03 maggio 2013

PARTITI: 40 MILIONI DI EURO DAI PRIVATI

Il Fatto Quotidiano ha ricostruito i principali donatori privati per ogni partito (vanno dichiarate solo le donazioni che superano i 5mila euro). 

SCELTA CIVICA - Al partito di Mario Monti sono arrivati 2 milioni da imprenditori-candidati compreso, scrive il quotidiano di Antonio Padellaro, il tecnico Enrico Bondi, con i suoi 100mila euro. Settecentodiecimila euro sono arrivati da un'altra candidata di Scelta Civica, Carla Anna Ilaria Borletti dell'Acqua in Buitoni. Alberto Bombassei, del gruppo Brembo, ha donato 50mila euro. 

Lorenzo Dellai ha versato 72mila euro in due rate. La famiglia Merloni ha partecipato con 150mila euro. L'associazione Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo ha dato 100mila euro. Dai costruttori Salini sono arrivati 20mila euro, dagli Odontonetwork di Milano e da Paolonia Immobiliare 10mila euro. Lo scrittore Edoardo Nesi, eletto in Toscana, ha dato 17mila euro. 

PDL - Al partito di Silvio Berlusconi, scrive il Fatto Quotidiano, sono arrivati 5 milioni dagli ex di Alleanza Nazionale. 

Nonostante la diaspora di Ignazio La Russa e Giorgia Meloni, più la pattuglia di Gian-franco Fini, il Pdl si è meritato un contributo di 5, 6 milioni di euro che, assieme a un paio di milioni della defunta Forza Italia, hanno permesso di attaccare i manifesti per l'abolizione dell'Imu. In proporzioni diverse, gli eletti hanno partecipato a una raccolta inedita per i berlusconiani: i bonifici variano da 9. 600 a 15. 000. Ma gli amici di sempre hanno compiuto uno sforzo in più: 57. 400 dal fidato Paolo Bonaiuti e 35. 000 da Sandro Bondi. Per l'ascesa in politica, l'imprenditore Bernabò Bocca ha sostenuto il partito che l'ha accolto con 25. 000. Evento straordinario, però: per la prima volta, l'avvocato Niccolò Ghedini non viene pagato dal cliente Berlusconi, ma stacca addirittura un assegno di 35. 000 euro. I quasi 35. 000 euro di Marco Milanese nulla hanno potuto: il Cavaliere non l'ha ricandidato.
PD - Tra i candidati del Pd il senatore Nicola Latorre, scrive il Fatto Quotidiano, ha raccolto donazioni per 225mila euro, tra cui i 30mila euro della Isvafim, società multiservizi. Trentamila euro sono arrivati da Colonna Prima di Roma ("che possiede le più suggestive terrazze romane"), altrettanti da Italiana Costruzioni e 50mila da Sorgente Group. 

Al Centro democratico di Bruno Tabacci, "che con qualche migliaio di voti ha consentito al Pd di ottenere il premio di maggioranza a Montecitorio", sono andati 30mila euro della Isvafim 30. 000 euro e 50mila del candidato Nicola Benedetto. 

Il Pd tra la "quota 18 mila" e la falange rossa Il Partito democratico ha fissato la quota base di 18. 000 euro, e tutti l'hanno rispettata. Il lungo rosario di nomi e di cifre ha un granello più spesso al punto di Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada, che credeva di poter spingere Pier Luigi Bersani a Palazzo Chigi con 100. 000 euro. La bolognese Seci è l'unica azienda che si è mostrata generosa essendo tanto facoltosa: 100. 000 euro. Ad Alessandria, lassù, si spingono la ditta piacentina Antas, 30. 000 euro e la conterranea Ingegneria Biomedica Santa Lucia (vicina da sempre a Bersani), 18. 000. La Santa Lucia ritorna a Piacenza, stavolta nei confini, con 25. 000 euro in più rate. A Cesena le cooperative - da Conscoop e la Gesco Consorzio - non vanno oltre i 5. 000. A Ferrara, la Concordia Soc. Coop. fa di più: 15. 000 euro. A Pisa è molto attiva la Cittadella Spa di Pontedera, 25. 000. Segno che nelle regioni rosse, i partiti locali hanno ottime disponibilità finanziarie.
RIVOLUZIONE CIVILE - Alla coalizione di Antonio Ingroia sono andati un milione di euro dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Il partito di Di Pietro, scrive il Fatto Quotidiano, "ha anche donato 50mila per il comitato promotore per il referendum sul lavoro; 40mila a Giovanni Favia, consigliere emiliano ex Movimento Cinque Stelle; 30mila ad Antonio Borghesi, ex capogruppo a Montecitorio e 20mila per Ambrosoli presidente in Lombardia. 

LEGA NORD - Roberto Maroni avrebbe dato per le elezioni nazionali 29mila euro, mentre il partito per la sua corsa al Pirellone avrebbe versato 450mila euro. 

Tra i versamenti detratti spesso in busta paga dei parlamentari uscente e poi di nuovo entranti, si fanno notare i 71. 000 euro di Roberto Calderoli. E anche i 15. 000 di Carbotermo spa, una società che gestisce gli impianti di riscaldamento sempre al Pirellone. 

02 maggio 2013

Un Paese a sovranità limitata




La maggioranza del Parlamento e dei media esulta per la rielezione di Napolitano e del nuovo governo. Al contrario, è la conclusione finale in sconcertante continuità con il passato, incluso quello recente del governo Monti, che ha messo il Paese in ginocchio?
 Pare di si, tanto più in presenza del mandato esplorativo per la formazione di un governo di coalizione affidato a Enrico Letta, già membro del comitato europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller. Nel 2012 ha partecipato alla riunione del Gruppo Bilderberg presso Chantilly, negli Stati Uniti. È anche membro del comitato esecutivo dell'Aspen Institute Italia, un'organizzazione americana finanziata anche dalla Rockefeller Brothers Fund, che si pone come obiettivo quello di incoraggiare le leadership “illuminate” per l’integrazione internazionale occidentale. Il nostro Paese vive una crisi sistemica, politica, economica, sociale e culturale che è frutto della deriva oligarchica e corruttiva delle classi dirigenti, direttamente proporzionale a quella oclocratica della società reale. La democrazia procedurale è uno strumento funzionale agli interessi mondiali che, negli ultimi decenni, hanno trasformato in società di mercato l’economia di mercato. La crisi strutturale della globalizzazione e del modello di sviluppo occidentale hanno portato alle estreme conseguenze le contraddizioni specifiche di una nazione subalterna come la nostra.
 Obama, oltre a manifestare la propria ammirazione per Napolitano, ha dichiarato che egli è una garanzia per l’America. La sudditanza italiana ha vinto…
 L’Italia ha un retaggio storico di sovranità limitata dal dopoguerra, che è sfociato in vero e proprio servilismo. E’ una questione centrale, volutamente sottovalutata. Non sarà mai possibile ricostruire un tessuto comunitario e una identità politica socialmente condivisibile priva di autorevolezza internazionale, cioè di una visione multilaterale e continentale, di contro all’unilateralismo occidentale.
 E ha vinto l’autoreferenzialità partitocratica così “autistica” rispetto alla drammatica realtà…
 La crisi sistemica a cui alludevo manifesta una distanza incolmabile tra le istanze popolari, il bene comune, e la delega rappresentativa dei partiti politici. Orfani delle ideologie, privi di qualsiasi tensione ideale, si sono trasformati in strutture autoreferenziali. Nicchie di privilegio, corruzione e collocamento professionale nell’illusione del potere che, nel frattempo, ha traslocato definitivamente nelle compatibilità tecnocratico-finanziarie.
 Quali possibilità avrà il M5S di rappresentare la protesta verso il “disordine costituito” e quali le enormi lacune da colmare?
 Il fenomeno politico del momento è la conseguenza e non la causa di quello che sta accadendo. In tal senso manifesta contraddizioni per cui c’è da augurarsi che si manifestino nel medio periodo gli aspetti positivi, piuttosto che quelli negativi. L’aggregazione partecipativa e movimentista, l’oltrepassamento delle categorie di destra e sinistra, l’accenno a un paradigma della post-crescita, la spregiudicatezza della critica sistemica e del collocamento internazionale del nostro Paese sono aspetti eminentemente politici che si spera abbiano la meglio sulla magmatica demagogia cosmopolita, il velleitarismo, il giustizialismo e in generale tutte le tendenze associabili al piagnisteo moralista che depotenzia le rivendicazioni di sostanza in dinamiche funzionali all’esistente. L’amico Massimo Fini, nel commentare alcune posizioni assunte dal M5S ha parlato di “rivoluzione conservatrice”, magari avesse ragione.
 Come recuperare concretamente la sovranità popolare? In chiave comunitaria?
 Si, è fondante. Il mutamento di paradigma culturale ed ecologico, nel recupero necessario del senso del limite, della misura, della civiltà di contro alla “civilizzazione” materialista passa per la partecipazione comunitaria. La società contrattuale, liberale, ha corroso nell’egoismo individuale ogni orizzonte di “bene comune”. La reciprocità, il dono, la libertà vanno declinate nell’appartenenza comunitaria e nella sostenibilità e consapevolezza di essere abitanti di un territorio. La globalizzazione è un problema antropologico, se l’uomo non ritrova l’appropriatezza del luogo di vita, scomparirà nell’implosione nichilistica del riduzionismo distopico tecno-scientifico.  
 “L’orlo del baratro” è sempre più vicino. Paradossalmente, solo una catastrofe compiuta può salvarci?
 In ogni fine c’è un inizio. Di fronte al vuoto che si spalanca sotto i piedi delle nuove generazioni, la vertigine di cadere senza dignità, oppure di stagliarsi dal grigiore delle presunte sicurezze materiali e del conformismo sociale per reincantare l’esistente. La storia non è mai chiusa alla forza dell’immaginazione, il mito è eterno, sempre ritorna.
di Eduardo Zarelli - Fiorenza Licitra

01 maggio 2013

La fiducia arriva dagli Usa





Enrico Letta ha ricevuto la fiducia: quella del segretario di stato Usa John Kerry che, ancor prima che la votasse il parlamento italiano, si è congratulato per la nascita del nuovo governo. Fiducia ben meritata. Enrico Letta, garantisce John Kerry, è «un amico buono e fidato degli Stati uniti, che ha dimostrato in tutta la sua carriera un fermo impegno nella nostra partnership transatlantica». Il governo Letta, sottolinea Kerry, assicurerà il proseguimento della «nostra stretta cooperazione su molte pressanti questioni in tutto il mondo». È quindi il segretario di stato Usa a trattare un tema fondamentale che i partiti italiani hanno cancellato dal dibattito e dai programmi con cui si sono presentati agli elettori: la politica estera e militare dell'Italia. Il perché è chiaro: Pd, Pdl e Scelta Civica hanno su ciò la stessa posizione. Possiamo dunque essere sicuri che l'Italia continuerà ad essere base avanzata delle operazioni militari Usa/Nato in Medio Oriente e Africa: dopo la guerra alla Libia, si sta conducendo quella in Siria, mentre si prepara l'attacco all'Iran. E, in barba al Trattato di non-proliferazione, resteranno sul nostro territorio le bombe nucleari che gli Usa hanno deciso di potenziare. Allo stesso tempo l'Italia continuerà a inviare forze militari all'estero, anche in Afghanistan dove la Nato manterrà propri contingenti dopo il «ritiro» nel 2014. Aumenterà di conseguenza la spesa militare, in cui l'Italia si colloca al decimo posto mondiale con 70 milioni di euro al giorno spesi con denaro pubblico in forze armate, armi e missioni militari all'estero. A rafforzare la fiducia di John Kerry che l'Italia resterà alleato fidato sotto comando Usa è la nomina di Emma Bonino a ministro degli esteri. La Bonino, sottolineano a Washington, è una ex allieva del Dipartimento di stato, presso cui ha frequentato un corso di formazione (International Visitor Leadership Program). Brillante allieva. Ha sostenuto i bombardamenti della Nato sull'ex Jugoslavia; ha sostenuto la guerra in Afghanistan, dichiarando che «non si può parlare di occupazione: qui c'è una forza multinazionale» e che «un'occasione militare può condurre alla democrazia»; ha accusato Gino Strada di «atteggiamento ambiguo, tra l'umanitario e il politico». Ha sostenuto la guerra in Iraq, affermando che «non c'era alternativa per sconvolgere la rete terroristica» dopo l'11 settembre e ha definito «irresponsabili» i manifestanti contro la guarra. E, in veste di vice-presidente del Senato, è stata tra i più accesi sostenitori della guerra alla Libia, chiedendo nel febbraio 2011 la sospensione del trattato bilaterale perché «lega le mani all'Italia nel prestare soccorso alla popolazione civile», «soccorso» arrivato subito dopo con i cacciabombardieri. La Bonino potrà contare sui corsi di «peacekeeping» della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa (già diretta da Maria Chiara Carrozza ora ministro dell'istruzione), che vengono tenuti anche in Africa. A quando, dopo quella in Libia, la prossima operazione di «peacekeeping»? 


di Manlio Dinucci 

03 maggio 2013

PARTITI: 40 MILIONI DI EURO DAI PRIVATI

Il Fatto Quotidiano ha ricostruito i principali donatori privati per ogni partito (vanno dichiarate solo le donazioni che superano i 5mila euro). 

SCELTA CIVICA - Al partito di Mario Monti sono arrivati 2 milioni da imprenditori-candidati compreso, scrive il quotidiano di Antonio Padellaro, il tecnico Enrico Bondi, con i suoi 100mila euro. Settecentodiecimila euro sono arrivati da un'altra candidata di Scelta Civica, Carla Anna Ilaria Borletti dell'Acqua in Buitoni. Alberto Bombassei, del gruppo Brembo, ha donato 50mila euro. 

Lorenzo Dellai ha versato 72mila euro in due rate. La famiglia Merloni ha partecipato con 150mila euro. L'associazione Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo ha dato 100mila euro. Dai costruttori Salini sono arrivati 20mila euro, dagli Odontonetwork di Milano e da Paolonia Immobiliare 10mila euro. Lo scrittore Edoardo Nesi, eletto in Toscana, ha dato 17mila euro. 

PDL - Al partito di Silvio Berlusconi, scrive il Fatto Quotidiano, sono arrivati 5 milioni dagli ex di Alleanza Nazionale. 

Nonostante la diaspora di Ignazio La Russa e Giorgia Meloni, più la pattuglia di Gian-franco Fini, il Pdl si è meritato un contributo di 5, 6 milioni di euro che, assieme a un paio di milioni della defunta Forza Italia, hanno permesso di attaccare i manifesti per l'abolizione dell'Imu. In proporzioni diverse, gli eletti hanno partecipato a una raccolta inedita per i berlusconiani: i bonifici variano da 9. 600 a 15. 000. Ma gli amici di sempre hanno compiuto uno sforzo in più: 57. 400 dal fidato Paolo Bonaiuti e 35. 000 da Sandro Bondi. Per l'ascesa in politica, l'imprenditore Bernabò Bocca ha sostenuto il partito che l'ha accolto con 25. 000. Evento straordinario, però: per la prima volta, l'avvocato Niccolò Ghedini non viene pagato dal cliente Berlusconi, ma stacca addirittura un assegno di 35. 000 euro. I quasi 35. 000 euro di Marco Milanese nulla hanno potuto: il Cavaliere non l'ha ricandidato.
PD - Tra i candidati del Pd il senatore Nicola Latorre, scrive il Fatto Quotidiano, ha raccolto donazioni per 225mila euro, tra cui i 30mila euro della Isvafim, società multiservizi. Trentamila euro sono arrivati da Colonna Prima di Roma ("che possiede le più suggestive terrazze romane"), altrettanti da Italiana Costruzioni e 50mila da Sorgente Group. 

Al Centro democratico di Bruno Tabacci, "che con qualche migliaio di voti ha consentito al Pd di ottenere il premio di maggioranza a Montecitorio", sono andati 30mila euro della Isvafim 30. 000 euro e 50mila del candidato Nicola Benedetto. 

Il Pd tra la "quota 18 mila" e la falange rossa Il Partito democratico ha fissato la quota base di 18. 000 euro, e tutti l'hanno rispettata. Il lungo rosario di nomi e di cifre ha un granello più spesso al punto di Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada, che credeva di poter spingere Pier Luigi Bersani a Palazzo Chigi con 100. 000 euro. La bolognese Seci è l'unica azienda che si è mostrata generosa essendo tanto facoltosa: 100. 000 euro. Ad Alessandria, lassù, si spingono la ditta piacentina Antas, 30. 000 euro e la conterranea Ingegneria Biomedica Santa Lucia (vicina da sempre a Bersani), 18. 000. La Santa Lucia ritorna a Piacenza, stavolta nei confini, con 25. 000 euro in più rate. A Cesena le cooperative - da Conscoop e la Gesco Consorzio - non vanno oltre i 5. 000. A Ferrara, la Concordia Soc. Coop. fa di più: 15. 000 euro. A Pisa è molto attiva la Cittadella Spa di Pontedera, 25. 000. Segno che nelle regioni rosse, i partiti locali hanno ottime disponibilità finanziarie.
RIVOLUZIONE CIVILE - Alla coalizione di Antonio Ingroia sono andati un milione di euro dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Il partito di Di Pietro, scrive il Fatto Quotidiano, "ha anche donato 50mila per il comitato promotore per il referendum sul lavoro; 40mila a Giovanni Favia, consigliere emiliano ex Movimento Cinque Stelle; 30mila ad Antonio Borghesi, ex capogruppo a Montecitorio e 20mila per Ambrosoli presidente in Lombardia. 

LEGA NORD - Roberto Maroni avrebbe dato per le elezioni nazionali 29mila euro, mentre il partito per la sua corsa al Pirellone avrebbe versato 450mila euro. 

Tra i versamenti detratti spesso in busta paga dei parlamentari uscente e poi di nuovo entranti, si fanno notare i 71. 000 euro di Roberto Calderoli. E anche i 15. 000 di Carbotermo spa, una società che gestisce gli impianti di riscaldamento sempre al Pirellone. 

02 maggio 2013

Un Paese a sovranità limitata




La maggioranza del Parlamento e dei media esulta per la rielezione di Napolitano e del nuovo governo. Al contrario, è la conclusione finale in sconcertante continuità con il passato, incluso quello recente del governo Monti, che ha messo il Paese in ginocchio?
 Pare di si, tanto più in presenza del mandato esplorativo per la formazione di un governo di coalizione affidato a Enrico Letta, già membro del comitato europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller. Nel 2012 ha partecipato alla riunione del Gruppo Bilderberg presso Chantilly, negli Stati Uniti. È anche membro del comitato esecutivo dell'Aspen Institute Italia, un'organizzazione americana finanziata anche dalla Rockefeller Brothers Fund, che si pone come obiettivo quello di incoraggiare le leadership “illuminate” per l’integrazione internazionale occidentale. Il nostro Paese vive una crisi sistemica, politica, economica, sociale e culturale che è frutto della deriva oligarchica e corruttiva delle classi dirigenti, direttamente proporzionale a quella oclocratica della società reale. La democrazia procedurale è uno strumento funzionale agli interessi mondiali che, negli ultimi decenni, hanno trasformato in società di mercato l’economia di mercato. La crisi strutturale della globalizzazione e del modello di sviluppo occidentale hanno portato alle estreme conseguenze le contraddizioni specifiche di una nazione subalterna come la nostra.
 Obama, oltre a manifestare la propria ammirazione per Napolitano, ha dichiarato che egli è una garanzia per l’America. La sudditanza italiana ha vinto…
 L’Italia ha un retaggio storico di sovranità limitata dal dopoguerra, che è sfociato in vero e proprio servilismo. E’ una questione centrale, volutamente sottovalutata. Non sarà mai possibile ricostruire un tessuto comunitario e una identità politica socialmente condivisibile priva di autorevolezza internazionale, cioè di una visione multilaterale e continentale, di contro all’unilateralismo occidentale.
 E ha vinto l’autoreferenzialità partitocratica così “autistica” rispetto alla drammatica realtà…
 La crisi sistemica a cui alludevo manifesta una distanza incolmabile tra le istanze popolari, il bene comune, e la delega rappresentativa dei partiti politici. Orfani delle ideologie, privi di qualsiasi tensione ideale, si sono trasformati in strutture autoreferenziali. Nicchie di privilegio, corruzione e collocamento professionale nell’illusione del potere che, nel frattempo, ha traslocato definitivamente nelle compatibilità tecnocratico-finanziarie.
 Quali possibilità avrà il M5S di rappresentare la protesta verso il “disordine costituito” e quali le enormi lacune da colmare?
 Il fenomeno politico del momento è la conseguenza e non la causa di quello che sta accadendo. In tal senso manifesta contraddizioni per cui c’è da augurarsi che si manifestino nel medio periodo gli aspetti positivi, piuttosto che quelli negativi. L’aggregazione partecipativa e movimentista, l’oltrepassamento delle categorie di destra e sinistra, l’accenno a un paradigma della post-crescita, la spregiudicatezza della critica sistemica e del collocamento internazionale del nostro Paese sono aspetti eminentemente politici che si spera abbiano la meglio sulla magmatica demagogia cosmopolita, il velleitarismo, il giustizialismo e in generale tutte le tendenze associabili al piagnisteo moralista che depotenzia le rivendicazioni di sostanza in dinamiche funzionali all’esistente. L’amico Massimo Fini, nel commentare alcune posizioni assunte dal M5S ha parlato di “rivoluzione conservatrice”, magari avesse ragione.
 Come recuperare concretamente la sovranità popolare? In chiave comunitaria?
 Si, è fondante. Il mutamento di paradigma culturale ed ecologico, nel recupero necessario del senso del limite, della misura, della civiltà di contro alla “civilizzazione” materialista passa per la partecipazione comunitaria. La società contrattuale, liberale, ha corroso nell’egoismo individuale ogni orizzonte di “bene comune”. La reciprocità, il dono, la libertà vanno declinate nell’appartenenza comunitaria e nella sostenibilità e consapevolezza di essere abitanti di un territorio. La globalizzazione è un problema antropologico, se l’uomo non ritrova l’appropriatezza del luogo di vita, scomparirà nell’implosione nichilistica del riduzionismo distopico tecno-scientifico.  
 “L’orlo del baratro” è sempre più vicino. Paradossalmente, solo una catastrofe compiuta può salvarci?
 In ogni fine c’è un inizio. Di fronte al vuoto che si spalanca sotto i piedi delle nuove generazioni, la vertigine di cadere senza dignità, oppure di stagliarsi dal grigiore delle presunte sicurezze materiali e del conformismo sociale per reincantare l’esistente. La storia non è mai chiusa alla forza dell’immaginazione, il mito è eterno, sempre ritorna.
di Eduardo Zarelli - Fiorenza Licitra

01 maggio 2013

La fiducia arriva dagli Usa





Enrico Letta ha ricevuto la fiducia: quella del segretario di stato Usa John Kerry che, ancor prima che la votasse il parlamento italiano, si è congratulato per la nascita del nuovo governo. Fiducia ben meritata. Enrico Letta, garantisce John Kerry, è «un amico buono e fidato degli Stati uniti, che ha dimostrato in tutta la sua carriera un fermo impegno nella nostra partnership transatlantica». Il governo Letta, sottolinea Kerry, assicurerà il proseguimento della «nostra stretta cooperazione su molte pressanti questioni in tutto il mondo». È quindi il segretario di stato Usa a trattare un tema fondamentale che i partiti italiani hanno cancellato dal dibattito e dai programmi con cui si sono presentati agli elettori: la politica estera e militare dell'Italia. Il perché è chiaro: Pd, Pdl e Scelta Civica hanno su ciò la stessa posizione. Possiamo dunque essere sicuri che l'Italia continuerà ad essere base avanzata delle operazioni militari Usa/Nato in Medio Oriente e Africa: dopo la guerra alla Libia, si sta conducendo quella in Siria, mentre si prepara l'attacco all'Iran. E, in barba al Trattato di non-proliferazione, resteranno sul nostro territorio le bombe nucleari che gli Usa hanno deciso di potenziare. Allo stesso tempo l'Italia continuerà a inviare forze militari all'estero, anche in Afghanistan dove la Nato manterrà propri contingenti dopo il «ritiro» nel 2014. Aumenterà di conseguenza la spesa militare, in cui l'Italia si colloca al decimo posto mondiale con 70 milioni di euro al giorno spesi con denaro pubblico in forze armate, armi e missioni militari all'estero. A rafforzare la fiducia di John Kerry che l'Italia resterà alleato fidato sotto comando Usa è la nomina di Emma Bonino a ministro degli esteri. La Bonino, sottolineano a Washington, è una ex allieva del Dipartimento di stato, presso cui ha frequentato un corso di formazione (International Visitor Leadership Program). Brillante allieva. Ha sostenuto i bombardamenti della Nato sull'ex Jugoslavia; ha sostenuto la guerra in Afghanistan, dichiarando che «non si può parlare di occupazione: qui c'è una forza multinazionale» e che «un'occasione militare può condurre alla democrazia»; ha accusato Gino Strada di «atteggiamento ambiguo, tra l'umanitario e il politico». Ha sostenuto la guerra in Iraq, affermando che «non c'era alternativa per sconvolgere la rete terroristica» dopo l'11 settembre e ha definito «irresponsabili» i manifestanti contro la guarra. E, in veste di vice-presidente del Senato, è stata tra i più accesi sostenitori della guerra alla Libia, chiedendo nel febbraio 2011 la sospensione del trattato bilaterale perché «lega le mani all'Italia nel prestare soccorso alla popolazione civile», «soccorso» arrivato subito dopo con i cacciabombardieri. La Bonino potrà contare sui corsi di «peacekeeping» della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa (già diretta da Maria Chiara Carrozza ora ministro dell'istruzione), che vengono tenuti anche in Africa. A quando, dopo quella in Libia, la prossima operazione di «peacekeeping»? 


di Manlio Dinucci