17 febbraio 2011

Confronto Fiat - VolksWagen. Incredibile

Chi scrive ed esprime pubblicamente le sue opinioni è, legittimamente, soggetto alla critica di coloro che leggono, i quali possono essere, del tutto o in parte, in disaccordo con quelle opinioni.

La "dialettica" tra uno e gli altri è costruttiva se e quando le opinioni sono supportate da fatti certi, numeri e statistiche di tale pregnanza da arricchire entrambi, rifuggendo la sterile polemica in cui si rifugiano le persone di poco talento e senza argomenti.

Discuto con tutti di fatti e argomenti supportati da prove quantomeno plausibili, ma mi rifiuto di perdere tempo con chi non ha argomenti e ripete slogan di nessuna rilevanza.

Se, per chiarire, di fronte ad un argomento che poggia su fatti concreti, mi si oppongono (a difesa della tesi avversa) gli slogan: ... sei un ex-comunista ... oppure ... sei un ex-democristiano ... beh la discussione non ha senso alcuno giacché, dal mio punto di vista, non c'è alcun arricchimento culturale nell'ascoltare o dibattere quelle minchiate da bambini scimuniti.

Se devo discutere con qualcuno, pretendo di "apprendere cose che non so", esattamente come l'altro deve pretendere la stessa cosa da me. Ripetere idiozie con il solo scopo di "avere ragione", è esercizio da imbecilli che hanno tempo da perdere.

Sto dicendo che, quando elenco degli argomenti "contro" Berlusconi, invece di essere contraddetto sui numero e sui fatti (cosa che implica un ragionamento e una certa capacità di organizzare pensieri e numeri), mi si oppone (spesse volte) lo slogan "sei un ex-comunista" che, com'è ovvio, non ha bisogno di essere articolato o elaborato in una serie di passi razionali e conseguenti, ma può essere benissimo frutto di una mente sterile ed improduttiva. Di un cretino, insomma.

Capita lo stesso quando elenco degli argomenti contro i Bersani o i D'Alema ... anche qui la risposta è affidata ad uno slogan altrettanto idiota: "sei un ex-democristiano fanfaniano" (significa DC di destra, quasi sinonimo di fascista).

Ora, fatemi ripetere una cosa ormai risaputa: nella mia "carriera" di elettore votante (carriera conclusa nel 1996) ha votato quasi tutti i partiti, dal MSI di Almirante al PSI di Craxi, passando per PLI, PRI, PSDI, Radicali, Verdi ... con la sola esclusione di PCI e DC. Poi, nella cosiddetta seconda repubblica, votai Berlusconi nel 1994 e Prodi nel 1996 e, quindi, dopo 27 anni di assidua partecipazione elettorale, mi accorsi che l'unica cosa seria era "non votare" ... e smisi.

L'accusa di essere un ex-comunista o un ex-democristiano, non solo è una prova evidente di inconsistenza culturale, ma è anche una stupidaggine storica (PCI e DC sono stati gli unici due partiti che non ho mai votato).

Dove nasce la necessità di questa precisazione?

... se Bersani, D'Alema, etc... non riescono a vincere contro un avversario così, debbono necessariamente essere o da lui pagati (quindi corrotti) oppure completamente incompetenti ...

Chi s'è sentito "toccato", non ha trovato di meglio che rispondermi in quella maniera ... "sei un ex-democristiano fanfaniano", e ciò dà miserevole conto di cosa sia diventata la dialettica ... la discussione tra parti che si suppongono intelligenti ed in buona fede.

Nella fattispecie, l'inadeguatezza degli attuali leader del PD, si dimostra negli atti politici di cui si fanno interpreti e, tanto per venire ad un esempio recentissimo, al famoso referendum di Mirafiori, in cui il PD ha appoggiato le ragioni di Marchionne contro la Fiom.

La Fiat chiedeva più flessibilità, rispetto delle regole, meno pause ... etc ... e l'obiettivo che dichiarava di perseguire, era di voler "chiudere" il gap competitivo con gli altri produttori di autovetture.

Il CLUP (Costo del Lavoro per Unità di Prodotto), si diceva, negli stabilimenti italiani è sensibilmente maggiore che altrove e, dunque, non si riesce a vendere le macchine a prezzi competitivi.

Discorso serio, importante e di notevole rilevanza strategica, a cui il PD ha dato la sua benedizione. Sbagliando clamorosamente, almeno secondo me.

Vediamo i numeri confrontando Mirafiori (la più grande fabbrica italiana di Fiat) con Wolfsburg, la maggiore fabbrica tedesca del leader europeo del settore (VolksWagen).


Wolfsburg



Auto prodotte

740000


Dipendenti

55000


Salario netto per dipendente

2500 euro/mese


Clup (Euro/macchina)

2415



Mirafiori

120000

5500

1200 euro/mese

715

Il Clup (costo del lavoro per unità di prodotto) è già nettamente più alto (3.4 volte) a Wolfsburg (nella ricca e potente Germania) di quanto sia a Mirafiori.

In altri termini: Fiat ha già un notevole vantaggio competitivo sulla Volkswagen, perché paga molto meno i suoi dipendenti (meno della metà) i quali, per sovrappiù, producono molto più dei tedeschi (21.8 autovetture per dipendente a Mirafiori e 13.5 autovetture per dipendente a Wolfsburg).

Quindi, giovinotti, ma di che cazzo stiamo parlando?

Il vero tema qui in questione è un altro, ovvero: perché nonostante quel netto vantaggio di costo, Fiat non riesce a competere efficacemente conVolksWagen?

Mi spiegate, adesso, in che maniera si dimostra che, esponendo quattro semplicissimi numeri, i quali evidenziano una verità lapalissiana, si possa essere comunisti o democristiani? Capite cosa intendo quando dico: opporre slogan imbecilli a fatti concreti?

Nel merito della questione: spiegatemi come può un partito di sinistra "avallare" quell'argomento che non sta in piedi, "contro" gli stessi operai che in quello stabilimento ci lavorano e sono stati minacciati di perdere il loro posto di lavoro se non avessero votato le richieste dell'azienda (che significano altrettante rinunce ai loro diritti acquisiti)?

Posso capire (anche se i numeri sono chiari per chiunque) che la destra di Berlusconi sostenga le ragioni dell'azienda; ma come cazzo fa un partito di sinistra a sostenerle?

E' ovvio che perda una valanga di voti, anche un bambino scimunito lo capirebbe ... tant'è che, in pieno scandalo bunga-bunga, il PDL perde voti, ma il PD ne perde altrettanti. Berlusconi li perde su Ruby, e Bersani li perde su Marchionne.

... E, diciamoci la verità, perdere voti a letto con Ruby è molto più "eccitante" che perderli in Tv, appoggiando Marchionne.

Resta il problema che poi è il tema più importante di questa questione: come può Fiat perdere mercato rispetto ad un concorrente che ha costi più alti e, dunque, è costretto a praticare prezzi di vendita più cari (i prezzi di una Golf, 14950 euro, ed una Grande Punto, 11900 euro, presentano una differenza intorno al 25%)?

La versione che si tende ad "avvalorare" è che produrre qui in Italia è "troppo caro e inefficiente" ... ed abbiamo visto che, in questo caso, è una solenne cazzata ... Si vorrebbero spremere ancora di più gli operai anche quando, se pur gli dimezzasse il salario a parità di produttività, l'azienda conseguirebbe un risparmio di 360 euro, ovvero solo il 15% del vantaggio di prezzo che ha già.

Si vorrebbe far credere che VolksWagen riesce a vendere oggi le sue macchine con un differenziale di prezzo di oltre 3000 euro ... e che per metterla in difficoltà, occorrerebbero altri 360 euro di differenza?

E allora perché non 715, perché non farli lavorare gratis?

Ma capite quanto è cretino 'sto ragionamento?

I tedeschi vendono di più (ed a prezzi molto più cari), perché producono macchine migliori ed hanno una strategia di marketing nettamente superiore agli italiani. Il punto è tutto qui.

E invece di dire "chapeuax, sono più bravi ... cerchiamo di imparare da loro", si inseguono ancora i vecchi "nemici": la Fiom, la classe operaia, l'assenteismo, Marx ... etc ... in classico stile berlusconiano che, dal 1994, è sempre riuscito a trovare un colpevole per la sua inconcludenza (Fini, Casini, Bossi nel 1994, i comunisti, la Magistratura, Santoro, i giornali ... etc.. etc..).

Quelli, i tedeschi, le cose le fanno, i problemi li risolvono e poi ne godono i benefici. Gli italiani, invece, le cose le annunciano in diretta televisiva, non le fanno, e partono subito alla ricerca del colpevole. Non è un'opinione, ma un fatto documentato.

E non è tutto: trovate ragionevole che un operaio italiano che produce oltre il 60% in più di un tedesco (21.8 autovetture contro 13.5) prenda meno della metà in termini di stipendio netto (1200 euro contro 2500)?

Un partito realmente di sinistra (come il PD dice di essere) pone questo tema al dibattito nazionale, non appoggia la mozione dell'azienda che vorrebbe ancora inseguire ulteriori vantaggi di costo sulla pelle dei suoi già scorticati operai.

Mostrare questi numeri e tirare queste ovvie conclusioni significa essere comunista (o democristiano) ... o significa, finalmente, parlare di fatti concreti in un paese di parolai inconcludenti??

di G. Migliorino

16 febbraio 2011

Operazione Italia 2

Comunicato 14 febbraio 2011 ore 11.00

All’attenzione dei cittadini del mondo:


Ieri si è conclusa l’Operazione Italia 2 con una grande vittoria per Anonymous e i cittadini.
Durante la mattinata di ieri dalla ore 9.50 alle ore 14.00 il sito della Camera.it è rimasto inaccessibile e verso le 11.00 si è deciso di puntare il proprio interesse verso Governo.it, Senato.it e Parlamento.it rendendoli inaccessibili fino alle 15.00. Alle 15 italiane Anonymous si preparava per un’altra operazione quella spagnola e furbamente le autorità di sicurezza dei siti web istituzionali hanno dichiarato di essere riusciti a fermare l’attacco. Mossa intelligente senza dubbio,purtroppo però quando avete fermato l’attacco,l’attacco era concluso di suo. Anonymous da parte sua non tollera le bugie e la manipolazione delle informazioni. Dichiarare sui giornali che Governo.it era inaccessibile perché le autorità hanno LORO volontariamente reso l’accesso chiuso è stata per noi la più grande vittoria dalla prima operazione. Facciamo un esempio : un gruppo di manifestanti vuole bloccare l’accesso a Montecitorio,ci riescono e sui giornali però le autorità dichiarano che loro stessi per motivi di sicurezza non hanno fatto entrare nessuno. Ora mi chiedo,chi ha vinto? Siamo noi stati un fallimento come hanno dichiarato le autorità? Il nostro scopo era quello di rendere un servizio inaccessibile,ci siamo riusciti? Infondo un sito web istituzionale è un simbolo e noi uomini attribuiamo un valore ad un oggetto. Anonymous a tal proposito vuole ribadire che la campagna Italiana è appena iniziata e se ieri eravamo 1400 la prossima volta saremo il doppio. Inoltre considerato il poco interesse dai parte dei media, Anonymous cercherà la loro attenzione a modo suo. A presto.

Noi non dimentichiamo,
Noi non perdoniamo,
Aspettateci,Sempre.

Liberta' e' democrazia?

Mentre sto lavorando ad alcune novita' editoriali (riguardo a Cibo e Pietre) , per questo ho postato meno, vorrei solo rispondere ad una delle email che mi sono arrivate in questi giorni, quando mi si accusa di essere incoerente perche' odio e disprezzo la democrazia e predico la liberta' individuale. Perche' il punto e' questo: la democrazia e la liberta' dell'individuo hanno pochissimo in comune, ma una vera e propria religione della democrazia si diletta di convincere del contrario.

Per prima cosa occorre sfatare diversi miti. L'idea di democrazia che le persone hanno e' del tutto infondata rispetto alla realta'. Nel dopoguerra, l'europa postcoloniale ebbe un gigantesco balzo economico, che arrivo' insieme alla imposizione da parte americana delle democrazie in Europa.


Un mondo che usciva dal colonialismo (o che ne stava ancora uscendo) era un mondo economicamente unipolare: sebbene apparentemente diviso in due poli politici e militari (USa e URSS) sul piano economico era del tutto unico. C'era un solo mercato (nel 1950 , solo 4 nazioni assorbivano il 95% delle risorse, poi divennero 6, poi 7, infine 8, oggi sono 20) , c'era un solo polo industriale e tecnologico, c'era una sola fonte di domanda. Chiunque nel mondo avesse prodotto qualcosa aveva una sola speranza: venderla in occidente. Chiunque avesse materie prime aveva una sola speranza: venderle ad occidentali.Chiunque avesse forza lavoro aveva una sola speranza: lavorare per occidentali. Il prezzo? In condizioni di monopolio della domanda, lo faceva l'occidente.

Non solo le nazioni occidentali erano le uniche a consumare, ma eravamo anche gli unici a comprare: questo era il mondo emerso alla fine del colonialismo. Dunque, il prezzo lo facevamo noi. Le condizioni le facevamo noi.

I benefici del periodo storico sono stati confusi coi benefici della "democrazia", al punto da pensare che la democrazia sia una specie di divinita' capace di garantire al suo popolo la ricchezza e la prosperita'. Questa superstizione si e' diffusa al punto che in caso di disastro economico per prima cosa il popolo chiede i soliti rituali religiosi: "elezioni, cambio di governo, dimissioni, manifestazioni,...": si tratta del corrispondente di quello che si fa quando non piove e si fa una processione per la pioggia.

Quello che si crede e' che la democrazia sia una divinita' che garantisce ricchezza al suo popolo: bastera' dunque che la Dea democrazia sia felice del proprio popolo, e ci ricompensera'. Cosi', ad ogni crisi si fanno tutti i rituali della Dea democrazia, e ci si aspetta che la Dea provveda . E se l'economia va male, per prima cosa si lamenta di non aver fatto abbastanza rituali, ovvero di non aver fatto abbastanza elezioni (o di non aver votato quello giusto) , di non aver cambiato abbastanza il governo, di non aver avuto abbastanza dimissioni, di non aver manifestato abbastanza : senza queste cose la Dea democrazia e' adirata coi suoi fedeli, e li punisce con una carestia. Amen.

Ovviamente e' un falso. Costruire un'economia funzionante e' una questione tecnica. C'e' riuscito Hitler come ci sono riusciti i cinesi, per dirne una. Avere ricchezza non e' una prerogativa delle democrazie, dal momento che i paesi che crescono maggiormente sono in gran parte delle tirannie, e se prendiamo per esempio un periodo felice dell' Europa, come il rinascimento, di democrazie ne troviamo ben poche.

Non e' impossibile per un governo tirannico costruire un buon sistema produttivo ed economico, e' solo una questione di tecnica economica. La Spagna verso' in condizioni pietose per tutto il dopoguerra, finche' Franco chiamo' i cosiddetti "tecnocrati" (in genere funzionari di Opus Dei) i quali riuscirono a fare delle riforme tecnicamente corrette, che causarono il cosiddetto "Desarrollo", un periodo di crescita che permise alla Spagna, finita la dittatura, di avere i requisiti per entrare nella UE e di arrivare al 79% del reddito procapite europeo. Eppure, il regime franchista non era certo una democrazia.

Alla democrazia, cioe', vengono attribuiti con metodi simili alla superstizione dei risultati che sono puramente economici, indipendenti dal tipo di governo, ottenibili da qualsiasi genere di governo a patto di affidarsi a tecnici preparati.

Un altro punto e' il mito della liberta'. Circola voce insistente sul fatto che in una democrazia la gente sia "libera", ovvero capace di fare quello che vuole senza interferenze da parte dei governi.

Il problema a questo punto e' che la democrazia la si confronta con i regimi del recente passato (comunismo e fascismo) ma non la si confronta con gli ultimi 2000 anni di storia. Negli ultimi 2000 anni, tranne pochissimi periodi, il cittadino qualsiasi subiva MOLTE meno interferenze da parte dello stato, rispetto ad oggi.

Non intendo scrivere cose come "poveri ma felici" perche' i poveri sono infelici, ed e' proprio questo il punto: prima degli ultimi 50 anni le masse stavano male per ragioni economiche, non politiche. Se andiamo a misurare quanta gente abbia perseguitato per ragioni politiche la monarchia francese, credo che non supereremo la dozzina in svariati secoli.

Il punto logico sul quale verte l'equivoco e' che non distinguiamo la liberta' con la possibilita': io (che non sono una donna) sono libero di partorire bambini? Si, nessuna legge me lo vieta. Peccato sia impossibile. Un diritto, od una liberta', sono tali nel momento in cui io posso goderne: in un mondo tecnologicamente arretrato e di conseguenza economicamente povero(1) io non posso certo avere il tempo libero che ha il ceto medio, quindi se andiamo a chiederci quale sia la mia oggettiva liberta' di espressione, troveremo che di fatto materialmente non mi esprimo proprio.

Il cittadino di Re Luigi, in altre parole, era di gran lunga piu' libero del cittadino francese di oggi. Se avesse avuto il tempo, l'alfabetizzazione e la scuola, NON AVEVA LEGGI CHE REGOLAVANO LA MUSICA se non il divieto di ledere sua maesta'. Ma se escludiamo questo semplice contenuto, UNO SOLO, poteva cantare tutto il resto sulla strada.

Oggi, la legge francese obbliga una certa percentuale di canzoni francesi. Obbliga che tutti i contenuti considerati "inadatti" siano bollati secondo la classificazione ICRA. Oggi ci sono orari, luoghi deputati, eta' ammissibili, classificazioni, iscrizioni ad associazioni, nullaosta dell'autorita'. Sei libero di fare le cose, che pero' vengono "regolate". Ovvero, non sei affatto libero.

Soltanto prima della rivoluzione francese, a patto di non insultare il Re o qualche nobile, l'artista cantava quel che voleva, e a seconda del seguito cantava nei teatri che liberamente decidevano di rappresentare le sue opere. Era una questione di fortuna, di talento, di momento. Due sole regole molto chiare: non causare tumulti, non offendere Re e Nobili.

Oggi invece siamo "liberi": dalle ore X alle ore Y, nel posto tale, dopo aver ricevuto un permesso dalle autorita', solo a persone dai 18 in su, solo se cantiamo in francese, solo se non offendiamo i musulmani, i vegetariani, le lesbiche, i gay, i negri, la famiglia, i cattolici, i protestanti, gli algerini, gli ebrei, le donne, se non andiamo in conflitto contro una qualsiasi associazione locale per il "decoro", per i bambini, per la donna, per gli animali, per la religione.

17 febbraio 2011

Confronto Fiat - VolksWagen. Incredibile

Chi scrive ed esprime pubblicamente le sue opinioni è, legittimamente, soggetto alla critica di coloro che leggono, i quali possono essere, del tutto o in parte, in disaccordo con quelle opinioni.

La "dialettica" tra uno e gli altri è costruttiva se e quando le opinioni sono supportate da fatti certi, numeri e statistiche di tale pregnanza da arricchire entrambi, rifuggendo la sterile polemica in cui si rifugiano le persone di poco talento e senza argomenti.

Discuto con tutti di fatti e argomenti supportati da prove quantomeno plausibili, ma mi rifiuto di perdere tempo con chi non ha argomenti e ripete slogan di nessuna rilevanza.

Se, per chiarire, di fronte ad un argomento che poggia su fatti concreti, mi si oppongono (a difesa della tesi avversa) gli slogan: ... sei un ex-comunista ... oppure ... sei un ex-democristiano ... beh la discussione non ha senso alcuno giacché, dal mio punto di vista, non c'è alcun arricchimento culturale nell'ascoltare o dibattere quelle minchiate da bambini scimuniti.

Se devo discutere con qualcuno, pretendo di "apprendere cose che non so", esattamente come l'altro deve pretendere la stessa cosa da me. Ripetere idiozie con il solo scopo di "avere ragione", è esercizio da imbecilli che hanno tempo da perdere.

Sto dicendo che, quando elenco degli argomenti "contro" Berlusconi, invece di essere contraddetto sui numero e sui fatti (cosa che implica un ragionamento e una certa capacità di organizzare pensieri e numeri), mi si oppone (spesse volte) lo slogan "sei un ex-comunista" che, com'è ovvio, non ha bisogno di essere articolato o elaborato in una serie di passi razionali e conseguenti, ma può essere benissimo frutto di una mente sterile ed improduttiva. Di un cretino, insomma.

Capita lo stesso quando elenco degli argomenti contro i Bersani o i D'Alema ... anche qui la risposta è affidata ad uno slogan altrettanto idiota: "sei un ex-democristiano fanfaniano" (significa DC di destra, quasi sinonimo di fascista).

Ora, fatemi ripetere una cosa ormai risaputa: nella mia "carriera" di elettore votante (carriera conclusa nel 1996) ha votato quasi tutti i partiti, dal MSI di Almirante al PSI di Craxi, passando per PLI, PRI, PSDI, Radicali, Verdi ... con la sola esclusione di PCI e DC. Poi, nella cosiddetta seconda repubblica, votai Berlusconi nel 1994 e Prodi nel 1996 e, quindi, dopo 27 anni di assidua partecipazione elettorale, mi accorsi che l'unica cosa seria era "non votare" ... e smisi.

L'accusa di essere un ex-comunista o un ex-democristiano, non solo è una prova evidente di inconsistenza culturale, ma è anche una stupidaggine storica (PCI e DC sono stati gli unici due partiti che non ho mai votato).

Dove nasce la necessità di questa precisazione?

... se Bersani, D'Alema, etc... non riescono a vincere contro un avversario così, debbono necessariamente essere o da lui pagati (quindi corrotti) oppure completamente incompetenti ...

Chi s'è sentito "toccato", non ha trovato di meglio che rispondermi in quella maniera ... "sei un ex-democristiano fanfaniano", e ciò dà miserevole conto di cosa sia diventata la dialettica ... la discussione tra parti che si suppongono intelligenti ed in buona fede.

Nella fattispecie, l'inadeguatezza degli attuali leader del PD, si dimostra negli atti politici di cui si fanno interpreti e, tanto per venire ad un esempio recentissimo, al famoso referendum di Mirafiori, in cui il PD ha appoggiato le ragioni di Marchionne contro la Fiom.

La Fiat chiedeva più flessibilità, rispetto delle regole, meno pause ... etc ... e l'obiettivo che dichiarava di perseguire, era di voler "chiudere" il gap competitivo con gli altri produttori di autovetture.

Il CLUP (Costo del Lavoro per Unità di Prodotto), si diceva, negli stabilimenti italiani è sensibilmente maggiore che altrove e, dunque, non si riesce a vendere le macchine a prezzi competitivi.

Discorso serio, importante e di notevole rilevanza strategica, a cui il PD ha dato la sua benedizione. Sbagliando clamorosamente, almeno secondo me.

Vediamo i numeri confrontando Mirafiori (la più grande fabbrica italiana di Fiat) con Wolfsburg, la maggiore fabbrica tedesca del leader europeo del settore (VolksWagen).


Wolfsburg



Auto prodotte

740000


Dipendenti

55000


Salario netto per dipendente

2500 euro/mese


Clup (Euro/macchina)

2415



Mirafiori

120000

5500

1200 euro/mese

715

Il Clup (costo del lavoro per unità di prodotto) è già nettamente più alto (3.4 volte) a Wolfsburg (nella ricca e potente Germania) di quanto sia a Mirafiori.

In altri termini: Fiat ha già un notevole vantaggio competitivo sulla Volkswagen, perché paga molto meno i suoi dipendenti (meno della metà) i quali, per sovrappiù, producono molto più dei tedeschi (21.8 autovetture per dipendente a Mirafiori e 13.5 autovetture per dipendente a Wolfsburg).

Quindi, giovinotti, ma di che cazzo stiamo parlando?

Il vero tema qui in questione è un altro, ovvero: perché nonostante quel netto vantaggio di costo, Fiat non riesce a competere efficacemente conVolksWagen?

Mi spiegate, adesso, in che maniera si dimostra che, esponendo quattro semplicissimi numeri, i quali evidenziano una verità lapalissiana, si possa essere comunisti o democristiani? Capite cosa intendo quando dico: opporre slogan imbecilli a fatti concreti?

Nel merito della questione: spiegatemi come può un partito di sinistra "avallare" quell'argomento che non sta in piedi, "contro" gli stessi operai che in quello stabilimento ci lavorano e sono stati minacciati di perdere il loro posto di lavoro se non avessero votato le richieste dell'azienda (che significano altrettante rinunce ai loro diritti acquisiti)?

Posso capire (anche se i numeri sono chiari per chiunque) che la destra di Berlusconi sostenga le ragioni dell'azienda; ma come cazzo fa un partito di sinistra a sostenerle?

E' ovvio che perda una valanga di voti, anche un bambino scimunito lo capirebbe ... tant'è che, in pieno scandalo bunga-bunga, il PDL perde voti, ma il PD ne perde altrettanti. Berlusconi li perde su Ruby, e Bersani li perde su Marchionne.

... E, diciamoci la verità, perdere voti a letto con Ruby è molto più "eccitante" che perderli in Tv, appoggiando Marchionne.

Resta il problema che poi è il tema più importante di questa questione: come può Fiat perdere mercato rispetto ad un concorrente che ha costi più alti e, dunque, è costretto a praticare prezzi di vendita più cari (i prezzi di una Golf, 14950 euro, ed una Grande Punto, 11900 euro, presentano una differenza intorno al 25%)?

La versione che si tende ad "avvalorare" è che produrre qui in Italia è "troppo caro e inefficiente" ... ed abbiamo visto che, in questo caso, è una solenne cazzata ... Si vorrebbero spremere ancora di più gli operai anche quando, se pur gli dimezzasse il salario a parità di produttività, l'azienda conseguirebbe un risparmio di 360 euro, ovvero solo il 15% del vantaggio di prezzo che ha già.

Si vorrebbe far credere che VolksWagen riesce a vendere oggi le sue macchine con un differenziale di prezzo di oltre 3000 euro ... e che per metterla in difficoltà, occorrerebbero altri 360 euro di differenza?

E allora perché non 715, perché non farli lavorare gratis?

Ma capite quanto è cretino 'sto ragionamento?

I tedeschi vendono di più (ed a prezzi molto più cari), perché producono macchine migliori ed hanno una strategia di marketing nettamente superiore agli italiani. Il punto è tutto qui.

E invece di dire "chapeuax, sono più bravi ... cerchiamo di imparare da loro", si inseguono ancora i vecchi "nemici": la Fiom, la classe operaia, l'assenteismo, Marx ... etc ... in classico stile berlusconiano che, dal 1994, è sempre riuscito a trovare un colpevole per la sua inconcludenza (Fini, Casini, Bossi nel 1994, i comunisti, la Magistratura, Santoro, i giornali ... etc.. etc..).

Quelli, i tedeschi, le cose le fanno, i problemi li risolvono e poi ne godono i benefici. Gli italiani, invece, le cose le annunciano in diretta televisiva, non le fanno, e partono subito alla ricerca del colpevole. Non è un'opinione, ma un fatto documentato.

E non è tutto: trovate ragionevole che un operaio italiano che produce oltre il 60% in più di un tedesco (21.8 autovetture contro 13.5) prenda meno della metà in termini di stipendio netto (1200 euro contro 2500)?

Un partito realmente di sinistra (come il PD dice di essere) pone questo tema al dibattito nazionale, non appoggia la mozione dell'azienda che vorrebbe ancora inseguire ulteriori vantaggi di costo sulla pelle dei suoi già scorticati operai.

Mostrare questi numeri e tirare queste ovvie conclusioni significa essere comunista (o democristiano) ... o significa, finalmente, parlare di fatti concreti in un paese di parolai inconcludenti??

di G. Migliorino

16 febbraio 2011

Operazione Italia 2

Comunicato 14 febbraio 2011 ore 11.00

All’attenzione dei cittadini del mondo:


Ieri si è conclusa l’Operazione Italia 2 con una grande vittoria per Anonymous e i cittadini.
Durante la mattinata di ieri dalla ore 9.50 alle ore 14.00 il sito della Camera.it è rimasto inaccessibile e verso le 11.00 si è deciso di puntare il proprio interesse verso Governo.it, Senato.it e Parlamento.it rendendoli inaccessibili fino alle 15.00. Alle 15 italiane Anonymous si preparava per un’altra operazione quella spagnola e furbamente le autorità di sicurezza dei siti web istituzionali hanno dichiarato di essere riusciti a fermare l’attacco. Mossa intelligente senza dubbio,purtroppo però quando avete fermato l’attacco,l’attacco era concluso di suo. Anonymous da parte sua non tollera le bugie e la manipolazione delle informazioni. Dichiarare sui giornali che Governo.it era inaccessibile perché le autorità hanno LORO volontariamente reso l’accesso chiuso è stata per noi la più grande vittoria dalla prima operazione. Facciamo un esempio : un gruppo di manifestanti vuole bloccare l’accesso a Montecitorio,ci riescono e sui giornali però le autorità dichiarano che loro stessi per motivi di sicurezza non hanno fatto entrare nessuno. Ora mi chiedo,chi ha vinto? Siamo noi stati un fallimento come hanno dichiarato le autorità? Il nostro scopo era quello di rendere un servizio inaccessibile,ci siamo riusciti? Infondo un sito web istituzionale è un simbolo e noi uomini attribuiamo un valore ad un oggetto. Anonymous a tal proposito vuole ribadire che la campagna Italiana è appena iniziata e se ieri eravamo 1400 la prossima volta saremo il doppio. Inoltre considerato il poco interesse dai parte dei media, Anonymous cercherà la loro attenzione a modo suo. A presto.

Noi non dimentichiamo,
Noi non perdoniamo,
Aspettateci,Sempre.

Liberta' e' democrazia?

Mentre sto lavorando ad alcune novita' editoriali (riguardo a Cibo e Pietre) , per questo ho postato meno, vorrei solo rispondere ad una delle email che mi sono arrivate in questi giorni, quando mi si accusa di essere incoerente perche' odio e disprezzo la democrazia e predico la liberta' individuale. Perche' il punto e' questo: la democrazia e la liberta' dell'individuo hanno pochissimo in comune, ma una vera e propria religione della democrazia si diletta di convincere del contrario.

Per prima cosa occorre sfatare diversi miti. L'idea di democrazia che le persone hanno e' del tutto infondata rispetto alla realta'. Nel dopoguerra, l'europa postcoloniale ebbe un gigantesco balzo economico, che arrivo' insieme alla imposizione da parte americana delle democrazie in Europa.


Un mondo che usciva dal colonialismo (o che ne stava ancora uscendo) era un mondo economicamente unipolare: sebbene apparentemente diviso in due poli politici e militari (USa e URSS) sul piano economico era del tutto unico. C'era un solo mercato (nel 1950 , solo 4 nazioni assorbivano il 95% delle risorse, poi divennero 6, poi 7, infine 8, oggi sono 20) , c'era un solo polo industriale e tecnologico, c'era una sola fonte di domanda. Chiunque nel mondo avesse prodotto qualcosa aveva una sola speranza: venderla in occidente. Chiunque avesse materie prime aveva una sola speranza: venderle ad occidentali.Chiunque avesse forza lavoro aveva una sola speranza: lavorare per occidentali. Il prezzo? In condizioni di monopolio della domanda, lo faceva l'occidente.

Non solo le nazioni occidentali erano le uniche a consumare, ma eravamo anche gli unici a comprare: questo era il mondo emerso alla fine del colonialismo. Dunque, il prezzo lo facevamo noi. Le condizioni le facevamo noi.

I benefici del periodo storico sono stati confusi coi benefici della "democrazia", al punto da pensare che la democrazia sia una specie di divinita' capace di garantire al suo popolo la ricchezza e la prosperita'. Questa superstizione si e' diffusa al punto che in caso di disastro economico per prima cosa il popolo chiede i soliti rituali religiosi: "elezioni, cambio di governo, dimissioni, manifestazioni,...": si tratta del corrispondente di quello che si fa quando non piove e si fa una processione per la pioggia.

Quello che si crede e' che la democrazia sia una divinita' che garantisce ricchezza al suo popolo: bastera' dunque che la Dea democrazia sia felice del proprio popolo, e ci ricompensera'. Cosi', ad ogni crisi si fanno tutti i rituali della Dea democrazia, e ci si aspetta che la Dea provveda . E se l'economia va male, per prima cosa si lamenta di non aver fatto abbastanza rituali, ovvero di non aver fatto abbastanza elezioni (o di non aver votato quello giusto) , di non aver cambiato abbastanza il governo, di non aver avuto abbastanza dimissioni, di non aver manifestato abbastanza : senza queste cose la Dea democrazia e' adirata coi suoi fedeli, e li punisce con una carestia. Amen.

Ovviamente e' un falso. Costruire un'economia funzionante e' una questione tecnica. C'e' riuscito Hitler come ci sono riusciti i cinesi, per dirne una. Avere ricchezza non e' una prerogativa delle democrazie, dal momento che i paesi che crescono maggiormente sono in gran parte delle tirannie, e se prendiamo per esempio un periodo felice dell' Europa, come il rinascimento, di democrazie ne troviamo ben poche.

Non e' impossibile per un governo tirannico costruire un buon sistema produttivo ed economico, e' solo una questione di tecnica economica. La Spagna verso' in condizioni pietose per tutto il dopoguerra, finche' Franco chiamo' i cosiddetti "tecnocrati" (in genere funzionari di Opus Dei) i quali riuscirono a fare delle riforme tecnicamente corrette, che causarono il cosiddetto "Desarrollo", un periodo di crescita che permise alla Spagna, finita la dittatura, di avere i requisiti per entrare nella UE e di arrivare al 79% del reddito procapite europeo. Eppure, il regime franchista non era certo una democrazia.

Alla democrazia, cioe', vengono attribuiti con metodi simili alla superstizione dei risultati che sono puramente economici, indipendenti dal tipo di governo, ottenibili da qualsiasi genere di governo a patto di affidarsi a tecnici preparati.

Un altro punto e' il mito della liberta'. Circola voce insistente sul fatto che in una democrazia la gente sia "libera", ovvero capace di fare quello che vuole senza interferenze da parte dei governi.

Il problema a questo punto e' che la democrazia la si confronta con i regimi del recente passato (comunismo e fascismo) ma non la si confronta con gli ultimi 2000 anni di storia. Negli ultimi 2000 anni, tranne pochissimi periodi, il cittadino qualsiasi subiva MOLTE meno interferenze da parte dello stato, rispetto ad oggi.

Non intendo scrivere cose come "poveri ma felici" perche' i poveri sono infelici, ed e' proprio questo il punto: prima degli ultimi 50 anni le masse stavano male per ragioni economiche, non politiche. Se andiamo a misurare quanta gente abbia perseguitato per ragioni politiche la monarchia francese, credo che non supereremo la dozzina in svariati secoli.

Il punto logico sul quale verte l'equivoco e' che non distinguiamo la liberta' con la possibilita': io (che non sono una donna) sono libero di partorire bambini? Si, nessuna legge me lo vieta. Peccato sia impossibile. Un diritto, od una liberta', sono tali nel momento in cui io posso goderne: in un mondo tecnologicamente arretrato e di conseguenza economicamente povero(1) io non posso certo avere il tempo libero che ha il ceto medio, quindi se andiamo a chiederci quale sia la mia oggettiva liberta' di espressione, troveremo che di fatto materialmente non mi esprimo proprio.

Il cittadino di Re Luigi, in altre parole, era di gran lunga piu' libero del cittadino francese di oggi. Se avesse avuto il tempo, l'alfabetizzazione e la scuola, NON AVEVA LEGGI CHE REGOLAVANO LA MUSICA se non il divieto di ledere sua maesta'. Ma se escludiamo questo semplice contenuto, UNO SOLO, poteva cantare tutto il resto sulla strada.

Oggi, la legge francese obbliga una certa percentuale di canzoni francesi. Obbliga che tutti i contenuti considerati "inadatti" siano bollati secondo la classificazione ICRA. Oggi ci sono orari, luoghi deputati, eta' ammissibili, classificazioni, iscrizioni ad associazioni, nullaosta dell'autorita'. Sei libero di fare le cose, che pero' vengono "regolate". Ovvero, non sei affatto libero.

Soltanto prima della rivoluzione francese, a patto di non insultare il Re o qualche nobile, l'artista cantava quel che voleva, e a seconda del seguito cantava nei teatri che liberamente decidevano di rappresentare le sue opere. Era una questione di fortuna, di talento, di momento. Due sole regole molto chiare: non causare tumulti, non offendere Re e Nobili.

Oggi invece siamo "liberi": dalle ore X alle ore Y, nel posto tale, dopo aver ricevuto un permesso dalle autorita', solo a persone dai 18 in su, solo se cantiamo in francese, solo se non offendiamo i musulmani, i vegetariani, le lesbiche, i gay, i negri, la famiglia, i cattolici, i protestanti, gli algerini, gli ebrei, le donne, se non andiamo in conflitto contro una qualsiasi associazione locale per il "decoro", per i bambini, per la donna, per gli animali, per la religione.