22 ottobre 2010

Il mistero della libera stampa






https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKfOOtsUMKkvRXv9RUUd5oApC50vsQp_kRBA9Cl9YSMSNpsHDf3g4QVII6aZu0j0gf07O7d0fDYRICxNy-fse67Ty_bMT0OqGzFQQ7GmiJt8bxmMQAM-vFMuu16svs-RqeaiYR/s320/libera_stampa2.jpg


Il fatto: Barbara Spinelli, nota giornalista, lascia il giornale, La Stampa di Torino, la cui “linea editoriale” sembra le stesse stretta.
Lucia Annunziata, giornalista RAI, invia una lettera al Comitato di redazione de “La Stampa” tra cui si legge: “…il rapporto tra editorialisti e direzione è squisitamente elettivo, per cui è naturale che ogni direttore lo gestisca come pensa sia più coerente con il giornale che vuole fare..”
Come al solito, si complicano le cose semplici, e si intuisce la formazione della scuola RAI in cui ogni verità viene bandita.

Il giornalismo funziona così: vi è un padrone o una SpA che tira fuori i soldi e decide il nome del direttore. Il direttore non deve fare altro che seguire la “linea editoriale” che la proprietà esige. Se non lo fa viene cacciato (ricordiamo Montanelli che, pur essendo il miglior giornalista italiano, venne allontanato perché non seguiva la linea).
Con questo metodo i singoli giornalisti non fanno giornalismo, ma adattano le notizie alla linea da seguire, omettono quelle sgradite alla proprietà o fabbricano dossier per colpire i nemici del loro padrone.
Gli illeggibili ed inutili giornali di partito, di cui nessuno sopravviverebbe senza i generosi aiuti statali, seguono le stesse logiche, si scrive sotto dettatura e qualche volta dittatura del segretario di partito.

L’unico vero giornalismo è quello in cui non vi è la proprietà, ma sono i giornalisti, in cooperativa o in associazione tra loro, che sono padroni del giornale e quindi di se stessi.
In Italia, che io sappia, il solo giornale di peso, oltre le centomila copie al giorno, di proprietà e autogestito dai giornalisti, l’unico che ha rifiutato il contributo statale, è “il Fatto Quotidiano”.
Mettiamo questo punto fermo: giornalismo è quello del Fatto, gli altri giornalisti sono impiegati di concetto.

Fa eccezione la Rete, con una massiccia presenza di giornali autogestiti e di forum, che ospitano contributi di un giornalismo vero, disinteressato, gratuito, di impegno civile, di cui faccio parte anche io e sono convinto che il futuro siamo noi.
di Paolo De Gregorio

20 ottobre 2010

La battaglia contro i pannelli solari

Il 6 ottobre il sito arabo del movimento di LaRouche ha pubblicato una dichiarazione di Hussein Askary che chiede di "porre fine a Desertec", la gigantesca truffa UE per installare generatori solari nel deserto del Nord Africa al fine di produrre elettricità per l'Europa, definendo il progetto un complotto "satanico e malthusiano" ed un "pericolo per le menti delle generazioni future, per l'economia e la sovranità dei paesi arabi e dell'Europa, nonché una frode economica e scientifica". La dichiarazione, ripresa dai principali mass media in lingua araba in Medio Oriente ed in Nord Africa, esamina l'assalto condotto dai britannici ed altre monarchie in Europa alla concezione di stato nazionale moderno e sviluppo tecnologico.

In effetti "mentre i reali vogliono apparire come persone gentili che cercano di salvare qualche animale e le bellissime foreste, la loro filosofia è che gli essere umani, soprattutto i poveri in Africa ed Asia che continuano a procreare, siano una minaccia per la natura, e che il loro numero vada ridotto. Questo è stato dichiarato apertamente e ripetutamente dal Principe Filippo d'Edimburgo. Non c'è modo più efficace di commettere un genocidio contro vaste popolazioni che privarle della tecnologia moderna per costruire infrastrutture, produrre energia, agricoltura moderna e sanità".

Diametralmente opposta alla truffa assurda e deleteria costituita dal progetto Desertec, prosegue la dichiarazione, è la concezione di Vernadskij/LaRouche sullo sviluppo della biosfera che consente di inverdire il deserto con la dissalazione nucleare dell'acqua.

I governi arabi a cui è stato chiesto di partecipare a Desertec, ammonisce la dichiarazione, farebbero bene a denunciare questa truffa, in quanto per accettarla dovrebbero lavare il cervello della propria popolazione, soprattutto dei giovani, sui meriti delle energie rinnovabili e lo sviluppo sostenibile, perseguendo al contempo la propria intenzione di costruire centrali nucleari per produrre energia e dissalare l'acqua. La dichiarazione consiglia ai governi arabi "di ritirarsi da questo gioco faustiano, ed invitare invece i Paesi europei a tornare alla forma umanistica di società basata sul rispetto della sacralità della creatività umana, del progresso scientifico e del vero sviluppo economico".

In effetti, Desertec viene usata per contrastare la spinta all'energia nucleare in corso in tutto il Medio Oriente ed in Nord Africa. L'Egitto ha annunciato recentemente la propria intenzione di costruire almeno quattro centrali nucleari, con una capacità totale di oltre 4.000 megawatt, per le quali verrà indetta la gara d'appalto alla fine dell'anno.

Paesi quali Giordania, Kuwait, Marocco e Algeria hanno annunciato la propria intenzione di costruire centrali nucleari entro la fine del decennio ed hanno sottoscritto accordi di cooperazione sull'energia nucleare con vari paesi, inclusi Russia, Francia, Giappone e Corea del Sud. Gli Emirati Arabi Uniti hanno firmato un accordo con la Corea del Sud per costruire quattro centrali nucleari.

by Movisol

19 ottobre 2010

Ecco perché chi ha talento oggi fa fatica a emergere


Ci sono dei luoghi in cui, per un certo periodo, fioriscono i geni, in seguito torna la mediocrità. Atene fra il 450 e il 350 ospitava figure come Socrate, Platone e Aristotele, poi nulla. L'Italia ha avuto lo splendore del Rinascimento, poi le occupazioni straniere e la decadenza. Alla fine del secolo a Vienna c'erano Freud, Klimt, Mahler poi il deserto. In Francia negli anni Sessanta e Settanta Sartre, Simon de Beauvoir, Levy Strauss, Barthes. Oggi non c'e più nessuno come loro. In tutta Europa la cultura sembra avvizzita.

Perché? Perché non nascono più persone di genio oppure perché il nuovo ambiente non le aiuta a crescere, ad affermarsi, ma le ostacola e valorizza altri tipi di personaggi? Io credo che sia questa la vera causa. Quand'è che fioriscono i geni? Quando la società ha slancio, ottimismo, fame di futuro e quindi di persone competenti e geniali. Come in Italia nel dopoguerra, quando tutti volevano lasciarsi alle spalle la miseria e creare prosperità. Ed erano pronti a lavorare duramente, a prodigarsi. Gli operai lottavano per diventare piccoli imprenditori, gli studenti facevano a gara per sapere di più. I più bravi erano subito richiesti dalle imprese. In una piccola città come Pavia gli studenti universitari più brillanti erano conosciuti da tutti e ricercati dalle ragazze.

Poi è venuta la globalizzazione e una crisi dei sentimenti morali collettivi. Abbiamo una popolazione invecchiata, una economia stagnante, una scuola scadente, una università satellite di quelle anglosassoni, con studenti che non hanno più la passione del sapere. Fra cui si è radicato il devastante convincimento che chi fa bene, chi si prodiga, chi lavora duramente, chi merita, non verrà ricompensato, non avrà successo. Mentre riuscirà chi è spregiudicato, chi appare in televisione, chi trova protezioni politiche.

Si è diffusa l'idea che siamo in una «società liquida» in cui non conta ciò che hai fatto, non valgono la lealtà, la parola data. Cosa non vera perché se non resistessero questi valori la società smetterebbe di funzionare. E anche nel lavoro vediamo che i giovani preparati, pronti a lavorare e ad adattarsi, lo trovano. Ma con più fatica. Come fa più fatica chi ha grandi doti e si trova in un ambiente culturale che non lo aiuta e non lo capisce. Per riuscire deve avere una grande fede, un grande ideale e una fiducia di fondo nella natura umana per vincere ogni giorno la sfiducia, il cinismo, l'indifferenza di chi lo circonda.
di Francesco Alberoni

22 ottobre 2010

Il mistero della libera stampa






https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKfOOtsUMKkvRXv9RUUd5oApC50vsQp_kRBA9Cl9YSMSNpsHDf3g4QVII6aZu0j0gf07O7d0fDYRICxNy-fse67Ty_bMT0OqGzFQQ7GmiJt8bxmMQAM-vFMuu16svs-RqeaiYR/s320/libera_stampa2.jpg


Il fatto: Barbara Spinelli, nota giornalista, lascia il giornale, La Stampa di Torino, la cui “linea editoriale” sembra le stesse stretta.
Lucia Annunziata, giornalista RAI, invia una lettera al Comitato di redazione de “La Stampa” tra cui si legge: “…il rapporto tra editorialisti e direzione è squisitamente elettivo, per cui è naturale che ogni direttore lo gestisca come pensa sia più coerente con il giornale che vuole fare..”
Come al solito, si complicano le cose semplici, e si intuisce la formazione della scuola RAI in cui ogni verità viene bandita.

Il giornalismo funziona così: vi è un padrone o una SpA che tira fuori i soldi e decide il nome del direttore. Il direttore non deve fare altro che seguire la “linea editoriale” che la proprietà esige. Se non lo fa viene cacciato (ricordiamo Montanelli che, pur essendo il miglior giornalista italiano, venne allontanato perché non seguiva la linea).
Con questo metodo i singoli giornalisti non fanno giornalismo, ma adattano le notizie alla linea da seguire, omettono quelle sgradite alla proprietà o fabbricano dossier per colpire i nemici del loro padrone.
Gli illeggibili ed inutili giornali di partito, di cui nessuno sopravviverebbe senza i generosi aiuti statali, seguono le stesse logiche, si scrive sotto dettatura e qualche volta dittatura del segretario di partito.

L’unico vero giornalismo è quello in cui non vi è la proprietà, ma sono i giornalisti, in cooperativa o in associazione tra loro, che sono padroni del giornale e quindi di se stessi.
In Italia, che io sappia, il solo giornale di peso, oltre le centomila copie al giorno, di proprietà e autogestito dai giornalisti, l’unico che ha rifiutato il contributo statale, è “il Fatto Quotidiano”.
Mettiamo questo punto fermo: giornalismo è quello del Fatto, gli altri giornalisti sono impiegati di concetto.

Fa eccezione la Rete, con una massiccia presenza di giornali autogestiti e di forum, che ospitano contributi di un giornalismo vero, disinteressato, gratuito, di impegno civile, di cui faccio parte anche io e sono convinto che il futuro siamo noi.
di Paolo De Gregorio

20 ottobre 2010

La battaglia contro i pannelli solari

Il 6 ottobre il sito arabo del movimento di LaRouche ha pubblicato una dichiarazione di Hussein Askary che chiede di "porre fine a Desertec", la gigantesca truffa UE per installare generatori solari nel deserto del Nord Africa al fine di produrre elettricità per l'Europa, definendo il progetto un complotto "satanico e malthusiano" ed un "pericolo per le menti delle generazioni future, per l'economia e la sovranità dei paesi arabi e dell'Europa, nonché una frode economica e scientifica". La dichiarazione, ripresa dai principali mass media in lingua araba in Medio Oriente ed in Nord Africa, esamina l'assalto condotto dai britannici ed altre monarchie in Europa alla concezione di stato nazionale moderno e sviluppo tecnologico.

In effetti "mentre i reali vogliono apparire come persone gentili che cercano di salvare qualche animale e le bellissime foreste, la loro filosofia è che gli essere umani, soprattutto i poveri in Africa ed Asia che continuano a procreare, siano una minaccia per la natura, e che il loro numero vada ridotto. Questo è stato dichiarato apertamente e ripetutamente dal Principe Filippo d'Edimburgo. Non c'è modo più efficace di commettere un genocidio contro vaste popolazioni che privarle della tecnologia moderna per costruire infrastrutture, produrre energia, agricoltura moderna e sanità".

Diametralmente opposta alla truffa assurda e deleteria costituita dal progetto Desertec, prosegue la dichiarazione, è la concezione di Vernadskij/LaRouche sullo sviluppo della biosfera che consente di inverdire il deserto con la dissalazione nucleare dell'acqua.

I governi arabi a cui è stato chiesto di partecipare a Desertec, ammonisce la dichiarazione, farebbero bene a denunciare questa truffa, in quanto per accettarla dovrebbero lavare il cervello della propria popolazione, soprattutto dei giovani, sui meriti delle energie rinnovabili e lo sviluppo sostenibile, perseguendo al contempo la propria intenzione di costruire centrali nucleari per produrre energia e dissalare l'acqua. La dichiarazione consiglia ai governi arabi "di ritirarsi da questo gioco faustiano, ed invitare invece i Paesi europei a tornare alla forma umanistica di società basata sul rispetto della sacralità della creatività umana, del progresso scientifico e del vero sviluppo economico".

In effetti, Desertec viene usata per contrastare la spinta all'energia nucleare in corso in tutto il Medio Oriente ed in Nord Africa. L'Egitto ha annunciato recentemente la propria intenzione di costruire almeno quattro centrali nucleari, con una capacità totale di oltre 4.000 megawatt, per le quali verrà indetta la gara d'appalto alla fine dell'anno.

Paesi quali Giordania, Kuwait, Marocco e Algeria hanno annunciato la propria intenzione di costruire centrali nucleari entro la fine del decennio ed hanno sottoscritto accordi di cooperazione sull'energia nucleare con vari paesi, inclusi Russia, Francia, Giappone e Corea del Sud. Gli Emirati Arabi Uniti hanno firmato un accordo con la Corea del Sud per costruire quattro centrali nucleari.

by Movisol

19 ottobre 2010

Ecco perché chi ha talento oggi fa fatica a emergere


Ci sono dei luoghi in cui, per un certo periodo, fioriscono i geni, in seguito torna la mediocrità. Atene fra il 450 e il 350 ospitava figure come Socrate, Platone e Aristotele, poi nulla. L'Italia ha avuto lo splendore del Rinascimento, poi le occupazioni straniere e la decadenza. Alla fine del secolo a Vienna c'erano Freud, Klimt, Mahler poi il deserto. In Francia negli anni Sessanta e Settanta Sartre, Simon de Beauvoir, Levy Strauss, Barthes. Oggi non c'e più nessuno come loro. In tutta Europa la cultura sembra avvizzita.

Perché? Perché non nascono più persone di genio oppure perché il nuovo ambiente non le aiuta a crescere, ad affermarsi, ma le ostacola e valorizza altri tipi di personaggi? Io credo che sia questa la vera causa. Quand'è che fioriscono i geni? Quando la società ha slancio, ottimismo, fame di futuro e quindi di persone competenti e geniali. Come in Italia nel dopoguerra, quando tutti volevano lasciarsi alle spalle la miseria e creare prosperità. Ed erano pronti a lavorare duramente, a prodigarsi. Gli operai lottavano per diventare piccoli imprenditori, gli studenti facevano a gara per sapere di più. I più bravi erano subito richiesti dalle imprese. In una piccola città come Pavia gli studenti universitari più brillanti erano conosciuti da tutti e ricercati dalle ragazze.

Poi è venuta la globalizzazione e una crisi dei sentimenti morali collettivi. Abbiamo una popolazione invecchiata, una economia stagnante, una scuola scadente, una università satellite di quelle anglosassoni, con studenti che non hanno più la passione del sapere. Fra cui si è radicato il devastante convincimento che chi fa bene, chi si prodiga, chi lavora duramente, chi merita, non verrà ricompensato, non avrà successo. Mentre riuscirà chi è spregiudicato, chi appare in televisione, chi trova protezioni politiche.

Si è diffusa l'idea che siamo in una «società liquida» in cui non conta ciò che hai fatto, non valgono la lealtà, la parola data. Cosa non vera perché se non resistessero questi valori la società smetterebbe di funzionare. E anche nel lavoro vediamo che i giovani preparati, pronti a lavorare e ad adattarsi, lo trovano. Ma con più fatica. Come fa più fatica chi ha grandi doti e si trova in un ambiente culturale che non lo aiuta e non lo capisce. Per riuscire deve avere una grande fede, un grande ideale e una fiducia di fondo nella natura umana per vincere ogni giorno la sfiducia, il cinismo, l'indifferenza di chi lo circonda.
di Francesco Alberoni