Ogni tanto qualche freddura ... scalda.
E' un mondo capovolto, strano. A Milano una donna ha ucciso il marito, il figlio e il cane.
Il commento della gente è stato: "E il cane che cazzo c'entrava?"
Stamattina avevo talmente freddo che, una volta entrato al bar per la colazione,
ho dovuto chiedere un "Cappuccio" e una sciarpa!!!
23 dicembre 2008
22 dicembre 2008
Monete e signoraggio
Questo è un altro parere diciamo storico sul signoraggio...
Innanzitutto, andiamo al "cosa": che cos'e' la moneta, e per quale maledetta ragione diciamo che ha un "valore"? Che cos'e' di preciso il valore della moneta?
Essenzialmente la moneta misura la fiducia che il singolo individuo ha nel sistema economico. Cosa significa? Che io accetto "moneta" in cambio di lavoro perche' penso che con questa moneta posso procurarmi (in un sistema economico integro) cibo, vestiti, casa, etc.
Ovviamente questo non e' scontato: e' un fenomeno sicuramente molto comune, e' un fenomeno che si protrae da millenni, c'e' uno stato che garantisce, ma non si tratta di una legge della fisica.
Potrebbe succedere, come nei casi di default o come nei casi di iperinflazione, che una volta ogni 20 io paghi le cose che ordino ma l'azienda cui le ho ordinate fallisce prima di darmi la merce.
In tal caso, ogni 100 dollari 5 sono inutili, e quello che otterro' se viene meno il meccanismo di cambio e' una svalutazione della moneta. Questo non capita a nessuno di noi come privati perche' generalmente lo scambio (nei negozi) e' immediato: se pensiamo alle aziende che pagano dopo 30,60,90, etc, la cosa e' invece molto comune. Parte dell'infliazione deriva da questo rischio: se non hai la certezza di poter comprare quel che vuoi con 10 dollari, ne tieni in tasca 20.
In generale, perche' la moneta abbia un valore (che e' un fenomeno inevitabilmente psicologico, o se preferite culturale) occorre che tutti siamo confidenti di quanto possiamo ottenere con questa moneta.
Il principio di base e' quello dei cosiddetti buoni pasto: nella misura in cui tutti gli esercenti li accettano essi diventano "valore".
E lo sono perche' effettivamente crediamo di ottenere cibo in cambio di lavoro. Diversamente, non accetteremmo i buoni pasto come parte dello stipendio, o dei benefit che dir si voglia.
Stabilito che la moneta (ed il suo valore) sia un fenomeno completamente psicologico, possiamo capire come mai il mondo degli scambi finanziari sia cosi' labile: se io penso che gli USA non potranno darmi tot grammi di argento per ogni dollaro che possiedo(1) non pensero' che un dollaro valga un dollaro. Anche la cosiddetta "garanzia" di fatto e' sinonimo di fiducia. Il valore della moneta non e' altro che la misura della fiducia che ne abbiamo. Il "rischio", che e' "sfiducia" e' esattamente il contrario della moneta. Per questo trasformare il rischio in moneta e' assurdo, ma lasciamo perdere.
Storicamente, la moneta nasce come simbolo di scambio astratto , e doveva avere diversi requisiti:
1. Essere riconoscibile come tale (bisogna distinguere una moneta d'oro da ogni altro monile luccicante).
2. Non essere facilmente riproducibile, in modo da avere un monopolio delle zecche.
3. Conservarsi a lungo nelle condizioni comuni di utilizzo.
4. Non coincidere con alcuna categoria merceologica esistente (usare le scarpe come moneta rende ricchi i calzolai ma impoverisce tutti gli altri)
5. Non poter essere usata a nessun altro scopo: se usiamo il ferro come moneta alla prima mietitura, dove servono le falci, andremo in deflazione. Figuriamoci nelle guerre.
6. Essere semplice da trasportare.
Tutte queste sono caratteristiche funzionali della moneta, ma non bastano: i gioielli godono delle stesse caratteristiche senza essere una moneta.
Perche' nasca effettivamente occorre che una convenzione che la comunita' accetti, cioe' di scambiarla con le merci. Serve cioe' la legge, ovvero lo Stato.
Il guaio e' che lo stato deve (o almeno doveva quando l'essere umano era molto piu' autosufficiente di oggi) convincere la gente ad accettarla. E aveva due modi:
1. Se non accetti la moneta con sopra la faccia del Re , il Re si incazza e ti apre/fa aprire come una cozza.
2. Se anche nessuno accettasse la moneta, io Re ti promette di farti avere cio' che vuoi in cambio.
Questo era dovuto al fatto che anticamente si comprava con la moneta un insieme ristretto di merci, che spesso veniva riscosso in natura presso i contadini. Il grano veniva riscosso in natura sottoforma di tassa e accumulato nei granai di stato sia per garantire la moneta sia per eventuali periodi di carestia sia per sfamare gli eserciti. In questo modo poteva garantire che se anche i negozianti che odiavano Cesare non accettavano monete con la faccia di Cesare, Roma ti avrebbe dato il grano dai propri granai (in realta' non succedeva mai, se non vicino al crollo di un impero) . Fatta la fiducia, ecco il valore.Sic et simpliciter.
Ovviamente la cosa si fece via via piu' complessa quando gli stati divennero piu' di uno, e ad un certo punto siccome tutti accettavano l'oro come contropartita per via della sua durevolezza chimica allora anziche' conservare grano , sale , farina e quant'altro lo stato inizio' a conservare oro.
Da qui la certezza che lo stato potesse, nel caso, pagare il grano o le merci ad altre nazioni in caso di carestia: tutto il meccanismo serve a soddisfare la medesima richiesta. E cioe', rendere il possessore di denaro CERTO che in cambio del denaro potra' ottenere quanto desidera. Generare fiducia, cioe' valore. In economia, "valore", "garanzia" , "fiducia" sono sinonimi.
Il contrario di "moneta" e' , quindi, "rischio".
Costruite le contropartite in oro, lo stato poteva fare una cosa : evitare di mettere l'oro in circolazione, ed emettere un valore simbolico fatto di rame o argento, tale per cui il possessore era comunque certo di poter avere l'equivalente in oro in cambio.
Il contratto era sancito dal momento in cui era firmato: ed era firmato perche' sulla moneta c'era la faccia del Re. A tutt'oggi, sulle nostre monete, c'e' scritto l' ordine del Re: "pagate a vista il possessore": dategli cio' che chiede , garantisce il Re.
In questo modo la moneta conservava il suo valore ma non era soggetta a rifusioni dell'oro. Il vero problema e' che in quel periodo i sovrani , i duchi, i principi ed i baroni abbondavano. Cosi',molti avevano la tentazione di tagliare l'oro con altri metalli (rame,argento), mettere la propria faccia sulla moneta e produrre altra moneta. Dopotutto, un contadino di Cannes che ne sapeva di quanto oro avesse nelle casse , il Re a Parigi?
Succedeva quindi che piccoli signori locali iniziassero a stampare la moneta con la propria effige, e poiche' avevano un discreto controllo sul territorio riuscivano ad imporla anche senza un corrispettivo in oro. Poiche' il negoziante locale la accettava, pena la morte, ognuno aveva la certezza di poter usare la moneta, e questa fiducia produceva il valore nominale.(2)E se il piccolo regno locale era ricco, prima o poi tutti avrebbero accettato la sua moneta. Ma che ne sapeva il contadino spagnolo di quanto fosse ricco il Ducato d'Este? Esisteva quindi un rischio enorme di speculazioni.
Per evitare questi fenomeni di leverage si ricorse ad uno strumento estremamente funzionale: il signoraggio. Sia chiaro che da ora in poi chiamero' "signoraggio" il meccanismo per il quale si deve pagare una tassa ALLO STATO ogni volta che si vuole trasformare una garanzia basata sulla fiducia in valore nominale. Sia la creazione di moneta, di titoli, di assegni o (fosse vero) di bond, o di derivati.
Il signoraggio era uno strumento atto a limitare quello che oggi chiamiamo "leverage", ed imponeva a chiunque stampasse moneta di pagarci sopra una tassa. In oro.
Cosi', se la tassa era per fare un esempio del 20%(3), con un dollaro di oro potevi produrre al massimo cinque dollari, dopodiche' rimanevi senza il tuo dollaro. In realta' ti fermavi prima. Se avevi un grammo d'oro e ci dovevi fare DIECI monete col valore nominale di dieci grammi, dovevi prima darne tot all'impero, e questo tot diventava il limite massimo del leverage: avresti finito l'oro nelle tue casse.
La razionalita' di questo provvedimento era immensa: basti pensare che se ci fosse stato qualche signoraggio OGGI, sulla creazione di titoli derivati, non avremmo il devasto finanziario in cui siamo.
Il signoraggio era quindi un esempio di estrema razionalita' (di derivazione) romana, perche' evitava che la nascita di un qualsiasi potere economico, politico o militare capace di generare fiducia/garanzie in loco, mediante potere militare, generasse inflazione.
Il compito di fare rispettare queste regole venne assegnato , sempre secondo la razionalita' romana, a chi materialmente poteva. Inizialmente era un imperatore del sacro romano impero, poi ai suoi "grandi elettori", come l'elettore di Baviera, quello di Westfalia, il Re di Francia, di Spagna etc etc etc. (per qualche bizzarro motivo oggi anche l'imperatore del Giappone e' un elettore del Sacro Romano Impero. Non chiedetemi perche').
Si trattava di entita' politiche in generale abbastanza potenti da poter minacciare grosse ritorsioni (economiche e/o militari) contro chiunque fosse sospettato di stampare moneta di metallo vile (o di diluire il metallo nobile col metallo vile) senza pagare la tassa che garantiva la stabilita' finanziaria.
La spietata efficienza di questo sistema era tale che mantenne un sostanziale equilibrio finanziario sino alla scoperta delle americhe, quando le quantita' di oro in circolazione divennero incontrollabili.
Dire che il signoraggio sia o sia stato un male equivale a non aver capito i concetti fondamentali dell'economia valutaria.
Nei secoli recenti, con l'arrivo del mercantilismo, dell'industria e delle banche si scopri' che oltre allo Stato erano molti gli enti capaci di infondere fiducia. E poiche' questi enti infondono fiducia, era possibile per loro stampare moneta o perlomeno generare valore convenzionalmente riconosciuto.
Partendo dagli assegni trasferibili, alle cambiali, eccetera, si noto' che le banche (prima giganteschi salvadenai che prestavano ad interesse e su questo guadagnavano) riuscivano ad ottenere fiducia quanto i signorotti locali, e quindi riuscivano a prestare piu' denaro di quanto avessero. I loro bilanci erano tutt'altro che pubblici, del resto.
Poiche' il denaro e' la contropartita delle fiducia, grandi corporazioni mercantili riuscivano a stampare delle cambiali al portatore che esentavano il portatore da rischi durante i lunghi viaggi, e contemporaneamente potevano superare le reali capacita' finanziarie delle compagnie, dal momento che spesso venivano riscossi MESI dopo l'emissione, per via della lunghezza dei viaggi.
Questo produceva nuove complicazioni, ma il meccanismo si manteneva solido per via dell'obbligo di conversione in oro e del signoraggio. Si stabili' che queste entita' potessero comprare soldi dallo stato, garantendo la restituzione mediante le proprie disponibilita' di cassa, a patto che lo stato potesse controllare la loro emissione di "moneta". Cioe', se il Monte Paschi puo' emettere titoli che vengono cambiati in soldi, la banca centrale vuole poter fare lo stesso emettendo titoli di MontePaschi e reincamerando i soldi che ha emesso. Cosi', se MPS vuole soldi dalla BCE in cambio deve dare lo stesso corrispettivo in titoli propri, piu' il "costo del denaro".
Per fare questo , ci si limito' ad usare il vecchio e solido meccanismo che aveva sempre funzionato sino a quel momento, cioe' il signoraggio, reso un pochino piu' sofisticato: se la banca vuole 10 euro, dovra' pagare una "tassa" pari al rischio(4) (e come vedete ci va ancora di mezzo la fiducia) .
Cosi' il meccanismo del signoraggio , sebbene piu' sofisticato, impedisce (o dovrebbe impedire) alle banche di mettere in campo piu' denaro di quanto non possano. Sfortunatamente il meccanismo del signoraggio si e' allentato perche' queste "tasse" non vengono pagate di cassa, e quindi oggi alle banche e' permesso di emettere molto piu' denaro di quanto potrebbero restituire, in base ad un calcolo della fiducia che non e' fondato su fattori materiali.
Questo allentamento fu dovuto al fatto che i beni convenzionali usati come contropartita della moneta (oro, preziosi, etc) giravano in quantita' incontrollabili durante il periodo coloniale. Per cui limitarsi ad imporre un leverage fisso rischiava di produrre effetti come quello spagnolo nel periodo dell'espansione americana, cioe' una superinflazione dell'oro che mise in ginocchio l'economia spagnola proprio al culmine del suo periodo coloniale, impedendo i reinvestimenti nelle colonie stesse. (5)
Creato un meccanismo di signoraggio ante-litteram, il sistema economico si mantenne abbastanza stabile, perche' le entita'capaci di instaurare fiducia avevano dei limiti statali al leverage dei propri investimenti, nella misura in cui per stampare titoli di credito o di debito dovevano pagare una tassa ai sovrani.
Il questa fase, cioe' mentre il signoraggio dominava su OGNI possibile stampa di valore basato sulla fiducia (ovvero di moneta) il concetto di speculazione era limitato alle merci, e solo raramente toccava la moneta. E le toccava solo quando si scopriva un modo per aggirare il famigerato meccanismo del signoraggio.
Il meccanismo del signoraggio ha tenuto il mondo abbastanza al sicuro da fenomeni fortemente speculativi sino a quando entita' capaci di ispirare altra fiducia, come le industrie ed in seguito le finanziarie poterono stampare valore senza pagare una corrispondente tassa che limitasse il leverage.
Quando nacquero le borse, alle aziende fu permesso di produrre azioni. Tali azioni si consideravano come il corrispettivo del valore effettivo dell'azienda, cioe' della fiducia che l'azienda dava di poter restituire il prestito ricevuto dagli azionisti in soldi , riprendendo le azioni.
A questo meccanismo, considerato vitale per finanziare le industrie, non fu posto il limite del signoraggio. Se l'azienda era molto brava ad apparire potente, poteva stampare azioni (ed in seguito titoli) per quantita' enormi rispetto al valore reale, e solo gli esperti potevano davvero valutare il valore reale di questa azienda.
Il meccanismo del signoraggio si indeboliva cosi' permettendo dei leverage sempre piu' alti, e la borsa diventava sede di speculazioni legalizzate basate sui meccanismi psicologici e sociali attraverso i quali si crea la fiducia.
Queste speculazioni erano limitate in dimensioni da un semplice fatto: poiche' non si poteva stampare moneta all'infinito (perche' si doveva pagare un costo di signoraggio almeno sulla moneta) esse potevano al massimo assorbire l'economia nazionale pesata sul leverage, e non oltre.
Il secondo colpo al signoraggio venne dato dalla conversione delle economie al sistema dei cambi, uscendo dal sistema aureo. Ad un certo punto gli USA (seguiti poi dal resto delmondo) decidono di uscire dal sistema aureo dicendo che , visto che la moneta e' la misura della fiducia, essa era la misura di una ASTRATTA fiducia in una GENERICA "economia nazionale".
Il governo ordina che la moneta abbia corso, e lega il valore della moneta alla fiducia che il mondo ha nella nazione emittente.
Questo avrebbe senso se esistesse un meccanismo di signoraggio stretto: se per stampare 10 dollari devo darne uno allo stato, allora per ogni dollaro che possiedo ne posso stampare 10. Quindi, in fondo la fiducia non e' UGUALE alla mia capacita' finanziaria (un dollaro) ma almeno e' PROPORZIONALE alla mia capacita' finanziaria futura (fiducia nelle mie capacita' di sviluppo) di un fattore limitato dalle tasse che devo pagare.
Il guaio' e' che contemporaneamente si sono esentati sempre piu' enti dal meccanismo del signoraggio. Le banche non pagano DI CASSA il rischio, ma lo pagano mediante i propri titoli, il cui valore dipende dalla fiducia che infondono, la quale e' manipolabile.
Come se non bastasse, oltre all'emissione di azioni (che non paga signoraggio) anche l'emissione di bond e in seguito di titoli derivati non paga signoraggio.
Il risultato e' che manipolando i fattori psicologici che sono alla base della fiducia e' possibile oggi stampare moneta (cioe' fiducia) in maniera del tutto incoerente con la realta': l'incubo degli imperatori romani e dei grandi elettori si e' avverato a piu' di mille anni di distanza.
Quanto e' successo oggi e' dovuto alla CADUTA di un razionalissimo e incredibilmente efficiente meccanismo di limitazione del leverage, che era il signoraggio.
Il fatto che sempre meno enti siano soggetti a questa tassa permette loro di sfruttare la componente psicologica del valore del denaro (componente che e' la quasi totalita' del valore) per stamparne all'infinito, come temevano i grandi elettori.
Poiche' non esiste una tassa sul leverage, ogni compagnia che abbia i soldi per pagare il proprio marketing e per pagare dividendi per generare passaparola riesce a fare ulteriore leverage , e poiche' non deve pagare signoraggio, puo' stampare tutti i crediti che vuole.
Facciamo un esempio: Parmalat ha stampato bond senza pagare nessun signoraggio, per un valore molto superiore alle sue capacita' di cassa. Se ci fosse stato un signoraggio su questi bond, avrebbe dovuto versare piu' soldi di quelli che aveva, e sarebbe diventato impossibile stampare cosi' tanti bond dal momento che le casse erano vuote.
Secondo esempio: Lehman Brothers ha prodotto titoli junk partendo da altri titoli junk poiche' non doveva pagare alcuna tassa per farlo. Se avesse dovuto pagare una tassa IN DOLLARI, (e non nei titoli junk che ha usato per fare altri junk) avrebbe esaurito le disponibilita' reali molto prima di stampare 650 miliardi di dollari di merda.
In generale, quindi, quello che ci sfugge e' che i romani non erano esattamente dei cretini. E se hanno inventato le public companies come le intendiamo oggi, e' perche' avevano gia' valutato i rischi connessi. E per questo hanno inventato il signoraggio, che e' poi diventato essenziale dopo la caduta.
Il signoraggio , cioe' una tassa da pagare allo stato quando si converte in valore convenzionale la fiducia in un singolo ente, e' stato ed e' tutt'ora un meccanismo incredibilmente efficace per tenere a bada le speculazioni sui valori convenzionali.
Non per nulla, prima del suo indebolimento le speculazioni si facevano sulle merci, non sulla moneta o sui titoli(6).
C'e' una corrente di pensiero che sostiene che il signoraggio sia inutile in quanto il rischio sarebbe di per se' una tassa: il che e' assurdo, visto che se c'e' una cosa che non mancava quando e' nato il signoraggio e' proprio il rischio. Eppure il meccanismo fu essenziale.
Oggi esiste una vulgata, lo so benissimo, che vorrebbe abolire il signoraggio del tutto. Essi vorrebbero che la creazione di soldi e di valori in contropartita alla fiducia fosse completamente priva di tasse da pagare allo stato, o che fosse completamente affidata allo stato stesso che ne incamera il valore completo.
La cosa e' ovviamente infattibile. Per due ragioni: se lo stato incamerasse il valore completo , sarebbe a suo carico ed interamente a suo carico garantire la moneta. Poiche' lo stato NON possiede beni in tale quantita', e non puo' produrre beni in grandissima quantita' coi tempi dei mercati finanziari (7), si troverebbe ad imporre manu militari il valore della moneta.
Questo NON risolverebbe i problemi di speculazione, poiche' gli speculatori finanziari NON pagano gia' alcun signoraggio.
La seconda vulgata degli anarcoliberisti, che vorrebbe addirittura abolire lo stato come entita' economica, e' ancora piu' catastrofica e ne vediamo i risultati: la mancanza di una tassa di signoraggio nella produzione di titoli, di derivati, di azioni, di bond, ha causato i giganteschi leverage che abbiamo visto, e il conseguente botto (che non abbiamo ancora visto del tutto).
Personalmente, sono per la soluzione romana, visto che e' sopravvissuta a periodi durissimi senza battere ciglio: estendere il pagamento di una tassa allo stato ogni volta che si converte fiducia ("garanzia" e' uno dei nomi della fiducia) in un valore nominale.
E questa tassa deve essere pagata DI CASSA, e non con i titoli delle banche che a loro volta sono manipolabili in valore usando il marketing, ma con SOLDI che siano nelle casse della banca.
Quindi, lasciare se volete l'economia cartolare basata sulla "fiducia" che si ha nell'economia nazionale (e' ancora razionale), MA costringere chiunque produca bond, titoli , derivati, azioni, a pagare DI CASSA una tassa allo stato. "DI CASSA" significa che PRIMA paghi la tassa IN CONTANTI, POI ti daro' i bolli da appiccicare sui titoli per renderli validi.
A quel punto, si crea un legame (cioe' un limite massimo al leverage) che limita la speculazione basata sulla manipolazione della fiducia, un legame tra disponibilita' di cassa reale e quantita' di titoli emessi.
Che poi la tassa venga assorbita da un ente pubblico o da un ente privato e' irrilevante: le concessionarie per la riscossione sono sempre esistite. E comunque, gli effetti di un provvedimento simile vanno ben oltre il miliardo e trecento milioni di bilancio della BCE, e anche alle poche centinaia di milioni di euro di attivo, che peraltro vengono restituiti in ratio del 14% alla banca d'Italia.
I romani, ripeto, non erano stupidi. Avevano capito che la moneta non e' altro che la concretizzazione della fiducia, e che sulla fiducia si possa speculare facilmente. E il signoraggio e' in assoluto il meccanismo piu' fottutamente regolatore della fiducia che esista:
vuoi che mi fidi della tua capacita' finanziaria? => Caccia la lira.
Eccezionale. Romano. Quelli non hanno creato l'occidente per niente.
Uriel
17 dicembre 2008
Come si distrugge una nazione
Colgo l’occasione per chiarire a tutti, e prima di tutto ovviamente ai membri del movimento del Prof. Auriti, quale sia l’effettiva situazione dell’Italia, ma prima ancora di tutta l’Europa, ridotta alla ”recessione”.
Un termine, quello di recessione, che si addice perfettamente, non soltanto al sistema economico, ma a tutti gli aspetti della sua vita.
Dividerò in diverse parti questa analisi, cercando di renderla il più esaustiva possibile, e sarò costretta perciò, data la sua lunghezza, a scriverla a puntate. Dirò subito, tuttavia, per rispondere alle proposte del nostro lettore, che, mentre ritengo quanto mai utile, anzi indispensabile, riunire tutti i vari movimenti che, per un motivo o per l’altro, si oppongono alla costruzione europea, dando così un po’ più di forza alla nostra voce, considero invece quasi del tutto inutile se non addirittura negativa l’idea di organizzare un referendum contro la moneta unica. Occorrerebbero, infatti, molti soldi per far conoscere la situazione agli Italiani, tanto più che l’argomento del “signoraggio”, del valore delle monete, della struttura della banca centrale europea, ecc. è molto difficile da comprendere e non si presta a facili slogan. Dove si trovano questi soldi? Io so, in base alla lunga esperienza degli anni trascorsi dall’inizio della mia battaglia contro l’unione europea, ossia dalla firma del trattato di Maastricht, che soldi per salvare l’Italia non se ne trovano.
I Radicali, cui accenna il nostro lettore, sono stati sempre riccamente sovvenzionati per organizzare referendum, anzi è ben noto che li indicono proprio per ricevere denaro, ma mai lo farebbero contro l’Europa. Emma Bonino è stata uno dei Commissari, nominata dal Governo Berlusconi, della famigerata Commissione Santer, Commissione che è stata costretta alle dimissioni dallo stesso Parlamento Europeo “a causa degli ammanchi e delle truffe di bilancio” (motivazione che si può leggere nella Gazzetta Ufficiale), e, ciò malgrado, ha continuato e continua ad attendere altri importanti incarichi in quella specie di Eldorado che è l’Impero Europeo per i fortunati che vi accedono. Bisogna rendersi conto, proprio per la facilità con la quale i delitti politici ed economici che si compiono nelle strutture di Bruxelles, vengono attutiti o del tutto accantonati dai mezzi d’informazione, che nessuno ci aiuterebbe a propagandare i motivi del referendum, ma anzi avremmo tutti contro.
Inoltre, ammesso che si riesca ad organizzarlo, si può essere quasi certi che, o mancherebbe il quorum, oppure darebbe esito negativo. In tutti i casi, il parlamento e le forze politiche se ne servirebbero per confermare l’idea che gli Italiani sono entusiasti dell’Europa e non terrebbero conto, come hanno fatto in molte altre occasioni, neanche di un risultato positivo perché avrebbe di sicuro una maggioranza scarsissima. Dobbiamo guardare in faccia la realtà: gli Italiani non hanno protestato neanche al momento dell’adozione dell’euro, malgrado l’improvviso impoverimento che ha comportato insieme alla difficoltà di adattamento mentale ai nuovi valori numerici. I governanti, spalleggiati dalla complicità dei mezzi d’informazione, hanno truffato i cittadini facendo brillare ai loro lo splendore delle nuove monete come se si trattasse di quel famoso “tesoro” che è nascosto da secoli nell’inconscio mitico di ogni essere umano.
Né c’è da sperare nell’aiuto della Lega, cosa alla quale nei primi anni mi sono aggrappata anch’io (andai a parlare con Bossi supplicandolo di tenere l’Italia fuori dalla moneta unica). Bossi è un politico astuto e si barcamena, ingannando di volta in volta o i propri elettori che sperano nella secessione dall’Italia per non pagare più le tasse per il Sud, oppure gli Italiani che vedono con favore la limitazione della presenza musulmana e la interpretano come un segnale di “italianità”. Di fatto a Bossi l’Unione Europea conviene, come del resto a tutti gli altri movimenti autonomisti, perché non avrà bisogno di fare la secessione: le Nazioni e gli Stati vengono eliminati di fatto con il Trattato di Lisbona e sarà perciò facilissimo per il Lombardo-Veneto diventare semplicemente una “regione” d’Europa. Bisogna ammettere che Bossi l’ha capito in ritardo che non gli conveniva combattere, come faceva i primi tempi, contro Bruxelles, ma l’ha capito. Per questo si è unito a Berlusconi, così come sta facendo Fini con la sua Alleanza Nazionale: si stanno preparando tutti, armi e bagagli, a trasferirsi nell’Impero Europeo e “cara Italia, addio!” (scrivevo questo già nel 1997, nel libro “Contro l’Europa”, ma allora, così come adesso, nessuno mi ha creduto).
E’ urgente, però, per tutti i piccoli gruppi ostili all’Unione Europea, decidere qualche cosa prima delle prossime votazioni per il Parlamento Europeo: una possibilità sarebbe quella di formare una sola lista per le elezioni con l’unico scopo di combattere contro il processo di unificazione europea e di eliminazione dello Stato Italiano ben chiaro nel nome. Sarebbe la prima volta che succede in Italia (gli altri Paesi hanno sempre avuto nel parlamento uno o più piccoli partiti contrari all’Europa) e riuscirebbe così, ad ottenere l’attenzione dei giornalisti, se non altro per la sua novità, anche prescindendo dagli obblighi di legge.
La domanda, però, è sempre la stessa: dove si trovano le forze e i soldi per organizzarsi?
Il momento attuale
Nei giorni scorsi la Svezia ha ratificato per via parlamentare la Costituzione europea, il cui nome è stato cambiato, con i soliti metodi truffaldini di cui è costellata la costruzione dell’UE, in “Trattato di Lisbona” per farla accettare a quei popoli che, come “Costituzione”, l’avevano bocciata. Anche se non ci sono state le maggioranze assolute che accompagnano di solito le questioni europee, tuttavia i politici svedesi hanno approvato con notevole entusiasmo la rinuncia alla sovranità e all’indipendenza del proprio Stato: 243 “sì”, 39 “no”, 13 astensioni e 54 parlamentari assenti. Due piccolissimi partiti di opposizione, quello della Sinistra (i Comunisti) e quello dei Verdi, avevano tentato di far rinviare di un anno la ratifica; ma le quattro formazioni della coalizione governativa di centro-destra insieme al principale partito di opposizione, quello socialdemocratico, si sono uniti nel sostenere con tutte le loro forze i benefici di una immediata approvazione e l’hanno avuta vinta.
Dobbiamo dunque prendere atto, per l’ennesima volta, che la costruzione dell’impero europeo sta a cuore in modo talmente esorbitante ai politici di ognuno degli Stati chiamati a farne parte, da non ammettere neanche una minima pausa di riflessione, tanto meno una pausa che insinui una qualsiasi perplessità nei cittadini, neanche laddove vige un perfetto regime socialista come in Svezia. Il fatto è che i parlamentari svedesi non dimenticano che sono stati i cittadini, votando “No” tutte le volte che si è fatto un referendum, a impedire l’adesione della Svezia alla moneta unica, e dunque sapevano bene che, se avessero potuto, gli Svedesi si sarebbero opposti anche alla Costituzione.
Dobbiamo tenere sempre bene a mente questa constatazione perché uno dei punti più importanti dell’esame che faremo sarà proprio questo: l’Impero europeo è stato ideato in modo misterioso, segreto, da qualcuno fra i massimi detentori del potere il cui nome ci è sempre stato tenuto nascosto, ed è stato realizzato a poco dai governanti dei singoli Stati tenendo il più possibile all’oscuro i cittadini degli scopi da raggiungere. Una oscurità che si è protratta per anni, con il consenso dei mezzi di informazione, in quanto tutti, politici e giornalisti, erano consapevoli che si trattava di una operazione contraria ai sentimenti e agli interessi dei popoli. Quale popolo, infatti, sarebbe così stolto da voler rinunciare a possedere un proprio territorio, una patria? Quale popolo potrebbe desiderare di non essere libero, di non conoscere neanche la lingua di coloro che lo governano, insomma di dipendere da stranieri sui quali non può incidere in nessun modo?
Il Parlamento europeo è pura finzione, come i politici sanno bene, in quanto non ha alcun potere reale sulla volontà della Banca Centrale, dei Capi di governo e dei Commissari, i quali sono tenuti, in base al trattato di Maastricht, a “non sollecitare e a non accettare istruzioni da alcun Governo né da alcun organismo”(Art.157). Nessuno, perciò, ha il diritto di affermare che in Europa vige la democrazia. La costruzione dell’Unione Europea è semmai la prova irrefutabile di come si possa, con innumerevoli sotterfugi, astuzie e stratagemmi formali, ingannare l’opinione pubblica ed esautorare qualsiasi presidio democratico. Del resto se ne è avuta l’ennesima conferma proprio in questi giorni: dall’ultima ricerca svolta sul gradimento dell’Unione fra le popolazioni d’Europa è risultato che soltanto il 35% degli Italiani è favorevole. Importa forse qualcosa ai governanti che la maggioranza dei cittadini non voglia l’unificazione?
Vanno avanti allegramente a programmarsi le votazioni per il Parlamento europeo, assegnando i posti, riccamente retribuiti, ai candidati che vogliono togliersi di torno perché difficilmente collocabili in Italia a causa della loro ignobile condotta politica (come è noto si è fatto il nome di Bassolino e della Jervolino) tanto è sicuro che così non potranno più disporre di nessun potere: il parlamento europeo e il nulla si equivalgono. Scriveva nel 1997 Enrico Letta in un volume di incitamento all’accettazione dell’euro intitolato “Euro sì”, che “sarebbe necessario che cambiasse l’idea che l’approdo a Bruxelles debba seguire la sconfitta in qualche scontro interno di partito o sia l’anticamera del pensionamento rispetto a lunghe carriere politiche nazionali”. Sono passati undici anni, l’Europa imperversa, ma i criteri di scelta dei parlamentari sono rimasti gli stessi, per il semplice motivo che oggi come allora il parlamento europeo è esclusivamente un comodo sedile a disposizione dei partiti.
La cosa più grave, però, è che i governanti non si sono fermati a riflettere sul fallimento del Progetto neanche di fronte all’attuale crisi economica, al crollo delle Banche e delle Borse, fenomeni che segnano il punto culminante del disastro del Progetto stesso, il segnale che tutto l’edificio sta per crollare. Non si può sbagliare, infatti, davanti all’evidenza: non sono le corruzioni, i furti, le truffe, gli errori dei singoli operatori e dei singoli amministratori delegati delle grandi industrie ad aver provocato la catastrofe, ma l’Idea che ne è stata all’origine e che per la sua stessa natura permette o addirittura provoca questi comportamenti.
Quale era questa Idea? Creare un mondo tutto uguale, in funzione del dogma della globalizzazione, senza frontiere, senza dazi, senza confini, senza Stati, senza distinzioni di popoli, di culture, di razze, di territori, di lingue, di costumi, di leggi, di religioni, di governi, di monete: un immenso, unico mare di “uguali” sul quale il Dio Mercato potesse navigare in assoluta libertà. L’Unione Europea (non si è voluto, infatti, che si chiamasse “Stati Uniti d’Europa” in quanto gli Stati non debbono sussistere) doveva esserne il perfetto prototipo, la realizzazione esemplare, quella che il resto del mondo avrebbe dovuto ammirare ed imitare per raggiungere la felicità. Non dimentichiamoci che è questo che promette ai popoli la costituzione europea: la felicità, commisurata al PIL, al prodotto nazionale lordo.
Un'idea del tutto folle, naturalmente, come la situazione attuale ha dimostrato e sta ancora dimostrando. Nessuno aveva mai pensato in precedenza che si potessero mettere in funzione dei “sistemi” privi di qualsiasi interruttore, di una qualsiasi valvola o chiusura di sicurezza; nessuno aveva mai ritenuto che gli uomini fossero “oggetto dei bisogni del mercato” invece che soggetto agente dei propri bisogni. E’ in base a questi principi che il crollo delle Borse ha contagiato tutto il mondo: era stato eliminato, in nome della libertà del mercato e della sua capacità di autoregolarsi, ogni forma di controllo. Ed è in base a questi stessi principi che i governanti oggi, invece di chiedersi in che cosa il sistema fosse sbagliato e cominciare a cambiarlo, insistono nell’esortare i cittadini a spendere in funzione del mercato, annientando così perfino quel buon senso che di solito guida l’uomo intuitivamente verso la salvezza prima di cadere nell’abisso. La formula: “dato che non avete soldi e prevedete che domani ne avrete ancora di meno, spendete più che potete” apparirebbe, come di fatto è, quella di suicidi sul punto di spararsi se non fossero i governanti a proclamarla. Ma l’aspetto più terribile di questa situazione è che siamo costretti a presupporre che una parte almeno dei governanti sia in buona fede, e che non si accorga che i “fondamentalismi” dell’Occidente sono altrettanto distruttivi quanto quelli del terrorismo orientale. E’ infatti fondamentalismo allo stato puro la certezza dei governanti d’Europa che le leggi sulle quali si fonda il Mercato siano inamovibili, identiche a quelle della Fisica, e che gli uomini, identificati esclusivamente come “consumatori”, debbano necessariamente piegarvisi. La verità è, invece, che la legge: consumare sempre più merci per produrre sempre più merci, annienta l’Uomo. Il pensiero, l’anima, il sentimento, il valore, tutto ciò che fa dell’uomo l’Uomo
Ida Magli
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23 dicembre 2008
Ogni tanto qualche freddura ... scalda.
E' un mondo capovolto, strano. A Milano una donna ha ucciso il marito, il figlio e il cane.
Il commento della gente è stato: "E il cane che cazzo c'entrava?"
Stamattina avevo talmente freddo che, una volta entrato al bar per la colazione,
ho dovuto chiedere un "Cappuccio" e una sciarpa!!!
E' un mondo capovolto, strano. A Milano una donna ha ucciso il marito, il figlio e il cane.
Il commento della gente è stato: "E il cane che cazzo c'entrava?"
Stamattina avevo talmente freddo che, una volta entrato al bar per la colazione,
ho dovuto chiedere un "Cappuccio" e una sciarpa!!!
22 dicembre 2008
Monete e signoraggio
Questo è un altro parere diciamo storico sul signoraggio...
Innanzitutto, andiamo al "cosa": che cos'e' la moneta, e per quale maledetta ragione diciamo che ha un "valore"? Che cos'e' di preciso il valore della moneta?
Essenzialmente la moneta misura la fiducia che il singolo individuo ha nel sistema economico. Cosa significa? Che io accetto "moneta" in cambio di lavoro perche' penso che con questa moneta posso procurarmi (in un sistema economico integro) cibo, vestiti, casa, etc.
Ovviamente questo non e' scontato: e' un fenomeno sicuramente molto comune, e' un fenomeno che si protrae da millenni, c'e' uno stato che garantisce, ma non si tratta di una legge della fisica.
Potrebbe succedere, come nei casi di default o come nei casi di iperinflazione, che una volta ogni 20 io paghi le cose che ordino ma l'azienda cui le ho ordinate fallisce prima di darmi la merce.
In tal caso, ogni 100 dollari 5 sono inutili, e quello che otterro' se viene meno il meccanismo di cambio e' una svalutazione della moneta. Questo non capita a nessuno di noi come privati perche' generalmente lo scambio (nei negozi) e' immediato: se pensiamo alle aziende che pagano dopo 30,60,90, etc, la cosa e' invece molto comune. Parte dell'infliazione deriva da questo rischio: se non hai la certezza di poter comprare quel che vuoi con 10 dollari, ne tieni in tasca 20.
In generale, perche' la moneta abbia un valore (che e' un fenomeno inevitabilmente psicologico, o se preferite culturale) occorre che tutti siamo confidenti di quanto possiamo ottenere con questa moneta.
Il principio di base e' quello dei cosiddetti buoni pasto: nella misura in cui tutti gli esercenti li accettano essi diventano "valore".
E lo sono perche' effettivamente crediamo di ottenere cibo in cambio di lavoro. Diversamente, non accetteremmo i buoni pasto come parte dello stipendio, o dei benefit che dir si voglia.
Stabilito che la moneta (ed il suo valore) sia un fenomeno completamente psicologico, possiamo capire come mai il mondo degli scambi finanziari sia cosi' labile: se io penso che gli USA non potranno darmi tot grammi di argento per ogni dollaro che possiedo(1) non pensero' che un dollaro valga un dollaro. Anche la cosiddetta "garanzia" di fatto e' sinonimo di fiducia. Il valore della moneta non e' altro che la misura della fiducia che ne abbiamo. Il "rischio", che e' "sfiducia" e' esattamente il contrario della moneta. Per questo trasformare il rischio in moneta e' assurdo, ma lasciamo perdere.
Storicamente, la moneta nasce come simbolo di scambio astratto , e doveva avere diversi requisiti:
1. Essere riconoscibile come tale (bisogna distinguere una moneta d'oro da ogni altro monile luccicante).
2. Non essere facilmente riproducibile, in modo da avere un monopolio delle zecche.
3. Conservarsi a lungo nelle condizioni comuni di utilizzo.
4. Non coincidere con alcuna categoria merceologica esistente (usare le scarpe come moneta rende ricchi i calzolai ma impoverisce tutti gli altri)
5. Non poter essere usata a nessun altro scopo: se usiamo il ferro come moneta alla prima mietitura, dove servono le falci, andremo in deflazione. Figuriamoci nelle guerre.
6. Essere semplice da trasportare.
Tutte queste sono caratteristiche funzionali della moneta, ma non bastano: i gioielli godono delle stesse caratteristiche senza essere una moneta.
Perche' nasca effettivamente occorre che una convenzione che la comunita' accetti, cioe' di scambiarla con le merci. Serve cioe' la legge, ovvero lo Stato.
Il guaio e' che lo stato deve (o almeno doveva quando l'essere umano era molto piu' autosufficiente di oggi) convincere la gente ad accettarla. E aveva due modi:
1. Se non accetti la moneta con sopra la faccia del Re , il Re si incazza e ti apre/fa aprire come una cozza.
2. Se anche nessuno accettasse la moneta, io Re ti promette di farti avere cio' che vuoi in cambio.
Questo era dovuto al fatto che anticamente si comprava con la moneta un insieme ristretto di merci, che spesso veniva riscosso in natura presso i contadini. Il grano veniva riscosso in natura sottoforma di tassa e accumulato nei granai di stato sia per garantire la moneta sia per eventuali periodi di carestia sia per sfamare gli eserciti. In questo modo poteva garantire che se anche i negozianti che odiavano Cesare non accettavano monete con la faccia di Cesare, Roma ti avrebbe dato il grano dai propri granai (in realta' non succedeva mai, se non vicino al crollo di un impero) . Fatta la fiducia, ecco il valore.Sic et simpliciter.
Ovviamente la cosa si fece via via piu' complessa quando gli stati divennero piu' di uno, e ad un certo punto siccome tutti accettavano l'oro come contropartita per via della sua durevolezza chimica allora anziche' conservare grano , sale , farina e quant'altro lo stato inizio' a conservare oro.
Da qui la certezza che lo stato potesse, nel caso, pagare il grano o le merci ad altre nazioni in caso di carestia: tutto il meccanismo serve a soddisfare la medesima richiesta. E cioe', rendere il possessore di denaro CERTO che in cambio del denaro potra' ottenere quanto desidera. Generare fiducia, cioe' valore. In economia, "valore", "garanzia" , "fiducia" sono sinonimi.
Il contrario di "moneta" e' , quindi, "rischio".
Costruite le contropartite in oro, lo stato poteva fare una cosa : evitare di mettere l'oro in circolazione, ed emettere un valore simbolico fatto di rame o argento, tale per cui il possessore era comunque certo di poter avere l'equivalente in oro in cambio.
Il contratto era sancito dal momento in cui era firmato: ed era firmato perche' sulla moneta c'era la faccia del Re. A tutt'oggi, sulle nostre monete, c'e' scritto l' ordine del Re: "pagate a vista il possessore": dategli cio' che chiede , garantisce il Re.
In questo modo la moneta conservava il suo valore ma non era soggetta a rifusioni dell'oro. Il vero problema e' che in quel periodo i sovrani , i duchi, i principi ed i baroni abbondavano. Cosi',molti avevano la tentazione di tagliare l'oro con altri metalli (rame,argento), mettere la propria faccia sulla moneta e produrre altra moneta. Dopotutto, un contadino di Cannes che ne sapeva di quanto oro avesse nelle casse , il Re a Parigi?
Succedeva quindi che piccoli signori locali iniziassero a stampare la moneta con la propria effige, e poiche' avevano un discreto controllo sul territorio riuscivano ad imporla anche senza un corrispettivo in oro. Poiche' il negoziante locale la accettava, pena la morte, ognuno aveva la certezza di poter usare la moneta, e questa fiducia produceva il valore nominale.(2)E se il piccolo regno locale era ricco, prima o poi tutti avrebbero accettato la sua moneta. Ma che ne sapeva il contadino spagnolo di quanto fosse ricco il Ducato d'Este? Esisteva quindi un rischio enorme di speculazioni.
Per evitare questi fenomeni di leverage si ricorse ad uno strumento estremamente funzionale: il signoraggio. Sia chiaro che da ora in poi chiamero' "signoraggio" il meccanismo per il quale si deve pagare una tassa ALLO STATO ogni volta che si vuole trasformare una garanzia basata sulla fiducia in valore nominale. Sia la creazione di moneta, di titoli, di assegni o (fosse vero) di bond, o di derivati.
Il signoraggio era uno strumento atto a limitare quello che oggi chiamiamo "leverage", ed imponeva a chiunque stampasse moneta di pagarci sopra una tassa. In oro.
Cosi', se la tassa era per fare un esempio del 20%(3), con un dollaro di oro potevi produrre al massimo cinque dollari, dopodiche' rimanevi senza il tuo dollaro. In realta' ti fermavi prima. Se avevi un grammo d'oro e ci dovevi fare DIECI monete col valore nominale di dieci grammi, dovevi prima darne tot all'impero, e questo tot diventava il limite massimo del leverage: avresti finito l'oro nelle tue casse.
La razionalita' di questo provvedimento era immensa: basti pensare che se ci fosse stato qualche signoraggio OGGI, sulla creazione di titoli derivati, non avremmo il devasto finanziario in cui siamo.
Il signoraggio era quindi un esempio di estrema razionalita' (di derivazione) romana, perche' evitava che la nascita di un qualsiasi potere economico, politico o militare capace di generare fiducia/garanzie in loco, mediante potere militare, generasse inflazione.
Il compito di fare rispettare queste regole venne assegnato , sempre secondo la razionalita' romana, a chi materialmente poteva. Inizialmente era un imperatore del sacro romano impero, poi ai suoi "grandi elettori", come l'elettore di Baviera, quello di Westfalia, il Re di Francia, di Spagna etc etc etc. (per qualche bizzarro motivo oggi anche l'imperatore del Giappone e' un elettore del Sacro Romano Impero. Non chiedetemi perche').
Si trattava di entita' politiche in generale abbastanza potenti da poter minacciare grosse ritorsioni (economiche e/o militari) contro chiunque fosse sospettato di stampare moneta di metallo vile (o di diluire il metallo nobile col metallo vile) senza pagare la tassa che garantiva la stabilita' finanziaria.
La spietata efficienza di questo sistema era tale che mantenne un sostanziale equilibrio finanziario sino alla scoperta delle americhe, quando le quantita' di oro in circolazione divennero incontrollabili.
Dire che il signoraggio sia o sia stato un male equivale a non aver capito i concetti fondamentali dell'economia valutaria.
Nei secoli recenti, con l'arrivo del mercantilismo, dell'industria e delle banche si scopri' che oltre allo Stato erano molti gli enti capaci di infondere fiducia. E poiche' questi enti infondono fiducia, era possibile per loro stampare moneta o perlomeno generare valore convenzionalmente riconosciuto.
Partendo dagli assegni trasferibili, alle cambiali, eccetera, si noto' che le banche (prima giganteschi salvadenai che prestavano ad interesse e su questo guadagnavano) riuscivano ad ottenere fiducia quanto i signorotti locali, e quindi riuscivano a prestare piu' denaro di quanto avessero. I loro bilanci erano tutt'altro che pubblici, del resto.
Poiche' il denaro e' la contropartita delle fiducia, grandi corporazioni mercantili riuscivano a stampare delle cambiali al portatore che esentavano il portatore da rischi durante i lunghi viaggi, e contemporaneamente potevano superare le reali capacita' finanziarie delle compagnie, dal momento che spesso venivano riscossi MESI dopo l'emissione, per via della lunghezza dei viaggi.
Questo produceva nuove complicazioni, ma il meccanismo si manteneva solido per via dell'obbligo di conversione in oro e del signoraggio. Si stabili' che queste entita' potessero comprare soldi dallo stato, garantendo la restituzione mediante le proprie disponibilita' di cassa, a patto che lo stato potesse controllare la loro emissione di "moneta". Cioe', se il Monte Paschi puo' emettere titoli che vengono cambiati in soldi, la banca centrale vuole poter fare lo stesso emettendo titoli di MontePaschi e reincamerando i soldi che ha emesso. Cosi', se MPS vuole soldi dalla BCE in cambio deve dare lo stesso corrispettivo in titoli propri, piu' il "costo del denaro".
Per fare questo , ci si limito' ad usare il vecchio e solido meccanismo che aveva sempre funzionato sino a quel momento, cioe' il signoraggio, reso un pochino piu' sofisticato: se la banca vuole 10 euro, dovra' pagare una "tassa" pari al rischio(4) (e come vedete ci va ancora di mezzo la fiducia) .
Cosi' il meccanismo del signoraggio , sebbene piu' sofisticato, impedisce (o dovrebbe impedire) alle banche di mettere in campo piu' denaro di quanto non possano. Sfortunatamente il meccanismo del signoraggio si e' allentato perche' queste "tasse" non vengono pagate di cassa, e quindi oggi alle banche e' permesso di emettere molto piu' denaro di quanto potrebbero restituire, in base ad un calcolo della fiducia che non e' fondato su fattori materiali.
Questo allentamento fu dovuto al fatto che i beni convenzionali usati come contropartita della moneta (oro, preziosi, etc) giravano in quantita' incontrollabili durante il periodo coloniale. Per cui limitarsi ad imporre un leverage fisso rischiava di produrre effetti come quello spagnolo nel periodo dell'espansione americana, cioe' una superinflazione dell'oro che mise in ginocchio l'economia spagnola proprio al culmine del suo periodo coloniale, impedendo i reinvestimenti nelle colonie stesse. (5)
Creato un meccanismo di signoraggio ante-litteram, il sistema economico si mantenne abbastanza stabile, perche' le entita'capaci di instaurare fiducia avevano dei limiti statali al leverage dei propri investimenti, nella misura in cui per stampare titoli di credito o di debito dovevano pagare una tassa ai sovrani.
Il questa fase, cioe' mentre il signoraggio dominava su OGNI possibile stampa di valore basato sulla fiducia (ovvero di moneta) il concetto di speculazione era limitato alle merci, e solo raramente toccava la moneta. E le toccava solo quando si scopriva un modo per aggirare il famigerato meccanismo del signoraggio.
Il meccanismo del signoraggio ha tenuto il mondo abbastanza al sicuro da fenomeni fortemente speculativi sino a quando entita' capaci di ispirare altra fiducia, come le industrie ed in seguito le finanziarie poterono stampare valore senza pagare una corrispondente tassa che limitasse il leverage.
Quando nacquero le borse, alle aziende fu permesso di produrre azioni. Tali azioni si consideravano come il corrispettivo del valore effettivo dell'azienda, cioe' della fiducia che l'azienda dava di poter restituire il prestito ricevuto dagli azionisti in soldi , riprendendo le azioni.
A questo meccanismo, considerato vitale per finanziare le industrie, non fu posto il limite del signoraggio. Se l'azienda era molto brava ad apparire potente, poteva stampare azioni (ed in seguito titoli) per quantita' enormi rispetto al valore reale, e solo gli esperti potevano davvero valutare il valore reale di questa azienda.
Il meccanismo del signoraggio si indeboliva cosi' permettendo dei leverage sempre piu' alti, e la borsa diventava sede di speculazioni legalizzate basate sui meccanismi psicologici e sociali attraverso i quali si crea la fiducia.
Queste speculazioni erano limitate in dimensioni da un semplice fatto: poiche' non si poteva stampare moneta all'infinito (perche' si doveva pagare un costo di signoraggio almeno sulla moneta) esse potevano al massimo assorbire l'economia nazionale pesata sul leverage, e non oltre.
Il secondo colpo al signoraggio venne dato dalla conversione delle economie al sistema dei cambi, uscendo dal sistema aureo. Ad un certo punto gli USA (seguiti poi dal resto delmondo) decidono di uscire dal sistema aureo dicendo che , visto che la moneta e' la misura della fiducia, essa era la misura di una ASTRATTA fiducia in una GENERICA "economia nazionale".
Il governo ordina che la moneta abbia corso, e lega il valore della moneta alla fiducia che il mondo ha nella nazione emittente.
Questo avrebbe senso se esistesse un meccanismo di signoraggio stretto: se per stampare 10 dollari devo darne uno allo stato, allora per ogni dollaro che possiedo ne posso stampare 10. Quindi, in fondo la fiducia non e' UGUALE alla mia capacita' finanziaria (un dollaro) ma almeno e' PROPORZIONALE alla mia capacita' finanziaria futura (fiducia nelle mie capacita' di sviluppo) di un fattore limitato dalle tasse che devo pagare.
Il guaio' e' che contemporaneamente si sono esentati sempre piu' enti dal meccanismo del signoraggio. Le banche non pagano DI CASSA il rischio, ma lo pagano mediante i propri titoli, il cui valore dipende dalla fiducia che infondono, la quale e' manipolabile.
Come se non bastasse, oltre all'emissione di azioni (che non paga signoraggio) anche l'emissione di bond e in seguito di titoli derivati non paga signoraggio.
Il risultato e' che manipolando i fattori psicologici che sono alla base della fiducia e' possibile oggi stampare moneta (cioe' fiducia) in maniera del tutto incoerente con la realta': l'incubo degli imperatori romani e dei grandi elettori si e' avverato a piu' di mille anni di distanza.
Quanto e' successo oggi e' dovuto alla CADUTA di un razionalissimo e incredibilmente efficiente meccanismo di limitazione del leverage, che era il signoraggio.
Il fatto che sempre meno enti siano soggetti a questa tassa permette loro di sfruttare la componente psicologica del valore del denaro (componente che e' la quasi totalita' del valore) per stamparne all'infinito, come temevano i grandi elettori.
Poiche' non esiste una tassa sul leverage, ogni compagnia che abbia i soldi per pagare il proprio marketing e per pagare dividendi per generare passaparola riesce a fare ulteriore leverage , e poiche' non deve pagare signoraggio, puo' stampare tutti i crediti che vuole.
Facciamo un esempio: Parmalat ha stampato bond senza pagare nessun signoraggio, per un valore molto superiore alle sue capacita' di cassa. Se ci fosse stato un signoraggio su questi bond, avrebbe dovuto versare piu' soldi di quelli che aveva, e sarebbe diventato impossibile stampare cosi' tanti bond dal momento che le casse erano vuote.
Secondo esempio: Lehman Brothers ha prodotto titoli junk partendo da altri titoli junk poiche' non doveva pagare alcuna tassa per farlo. Se avesse dovuto pagare una tassa IN DOLLARI, (e non nei titoli junk che ha usato per fare altri junk) avrebbe esaurito le disponibilita' reali molto prima di stampare 650 miliardi di dollari di merda.
In generale, quindi, quello che ci sfugge e' che i romani non erano esattamente dei cretini. E se hanno inventato le public companies come le intendiamo oggi, e' perche' avevano gia' valutato i rischi connessi. E per questo hanno inventato il signoraggio, che e' poi diventato essenziale dopo la caduta.
Il signoraggio , cioe' una tassa da pagare allo stato quando si converte in valore convenzionale la fiducia in un singolo ente, e' stato ed e' tutt'ora un meccanismo incredibilmente efficace per tenere a bada le speculazioni sui valori convenzionali.
Non per nulla, prima del suo indebolimento le speculazioni si facevano sulle merci, non sulla moneta o sui titoli(6).
C'e' una corrente di pensiero che sostiene che il signoraggio sia inutile in quanto il rischio sarebbe di per se' una tassa: il che e' assurdo, visto che se c'e' una cosa che non mancava quando e' nato il signoraggio e' proprio il rischio. Eppure il meccanismo fu essenziale.
Oggi esiste una vulgata, lo so benissimo, che vorrebbe abolire il signoraggio del tutto. Essi vorrebbero che la creazione di soldi e di valori in contropartita alla fiducia fosse completamente priva di tasse da pagare allo stato, o che fosse completamente affidata allo stato stesso che ne incamera il valore completo.
La cosa e' ovviamente infattibile. Per due ragioni: se lo stato incamerasse il valore completo , sarebbe a suo carico ed interamente a suo carico garantire la moneta. Poiche' lo stato NON possiede beni in tale quantita', e non puo' produrre beni in grandissima quantita' coi tempi dei mercati finanziari (7), si troverebbe ad imporre manu militari il valore della moneta.
Questo NON risolverebbe i problemi di speculazione, poiche' gli speculatori finanziari NON pagano gia' alcun signoraggio.
La seconda vulgata degli anarcoliberisti, che vorrebbe addirittura abolire lo stato come entita' economica, e' ancora piu' catastrofica e ne vediamo i risultati: la mancanza di una tassa di signoraggio nella produzione di titoli, di derivati, di azioni, di bond, ha causato i giganteschi leverage che abbiamo visto, e il conseguente botto (che non abbiamo ancora visto del tutto).
Personalmente, sono per la soluzione romana, visto che e' sopravvissuta a periodi durissimi senza battere ciglio: estendere il pagamento di una tassa allo stato ogni volta che si converte fiducia ("garanzia" e' uno dei nomi della fiducia) in un valore nominale.
E questa tassa deve essere pagata DI CASSA, e non con i titoli delle banche che a loro volta sono manipolabili in valore usando il marketing, ma con SOLDI che siano nelle casse della banca.
Quindi, lasciare se volete l'economia cartolare basata sulla "fiducia" che si ha nell'economia nazionale (e' ancora razionale), MA costringere chiunque produca bond, titoli , derivati, azioni, a pagare DI CASSA una tassa allo stato. "DI CASSA" significa che PRIMA paghi la tassa IN CONTANTI, POI ti daro' i bolli da appiccicare sui titoli per renderli validi.
A quel punto, si crea un legame (cioe' un limite massimo al leverage) che limita la speculazione basata sulla manipolazione della fiducia, un legame tra disponibilita' di cassa reale e quantita' di titoli emessi.
Che poi la tassa venga assorbita da un ente pubblico o da un ente privato e' irrilevante: le concessionarie per la riscossione sono sempre esistite. E comunque, gli effetti di un provvedimento simile vanno ben oltre il miliardo e trecento milioni di bilancio della BCE, e anche alle poche centinaia di milioni di euro di attivo, che peraltro vengono restituiti in ratio del 14% alla banca d'Italia.
I romani, ripeto, non erano stupidi. Avevano capito che la moneta non e' altro che la concretizzazione della fiducia, e che sulla fiducia si possa speculare facilmente. E il signoraggio e' in assoluto il meccanismo piu' fottutamente regolatore della fiducia che esista:
vuoi che mi fidi della tua capacita' finanziaria? => Caccia la lira.
Eccezionale. Romano. Quelli non hanno creato l'occidente per niente.
Uriel
17 dicembre 2008
Come si distrugge una nazione
Colgo l’occasione per chiarire a tutti, e prima di tutto ovviamente ai membri del movimento del Prof. Auriti, quale sia l’effettiva situazione dell’Italia, ma prima ancora di tutta l’Europa, ridotta alla ”recessione”.
Un termine, quello di recessione, che si addice perfettamente, non soltanto al sistema economico, ma a tutti gli aspetti della sua vita.
Dividerò in diverse parti questa analisi, cercando di renderla il più esaustiva possibile, e sarò costretta perciò, data la sua lunghezza, a scriverla a puntate. Dirò subito, tuttavia, per rispondere alle proposte del nostro lettore, che, mentre ritengo quanto mai utile, anzi indispensabile, riunire tutti i vari movimenti che, per un motivo o per l’altro, si oppongono alla costruzione europea, dando così un po’ più di forza alla nostra voce, considero invece quasi del tutto inutile se non addirittura negativa l’idea di organizzare un referendum contro la moneta unica. Occorrerebbero, infatti, molti soldi per far conoscere la situazione agli Italiani, tanto più che l’argomento del “signoraggio”, del valore delle monete, della struttura della banca centrale europea, ecc. è molto difficile da comprendere e non si presta a facili slogan. Dove si trovano questi soldi? Io so, in base alla lunga esperienza degli anni trascorsi dall’inizio della mia battaglia contro l’unione europea, ossia dalla firma del trattato di Maastricht, che soldi per salvare l’Italia non se ne trovano.
I Radicali, cui accenna il nostro lettore, sono stati sempre riccamente sovvenzionati per organizzare referendum, anzi è ben noto che li indicono proprio per ricevere denaro, ma mai lo farebbero contro l’Europa. Emma Bonino è stata uno dei Commissari, nominata dal Governo Berlusconi, della famigerata Commissione Santer, Commissione che è stata costretta alle dimissioni dallo stesso Parlamento Europeo “a causa degli ammanchi e delle truffe di bilancio” (motivazione che si può leggere nella Gazzetta Ufficiale), e, ciò malgrado, ha continuato e continua ad attendere altri importanti incarichi in quella specie di Eldorado che è l’Impero Europeo per i fortunati che vi accedono. Bisogna rendersi conto, proprio per la facilità con la quale i delitti politici ed economici che si compiono nelle strutture di Bruxelles, vengono attutiti o del tutto accantonati dai mezzi d’informazione, che nessuno ci aiuterebbe a propagandare i motivi del referendum, ma anzi avremmo tutti contro.
Inoltre, ammesso che si riesca ad organizzarlo, si può essere quasi certi che, o mancherebbe il quorum, oppure darebbe esito negativo. In tutti i casi, il parlamento e le forze politiche se ne servirebbero per confermare l’idea che gli Italiani sono entusiasti dell’Europa e non terrebbero conto, come hanno fatto in molte altre occasioni, neanche di un risultato positivo perché avrebbe di sicuro una maggioranza scarsissima. Dobbiamo guardare in faccia la realtà: gli Italiani non hanno protestato neanche al momento dell’adozione dell’euro, malgrado l’improvviso impoverimento che ha comportato insieme alla difficoltà di adattamento mentale ai nuovi valori numerici. I governanti, spalleggiati dalla complicità dei mezzi d’informazione, hanno truffato i cittadini facendo brillare ai loro lo splendore delle nuove monete come se si trattasse di quel famoso “tesoro” che è nascosto da secoli nell’inconscio mitico di ogni essere umano.
Né c’è da sperare nell’aiuto della Lega, cosa alla quale nei primi anni mi sono aggrappata anch’io (andai a parlare con Bossi supplicandolo di tenere l’Italia fuori dalla moneta unica). Bossi è un politico astuto e si barcamena, ingannando di volta in volta o i propri elettori che sperano nella secessione dall’Italia per non pagare più le tasse per il Sud, oppure gli Italiani che vedono con favore la limitazione della presenza musulmana e la interpretano come un segnale di “italianità”. Di fatto a Bossi l’Unione Europea conviene, come del resto a tutti gli altri movimenti autonomisti, perché non avrà bisogno di fare la secessione: le Nazioni e gli Stati vengono eliminati di fatto con il Trattato di Lisbona e sarà perciò facilissimo per il Lombardo-Veneto diventare semplicemente una “regione” d’Europa. Bisogna ammettere che Bossi l’ha capito in ritardo che non gli conveniva combattere, come faceva i primi tempi, contro Bruxelles, ma l’ha capito. Per questo si è unito a Berlusconi, così come sta facendo Fini con la sua Alleanza Nazionale: si stanno preparando tutti, armi e bagagli, a trasferirsi nell’Impero Europeo e “cara Italia, addio!” (scrivevo questo già nel 1997, nel libro “Contro l’Europa”, ma allora, così come adesso, nessuno mi ha creduto).
E’ urgente, però, per tutti i piccoli gruppi ostili all’Unione Europea, decidere qualche cosa prima delle prossime votazioni per il Parlamento Europeo: una possibilità sarebbe quella di formare una sola lista per le elezioni con l’unico scopo di combattere contro il processo di unificazione europea e di eliminazione dello Stato Italiano ben chiaro nel nome. Sarebbe la prima volta che succede in Italia (gli altri Paesi hanno sempre avuto nel parlamento uno o più piccoli partiti contrari all’Europa) e riuscirebbe così, ad ottenere l’attenzione dei giornalisti, se non altro per la sua novità, anche prescindendo dagli obblighi di legge.
La domanda, però, è sempre la stessa: dove si trovano le forze e i soldi per organizzarsi?
Il momento attuale
Nei giorni scorsi la Svezia ha ratificato per via parlamentare la Costituzione europea, il cui nome è stato cambiato, con i soliti metodi truffaldini di cui è costellata la costruzione dell’UE, in “Trattato di Lisbona” per farla accettare a quei popoli che, come “Costituzione”, l’avevano bocciata. Anche se non ci sono state le maggioranze assolute che accompagnano di solito le questioni europee, tuttavia i politici svedesi hanno approvato con notevole entusiasmo la rinuncia alla sovranità e all’indipendenza del proprio Stato: 243 “sì”, 39 “no”, 13 astensioni e 54 parlamentari assenti. Due piccolissimi partiti di opposizione, quello della Sinistra (i Comunisti) e quello dei Verdi, avevano tentato di far rinviare di un anno la ratifica; ma le quattro formazioni della coalizione governativa di centro-destra insieme al principale partito di opposizione, quello socialdemocratico, si sono uniti nel sostenere con tutte le loro forze i benefici di una immediata approvazione e l’hanno avuta vinta.
Dobbiamo dunque prendere atto, per l’ennesima volta, che la costruzione dell’impero europeo sta a cuore in modo talmente esorbitante ai politici di ognuno degli Stati chiamati a farne parte, da non ammettere neanche una minima pausa di riflessione, tanto meno una pausa che insinui una qualsiasi perplessità nei cittadini, neanche laddove vige un perfetto regime socialista come in Svezia. Il fatto è che i parlamentari svedesi non dimenticano che sono stati i cittadini, votando “No” tutte le volte che si è fatto un referendum, a impedire l’adesione della Svezia alla moneta unica, e dunque sapevano bene che, se avessero potuto, gli Svedesi si sarebbero opposti anche alla Costituzione.
Dobbiamo tenere sempre bene a mente questa constatazione perché uno dei punti più importanti dell’esame che faremo sarà proprio questo: l’Impero europeo è stato ideato in modo misterioso, segreto, da qualcuno fra i massimi detentori del potere il cui nome ci è sempre stato tenuto nascosto, ed è stato realizzato a poco dai governanti dei singoli Stati tenendo il più possibile all’oscuro i cittadini degli scopi da raggiungere. Una oscurità che si è protratta per anni, con il consenso dei mezzi di informazione, in quanto tutti, politici e giornalisti, erano consapevoli che si trattava di una operazione contraria ai sentimenti e agli interessi dei popoli. Quale popolo, infatti, sarebbe così stolto da voler rinunciare a possedere un proprio territorio, una patria? Quale popolo potrebbe desiderare di non essere libero, di non conoscere neanche la lingua di coloro che lo governano, insomma di dipendere da stranieri sui quali non può incidere in nessun modo?
Il Parlamento europeo è pura finzione, come i politici sanno bene, in quanto non ha alcun potere reale sulla volontà della Banca Centrale, dei Capi di governo e dei Commissari, i quali sono tenuti, in base al trattato di Maastricht, a “non sollecitare e a non accettare istruzioni da alcun Governo né da alcun organismo”(Art.157). Nessuno, perciò, ha il diritto di affermare che in Europa vige la democrazia. La costruzione dell’Unione Europea è semmai la prova irrefutabile di come si possa, con innumerevoli sotterfugi, astuzie e stratagemmi formali, ingannare l’opinione pubblica ed esautorare qualsiasi presidio democratico. Del resto se ne è avuta l’ennesima conferma proprio in questi giorni: dall’ultima ricerca svolta sul gradimento dell’Unione fra le popolazioni d’Europa è risultato che soltanto il 35% degli Italiani è favorevole. Importa forse qualcosa ai governanti che la maggioranza dei cittadini non voglia l’unificazione?
Vanno avanti allegramente a programmarsi le votazioni per il Parlamento europeo, assegnando i posti, riccamente retribuiti, ai candidati che vogliono togliersi di torno perché difficilmente collocabili in Italia a causa della loro ignobile condotta politica (come è noto si è fatto il nome di Bassolino e della Jervolino) tanto è sicuro che così non potranno più disporre di nessun potere: il parlamento europeo e il nulla si equivalgono. Scriveva nel 1997 Enrico Letta in un volume di incitamento all’accettazione dell’euro intitolato “Euro sì”, che “sarebbe necessario che cambiasse l’idea che l’approdo a Bruxelles debba seguire la sconfitta in qualche scontro interno di partito o sia l’anticamera del pensionamento rispetto a lunghe carriere politiche nazionali”. Sono passati undici anni, l’Europa imperversa, ma i criteri di scelta dei parlamentari sono rimasti gli stessi, per il semplice motivo che oggi come allora il parlamento europeo è esclusivamente un comodo sedile a disposizione dei partiti.
La cosa più grave, però, è che i governanti non si sono fermati a riflettere sul fallimento del Progetto neanche di fronte all’attuale crisi economica, al crollo delle Banche e delle Borse, fenomeni che segnano il punto culminante del disastro del Progetto stesso, il segnale che tutto l’edificio sta per crollare. Non si può sbagliare, infatti, davanti all’evidenza: non sono le corruzioni, i furti, le truffe, gli errori dei singoli operatori e dei singoli amministratori delegati delle grandi industrie ad aver provocato la catastrofe, ma l’Idea che ne è stata all’origine e che per la sua stessa natura permette o addirittura provoca questi comportamenti.
Quale era questa Idea? Creare un mondo tutto uguale, in funzione del dogma della globalizzazione, senza frontiere, senza dazi, senza confini, senza Stati, senza distinzioni di popoli, di culture, di razze, di territori, di lingue, di costumi, di leggi, di religioni, di governi, di monete: un immenso, unico mare di “uguali” sul quale il Dio Mercato potesse navigare in assoluta libertà. L’Unione Europea (non si è voluto, infatti, che si chiamasse “Stati Uniti d’Europa” in quanto gli Stati non debbono sussistere) doveva esserne il perfetto prototipo, la realizzazione esemplare, quella che il resto del mondo avrebbe dovuto ammirare ed imitare per raggiungere la felicità. Non dimentichiamoci che è questo che promette ai popoli la costituzione europea: la felicità, commisurata al PIL, al prodotto nazionale lordo.
Un'idea del tutto folle, naturalmente, come la situazione attuale ha dimostrato e sta ancora dimostrando. Nessuno aveva mai pensato in precedenza che si potessero mettere in funzione dei “sistemi” privi di qualsiasi interruttore, di una qualsiasi valvola o chiusura di sicurezza; nessuno aveva mai ritenuto che gli uomini fossero “oggetto dei bisogni del mercato” invece che soggetto agente dei propri bisogni. E’ in base a questi principi che il crollo delle Borse ha contagiato tutto il mondo: era stato eliminato, in nome della libertà del mercato e della sua capacità di autoregolarsi, ogni forma di controllo. Ed è in base a questi stessi principi che i governanti oggi, invece di chiedersi in che cosa il sistema fosse sbagliato e cominciare a cambiarlo, insistono nell’esortare i cittadini a spendere in funzione del mercato, annientando così perfino quel buon senso che di solito guida l’uomo intuitivamente verso la salvezza prima di cadere nell’abisso. La formula: “dato che non avete soldi e prevedete che domani ne avrete ancora di meno, spendete più che potete” apparirebbe, come di fatto è, quella di suicidi sul punto di spararsi se non fossero i governanti a proclamarla. Ma l’aspetto più terribile di questa situazione è che siamo costretti a presupporre che una parte almeno dei governanti sia in buona fede, e che non si accorga che i “fondamentalismi” dell’Occidente sono altrettanto distruttivi quanto quelli del terrorismo orientale. E’ infatti fondamentalismo allo stato puro la certezza dei governanti d’Europa che le leggi sulle quali si fonda il Mercato siano inamovibili, identiche a quelle della Fisica, e che gli uomini, identificati esclusivamente come “consumatori”, debbano necessariamente piegarvisi. La verità è, invece, che la legge: consumare sempre più merci per produrre sempre più merci, annienta l’Uomo. Il pensiero, l’anima, il sentimento, il valore, tutto ciò che fa dell’uomo l’Uomo
Ida Magli
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