze, con lo spirito ironico del popolo italiano e, soprattutto, co ìn la forza di penetrazione delle moderne tecnologie. Basta cliccare i siti internet, come il nostro o “You tube”, infatti, ed ecco che risuscita un Berlusconi d’annata, con qualche capello in più e una mascella volitiva mussoliniana: la realtà dell’evento, la forza distruttiva delle parole sgradevoli sono là a testimoniare il suo Editto bulgaro. Niente di più!
Ora, consiglieremo i TG della RAI, ma anche di Mediaset, SKY e La7 di mandare in onda a fornte delle incresciose dichiarazione del Berlusconi “smemorato” quel breve filmato. Sarebbe un giusto risarcimento alla memoria di un grande italiano, di una grande giornalista, come è stato Enzo Biagi, un uomo libero di pensare e scrivere sempre tutto, su tutto e contro tutti, se ce n’era bisogno.
di Gianni Rossi

13 novembre 2007

Sigonella: sempre più trampolino di guerra


Dopo aver lanciato l’ipotesi dell’installazione in Italia della principale infrastruttura militare di supporto ai temibili aerei senza pilota Global Hawk delle forze armate USA, Terrelibere.org è entrata in possesso di due documenti ufficiali che svelano l’identità della base prescelta. Si tratta dello scalo siciliano di Sigonella, il maggiore avamposto di guerra degli Stati Uniti nel Mediterraneo. Il governo italiano si trincera in un imbarazzato ‘no comment’.
Sigonella base operativa dei Global Hawk dei militari USA.




Una lunga inchiesta pubblicata da lo scorso mese di maggio aveva sollevato l’ipotesi che le forze armate statunitensi potessero scegliere l’Italia per allestire la principale base operativa per i nuovi micidiali velivoli senza pilota Global Hawk. Progettati e prodotti dalla Northrop Grumman, essi rappresentano l’ultima generazione dei cosiddetti “Unmanned Aerial Vehicles - UAV”, gli aerei senza pilota, teleguidati, la cui funzione primaria è quella di spiare il fronte nemico, individuare gli obiettivi e infine dirigere gli attacchi e i bombardamenti.

Supersofisticati e costosissimi, i Global Hawk sono uno strumento cardine per dare concretezza alla “Joint Vision 2010” del Pentagono. È grazie ad essi che le forze aeree potranno “ottenere la superiorità nell’acquisizione delle informazioni nei teatri di combattimento, ovvero la capacità di raccogliere, processare e diffondere un flusso ininterrotto di informazioni e nello stesso tempo sfruttare o danneggiare l’abilità dell’avversario nello stesso campo”.

Il 2007 è un anno chiave per la localizzazione geostrategica dei nuovi velivoli senza pilota. Tra i principali progetti d’investimento di Eucom, il Comando degli Stati Uniti che sovrintende a tutte le operazioni militari in un’area che si estende dall’Oceano Atlantico al Golfo Persico, c’è una voce dedicata al “Global Hawk Aircraft Maintenance & Operations Complex”, il centro operativo e di manutenzione degli UAV. Il programma è così rilevante che nella proposta di bilancio annuale consegnato il 7 marzo 2006 alla Commissione Difesa del Senato degli Stati Uniti, il Comandante supremo di Eucom, generale James L.Jones, ha scelto di mantenere il massimo riserbo sui costi e sul paese europeo prescelto per l’installazione del complesso.

Sull’ipotesi di installare i Global Hawk in Italia, un imbarazzato silenzio è stato tenuto sino ad oggi dal presidente del Consiglio e dal ministro della difesa Parisi. Quest’ultimo si è guardato bene pure dal rispondere ad un’interrogazione parlamentare presentata il 6 giugno 2007 dall’on. Elettra Deiana (Prc). Nel chiedere conferma delle anticipazioni di Terrelibere.org e delle eventuali ragioni che avrebbero convinto il Governo “ad operare tale concessione logistica agli Usa”, l’on. Deiana aveva sottolineato il diritto del Parlamento ad essere comunque informato preventivamente su “accordi così rilevanti sul piano geo-strategico internazionale”.

Ebbene, non c’è più bisogno di attendere segnali di fumo dal Governo. Terrelibere.org è infatti venuta in possesso di due documenti delle forze armate statunitensi che svelano il nome della località prescelta per ospitare i nuovi strumenti di guerra. Non ci si era sbagliati. I Global Hawk sono destinati al nostro paese. Più esattamente essi opereranno a partire dalla base siciliana di Sigonella, la maggiore infrastruttura militare che la Marina Usa possiede nel Mediterraneo.

Un’infrastruttura da 26 milioni di dollari

Il primo documento che fornisce dettagliate informazioni sull’installazione dei nuovi velivoli senza pilota è a firma dell’US Air Force, l’aeronautica militare statunitense. Stilato nel febbraio 2006, è costituito da alcune schede analitiche inserite nel “Military Construction Program. Fiscal Year 2007. Budget Estimates”, il programma per la realizzazione di infrastrutture militari da avviare con il bilancio 2007. Le schede descrivono proprio il “Global Hawh Aircraft Maintanance and Operations Complex”, progetto catalogato con il codice USAFE073006 “Nuova Missione Classificata”.

La richiesta di spesa per il centro operativo è di 26 milioni di dollari, 2/3 dei quali necessari per la realizzazione del complesso vero e proprio (“officine, spazi uffici, pavimentazione dell’area di arrivo e di stazionamento, l’istituzione di una forza di protezione/antiterrorismo”), ed il resto del budget per approntare le facilities di supporto (“pavimentazione, miglioramento dei siti, sistemi di comunicazione, forza di protezione passiva, demolizione e ricollocazione, supporto ambientale”).

Il piano insediativo per il nuovo megacomplesso per i Global Hawk prevede l’utilizzazione di una superficie totale di 5,700 metri quadrati di terreno dove costruire un nuovo hangar con quattro sezioni indipendenti per i velivoli. “L’hangar – si legge nella scheda predisposta dall’US Air Force - sarà costituito da una struttura di acciaio, costruzioni in muratura, tetto con giunture metalliche, pavimenti in cemento, un sistema antincendio altamente sviluppato, infrastrutture varie, pavimentazioni e reti per la comunicazione. Saranno necessarie la demolizione dell’esistente vano test motori così come le operazioni di bonifica ambientale”.

Ancora più dettagliata la descrizione delle finalità operative dell’infrastruttura. “Lo spazio hangar è necessario per supportare la manutenzione, il riparo e le attività ispettive dei velivoli che devono essere fatte necessariamente all’interno di una struttura coperta. Il velivolo Global Hawk richiede uno spazio interno per gli interventi, utilizzabile in qualsiasi momento, che garantisca le ispezioni previste, una migliore manutenzione dei sistemi di approvvigionamento carburanti, il riparo delle componenti aeree, le operazioni pre-volo così come quelle di miglioramento e modificazione di ordine tecnico. L’hangar assicurerà un’area per i depositi di macchinari e per supportare la manutenzione delle infrastrutture, ricevere componenti aeree, eseguire le operazioni di carico e stoccaggio ed ospitare gli spazi per gli uffici e i centri amministrativi”.

Ma è il passo successivo del documento a svelare l’identità della base militare destinata ad ospitare il complesso strategico. “L’area di stazionamento per il nuovo hangar è necessaria per supportare concretamente la nuova missione quando essa potrà essere integrata nell’esistente area di parcheggio di NAS Sigonella. Questo nuovo hangar assicurerà il supporto ad un totale di quattro velivoli Global Hawk”. Il supporto terrestre degli aerei avrà come protagonisti un Mission Control Element (MCE) ed un Launch and Recovery Element (LRE).

Questi elementi sono costituiti da persone (4 nell’MCE e 2 nell’LRE), computer, dispositivi per la comunicazione e shelter. “Il Mission Control Element sarà realizzato presso un luogo separato con il bilancio 2008. Una volta aviotrasportato, il Launch and Recovery Element condurrà il velivolo all’MCE”. Stando infatti alle linee progettuali del dispositivo militare, mentre l’elemento predisposto al lancio e al ricovero (LRE) deve essere assolutamente installato presso la base operativa dei Global Hawk, l’elemento di controllo della missione (MCE) può essere localizzato teoricamente ovunque.

Un successivo paragrafo del documento allestito dall’US Air Force conferma il ruolo centrale della base aereonavale siciliana per le future operazioni dei micidiali velivoli senza pilota. “Il Global Hawk (RQ-4) condurrà operazioni nel teatro europeo. Il luogo prescelto per la sua installazione manca di adeguate facilities che consentono la manutenzione di livello per lo svolgimento della missione del Global Hawk. NAS Sigonella sarà in grado di fornire alcuni spazi di parcheggio esistenti per supportare queste maggiori richieste, ma saranno necessarie aree aggiuntive per il nuovo hangar. Una struttura esistente per le operazioni di lavaggio dei velivoli ha già sede a NAS Sigonella per supportare la nuova missione. (…) Nel caso in cui non venisse realizzato il nuovo hangar, il velivolo non sarà in grado di realizzare le proprie essenziali missioni di riconoscimento nel teatro europeo”. Un’esplicita conferma che per il riparo e la manutenzione dei Global Hawk è operativa già da almeno un paio d’anni la base siciliana e come continui ad essere il vecchio continente lo scenario di una nuova proliferazione degli strumenti di guerra.

La scheda dell’Us Air Force sul “Global Hawh Aircraft Maintanance and Operations Complex” si conclude con un cronogramma di esecuzione del progetto: entro il gennaio 2007 la stipula dei contratti con le imprese; l’avvio dei lavori a marzo dello stesso anno; il completamento dei lavori entro il marzo 2009.

Global Hawk per la Marina a stelle e strisce

Il secondo documento ufficiale che conferma il ruolo di Sigonella quale principale base operativa per i Global Hawk delle forze armate USA è il report a firma del capitano Paul Bosco, vicecomandante NAVFAC (Naval Facilities Engineering Command), dal titolo “Navy Programs in Europe – A virtual tour of NAVFAC Europe” (I programma navali in Europa – Un tour virtuale di NAVFAC Europa). Il documento, datato 15 marzo 2006, descrive i più importanti programmi di costruzione e potenziamento delle infrastrutture della Marina Usa nell’area geografica che si estende dalle Azzorre sino a Bahrain e Djbouti, passando per Portogallo, Spagna, Italia, Grecia ed Egitto.

Un paragrafo è riservato alla stazione aeronavale di Sigonella: “la base rappresenta il secondo maggiore sforzo finanziario della US Navy (un programma di 535 milioni di dollari di cui è stato già completato l’85%), mentre si prevede per l’anno fiscale 2007 una spesa comprensiva tra i 20 e i 30 milioni di dollari per realizzare la facility per i Global Hawk della Us Air Force”. Il capitano Paul Bosco aggiunge che sempre nel 2007 tra i 10 e i 15 milioni di dollari saranno destinati per implementare a Sigonella lo “SPAWAR Mobile User Objective System” (un pericolosissimo sistema radar per le comunicazioni satellitari di ultima generazione), mentre altri 20-30 milioni di dollari saranno inseriti nel budget 2008 per altre infrastrutture militari presso lo scalo siciliano.

Anche la Marina militare statunitense punta all’acquisizione di Global Hawk da schierare nei principali teatri operativi. “Circa 40 velivoli UAV saranno dislocati in cinque siti: Kaneohe, Hawaii; Jacksonville, Florida; Sigonella, Italia; Diego Garcia, Oceano Indiano, e Kadena, Okinawa per assicurare la sorveglianza marittima in qualsiasi parte del mondo”, ha dichiarato nell’ottobre 2005 Dyke Weatherington, sottosegretario alla difesa con delega all’acquisizione di nuove tecnologie ed alla logistica. Un’ulteriore conferma ufficiale che l’Italia si trova sempre più al centro dei futuri piani di guerra USA.

Scheda: Caratteristiche e funzioni dei Global Hawk

I velivoli senza pilota di ultima generazione assumono un ruolo determinante nelle strategie di guerra permanente degli Stati Uniti d’America, sempre più proiettati ad affermare la propria superiorità tecnologica e militare in qualsiasi scacchiere mondiale. In un loro rapporto al Congresso degli Stati Uniti del dicembre 2000 dal titolo “Airborne Intelligence, Surveillance & Reconnaisance (ISR): The U-2 Aircraft and Global Hawk UAV Programs”, gli analisti Richard A. Best e Cristopher Bolkcom spiegano che “l’abilità ad accumulare un’adeguata e tempestiva informazione sulle forze nemiche è un obiettivo essenziale delle moderne operazioni militari. L’uso crescente di precise munizioni teleguidate (PGMs) che possono distruggere specifici obiettivi senza estesi effetti collaterali dipende innanzitutto dall’ottenimento di informazioni precise”.

Per sorvegliare e perlustrare vaste aree geografiche mondiali, dalla fine degli anni ’50 le forze aeree USA hanno utilizzato gli aerei-spia U-2 “Dragon Lady” operativi dalle basi di Beale (California), Osan (Corea del Sud), Akrotiri (Cipro), Istres (Francia) Taif e Prince Sultan (Arabia Saudita) e, naturalmente, Sigonella. Più recentemente gli U-2 hanno assunto un ruolo centrale per coordinare le operazioni di guerra contro l’Iraq nel 1991 e contro la Serbia nel 1999. “Gli U-2 – scrivono gli analisti statunitensi - hanno fornito durante l’Operazione Desert Storm il 30% di tutti i dati di intelligence, il 50% delle immagini fotografiche ed il 90% delle informazioni relative agli obiettivi terrestri nemici.

Successivamente in Kosovo gli U-2 hanno fornito più dell’80% delle immagini necessarie per i bombardamenti aerei alleati contro la Serbia. Nel XXI secolo il Global Hawk (RQ-A4) è destinato a sostituire gli U-2, accrescendone le capacità operative”. Quest’ultimo velivolo è infatti dotato di maggiore autonomia e raggio di azione e di migliorate capacità d’intelligence; inoltre presenta i vantaggi di essere teleguidato e di poter operare sfuggendo al controllo dei radar avversari.

Il Global Hawk ha già avuto il suo battesimo di guerra: dal 2001 l’US Air Force lo ha impiegato per oltre 6.000 ore di volo in decine di missioni in Afghanistan e Iraq. Le sue caratteristiche tecniche non sono comparabili con nessuno dei sistemi ospitati negli arsenali di morte: con un peso di 13 tonnellate il Global Hawk può volare a circa 600 chilometri all’ora a quote di oltre 20.000 metri; il velivolo è in grado di monitorare un'area di 103,600 chilometri quadrati grazie ad un potentissimo radar e all’utilizzo di telecamere a bande infrarosse. Le immagini registrate vengono poi trasmesse per via satellitare ai comandi terrestri. L’autonomia di volo di questo aereo senza pilota è invidiabile: 36 ore con un solo pieno di carburante. La sua rotta è fissata da mappe predeterminate, un po’ come accade con i missili da crociera Cruise, ma gli operatori da terra possono cambiare le missioni in qualsiasi momento.

“Gli odierni programmi del Dipartimento della Difesa prevedono la realizzazione di 12 velivoli Global Hawk nel periodo compreso tra il 2003 e il 2009”, affermano Richard A. Best e Cristopher Bolkcom. “Questi velivoli UAV dovrebbero essere forniti di piattaforme per i sensori EO/IR/SAR, e in una prima fase, secondo l’US Air Force, opereranno congiuntamente con gli U-2. Nel 2009 l’US Air Force vorrebbe produrre 4 velivoli Global Hawk di nuova generazione che potrebbero trasportare sensori SIGINT e che sostituiranno definitivamente gli U-2”.

Antonio Mazzeo

12 novembre 2007

E Clementina disse: "Il re è nudo"


Le richieste del gip Forleo e la memoria del pm Orsi.

L'attesa è durata un paio d'anni, ma alfine il momento è arrivato. Il giudice per le indagini preliminari di Milano nel luglio 2007 chiede al Parlamento di poter utilizzare nel processo sulle scalate le telefonate degli indagati (Giovanni Consorte e altri) ad alcuni parlamentari, tra cui Massimo D'Alema, Nicola Latorre e Piero Fassino. Il gip è Clementina Forleo. Il testo della sua richiesta è esplosivo. Perché dice che i politici coinvolti non sono "passivi ricettori di informazioni", né "personaggi animati da sana tifoseria", ma "consapevoli complici di un disegno criminoso".

Scoppia la polemica: può un gip ipotizzare elementi d'accusa, al posto del pm? e può farlo nei confronti di parlamentari? Il dibattito giuridico è interessante. Ma non può far dimenticare la sostanza politica della faccenda, ben soda sotto il più morbido piano giudiziario: anche a prescindere dagli aspetti penali, è chiaro che le scalate dell'estate 2005 sarebbero state impensabili senza robuste sponde politiche, a destra e a sinistra.

Lo confermano i testi delle telefonate, disponibili per la prima volta nella loro trascrizione ufficiale, allegati alla richiesta alle Camere. A destra si fa riferimento al "Gran Capo" (Silvio Berlusconi). A sinistra il ruolo dei Ds appare determinante: Latorre è il punto di contatto tra gli scalatori (Giovanni Consorte, Stefano Ricucci) e D'Alema; D'Alema è parte attiva nelle trattative (con Francesco Gaetano Caltagirone, con Vito Bonsignore, con non meglio precisati ambienti milanesi...).


La reazione di D'Alema è perfettamente berlusconiana. A Repubblica parla di «spazzatura». E aggiunge: «Non si può crocifiggere in questo modo un cittadino, formulando un giudizio che pare già una sentenza. Così salta per aria il sistema democratico...». Al Tg5 minimizza soffermandosi solo sulla battuta ironica a Consorte del «facci sognare»: «E che è, un reato dirlo? Questo è il tema per cui viene messa sotto accusa la classe dirigente? Lasciatemi dire che è un'indecenza».

Invece non c'è solo il tifo, gli elementi d'accusa sono consistenti. Lo conferma anche la memoria del pubblico ministero Luigi Orsi, al termine dell'indagine sulla scalata Bnl. Vi si parla della «contropartita politica» che Bonsignore chiede a D'Alema per venire incontro all'Unipol di Consorte nella scalata alla Bnl. E della volontà di «essere amico» di Unipol, annunciata da Caltagirone al deputato ds Nicola Latorre.

1. Consorte (indagato per aggiotaggio informativo e manipolativo nella scalata di Unipol a Bnl) il 14 luglio 2005 chiede a D'Alema di Bonsignore, lo vorrebbe alleato. E D'Alema: «Ho parlato con Bonsignore, che dice cosa deve fare, uscire o restare un anno... Se vi serve, resta... Evidentemente è interessato a latere in un tavolo politico». «Chiaro», risponde Consorte, «nessuno fa niente per niente». Nella memoria del pm Orsi al gip Forleo, ecco come la telefonata è spiegata: «L'on. D'Alema e Consorte trattano un tema specifico: il rapporto di Unipol con uno dei contropattisti, Bonsignore. D'Alema riferisce a Consorte che Bonsignore non vende la sua quota, rimane socio di Bnl per qualche tempo ma vuole una contropartita politica».

2. In un'altra telefonata del 14 luglio, Consorte parla con Latorre: «L'on. Latorre informa Consorte d'avere ricevuto una "chiamata" da Caltagirone, il quale gli ha confermato che venderà a Unipol (le sue azioni Bnl, ndr) perché vuole esserne amico». Queste e altre telefonate sono rilevanti per «l'indagato Consorte» perché «ai suoi interlocutori, proprio nel periodo in cui il reato di aggiotaggio si sta consumando, fornisce particolari operativi». Fino a commettere al telefono, per il pm, un secondo reato, diverso dall'aggiotaggio, l'insider trading, seppure nella versione più leggera: «Il 14 luglio Consorte informa D'Alema che lunedì 18 luglio Unipol lancerà l' Opa su Bnl. Questa comunicazione riguarda una notizia riservata (informazione privilegiata) che Consorte porta a conoscenza di una persona estranea al novero di quelle legittimate a conoscerne riservatamente» in base alla legge. Per il pm, già solo «così operando, Consorte consuma un fatto di insider trading (abuso di informazioni privilegiate), e la conversazione telefonica è l'unica fonte di prova di questo fatto di reato». (suo, non di D'Alema, perché chi riceve una notizia privilegiata incorre nel reato solo se la utilizza sul mercato).

3. Ci sono poi «la conversazione del 15 luglio in cui Consorte informa Latorre di avere già il 51% e mezzo di Bnl»; e «quella del 17 luglio con l'on. Fassino» nella quale, secondo il pm Orsi, «Consorte reitera la propalazione di informazioni privilegiate, scandendo i nomi dei soci che lo affiancheranno l' indomani nel lancio dell' Opa».

4. Per insider trading su Bnl, per il pm, dovrebbe essere indagato anche Stefano Ricucci per le telefonate del 7 e 8 luglio con Latorre.

5. Nell'inchiesta sulla scalata Rcs, i pm Giulia Perrotti ed Eugenio Fusco chiedono al gip l'uso delle sue «ripetute telefonate» con un senatore di Forza Italia, Romano Comincioli, «estremamente rilevanti per chiarire il quadro delle alleanze di cui Ricucci poteva godere nella scalata e, quindi, dei concorrenti nel reato» di aggiotaggio. Sul lato destro, secondo l'accusa, si sono dati da fare per gli scalatori almeno tre parlamentari di Forza Italia: Comincioli, Grillo e Cicu.

Ma proviamo a prescindere dalle ipotesi d'accusa penali, dai complessi reati d'aggiotaggio e insider trading, che saranno i processi a verificare. Restiamo sul piano politico. Sono cristallini i comportamenti di D'Alema, Latorre e Fassino?

1. I tre hanno trascinato il più grande partito della sinistra in una brutta storia. Niente di male a volere una banca per il movimento cooperativo, ma perché farlo schierandosi a fianco del peggio della finanza italiana, sdoganando furbetti e avventurieri?

2. Niente di male a volere una banca per il movimento cooperativo, ma perché farlo appoggiando protagonisti che violano l'intero campionario dei reati finanziari?

3. Niente di male a volere una banca per il movimento cooperativo, ma perché farlo offrendo in cambio contropartite politiche e accettando una bicamerale segreta che comporta lo scambio destra-sinistra (Bnl a sinistra, Antonveneta a destra e Corriere destabilizzato...)?
La Bicamerale segreta. «Compagno Ricucci»: quante critiche, quante offese, quante telefonate importanti abbiamo ricevuto per quel titolo. Che cosa aveva scritto Diario nel giugno 2005 e poi nei mesi seguenti? Aveva scritto che era in azione un composito gruppo di scalatori impegnati a geometria variabile ad assaltare due banche, Antonveneta e Bnl, e un giornale, il Corriere della sera. Che le tre scalate facevano parte di un unico piano che tentava di riorganizzare i poteri in vista della fine della fase di Berlusconi al governo. Che tra gli scalatori c’era la forte presenza dell’ala dalemiana. Che era in corso una Bicamerale segreta, una Bicamerale degli affari in cui pezzi della sinistra si erano accordati con pezzi della destra per preparare la nuova fase, quella dopo le elezioni, che contavano di vincere. Che l’agenda della politica era dettata dagli affari, questa volta anche a sinistra.
Allora queste erano poco più che intuizioni giornalistiche. Oggi sono diventate storia.

Ora i politici strepitano: che vergogna la pubblicazione delle telefonate! Il problema sono le intercettazioni, non quello che i politici nelle intercettazioni dicono. Ora proveranno a fare una legge per blindarsi dentro il Residence della Politica (il Palazzo pasoliniano non c’è più, con la sua drammatica grandiosità: è diventato un banale Residence cinque stelle multiservizi).

I politici coinvolti si difendono: erano solo chiacchiere e spiritosaggini, niente di penalmente rilevante. E che cosa c’è poi di male se la politica s’informa su quello che succede nella finanza? Ma resta lo sconsolante spettacolo dei vertici del maggior partito della sinistra beccati in flagrante, mentre seguono il progetto partorito da Giovanni Consorte, condito con una dose di irregolarità, scorrettezze e reati da far venire i brividi (se non ai vertici, almeno alla base del partito), che puntano tutto (la reputazione dei dirigenti, la credibilità del proprio simbolo elettorale) su un’avventura tentata insieme a una compagnia impresentabile di banchieri, palazzinari e finanzieri pronti perlopiù per la galera (per insider trading, aggiotaggio, appropriazione indebita, truffa, bancarotta fraudolenta, false fatturazioni, riciclaggio, associazione per delinquere...).

La Bicamerale segreta dell’estate 2005 era stata magistralmente riassunta da quella vecchia volpe di Clemente Mastella il 9 agosto di quell’anno: «Stiamo vivendo una strana stagione: chi vede arrivare la sconfitta elettorale prova a organizzare il proprio futuro; mentre chi pensa di vincere punta all’egemonia, a occupare spazi di potere. E lo fa direttamente o tramite chi gli è vicino». Aveva visto bene.

D’Alema merchant bank. Le scalate sono frutto di scambi multipli tra fronti diversi. «Più piaceri ora si fanno di qua, e più Gnutti potrà chiedere di là», dice il 7 luglio 2005 il finanziere Ettore Lonati. Le nuove telefonate rese note oggi confermano. D’Alema per Consorte è meglio di una merchant bank: si dà da fare con numerosi interlocutori. Il 4 luglio dice a Pierluigi Stefanini (oggi presidente di Unipol): «Ho fatto un po’ di chiacchiere anche milanesi... Insomma alla fine, se ce la fate, poi vi rispetteranno». Chi sono i «milanesi» a cui D’Alema è andato a chiedere «rispetto»?

Il 6 luglio è la volta dell’immobiliarista Francesco Gaetano Caltagirone: Giovanni Consorte chiama il senatore Ds Nicola Latorre per dirgli che Caltagirone si è defilato insieme ai suoi alleati immobiliaristi dalla scalata Bnl e vuole vendere la partecipazione del 27 per cento. Per questo Consorte chiede a Latorre l’intervento di D’Alema: «Sarebbe meglio che D’Alema chiamasse Caltagirone».

Convinto Caltagirone e amici a vendere a Unipol, c’è da convincere Vito Bonsignore, Udc. Dice D’Alema: «Ho parlato con Bonsignore, che dice che cosa fare, uscire o restare un anno? Se vi serve, resta... Evidentemente è interessato a latere in un tavolo politico...». E Consorte: «Chiaro, nessuno fa niente per niente» (14 luglio 2005).

Anche Gavio è interessato: «Come mai?», chiede Fassino, allora come oggi segretario del partito. E Consorte, paziente, glielo spiega: «Gavio entra perché ha capito che l’aria cambia e siccome lui ha l’Impregilo, vuole lavorare con le cooperative... Non c’è nessuno che fa niente per niente, Piero, a questo mondo!».

Del resto, Diario aveva raccontato già nell’agosto 2005 altre telefonate, altre pressioni: quelle di Fassino sul segretario dei Ds di Siena, Franco Ceccuzzi, perché convincesse il Montepaschi a schierarsi con Unipol. A Siena avevano resistito. Dunque si poteva dire no. Si poteva salvare almeno l’onore.

Anche il Corriere è nel mazzo degli scambi. Il 7 luglio 2005 Piero Fassino dichiara al Sole 24 ore: «Non c’è un’attività imprenditoriale che sia pregiudizialmente migliore o peggiore di un’altra. È tanto nobile costruire automobili o essere concessionario di telefonia, quanto operare nel settore finanziario o immobiliare». Ora sappiamo che quel giorno Stefano Ricucci alle 9.37 ha già letto il Sole, chiama Nicola Latorre e ringrazia: «Ti volevo dire che ho letto qui l’intervista di Fassino... Ha fatto una presa di posizione positiva su di me e io lo volevo ringraziare...».
Dopo tutto ’sto lavorìo, dopo tutta questa pericolosa esposizione, il risultato è un pugno di mosche: le scalate sono sconfitte, Consorte deve dimettersi. «Facci sognare! Vai!», gli dice D’Alema il 7 luglio. Ma il sogno si trasforma in un incubo.
Gianni Barbacetto

14 novembre 2007

L'editto bulgaro che Berlusconi rinnega


Qualcuno “salvi il soldato Berlusconi” nella sua personalissima guerra contro la memoria storica!
Chissà se il suo valente medico personale, Scapagnini, oltre che sindaco di Catania, ha tra le sue ricette miracolose che sottopone frequentemente al suo illustre paziente, anche una terapia per il ritorno della memoria allo “Smemorato di Arcore”.
Con la sua solita faccia tosta da “piazzista2 e “imbonitore da televendite”, Berlusconi ha dichiarato al TG1 delle 13,30 di non aver mai emesso un editto per la cacciata dalla RAI di Enzo Biagi nella primavera del 2002, chiamando a sua difesa un articolo addirittura scagionante dell’Unità!
Eppure, basta entrare sul nostro sito, o più direttamente su “You tube”, per vedere chiaramente la sua “performance” da attore consumato, mentre lancia la sua invettiva da Sofia, a margine di una conferenza stampa da presidente del consiglio (e quindi formalmente fuori etichetta), contro Biagi, Santoro e Luttazzi, per rendersi conto che quelle parole da vero e proprio ostracismo furono dette chiarmente.
Con molto sollecitudine, a quelle parole nefaste, seguirono atti conseguenti da parte dei vertici berlusconizzati della RAI. Biagi fu estromesso dalla RAI per cinque anni, fino a ritornare nella prima metà del 2007 con il fantastico settimanale “RT” su Raitre!



E’ ovvio che questa ennesima bugia dalle gambe corte propagandata dai teleschermi da parte dello “Smemorato di Arcore” serve per ingarbugliare la verità storica. E’ nella strategia politico-mediatica di Berlusconi dire “false verità”, opinioni revisionistiche, per scacciare la realtà evidente, in modo da creare disorientamento nell’opinione pubblica, per affermare falsità storiche contro le verità acclamate.
Più la “spara grande” e, magari, “inventando a proprio uso e consumo”, più Berlusconi crede di poter omogeneizzare le coscienze del pubblico ai propri fini politici di potere. Ma non ha fatto i conti con la libertà delle coscienze, con lo spirito ironico del popolo italiano e, soprattutto, co ìn la forza di penetrazione delle moderne tecnologie. Basta cliccare i siti internet, come il nostro o “You tube”, infatti, ed ecco che risuscita un Berlusconi d’annata, con qualche capello in più e una mascella volitiva mussoliniana: la realtà dell’evento, la forza distruttiva delle parole sgradevoli sono là a testimoniare il suo Editto bulgaro. Niente di più!
Ora, consiglieremo i TG della RAI, ma anche di Mediaset, SKY e La7 di mandare in onda a fornte delle incresciose dichiarazione del Berlusconi “smemorato” quel breve filmato. Sarebbe un giusto risarcimento alla memoria di un grande italiano, di una grande giornalista, come è stato Enzo Biagi, un uomo libero di pensare e scrivere sempre tutto, su tutto e contro tutti, se ce n’era bisogno.
di Gianni Rossi

13 novembre 2007

Sigonella: sempre più trampolino di guerra


Dopo aver lanciato l’ipotesi dell’installazione in Italia della principale infrastruttura militare di supporto ai temibili aerei senza pilota Global Hawk delle forze armate USA, Terrelibere.org è entrata in possesso di due documenti ufficiali che svelano l’identità della base prescelta. Si tratta dello scalo siciliano di Sigonella, il maggiore avamposto di guerra degli Stati Uniti nel Mediterraneo. Il governo italiano si trincera in un imbarazzato ‘no comment’.
Sigonella base operativa dei Global Hawk dei militari USA.




Una lunga inchiesta pubblicata da lo scorso mese di maggio aveva sollevato l’ipotesi che le forze armate statunitensi potessero scegliere l’Italia per allestire la principale base operativa per i nuovi micidiali velivoli senza pilota Global Hawk. Progettati e prodotti dalla Northrop Grumman, essi rappresentano l’ultima generazione dei cosiddetti “Unmanned Aerial Vehicles - UAV”, gli aerei senza pilota, teleguidati, la cui funzione primaria è quella di spiare il fronte nemico, individuare gli obiettivi e infine dirigere gli attacchi e i bombardamenti.

Supersofisticati e costosissimi, i Global Hawk sono uno strumento cardine per dare concretezza alla “Joint Vision 2010” del Pentagono. È grazie ad essi che le forze aeree potranno “ottenere la superiorità nell’acquisizione delle informazioni nei teatri di combattimento, ovvero la capacità di raccogliere, processare e diffondere un flusso ininterrotto di informazioni e nello stesso tempo sfruttare o danneggiare l’abilità dell’avversario nello stesso campo”.

Il 2007 è un anno chiave per la localizzazione geostrategica dei nuovi velivoli senza pilota. Tra i principali progetti d’investimento di Eucom, il Comando degli Stati Uniti che sovrintende a tutte le operazioni militari in un’area che si estende dall’Oceano Atlantico al Golfo Persico, c’è una voce dedicata al “Global Hawk Aircraft Maintenance & Operations Complex”, il centro operativo e di manutenzione degli UAV. Il programma è così rilevante che nella proposta di bilancio annuale consegnato il 7 marzo 2006 alla Commissione Difesa del Senato degli Stati Uniti, il Comandante supremo di Eucom, generale James L.Jones, ha scelto di mantenere il massimo riserbo sui costi e sul paese europeo prescelto per l’installazione del complesso.

Sull’ipotesi di installare i Global Hawk in Italia, un imbarazzato silenzio è stato tenuto sino ad oggi dal presidente del Consiglio e dal ministro della difesa Parisi. Quest’ultimo si è guardato bene pure dal rispondere ad un’interrogazione parlamentare presentata il 6 giugno 2007 dall’on. Elettra Deiana (Prc). Nel chiedere conferma delle anticipazioni di Terrelibere.org e delle eventuali ragioni che avrebbero convinto il Governo “ad operare tale concessione logistica agli Usa”, l’on. Deiana aveva sottolineato il diritto del Parlamento ad essere comunque informato preventivamente su “accordi così rilevanti sul piano geo-strategico internazionale”.

Ebbene, non c’è più bisogno di attendere segnali di fumo dal Governo. Terrelibere.org è infatti venuta in possesso di due documenti delle forze armate statunitensi che svelano il nome della località prescelta per ospitare i nuovi strumenti di guerra. Non ci si era sbagliati. I Global Hawk sono destinati al nostro paese. Più esattamente essi opereranno a partire dalla base siciliana di Sigonella, la maggiore infrastruttura militare che la Marina Usa possiede nel Mediterraneo.

Un’infrastruttura da 26 milioni di dollari

Il primo documento che fornisce dettagliate informazioni sull’installazione dei nuovi velivoli senza pilota è a firma dell’US Air Force, l’aeronautica militare statunitense. Stilato nel febbraio 2006, è costituito da alcune schede analitiche inserite nel “Military Construction Program. Fiscal Year 2007. Budget Estimates”, il programma per la realizzazione di infrastrutture militari da avviare con il bilancio 2007. Le schede descrivono proprio il “Global Hawh Aircraft Maintanance and Operations Complex”, progetto catalogato con il codice USAFE073006 “Nuova Missione Classificata”.

La richiesta di spesa per il centro operativo è di 26 milioni di dollari, 2/3 dei quali necessari per la realizzazione del complesso vero e proprio (“officine, spazi uffici, pavimentazione dell’area di arrivo e di stazionamento, l’istituzione di una forza di protezione/antiterrorismo”), ed il resto del budget per approntare le facilities di supporto (“pavimentazione, miglioramento dei siti, sistemi di comunicazione, forza di protezione passiva, demolizione e ricollocazione, supporto ambientale”).

Il piano insediativo per il nuovo megacomplesso per i Global Hawk prevede l’utilizzazione di una superficie totale di 5,700 metri quadrati di terreno dove costruire un nuovo hangar con quattro sezioni indipendenti per i velivoli. “L’hangar – si legge nella scheda predisposta dall’US Air Force - sarà costituito da una struttura di acciaio, costruzioni in muratura, tetto con giunture metalliche, pavimenti in cemento, un sistema antincendio altamente sviluppato, infrastrutture varie, pavimentazioni e reti per la comunicazione. Saranno necessarie la demolizione dell’esistente vano test motori così come le operazioni di bonifica ambientale”.

Ancora più dettagliata la descrizione delle finalità operative dell’infrastruttura. “Lo spazio hangar è necessario per supportare la manutenzione, il riparo e le attività ispettive dei velivoli che devono essere fatte necessariamente all’interno di una struttura coperta. Il velivolo Global Hawk richiede uno spazio interno per gli interventi, utilizzabile in qualsiasi momento, che garantisca le ispezioni previste, una migliore manutenzione dei sistemi di approvvigionamento carburanti, il riparo delle componenti aeree, le operazioni pre-volo così come quelle di miglioramento e modificazione di ordine tecnico. L’hangar assicurerà un’area per i depositi di macchinari e per supportare la manutenzione delle infrastrutture, ricevere componenti aeree, eseguire le operazioni di carico e stoccaggio ed ospitare gli spazi per gli uffici e i centri amministrativi”.

Ma è il passo successivo del documento a svelare l’identità della base militare destinata ad ospitare il complesso strategico. “L’area di stazionamento per il nuovo hangar è necessaria per supportare concretamente la nuova missione quando essa potrà essere integrata nell’esistente area di parcheggio di NAS Sigonella. Questo nuovo hangar assicurerà il supporto ad un totale di quattro velivoli Global Hawk”. Il supporto terrestre degli aerei avrà come protagonisti un Mission Control Element (MCE) ed un Launch and Recovery Element (LRE).

Questi elementi sono costituiti da persone (4 nell’MCE e 2 nell’LRE), computer, dispositivi per la comunicazione e shelter. “Il Mission Control Element sarà realizzato presso un luogo separato con il bilancio 2008. Una volta aviotrasportato, il Launch and Recovery Element condurrà il velivolo all’MCE”. Stando infatti alle linee progettuali del dispositivo militare, mentre l’elemento predisposto al lancio e al ricovero (LRE) deve essere assolutamente installato presso la base operativa dei Global Hawk, l’elemento di controllo della missione (MCE) può essere localizzato teoricamente ovunque.

Un successivo paragrafo del documento allestito dall’US Air Force conferma il ruolo centrale della base aereonavale siciliana per le future operazioni dei micidiali velivoli senza pilota. “Il Global Hawk (RQ-4) condurrà operazioni nel teatro europeo. Il luogo prescelto per la sua installazione manca di adeguate facilities che consentono la manutenzione di livello per lo svolgimento della missione del Global Hawk. NAS Sigonella sarà in grado di fornire alcuni spazi di parcheggio esistenti per supportare queste maggiori richieste, ma saranno necessarie aree aggiuntive per il nuovo hangar. Una struttura esistente per le operazioni di lavaggio dei velivoli ha già sede a NAS Sigonella per supportare la nuova missione. (…) Nel caso in cui non venisse realizzato il nuovo hangar, il velivolo non sarà in grado di realizzare le proprie essenziali missioni di riconoscimento nel teatro europeo”. Un’esplicita conferma che per il riparo e la manutenzione dei Global Hawk è operativa già da almeno un paio d’anni la base siciliana e come continui ad essere il vecchio continente lo scenario di una nuova proliferazione degli strumenti di guerra.

La scheda dell’Us Air Force sul “Global Hawh Aircraft Maintanance and Operations Complex” si conclude con un cronogramma di esecuzione del progetto: entro il gennaio 2007 la stipula dei contratti con le imprese; l’avvio dei lavori a marzo dello stesso anno; il completamento dei lavori entro il marzo 2009.

Global Hawk per la Marina a stelle e strisce

Il secondo documento ufficiale che conferma il ruolo di Sigonella quale principale base operativa per i Global Hawk delle forze armate USA è il report a firma del capitano Paul Bosco, vicecomandante NAVFAC (Naval Facilities Engineering Command), dal titolo “Navy Programs in Europe – A virtual tour of NAVFAC Europe” (I programma navali in Europa – Un tour virtuale di NAVFAC Europa). Il documento, datato 15 marzo 2006, descrive i più importanti programmi di costruzione e potenziamento delle infrastrutture della Marina Usa nell’area geografica che si estende dalle Azzorre sino a Bahrain e Djbouti, passando per Portogallo, Spagna, Italia, Grecia ed Egitto.

Un paragrafo è riservato alla stazione aeronavale di Sigonella: “la base rappresenta il secondo maggiore sforzo finanziario della US Navy (un programma di 535 milioni di dollari di cui è stato già completato l’85%), mentre si prevede per l’anno fiscale 2007 una spesa comprensiva tra i 20 e i 30 milioni di dollari per realizzare la facility per i Global Hawk della Us Air Force”. Il capitano Paul Bosco aggiunge che sempre nel 2007 tra i 10 e i 15 milioni di dollari saranno destinati per implementare a Sigonella lo “SPAWAR Mobile User Objective System” (un pericolosissimo sistema radar per le comunicazioni satellitari di ultima generazione), mentre altri 20-30 milioni di dollari saranno inseriti nel budget 2008 per altre infrastrutture militari presso lo scalo siciliano.

Anche la Marina militare statunitense punta all’acquisizione di Global Hawk da schierare nei principali teatri operativi. “Circa 40 velivoli UAV saranno dislocati in cinque siti: Kaneohe, Hawaii; Jacksonville, Florida; Sigonella, Italia; Diego Garcia, Oceano Indiano, e Kadena, Okinawa per assicurare la sorveglianza marittima in qualsiasi parte del mondo”, ha dichiarato nell’ottobre 2005 Dyke Weatherington, sottosegretario alla difesa con delega all’acquisizione di nuove tecnologie ed alla logistica. Un’ulteriore conferma ufficiale che l’Italia si trova sempre più al centro dei futuri piani di guerra USA.

Scheda: Caratteristiche e funzioni dei Global Hawk

I velivoli senza pilota di ultima generazione assumono un ruolo determinante nelle strategie di guerra permanente degli Stati Uniti d’America, sempre più proiettati ad affermare la propria superiorità tecnologica e militare in qualsiasi scacchiere mondiale. In un loro rapporto al Congresso degli Stati Uniti del dicembre 2000 dal titolo “Airborne Intelligence, Surveillance & Reconnaisance (ISR): The U-2 Aircraft and Global Hawk UAV Programs”, gli analisti Richard A. Best e Cristopher Bolkcom spiegano che “l’abilità ad accumulare un’adeguata e tempestiva informazione sulle forze nemiche è un obiettivo essenziale delle moderne operazioni militari. L’uso crescente di precise munizioni teleguidate (PGMs) che possono distruggere specifici obiettivi senza estesi effetti collaterali dipende innanzitutto dall’ottenimento di informazioni precise”.

Per sorvegliare e perlustrare vaste aree geografiche mondiali, dalla fine degli anni ’50 le forze aeree USA hanno utilizzato gli aerei-spia U-2 “Dragon Lady” operativi dalle basi di Beale (California), Osan (Corea del Sud), Akrotiri (Cipro), Istres (Francia) Taif e Prince Sultan (Arabia Saudita) e, naturalmente, Sigonella. Più recentemente gli U-2 hanno assunto un ruolo centrale per coordinare le operazioni di guerra contro l’Iraq nel 1991 e contro la Serbia nel 1999. “Gli U-2 – scrivono gli analisti statunitensi - hanno fornito durante l’Operazione Desert Storm il 30% di tutti i dati di intelligence, il 50% delle immagini fotografiche ed il 90% delle informazioni relative agli obiettivi terrestri nemici.

Successivamente in Kosovo gli U-2 hanno fornito più dell’80% delle immagini necessarie per i bombardamenti aerei alleati contro la Serbia. Nel XXI secolo il Global Hawk (RQ-A4) è destinato a sostituire gli U-2, accrescendone le capacità operative”. Quest’ultimo velivolo è infatti dotato di maggiore autonomia e raggio di azione e di migliorate capacità d’intelligence; inoltre presenta i vantaggi di essere teleguidato e di poter operare sfuggendo al controllo dei radar avversari.

Il Global Hawk ha già avuto il suo battesimo di guerra: dal 2001 l’US Air Force lo ha impiegato per oltre 6.000 ore di volo in decine di missioni in Afghanistan e Iraq. Le sue caratteristiche tecniche non sono comparabili con nessuno dei sistemi ospitati negli arsenali di morte: con un peso di 13 tonnellate il Global Hawk può volare a circa 600 chilometri all’ora a quote di oltre 20.000 metri; il velivolo è in grado di monitorare un'area di 103,600 chilometri quadrati grazie ad un potentissimo radar e all’utilizzo di telecamere a bande infrarosse. Le immagini registrate vengono poi trasmesse per via satellitare ai comandi terrestri. L’autonomia di volo di questo aereo senza pilota è invidiabile: 36 ore con un solo pieno di carburante. La sua rotta è fissata da mappe predeterminate, un po’ come accade con i missili da crociera Cruise, ma gli operatori da terra possono cambiare le missioni in qualsiasi momento.

“Gli odierni programmi del Dipartimento della Difesa prevedono la realizzazione di 12 velivoli Global Hawk nel periodo compreso tra il 2003 e il 2009”, affermano Richard A. Best e Cristopher Bolkcom. “Questi velivoli UAV dovrebbero essere forniti di piattaforme per i sensori EO/IR/SAR, e in una prima fase, secondo l’US Air Force, opereranno congiuntamente con gli U-2. Nel 2009 l’US Air Force vorrebbe produrre 4 velivoli Global Hawk di nuova generazione che potrebbero trasportare sensori SIGINT e che sostituiranno definitivamente gli U-2”.

Antonio Mazzeo

12 novembre 2007

E Clementina disse: "Il re è nudo"


Le richieste del gip Forleo e la memoria del pm Orsi.

L'attesa è durata un paio d'anni, ma alfine il momento è arrivato. Il giudice per le indagini preliminari di Milano nel luglio 2007 chiede al Parlamento di poter utilizzare nel processo sulle scalate le telefonate degli indagati (Giovanni Consorte e altri) ad alcuni parlamentari, tra cui Massimo D'Alema, Nicola Latorre e Piero Fassino. Il gip è Clementina Forleo. Il testo della sua richiesta è esplosivo. Perché dice che i politici coinvolti non sono "passivi ricettori di informazioni", né "personaggi animati da sana tifoseria", ma "consapevoli complici di un disegno criminoso".

Scoppia la polemica: può un gip ipotizzare elementi d'accusa, al posto del pm? e può farlo nei confronti di parlamentari? Il dibattito giuridico è interessante. Ma non può far dimenticare la sostanza politica della faccenda, ben soda sotto il più morbido piano giudiziario: anche a prescindere dagli aspetti penali, è chiaro che le scalate dell'estate 2005 sarebbero state impensabili senza robuste sponde politiche, a destra e a sinistra.

Lo confermano i testi delle telefonate, disponibili per la prima volta nella loro trascrizione ufficiale, allegati alla richiesta alle Camere. A destra si fa riferimento al "Gran Capo" (Silvio Berlusconi). A sinistra il ruolo dei Ds appare determinante: Latorre è il punto di contatto tra gli scalatori (Giovanni Consorte, Stefano Ricucci) e D'Alema; D'Alema è parte attiva nelle trattative (con Francesco Gaetano Caltagirone, con Vito Bonsignore, con non meglio precisati ambienti milanesi...).


La reazione di D'Alema è perfettamente berlusconiana. A Repubblica parla di «spazzatura». E aggiunge: «Non si può crocifiggere in questo modo un cittadino, formulando un giudizio che pare già una sentenza. Così salta per aria il sistema democratico...». Al Tg5 minimizza soffermandosi solo sulla battuta ironica a Consorte del «facci sognare»: «E che è, un reato dirlo? Questo è il tema per cui viene messa sotto accusa la classe dirigente? Lasciatemi dire che è un'indecenza».

Invece non c'è solo il tifo, gli elementi d'accusa sono consistenti. Lo conferma anche la memoria del pubblico ministero Luigi Orsi, al termine dell'indagine sulla scalata Bnl. Vi si parla della «contropartita politica» che Bonsignore chiede a D'Alema per venire incontro all'Unipol di Consorte nella scalata alla Bnl. E della volontà di «essere amico» di Unipol, annunciata da Caltagirone al deputato ds Nicola Latorre.

1. Consorte (indagato per aggiotaggio informativo e manipolativo nella scalata di Unipol a Bnl) il 14 luglio 2005 chiede a D'Alema di Bonsignore, lo vorrebbe alleato. E D'Alema: «Ho parlato con Bonsignore, che dice cosa deve fare, uscire o restare un anno... Se vi serve, resta... Evidentemente è interessato a latere in un tavolo politico». «Chiaro», risponde Consorte, «nessuno fa niente per niente». Nella memoria del pm Orsi al gip Forleo, ecco come la telefonata è spiegata: «L'on. D'Alema e Consorte trattano un tema specifico: il rapporto di Unipol con uno dei contropattisti, Bonsignore. D'Alema riferisce a Consorte che Bonsignore non vende la sua quota, rimane socio di Bnl per qualche tempo ma vuole una contropartita politica».

2. In un'altra telefonata del 14 luglio, Consorte parla con Latorre: «L'on. Latorre informa Consorte d'avere ricevuto una "chiamata" da Caltagirone, il quale gli ha confermato che venderà a Unipol (le sue azioni Bnl, ndr) perché vuole esserne amico». Queste e altre telefonate sono rilevanti per «l'indagato Consorte» perché «ai suoi interlocutori, proprio nel periodo in cui il reato di aggiotaggio si sta consumando, fornisce particolari operativi». Fino a commettere al telefono, per il pm, un secondo reato, diverso dall'aggiotaggio, l'insider trading, seppure nella versione più leggera: «Il 14 luglio Consorte informa D'Alema che lunedì 18 luglio Unipol lancerà l' Opa su Bnl. Questa comunicazione riguarda una notizia riservata (informazione privilegiata) che Consorte porta a conoscenza di una persona estranea al novero di quelle legittimate a conoscerne riservatamente» in base alla legge. Per il pm, già solo «così operando, Consorte consuma un fatto di insider trading (abuso di informazioni privilegiate), e la conversazione telefonica è l'unica fonte di prova di questo fatto di reato». (suo, non di D'Alema, perché chi riceve una notizia privilegiata incorre nel reato solo se la utilizza sul mercato).

3. Ci sono poi «la conversazione del 15 luglio in cui Consorte informa Latorre di avere già il 51% e mezzo di Bnl»; e «quella del 17 luglio con l'on. Fassino» nella quale, secondo il pm Orsi, «Consorte reitera la propalazione di informazioni privilegiate, scandendo i nomi dei soci che lo affiancheranno l' indomani nel lancio dell' Opa».

4. Per insider trading su Bnl, per il pm, dovrebbe essere indagato anche Stefano Ricucci per le telefonate del 7 e 8 luglio con Latorre.

5. Nell'inchiesta sulla scalata Rcs, i pm Giulia Perrotti ed Eugenio Fusco chiedono al gip l'uso delle sue «ripetute telefonate» con un senatore di Forza Italia, Romano Comincioli, «estremamente rilevanti per chiarire il quadro delle alleanze di cui Ricucci poteva godere nella scalata e, quindi, dei concorrenti nel reato» di aggiotaggio. Sul lato destro, secondo l'accusa, si sono dati da fare per gli scalatori almeno tre parlamentari di Forza Italia: Comincioli, Grillo e Cicu.

Ma proviamo a prescindere dalle ipotesi d'accusa penali, dai complessi reati d'aggiotaggio e insider trading, che saranno i processi a verificare. Restiamo sul piano politico. Sono cristallini i comportamenti di D'Alema, Latorre e Fassino?

1. I tre hanno trascinato il più grande partito della sinistra in una brutta storia. Niente di male a volere una banca per il movimento cooperativo, ma perché farlo schierandosi a fianco del peggio della finanza italiana, sdoganando furbetti e avventurieri?

2. Niente di male a volere una banca per il movimento cooperativo, ma perché farlo appoggiando protagonisti che violano l'intero campionario dei reati finanziari?

3. Niente di male a volere una banca per il movimento cooperativo, ma perché farlo offrendo in cambio contropartite politiche e accettando una bicamerale segreta che comporta lo scambio destra-sinistra (Bnl a sinistra, Antonveneta a destra e Corriere destabilizzato...)?
La Bicamerale segreta. «Compagno Ricucci»: quante critiche, quante offese, quante telefonate importanti abbiamo ricevuto per quel titolo. Che cosa aveva scritto Diario nel giugno 2005 e poi nei mesi seguenti? Aveva scritto che era in azione un composito gruppo di scalatori impegnati a geometria variabile ad assaltare due banche, Antonveneta e Bnl, e un giornale, il Corriere della sera. Che le tre scalate facevano parte di un unico piano che tentava di riorganizzare i poteri in vista della fine della fase di Berlusconi al governo. Che tra gli scalatori c’era la forte presenza dell’ala dalemiana. Che era in corso una Bicamerale segreta, una Bicamerale degli affari in cui pezzi della sinistra si erano accordati con pezzi della destra per preparare la nuova fase, quella dopo le elezioni, che contavano di vincere. Che l’agenda della politica era dettata dagli affari, questa volta anche a sinistra.
Allora queste erano poco più che intuizioni giornalistiche. Oggi sono diventate storia.

Ora i politici strepitano: che vergogna la pubblicazione delle telefonate! Il problema sono le intercettazioni, non quello che i politici nelle intercettazioni dicono. Ora proveranno a fare una legge per blindarsi dentro il Residence della Politica (il Palazzo pasoliniano non c’è più, con la sua drammatica grandiosità: è diventato un banale Residence cinque stelle multiservizi).

I politici coinvolti si difendono: erano solo chiacchiere e spiritosaggini, niente di penalmente rilevante. E che cosa c’è poi di male se la politica s’informa su quello che succede nella finanza? Ma resta lo sconsolante spettacolo dei vertici del maggior partito della sinistra beccati in flagrante, mentre seguono il progetto partorito da Giovanni Consorte, condito con una dose di irregolarità, scorrettezze e reati da far venire i brividi (se non ai vertici, almeno alla base del partito), che puntano tutto (la reputazione dei dirigenti, la credibilità del proprio simbolo elettorale) su un’avventura tentata insieme a una compagnia impresentabile di banchieri, palazzinari e finanzieri pronti perlopiù per la galera (per insider trading, aggiotaggio, appropriazione indebita, truffa, bancarotta fraudolenta, false fatturazioni, riciclaggio, associazione per delinquere...).

La Bicamerale segreta dell’estate 2005 era stata magistralmente riassunta da quella vecchia volpe di Clemente Mastella il 9 agosto di quell’anno: «Stiamo vivendo una strana stagione: chi vede arrivare la sconfitta elettorale prova a organizzare il proprio futuro; mentre chi pensa di vincere punta all’egemonia, a occupare spazi di potere. E lo fa direttamente o tramite chi gli è vicino». Aveva visto bene.

D’Alema merchant bank. Le scalate sono frutto di scambi multipli tra fronti diversi. «Più piaceri ora si fanno di qua, e più Gnutti potrà chiedere di là», dice il 7 luglio 2005 il finanziere Ettore Lonati. Le nuove telefonate rese note oggi confermano. D’Alema per Consorte è meglio di una merchant bank: si dà da fare con numerosi interlocutori. Il 4 luglio dice a Pierluigi Stefanini (oggi presidente di Unipol): «Ho fatto un po’ di chiacchiere anche milanesi... Insomma alla fine, se ce la fate, poi vi rispetteranno». Chi sono i «milanesi» a cui D’Alema è andato a chiedere «rispetto»?

Il 6 luglio è la volta dell’immobiliarista Francesco Gaetano Caltagirone: Giovanni Consorte chiama il senatore Ds Nicola Latorre per dirgli che Caltagirone si è defilato insieme ai suoi alleati immobiliaristi dalla scalata Bnl e vuole vendere la partecipazione del 27 per cento. Per questo Consorte chiede a Latorre l’intervento di D’Alema: «Sarebbe meglio che D’Alema chiamasse Caltagirone».

Convinto Caltagirone e amici a vendere a Unipol, c’è da convincere Vito Bonsignore, Udc. Dice D’Alema: «Ho parlato con Bonsignore, che dice che cosa fare, uscire o restare un anno? Se vi serve, resta... Evidentemente è interessato a latere in un tavolo politico...». E Consorte: «Chiaro, nessuno fa niente per niente» (14 luglio 2005).

Anche Gavio è interessato: «Come mai?», chiede Fassino, allora come oggi segretario del partito. E Consorte, paziente, glielo spiega: «Gavio entra perché ha capito che l’aria cambia e siccome lui ha l’Impregilo, vuole lavorare con le cooperative... Non c’è nessuno che fa niente per niente, Piero, a questo mondo!».

Del resto, Diario aveva raccontato già nell’agosto 2005 altre telefonate, altre pressioni: quelle di Fassino sul segretario dei Ds di Siena, Franco Ceccuzzi, perché convincesse il Montepaschi a schierarsi con Unipol. A Siena avevano resistito. Dunque si poteva dire no. Si poteva salvare almeno l’onore.

Anche il Corriere è nel mazzo degli scambi. Il 7 luglio 2005 Piero Fassino dichiara al Sole 24 ore: «Non c’è un’attività imprenditoriale che sia pregiudizialmente migliore o peggiore di un’altra. È tanto nobile costruire automobili o essere concessionario di telefonia, quanto operare nel settore finanziario o immobiliare». Ora sappiamo che quel giorno Stefano Ricucci alle 9.37 ha già letto il Sole, chiama Nicola Latorre e ringrazia: «Ti volevo dire che ho letto qui l’intervista di Fassino... Ha fatto una presa di posizione positiva su di me e io lo volevo ringraziare...».
Dopo tutto ’sto lavorìo, dopo tutta questa pericolosa esposizione, il risultato è un pugno di mosche: le scalate sono sconfitte, Consorte deve dimettersi. «Facci sognare! Vai!», gli dice D’Alema il 7 luglio. Ma il sogno si trasforma in un incubo.
Gianni Barbacetto