26 luglio 2008

Come il sogno imperiale americano è affondato in Iraq


Il 15 febbraio 2003, cittadini comuni di tutto il mondo si riversarono nelle strade per protestare contro l’invasione dell’Iraq che George W. Bush stava preparando. Manifestazioni si svolsero in tutto il globo, sia nelle grandi città che nelle cittadine, inclusa la piccola ma vivace protesta alla stazione McMurdo in Antartide. Circa 30 milioni di persone, che avevano avuto sentore dell’imminente catastrofe, parteciparono a quella che Rebecca Solnit, questa apostola della speranza popolare, ha definito “la più grande e più estesa protesta collettiva che il mondo abbia mai visto”.


La prima superficiale valutazione della storia ha bollato questa imponente protesta planetaria come un fallimento senza precedenti, considerato che l’amministrazione Bush, meno di un mese dopo, ordinò alle truppe Usa di varcare il confine con il Kuwait verso Baghdad.



Da allora è stata in gran parte dimenticata o, ancora meglio, rimossa dalla memoria ufficiale e da quella dei media. Tuttavia una protesta popolare è qualcosa di più simile a un fiume che a una tempesta; continua a scorrere in nuove aree, portando pezzi della sua vita precedente in nuovi regni. Di rado ne conosciamo le conseguenze se non molti anni dopo, quando, se siamo fortunati, ci appare infine chiaro il percorso tortuoso che ha seguito. Parlando per i manifestanti nel maggio 2003, solo un mese dopo che le truppe Usa erano entrate nella capitale irachena, la Solnit aveva dichiarato: “Probabilmente non lo sapremo mai con certezza, ma sembra che l’amministrazione Bush abbia deciso di abbandonare la strategia di bombardamenti massicci di Baghdad nota come Shock and Awe [“Colpisci e Terrorizza” NdT], perché gli abbiamo fatto capire che i costi in termini di opinione pubblica mondiale e fermento sociale sarebbero stati troppo alti. Il nostro essere milioni potrebbe aver salvato qualche migliaio o qualche decina di migliaia di vite. Il dibattito globale sulla guerra l’ha ritardata per mesi, un tempo che forse ha permesso a molti iracheni di fare scorte, scappare, prepararsi all’offensiva”.

Qualunque sia stato il giudizio della storia su quell’inaspettato momento di protesta, una volta che la guerra è cominciata, sono sorte – principalmente nello stesso Iraq – altre forme di resistenza altrettanto inaspettate. E i loro effetti sugli obiettivi più ampi degli strateghi dell’amministrazione Bush possono essere più facilmente delineati. Guardiamola in questo modo: in un Paese grande quanto la California, ma con 26 milioni di abitanti, un’accozzaglia di ba’athisti, fondamentalisti, ex membri dell’esercito, sindacalisti, laici democratici, leader tribali locali, ed esponenti religiosi attivi politicamente – spesso letteralmente pronti ad ammazzarsi fra di loro – nondimeno sono riusciti ad ostacolare i piani dell’auto-proclamata Nuova Roma, la “superpotenza”, e lo “sceriffo globale” del pianeta Terra. E questo, anche in questa prima superficiale valutazione della storia, potrebbe in effetti dimostrarsi un evento storico.

Il Nuovo Secolo Americano è andato disperso



È difficile oggi anche solo ricordare la visione originaria di George W. Bush e dei suoi alti funzionari su come la conquista dell’Iraq si sarebbe rivelata come un altro tassello della sua Guerra Globale al Terrore. Dal loro punto di vista, l’invasione avrebbe portato certamente a una rapida vittoria, seguita dalla creazione di uno stato vassallo che avrebbe ospitato basi militari Usa “permanenti” di importanza cruciale, dalle quali Washington avrebbe potuto diffondere il proprio potere da un capo all’altro di quello che amavano definire il “Grande Medio Oriente”.

Inoltre, l’Iraq sarebbe diventato velocemente un paradiso del libero mercato, zeppo di petrolio privatizzato che affluiva tassi record sui mercati mondiali. Come tessere di un domino, la Siria e l’Iran, intimoriti da una tale prova di forza americana, avrebbero fatto lo stesso, o grazie a un’ulteriore spinta militare, o perché i loro regimi – e quelli di altri 60 paesi nel mondo – avrebbero compreso l’inutilità di resistere alle pretese di Washington. Alla fine, il “momento unipolare” dell’egemonia globale degli Usa, iniziato a seguito del collasso dell’Unione Sovietica, si sarebbe dilatato in un “Nuovo Secolo Americano” (insieme con una Pax Republicana generazionale in patria).


Questa prospettiva naturalmente è oggi sorpassata, in gran parte grazie all’inattesa e tenace resistenza di ogni tipo all'interno dell'Iraq. Questa resistenza era composta non solo dall’insorgenza sunnita della prima ora, che aveva bloccato quella che Donald Rumsfeld orgogliosamente aveva definito “la più grande forza militare sulla faccia della Terra”. Non è troppo avventato affermare che, a tutti i livelli della società, normalmente a prezzo di grandi sacrifici, il popolo iracheno ha vanificato i progetti imperiali di una superpotenza.



Prendiamo, per esempio, la miriade di modi attraverso cui i sunniti hanno resistito all’occupazione del loro Paese praticamente dal primo momento in cui l’intenzione dell’amministrazione Bush di smantellare completamente il regime ba’athista di Saddam Hussein è divenuta chiara. La città a maggioranza sunnita di Falluja, come la maggior parte delle altre comunità in tutto il Paese, formarono spontaneamente un nuovo governo basato sulle strutture locali religiose e tribali. Come molte di queste città, era scampata ai saccheggi successivi all’invasione incoraggiando la creazione di milizie locali con funzioni di polizia per difendere la comunità. Ironicamente, l’orgia dei saccheggi avvenuti a Baghdad è stata, almeno in parte, una conseguenza della presenza militare Usa, che ha ritardato la creazione di tali milizie lì. Alla fine, comunque, le milizie confessionali avevano portato un po’ di ordine persino a Baghdad.

A Falluja, così come altrove, queste stesse milizie presto divennero strumenti efficaci per ridurre e – per un certo periodo – eliminare, la presenza delle forze armate Usa. Per buona parte dell’anno, trovandosi a fronteggiare gli IED [ordigni esplosivi improvvisati] e le imboscate degli insorti, l’esercito Usa dichiarò Falluja zona interdetta, si ritirò in basi all’esterno della città, e interruppe le violente incursioni nei quartieri ostili. Questa ritirata avvenne anche in altri città grandi e piccole. L’assenza di pattuglie delle forze d’occupazione risparmiò a decine di migliaia di “sospetti insorti” la violenza spesso letale che accompagna l’invasione del proprio Paese, e ai loro parenti case distrutte e familiari imprigionati.


Persino la più riuscita delle avventure delle forze armate Usa in quel periodo, ovvero la seconda battaglia di Falluja, nel novembre 2004, potrebbe anche essere interpretata, da un punto di vista del tutto diverso, come un successo della resistenza. Dal momento che gli Stati Uniti dovettero ammassare per l’offensiva una notevole porzione delle proprie brigate da combattimento (persino trasferendo truppe britanniche dal sud per compiti logistici), la maggior parte delle altre città furono lasciate in pace. Molte di queste città sfruttarono questo momento di tregua per instaurare, o consolidare, varie forme di governi autonomi e milizie di difesa, rendendo tanto più difficile per le truppe di occupazione controllarle.


La stessa Falluja fu distrutta, con il 70% dei suoi edifici ridotti in macerie, e decine di migliaia di residenti divenuti profughi – un sacrificio estremo che ebbe come inaspettata conseguenza il temporaneo alleggerimento della pressione sulle altre città irachene. Infatti, la ferocia della resistenza nelle aree a maggioranza sunnita dell’Iraq costrinsero le forza armate americane ad aspettare quasi quattro anni prima di tentare uno sforzo paragonabile a quello del 2004 per pacificare la ben organizzata resistenza sadrista nelle aree a maggioranza sciita del Paese.



La rivolta dei lavoratori dell’industria petrolifera

Spostandoci su un terreno di scontro totalmente diverso, pensiamo ai sogni dell’amministrazione Bush di legare la produzione petrolifera irachena alle proprie ambizioni in politica estera. Gli obbiettivi immediati, dal punto di vista degli strateghi americani, erano quelli di raddoppiare la produzione rispetto ai livelli precedenti la guerra e dare inizio al processo di trasferimento del controllo della produzione dallo Stato alle compagnie petrolifere straniere. Tre importanti piani energetici finalizzati a soddisfare questi obbiettivi sono stati finora vanificati dalla resistenza di quasi ogni segmento della società irachena. I lavoratori petroliferi iracheni, dotati di una buona organizzazione, hanno giocato un ruolo determinante in questo, utilizzando la loro capacità di bloccare di fatto la produzione al fine di impedire il trasferimento – solo pochi mesi dopo che gli Usa avevano rovesciato il regime di Saddam Hussein – delle attività dello scalo petrolifero di Bassora alla KBR, allora una controllata della Halliburton.

Questa e altre azioni di disobbedienza respinsero l’iniziale attacco al sistema di produzione petrolifero iracheno controllato dal governo. Tali atti posero inoltre le basi per i tentativi riusciti di impedire che venissero attuate le politiche petrolifere ideate a Washington, che intendevano trasferire il controllo delle prospezioni e della produzione alle compagnie straniere. In questi tentativi, ai lavoratori dell’industria petrolifera sono stati affiancati dai gruppi della resistenza, sia sunniti che sciiti, dalle amministrazioni locali, e alla fine anche dal nuovo Parlamento nazionale.

Lo stesso tipo di resistenza si estese anche all’intero elenco di riforme neoliberiste sponsorizzate dalla Autorità provvisoria della Coalizione (CPA), sotto il controllo degli Usa. Dall’inizio dell’occupazione, per esempio, ci furono proteste contro la disoccupazione di massa causata dallo smantellamento dello Stato ba’athista e contro la chiusura delle fabbriche statali. La gran parte della resistenza armata nacque come risposta alla violenta repressione di queste proteste nel periodo iniziale dell'occupazione.

Ancora più significativi furono gli sforzi fatti a livello locale per rimettere a posto i servizi governativi che non erano più forniti dalla CPA. Gli stessi governi locali quasi autonomi, che avevano incoraggiato la creazione di milizie armate, tentarono di mantenere in piedi o di sostituire i programmi di assistenza sociale di tipo ba’athista, spesso rubando il petrolio destinato alle esportazioni e rivendendolo al mercato nero per pagare i servizi, e accaparrarsi le risorse locali come la produzione di elettricità. Il risultato sarebbe stato la creazione di vere e proprie città-stato ovunque le truppe Usa non erano presenti, portando all’impossibilità da parte dell’occupazione di “pacificare” qualsiasi porzione rilevante del Paese.

Il movimento sadrista e l’Esercito del Mahdi dell'esponente religioso Muqtada al Sadr è stato probabilmente quello che ha ottenuto più successi – e che si è opposto maggiormente all’occupazione – tra i partiti politici sciiti dotati di milizie, e che ha tentato sistematicamente di sviluppare delle istituzioni parastatali. Esse hanno provato a venire incontro, anche se in maniera minimale, ad alcuni dei bisogni primari delle loro comunità, fornendo cibo, alloggi, e facendo da punto di riferimento per una serie di altri servizi che in un primo tempo erano stati assicurati dal governo ba’athista, ma sconfessati poi dagli occupanti statunitensi e dal governo iracheno che gli Stati Uniti avevano installato quando avevano “trasferito” la sovranità nel giugno 2004.

Gli occupanti americani si aspettavano che i loro progetti per una rapida privatizzazione e trasformazione dell’economia statalista avrebbero in effetti generato resistenza, ma essi erano convinti che questa sarebbe diminuita rapidamente una volta che la nuova economia avesse ingranato. Al contrario, mentre l’occupazione procedeva stancamente, le richieste di un cambiamento crebbero di intensità, mentre il Paese, nel caos e prossimo al collasso, divenne una prova lampante del fallimento delle politiche del “libero mercato” dell’amministrazione Bush.

Un’agenda irachena per il ritiro

I funzionari che gestivano l’occupazione si sono scontrati con le stesse problematiche in ambito politico. L'obiettivo originario dell’amministrazione Bush era quello di creare un governo stabile e filo-Usa, spogliato di qualsiasi controllo economico e politico sulla società irachena, ma che fosse un bastione di resistenza contro la potenza regionale iraniana. Tale visione, come gli aspetti economici e militari ad essa correlati, è scomparsa da lungo tempo sotto il peso della resistenza irachena.

Prendiamo, per esempio, le due elezioni irachene che tanta risonanza hanno avuto, e sono state celebrate dai media americani dominanti come un risultato eccezionale dell’amministrazione Bush nell’altrimenti perennemente autocratico Medio Oriente. All’interno dell’Iraq, comunque, esse hanno avuto tutt’altro aspetto. E' importante ricordare che gli Stati Uniti inizialmente avevano pianificato di mantenere un controllo diretto – attraverso l’Autorità provvisoria della Coalizione – fino a quando il Paese non fosse stato completamente pacificato e le riforme economiche non fossero state portate a termine. Quando la CPA divenne un simbolo odiato di un’occupazione indesiderata, i piani cambiarono e si pensò di installare un governo iracheno nominato, sulla base di riunioni delle varie comunità a cui però avrebbero potuto accedere solo coloro che erano favorevoli all’occupazione. Le elezioni generali sarebbero state posticipate fino al momento in cui non fossero stati garantiti vincitori completamente allineati ai piani di Bush. L’esplodere di proteste nelle aree a maggioranza sciita del Paese, proteste guidate dal Grande Ayatollah Ali al Sistani, costrinsero gli amministratori della CPA a passare a una strategia basata su elezioni dirette.



Le prime elezioni nel gennaio 2005 sancirono la vittoria di una consistente maggioranza parlamentare eletta su una piattaforma politica che chiedeva un calendario rigoroso per un completo ritiro delle forze armate Usa dal Paese. I rappresentanti americani decisero allora di fare pressione sul neo-eletto governo perché abbandonasse questa posizione.

Le seconde elezioni parlamentari nel dicembre 2005 ebbero uno svolgimento simile. Questa volta, i negoziati dietro le quinte riscossero solo un risultato parziale. Il neo-Primo Ministro, Nuri al Maliki, venne meno alle promesse fatte in campagna elettorale, appoggiando pubblicamente la continuazione della presenza militare americana, e questo causò delle crepe profonde nella coalizione di governo. Dopo un anno di negoziati poco produttivi, i 30 deputati sadristi presenti in parlamento, in origine un pezzo fondamentale della coalizione al potere guidata da Maliki, abbandonarono sia la coalizione che il governo in segno di protesta verso il rifiuto del Primo Ministro di fissare una data per la fine dell’occupazione. Successive richieste da parte del Parlamento che chiedevano una data certa per il ritiro furono ignorate tanto dal governo quanto dai funzionari statunitensi. Mentre Maliki rimase al suo posto senza una maggioranza parlamentare, la controversia contribuì a incrementare la popolarità dei sadristi e a diminuire l’appoggio verso gli altri partiti sciiti di governo.

Arrivati agli inizi del 2008, con l’approssimarsi delle elezioni provinciali a novembre, c’erano pochi dubbi che i sadristi sarebbero andati rapidamente al potere in molte province a maggioranza sciita, e, cosa più importante, a Bassora, la seconda città irachena e polo petrolifero del sud del Paese.
Per scongiurare questa debacle, le truppe governative irachene, appoggiate e consigliate dalle forza armate Usa, tentarono di cacciare i sadristi dalla zone principali di Bassora.

L’uso della forza militare per evitare una sconfitta elettorale ha rappresentato solo uno dei molti segnali che il governo iracheno avvertiva la pressione dell’opinione pubblica. Un altro è stato la riluttanza da parte del Primo Ministro Maliki a mantenere un atteggiamento ostile nei confronti dell'Iran. Malgrado i ferventi sforzi dell’amministrazione Bush, il suo governo ha promosso rapporti sociali, religiosi, ed economici tra gli iracheni e gli iraniani. Fra questi c'erano la facilitazione delle visite alle città sante di Karbala e Najaf per migliaia di pellegrini sciiti iraniani, così come il sostegno ad ampie transazioni petrolifere tra Bassora e le imprese iraniane, compresi i servizi di distribuzione e raffinazione, anticipando l’integrazione delle due economie energetiche. Le autorità Usa hanno posto il veto su un accordo militare formale fra i due Paesi, ma questo non ha fatto fare marcia indietro ai legami di cooperazione.

Il fiume della Resistenza

Con il procedere dell’occupazione, l’amministrazione Bush si è trovata a dover fronteggiare un’ondata di resistenza la cui intensità era inimmaginabile in precedenza, oltre ad essere sempre più lontana dagli obiettivi che si era prefissata. Oggi, città grandi e piccole in tutto il Paese sono generalmente sotto l’influenza delle milizie sciite e sunnite che, anche quando addestrate e pagate dagli occupanti, restano fortemente ostili alla presenza Usa. Inoltre, sebbene la disastrata economia irachena sia stata formalmente privatizzata, queste milizie locali – e i leader politici con cui si relazionano – continuano a chiedere a gran voce un ampio programma di ricostruzione e sviluppo economico finanziato dal governo.

La leadership politica formale irachena, rinchiusa nella blindatissima Green Zone di Baghdad controllata dagli Usa, pubblicamente è tuttora accondiscendente di fronte ai piani dell’amministrazione Bush di trasformare l’Iraq in un avamposto in Medio Oriente – che comporterebbero anche la presenza stabile di soldati americani in una serie di mega-basi nel cuore del Paese. Il resto della burocrazia governativa e il grosso della società civile sono sempre più insistenti nel chiedere una data ravvicinata per la partenza degli americani e una generale inversione delle politiche economiche introdotte per la prima volta con l’occupazione.



A Washington, tanto per i Democratici quanto per i Repubblicani, l’idea dell’avamposto resta al centro dell’agenda politica per l’Iraq in quest’anno di elezioni, insieme con un’economia neoliberista, che vede un settore petrolifero modernizzato in cui le multinazionali possano utilizzare le tecnologie più all'avanguardia per massimizzare la produzione di petrolio del Paese che al momento ristagna.

La resistenza irachena, di tutti i tipi e a tutti i livelli, ha comunque impedito che questa visione si concretizzasse. Grazie agli iracheni, la pomposa definizione di Guerra Globale al Terrore è stata trasformata in una guerra reale e senza speranza di cui non si scorge la fine.



Gli iracheni hanno però pagato un prezzo terribile per il fatto di aver resistito. L’invasione e le politiche economiche e sociali che l’hanno accompagnata hanno distrutto l’Iraq, lasciando la sua gente sostanzialmente in una situazione di indigenza. Durante i primi cinque anni di questa guerra senza fine, gli iracheni hanno sofferto più per la loro scelta di resistere che se avessero accettato e sopportato il predominio militare ed economico americano. Coscienti o meno che fossero, essi si sono sacrificati per arrestare l’avanzata militare ed economica di Washington nel Medio Oriente ricco di petrolio, sulla strada verso un nuovo Secolo Americano che ora non ci sarà mai.

È arrivato il momento che il resto del mondo si sobbarchi almeno una piccola parte del peso della resistenza. Proprio come le proteste mondiali che hanno preceduto la guerra sono state tra le fondamenta della resistenza irachena che era lì da venire, allo stesso modo ora altri, in particolar modo gli americani, dovrebbero opporsi proprio all’idea che l’Iraq possa mai trasformarsi nel quartier generale di una presenza permanente degli Stati Uniti - una presenza che, secondo le parole di colui che scrive i discorsi di Bush, David Frum, “darebbe all’America un controllo così totale della regione da superare quello di qualsiasi altra potenza dal tempo degli Ottomani, o forse persino dei Romani”. Dopotutto, a differenza degli iracheni, i cittadini degli Stati Uniti sono in una posizione unica per seppellire per sempre questo sogno imperiale.



* Questo saggio è stato adattato dal capitolo conclusivo del libro di Michael Schwartz War Without End: The Iraq Debacle in Context, che sarà pubblicato prossimamente.


Michael Schwartz, Professore di Sociologia presso la Stony Brook University, ha scritto molto sulla protesta popolare e l’insorgenza. Le sue analisi sull’avventura americana in Iraq sono apparse regolarmente su Tomdispatch.com, così come su Asia Times, Mother Jones, e Contexts. Il suo prossimo libro scritto per Tomdispatch, War Without End: The Iraq Debacle in Context (Haymarket), analizza come la geopolitica militarizzata del petrolio ha portato gli Usa a smantellare lo Stato e l’economia iracheni alimentando una guerra civile a carattere confessionale.



(Traduzione di Palmiro Notizia per Osservatorio Iraq)


23 luglio 2008

La fabbrica degli imbecilli




Il titolo non è un remake del detto: "La mamma degli imbecilli è sempre incinta".
Avendo comunque usato un termine così crudo, una premessa è doverosa.
Nessuno deve sentire come indirizzato a sé il contenuto dell'articolo, non è a questo scopo per cui lo scrivo e dare dell'imbecille a qualcuno è l'ultima delle mie intenzioni.
Una delle definizioni del termine della lingua italiana imbecille viene normalmente usata come insulto, dicasi di persona ritenuta poco intelligente, o che fa cose stupide.
Quella a cui mi riferisco è in realtà un tentativo di tradurre una definizione particolare del termine della lingua inglese “dupe” difficilmente riscontrabile nei dizionari, che oltre a significare babbeo, gonzo, sempliciotto, stupido e appunto imbecille, ha un preciso significato che nientemeno è un prerequisito per la costituzione di un nuovo ordine mondiale, con tanto di cultura globale piatta piatta, livellata, unificata.


Il Dupe
La definizione è spesso omessa nei dizionari, ma molto frequentemente usata colloquialmente, e mai in comunicati scritti, negli ambienti delle PR, del Marketing e della Propaganda. E' un termine per gli addetti ai lavori nato prima negli Stati Uniti e poi diffuso a livello internazionale a seguito della globalizzazione in atto sul pianeta.

Dupe: Un individuo che stato fatto diventare fautore di insiemi di concetti prefabbricati, consapevolmente quando il dupe agisce per vantaggio personale, oppure senza che ne sia consapevole, acquisendo la sua fiducia cieca e approvazione incondizionata con artifici e menzogne credibili o spin*, o con l'aiuto di prove indotte, generalmente false o per lo meno ambigue e contorte.


*Spin: una particolare interpretazione di fatti o eventi, non necessariamente veritiera (come quelle usate dai politici per influenzare “l’opinione pubblica”)



Spin doctor:
una persona delle pubbliche relazioni che cerca di contrastare pubblicità sfavorevole fornendo una interpretazione favorevole di parole o azioni di una società, di un politico o di una persona famosa. Gli argomenti promossi a difesa possono essere anche completamente falsi.
Il dupe è uno strumento necessario per la diffusione di una linea ideologica, di mercato o politica, oltre che per creare un pubblico favorevole per il raggiungimento di fini specifici.
Il dupe o imbecille, nel gergo di quegli ambienti, è un ruolo, una parte in cui vengono fatte entrare delle persone adattabili, in maniera consapevole o meno, al fine di promuovere prodotti, servizi, stili di vita, culture sintetiche per creare una società sintetica costituita da individui con una personalità altrettanto sintetica.


Abbiamo a che fare con due tipi di dupe.
Uno è il dupe consapevole, ovvero la persona che sa che gli stanno raccontando una storia e che può trarre del profitto diffondendola al vasto pubblico.
L'altro è il dupe inconsapevole, quello più genuino, perché non c'è nessuna predeterminazione nel suo operato, ma crede veramente alla storia che gli raccontano e con ingenuità infantile cerca di trasmetterla ad altri con la passione di chi ha un proprio credo per cui fare proseliti e da difendere strenuamente.
Questo tipo di dupe è quello preferito dai padroni del mondo perché non costa assolutamente nulla e la sua opera non termina mai, a meno che la sua mente non venga prima liberata dalle false credenze indotte. Diversamente il dupe genuino nemmeno si porrà la domanda se quello che sostiene con fervente ardore sia vero o falso. Non è un infiltrato, ma dati disinformanti agiscono da infiltrati nella sua mente.


L'altro dupe invece è costoso, in quanto è specializzato, ha anche qualcosa della talpa, dell'infiltrato, sa cosa deve dire e fare, e cosa non dire e non fare, ma è altrettanto necessario soprattutto nelle emergenze, quando c'è da rafforzare una tesi che sta traballando a causa di verità o consapevolezze emergenti che potrebbero ledere interessi che si stanno proteggendo.
Per esempio, diventa sempre più noto che una dieta a base principalmente di frutta e verdura, come la dieta senza muco, con esclusione di prodotti animali, migliora la salute. Il consumo di tali prodotti diminuisce e questo compromette il mercato, sempre per esempio, dei prodotti caseari.
Qualcuno dello staff di un fantomatico ufficio che si occupa di osservare le statistiche dei consumi avverte l'ufficio marketing dell'industria interessata che le statistiche dei latticini sono in crescente calo da tre settimane. Lo staff dell'ufficio del marketing avverte l'ufficio del PR e lo informa della situazione. L'omino delle PR chiama il dirigente dell'agenzia che ha la concessione per la pubblicità sui media, lo informa del problema e gli dice, telefonicamente: “Activate a dupe!” o se la situazione è davvero critica: “Activate all the dupes”.

Nel primo caso, che potrebbe essere tradotto in questo modo:”Metti in moto un imbecille”, in italiano non suona molto bene, ma nell'ambiente della propaganda è quasi un termine tecnico, l'agenzia di pubblicità contatta la redazione di una TV, prenota uno spazio per inserire qualcosa tipo la “Risposta dell'esperto” per mettere in onda lo spin* appropriato. Il responsabile della rubrica “Salute & Benessere” chiama un'ipotetica associazione dei dietologi o dietisti (qual è poi la differenza?) chiedendo di mandare un esperto (il termine dupe scompare a un certo punto della linea) che possa confutare teorie strambe in circolazione, che stanno disturbando il corretto andamento del mercato. Al prescelto, il dupe di turno, vengono forniti tutti i dati e quando si presenta in televisione alla domanda “Cosa pensa della dieta senza muco?”, risponderà, creando allarmismo, che una dieta principalmente a base di frutta contiene fruttosio in eccesso e questo può portare all'insorgenza del diabete e in più, senza un adeguato consumo di latticini, in breve tempo la carenza di calcio che si produrrebbe escludendo i prodotti caseari dalla proria dieta alimentare farebbe insorgere l'osteoporosi.



Suona molto bene vero? E fa senso a leggerlo e ancor di più a sentirlo uscire dalla bocca di un Dott. Prof. Ecc. in camice bianco. Ed è assolutamente falso, anche se sono sicuro che uno scienziato sarebbe capace di fare venire il diabete a un ratto nutrendolo con fruttosio sintetico per via endovenosa per un mese e dire al cliente: ”Ecco il risultato che mi ha chiesto di produrre: ”Troppo fruttosio fa venire il diabete”. E qualcosa di simile l'hanno pure fatto.
Il comunicato può anche variare, dipende da chi paga, l'industria latteo casearia, piuttosto che quella della carne o della pasta, ma lo scopo è fornire, a seguito di ogni contestazione dei loro prodotti, prove contrarie provenienti da ricerche pilotate ad hoc.


Una volta sentito il comunicato dalla TV, il dupe genuino, spontaneo, sicuro che tutto ciò che esce dalla bocca di un'Autorità o Esperto sia la sacrosanta verità, andrà in giro per tutto il web scrivendo su blogs e forums o rovinerà la pausa caffè ai colleghi informandoli con entusiasmo di non mangiare assolutamente frutta perché troppo fruttosio fa venire il diabete e di mangiare anche il gorgonzola a colazione assieme alla brioche e il cappuccino altrimenti ti viene l'osteoporosi, lo ha detto ieri sera la televisione!
In una situazione considerata più grave potrebbero venire attivati dupes su più fronti per rafforzare la tesi contraria a quella sostenuta da terzi, e nella condizione attuale in cui si trova la società vince la tesi o parte che ha più fonti da fornire. Che poi dicano cose assolutamente false è completamente irrilevante, quello che conta è l'impatto numerico.


Ci sono anche dei dupes eccellenti, a capo di associazioni note per essere fonti di disinformazione che diventano essi stessi vittime delle bugie che diffondono, come il presidente dell’AMA (American Medical Association), Ron Davis a cui è stato diagnosticato il cancro al pancreas e, coerentemente con la linea promossa dall'associazione di cui è presidente, si sottoporrà alla chemioterapia, negando a se stesso ogni ulteriore possibilità di salvezza. Questo è il comunicato ufficiale diffuso dall’AMA:
AMA president diagnosed with serious form of cancer


Potere e profitto in una civiltà sintetica
Ci si potrebbe domandare perché esistano persone impegnate nell'ingannare i loro simili fino a questo punto. (In effetti non li considerano loro simili, considerando se stessi un'élite). La ragione ha a che fare con il controllo deviato per il profitto indiscriminato.
I dupes sono lo strumento dei signori del mondo per controllare la popolazione mondiale. E’ un controllo aberrato che viene perpetrato con l'ausilio della menzogna. Riempire la mente di dati falsi rende le persone incapaci di valutare. Ogni cosa che ascolti o leggi nei vari media viene riportata in modo falso, non obbiettivo.


Miriadi di teorie scientifiche sono false o inconcludenti. La scienza medica eccelle in questo, la scienza dell’alimentazione, ammesso che esista una tale scienza, arriva seconda.
La pubblicità è assolutamente menzognera e per quanto possa essere irrilevante quando dice che un detersivo lava più bianco di un altro, quando invece afferma che un prodotto alimentare lavorato industrialmente, biologicamente morto o morente, con conservanti e altri additivi aggiunti, protegge il sistema immunitario, inganna illudendo le persone riguardo alla loro salute.
Tutta questa civiltà è falsa, non c’è un settore libero dalla menzogna, se non piccole nicchie ignorate dai media o persino oscurate, ogni cosa è stata alterata per farla diventare un mondo di favole in cui individui privi di certezze reali vivono una vita falsa.


Quando un essere è consapevole della propria essenza spirituale vede le cose e il mondo come sono veramente ed è impossibile ingannarlo, ed è questa la ragione per cui i signori del mondo intendono ridurlo al pari di uno zombie
Il modo di farlo è quello di privare gli individui dei principi etici e della consapevolezza della loro vera essenza spirituale sostituendoli gradualmente con i principi del più solido materialismo.

Le notizie, anzi le cattive notizie, diffuse dai telegiornali vengono messe in onda solo per instaurare una stato di malessere nella società, il dovere di cronaca è in realtà un servizio a pagamento e che è suscettibile agli interessi in gioco.

Per esempio si parla pochissimo della violazione dei diritti umani da parte del governo cinese, per timore dei politici di irritarlo e che senza la Cina non potremo più trovare nemmeno un cacciavite in ferramenta. Viene invece steso il tappeto rosso alle Olimpiadi. Gli interessi coinvolti nelle Olimpiadi, rendono molto più redditizio parlarne. I diritti umani non pagano ed è politicamente corretto farne solo qualche piccolo accenno scaglionato nel tempo, per dire all'occorrenza: "Ne abbiamo sempre parlato, il governo ci tiene particolarmente al rispetto dei diritti umani".


Le varie rubriche scientifiche servono per iniettare continuamente nella società il siero della disinformazione, proponendo cure farmacologiche per malattie che sono il risultato di stili di vita proposti dagli stessi media. Sono molto ben studiati questi programmi perché le affermazioni degli “esperti” sembrano avere molto buon senso. Alla domanda che viene fatta dal conduttore seguendo un copione già scritto, tipo: ”Lei cosa consiglierebbe per combattere questa malattia?”, l'esperto, seguendo anch'egli fedelmente il suo copione che ormai conosce a memoria, risponde: ”Innanzitutto consigliamo una dieta alimentare sana, esercizio fisico, e uno stile di vita sereno che riduca lo stress. Tuttavia se nonostante questo la malattia persistesse, è assolutamente necessario il ricorso alla cura farmacologica o all'intervento chirurgico.” A volte sia il conduttore che l'esperto sanno che le diete proposte dalla medicina ortodossa non omettono quei cibi che producono la malattia, che i pazienti faranno esercizio per una settimana e poi rimpiomberanno sul divano davanti alla TV, e che uno stile di vita che non produca stress difficilmente verrà adottato, e avranno ottenuto l'obbiettivo del loro sponsor. E avranno anche fatto con chi li ascolta la bella figura di non aver sbattuto subito in faccia il flacone delle medicine o la prospettiva del letto operatorio.



I vari programmi che forniscono risposte date da psicologi e psichiatri ai problemi dell’essere umano servono a fornire cure psichiatriche (una cura psichiatrica non significa altro che prescrizione di psicofarmaci) che affondano ancora di più chi vi si sottopone e a trasformare ogni forma di aberrazione in diversità, quindi non più da risolvere ma da considerare come parte del comportamento socialmente accettabile, con conseguente deterioramento sociale.
I programmi demenziali servono a far ridere il pubblico portandolo a un livello culturale così basso mai raggiunto fino ad ora e a distrarre l’attenzione necessaria per risolvere i problemi che inevitabilmente, in questa era, affliggono ogni essere umano, problemi derivanti da stili di vita deleteri creati ad hoc dai signori del mondo.
La pubblicità promuove prodotti industrialmente lavorati dannosi per la salute anche secondo la medicina ufficiale, spacciandoli addirittura per salutari. Le autorità sanitarie approvano la messa in commercio di tali prodotti e poi rimproverano le mamme perché danno le merendine confezionate ai bambini, le stesse da loro precedentemente approvate.


Le manifestazioni sponsorizzate dalle multinazionali della birra hanno lo scopo di convertire e consolidare gli adolescenti all'alcolismo.
I programmi per bambini servono per promuovere prodotti confezionati che sono un insulto alla loro salute, associati a giochini inseriti nelle confezioni, per far sì che poi facciano pressione sui loro genitori perché li acquistino.
Alcuni direttori dei telegiornali, dupes consapevoli, ma spesso anche inconsapevoli perché essi stessi non riescono a sottrarsi agli effetti della disinformazione da loro promossa, hanno la loro scaletta di comunicati degli inserzionisti mascherati fra le notizie, sotto forma di consigli, come quelli di vaccinarsi per l’influenza, di proteggersi dal sole con creme e occhiali che filtrano i raggi UVA, di bere latte come fonte di calcio, ecc.

Il mondo della politica, e questo riguarda i governi di tutti i paesi del mondo, non è certo carente di dupes, sono quei politici lobbisti che promuovono leggi favorevoli ai bisogni delle multinazionali che probabilmente li hanno messi lì finanziando la loro campagna elettorale, o li hanno agganciati dopo la loro elezione. La presentazione di leggi e la loro approvazione, per la prescrizione di metilfenidato ai bambini, commercializzato come Ritalin, per il trattamento di una malattia inventata come l'ADHD, non può che essere fatta da quei ministri, dupes eccellenti che favoriscono le case farmaceutiche.



Quei medici che hanno promosso farmaci di una specifica marca dietro compenso, a volte mascherato sotto forma di regali da parte delle case farmaceutiche come computer, televisori al plasma, soggiorni in paesi esotici, ecc, come riportato dalla stampa in diverse occasioni, sono dupes di quelle multinazionali.
La lista potrebbe essere molto lunga, dovrei scrivere un libro per elencare tutte le menzogne note, mancherebbero comunque quelle ancora non scoperte, è solo uno spunto per invitarti a ricercarne tu stesso.


I dupes del mondo spirituale
L'uomo è composto, per così dire, di spirito mente e corpo, e lo spirito è l'elemento fondamentale.
Quando si è consapevoli, dicendo "IO" ci si riferisce allo spirito, perché si è lo spirito, non si ha uno spirito, quando si è identificati nel corpo si pensa di esserlo e ci si riferisce allo spirito come al mio spirito o alla mia anima, ed è un errore in quanto, rimarcando, non si ha uno spirito, ma lo si è.
La globalizzazione, che in se non sarebbe una cosa negativa, se non fosse che è appannaggio arrogato di un sistema economico senza scrupoli, ha assorbito anche la New Age. Per New Age s'intendono stili di vita, filosofie, religioni, terapie ecc. di un mondo nuovo, spiritualmente evoluto, oltre a un settore di mercato che ha a che fare con la vendita di beni e servizi "alternativi" connessi alla visione magica ed olistica del mondo. Questo sarebbe un reale progresso, in quanto mettere a disposizione servizi e beni intesi al miglioramento dell'essere umano dal punto di vista olistico è solo desiderabile. Ma...

Il mondo economico invece di combattere i movimenti che possono creargli fastidi, semplicemente li ingloba nel suo sistema traendone anche del profitto. Negli anni sessanta, sorse il movimento hippy, e gli appartenenti abbandonarono anche il vestire convenzionale, e iniziarono a indossare abiti coloriti e apparentemente stonati rispetto alla moda in voga in quel momento. Dopo che furono distrutti dalla Cia, con l'ausilio anche della psichiatria, che finanziò la diffusione del concetto dell'amore libero e del LSD, il loro modo di vestire fu assorbito dal sistema economico che diede vita a una moda, e non fu più possibile distinguere un hippy da un comune cittadino attratto da quella moda.



In questo periodo pieno di incertezze c'è un fenomeno che sta esplodendo, e il libro "The secret" di Rhonda Byrne è uno dei tanti esempi che potrei fare. In esso si parla della legge dell'attrazione, una delle capacità dell'essere spirituale, e il successo editoriale di questo libro dipende dal fatto che questa legge viene proposta per l'acquisizione di benessere materiale, ricchezza e potere. Leggilo o rileggilo tenendo presente quanto ho appena scritto e vedrai che, spogliato di tutto il contorno, il diventare ricchi è il fine proposto, anche se rivolto allo spirito, ma lo allontana dai suoi orizzonti e scopi primari, la consapevolezza del vero sé.
Non c'è niente di male nel diventare ricchi, e gli spiriti elevati attirano incidentalmente prosperità e ogni cosa di cui abbiano bisogno, ma è diverso dal farne il proprio scopo.


Molti hanno acquistato quel libro, io di libri ho la fortuna di riceverne in omaggio, ma non sono diventati né ricchi né potenti, e allora sono venuti alla ribalta una miriade di guru, che promettono di insegnare come usare la legge dell'attrazione, e spiegano che chi non ha successo è perché non ha "the secret of the secret", the secret non basta e loro possono rivelarlo in sedute di gruppo o individuali.
Su quest'onda sono sorti facilitatori, maestri di vita, coach, angeli custodi, guide spirituali, ipnotizzatori e tutti promettono di fare diventare ricchi dopo un paio di seminari.
Sono i dupes della New Age.


Si potrebbe parlare a lungo anche del channeling e spiriti reincarnati che dichiarano di essere venuti sulla terra per aiutarci per ordine di entità divine, ma quanto detto è già sufficiente, quello che si vuole far notare è che il mondo economico sta inquinando anche il mondo spirituale solidificandolo, materializzandolo, rendendo più difficile il risveglio della coscienza e comprensione della nostra vera natura spirituale.
Questa globalizzazione del mondo spirituale è il fiore all'occhiello dei signori del mondo. Le persone che si liberassero dalle catene dell'usuale comune disinformazione dei media e cercassero un percorso spirituale che potrebbe renderle totalmente libere e consapevoli, se seguissero questi percorsi apparentemente spirituali incapperebbero in un'altra trappola del materialismo, seppure più raffinata.


Per creare il nuovo ordine mondiale è necessario togliere i punti di riferimento di un essere spirituale, e questi sono i suoi principi etici innati. Questi punti di riferimento sono necessari per trarre un giudizio corretto su cosa sia giusto o sbagliato. Una volta tolti di mezzo i principi etici, il risultato è un essere "rammollito" non più in grado di differenziare facilmente il vero dal falso e suscettibile ad ogni genere di spin.
Se poi gli togli anche i mezzi per risvegliare la sua coscienza, impedendogli di riacquistare la consapevolezza del vero sé, cioè di chi è veramente, condizione necessaria perché possa ritrovare nuovamente i suoi principi, l'intero processo diventa un gioco da bambini.


Quello che la globalizzazione del profitto indiscriminato sta cercando di implementare è una religione universale che assomiglia a un minestrone, anzi a un passato di verdura dove i singoli elementi non sono più riconoscibili e il gusto indefinito. Un insieme di pratiche, riti e culti che non portano da nessuna parte e chi si dedicasse ad esse verrebbe gratificato di una estatica confusione, rilassata inconsapevolezza e completa accettazione del nuovo ordine.
Se un Nuovo Ordine Mondiale, quello conosciuto come NWO, ci sarà, sarà in un mondo di dupes.


Meglio darsi da fare perché ciò non avvenga, altrimenti Matrix non sarà solo un film di fantascienza. Forse non è mai stato un film di fantascienza, ma un documentario.
"Ci sono campi, campi sterminati, dove gli esseri umani non nascono, vengono coltivati. A lungo non ho voluto crederci, poi ho visto quei campi con i miei occhi..."
Morpheus - Matrix

di Luciano Gianazza


Chiamamola Oligarchia, invece di democrazia.

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Interessi globalizzati, intrecci finanziari internazionali, predominio della finanza mondiale, angherie e miserie nostrane, nuovi centri di potere, crisi energetica. Uno sguardo un po' attento sui media, anche quelli mainstream, ci suggerisce uno scenario del genere. Uno scenario nel quale, sia sul piano locale sia sul piano planetario il grande potere si concentra nelle mani di pochi. Questo è un fatto.
Da anni ed anni si parla della pervasività di poteri internazionali più o meno occulti; e credo a ragione. Ma credo anche che sia giunto il momento di togliere loro quell'aura mistica che gli hanno affibbiato durante gli anni le varie 'agenzie del complotto globale'. Uso questo termine con simpatia perché tantissimi lavori sul predominio delle lobby bancarie mondiali sono ineccepibili. Ma dobbiamo cominciare a considerare lorsignori non degli illuminati in possesso di chissà qualità al limite del reale. Sono soltanto dei profittatori di origine bottegaia che con l'avvento della borghesia europea hanno capito che il controllo della merce delle merci (la moneta) valeva più della ricchezza materiale prodotta dalla natura e dal lavoro degli uomini.
Pensiamoci bene. In ognuna delle città in cui viviamo, specialmente se medio piccole, ci sono le solite poche famiglie di banchieri, palazzinari, imprenditori, mafiosi e affaristi vari che tirano le fila. Assistiti dai soliti nani cocchieri partoriti dalla politica locale e dal circuito dei media di riferimento. Comandi la destra o la sinistra, la musica è sempre la stessa (ci sono le dovute eccezioni, ma l'andazzo è lo stesso). Questa storia va avanti ormai da cinquemila anni almeno.
Da un paio di secoli il mondo ha cominciato ad essere sempre più globalizzato sotto la spinta della tecnologia, dell'industria nonché della standardizzazione culturale e antropologica. Le posizioni di preminenza dei vari Morgan, Warburg, Rothschild, Lazard, Rockefeller (le famiglie sono una ventina non di più) hanno cominciato a pesare come macigni sul mondo quando questi signori hanno preso in mano il sistema delle banche centrali e hanno cominciato a stampare la moneta. Di fatto è stato creato un meccanismo, neanche tanto occulto per la verità, con il quale le operazioni a debito vengono scaricate sulla collettività (vedi il salvataggio delle banche) mentre quelle remunerative (gli interessi percepiti dagli stati cui le banche centrali prestano letteralmente il danaro circolante) finiscono solo in tasche private.
Per mesi ho cercato un esempio che calzasse a pennello per descrive la situazione e credo di averlo trovato. Il mondo, finanziariamente, è il casinò di tutti. La sensibilità che va per la maggiore in questa bisca è che più hai, più giochi, più sei degno di stare lì dentro. In questa sala da gioco però solo una famiglia è autorizzata a fabbricare le fiches. Anche i membri di questa famiglia giocano ai tavoli. Se io cittadino del mondo voglio delle fiches sono obbligato a dare in cambio preziosi o il mio lavoro. In più mentre tengo in mano quelle monete di plastica sono obbligato anche a dare alla cassa anche un interesse sempre in fiches, proporzionato alla quantità che detengo ovviamente. Interesse correlato al tempo in cui le tengo in mano. Se perdo, per avere altre tessere, debbo consegnare alla cassa altri preziosi o altro lavoro. Se perdo tanto fallisco e mi impediscono di giocare, ma anche di prendere da bere e da mangiare, perché tutto si paga in monete di plastica. Se invece a perdere forte è un membro della famiglia che tiene la cassa, questa sarà autorizzata a stamparsi altre fiches di fatto diminuendo il valore di quelle di tutti gli altri giocatori, che quando le daranno indietro alla cassa per riavere i preziosi avranno perso parecchio potere di acquisto. In questo casinò c'è una sala dove si gioca ancora più forte, ancora più veloce, ancora più d'azzardo: è la Borsa.
Detto questo però occorre domandarsi: ma se le elites finanziarie non ci fossero ce ne sarebbero altre? Probabilmente sì. Probabilmente la Chiesa avrebbe un peso maggiore, probabilmente ci sarebbero altri attori. La storia dell'Unione Sovietica è emblematica; è una costante, da secoli i destini di interi popoli sono guidati da pochi. La verà novità dell'evo moderno non sta tanto nell'abbandono o nella prosecuzione di questa pratica (la Roma imperiale faceva le guerre per motivi in parte simili a quelli per cui le hanno fatte gli Usa o l'Urss) ma nella folle accelerazione imposta dalla rivoluzione industriale. Una accelerazione che per essere mantenuta abbisogna che il meccanismo 'consuma, produci, compra, spreca' sia sempre in perfetta efficienza. La vera cesura sta nel fatto che oggi viviamo nell'epoca dei limiti. Gli uomini nella storia di errori ne hanno commessi tanti. Anche di grossi. Mai però ad un errore di pochi, o di molti, è stata strettamente correlata la possibilità di mandare a ramengo l'intero genere umano o ampie porzioni di esso (non che la cosa custodisca in sè una sinistra prospettiva positiva, almeno sul piano estetico). Come dice Giulietto Chiesa, oggi viviamo nell'epoca dei limiti. I cosiddetti 'illuminati' che guidano il carro la cosa non la capiscono. O meglio la capiscono ma non la comprendono perché da ex bottegai quali sono, sono stati completamente pervasi dal meccanismo perverso ed idiota che loro stessi hanno creato.
A questi signori, seppur potenti, va tolto il manto di sacralità, che i tanti loro destrattori gli hanno tributato. Bisogna cominciare ad irriderli, a prenderli per il culo, a inchiodarli al loro essere i più ricchi pezzenti mai vissuti sulla terra. Vanno inchiodati alle loro responsabilità. La satira dovrebbe cominciare a chiamarli per nome e cognome e a spernacchiarli. Sono nani immani, ma sempre nani rimangono. In tutto questo contesto l'Italia non è che una provincia, più imputtanita e corrotta delle altre. Il nostro premier, i nostri politici di destra e sinistra, i poteri forti nostrani, seppur squalificati, sono solo domestici di taglia ancor più ristretta. Sputi cordiali.
(Per eventuali soluzioni - una democrazia diretta adatta ai nostri tempi, per esempio - citofonare Massimo Fini o consimili; io sono a secco di idee per ora.

di Marco Milioni

26 luglio 2008

Come il sogno imperiale americano è affondato in Iraq


Il 15 febbraio 2003, cittadini comuni di tutto il mondo si riversarono nelle strade per protestare contro l’invasione dell’Iraq che George W. Bush stava preparando. Manifestazioni si svolsero in tutto il globo, sia nelle grandi città che nelle cittadine, inclusa la piccola ma vivace protesta alla stazione McMurdo in Antartide. Circa 30 milioni di persone, che avevano avuto sentore dell’imminente catastrofe, parteciparono a quella che Rebecca Solnit, questa apostola della speranza popolare, ha definito “la più grande e più estesa protesta collettiva che il mondo abbia mai visto”.


La prima superficiale valutazione della storia ha bollato questa imponente protesta planetaria come un fallimento senza precedenti, considerato che l’amministrazione Bush, meno di un mese dopo, ordinò alle truppe Usa di varcare il confine con il Kuwait verso Baghdad.



Da allora è stata in gran parte dimenticata o, ancora meglio, rimossa dalla memoria ufficiale e da quella dei media. Tuttavia una protesta popolare è qualcosa di più simile a un fiume che a una tempesta; continua a scorrere in nuove aree, portando pezzi della sua vita precedente in nuovi regni. Di rado ne conosciamo le conseguenze se non molti anni dopo, quando, se siamo fortunati, ci appare infine chiaro il percorso tortuoso che ha seguito. Parlando per i manifestanti nel maggio 2003, solo un mese dopo che le truppe Usa erano entrate nella capitale irachena, la Solnit aveva dichiarato: “Probabilmente non lo sapremo mai con certezza, ma sembra che l’amministrazione Bush abbia deciso di abbandonare la strategia di bombardamenti massicci di Baghdad nota come Shock and Awe [“Colpisci e Terrorizza” NdT], perché gli abbiamo fatto capire che i costi in termini di opinione pubblica mondiale e fermento sociale sarebbero stati troppo alti. Il nostro essere milioni potrebbe aver salvato qualche migliaio o qualche decina di migliaia di vite. Il dibattito globale sulla guerra l’ha ritardata per mesi, un tempo che forse ha permesso a molti iracheni di fare scorte, scappare, prepararsi all’offensiva”.

Qualunque sia stato il giudizio della storia su quell’inaspettato momento di protesta, una volta che la guerra è cominciata, sono sorte – principalmente nello stesso Iraq – altre forme di resistenza altrettanto inaspettate. E i loro effetti sugli obiettivi più ampi degli strateghi dell’amministrazione Bush possono essere più facilmente delineati. Guardiamola in questo modo: in un Paese grande quanto la California, ma con 26 milioni di abitanti, un’accozzaglia di ba’athisti, fondamentalisti, ex membri dell’esercito, sindacalisti, laici democratici, leader tribali locali, ed esponenti religiosi attivi politicamente – spesso letteralmente pronti ad ammazzarsi fra di loro – nondimeno sono riusciti ad ostacolare i piani dell’auto-proclamata Nuova Roma, la “superpotenza”, e lo “sceriffo globale” del pianeta Terra. E questo, anche in questa prima superficiale valutazione della storia, potrebbe in effetti dimostrarsi un evento storico.

Il Nuovo Secolo Americano è andato disperso



È difficile oggi anche solo ricordare la visione originaria di George W. Bush e dei suoi alti funzionari su come la conquista dell’Iraq si sarebbe rivelata come un altro tassello della sua Guerra Globale al Terrore. Dal loro punto di vista, l’invasione avrebbe portato certamente a una rapida vittoria, seguita dalla creazione di uno stato vassallo che avrebbe ospitato basi militari Usa “permanenti” di importanza cruciale, dalle quali Washington avrebbe potuto diffondere il proprio potere da un capo all’altro di quello che amavano definire il “Grande Medio Oriente”.

Inoltre, l’Iraq sarebbe diventato velocemente un paradiso del libero mercato, zeppo di petrolio privatizzato che affluiva tassi record sui mercati mondiali. Come tessere di un domino, la Siria e l’Iran, intimoriti da una tale prova di forza americana, avrebbero fatto lo stesso, o grazie a un’ulteriore spinta militare, o perché i loro regimi – e quelli di altri 60 paesi nel mondo – avrebbero compreso l’inutilità di resistere alle pretese di Washington. Alla fine, il “momento unipolare” dell’egemonia globale degli Usa, iniziato a seguito del collasso dell’Unione Sovietica, si sarebbe dilatato in un “Nuovo Secolo Americano” (insieme con una Pax Republicana generazionale in patria).


Questa prospettiva naturalmente è oggi sorpassata, in gran parte grazie all’inattesa e tenace resistenza di ogni tipo all'interno dell'Iraq. Questa resistenza era composta non solo dall’insorgenza sunnita della prima ora, che aveva bloccato quella che Donald Rumsfeld orgogliosamente aveva definito “la più grande forza militare sulla faccia della Terra”. Non è troppo avventato affermare che, a tutti i livelli della società, normalmente a prezzo di grandi sacrifici, il popolo iracheno ha vanificato i progetti imperiali di una superpotenza.



Prendiamo, per esempio, la miriade di modi attraverso cui i sunniti hanno resistito all’occupazione del loro Paese praticamente dal primo momento in cui l’intenzione dell’amministrazione Bush di smantellare completamente il regime ba’athista di Saddam Hussein è divenuta chiara. La città a maggioranza sunnita di Falluja, come la maggior parte delle altre comunità in tutto il Paese, formarono spontaneamente un nuovo governo basato sulle strutture locali religiose e tribali. Come molte di queste città, era scampata ai saccheggi successivi all’invasione incoraggiando la creazione di milizie locali con funzioni di polizia per difendere la comunità. Ironicamente, l’orgia dei saccheggi avvenuti a Baghdad è stata, almeno in parte, una conseguenza della presenza militare Usa, che ha ritardato la creazione di tali milizie lì. Alla fine, comunque, le milizie confessionali avevano portato un po’ di ordine persino a Baghdad.

A Falluja, così come altrove, queste stesse milizie presto divennero strumenti efficaci per ridurre e – per un certo periodo – eliminare, la presenza delle forze armate Usa. Per buona parte dell’anno, trovandosi a fronteggiare gli IED [ordigni esplosivi improvvisati] e le imboscate degli insorti, l’esercito Usa dichiarò Falluja zona interdetta, si ritirò in basi all’esterno della città, e interruppe le violente incursioni nei quartieri ostili. Questa ritirata avvenne anche in altri città grandi e piccole. L’assenza di pattuglie delle forze d’occupazione risparmiò a decine di migliaia di “sospetti insorti” la violenza spesso letale che accompagna l’invasione del proprio Paese, e ai loro parenti case distrutte e familiari imprigionati.


Persino la più riuscita delle avventure delle forze armate Usa in quel periodo, ovvero la seconda battaglia di Falluja, nel novembre 2004, potrebbe anche essere interpretata, da un punto di vista del tutto diverso, come un successo della resistenza. Dal momento che gli Stati Uniti dovettero ammassare per l’offensiva una notevole porzione delle proprie brigate da combattimento (persino trasferendo truppe britanniche dal sud per compiti logistici), la maggior parte delle altre città furono lasciate in pace. Molte di queste città sfruttarono questo momento di tregua per instaurare, o consolidare, varie forme di governi autonomi e milizie di difesa, rendendo tanto più difficile per le truppe di occupazione controllarle.


La stessa Falluja fu distrutta, con il 70% dei suoi edifici ridotti in macerie, e decine di migliaia di residenti divenuti profughi – un sacrificio estremo che ebbe come inaspettata conseguenza il temporaneo alleggerimento della pressione sulle altre città irachene. Infatti, la ferocia della resistenza nelle aree a maggioranza sunnita dell’Iraq costrinsero le forza armate americane ad aspettare quasi quattro anni prima di tentare uno sforzo paragonabile a quello del 2004 per pacificare la ben organizzata resistenza sadrista nelle aree a maggioranza sciita del Paese.



La rivolta dei lavoratori dell’industria petrolifera

Spostandoci su un terreno di scontro totalmente diverso, pensiamo ai sogni dell’amministrazione Bush di legare la produzione petrolifera irachena alle proprie ambizioni in politica estera. Gli obbiettivi immediati, dal punto di vista degli strateghi americani, erano quelli di raddoppiare la produzione rispetto ai livelli precedenti la guerra e dare inizio al processo di trasferimento del controllo della produzione dallo Stato alle compagnie petrolifere straniere. Tre importanti piani energetici finalizzati a soddisfare questi obbiettivi sono stati finora vanificati dalla resistenza di quasi ogni segmento della società irachena. I lavoratori petroliferi iracheni, dotati di una buona organizzazione, hanno giocato un ruolo determinante in questo, utilizzando la loro capacità di bloccare di fatto la produzione al fine di impedire il trasferimento – solo pochi mesi dopo che gli Usa avevano rovesciato il regime di Saddam Hussein – delle attività dello scalo petrolifero di Bassora alla KBR, allora una controllata della Halliburton.

Questa e altre azioni di disobbedienza respinsero l’iniziale attacco al sistema di produzione petrolifero iracheno controllato dal governo. Tali atti posero inoltre le basi per i tentativi riusciti di impedire che venissero attuate le politiche petrolifere ideate a Washington, che intendevano trasferire il controllo delle prospezioni e della produzione alle compagnie straniere. In questi tentativi, ai lavoratori dell’industria petrolifera sono stati affiancati dai gruppi della resistenza, sia sunniti che sciiti, dalle amministrazioni locali, e alla fine anche dal nuovo Parlamento nazionale.

Lo stesso tipo di resistenza si estese anche all’intero elenco di riforme neoliberiste sponsorizzate dalla Autorità provvisoria della Coalizione (CPA), sotto il controllo degli Usa. Dall’inizio dell’occupazione, per esempio, ci furono proteste contro la disoccupazione di massa causata dallo smantellamento dello Stato ba’athista e contro la chiusura delle fabbriche statali. La gran parte della resistenza armata nacque come risposta alla violenta repressione di queste proteste nel periodo iniziale dell'occupazione.

Ancora più significativi furono gli sforzi fatti a livello locale per rimettere a posto i servizi governativi che non erano più forniti dalla CPA. Gli stessi governi locali quasi autonomi, che avevano incoraggiato la creazione di milizie armate, tentarono di mantenere in piedi o di sostituire i programmi di assistenza sociale di tipo ba’athista, spesso rubando il petrolio destinato alle esportazioni e rivendendolo al mercato nero per pagare i servizi, e accaparrarsi le risorse locali come la produzione di elettricità. Il risultato sarebbe stato la creazione di vere e proprie città-stato ovunque le truppe Usa non erano presenti, portando all’impossibilità da parte dell’occupazione di “pacificare” qualsiasi porzione rilevante del Paese.

Il movimento sadrista e l’Esercito del Mahdi dell'esponente religioso Muqtada al Sadr è stato probabilmente quello che ha ottenuto più successi – e che si è opposto maggiormente all’occupazione – tra i partiti politici sciiti dotati di milizie, e che ha tentato sistematicamente di sviluppare delle istituzioni parastatali. Esse hanno provato a venire incontro, anche se in maniera minimale, ad alcuni dei bisogni primari delle loro comunità, fornendo cibo, alloggi, e facendo da punto di riferimento per una serie di altri servizi che in un primo tempo erano stati assicurati dal governo ba’athista, ma sconfessati poi dagli occupanti statunitensi e dal governo iracheno che gli Stati Uniti avevano installato quando avevano “trasferito” la sovranità nel giugno 2004.

Gli occupanti americani si aspettavano che i loro progetti per una rapida privatizzazione e trasformazione dell’economia statalista avrebbero in effetti generato resistenza, ma essi erano convinti che questa sarebbe diminuita rapidamente una volta che la nuova economia avesse ingranato. Al contrario, mentre l’occupazione procedeva stancamente, le richieste di un cambiamento crebbero di intensità, mentre il Paese, nel caos e prossimo al collasso, divenne una prova lampante del fallimento delle politiche del “libero mercato” dell’amministrazione Bush.

Un’agenda irachena per il ritiro

I funzionari che gestivano l’occupazione si sono scontrati con le stesse problematiche in ambito politico. L'obiettivo originario dell’amministrazione Bush era quello di creare un governo stabile e filo-Usa, spogliato di qualsiasi controllo economico e politico sulla società irachena, ma che fosse un bastione di resistenza contro la potenza regionale iraniana. Tale visione, come gli aspetti economici e militari ad essa correlati, è scomparsa da lungo tempo sotto il peso della resistenza irachena.

Prendiamo, per esempio, le due elezioni irachene che tanta risonanza hanno avuto, e sono state celebrate dai media americani dominanti come un risultato eccezionale dell’amministrazione Bush nell’altrimenti perennemente autocratico Medio Oriente. All’interno dell’Iraq, comunque, esse hanno avuto tutt’altro aspetto. E' importante ricordare che gli Stati Uniti inizialmente avevano pianificato di mantenere un controllo diretto – attraverso l’Autorità provvisoria della Coalizione – fino a quando il Paese non fosse stato completamente pacificato e le riforme economiche non fossero state portate a termine. Quando la CPA divenne un simbolo odiato di un’occupazione indesiderata, i piani cambiarono e si pensò di installare un governo iracheno nominato, sulla base di riunioni delle varie comunità a cui però avrebbero potuto accedere solo coloro che erano favorevoli all’occupazione. Le elezioni generali sarebbero state posticipate fino al momento in cui non fossero stati garantiti vincitori completamente allineati ai piani di Bush. L’esplodere di proteste nelle aree a maggioranza sciita del Paese, proteste guidate dal Grande Ayatollah Ali al Sistani, costrinsero gli amministratori della CPA a passare a una strategia basata su elezioni dirette.



Le prime elezioni nel gennaio 2005 sancirono la vittoria di una consistente maggioranza parlamentare eletta su una piattaforma politica che chiedeva un calendario rigoroso per un completo ritiro delle forze armate Usa dal Paese. I rappresentanti americani decisero allora di fare pressione sul neo-eletto governo perché abbandonasse questa posizione.

Le seconde elezioni parlamentari nel dicembre 2005 ebbero uno svolgimento simile. Questa volta, i negoziati dietro le quinte riscossero solo un risultato parziale. Il neo-Primo Ministro, Nuri al Maliki, venne meno alle promesse fatte in campagna elettorale, appoggiando pubblicamente la continuazione della presenza militare americana, e questo causò delle crepe profonde nella coalizione di governo. Dopo un anno di negoziati poco produttivi, i 30 deputati sadristi presenti in parlamento, in origine un pezzo fondamentale della coalizione al potere guidata da Maliki, abbandonarono sia la coalizione che il governo in segno di protesta verso il rifiuto del Primo Ministro di fissare una data per la fine dell’occupazione. Successive richieste da parte del Parlamento che chiedevano una data certa per il ritiro furono ignorate tanto dal governo quanto dai funzionari statunitensi. Mentre Maliki rimase al suo posto senza una maggioranza parlamentare, la controversia contribuì a incrementare la popolarità dei sadristi e a diminuire l’appoggio verso gli altri partiti sciiti di governo.

Arrivati agli inizi del 2008, con l’approssimarsi delle elezioni provinciali a novembre, c’erano pochi dubbi che i sadristi sarebbero andati rapidamente al potere in molte province a maggioranza sciita, e, cosa più importante, a Bassora, la seconda città irachena e polo petrolifero del sud del Paese.
Per scongiurare questa debacle, le truppe governative irachene, appoggiate e consigliate dalle forza armate Usa, tentarono di cacciare i sadristi dalla zone principali di Bassora.

L’uso della forza militare per evitare una sconfitta elettorale ha rappresentato solo uno dei molti segnali che il governo iracheno avvertiva la pressione dell’opinione pubblica. Un altro è stato la riluttanza da parte del Primo Ministro Maliki a mantenere un atteggiamento ostile nei confronti dell'Iran. Malgrado i ferventi sforzi dell’amministrazione Bush, il suo governo ha promosso rapporti sociali, religiosi, ed economici tra gli iracheni e gli iraniani. Fra questi c'erano la facilitazione delle visite alle città sante di Karbala e Najaf per migliaia di pellegrini sciiti iraniani, così come il sostegno ad ampie transazioni petrolifere tra Bassora e le imprese iraniane, compresi i servizi di distribuzione e raffinazione, anticipando l’integrazione delle due economie energetiche. Le autorità Usa hanno posto il veto su un accordo militare formale fra i due Paesi, ma questo non ha fatto fare marcia indietro ai legami di cooperazione.

Il fiume della Resistenza

Con il procedere dell’occupazione, l’amministrazione Bush si è trovata a dover fronteggiare un’ondata di resistenza la cui intensità era inimmaginabile in precedenza, oltre ad essere sempre più lontana dagli obiettivi che si era prefissata. Oggi, città grandi e piccole in tutto il Paese sono generalmente sotto l’influenza delle milizie sciite e sunnite che, anche quando addestrate e pagate dagli occupanti, restano fortemente ostili alla presenza Usa. Inoltre, sebbene la disastrata economia irachena sia stata formalmente privatizzata, queste milizie locali – e i leader politici con cui si relazionano – continuano a chiedere a gran voce un ampio programma di ricostruzione e sviluppo economico finanziato dal governo.

La leadership politica formale irachena, rinchiusa nella blindatissima Green Zone di Baghdad controllata dagli Usa, pubblicamente è tuttora accondiscendente di fronte ai piani dell’amministrazione Bush di trasformare l’Iraq in un avamposto in Medio Oriente – che comporterebbero anche la presenza stabile di soldati americani in una serie di mega-basi nel cuore del Paese. Il resto della burocrazia governativa e il grosso della società civile sono sempre più insistenti nel chiedere una data ravvicinata per la partenza degli americani e una generale inversione delle politiche economiche introdotte per la prima volta con l’occupazione.



A Washington, tanto per i Democratici quanto per i Repubblicani, l’idea dell’avamposto resta al centro dell’agenda politica per l’Iraq in quest’anno di elezioni, insieme con un’economia neoliberista, che vede un settore petrolifero modernizzato in cui le multinazionali possano utilizzare le tecnologie più all'avanguardia per massimizzare la produzione di petrolio del Paese che al momento ristagna.

La resistenza irachena, di tutti i tipi e a tutti i livelli, ha comunque impedito che questa visione si concretizzasse. Grazie agli iracheni, la pomposa definizione di Guerra Globale al Terrore è stata trasformata in una guerra reale e senza speranza di cui non si scorge la fine.



Gli iracheni hanno però pagato un prezzo terribile per il fatto di aver resistito. L’invasione e le politiche economiche e sociali che l’hanno accompagnata hanno distrutto l’Iraq, lasciando la sua gente sostanzialmente in una situazione di indigenza. Durante i primi cinque anni di questa guerra senza fine, gli iracheni hanno sofferto più per la loro scelta di resistere che se avessero accettato e sopportato il predominio militare ed economico americano. Coscienti o meno che fossero, essi si sono sacrificati per arrestare l’avanzata militare ed economica di Washington nel Medio Oriente ricco di petrolio, sulla strada verso un nuovo Secolo Americano che ora non ci sarà mai.

È arrivato il momento che il resto del mondo si sobbarchi almeno una piccola parte del peso della resistenza. Proprio come le proteste mondiali che hanno preceduto la guerra sono state tra le fondamenta della resistenza irachena che era lì da venire, allo stesso modo ora altri, in particolar modo gli americani, dovrebbero opporsi proprio all’idea che l’Iraq possa mai trasformarsi nel quartier generale di una presenza permanente degli Stati Uniti - una presenza che, secondo le parole di colui che scrive i discorsi di Bush, David Frum, “darebbe all’America un controllo così totale della regione da superare quello di qualsiasi altra potenza dal tempo degli Ottomani, o forse persino dei Romani”. Dopotutto, a differenza degli iracheni, i cittadini degli Stati Uniti sono in una posizione unica per seppellire per sempre questo sogno imperiale.



* Questo saggio è stato adattato dal capitolo conclusivo del libro di Michael Schwartz War Without End: The Iraq Debacle in Context, che sarà pubblicato prossimamente.


Michael Schwartz, Professore di Sociologia presso la Stony Brook University, ha scritto molto sulla protesta popolare e l’insorgenza. Le sue analisi sull’avventura americana in Iraq sono apparse regolarmente su Tomdispatch.com, così come su Asia Times, Mother Jones, e Contexts. Il suo prossimo libro scritto per Tomdispatch, War Without End: The Iraq Debacle in Context (Haymarket), analizza come la geopolitica militarizzata del petrolio ha portato gli Usa a smantellare lo Stato e l’economia iracheni alimentando una guerra civile a carattere confessionale.



(Traduzione di Palmiro Notizia per Osservatorio Iraq)


23 luglio 2008

La fabbrica degli imbecilli




Il titolo non è un remake del detto: "La mamma degli imbecilli è sempre incinta".
Avendo comunque usato un termine così crudo, una premessa è doverosa.
Nessuno deve sentire come indirizzato a sé il contenuto dell'articolo, non è a questo scopo per cui lo scrivo e dare dell'imbecille a qualcuno è l'ultima delle mie intenzioni.
Una delle definizioni del termine della lingua italiana imbecille viene normalmente usata come insulto, dicasi di persona ritenuta poco intelligente, o che fa cose stupide.
Quella a cui mi riferisco è in realtà un tentativo di tradurre una definizione particolare del termine della lingua inglese “dupe” difficilmente riscontrabile nei dizionari, che oltre a significare babbeo, gonzo, sempliciotto, stupido e appunto imbecille, ha un preciso significato che nientemeno è un prerequisito per la costituzione di un nuovo ordine mondiale, con tanto di cultura globale piatta piatta, livellata, unificata.


Il Dupe
La definizione è spesso omessa nei dizionari, ma molto frequentemente usata colloquialmente, e mai in comunicati scritti, negli ambienti delle PR, del Marketing e della Propaganda. E' un termine per gli addetti ai lavori nato prima negli Stati Uniti e poi diffuso a livello internazionale a seguito della globalizzazione in atto sul pianeta.

Dupe: Un individuo che stato fatto diventare fautore di insiemi di concetti prefabbricati, consapevolmente quando il dupe agisce per vantaggio personale, oppure senza che ne sia consapevole, acquisendo la sua fiducia cieca e approvazione incondizionata con artifici e menzogne credibili o spin*, o con l'aiuto di prove indotte, generalmente false o per lo meno ambigue e contorte.


*Spin: una particolare interpretazione di fatti o eventi, non necessariamente veritiera (come quelle usate dai politici per influenzare “l’opinione pubblica”)



Spin doctor:
una persona delle pubbliche relazioni che cerca di contrastare pubblicità sfavorevole fornendo una interpretazione favorevole di parole o azioni di una società, di un politico o di una persona famosa. Gli argomenti promossi a difesa possono essere anche completamente falsi.
Il dupe è uno strumento necessario per la diffusione di una linea ideologica, di mercato o politica, oltre che per creare un pubblico favorevole per il raggiungimento di fini specifici.
Il dupe o imbecille, nel gergo di quegli ambienti, è un ruolo, una parte in cui vengono fatte entrare delle persone adattabili, in maniera consapevole o meno, al fine di promuovere prodotti, servizi, stili di vita, culture sintetiche per creare una società sintetica costituita da individui con una personalità altrettanto sintetica.


Abbiamo a che fare con due tipi di dupe.
Uno è il dupe consapevole, ovvero la persona che sa che gli stanno raccontando una storia e che può trarre del profitto diffondendola al vasto pubblico.
L'altro è il dupe inconsapevole, quello più genuino, perché non c'è nessuna predeterminazione nel suo operato, ma crede veramente alla storia che gli raccontano e con ingenuità infantile cerca di trasmetterla ad altri con la passione di chi ha un proprio credo per cui fare proseliti e da difendere strenuamente.
Questo tipo di dupe è quello preferito dai padroni del mondo perché non costa assolutamente nulla e la sua opera non termina mai, a meno che la sua mente non venga prima liberata dalle false credenze indotte. Diversamente il dupe genuino nemmeno si porrà la domanda se quello che sostiene con fervente ardore sia vero o falso. Non è un infiltrato, ma dati disinformanti agiscono da infiltrati nella sua mente.


L'altro dupe invece è costoso, in quanto è specializzato, ha anche qualcosa della talpa, dell'infiltrato, sa cosa deve dire e fare, e cosa non dire e non fare, ma è altrettanto necessario soprattutto nelle emergenze, quando c'è da rafforzare una tesi che sta traballando a causa di verità o consapevolezze emergenti che potrebbero ledere interessi che si stanno proteggendo.
Per esempio, diventa sempre più noto che una dieta a base principalmente di frutta e verdura, come la dieta senza muco, con esclusione di prodotti animali, migliora la salute. Il consumo di tali prodotti diminuisce e questo compromette il mercato, sempre per esempio, dei prodotti caseari.
Qualcuno dello staff di un fantomatico ufficio che si occupa di osservare le statistiche dei consumi avverte l'ufficio marketing dell'industria interessata che le statistiche dei latticini sono in crescente calo da tre settimane. Lo staff dell'ufficio del marketing avverte l'ufficio del PR e lo informa della situazione. L'omino delle PR chiama il dirigente dell'agenzia che ha la concessione per la pubblicità sui media, lo informa del problema e gli dice, telefonicamente: “Activate a dupe!” o se la situazione è davvero critica: “Activate all the dupes”.

Nel primo caso, che potrebbe essere tradotto in questo modo:”Metti in moto un imbecille”, in italiano non suona molto bene, ma nell'ambiente della propaganda è quasi un termine tecnico, l'agenzia di pubblicità contatta la redazione di una TV, prenota uno spazio per inserire qualcosa tipo la “Risposta dell'esperto” per mettere in onda lo spin* appropriato. Il responsabile della rubrica “Salute & Benessere” chiama un'ipotetica associazione dei dietologi o dietisti (qual è poi la differenza?) chiedendo di mandare un esperto (il termine dupe scompare a un certo punto della linea) che possa confutare teorie strambe in circolazione, che stanno disturbando il corretto andamento del mercato. Al prescelto, il dupe di turno, vengono forniti tutti i dati e quando si presenta in televisione alla domanda “Cosa pensa della dieta senza muco?”, risponderà, creando allarmismo, che una dieta principalmente a base di frutta contiene fruttosio in eccesso e questo può portare all'insorgenza del diabete e in più, senza un adeguato consumo di latticini, in breve tempo la carenza di calcio che si produrrebbe escludendo i prodotti caseari dalla proria dieta alimentare farebbe insorgere l'osteoporosi.



Suona molto bene vero? E fa senso a leggerlo e ancor di più a sentirlo uscire dalla bocca di un Dott. Prof. Ecc. in camice bianco. Ed è assolutamente falso, anche se sono sicuro che uno scienziato sarebbe capace di fare venire il diabete a un ratto nutrendolo con fruttosio sintetico per via endovenosa per un mese e dire al cliente: ”Ecco il risultato che mi ha chiesto di produrre: ”Troppo fruttosio fa venire il diabete”. E qualcosa di simile l'hanno pure fatto.
Il comunicato può anche variare, dipende da chi paga, l'industria latteo casearia, piuttosto che quella della carne o della pasta, ma lo scopo è fornire, a seguito di ogni contestazione dei loro prodotti, prove contrarie provenienti da ricerche pilotate ad hoc.


Una volta sentito il comunicato dalla TV, il dupe genuino, spontaneo, sicuro che tutto ciò che esce dalla bocca di un'Autorità o Esperto sia la sacrosanta verità, andrà in giro per tutto il web scrivendo su blogs e forums o rovinerà la pausa caffè ai colleghi informandoli con entusiasmo di non mangiare assolutamente frutta perché troppo fruttosio fa venire il diabete e di mangiare anche il gorgonzola a colazione assieme alla brioche e il cappuccino altrimenti ti viene l'osteoporosi, lo ha detto ieri sera la televisione!
In una situazione considerata più grave potrebbero venire attivati dupes su più fronti per rafforzare la tesi contraria a quella sostenuta da terzi, e nella condizione attuale in cui si trova la società vince la tesi o parte che ha più fonti da fornire. Che poi dicano cose assolutamente false è completamente irrilevante, quello che conta è l'impatto numerico.


Ci sono anche dei dupes eccellenti, a capo di associazioni note per essere fonti di disinformazione che diventano essi stessi vittime delle bugie che diffondono, come il presidente dell’AMA (American Medical Association), Ron Davis a cui è stato diagnosticato il cancro al pancreas e, coerentemente con la linea promossa dall'associazione di cui è presidente, si sottoporrà alla chemioterapia, negando a se stesso ogni ulteriore possibilità di salvezza. Questo è il comunicato ufficiale diffuso dall’AMA:
AMA president diagnosed with serious form of cancer


Potere e profitto in una civiltà sintetica
Ci si potrebbe domandare perché esistano persone impegnate nell'ingannare i loro simili fino a questo punto. (In effetti non li considerano loro simili, considerando se stessi un'élite). La ragione ha a che fare con il controllo deviato per il profitto indiscriminato.
I dupes sono lo strumento dei signori del mondo per controllare la popolazione mondiale. E’ un controllo aberrato che viene perpetrato con l'ausilio della menzogna. Riempire la mente di dati falsi rende le persone incapaci di valutare. Ogni cosa che ascolti o leggi nei vari media viene riportata in modo falso, non obbiettivo.


Miriadi di teorie scientifiche sono false o inconcludenti. La scienza medica eccelle in questo, la scienza dell’alimentazione, ammesso che esista una tale scienza, arriva seconda.
La pubblicità è assolutamente menzognera e per quanto possa essere irrilevante quando dice che un detersivo lava più bianco di un altro, quando invece afferma che un prodotto alimentare lavorato industrialmente, biologicamente morto o morente, con conservanti e altri additivi aggiunti, protegge il sistema immunitario, inganna illudendo le persone riguardo alla loro salute.
Tutta questa civiltà è falsa, non c’è un settore libero dalla menzogna, se non piccole nicchie ignorate dai media o persino oscurate, ogni cosa è stata alterata per farla diventare un mondo di favole in cui individui privi di certezze reali vivono una vita falsa.


Quando un essere è consapevole della propria essenza spirituale vede le cose e il mondo come sono veramente ed è impossibile ingannarlo, ed è questa la ragione per cui i signori del mondo intendono ridurlo al pari di uno zombie
Il modo di farlo è quello di privare gli individui dei principi etici e della consapevolezza della loro vera essenza spirituale sostituendoli gradualmente con i principi del più solido materialismo.

Le notizie, anzi le cattive notizie, diffuse dai telegiornali vengono messe in onda solo per instaurare una stato di malessere nella società, il dovere di cronaca è in realtà un servizio a pagamento e che è suscettibile agli interessi in gioco.

Per esempio si parla pochissimo della violazione dei diritti umani da parte del governo cinese, per timore dei politici di irritarlo e che senza la Cina non potremo più trovare nemmeno un cacciavite in ferramenta. Viene invece steso il tappeto rosso alle Olimpiadi. Gli interessi coinvolti nelle Olimpiadi, rendono molto più redditizio parlarne. I diritti umani non pagano ed è politicamente corretto farne solo qualche piccolo accenno scaglionato nel tempo, per dire all'occorrenza: "Ne abbiamo sempre parlato, il governo ci tiene particolarmente al rispetto dei diritti umani".


Le varie rubriche scientifiche servono per iniettare continuamente nella società il siero della disinformazione, proponendo cure farmacologiche per malattie che sono il risultato di stili di vita proposti dagli stessi media. Sono molto ben studiati questi programmi perché le affermazioni degli “esperti” sembrano avere molto buon senso. Alla domanda che viene fatta dal conduttore seguendo un copione già scritto, tipo: ”Lei cosa consiglierebbe per combattere questa malattia?”, l'esperto, seguendo anch'egli fedelmente il suo copione che ormai conosce a memoria, risponde: ”Innanzitutto consigliamo una dieta alimentare sana, esercizio fisico, e uno stile di vita sereno che riduca lo stress. Tuttavia se nonostante questo la malattia persistesse, è assolutamente necessario il ricorso alla cura farmacologica o all'intervento chirurgico.” A volte sia il conduttore che l'esperto sanno che le diete proposte dalla medicina ortodossa non omettono quei cibi che producono la malattia, che i pazienti faranno esercizio per una settimana e poi rimpiomberanno sul divano davanti alla TV, e che uno stile di vita che non produca stress difficilmente verrà adottato, e avranno ottenuto l'obbiettivo del loro sponsor. E avranno anche fatto con chi li ascolta la bella figura di non aver sbattuto subito in faccia il flacone delle medicine o la prospettiva del letto operatorio.



I vari programmi che forniscono risposte date da psicologi e psichiatri ai problemi dell’essere umano servono a fornire cure psichiatriche (una cura psichiatrica non significa altro che prescrizione di psicofarmaci) che affondano ancora di più chi vi si sottopone e a trasformare ogni forma di aberrazione in diversità, quindi non più da risolvere ma da considerare come parte del comportamento socialmente accettabile, con conseguente deterioramento sociale.
I programmi demenziali servono a far ridere il pubblico portandolo a un livello culturale così basso mai raggiunto fino ad ora e a distrarre l’attenzione necessaria per risolvere i problemi che inevitabilmente, in questa era, affliggono ogni essere umano, problemi derivanti da stili di vita deleteri creati ad hoc dai signori del mondo.
La pubblicità promuove prodotti industrialmente lavorati dannosi per la salute anche secondo la medicina ufficiale, spacciandoli addirittura per salutari. Le autorità sanitarie approvano la messa in commercio di tali prodotti e poi rimproverano le mamme perché danno le merendine confezionate ai bambini, le stesse da loro precedentemente approvate.


Le manifestazioni sponsorizzate dalle multinazionali della birra hanno lo scopo di convertire e consolidare gli adolescenti all'alcolismo.
I programmi per bambini servono per promuovere prodotti confezionati che sono un insulto alla loro salute, associati a giochini inseriti nelle confezioni, per far sì che poi facciano pressione sui loro genitori perché li acquistino.
Alcuni direttori dei telegiornali, dupes consapevoli, ma spesso anche inconsapevoli perché essi stessi non riescono a sottrarsi agli effetti della disinformazione da loro promossa, hanno la loro scaletta di comunicati degli inserzionisti mascherati fra le notizie, sotto forma di consigli, come quelli di vaccinarsi per l’influenza, di proteggersi dal sole con creme e occhiali che filtrano i raggi UVA, di bere latte come fonte di calcio, ecc.

Il mondo della politica, e questo riguarda i governi di tutti i paesi del mondo, non è certo carente di dupes, sono quei politici lobbisti che promuovono leggi favorevoli ai bisogni delle multinazionali che probabilmente li hanno messi lì finanziando la loro campagna elettorale, o li hanno agganciati dopo la loro elezione. La presentazione di leggi e la loro approvazione, per la prescrizione di metilfenidato ai bambini, commercializzato come Ritalin, per il trattamento di una malattia inventata come l'ADHD, non può che essere fatta da quei ministri, dupes eccellenti che favoriscono le case farmaceutiche.



Quei medici che hanno promosso farmaci di una specifica marca dietro compenso, a volte mascherato sotto forma di regali da parte delle case farmaceutiche come computer, televisori al plasma, soggiorni in paesi esotici, ecc, come riportato dalla stampa in diverse occasioni, sono dupes di quelle multinazionali.
La lista potrebbe essere molto lunga, dovrei scrivere un libro per elencare tutte le menzogne note, mancherebbero comunque quelle ancora non scoperte, è solo uno spunto per invitarti a ricercarne tu stesso.


I dupes del mondo spirituale
L'uomo è composto, per così dire, di spirito mente e corpo, e lo spirito è l'elemento fondamentale.
Quando si è consapevoli, dicendo "IO" ci si riferisce allo spirito, perché si è lo spirito, non si ha uno spirito, quando si è identificati nel corpo si pensa di esserlo e ci si riferisce allo spirito come al mio spirito o alla mia anima, ed è un errore in quanto, rimarcando, non si ha uno spirito, ma lo si è.
La globalizzazione, che in se non sarebbe una cosa negativa, se non fosse che è appannaggio arrogato di un sistema economico senza scrupoli, ha assorbito anche la New Age. Per New Age s'intendono stili di vita, filosofie, religioni, terapie ecc. di un mondo nuovo, spiritualmente evoluto, oltre a un settore di mercato che ha a che fare con la vendita di beni e servizi "alternativi" connessi alla visione magica ed olistica del mondo. Questo sarebbe un reale progresso, in quanto mettere a disposizione servizi e beni intesi al miglioramento dell'essere umano dal punto di vista olistico è solo desiderabile. Ma...

Il mondo economico invece di combattere i movimenti che possono creargli fastidi, semplicemente li ingloba nel suo sistema traendone anche del profitto. Negli anni sessanta, sorse il movimento hippy, e gli appartenenti abbandonarono anche il vestire convenzionale, e iniziarono a indossare abiti coloriti e apparentemente stonati rispetto alla moda in voga in quel momento. Dopo che furono distrutti dalla Cia, con l'ausilio anche della psichiatria, che finanziò la diffusione del concetto dell'amore libero e del LSD, il loro modo di vestire fu assorbito dal sistema economico che diede vita a una moda, e non fu più possibile distinguere un hippy da un comune cittadino attratto da quella moda.



In questo periodo pieno di incertezze c'è un fenomeno che sta esplodendo, e il libro "The secret" di Rhonda Byrne è uno dei tanti esempi che potrei fare. In esso si parla della legge dell'attrazione, una delle capacità dell'essere spirituale, e il successo editoriale di questo libro dipende dal fatto che questa legge viene proposta per l'acquisizione di benessere materiale, ricchezza e potere. Leggilo o rileggilo tenendo presente quanto ho appena scritto e vedrai che, spogliato di tutto il contorno, il diventare ricchi è il fine proposto, anche se rivolto allo spirito, ma lo allontana dai suoi orizzonti e scopi primari, la consapevolezza del vero sé.
Non c'è niente di male nel diventare ricchi, e gli spiriti elevati attirano incidentalmente prosperità e ogni cosa di cui abbiano bisogno, ma è diverso dal farne il proprio scopo.


Molti hanno acquistato quel libro, io di libri ho la fortuna di riceverne in omaggio, ma non sono diventati né ricchi né potenti, e allora sono venuti alla ribalta una miriade di guru, che promettono di insegnare come usare la legge dell'attrazione, e spiegano che chi non ha successo è perché non ha "the secret of the secret", the secret non basta e loro possono rivelarlo in sedute di gruppo o individuali.
Su quest'onda sono sorti facilitatori, maestri di vita, coach, angeli custodi, guide spirituali, ipnotizzatori e tutti promettono di fare diventare ricchi dopo un paio di seminari.
Sono i dupes della New Age.


Si potrebbe parlare a lungo anche del channeling e spiriti reincarnati che dichiarano di essere venuti sulla terra per aiutarci per ordine di entità divine, ma quanto detto è già sufficiente, quello che si vuole far notare è che il mondo economico sta inquinando anche il mondo spirituale solidificandolo, materializzandolo, rendendo più difficile il risveglio della coscienza e comprensione della nostra vera natura spirituale.
Questa globalizzazione del mondo spirituale è il fiore all'occhiello dei signori del mondo. Le persone che si liberassero dalle catene dell'usuale comune disinformazione dei media e cercassero un percorso spirituale che potrebbe renderle totalmente libere e consapevoli, se seguissero questi percorsi apparentemente spirituali incapperebbero in un'altra trappola del materialismo, seppure più raffinata.


Per creare il nuovo ordine mondiale è necessario togliere i punti di riferimento di un essere spirituale, e questi sono i suoi principi etici innati. Questi punti di riferimento sono necessari per trarre un giudizio corretto su cosa sia giusto o sbagliato. Una volta tolti di mezzo i principi etici, il risultato è un essere "rammollito" non più in grado di differenziare facilmente il vero dal falso e suscettibile ad ogni genere di spin.
Se poi gli togli anche i mezzi per risvegliare la sua coscienza, impedendogli di riacquistare la consapevolezza del vero sé, cioè di chi è veramente, condizione necessaria perché possa ritrovare nuovamente i suoi principi, l'intero processo diventa un gioco da bambini.


Quello che la globalizzazione del profitto indiscriminato sta cercando di implementare è una religione universale che assomiglia a un minestrone, anzi a un passato di verdura dove i singoli elementi non sono più riconoscibili e il gusto indefinito. Un insieme di pratiche, riti e culti che non portano da nessuna parte e chi si dedicasse ad esse verrebbe gratificato di una estatica confusione, rilassata inconsapevolezza e completa accettazione del nuovo ordine.
Se un Nuovo Ordine Mondiale, quello conosciuto come NWO, ci sarà, sarà in un mondo di dupes.


Meglio darsi da fare perché ciò non avvenga, altrimenti Matrix non sarà solo un film di fantascienza. Forse non è mai stato un film di fantascienza, ma un documentario.
"Ci sono campi, campi sterminati, dove gli esseri umani non nascono, vengono coltivati. A lungo non ho voluto crederci, poi ho visto quei campi con i miei occhi..."
Morpheus - Matrix

di Luciano Gianazza


Chiamamola Oligarchia, invece di democrazia.

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Interessi globalizzati, intrecci finanziari internazionali, predominio della finanza mondiale, angherie e miserie nostrane, nuovi centri di potere, crisi energetica. Uno sguardo un po' attento sui media, anche quelli mainstream, ci suggerisce uno scenario del genere. Uno scenario nel quale, sia sul piano locale sia sul piano planetario il grande potere si concentra nelle mani di pochi. Questo è un fatto.
Da anni ed anni si parla della pervasività di poteri internazionali più o meno occulti; e credo a ragione. Ma credo anche che sia giunto il momento di togliere loro quell'aura mistica che gli hanno affibbiato durante gli anni le varie 'agenzie del complotto globale'. Uso questo termine con simpatia perché tantissimi lavori sul predominio delle lobby bancarie mondiali sono ineccepibili. Ma dobbiamo cominciare a considerare lorsignori non degli illuminati in possesso di chissà qualità al limite del reale. Sono soltanto dei profittatori di origine bottegaia che con l'avvento della borghesia europea hanno capito che il controllo della merce delle merci (la moneta) valeva più della ricchezza materiale prodotta dalla natura e dal lavoro degli uomini.
Pensiamoci bene. In ognuna delle città in cui viviamo, specialmente se medio piccole, ci sono le solite poche famiglie di banchieri, palazzinari, imprenditori, mafiosi e affaristi vari che tirano le fila. Assistiti dai soliti nani cocchieri partoriti dalla politica locale e dal circuito dei media di riferimento. Comandi la destra o la sinistra, la musica è sempre la stessa (ci sono le dovute eccezioni, ma l'andazzo è lo stesso). Questa storia va avanti ormai da cinquemila anni almeno.
Da un paio di secoli il mondo ha cominciato ad essere sempre più globalizzato sotto la spinta della tecnologia, dell'industria nonché della standardizzazione culturale e antropologica. Le posizioni di preminenza dei vari Morgan, Warburg, Rothschild, Lazard, Rockefeller (le famiglie sono una ventina non di più) hanno cominciato a pesare come macigni sul mondo quando questi signori hanno preso in mano il sistema delle banche centrali e hanno cominciato a stampare la moneta. Di fatto è stato creato un meccanismo, neanche tanto occulto per la verità, con il quale le operazioni a debito vengono scaricate sulla collettività (vedi il salvataggio delle banche) mentre quelle remunerative (gli interessi percepiti dagli stati cui le banche centrali prestano letteralmente il danaro circolante) finiscono solo in tasche private.
Per mesi ho cercato un esempio che calzasse a pennello per descrive la situazione e credo di averlo trovato. Il mondo, finanziariamente, è il casinò di tutti. La sensibilità che va per la maggiore in questa bisca è che più hai, più giochi, più sei degno di stare lì dentro. In questa sala da gioco però solo una famiglia è autorizzata a fabbricare le fiches. Anche i membri di questa famiglia giocano ai tavoli. Se io cittadino del mondo voglio delle fiches sono obbligato a dare in cambio preziosi o il mio lavoro. In più mentre tengo in mano quelle monete di plastica sono obbligato anche a dare alla cassa anche un interesse sempre in fiches, proporzionato alla quantità che detengo ovviamente. Interesse correlato al tempo in cui le tengo in mano. Se perdo, per avere altre tessere, debbo consegnare alla cassa altri preziosi o altro lavoro. Se perdo tanto fallisco e mi impediscono di giocare, ma anche di prendere da bere e da mangiare, perché tutto si paga in monete di plastica. Se invece a perdere forte è un membro della famiglia che tiene la cassa, questa sarà autorizzata a stamparsi altre fiches di fatto diminuendo il valore di quelle di tutti gli altri giocatori, che quando le daranno indietro alla cassa per riavere i preziosi avranno perso parecchio potere di acquisto. In questo casinò c'è una sala dove si gioca ancora più forte, ancora più veloce, ancora più d'azzardo: è la Borsa.
Detto questo però occorre domandarsi: ma se le elites finanziarie non ci fossero ce ne sarebbero altre? Probabilmente sì. Probabilmente la Chiesa avrebbe un peso maggiore, probabilmente ci sarebbero altri attori. La storia dell'Unione Sovietica è emblematica; è una costante, da secoli i destini di interi popoli sono guidati da pochi. La verà novità dell'evo moderno non sta tanto nell'abbandono o nella prosecuzione di questa pratica (la Roma imperiale faceva le guerre per motivi in parte simili a quelli per cui le hanno fatte gli Usa o l'Urss) ma nella folle accelerazione imposta dalla rivoluzione industriale. Una accelerazione che per essere mantenuta abbisogna che il meccanismo 'consuma, produci, compra, spreca' sia sempre in perfetta efficienza. La vera cesura sta nel fatto che oggi viviamo nell'epoca dei limiti. Gli uomini nella storia di errori ne hanno commessi tanti. Anche di grossi. Mai però ad un errore di pochi, o di molti, è stata strettamente correlata la possibilità di mandare a ramengo l'intero genere umano o ampie porzioni di esso (non che la cosa custodisca in sè una sinistra prospettiva positiva, almeno sul piano estetico). Come dice Giulietto Chiesa, oggi viviamo nell'epoca dei limiti. I cosiddetti 'illuminati' che guidano il carro la cosa non la capiscono. O meglio la capiscono ma non la comprendono perché da ex bottegai quali sono, sono stati completamente pervasi dal meccanismo perverso ed idiota che loro stessi hanno creato.
A questi signori, seppur potenti, va tolto il manto di sacralità, che i tanti loro destrattori gli hanno tributato. Bisogna cominciare ad irriderli, a prenderli per il culo, a inchiodarli al loro essere i più ricchi pezzenti mai vissuti sulla terra. Vanno inchiodati alle loro responsabilità. La satira dovrebbe cominciare a chiamarli per nome e cognome e a spernacchiarli. Sono nani immani, ma sempre nani rimangono. In tutto questo contesto l'Italia non è che una provincia, più imputtanita e corrotta delle altre. Il nostro premier, i nostri politici di destra e sinistra, i poteri forti nostrani, seppur squalificati, sono solo domestici di taglia ancor più ristretta. Sputi cordiali.
(Per eventuali soluzioni - una democrazia diretta adatta ai nostri tempi, per esempio - citofonare Massimo Fini o consimili; io sono a secco di idee per ora.

di Marco Milioni