03 gennaio 2012

Perchè gli stati devono pagare 600 volte più delle banche?






Sono cifre incredibili. Si sapeva già che, alla fine del 2008, George Bush e Henry Paulson avevano messo sul tavolo 700 miliardi di dollari (540 miliardi di Euro) per salvare le banche americane. Una somma colossale. Ma un giudice americano ha recentemente dato ragione ai giornalisti di Bloomberg che domandavano alla loro banca centrale di essere trasparente sull'aiuto che essa stessa aveva dato al sistema bancario.

Dopo aver spulciato 20.000 pagine di documenti diversi, Bloomberg mostra che la Federal Reserve (FED) ha segretamente prestato alle banche in difficoltà la somma di 1.200 miliardi al tasso incredibilmente basso dello 0,01 %.

Nello stesso momento, in molti paesi i popoli subiscono piani di austerità imposti da governi a cui i mercati finanziari non accettano di prestare miliardi a tassi di interesse inferiori al 6,7 o al 9%! Asfissiati da tali tassi di interesse, i governi sono “obbligati” a bloccare pensioni, sussidi familiari o salari dei dipendenti pubblici e di tagliare gli investimenti, e ciò fa aumentare la disoccupazione e presto ci farà sprofondare in una recessione molto grave.

É normale che in caso di crisi, le banche private, che si finanziano abitualmente all'1 % presso le banche centrali, possano beneficiare di tassi allo 0,01 % mentre certi Stati sono al contrario obbligati a pagare tassi 600 o 800 volte più elevati? “Essere governati dal denaro organizzato è tanto pericoloso quanto esserlo dal crimine organizzato”, affermava Roosevelt. Aveva ragione. Noi stiamo vivendo una crisi del capitalismo non regolamentato che può rivelarsi un suicidio per la nostra civilizzazione. Come affermano lo scrittore Edgar Morin e Stéphane Hessel in Le Chemin de l'ésperance (Fayard, 2011) [“I sentieri della speranza”, N.d.t.], le nostre società devono scegliere : la metamorfosi o la morte?

Aspetteremo che sia troppo tardi per aprire gli occhi? Aspetteremo che sia troppo tardi per capire la gravità della crisi e scegliere insieme la metamorfosi prima dello sfascio delle nostre società? Non abbiamo la possibilità qui di sviluppare le dieci o quindici riforme concrete che renderanno possibile questa metamorfosi. Vogliamo solamente dimostrare che è possibile dar torto a Paul Krugman quando spiega che l'Europa sta entrando in una “spirale negativa”. Come dare ossigeno alle nostre finanze pubbliche? Come agire senza modificare i trattati, il che richiederà mesi di lavoro e diverrà impossibile, se l'Europa è sempre più detestata dai suoi cittadini?

Angela Merkel ha ragione nel dire che niente deve incoraggiare i governi a continuare la fuga in avanti. Ma l'essenziale delle somme che i nostri Stati prendono in prestito sui mercati finanziari riguarda vecchi debiti. Nel 2012 la Francia deve prender in prestito 400 miliardi: 100 miliardi che corrispondono al deficit del bilancio (che sarebbe quasi nullo se si annullerebbero i ribassi d'imposta concessi negli ultimi dieci anni) e 300 miliardi che corrispondono a vecchi debiti, che arrivano a scadenza e che siamo incapaci di rimborsare se non ci reindebitiamo per le stesse cifre qualche ora prima di rimborsarli.

Far pagare tassi d'interesse colossali per debiti accumulati cinque o dieci anni fa non aiuta a responsabilizzare i governi ma ad asfissiare le nostre economie facendo guadagnare le banche private; con il pretesto che ci sia un rischio, prestano a tassi molto elevati sapendo che non c'è alcun rischio reale, perché il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (ESFS) [“Fondo salva stati”, N.d.t.] garantirà la solvibilità degli Stati debitori.

Bisogna finirla con questa concezione del due pesi due misure: ispirandoci a quello che ha fatto la banca centrale americana per salvare il sistema finanziario, proponiamo che “il vecchio debito” dei nostri Stati possa essere rifinanziato a tassi vicini allo 0%.

Non c'è bisogno di modificare i trattati europei per metter in atto questa idea: certo, la Banca centrale europea (BCE) non è autorizzata a prestare agli Stati membri, ma può prestare senza limite agli organismi pubblici di credito (articolo 21.3 dello statuto del sistema europeo delle banche centrali) e alle organizzazioni internazionali (articolo 23 dello stesso statuto). Essa può dunque prestare allo 0,01 % alla Banca Europea degli Investimenti (BEI) o alla Cassa dei depositi ed esse, a loro volta, possono prestare allo 0,02 % agli Stati che si indebitano per rimborsare i loro vecchi debiti.

Niente impedisce di attuare tali finanziamenti fin da gennaio! Non lo si dice abbastanza: il bilancio dell'Italia presenta un'eccedenza primaria. Esso sarebbe dunque in equilibrio se l'Italia non dovesse pagare dei costi finanziari sempre più elevati. Bisogna lasciare che l'Italia affondi nella recessione e nella crisi politica o bisogna accettare di porre fine alle rendite bancarie private? La risposta dovrebbe essere evidente per chi agisce in favore del bene comune.

Il ruolo che i trattati attribuiscono alla BCE è di quello di vegliare sulla stabilità dei prezzi. Come può non reagire quando alcuni paesi vedono i rendimenti dei loro buoni del Tesoro raddoppiare o triplicare in qualche mese? La BCE deve anche controllare la stabilità delle nostre economie. Come può non agire quando il prezzo del debito minaccia di farci cadere in un recessione che, secondo il governatore della Banca d'Inghilterra, sarebbe “più grave di quella del 1930”?

Se ci si attiene ai trattati, niente impedisce alla BCE d'agire con forza per far abbassare il costo del debito. Non solo non ci sono ostacoli che le impediscano di agire, ma anzi, ogni elemento la spinge in questa direzione. Se la BCE fosse fedele ai trattati dovrebbe far di tutto per diminuire il costo del debito pubblico. É parere comune che l'inflazione sia la cosa più inquietante.

Nel 1989, dopo la caduta del Muro di Berlino, è bastato un mese a Helmut Kohl, a François Mitterand e agli altri capi di Stato Europei per decidere di creare la moneta unica. Dopo quattro anni di crisi, cosa aspettano ancora i nostri dirigenti per dare ossigeno alle nostre finanze pubbliche? Il meccanismo che proponiamo potrebbe applicarsi immediatamente, sia per diminuire il costo del vecchio debito che per finanziare gli investimenti fondamentali per il nostro avvenire, come ad esempio un piano europeo di risparmio energetico.

Quelli che richiedono la negoziazione di un nuovo trattato europeo hanno ragione: con i paesi che la vogliono bisogna costruire una Europa politica capace d'agire sulla globalizzazione: un'Europa veramente democratica come già la proponeva Wolfgang Schäuble e Karl Lamers nel 1994 o Joschka Fischer nel 2000. Occorre un trattato di convergenza sociale e una vera governance economica.

Tutto ciò è indispensabile. Ma nessun nuovo trattato potrà esser adottato se il nostro continente sprofonda in una “spirale negativa” e i cittadini iniziano a detestare tutto quello che viene deciso a Bruxelles. È urgente inviare ai cittadini un segnale molto chiaro : l'Europa non è nelle mani delle lobby finanziarie.

È al servizio dei suoi cittadini.

di Michel Rocard e Pierre Larrouturou

E venga il caos





http://www.griseldaonline.it/foto/repubblica_metropoli/Stabile,%20Metropoli%20nel%20caos.jpg

Ha detto Monti che i conti torneranno. Invece, tutta l’aristocrazia del denaro e i baroni della crapula a spese dello Stato non sono mai andati via, non si sono mai staccati dai propri privilegi mentre l’Italia veniva infilzata dallo spread e dai mercati. I nobili ed i notabili decadenti ed improduttivi, per non decadere del tutto, si sono messi a disposizione dei principi stranieri offrendo l’appoggio di un governo collaborazionista che toglie a chi lavora per dare al parassita ed al liquidatore di beni strategici. Gli sciamani della salvezza nazionale per rimediare ai nostri malanni economici sono arrivati ad invocare ed ottenere l’ascesa al potere degli déi minori della finanza ristretta e della piccola accademia locale nella convinzione di poter placare, per affinità parentale, l’ira delle divinità mondiali onnipossenti che già ci colpivano con le loro saette geopolitiche. Il risultato è che ora arrivano fulmini da tutte le parti. I dioscuri Napolitano e Monti sono i principali responsabili di questa punizione apocalittica. Stanno realizzando un sacco contro la patria, con scasso della sovranità nazionale, celando la loro manovra con i rituali della responsabilità e con le astruse formule tecniche che anziché segnalare la loro competenza indicano soltanto la loro arroganza. Il Paese non è più in grado di decidere per se stesso, riceve ordini dall’estero via telefono (ma soprattutto telepaticamente) e rinuncia alla sua indipendenza per potersi affiancare al tavolo dei prepotenti in posizione defilata e riversa. Prega in ginocchio per non essere ulteriormente percosso ma la posizione assunta non ispira nessuna pietà negli aguzzini. Questa condizione di minorità internazionale non ci porterà da nessuna parte perché dell’Europa, senza coraggio e coscienza, concepita dagli Usa come un cuscinetto, noi siamo diventati il misero lettino. A brandelli sulla branda in cui siamo stati legati ogni giorno gli avvoltoi vengono a mangiarci il fegato e la speranza. E’ vero quanto dicono molti analisti e cioè che questa crisi non può essere risolta esclusivamente dall’interno in quanto la sua natura è sovranazionale. Anzi, più ci diamo dentro con sacrifici ed immolazioni sull’altare della borsa più bruciamo le nostre possibilità di ripresa. Tuttavia, il fulcro del problema non è monetario, non dipende dalla debolezza dell’euro, dall’assenza di una linea fiscale unitaria, dal ruolo della BCE ecc. ecc. Semmai questi sono gli effetti infausti di una inesistente integrazione comunitaria che copre il vuoto politico intorno a cui il Continente ha costruito il suo tempio comune. Le catene che ci tengono stretti a Bruxelles sono dunque immaginarie, non esistono anche se tintinnano, eppure non riusciamo a muoverci ed a spezzare l’incantesimo. Più dei catenacci europei sono le nostre gambe inferme e pesanti ad impedirci di scattare fuori da questo incubo chiamato Ue, mentre i nostri “partners” cercano di coprirsi dalle raffiche sistemiche conciando la nostra pelle. L’unica forza politica che non si è accodata alla processione dei partiti col capo cosparso di cenere, al corteo dei finti cordoglianti che funeralizzano il futuro del popolo italiano è la Lega. Forse più per calcoli elettorali che per sincero sentimento sociale. Ad ogni modo le sole “bestemmie” contro i semidei del semistato che hanno semi-distrutto la Costituzione innalzandola più in alto per affossarla meglio sono uscite dalle bocche dei torvi federalisti. Calderoli ha praticamente chiesto l’impeachment di Napolitano anche se per la strada arzigogolata di una Commissione d’inchiesta parlamentare. E sono stati altri colleghi dell’ex ministro, verdi non più come leghisti ma ormai solo come marziani rispetto ai mutanti istituzionali lobotomizzati dalla tecnica, a sollevare più volte il conflitto d’interessi e ad attirare l’attenzione sugli addentellati di Monti con massonerie e poteri marci mondiali. Se il movimento di Bossi non si fosse fatto corrompere così a lungo dall’aria pestilenziale romana ci sarebbe da augurarsi che le minacce separatiste riuscissero finalmente ad incanalarsi in un seguito di piazza e di tumulto. Chissà che non sia proprio lo spauracchio più temuto degli ultimi decenni, quello della secessione, a diventare la scintilla di un sommovimento col quale innescare tendenze di malcontento e di rivolta in tutta la Penisola, da nord a sud. Fino al disordine generale. Dopo il casino berlusconiano e il casinò montiano col banco che perde sempre chiediamo il caos ingovernabile anche per il protettorato che ora sta giocando di sponda con le potenze estere per assicurarci una lenta e dolorosa agonia. Il crollo totale sta diventando un auspicio, proprio come nei primi anni del secolo scorso allorché, da Salvemini a Bordiga, si sperava che qualcuno o qualcosa spazzasse via lo Stato liberale ormai marcio nella fondamenta. Abbiamo superato il punto di non ritorno e gli iettatori di gabinetto tentano ancora di raggirarci con i conti da far tornare. Meglio che venga giù tutto per provare a ricostruire il tempo e lo spazio di un’ Italia libera e padrona del suo destino.

di Gianni Petrosillo

02 gennaio 2012

Big bank: indebitatevi di più e il mondo vi sorriderà






http://prestitiblog.com/files/2011/11/usura.jpg

Cosa ci riserva il 2012 in tema di crisi? La Germania lascerà l’euro oppure la Bce si deciderà ad emettere gli eurobond? Va quasi da sé che una cosa esclude l’altra. Se l’euro e l’Europa perdono la locomotiva tedesca, pensare a una mutualizzazione del debito sovrano degli altri paesi membri è pura follia. In realtà, non dovrebbero accadere nessuna delle due cose: perché alla Germania conviene tenersi una moneta sicuramente più debole dell’eventuale nuovo marco, ai fini di cambio sul mercato extra-continentale, e perché secondo Mario Draghi, in una recentissima intervista al Financial Time «non ci possono essere emissioni comuni» (di eurobond, s’intende) essendo impensabile «una garanzia reciproca ed una possibilità di spesa separata». E siccome, il percorso per arrivare a un bilancio unico per tutti i 26 paesi della Ue è quanto meno impervio, l’ipotesi delle euro-obbligazioni non sembra essere esattamente dietro l’angolo.

Eppure, qualcosa deve essere fatto. Anzi, è già stato fatto. Anche se non è esattamente quanto sarebbe auspicabile. Infatti, qualche settimana fa, la Bce ha gentilmente elargito a 500 banche sparse sul continente qualcosa come 489,2 miliardi di euro al fine di garantire la liquidità per finanziare l’economia reale delle piccole imprese e delle famiglie che, così ci fanno sapere, per l’80% ricorrono ai prestiti degli istituti di credito. Alle banche italiane, sono andati 40,2 miliardi di euro, ovvero più del doppio di quanto la manovra da lacrime e sangue messa in atto dal Governo Monti, fra Imu, accise e Iva, ci farà pagare. Insomma, la Banca centrale europea versa alle banche italiane, al tasso irrisorio dell’1%, una montagna di soldi per finanziare famiglie e imprese che sono costrette ad indebitarsi, ad un tasso ben superiore all’1%, per pagare i debiti dello stato. Bisogna ammetterlo: il meccanismo infernale del debito permanente di tutti, uomini e stati, verso chi stampa i nostri soldi per poi prestarceli ad interesse è geniale. E non consente vie di uscita: più paghi, più sarai costretto a pagare.

Per esempio, la Crédit Suisse, fine analista delle cose finanziarie europee, prevede che nel 2012 i titoli di stato decennali italiani toccheranno il tasso record del 9% e quelli francesi il 5%. L’intero sistema monetario europeo, a quel punto, potrebbe collassare. A meno che… A meno che non siano gli stessi speculatori a fare un passo indietro nel timore che il crollo faccia diventare carta straccia i titoli in loro possesso. Il che varrebbe quanto il bel gesto del torturatore che protraesse l’agonia del condannato per paura di perdere il lavoro.

In questo scenario che chiamare buio è un eufemismo, c’è pure chi ha trovato la radice del male: consumiamo poco. Consumando poco, non incentiviamo la produzione. E se non incentiviamo la produzione, è recessione. Infatti, per il 2012 le più rinomate agenzie di rating prevedono un andazzo di questo tipo per il Pil: Francia +0,5% (dal previsto +0,8%), della Germania +0,8% (da +1%) e dell’Italia +0,1% (da +0,2%). «La recessione che si sta avvicinando all’Europa ha colpito prima Spagna, Portogallo e Grecia e adesso si sta allargando verso i Paesi “core” della zona euro, Francia e Germania» commenta Jean Michel Six, capo-economista di Standard & Poor’s. La domanda, allora, è: come si fa a sostenere la produzione se i soldi destinati al consumo se ne vanno per pagare il fisco e, al contempo, salari e pensioni vengono congelati? Semplice: che glieli ha dati a fare quasi 500 miliardi di euro la Bce alle banche territoriali? Accendete un altro mutuo e il mondo vi sorriderà.

C’è una parola chiave che il vertice di Bce, il privatizzatore di tutto il privatizzato in Italia fra il 1993 e il 2001, Mario Draghi, usa con costanza: “credibilità”. A parer suo è tutto un problema di credibilità. Più sei credibile, più inneschi il meccanismo virtuoso degli investimenti. E come si fa ad essere credibili? Pagando i debiti. Ma se pago i debiti, contraendo nuovi debiti, sono più o meno credibile per gli investitori? Secondo Mario Draghi, lo sei. E con la recessione come la mettiamo? Finanziamo le banche che finanziano te: così puoi consumare di nuovo e di più. Insomma, più ti impoverisci, più ti indebiti e più sei credibile. Più sei credibile e più puoi indebitarti. Sembra quasi la perifrasi del celebre ed esilarante siparietto di Gianni e Pinotto dove, alla domanda: «Who’s on first?» la risposta del nome del giocatore di prima base, «Who» innescava la ripetizione della domanda e della risposta in un equivoco infinito. Solo che, nel nostro caso, non c’è proprio niente da ridere.
di Miro Renzaglia

03 gennaio 2012

Perchè gli stati devono pagare 600 volte più delle banche?






Sono cifre incredibili. Si sapeva già che, alla fine del 2008, George Bush e Henry Paulson avevano messo sul tavolo 700 miliardi di dollari (540 miliardi di Euro) per salvare le banche americane. Una somma colossale. Ma un giudice americano ha recentemente dato ragione ai giornalisti di Bloomberg che domandavano alla loro banca centrale di essere trasparente sull'aiuto che essa stessa aveva dato al sistema bancario.

Dopo aver spulciato 20.000 pagine di documenti diversi, Bloomberg mostra che la Federal Reserve (FED) ha segretamente prestato alle banche in difficoltà la somma di 1.200 miliardi al tasso incredibilmente basso dello 0,01 %.

Nello stesso momento, in molti paesi i popoli subiscono piani di austerità imposti da governi a cui i mercati finanziari non accettano di prestare miliardi a tassi di interesse inferiori al 6,7 o al 9%! Asfissiati da tali tassi di interesse, i governi sono “obbligati” a bloccare pensioni, sussidi familiari o salari dei dipendenti pubblici e di tagliare gli investimenti, e ciò fa aumentare la disoccupazione e presto ci farà sprofondare in una recessione molto grave.

É normale che in caso di crisi, le banche private, che si finanziano abitualmente all'1 % presso le banche centrali, possano beneficiare di tassi allo 0,01 % mentre certi Stati sono al contrario obbligati a pagare tassi 600 o 800 volte più elevati? “Essere governati dal denaro organizzato è tanto pericoloso quanto esserlo dal crimine organizzato”, affermava Roosevelt. Aveva ragione. Noi stiamo vivendo una crisi del capitalismo non regolamentato che può rivelarsi un suicidio per la nostra civilizzazione. Come affermano lo scrittore Edgar Morin e Stéphane Hessel in Le Chemin de l'ésperance (Fayard, 2011) [“I sentieri della speranza”, N.d.t.], le nostre società devono scegliere : la metamorfosi o la morte?

Aspetteremo che sia troppo tardi per aprire gli occhi? Aspetteremo che sia troppo tardi per capire la gravità della crisi e scegliere insieme la metamorfosi prima dello sfascio delle nostre società? Non abbiamo la possibilità qui di sviluppare le dieci o quindici riforme concrete che renderanno possibile questa metamorfosi. Vogliamo solamente dimostrare che è possibile dar torto a Paul Krugman quando spiega che l'Europa sta entrando in una “spirale negativa”. Come dare ossigeno alle nostre finanze pubbliche? Come agire senza modificare i trattati, il che richiederà mesi di lavoro e diverrà impossibile, se l'Europa è sempre più detestata dai suoi cittadini?

Angela Merkel ha ragione nel dire che niente deve incoraggiare i governi a continuare la fuga in avanti. Ma l'essenziale delle somme che i nostri Stati prendono in prestito sui mercati finanziari riguarda vecchi debiti. Nel 2012 la Francia deve prender in prestito 400 miliardi: 100 miliardi che corrispondono al deficit del bilancio (che sarebbe quasi nullo se si annullerebbero i ribassi d'imposta concessi negli ultimi dieci anni) e 300 miliardi che corrispondono a vecchi debiti, che arrivano a scadenza e che siamo incapaci di rimborsare se non ci reindebitiamo per le stesse cifre qualche ora prima di rimborsarli.

Far pagare tassi d'interesse colossali per debiti accumulati cinque o dieci anni fa non aiuta a responsabilizzare i governi ma ad asfissiare le nostre economie facendo guadagnare le banche private; con il pretesto che ci sia un rischio, prestano a tassi molto elevati sapendo che non c'è alcun rischio reale, perché il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (ESFS) [“Fondo salva stati”, N.d.t.] garantirà la solvibilità degli Stati debitori.

Bisogna finirla con questa concezione del due pesi due misure: ispirandoci a quello che ha fatto la banca centrale americana per salvare il sistema finanziario, proponiamo che “il vecchio debito” dei nostri Stati possa essere rifinanziato a tassi vicini allo 0%.

Non c'è bisogno di modificare i trattati europei per metter in atto questa idea: certo, la Banca centrale europea (BCE) non è autorizzata a prestare agli Stati membri, ma può prestare senza limite agli organismi pubblici di credito (articolo 21.3 dello statuto del sistema europeo delle banche centrali) e alle organizzazioni internazionali (articolo 23 dello stesso statuto). Essa può dunque prestare allo 0,01 % alla Banca Europea degli Investimenti (BEI) o alla Cassa dei depositi ed esse, a loro volta, possono prestare allo 0,02 % agli Stati che si indebitano per rimborsare i loro vecchi debiti.

Niente impedisce di attuare tali finanziamenti fin da gennaio! Non lo si dice abbastanza: il bilancio dell'Italia presenta un'eccedenza primaria. Esso sarebbe dunque in equilibrio se l'Italia non dovesse pagare dei costi finanziari sempre più elevati. Bisogna lasciare che l'Italia affondi nella recessione e nella crisi politica o bisogna accettare di porre fine alle rendite bancarie private? La risposta dovrebbe essere evidente per chi agisce in favore del bene comune.

Il ruolo che i trattati attribuiscono alla BCE è di quello di vegliare sulla stabilità dei prezzi. Come può non reagire quando alcuni paesi vedono i rendimenti dei loro buoni del Tesoro raddoppiare o triplicare in qualche mese? La BCE deve anche controllare la stabilità delle nostre economie. Come può non agire quando il prezzo del debito minaccia di farci cadere in un recessione che, secondo il governatore della Banca d'Inghilterra, sarebbe “più grave di quella del 1930”?

Se ci si attiene ai trattati, niente impedisce alla BCE d'agire con forza per far abbassare il costo del debito. Non solo non ci sono ostacoli che le impediscano di agire, ma anzi, ogni elemento la spinge in questa direzione. Se la BCE fosse fedele ai trattati dovrebbe far di tutto per diminuire il costo del debito pubblico. É parere comune che l'inflazione sia la cosa più inquietante.

Nel 1989, dopo la caduta del Muro di Berlino, è bastato un mese a Helmut Kohl, a François Mitterand e agli altri capi di Stato Europei per decidere di creare la moneta unica. Dopo quattro anni di crisi, cosa aspettano ancora i nostri dirigenti per dare ossigeno alle nostre finanze pubbliche? Il meccanismo che proponiamo potrebbe applicarsi immediatamente, sia per diminuire il costo del vecchio debito che per finanziare gli investimenti fondamentali per il nostro avvenire, come ad esempio un piano europeo di risparmio energetico.

Quelli che richiedono la negoziazione di un nuovo trattato europeo hanno ragione: con i paesi che la vogliono bisogna costruire una Europa politica capace d'agire sulla globalizzazione: un'Europa veramente democratica come già la proponeva Wolfgang Schäuble e Karl Lamers nel 1994 o Joschka Fischer nel 2000. Occorre un trattato di convergenza sociale e una vera governance economica.

Tutto ciò è indispensabile. Ma nessun nuovo trattato potrà esser adottato se il nostro continente sprofonda in una “spirale negativa” e i cittadini iniziano a detestare tutto quello che viene deciso a Bruxelles. È urgente inviare ai cittadini un segnale molto chiaro : l'Europa non è nelle mani delle lobby finanziarie.

È al servizio dei suoi cittadini.

di Michel Rocard e Pierre Larrouturou

E venga il caos





http://www.griseldaonline.it/foto/repubblica_metropoli/Stabile,%20Metropoli%20nel%20caos.jpg

Ha detto Monti che i conti torneranno. Invece, tutta l’aristocrazia del denaro e i baroni della crapula a spese dello Stato non sono mai andati via, non si sono mai staccati dai propri privilegi mentre l’Italia veniva infilzata dallo spread e dai mercati. I nobili ed i notabili decadenti ed improduttivi, per non decadere del tutto, si sono messi a disposizione dei principi stranieri offrendo l’appoggio di un governo collaborazionista che toglie a chi lavora per dare al parassita ed al liquidatore di beni strategici. Gli sciamani della salvezza nazionale per rimediare ai nostri malanni economici sono arrivati ad invocare ed ottenere l’ascesa al potere degli déi minori della finanza ristretta e della piccola accademia locale nella convinzione di poter placare, per affinità parentale, l’ira delle divinità mondiali onnipossenti che già ci colpivano con le loro saette geopolitiche. Il risultato è che ora arrivano fulmini da tutte le parti. I dioscuri Napolitano e Monti sono i principali responsabili di questa punizione apocalittica. Stanno realizzando un sacco contro la patria, con scasso della sovranità nazionale, celando la loro manovra con i rituali della responsabilità e con le astruse formule tecniche che anziché segnalare la loro competenza indicano soltanto la loro arroganza. Il Paese non è più in grado di decidere per se stesso, riceve ordini dall’estero via telefono (ma soprattutto telepaticamente) e rinuncia alla sua indipendenza per potersi affiancare al tavolo dei prepotenti in posizione defilata e riversa. Prega in ginocchio per non essere ulteriormente percosso ma la posizione assunta non ispira nessuna pietà negli aguzzini. Questa condizione di minorità internazionale non ci porterà da nessuna parte perché dell’Europa, senza coraggio e coscienza, concepita dagli Usa come un cuscinetto, noi siamo diventati il misero lettino. A brandelli sulla branda in cui siamo stati legati ogni giorno gli avvoltoi vengono a mangiarci il fegato e la speranza. E’ vero quanto dicono molti analisti e cioè che questa crisi non può essere risolta esclusivamente dall’interno in quanto la sua natura è sovranazionale. Anzi, più ci diamo dentro con sacrifici ed immolazioni sull’altare della borsa più bruciamo le nostre possibilità di ripresa. Tuttavia, il fulcro del problema non è monetario, non dipende dalla debolezza dell’euro, dall’assenza di una linea fiscale unitaria, dal ruolo della BCE ecc. ecc. Semmai questi sono gli effetti infausti di una inesistente integrazione comunitaria che copre il vuoto politico intorno a cui il Continente ha costruito il suo tempio comune. Le catene che ci tengono stretti a Bruxelles sono dunque immaginarie, non esistono anche se tintinnano, eppure non riusciamo a muoverci ed a spezzare l’incantesimo. Più dei catenacci europei sono le nostre gambe inferme e pesanti ad impedirci di scattare fuori da questo incubo chiamato Ue, mentre i nostri “partners” cercano di coprirsi dalle raffiche sistemiche conciando la nostra pelle. L’unica forza politica che non si è accodata alla processione dei partiti col capo cosparso di cenere, al corteo dei finti cordoglianti che funeralizzano il futuro del popolo italiano è la Lega. Forse più per calcoli elettorali che per sincero sentimento sociale. Ad ogni modo le sole “bestemmie” contro i semidei del semistato che hanno semi-distrutto la Costituzione innalzandola più in alto per affossarla meglio sono uscite dalle bocche dei torvi federalisti. Calderoli ha praticamente chiesto l’impeachment di Napolitano anche se per la strada arzigogolata di una Commissione d’inchiesta parlamentare. E sono stati altri colleghi dell’ex ministro, verdi non più come leghisti ma ormai solo come marziani rispetto ai mutanti istituzionali lobotomizzati dalla tecnica, a sollevare più volte il conflitto d’interessi e ad attirare l’attenzione sugli addentellati di Monti con massonerie e poteri marci mondiali. Se il movimento di Bossi non si fosse fatto corrompere così a lungo dall’aria pestilenziale romana ci sarebbe da augurarsi che le minacce separatiste riuscissero finalmente ad incanalarsi in un seguito di piazza e di tumulto. Chissà che non sia proprio lo spauracchio più temuto degli ultimi decenni, quello della secessione, a diventare la scintilla di un sommovimento col quale innescare tendenze di malcontento e di rivolta in tutta la Penisola, da nord a sud. Fino al disordine generale. Dopo il casino berlusconiano e il casinò montiano col banco che perde sempre chiediamo il caos ingovernabile anche per il protettorato che ora sta giocando di sponda con le potenze estere per assicurarci una lenta e dolorosa agonia. Il crollo totale sta diventando un auspicio, proprio come nei primi anni del secolo scorso allorché, da Salvemini a Bordiga, si sperava che qualcuno o qualcosa spazzasse via lo Stato liberale ormai marcio nella fondamenta. Abbiamo superato il punto di non ritorno e gli iettatori di gabinetto tentano ancora di raggirarci con i conti da far tornare. Meglio che venga giù tutto per provare a ricostruire il tempo e lo spazio di un’ Italia libera e padrona del suo destino.

di Gianni Petrosillo

02 gennaio 2012

Big bank: indebitatevi di più e il mondo vi sorriderà






http://prestitiblog.com/files/2011/11/usura.jpg

Cosa ci riserva il 2012 in tema di crisi? La Germania lascerà l’euro oppure la Bce si deciderà ad emettere gli eurobond? Va quasi da sé che una cosa esclude l’altra. Se l’euro e l’Europa perdono la locomotiva tedesca, pensare a una mutualizzazione del debito sovrano degli altri paesi membri è pura follia. In realtà, non dovrebbero accadere nessuna delle due cose: perché alla Germania conviene tenersi una moneta sicuramente più debole dell’eventuale nuovo marco, ai fini di cambio sul mercato extra-continentale, e perché secondo Mario Draghi, in una recentissima intervista al Financial Time «non ci possono essere emissioni comuni» (di eurobond, s’intende) essendo impensabile «una garanzia reciproca ed una possibilità di spesa separata». E siccome, il percorso per arrivare a un bilancio unico per tutti i 26 paesi della Ue è quanto meno impervio, l’ipotesi delle euro-obbligazioni non sembra essere esattamente dietro l’angolo.

Eppure, qualcosa deve essere fatto. Anzi, è già stato fatto. Anche se non è esattamente quanto sarebbe auspicabile. Infatti, qualche settimana fa, la Bce ha gentilmente elargito a 500 banche sparse sul continente qualcosa come 489,2 miliardi di euro al fine di garantire la liquidità per finanziare l’economia reale delle piccole imprese e delle famiglie che, così ci fanno sapere, per l’80% ricorrono ai prestiti degli istituti di credito. Alle banche italiane, sono andati 40,2 miliardi di euro, ovvero più del doppio di quanto la manovra da lacrime e sangue messa in atto dal Governo Monti, fra Imu, accise e Iva, ci farà pagare. Insomma, la Banca centrale europea versa alle banche italiane, al tasso irrisorio dell’1%, una montagna di soldi per finanziare famiglie e imprese che sono costrette ad indebitarsi, ad un tasso ben superiore all’1%, per pagare i debiti dello stato. Bisogna ammetterlo: il meccanismo infernale del debito permanente di tutti, uomini e stati, verso chi stampa i nostri soldi per poi prestarceli ad interesse è geniale. E non consente vie di uscita: più paghi, più sarai costretto a pagare.

Per esempio, la Crédit Suisse, fine analista delle cose finanziarie europee, prevede che nel 2012 i titoli di stato decennali italiani toccheranno il tasso record del 9% e quelli francesi il 5%. L’intero sistema monetario europeo, a quel punto, potrebbe collassare. A meno che… A meno che non siano gli stessi speculatori a fare un passo indietro nel timore che il crollo faccia diventare carta straccia i titoli in loro possesso. Il che varrebbe quanto il bel gesto del torturatore che protraesse l’agonia del condannato per paura di perdere il lavoro.

In questo scenario che chiamare buio è un eufemismo, c’è pure chi ha trovato la radice del male: consumiamo poco. Consumando poco, non incentiviamo la produzione. E se non incentiviamo la produzione, è recessione. Infatti, per il 2012 le più rinomate agenzie di rating prevedono un andazzo di questo tipo per il Pil: Francia +0,5% (dal previsto +0,8%), della Germania +0,8% (da +1%) e dell’Italia +0,1% (da +0,2%). «La recessione che si sta avvicinando all’Europa ha colpito prima Spagna, Portogallo e Grecia e adesso si sta allargando verso i Paesi “core” della zona euro, Francia e Germania» commenta Jean Michel Six, capo-economista di Standard & Poor’s. La domanda, allora, è: come si fa a sostenere la produzione se i soldi destinati al consumo se ne vanno per pagare il fisco e, al contempo, salari e pensioni vengono congelati? Semplice: che glieli ha dati a fare quasi 500 miliardi di euro la Bce alle banche territoriali? Accendete un altro mutuo e il mondo vi sorriderà.

C’è una parola chiave che il vertice di Bce, il privatizzatore di tutto il privatizzato in Italia fra il 1993 e il 2001, Mario Draghi, usa con costanza: “credibilità”. A parer suo è tutto un problema di credibilità. Più sei credibile, più inneschi il meccanismo virtuoso degli investimenti. E come si fa ad essere credibili? Pagando i debiti. Ma se pago i debiti, contraendo nuovi debiti, sono più o meno credibile per gli investitori? Secondo Mario Draghi, lo sei. E con la recessione come la mettiamo? Finanziamo le banche che finanziano te: così puoi consumare di nuovo e di più. Insomma, più ti impoverisci, più ti indebiti e più sei credibile. Più sei credibile e più puoi indebitarti. Sembra quasi la perifrasi del celebre ed esilarante siparietto di Gianni e Pinotto dove, alla domanda: «Who’s on first?» la risposta del nome del giocatore di prima base, «Who» innescava la ripetizione della domanda e della risposta in un equivoco infinito. Solo che, nel nostro caso, non c’è proprio niente da ridere.
di Miro Renzaglia