14 luglio 2009

“Yes we camp” ma con dignità





“Yes we camp” è lo slogan di protesta degli abitanti de L'Aquila che, dopo il terremoto, sono stati colpiti anche dal G8. Un'espressione italo-americana, un po' aggiornata rispetto ai tempi della migrazione, ma che, come sempre, spiega tante cose. Dopo essere caduta, l'Italia come l'Abruzzo si rialza, e anche se "tira a campare", lo fa con dignità. Ecco come le cose cominciano a cambiare.


Non c'è molto da stupirsi del fatto che la stampa anglosassone non gradisca molto le iniziative dell'Italia sulla scena internazionale. Le critiche e gli attacchi gratuiti, fuori luogo e provocatori sono un'arte della "diplomatica Londra", maestra delle finzioni mediatiche e delle crisi sintetiche. Ciò che invece meraviglia, e vale la pena sottolineare a gran voce, è che l'Italia risponde a testa alta ai tentativi di sabotaggio, replicando con una dignità stoica, tipica del popolo italiano ma per molti anni dimenticata. Il New York Times titola a grandi caratteri "l'imperdonabile carenza organizzativa del governo italiano ospite del G8" e chiede che per colmare questa lacuna vi sia l'intervento di Barack Obama per assumere l'iniziativa, al quale segue il The Guardian, "secondo il quale gli sherpa americani hanno dovuto organizzare delle conference call sul G8 per sopperire alla disorganizzazione degli italiani". Non tarda la replica del Premier Silvio Berlusconi che stigmatizza, e minimizza l'episodio, come "una grande cantonata per un piccolo giornale". Secca e spartana anche la risposta del Ministro Franco Frattini che, in un'intervista per un quotidiano italiano, si spoglia delle sue vesti ufficiali e diplomatiche, per spiegare in poche parole cosa sta accadendo oggi intorno a noi, e fuori dall'Italia.

"È un attacco vergognoso che prende di mira la dignità e l’immagine dell’Italia - afferma Frattini - si tratta di grossolane cantonate, dietro cui si nasconde il vero obiettivo di certa stampa britannica abituata a raffigurarci con pizza e mandolino". Così, gettata la pietra, Frattini spiega chiaramente che vi sono degli evidenti tentativi di contrastare il ruolo dell'Italia sulla scena internazionale, "ingombrante per certi versi", e che dà fastidio a certi ambienti che vogliono il controllo della scena, come i cari vecchi tempi. Tuttavia il mondo è cambiato, e molte cose non sono più le stesse, perché - come sottolineato anche da Frattini - l'Italia ha un rapporto diretto con Russia,Turchia, Israele e Libia, così come nell’organizzazione della conferenza internazionale sulla riforma dell’Onu, e l’azione d’apertura nei confronti dell’Iran, conquistando persino la stima e il sostegno della Casa Bianca. "Chi poteva davvero immaginare che una sintonia così forte ad esempio con la Russia, vedi il dossier energia, o con la Libia, versante gas, non desse fastidio a qualcuno?", si chiede Frattini, giocando così la carta del ricordo immediato alla vecchia ma vincente politica di Mattei. E così punta il dito su coloro che intendono sabotare l'Italia, ma lo fa con il tono di chi "conosce i suoi nemici e li ha già anticipati": "C’è una grande rete, fuori e dentro il nostro Paese, di nemici dell’Italia, Paese che viene invidiato".

Non si può negare che Frattini, finalmente, mostra gli artigli e li usa: lo fa oggi, quando l'Italia presiede il G8 e guida i negoziati di accordo tra Russia e Stati Uniti. Tutto questo non fa altro che mettere in zona d'ombra Londra, che già soffre la sindrome dell'abbandono dopo le luci della ribalta, perché - come dicevamo - il mondo è cambiato e le cose non vanno più come una volta. Dinanzi al crollo delle borse e dei Banchieri, ha valore solo l'economia reale e chi sa garantire sostenibilità alla popolazione mondiale, mentre i parassiti non potranno più avere spazio. A ben pensarci, l'Inghilterra è uno dei Paesi occidentali che ha maggiormente subito il contraccolpo della crisi immobiliare e finanziaria, forse perché la sua economia reale non esiste, ridotta ormai ad uno scheletro virtuale, ad un mucchio di titoli e carta straccia senza alcun valore, ma mantenuta in piedi dalle rendite del suo colonialismo. Vaccini quotati in borsa, un'economia creata sull'inganno, dove la scoperta del cancro può compromettere la vita economica di banche e di entità economiche, dove società si creano con 15 euro, con uffici virtuali segreterie robotiche: questa è l'Inghilterra parassita che nessuno vuole, controllata dal famoso Club di Londra.

Non è possibile dire chi costituisce il Club di Londra, ma è facile intuire che ingloba tutti coloro che che ci rivendono le nostre idee, usano la moneta virtuale e le ex colonie trasformate in Paradisi fiscali per riciclare il 70% del denaro sporco. Con le sue trame segrete, i suoi affari e le sue speculazioni , le sue società marittime, il Club di Londra gestisce il traffico marittimo e comandano le merci, si muovono organizzati ed usano tutti i mezzi possibili legali, come le famose "aggressioni". In pratica, ogni persona che non intende "cedere il passo" nella gestione di qualche affare, verrà colpita da quella che loro chiamano aggressione. Sono quelli che un tempo denigravano Enrico Mattei, sono quelli che hanno creato i miti virtuali e l'arma moderna dell'informazione "embedded", per trasformare un semplice cittadino, in un perfetto kamikaze o un killer economico oppure in santone dei diritti umani. Dietro di loro esiste quella finanza fatta di storie e di intrighi, nonché la base di tutto il sistema criminale planetario. Questa gente va vestita in giacca e cravatta, presenzia cene umanitarie e firma contratti per la guerra,e questo loro lo chiamano "business" o "marketing", mentre si chiama genocidio di massa.



Oggi i piccoli giornaletti, sono sempre lì in agguato, assetati di scoop scandalistici e sexy-gate, attaccano il Presidente del Consiglio italiano con storie assurde, scandali sessuali, nel tentativo di indebolire una nazione vista come facile bersaglio. Ma cosa vorranno mai dagli italiani? Non ci vuole molto per capire che l'obiettivo è il controllo totale del Mediterraneo, nelle cui acque passano 60.000 navi all'anno e nei prossimi anni diventeranno 230.000, dopo la conclusione degli Accordi di partenariato con i mercati dell'Est e asiatici. Questa grande partita la chiameremo "Shipping " , iniziata dopo che i porti americani e inglesi sono stati ceduti ad alcune società di Dubai , con capitali che certamente non provengono esclusivamente dai petrolieri e dai capitalisti musulmani. L’obiettivo è controllare il traffico delle merci, tra cui la rotta che partendo dalla Cina giungerà sino all’Europa costeggiando il Suez e i porti dei Balcani, così come le direttrici che uniscono il Baltico e l'Adriatico.

Ad ostacolare tali piani potrebbe essere l'Italia, infatti, che questa volta ha degli alleati molto più potenti, come America e Russia, come prodotto dell'accordo storico dei due blocchi, lasciando da parte le megalomani "Parigi e Berlino", incapaci per storia e per natura ad assumere un ruolo di cooperazione. L'Italia è l'unico paese che ha un piano per i Balcani, è leader nei rapporti di cooperazione sostenibile con i Paesi dell'Est e cerca di avvicinarsi sempre più al Vicino Oriente e all'Africa Settentrionale, e tutti i suoi partner non sono delle colonie del passato, come quelle di Francia e Inghilterra. Per cui, cominciamo a mettere i primi limiti e a far arretrare chi conquista e depreda con mezzi illegali. Il cerchio oggi si chiude, e si ritorna in Italia, a cui tavoli di trattative si sono seduti i leader e i capi di Stato di ogni nazione in attesa di riscatto per avere un equilibrio nella politica internazionale. L'Abruzzo è testimone di questa dignità riacquisita, di questo rialzarsi ed essere protagonista alla pari dei grandi della terra. Ebbene, "Yes we camp", ma lo facciamo sempre con dignità e a testa alta.


by Etleboro



13 luglio 2009

Silvio e la mafia: la lettera di Provenzano


da l'Espresso online

Una missiva che documenta i rapporti tra Berlusconi e Cosa Nostra. Anche dopo la "discesa in campo". E' stata trovata tra le carte di Vito Ciancimino. E "L'espresso" la pubblica in esclusiva.

Adesso c'è la prova documentale. Davvero, secondo la procura di Palermo, Silvio Berlusconi era in contatto con i vertici di Cosa Nostra anche dopo la sua "discesa in campo", come era stato già stato raccontato da molti collaboratori di giustizia.

I corleonesi di Bernardo Provenzano, infatti, scrivevano al premier per minacciarlo, blandirlo, chiedere il suo appoggio e offrirgli il loro. Lo si può leggere, qui, nero su bianco, in questa lettera da tre giorni depositata a Palermo gli atti del processo d'appello per riciclaggio contro Massimo Ciancimino , uno dei figli di don Vito, l'ex sindaco mafioso di Palermo, morto nel 2002.

Una lettera che "L'Espresso" online pubblica in esclusiva. Si tratta della seconda parte di una missiva (quella iniziale sembra essere stata stracciata e comunque è andata per il momento smarrita) in cui in corsivo sono state scritte le seguenti frasi: "... posizione politica intendo portare il mio contributo (che non sarà di poco) perché questo triste evento non ne abbia a verificarsi.Sono convinto che questo evento onorevole Berlusconi vorrà mettere a disposizione le sue reti televisive" .

Chi abbia vergato quelle parole, lo stabilirà una perizia calligrafica. Ai periti verrà infatti dato il compito di confrontare la lettera con altri scritti di uomini legati a Provenzano. I primi esami hanno comunque già permesso di escludere che gli autori siano don Vito, o suo figlio Massimo, che dopo una condanna in primo grado a cinque anni e tre mesi, collabora con la magistratura.

Tanto che finora le sue parole hanno, tra l'altro, portato all'apertura di un'inchiesta per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento mafioso contro il senatore del Pdl Carlo Vizzini , i senatori dell'Udc Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintola , e il deputato dell'Udc e segretario regionale del partito in Sicilia, Saverio Romano . Con i magistrati Massimo Ciancimino ha parlato a lungo della lettera, che lui ricorda di aver visto tra le carte del padre quando era ancora intera.

Ma tutte le sue dichiarazioni sono state secretate. Le poche indiscrezioni che trapelano da questa costola d'indagine, già in fase molto avanzata e nata dagli accertamenti sul patrimonio milionario lasciato da don Vito agli eredi, dicono comunque due cose. La prima: la procura ritiene di aver in mano elementi tali per attribuire il messaggio a dei mafiosi corleonesi vicinissimi a Bernardo Provenzano , il boss che per tutti gli anni Novanta ha continuato ad incontrarsi con Vito Ciancimino.

Anche quando l'ex sindaco, dopo una condanna a 13 anni per mafia, si trovava detenuto ai domiciliari nel suo appartamento nel centro di Roma. La seconda: i magistrati sono convinti che la lettera dei corleonesi sia arrivata a destinazione. Il documento è stato trovato tra le carte personali di don Vito . A sequestrarlo erano stati, già nel 2005, i carabinieri: "Parte di Foglio A4 manoscritto, contenente richieste all'On. Berlusconi per mettere a disposizione una delle sue reti televisive", si legge un verbale a uso tempo redatto da un capitano dell'Arma.

Incredibilmente però la lettera era rimasta per quattro anni nei cassetti della Procura e, all'epoca, non era mai stata contestata a Ciancimino junior nei vari interrogatori. L'unico accenno a Berlusconi che si trova in quei vecchi verbali riguarda infatti una domanda sulla copia di un assegno da 35 milioni di lire forse versato negli anni '70-'80 dall'allora giovane Cavaliere al leader della corrente degli andreottiani siciliani. Dell'assegno si parla a lungo in una telefonata intercettata tra Massimo e sua sorella Luciana il 6 marzo del 2004.

Venti giorni dopo si sarebbe tenuta a Palermo la manifestazione per celebrare i dieci anni di Forza Italia. Luciana dice al fratello di essere stata chiamata da Gianfranco (probabilmente Micciché, in quel periodo assiduo frequentatore dei Ciancimino) che l'aveva invitata alla riunione perché voleva presentarle Berlusconi.

Luciana: "Minchia, mi telefonò Gianfranco.. ah, ti conto questa? all'una meno venti mi arriva un messaggio?"
Massimo: "L'altra volta l'ho incontrato in aereo"
Luciana: "Eh... il 27 marzo, a Palermo... per i dieci anni di vittoria di Forza Italia, viene Silvio Berlusconi. È stata scelta Palermo perché è la sede più sicura... eh... previsione... In previsione saremo 15 mila..."
Massimo: "Ah"
Luciana "...eh allora io dissi minchia sbaglia, e ci scrivo stu messaggio: "rincoglionito, a chi lo dovevi mandare questo messaggio, sucunnu mia sbagliasti" ...in dialetto, eh... eh (ride) e mi risponde: "suca" ...eh (ride) ...mezz'ora fa mi chiama e mi fa: "Minchia ma sei una merda" e allora ci dissi "perché sono una merda".

Dice, hai potuto pensare che io ho sbagliato a mandare? io l'ho mandato a te siccome so che tu lo vuoi conoscere [Berlusconi, nda]? io ti sto dicendo che il 27 marzo "
Massimo: "E digli che c'abbiamo un assegno suo , se lo vuole indietro..."
Luciana "(ride) Chi, il Berlusconi?
Massimo: "Si, ce l'abbiamo ancora nella vecchia carpetta di papà?"
Luciana: " Ma che cazzo dici"
Massimo : "Certo"
Luciana: "Del Berlusca?"
Massimo: "Si, di 35 milioni, se si può glielo diamo..."

Ma nella perquisizione a casa Ciancimino, la polizia giudiziaria l'assegno non lo trova. Interrogato il 3 marzo 2005, Ciancimino jr. conferma solo che gliene parlò suo padre , ma non dice dove sia finito: "Sì, me lo raccontò mio padre? Ma poi era una polemica tra me e mia sorella, perché io l'indomani invece sono andato alla manifestazione di Fassino".

Adesso, invece, dopo la decisione di collaborare con i pm, sarebbe stato più preciso. Ma non basta. Perché Ingroia e Di Matteo, dopo aver scoperto per caso la lettera nell'archivio della procura, hanno anche acquisito agli atti della nuova indagine il cosiddetto rapporto Gran Oriente, redatto sulla base delle confidenze (spesso registrate) del boss mafioso Lugi Ilardo , all'allora colonnello dei carabinieri, Michele Riccio .

Ilardo è stato ucciso in circostanze misteriose alla vigilia dell'inizio della sua collaborazione ufficiale con la giustizia. Ma già nel febbraio del '94 aveveva confidato all'investigatore come Cosa Nostra, per le elezioni di marzo, avesse deciso di appoggiare il neonato movimento di Berlusconi . Un fatto di cui hanno poi parlato dozzine di pentiti e storicamente accertato in varie sentenze. Ilardo il 24 febbraio aveva spiegato a Riccio come qualche settimana prima "i palermitani" avessero indetto una "riunione ristretta" a Caltanissetta con alcuni capofamiglia del nisseno e del catanese.

Nell'incontro "era stato deciso che tutti gli appartenenti alle varie organizzazioni mafiose del territorio nazionale avrebbero dovuto votare 'Forza Italia' . In seguito ogni famiglia avrebbe ricevuto le indicazioni del candidato su cui sarebbero dovuti confluire i voti di preferenza... (inoltre) i vertici 'palermitani' avevano stabilito un contatto con un esponente insospettabile di alto livello appartenente all'entourage di Berlusconi. Questi, in cambio del loro appoggio, aveva garantito normative di legge a favore degli inquisiti appartenenti alle varie "famiglie mafiose" nonché future coperture per lo sviluppo dei loro interessi economici..". Una delle ipotesi, ma non la sola, è che si tratti dell'ideatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, già condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

La procura di Palermo, sospetta dunque, che la lettera ritrovata nell'archivio di Ciancimino si inserisca all'interno di questa presunta trattativa . Nel '94, infatti, Berlusconi governò per soli sette mesi e anche le norme contenute all'interno del cosiddetto decreto salvaladri di luglio, approvato per consentire a molti dei protagonisti di tangentopoli di uscire di galera, che avrebbero in teoria potuto favorire i boss, alla fine non vennero immediatamente ratificate.

Da qui, è la pista seguita dagli investigatori, le apparenti minacce al Cavaliere ("il triste evento" ), la richiesta della messa a disposizione di una rete televisiva e i successivi sviluppi politici che portarono all'approvazione di leggi certamente gradite anche alla mafia, ma spesso approvate con il consenso bipartisan del centro-sinistra.

P. Gomez

Andare alla cieca verso la bancarotta

Caro Presidente Obama e Presidente GM Henderson,
L'ora è tarda.
Sembrate propensi per la bancarotta orchestrata per General Motors il 1° giugno, 2009.
Prima che ogni mossa irreversibile sia fatta - il piano di riorganizzazione della task force di GM va sottomesso al Congresso per la revisione deliberativa e la decisione.
Ci sono molte preoccupazioni principali su una dichiarazione di bancarotta precipitosa che sono emerse nel corso di questi ultimi giorni.
Primo, la ragione primaria già compresa per la bancarotta - vedi i possessori ostinati di obbligazioni - non più applicabile.
Gli sviluppi recenti indicano che GM e la task force dell'auto hanno rivisto l'allocazione proposta della proprietà in una GM ristrutturata, e raggiunto l'accordo con almeno i possessori di obbligazioni più prominenti.
Seppur il pagamento del bond del 1° Giugno sia dovuto, sembra certo che tale pagamento possa essere facilmente inserito nella nuova offerta agli obbligazionisti, come in effetti sarebbe nel caso che GM entrasse in bancarotta.
Con il problema degli obbligazionisti che va verso la soluzione, o almeno ora è risolvibile con chiarezza, non c'è una ragione fondamentale evidente per la bancarotta oltre al momento inarrestabile di alcune agende misteriose.
Dati gli alti interessi (come le perdite di lavoro, le comunità devastate, gli effetti sulla fiducia nel marchio GM e gli impatti socio - economici della riduzione potenzialmente eccessiva) c'è un'ultima possibilità di evitare la tirannia contro il debole che è un Chapter 11 della bancarotta in tribunale.
Secondo, il tema su come le proprietà di GM in Cina saranno trattate nella bancarotta chiede ancora attenzione prima di ogni archiviazione.
Kevin Wale, presidente e direttore esecutivo di GM Cina, disse a CNN che: "Il nostro affare è trattato come una joint - ventures separata qui in Cina in alleanza con SAIC ... perciò siamo lucrosi, finanziamo il nostro investimento e saremmo molto indipendenti da qualsiasi azione che fosse presa in USA".
Tuttavia i beni e i profitti di GM in Cina vanno inclusi in ogni procedimento di bancarotta, e disponibili per i creditori, querelanti e litiganti che potrebbero, è concepibile, fare una petizione per portare l'impresa in liquidazione Chapter 7.
GM ha presentato in modo chiaro al governo i suoi beni valutabili, i grandi profitti e gli obblighi contrattuali che ha in Cina come parte dei suoi patrimoni in qualsiasi bancarotta?
La task force ha indicato qualche incertezza su queste questioni.
Terzo, i procedimenti nella bancarotta Chrysler hanno dato rilievo alle molteplici ingiustizie che sono state perpetrate alle vittime dei prodotti Chrysler difettosi - e ugualmente sono perpetrati alle vittime dei prodotti GM.
(Nel procedimento Chrysler), i grandi dirigenti Chrysler hanno riconosciuto che erano pronti e in grado di fare un accordo con Fiat che avrebbe stabilito un obbligo di successione per l'impresa emergente Fiat/"Chrysler buona".
Nel corso della bancarotta o in preparazione della stessa, tuttavia, essi cambiarono direzione, apparentemente proprio perché lo potevano fare.
Ora, centinaia di vittime Chrysler si mobilitano per far estinguere le loro rivendicazioni, salvo che il giudice della bancarotta o un'altra corte annulli questo elemento del piano.
Ci sono molte differenze tra la bancarotta dell'impresa privata, Chrysler e la bancarotta pendente di GM, ma il piano di ristrutturazione di GM è simile a quello Chrysler nella creazione anticipata di una GM cattiva/vecchia e una GM nuova/buona che emerge senza responsabilità.
Il governo e i principali proprietari di GM pianificano di seguire l'approccio Chrysler?
Il Presidente Obama e la sua Task Force hanno considerato le sofferenze di adulti e bambini veri che deriveranno da una mossa simile?
Non si menziona la reazione politica violenta.
Una persona reale tipo è Amanda Dinnigan, una ragazza di 10 anni di Long Island, New York.
Amanda fu ferita secondo l'accusa da una cintura difettosa del sedile di un GMC Envoy che le ruppe il collo in un incidente.
Suo padre, un metalmeccanico, stima le sue spese mediche in 500.000 dollari l'anno.
La sua qualità di vita persa sarà, è certo, tragica.
Una decisione discrezionale che non stabilisce una responsabilità successoria in una bancarotta discrezionale (volontaria) lascerà Amanda e la sua famiglia - e molti altri senza accesso alla giustizia?
Se i ministri di Obama intendono procedere con manovre che in effetti estinguono tali proteste, essi potrebbero almeno parlare ad alcuni di loro in primis e confrontare le conseguenze umane di tali azioni.
I piani di bancarotta della task force GM paiono ingranare per salvare l'entità di GM - ma con un costo duro e spesso evitabile per lavoratori, comunità, fornitori, consumatori, venditori e per la capacità di fare auto nazionale che si muoverà veloce, dopo la bancarotta, verso la Cina.
A questo ultimo stadio sollecitiamo ancora il Presidente a riconsiderare i piani proposti per la bancarotta, e permettere l'esame deliberativo e congressuale - come i Congressisti chiedono - dei piani di ristrutturazione prima che passi irreversibili siano presi.
Di fatto, il Congresso vale di più di una pianta invasata. Il "primo ramo" legiferò, dopo udienze pubbliche, nel salvataggio di Chrysler del 1979 e per la ristrutturazione di Conrail.

di Ralph Nader


14 luglio 2009

“Yes we camp” ma con dignità





“Yes we camp” è lo slogan di protesta degli abitanti de L'Aquila che, dopo il terremoto, sono stati colpiti anche dal G8. Un'espressione italo-americana, un po' aggiornata rispetto ai tempi della migrazione, ma che, come sempre, spiega tante cose. Dopo essere caduta, l'Italia come l'Abruzzo si rialza, e anche se "tira a campare", lo fa con dignità. Ecco come le cose cominciano a cambiare.


Non c'è molto da stupirsi del fatto che la stampa anglosassone non gradisca molto le iniziative dell'Italia sulla scena internazionale. Le critiche e gli attacchi gratuiti, fuori luogo e provocatori sono un'arte della "diplomatica Londra", maestra delle finzioni mediatiche e delle crisi sintetiche. Ciò che invece meraviglia, e vale la pena sottolineare a gran voce, è che l'Italia risponde a testa alta ai tentativi di sabotaggio, replicando con una dignità stoica, tipica del popolo italiano ma per molti anni dimenticata. Il New York Times titola a grandi caratteri "l'imperdonabile carenza organizzativa del governo italiano ospite del G8" e chiede che per colmare questa lacuna vi sia l'intervento di Barack Obama per assumere l'iniziativa, al quale segue il The Guardian, "secondo il quale gli sherpa americani hanno dovuto organizzare delle conference call sul G8 per sopperire alla disorganizzazione degli italiani". Non tarda la replica del Premier Silvio Berlusconi che stigmatizza, e minimizza l'episodio, come "una grande cantonata per un piccolo giornale". Secca e spartana anche la risposta del Ministro Franco Frattini che, in un'intervista per un quotidiano italiano, si spoglia delle sue vesti ufficiali e diplomatiche, per spiegare in poche parole cosa sta accadendo oggi intorno a noi, e fuori dall'Italia.

"È un attacco vergognoso che prende di mira la dignità e l’immagine dell’Italia - afferma Frattini - si tratta di grossolane cantonate, dietro cui si nasconde il vero obiettivo di certa stampa britannica abituata a raffigurarci con pizza e mandolino". Così, gettata la pietra, Frattini spiega chiaramente che vi sono degli evidenti tentativi di contrastare il ruolo dell'Italia sulla scena internazionale, "ingombrante per certi versi", e che dà fastidio a certi ambienti che vogliono il controllo della scena, come i cari vecchi tempi. Tuttavia il mondo è cambiato, e molte cose non sono più le stesse, perché - come sottolineato anche da Frattini - l'Italia ha un rapporto diretto con Russia,Turchia, Israele e Libia, così come nell’organizzazione della conferenza internazionale sulla riforma dell’Onu, e l’azione d’apertura nei confronti dell’Iran, conquistando persino la stima e il sostegno della Casa Bianca. "Chi poteva davvero immaginare che una sintonia così forte ad esempio con la Russia, vedi il dossier energia, o con la Libia, versante gas, non desse fastidio a qualcuno?", si chiede Frattini, giocando così la carta del ricordo immediato alla vecchia ma vincente politica di Mattei. E così punta il dito su coloro che intendono sabotare l'Italia, ma lo fa con il tono di chi "conosce i suoi nemici e li ha già anticipati": "C’è una grande rete, fuori e dentro il nostro Paese, di nemici dell’Italia, Paese che viene invidiato".

Non si può negare che Frattini, finalmente, mostra gli artigli e li usa: lo fa oggi, quando l'Italia presiede il G8 e guida i negoziati di accordo tra Russia e Stati Uniti. Tutto questo non fa altro che mettere in zona d'ombra Londra, che già soffre la sindrome dell'abbandono dopo le luci della ribalta, perché - come dicevamo - il mondo è cambiato e le cose non vanno più come una volta. Dinanzi al crollo delle borse e dei Banchieri, ha valore solo l'economia reale e chi sa garantire sostenibilità alla popolazione mondiale, mentre i parassiti non potranno più avere spazio. A ben pensarci, l'Inghilterra è uno dei Paesi occidentali che ha maggiormente subito il contraccolpo della crisi immobiliare e finanziaria, forse perché la sua economia reale non esiste, ridotta ormai ad uno scheletro virtuale, ad un mucchio di titoli e carta straccia senza alcun valore, ma mantenuta in piedi dalle rendite del suo colonialismo. Vaccini quotati in borsa, un'economia creata sull'inganno, dove la scoperta del cancro può compromettere la vita economica di banche e di entità economiche, dove società si creano con 15 euro, con uffici virtuali segreterie robotiche: questa è l'Inghilterra parassita che nessuno vuole, controllata dal famoso Club di Londra.

Non è possibile dire chi costituisce il Club di Londra, ma è facile intuire che ingloba tutti coloro che che ci rivendono le nostre idee, usano la moneta virtuale e le ex colonie trasformate in Paradisi fiscali per riciclare il 70% del denaro sporco. Con le sue trame segrete, i suoi affari e le sue speculazioni , le sue società marittime, il Club di Londra gestisce il traffico marittimo e comandano le merci, si muovono organizzati ed usano tutti i mezzi possibili legali, come le famose "aggressioni". In pratica, ogni persona che non intende "cedere il passo" nella gestione di qualche affare, verrà colpita da quella che loro chiamano aggressione. Sono quelli che un tempo denigravano Enrico Mattei, sono quelli che hanno creato i miti virtuali e l'arma moderna dell'informazione "embedded", per trasformare un semplice cittadino, in un perfetto kamikaze o un killer economico oppure in santone dei diritti umani. Dietro di loro esiste quella finanza fatta di storie e di intrighi, nonché la base di tutto il sistema criminale planetario. Questa gente va vestita in giacca e cravatta, presenzia cene umanitarie e firma contratti per la guerra,e questo loro lo chiamano "business" o "marketing", mentre si chiama genocidio di massa.



Oggi i piccoli giornaletti, sono sempre lì in agguato, assetati di scoop scandalistici e sexy-gate, attaccano il Presidente del Consiglio italiano con storie assurde, scandali sessuali, nel tentativo di indebolire una nazione vista come facile bersaglio. Ma cosa vorranno mai dagli italiani? Non ci vuole molto per capire che l'obiettivo è il controllo totale del Mediterraneo, nelle cui acque passano 60.000 navi all'anno e nei prossimi anni diventeranno 230.000, dopo la conclusione degli Accordi di partenariato con i mercati dell'Est e asiatici. Questa grande partita la chiameremo "Shipping " , iniziata dopo che i porti americani e inglesi sono stati ceduti ad alcune società di Dubai , con capitali che certamente non provengono esclusivamente dai petrolieri e dai capitalisti musulmani. L’obiettivo è controllare il traffico delle merci, tra cui la rotta che partendo dalla Cina giungerà sino all’Europa costeggiando il Suez e i porti dei Balcani, così come le direttrici che uniscono il Baltico e l'Adriatico.

Ad ostacolare tali piani potrebbe essere l'Italia, infatti, che questa volta ha degli alleati molto più potenti, come America e Russia, come prodotto dell'accordo storico dei due blocchi, lasciando da parte le megalomani "Parigi e Berlino", incapaci per storia e per natura ad assumere un ruolo di cooperazione. L'Italia è l'unico paese che ha un piano per i Balcani, è leader nei rapporti di cooperazione sostenibile con i Paesi dell'Est e cerca di avvicinarsi sempre più al Vicino Oriente e all'Africa Settentrionale, e tutti i suoi partner non sono delle colonie del passato, come quelle di Francia e Inghilterra. Per cui, cominciamo a mettere i primi limiti e a far arretrare chi conquista e depreda con mezzi illegali. Il cerchio oggi si chiude, e si ritorna in Italia, a cui tavoli di trattative si sono seduti i leader e i capi di Stato di ogni nazione in attesa di riscatto per avere un equilibrio nella politica internazionale. L'Abruzzo è testimone di questa dignità riacquisita, di questo rialzarsi ed essere protagonista alla pari dei grandi della terra. Ebbene, "Yes we camp", ma lo facciamo sempre con dignità e a testa alta.


by Etleboro



13 luglio 2009

Silvio e la mafia: la lettera di Provenzano


da l'Espresso online

Una missiva che documenta i rapporti tra Berlusconi e Cosa Nostra. Anche dopo la "discesa in campo". E' stata trovata tra le carte di Vito Ciancimino. E "L'espresso" la pubblica in esclusiva.

Adesso c'è la prova documentale. Davvero, secondo la procura di Palermo, Silvio Berlusconi era in contatto con i vertici di Cosa Nostra anche dopo la sua "discesa in campo", come era stato già stato raccontato da molti collaboratori di giustizia.

I corleonesi di Bernardo Provenzano, infatti, scrivevano al premier per minacciarlo, blandirlo, chiedere il suo appoggio e offrirgli il loro. Lo si può leggere, qui, nero su bianco, in questa lettera da tre giorni depositata a Palermo gli atti del processo d'appello per riciclaggio contro Massimo Ciancimino , uno dei figli di don Vito, l'ex sindaco mafioso di Palermo, morto nel 2002.

Una lettera che "L'Espresso" online pubblica in esclusiva. Si tratta della seconda parte di una missiva (quella iniziale sembra essere stata stracciata e comunque è andata per il momento smarrita) in cui in corsivo sono state scritte le seguenti frasi: "... posizione politica intendo portare il mio contributo (che non sarà di poco) perché questo triste evento non ne abbia a verificarsi.Sono convinto che questo evento onorevole Berlusconi vorrà mettere a disposizione le sue reti televisive" .

Chi abbia vergato quelle parole, lo stabilirà una perizia calligrafica. Ai periti verrà infatti dato il compito di confrontare la lettera con altri scritti di uomini legati a Provenzano. I primi esami hanno comunque già permesso di escludere che gli autori siano don Vito, o suo figlio Massimo, che dopo una condanna in primo grado a cinque anni e tre mesi, collabora con la magistratura.

Tanto che finora le sue parole hanno, tra l'altro, portato all'apertura di un'inchiesta per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento mafioso contro il senatore del Pdl Carlo Vizzini , i senatori dell'Udc Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintola , e il deputato dell'Udc e segretario regionale del partito in Sicilia, Saverio Romano . Con i magistrati Massimo Ciancimino ha parlato a lungo della lettera, che lui ricorda di aver visto tra le carte del padre quando era ancora intera.

Ma tutte le sue dichiarazioni sono state secretate. Le poche indiscrezioni che trapelano da questa costola d'indagine, già in fase molto avanzata e nata dagli accertamenti sul patrimonio milionario lasciato da don Vito agli eredi, dicono comunque due cose. La prima: la procura ritiene di aver in mano elementi tali per attribuire il messaggio a dei mafiosi corleonesi vicinissimi a Bernardo Provenzano , il boss che per tutti gli anni Novanta ha continuato ad incontrarsi con Vito Ciancimino.

Anche quando l'ex sindaco, dopo una condanna a 13 anni per mafia, si trovava detenuto ai domiciliari nel suo appartamento nel centro di Roma. La seconda: i magistrati sono convinti che la lettera dei corleonesi sia arrivata a destinazione. Il documento è stato trovato tra le carte personali di don Vito . A sequestrarlo erano stati, già nel 2005, i carabinieri: "Parte di Foglio A4 manoscritto, contenente richieste all'On. Berlusconi per mettere a disposizione una delle sue reti televisive", si legge un verbale a uso tempo redatto da un capitano dell'Arma.

Incredibilmente però la lettera era rimasta per quattro anni nei cassetti della Procura e, all'epoca, non era mai stata contestata a Ciancimino junior nei vari interrogatori. L'unico accenno a Berlusconi che si trova in quei vecchi verbali riguarda infatti una domanda sulla copia di un assegno da 35 milioni di lire forse versato negli anni '70-'80 dall'allora giovane Cavaliere al leader della corrente degli andreottiani siciliani. Dell'assegno si parla a lungo in una telefonata intercettata tra Massimo e sua sorella Luciana il 6 marzo del 2004.

Venti giorni dopo si sarebbe tenuta a Palermo la manifestazione per celebrare i dieci anni di Forza Italia. Luciana dice al fratello di essere stata chiamata da Gianfranco (probabilmente Micciché, in quel periodo assiduo frequentatore dei Ciancimino) che l'aveva invitata alla riunione perché voleva presentarle Berlusconi.

Luciana: "Minchia, mi telefonò Gianfranco.. ah, ti conto questa? all'una meno venti mi arriva un messaggio?"
Massimo: "L'altra volta l'ho incontrato in aereo"
Luciana: "Eh... il 27 marzo, a Palermo... per i dieci anni di vittoria di Forza Italia, viene Silvio Berlusconi. È stata scelta Palermo perché è la sede più sicura... eh... previsione... In previsione saremo 15 mila..."
Massimo: "Ah"
Luciana "...eh allora io dissi minchia sbaglia, e ci scrivo stu messaggio: "rincoglionito, a chi lo dovevi mandare questo messaggio, sucunnu mia sbagliasti" ...in dialetto, eh... eh (ride) e mi risponde: "suca" ...eh (ride) ...mezz'ora fa mi chiama e mi fa: "Minchia ma sei una merda" e allora ci dissi "perché sono una merda".

Dice, hai potuto pensare che io ho sbagliato a mandare? io l'ho mandato a te siccome so che tu lo vuoi conoscere [Berlusconi, nda]? io ti sto dicendo che il 27 marzo "
Massimo: "E digli che c'abbiamo un assegno suo , se lo vuole indietro..."
Luciana "(ride) Chi, il Berlusconi?
Massimo: "Si, ce l'abbiamo ancora nella vecchia carpetta di papà?"
Luciana: " Ma che cazzo dici"
Massimo : "Certo"
Luciana: "Del Berlusca?"
Massimo: "Si, di 35 milioni, se si può glielo diamo..."

Ma nella perquisizione a casa Ciancimino, la polizia giudiziaria l'assegno non lo trova. Interrogato il 3 marzo 2005, Ciancimino jr. conferma solo che gliene parlò suo padre , ma non dice dove sia finito: "Sì, me lo raccontò mio padre? Ma poi era una polemica tra me e mia sorella, perché io l'indomani invece sono andato alla manifestazione di Fassino".

Adesso, invece, dopo la decisione di collaborare con i pm, sarebbe stato più preciso. Ma non basta. Perché Ingroia e Di Matteo, dopo aver scoperto per caso la lettera nell'archivio della procura, hanno anche acquisito agli atti della nuova indagine il cosiddetto rapporto Gran Oriente, redatto sulla base delle confidenze (spesso registrate) del boss mafioso Lugi Ilardo , all'allora colonnello dei carabinieri, Michele Riccio .

Ilardo è stato ucciso in circostanze misteriose alla vigilia dell'inizio della sua collaborazione ufficiale con la giustizia. Ma già nel febbraio del '94 aveveva confidato all'investigatore come Cosa Nostra, per le elezioni di marzo, avesse deciso di appoggiare il neonato movimento di Berlusconi . Un fatto di cui hanno poi parlato dozzine di pentiti e storicamente accertato in varie sentenze. Ilardo il 24 febbraio aveva spiegato a Riccio come qualche settimana prima "i palermitani" avessero indetto una "riunione ristretta" a Caltanissetta con alcuni capofamiglia del nisseno e del catanese.

Nell'incontro "era stato deciso che tutti gli appartenenti alle varie organizzazioni mafiose del territorio nazionale avrebbero dovuto votare 'Forza Italia' . In seguito ogni famiglia avrebbe ricevuto le indicazioni del candidato su cui sarebbero dovuti confluire i voti di preferenza... (inoltre) i vertici 'palermitani' avevano stabilito un contatto con un esponente insospettabile di alto livello appartenente all'entourage di Berlusconi. Questi, in cambio del loro appoggio, aveva garantito normative di legge a favore degli inquisiti appartenenti alle varie "famiglie mafiose" nonché future coperture per lo sviluppo dei loro interessi economici..". Una delle ipotesi, ma non la sola, è che si tratti dell'ideatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, già condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

La procura di Palermo, sospetta dunque, che la lettera ritrovata nell'archivio di Ciancimino si inserisca all'interno di questa presunta trattativa . Nel '94, infatti, Berlusconi governò per soli sette mesi e anche le norme contenute all'interno del cosiddetto decreto salvaladri di luglio, approvato per consentire a molti dei protagonisti di tangentopoli di uscire di galera, che avrebbero in teoria potuto favorire i boss, alla fine non vennero immediatamente ratificate.

Da qui, è la pista seguita dagli investigatori, le apparenti minacce al Cavaliere ("il triste evento" ), la richiesta della messa a disposizione di una rete televisiva e i successivi sviluppi politici che portarono all'approvazione di leggi certamente gradite anche alla mafia, ma spesso approvate con il consenso bipartisan del centro-sinistra.

P. Gomez

Andare alla cieca verso la bancarotta

Caro Presidente Obama e Presidente GM Henderson,
L'ora è tarda.
Sembrate propensi per la bancarotta orchestrata per General Motors il 1° giugno, 2009.
Prima che ogni mossa irreversibile sia fatta - il piano di riorganizzazione della task force di GM va sottomesso al Congresso per la revisione deliberativa e la decisione.
Ci sono molte preoccupazioni principali su una dichiarazione di bancarotta precipitosa che sono emerse nel corso di questi ultimi giorni.
Primo, la ragione primaria già compresa per la bancarotta - vedi i possessori ostinati di obbligazioni - non più applicabile.
Gli sviluppi recenti indicano che GM e la task force dell'auto hanno rivisto l'allocazione proposta della proprietà in una GM ristrutturata, e raggiunto l'accordo con almeno i possessori di obbligazioni più prominenti.
Seppur il pagamento del bond del 1° Giugno sia dovuto, sembra certo che tale pagamento possa essere facilmente inserito nella nuova offerta agli obbligazionisti, come in effetti sarebbe nel caso che GM entrasse in bancarotta.
Con il problema degli obbligazionisti che va verso la soluzione, o almeno ora è risolvibile con chiarezza, non c'è una ragione fondamentale evidente per la bancarotta oltre al momento inarrestabile di alcune agende misteriose.
Dati gli alti interessi (come le perdite di lavoro, le comunità devastate, gli effetti sulla fiducia nel marchio GM e gli impatti socio - economici della riduzione potenzialmente eccessiva) c'è un'ultima possibilità di evitare la tirannia contro il debole che è un Chapter 11 della bancarotta in tribunale.
Secondo, il tema su come le proprietà di GM in Cina saranno trattate nella bancarotta chiede ancora attenzione prima di ogni archiviazione.
Kevin Wale, presidente e direttore esecutivo di GM Cina, disse a CNN che: "Il nostro affare è trattato come una joint - ventures separata qui in Cina in alleanza con SAIC ... perciò siamo lucrosi, finanziamo il nostro investimento e saremmo molto indipendenti da qualsiasi azione che fosse presa in USA".
Tuttavia i beni e i profitti di GM in Cina vanno inclusi in ogni procedimento di bancarotta, e disponibili per i creditori, querelanti e litiganti che potrebbero, è concepibile, fare una petizione per portare l'impresa in liquidazione Chapter 7.
GM ha presentato in modo chiaro al governo i suoi beni valutabili, i grandi profitti e gli obblighi contrattuali che ha in Cina come parte dei suoi patrimoni in qualsiasi bancarotta?
La task force ha indicato qualche incertezza su queste questioni.
Terzo, i procedimenti nella bancarotta Chrysler hanno dato rilievo alle molteplici ingiustizie che sono state perpetrate alle vittime dei prodotti Chrysler difettosi - e ugualmente sono perpetrati alle vittime dei prodotti GM.
(Nel procedimento Chrysler), i grandi dirigenti Chrysler hanno riconosciuto che erano pronti e in grado di fare un accordo con Fiat che avrebbe stabilito un obbligo di successione per l'impresa emergente Fiat/"Chrysler buona".
Nel corso della bancarotta o in preparazione della stessa, tuttavia, essi cambiarono direzione, apparentemente proprio perché lo potevano fare.
Ora, centinaia di vittime Chrysler si mobilitano per far estinguere le loro rivendicazioni, salvo che il giudice della bancarotta o un'altra corte annulli questo elemento del piano.
Ci sono molte differenze tra la bancarotta dell'impresa privata, Chrysler e la bancarotta pendente di GM, ma il piano di ristrutturazione di GM è simile a quello Chrysler nella creazione anticipata di una GM cattiva/vecchia e una GM nuova/buona che emerge senza responsabilità.
Il governo e i principali proprietari di GM pianificano di seguire l'approccio Chrysler?
Il Presidente Obama e la sua Task Force hanno considerato le sofferenze di adulti e bambini veri che deriveranno da una mossa simile?
Non si menziona la reazione politica violenta.
Una persona reale tipo è Amanda Dinnigan, una ragazza di 10 anni di Long Island, New York.
Amanda fu ferita secondo l'accusa da una cintura difettosa del sedile di un GMC Envoy che le ruppe il collo in un incidente.
Suo padre, un metalmeccanico, stima le sue spese mediche in 500.000 dollari l'anno.
La sua qualità di vita persa sarà, è certo, tragica.
Una decisione discrezionale che non stabilisce una responsabilità successoria in una bancarotta discrezionale (volontaria) lascerà Amanda e la sua famiglia - e molti altri senza accesso alla giustizia?
Se i ministri di Obama intendono procedere con manovre che in effetti estinguono tali proteste, essi potrebbero almeno parlare ad alcuni di loro in primis e confrontare le conseguenze umane di tali azioni.
I piani di bancarotta della task force GM paiono ingranare per salvare l'entità di GM - ma con un costo duro e spesso evitabile per lavoratori, comunità, fornitori, consumatori, venditori e per la capacità di fare auto nazionale che si muoverà veloce, dopo la bancarotta, verso la Cina.
A questo ultimo stadio sollecitiamo ancora il Presidente a riconsiderare i piani proposti per la bancarotta, e permettere l'esame deliberativo e congressuale - come i Congressisti chiedono - dei piani di ristrutturazione prima che passi irreversibili siano presi.
Di fatto, il Congresso vale di più di una pianta invasata. Il "primo ramo" legiferò, dopo udienze pubbliche, nel salvataggio di Chrysler del 1979 e per la ristrutturazione di Conrail.

di Ralph Nader