L’Aquila è stato purtroppo un G8 veramente interlocutorio, una fermata di passaggio tra il G20 di Londra, dove le nuove regole della finanza sono state indicate senza però sfidare il peso e il modus operandi delle banche che ci hanno portato alla crisi globale, e il summit di Pittsburgh di fine settembre che rischia di sancire la superiorità del vecchio modello finanziario con “meno regole e meno stato”. Quello della City e di Wall Street!
Nonostante il fatto che i governi siano diventati con i soldi pubblici i creditori di ultima istanza di un sistema in bancarotta, nella partita tra l’autorità degli stati e le banche sono ancora le seconde a dettare le regole del gioco.
Anche Berlusconi, tra le esaltazioni del successo del summit, ha fatto una dichiarazione che merita una più attenta riflessione. “Si è manifestato il disappunto sul fatto che - ha detto nella conferenza stampa finale - sono riprese le speculazioni internazionali sugli hedge fund, sul petrolio come su altre materie prime, e anche per questo abbiamo dato mandato agli organi i internazionali di studiare un modo per intervenire”. In altre parole si ammette che dopo un anno, nonostante summit, decaloghi, tavole di condotta e quant’altro, certa finanza speculativa non ha mai cambiato comportamento e marcia speditamente verso una seconda fase della crisi.
Il Comptroller of the Currency, l’autority Americana che supervisiona anche il comportamento del sistema bancario, ha pubblicato recentemente il rapporto sugli andamenti finanziari del primo trimestre del 2009 in cui evidenzia che, nonostante la crisi e le annunciate misure antispeculative, i derivati over the counter (OTC) sottoscritti dalle banche USA sono saliti a 202.000 miliardi di dollari a fine marzo 2009, cioè 2.000 miliardi in più della fine del dicembre precedente.
Oltre il 90% di questa bolla è in mano solamente a 4 banche: la JP Morgan Chase, la Citi Bank, la Bank of America e la Goldman Sachs.
Ed è stata proprio quest’ultima, che vanta storiche amicizie e alleanze anche a casa nostra, a guidare questa ripresa speculativa nei prodotti derivati, portando la sua quota da 30 a 40.000 miliardi in solo tre mesi!
Da parte sua, la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea ha pubblicato a fine giugno il suo rapporto semestrale in cui riporta che il valore nozionale dei derivati a livello globale nel secondo semestre del 2008 era invece sceso di ben 100.000 miliardi di dollari, assestandosi comunque sempre intorno all’impressionante livello di quasi 600.000 miliardi.
La BRI si premura anche di sottolineare che, mentre il valore nozionale diminuiva, saliva invece di 5.000 miliardi quello del Gross Market Value, cioè il costo per rimpiazzare tutti i contratti esistenti ad un dato momento. Il significativo aumento di questo indice dimostra che la volatilità e i rischi delle operazioni in derivati finanziari nel periodo di crisi e di collassi bancari sono aumentati drammaticamente e con essi i costi, i premi da pagare, per i derivati stessi.
Questi dati rivelano che particolarmente in America, nell’epicentro della crisi finanziaria, il comportamento speculativo non è cambiato affatto, nonostante il gran parlare di nuove regole e di controlli più stringenti.
La stampa ha poi presentato come un sensazionale risultato del G8 dell’Aquila l’aver concordato un impegno di 20 miliardi di dollari a sostegno dell’Africa nella lotta contro la fame e contro le emergenze sanitarie. Certamente ogni aiuto allo sviluppo dell’Africa è una cosa buona e doverosa, anche se per il momento si tratta solo di numeri sulla carta.
Noi vorremmo, però, far notare la sproporzione fra gli aiuti per l’intero continente africano e i 182,5 miliardi di dollari messi a disposizione lo scorso settembre per il salvataggio del gigante americano delle assicurazioni AIG.
Certo che il suo fallimento avrebbe portato con sé l’interno sistema assicurativo e pensionistico americano, ma la differenza è davvero enorme.
Inoltre, proprio mentre si prometteva il sostegno all’Africa, l’AIG subiva un tracollo in borsa tanto da far ventilare una nuova minaccia di fallimento.
A questo proposito ricordiamo che in gioco c’è anche la “bomba” da 193 miliardi di dollari in CDS (credit default swaps, una sorta di polizze di assicurazione per obbligazioni ad alto rischio) che l’AIG ha venduto soprattutto in Europa e il cui vero valore è tutto da stabilire.
Perciò concordiamo pienamente con il presidente Giorgio Napolitano, che, parlando ai capi di stato e ad altri dirigenti internazionali a L’Aquila, ha sottolineato l’importanza e l’urgenza di una nuova Bretton Woods. Non solo – ha detto il presidente – per avere “un complesso di più esigenti regole e standard internazionali per la conduzione delle attività finanziarie ed economiche” ma per definire soprattutto un modello di società più giusta e lungimirante che si può esprimere “nella cooperazione fra civiltà”.
di Mario Lettieri - Paolo Raimondi -
25 luglio 2009
24 luglio 2009
La crisi della “società del possesso” e la rinascita dell’umano
Oggi il mondo ha perso il gusto ad un reale rinnovamento, perché questo implica un dono di sé all’altro, ed una messa in discussione dell’Ego, e di ciò che si “possiede”. Quali sono le conseguenze nella nostra società di un tale atteggiamento caratterizzato da chiusura, difficoltà di relazione e scarsa lungimiranza?
Ne discutiamo con Claudio Risé, psicanalista e scrittore, che ha appena pubblicato il libro La crisi del dono. La nascita e il no alla vita (San Paolo Ed., 2009), un’opera che tratta i temi della nascita e della necessaria rinascita e trasformazione nel corso della vita dell’uomo, condizioni che portano ad un autentico rinnovamento e sviluppo nel mondo stesso.
Prof. Risé, la prima domanda sorge spontanea: esiste una relazione tra l’importante crisi economica che stiamo vivendo e il carattere di una società, come la nostra, che nel suo nuovo libro lei ha definito “società del possesso”? Quali sono le vie di uscita da questa stagnazione?
La società del possesso produce fatalmente crisi, proprio perché in essa importanti risorse, prodotte dalla genialità umana, dallo sviluppo economico, dalla ricerca scientifica e tecnologica, vengono continuamente sequestrate dalle categorie più avide, che finiscono col distruggerle in un folle gioco alla moltiplicazione dei guadagni e dei patrimoni individuali.
L’attuale crisi è nata dalla distruzione di enormi ricchezze, ad opera dall’alleanza tra l’avidità di risparmiatori convinti di poter aumentare a dismisura i propri patrimoni sia immobiliari che mobiliari, e fasce di finanza spregiudicata che lo lasciava credere possibile, per amministrarne le risorse.
Questa distruzione di energie nuove ha riprodotto, in campo finanziario ed economico, quella distruzione di vita nuova in nome della difesa e incremento degli interessi e possessi individuali, che io pongo nel mio libro alla base dell’attuale “crisi del dono”, e delle pratiche e legislazioni abortiste.
Da tutto ciò si esce tutelando lo sviluppo della nuova vita (nuove idee, visioni, saperi e tecniche), rispetto alla sua riduzione materialistica in possessi e guadagni immediati.
Nelle sue pagine è tracciato un itinerario che esamina le immagini riguardanti la nascita, accolta o rifiutata, presenti nell’inconscio, nel mito, e nella tradizione ebraico cristiana. Si tratta di un’impostazione piuttosto inusuale, soprattutto per quei lettori interessati a comprendere con immediatezza e concretezza i fenomeni della società in cui viviamo. Questo studio cosa ci spiega dell’oggi? E cosa ci insegna?
L’inconscio collettivo, espresso (come ha mostrato Carl Gustav Jung e la sua scuola) nei miti e nei cicli leggendari delle varie culture, come anche nella storia delle religioni, mostra gli aspetti invarianti, archetipici, della psiche umana. Per questo, come osservava la frase di Pasolini che riporto in esergo, non c’è niente di più concreto e attuale del mito: parlando di mille anni fa, svela con sorprendente precisione l’animo dell’uomo di oggi.
D’altra parte, l’inconscio collettivo registra anche (e anche questo Jung l’ha visto) i mutamenti manifestatisi nello psichismo umano dopo l’avvenimento cristiano, e la modifica da esso consentita e richiesta nei rapporti personali, nel sentimento di amore per l’altro, e di offerta di sé.
Il rinnovamento antropologico portato dal cristianesimo ha al proprio centro una nascita ed un dono, quello di Dio fatto uomo, destinato a provocare il rinnovamento del mondo, e di ogni singolo uomo, nella sua vita personale. Da allora in poi ogni uomo, ed ogni società, può scegliere tra il rinnovamento e la trasformazione di sé (la rinascita che Gesù indica a Nicodemo), o la difesa dell’esistente. Questa seconda soluzione, l’osservazione clinica lo mostra bene, innesca in realtà un processo regressivo, e di distruzione di vita.
Parlare di rinnovamento e rinascita significa parlare anche di bambini. Lei cita in esergo un passaggio di Elie Wiesel: “Hai paura di diventare grande? Sì, paura di diventare grande in un mondo che a dispetto delle sue magniloquenti dichiarazioni, non ama i bambini; ne fa piuttosto i bersagli del suo dispetto, della sua mancanza di fiducia in se stesso, della sua vendetta”.
Effettivamente lo stesso Wiesel, accompagnando Barak Obama nella visita di Buchenwald (5 giugno 2009), ha affermato che nonostante gli orrori della guerra il mondo non ha ancora imparato a garantire la dignità della vita umana. Condivide queste parole di Wiesel?
Assolutamente. La riduzione dell’essere umano ad oggetto, e l’annichilimento della sua dignità, continua ad essere la grande tentazione cui l’uomo è sottoposto, e spesso soggiace.
Le categorie linguistiche e retoriche del “politicamente corretto” sono funzionali alla copertura e al mascheramento di questa realtà drammatica. L’uomo è pronto ad uccidere l’altro uomo, il bambino che nasce, le idee, la personalità, o il carattere di un’altra persona (come quotidianamente accade nella lotta politica), pur di non cambiare, per affermare quello che ritiene il proprio interesse.
Trattando il tema della relazione tra uomini e donne Lei afferma che il bambino che nasce è una figura decisiva per lo sviluppo pieno dell’amore nella coppia. In che senso?
L’amore tra i due richiede sempre l’apertura ad un “terzo” per dispiegarsi completamente. Dal punto di vista trascendente si tratta, naturalmente, di Dio, che istituisce l’amore stesso, con il suo amore creativo, a cui occorre restare aperti, e rivolti. Nella dinamica della coppia il terzo è però anche il bambino (i bambini), e può estendersi ai figli simbolici della coppia: le idee, le iniziative, le opere.
Da quanto Lei dice nella sua opera il processo di secolarizzazione ha avuto un ruolo negativo nella relazione d’amore tra l’uomo e la donna, e in particolare sul matrimonio. Una domanda provocatoria: in un mondo senza Dio non è davvero possibile l’amore tra gli individui?
Il fatto è che, per fortuna, non basta negarlo, per fare sparire Dio. Molti atei fanno in realtà riferimento ad un principio superiore, di bene, che interiormente è vissuto come la personalità religiosa vive Dio.
Certo quando la negazione diventa sistemica, come è accaduto nei totalitarismi comunista e nazista, l’amore tra le persone tende a diventare problematico, e ad essere sostituito dall’obbedienza al Partito. Ciò continua ancora oggi, per certi versi, nelle sottoculture politiche che fanno riferimento a quelle realtà.
Secondo quanto Lei riporta nel libro La crisi del dono, molte donne, che diedero vita al movimento femminista negli anni ’70, si stanno oggi accorgendo della necessità di una rinnovata relazione tra uomo e donna. Non solo: anche il movimento degli uomini, presente in diverse forme anche in Italia, si sarebbe messo alla ricerca di una nuova visione. Quali sono i motivi di queste tendenze? E quali i possibili esiti?
Sia il disincanto femminista, che documento attraverso una serie di testi e posizioni note e autorevoli, sia il movimento degli uomini, cui ho sempre dedicato molta attenzione, sono realtà ormai affermatesi fin dagli anni ‘90. Per cui più che di tendenze parlerei di trasformazioni in corso da tempo, anche se meno visibili anche per via del prevalente silenzio loro riservato dalle comunicazioni di massa. Che preferiscono il mostro (o la star) in prima pagina, piuttosto che l’informazione sulla sottile e profonda trasformazione delle coscienze, inquietante anche per gli stessi operatori della comunicazione di massa, in gran parte devoti proprio a quella società secolarizzata del possesso, di cui appunto stiamo parlando.
In un suo precedente libro Felicità è donarsi. Contro la cultura del narcisismo e per la scoperta dell’altro (Sperling & Kupfer, 2004) ha osservato che le principali vittime della società del possesso sono i giovani “costantemente impauriti dalla rappresentazione del mondo come penuria” sottolineata spesso dal sistema mediatico. Quali consigli darebbe a questi giovani, che non di rado esprimono le loro paure anche nei temi svolti nelle aule scolastiche?
“Non abbiate paura”, come non a caso hanno più volte ripetuto gli ultimi due Papi. La sete di possesso si nutre della cultura (assai diffusa anche in ambienti cattolici, perché d’“effetto”) che sottolinea il bisogno rispetto al dono, la penuria rispetto alle risorse, la paura rispetto alla fiducia, il malessere rispetto al piacere.
Gesù è grato e felice che il vaso con l’olio prezioso venga versato ai suoi piedi, è il dono che aumenta le nostre risorse, è spargere il vaso che ne assicura il continuo riempimento. Siate generosi: ogni piacere profondo comincia, e continua, nel dono.
Non mancano comunque i giovani che si impegnano con convinzione per difendere una visione della vita portatrice di rinnovamento, dignità e felicità. Basta pensare a tutti coloro che si danno da fare nell’ambito dei movimenti pro-life. A tutti questi giovani quale strada suggerisce per una migliore riuscita nei loro traguardi?
Mi sembrano già sulla strada, magari più di me! La difesa della vita è una strada, che sprigiona potenti forze di rinnovamento. Da nutrire sempre, con la devozione all’amore, ed alla bellezza.
*(Intervista a Claudio Risé, a cura di Antonello Vanni, da “Il Sussidiario”, 13 luglio 2009)
23 luglio 2009
Lo spaventapasseri e la vera catastrofe
Angelino Alfano e Joseph Cassano. Ovvero: lo spaventapasseri e la catastrofe, oppure, il fantasma degli idioti e la concretezza del vero male. Poi ci sono Giorgio e Laura. Parto da questi ultimi. Sono due lavoratori italiani (storie vere), licenziato il primo e cassintegrata con azienda in fallimento la seconda, padre separato lui e fidanzata lei. Laura è incinta di due settimane, lo avevano pianificato, ma ora il problema è duplice: manca il reddito sicuro e all’orizzonte sale lo spettro di una vita co.co.pro o peggio, visto che anche il compagno è precario. Questo getta su di lei l’ombra della decisione più tremenda: abortire? La depressione le sta annebbiando l’esistenza, nonostante i suoi 29 anni. Laura affronta oggi un naufragio di speranze prima ancora di averci potuto provare. Giorgio ha guai ancor più seri: un affitto e mezzo da pagare che non può più permettersi, e dunque la scelta forzata è la riunione sotto un unico tetto con l’ex moglie e la figlia. Ma ciò significa il ritorno nella stessa gabbia di due persone che si erano sbranate fino alla rottura, e già allora le conseguenze sulla piccola erano state pesantissime, fa pipì a letto e non parla più. Lo spettro di ulteriori traumi sull’innocente lo angoscia, così come assilla l’ex consorte. Vi si aggiunge la madre di lei che è allettata e necessita della badante, ora impossibile da mantenere. Ogni mattina Giorgio preferirebbe non svegliarsi più, ma a 42 anni è difficile che la natura gli doni quella via d’uscita. Vita e disperazione ordinarie in Italia oggi, sofferenze che scardinano vite umane, rispettivamente a Vicenza e a Rimini.
Angelino Alfano è l’uomo che ha tenuto Berlusconi fuori dalle corti di giustizia, finora. Male, bene, dipende dalle opinioni. Poi c’è Joseph Cassano. E’ l’uomo che ha distrutto la vita di Giorgio e di Laura, del vostro vicino di casa, o di un vostro ex compagno di scuola e dell’azienda in cui lavorava con altri 80 operai, oppure dell’artigiano sotto casa, della famiglia sfrattata ieri nel vostro palazzo, di vostro padre, la vostra forse, quella di moltissimi altri italiani, dei loro figli nel futuro, e assieme a queste vite ne ha distrutte altre che ancora persino devono nascere e che per decenni a venire pagheranno per colpa sua, qui, in Italia, nella vostra città, nella vostra borgata. Poi ci sono i centinaia di milioni di altri disperati, sparsi per il mondo, distrutti da Cassano, ma qui non ci interessano.
Antonio Di Pietro non sa neppure chi sia Joseph Cassano. Marco Travaglio meno che meno. Grillo? Zero, buio. Michele Santoro? Idem. Voi lo sapete? Di Pietro, Travaglio, Grillo e Santoro sanno però alla perfezione chi è Angelino Alfano, ve ne parlano a tamburo battente, strillano che è colui per colpa del quale “La Democrazia è in Pericolo in Italia”, e chiamano all’azione migliaia di italiani per fermarlo. Ora veniamo a Joseph.
Parto dal semplice per andare man mano verso il complesso. Joseph Cassano era il dipendente del gigante assicurativo americano AIG che da solo e in poco tempo ha innescato la più grave catastrofe finanziaria dal 1929, che oggi soffoca il mondo economico globale. Dal suo ufficio di Londra, costui ha orchestrato una truffa finanziaria di tale entità e di tale gravità da aver lacerato, con i suoi contraccolpi in crescita esponenziale, l’intero mantello produttivo del pianeta. Giorgio e Laura ne sanno qualcosa ora.
Cassano dirigeva un ufficio della AIG chiamato AIG Financial Products, sede londinese, con 377 dipendenti. Una inezia d’ufficio, se si pensa che AIG contava 150.000 assunti prima del crack. Ma a Joseph venne l’idea di scommettere qualcosa come 500 miliardi di dollari che non aveva, né li aveva la AIG, vendendo polizze assicurative sostanzialmente scoperte, cioè senza possedere il denaro per poterle eventualmente onorare. Tali polizze assicuravano le banche internazionali contro il rischio che i loro prestiti/mutui potessero rimanere scoperti, cosa che può accadere quando i titolari dei mutui/prestiti per svariati motivi dicono “non abbiamo più una lira da darvi”. In termini tecnici quelle polizze si chiamavano Credit Default Swaps. Cassano pensava: “Vuoi che tutte ste banche vengano tutte insieme a incassare le polizze tutte nello stesso periodo? Impossibile, per cui io intasco i loro soldi e se va male ne dovrò liquidare due o tre al massimo, cioè gli scoperti ordinari”. Joseph Cassano non fece a tempo a finire di pensare quella frase che praticamente tutte le banche del mondo da lui assicurate gli si presentarono in ufficio e gli dissero: “C’è stato un crack in America, qui i debitori non ci danno più un soldo, possiamo incassare le polizze signor Cassano?”. Panico. La AIG scopre così di avere un buco di 500 miliardi di dollari, le banche si ritrovano con scoperti per trilioni di dollari che nessuno gli ripagherà (1 trilione = mille miliardi di $), e cosa fanno? Chiudono i rubinetti del credito. Senza credito le aziende colano a picco, i mercati si fermano, l’economia crolla e i lavoratori pagano col 'sangue'. Ecco come Giorgio e Laura, a Vicenza e a Rimini, piangono oggi sulla rovina della loro vita e sul naufragio dei loro sogni. Tutto ciò avviene negli ultimi 2 anni.
Torniamo dall’inizio, e fate attenzione, perché la storia che segue vi mostra come lavorano i veri Padroni del Mondo, i veri attentatori alle vostre vite e i veri padroni di Silvio Berlusconi, cioè coloro che nessuno dei ‘paladini’ dell’Antisistema italiano si sogna di combattere, mentre vi fanno perdere tempo dietro a minuzie.
La catastrofe di cui sopra monta, esattamente come monta una tempesta tropicale, in anni non troppo lontani, cioè durante l’era Clinton (1993-2001), quando in America qualcuno pensa che la speculazione finanziaria può rendere molto di più se i governi la piantano di mettere i bastoni fra le ruote degli investitori. Ed è così che un drappello di politici sia repubblicani che democratici ottengono l’approvazione di una legge chiamata Gramm-Leach-Bliley Act, che liberalizza le transazioni finanziarie a scopo speculativo. Gli sponsor della legge sono il repubblicano Phil Gramm e i democratici Robert Rubin e Larry Summers, oggi consiglieri di Obama (sic), nonché Joe Biden, oggi vice-presidente (sic). Clinton la firmò nel 1999. Essa tagliava le ali a un’altra legge USA, la Glass-Steagall, che anni prima aveva voluto mettere un freno alla finanza selvaggia. Dietro le quinte, il lavoro delle lobbies bancarie e assicurative che avevano speso 350 milioni di dollari in finanziamenti ai politici giusti. A quel punto gli uomini di Wall St. e della City di Londra avevano briglia sciolta. Con l’aiuto dei migliori giovani matematici neolaureati, si misero a creare dei prodotti finanziari diabolici, astrusi, ma micidiali, che gli facevano guadagnare milioni di dollari in un battibaleno. Tali prodotti erano, e sono, così complessi che il Financial Times di Londra dovette incaricare Jillian Tet e il suo team di economisti di studiarli, cosa che li impegnò per anni prima di capirci qualcosa. Nel 2006 il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Calude Trichet, aveva già detto anch’egli testualmente “…non li riesco a capire”. Si trattava in maggioranza dei famosi Derivati, cioè prodotti finanziari il cui valore ‘deriva’, o meglio è garantito, dal valore di qualcos’altro. Esempio: vendono un prodotto finanziario a te in Italia dicendoti che ti renderà tot % all’anno. Tu gli dai i soldi, loro incassano, ma non ti dicono che quel prodotto è garantito dal mutuo di un altro tizio che sta a Chicago o a Bangkok, per esempio. Se il tizio di Chicago o di Bangkok paga le rate in regola tutto fila liscio, ma se per disgrazia smette di pagarle? I Derivati sono anche mille altre cose (come i Credit Default Swaps di cui sopra), ma sono sempre scommesse sul valore di qualcos’altro. Sono azzardi scellerati che oggi si sono sparsi per il mondo per un valore totale di… rullo di tamburi… 525.000 miliardi di dollari, tre volte il PIL mondiale, e questo grazie soprattutto al Gramm-Leach-Bliley Act di cui sopra.
Fra questi azzardi finanziari c’erano anche una colossale montagna di mutui dati agli americani senza tanti controlli, chiamati ‘sub-prime’, dati cioè a gente la cui posizione finanziaria era incerta ma che pensava di poter pagare le rate grazie al fatto che in America c’era una bolla immobiliare stupefacente in continua crescita. Cosa vuol dire? Vuol dire che John Smith lavoratore precario comprava una casa con un mutuo ‘sub-prime’ per 250.000 dollari, ma la casa nel giro di sei mesi aumentava di valore (bolla immobiliare) di 30.000 dollari, nel giro di un anno di 80.000, e via dicendo. Mr Smith poteva così sentirsi sicuro di poter ripagare il mutuo con facilità. Riassumendo: le banche USA davano via mutui come noccioline a chicchessia, i signori chicchessia sfruttavano la bolla immobiliare per ripagare i mutui e, attenzione ora, sapete cosa hanno pensato di fare le banche? Hanno pensato di impacchettare tutti questi mutui faciloni (sub-prime) e di vederli in giro per il mondo sotto forma di prodotti finanziari, cioè proprio quei prodotti Derivati di cui sopra (l’esempio di Chicago o Bangkok). Ma come tutte la bolle speculative, anche quella immobiliare americana scoppiò di colpo. Il mercato dell’immobile in America perse vertiginosamente 7 trilioni di dollari, di cui 1 trilione era stato sborsato dalle banche sotto forma di questi mutui scellerati. Eccoci all’AIG. Moltissimi debitori americani smisero di pagare le rate, la banche si trovarono con miliardi di dollari di scoperto, chi nel mondo (cittadini e banche come Unicredit) aveva comprato i derivati garantiti da quei mutui americani si trovò fregato, e quando le banche si rivolsero all’AIG per riscuotere le polizze fasulle di Joseph Cassano tutto andò in pezzi. Inclusa la vita di Giorgio e Laura.
Questa spirale disastrosa, pensate, sta costando all’intero sistema bancario americano e inglese la bancarotta. Cioè, in parole povere, con un buco che supera i 3.600 miliardi di dollari si può dire che i sistemi bancari di USA e GB siano in effetti falliti. Nella sola Inghilterra, una singola banca aveva uno scoperto per un ammontare superiore all’intero PIL nazionale. Le conseguenze nel mondo sono sotto gli occhi di tutti, e dritto in casa vostra oggi. Va fatta qui una prima riflessione: vi rendete conto che i giochi di una manciata di individui che distano dall’Italia migliaia di chilometri possono lacerare le vite degli italiani con una distruttività mille volte superiore a qualsiasi Lodo o processo berlusconiani? C’è qualcuno qui che vi sta mobilitando per difendervi? Nessuno. Perché? Perché a Di Pietro e a Travaglio non gliene frega un accidenti delle famiglie italiane vere, e del pericolo democratico che proviene da disastri del genere. Gli importa solo di quel nugolo di borghesi col deretano parato (dai genitori, spesso) che vanno a formare la maggioranza dei loro elettori/fans, e che fanno la loro fortuna politica/economica. Giorgio e Laura neppure li considerano.
Torniamo ai giochi finanziari scellerati. Gli istituti finanziari internazionali protagonisti di questi crimini facevano anche di peggio. Per esempio il cosiddetto ‘Banner Swapping’. La banca Tizio e la banca Caio si scambiavano 1 miliardo di dollari di Derivati, che come sappiamo avevano valore di carta straccia. Ma entrambe le banche scrivevano sui libri contabili che quello scambio era invece un incasso. Con un ‘incasso’ di 1 miliardo di dollari le azioni di quelle banche schizzavano in alto, e i manager si intascavano dei premi personali favolosi (i bonus). Il fatto poi che tutto questo fosse fasullo, veniva lasciato al futuro, chi se ne importa. Ma nel futuro ci sono le nostre vite di lavoratori, di cittadini, ci sono gente come Giorgio e Laura.
I bonus sono centrali per capire la filosofia politica che sta alla base non solo di questa catastrofe globale, ma anche di tutto il pensiero del Libero Mercato. Essa si riassume così: se io banca/investitore vinco intasco i profitti (i bonus ecc.), se perdo pagano i cittadini (gli Stati). E infatti oggi in tutto il mondo sono i contribuenti che stanno sborsando trilioni di dollari per salvare banche, banchieri, investitori e soci. Un dato: Obama sta elargendo quasi 3.000 miliardi di dollari al mondo finanziario in bancarotta, cioè ai Cassano d’America. Confrontate questo con i miseri 19 miliardi di dollari che il presidente USA ha garantito contro il fallimento della General Motors, dove chi lavora non sono yuppies rampanti con lo yacht a Malibù, ma gente vera con famiglie vere come Giorgio e Laura. Una logica scandalosa. Di fatto, essa si traduce in quelli che l’economista premio Nobel Joseph Stiglitz ha chiamato “gli incentivi perversi” a scommettere col destino di milioni di lavoratori e di cittadini, poiché, ribadisce Stiglitz, i ricchi “intascano enormi profitti se le cose gli vanno bene, ma non pagano nulla se gli vanno male”, infatti chi paga siamo noi tutti. Un altro Nobel dell’economia, Paul Krugman, ha definito tale filosofia “socialismo al limone: le perdite sono dei contribuenti e i profitti sono degli investitori privati”. E sapete come hanno fatto gli squali di Wall St. a ottenere questi indecenti favoritismi che noi tutti paghiamo? In due modi: primo, hanno elargito al buon presidente ‘progressista’ Barack Obama 38,6 milioni di dollari in campagna elettorale nel 2008; secondo gli hanno detto “poiché in questo disastro di Derivati nessuno ci capisce nulla a parte noi che li abbiamo creati, è meglio che non ci affondi, se no affondate tutti con noi”. Italiani inclusi.
E in Italia stanno accadendo cose simili. Perché anche da noi i vostri soldi stanno finendo nelle tasche degli scellerati, o di coloro che, per causa di questi criminali Padroni del Mondo, stanno oggi fallendo nella disperazione di migliaia di famiglie. Nel solo marzo del 2009, il governo di Roma ha stanziato 12,8 miliardi di euro per salvare il settore bancario e quello auto/elettrodomestici. Per darvi le proporzioni, è una cifra quasi identica a quella della finanziaria di quest’anno (13,1 miliardi), con la quale si sarebbe potuto aiutare tutt’Italia, incluso quel 38% delle famiglie italiane in difficoltà nella cui vita il lodo Alfano conta come un peto, e la cui capacità di partecipare alla vita democratica è distrutta quotidianamente dal perenne affanno per arrivare a fine mese.
Ma al peggio non c’è mai fine. Si è appena descritto in termini concreti uno degli agghiaccianti pericoli per le democrazie mondiali (già verificatosi) e per il welfare di milioni di cittadini, che costituisce, assieme a molto altro ahimè, la vera minaccia democratica a noi persone comuni, Italia inclusa, e di fronte a cui gli scandali strombazzati dai ‘paladini’ dell’Antisistema italiano sono minuzie. Viene dunque da chiedersi: cosa si sta facendo per combattere tali pericoli? Casa si è fatto? La risposta è disperante, e di nuovo è materia nascosta a quasi tutti voi e su cui i vostri ‘paladini’ tacciono. Durante l’ultimo G8 all’Aquila, sono state annunciate misure per ridare ordine alla finanza internazionale. Sono palliativi cosmetici. Nella realtà accade questo: il governo americano, che è quello che conta, ha chiamato per ripulire i disastri di questa crisi globale gli stessi personaggi infami che l’hanno creata. Invece di punire gli scellerati investitori, invece di fargli perdere ciò che avevano scommesso sulla nostra pelle, invece di farli fallire e di impiegare il denaro pubblico per la gente in difficoltà, Obama e il suo ministro del Tesoro Timothy Geithner hanno offerto agli Hedge Funds (il peggio degli scellerati di Wall St.) e ad altri gruppi di investitori selvaggi una montagna di denaro facile affinché comprino i debiti delle banche fallite, e cioè quei famosi Derivati carta straccia che anche noi abbiamo comprato. E’ l’ennesima truffa che ci distruggerà il futuro, a New York come a Teramo. Funziona così, e cerco di farla semplice: questi investitori hanno ricevuto da Washington l’85% del denaro necessario per comprare quei debiti, mentre loro ne metteranno solo il 15%. Se i Derivati che comprano dalle banche asfissiate ritorneranno a guadagnare, gli investitori sopraccitati si intascheranno i profitti; se invece rimarranno carta straccia, essi ci rimetteranno solo il 15%, perché l’85% lo ha messo il governo USA (cioè i contribuenti) e non è da restituire (i fondi così regalati si chiamano Non-Recourse Loans). Forse è difficile da capire, ma fidatevi, è così, è il solito “socialismo al limone: le perdite sono dei contribuenti e i profitti sono degli investitori privati”.
Ciò che più importa, però, è che in tale modo si è ricreata una vera Cupola mondiale di investitori privati collusi col governo più potente del mondo, di fatto una colossale impresa zeppa all’inverosimile di questi prodotti finanziari esplosivi, che se esplode di nuovo ci trascinerà tutti in un abisso mai visto nella Storia dell’economia. Di nuovo, al timone di questo ordigno nucleare della finanza impazzita ci sono gli stessi personaggi che hanno causato il presente disastro economico planetario (Summers, Rubin, Liddy ecc.), perché sono gli unici che ne capiscono qualcosa. Noi, i cittadini, e pure i nostri politici, ne siamo esclusi del tutto, anche se le conseguenze di un eventuale nuovo crack, lo ripeto, le pagheremo noi, i nostri figli, il nostro futuro, in ogni singolo atto della nostra vita di comunità, e col ‘sangue’. Per tali motivi, quanto è già accaduto e qui descritto, e quanto sta accadendo, sono la vera minaccia alla democrazia che pende sui nostri capi oggi. Una minaccia agghiacciante, poiché la Storia ci insegna che nulla indebolisce la democrazia dei cittadini come il terrore economico, di cui i Padroni del Mondo sempre approfittano per ledere i nostri diritti. Ne capite la gravità? Capite perché la Società Civile Organizzata italiana, oggi ipnotizzata dai nostri falsi ‘paladini’, dovrebbe accantonare Alfano e occuparsi con ogni sua forza di Cassano? Quando la democrazia è alla fase terminale, esistono priorità urgenti, e gli sbraiti di Grillo, i libri fotocopia di Travaglio e le idiozie per mezzo stampa di Di Pietro non lo sono. L’ossessione contro Berlusconi oggi non lo è. Anzi, ci distraggono dal salvarci la vita.
Paolo Barnard
Fonte: www.paolobarnard.info
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25 luglio 2009
Ritornano le minacce di fallimento?
L’Aquila è stato purtroppo un G8 veramente interlocutorio, una fermata di passaggio tra il G20 di Londra, dove le nuove regole della finanza sono state indicate senza però sfidare il peso e il modus operandi delle banche che ci hanno portato alla crisi globale, e il summit di Pittsburgh di fine settembre che rischia di sancire la superiorità del vecchio modello finanziario con “meno regole e meno stato”. Quello della City e di Wall Street!
Nonostante il fatto che i governi siano diventati con i soldi pubblici i creditori di ultima istanza di un sistema in bancarotta, nella partita tra l’autorità degli stati e le banche sono ancora le seconde a dettare le regole del gioco.
Anche Berlusconi, tra le esaltazioni del successo del summit, ha fatto una dichiarazione che merita una più attenta riflessione. “Si è manifestato il disappunto sul fatto che - ha detto nella conferenza stampa finale - sono riprese le speculazioni internazionali sugli hedge fund, sul petrolio come su altre materie prime, e anche per questo abbiamo dato mandato agli organi i internazionali di studiare un modo per intervenire”. In altre parole si ammette che dopo un anno, nonostante summit, decaloghi, tavole di condotta e quant’altro, certa finanza speculativa non ha mai cambiato comportamento e marcia speditamente verso una seconda fase della crisi.
Il Comptroller of the Currency, l’autority Americana che supervisiona anche il comportamento del sistema bancario, ha pubblicato recentemente il rapporto sugli andamenti finanziari del primo trimestre del 2009 in cui evidenzia che, nonostante la crisi e le annunciate misure antispeculative, i derivati over the counter (OTC) sottoscritti dalle banche USA sono saliti a 202.000 miliardi di dollari a fine marzo 2009, cioè 2.000 miliardi in più della fine del dicembre precedente.
Oltre il 90% di questa bolla è in mano solamente a 4 banche: la JP Morgan Chase, la Citi Bank, la Bank of America e la Goldman Sachs.
Ed è stata proprio quest’ultima, che vanta storiche amicizie e alleanze anche a casa nostra, a guidare questa ripresa speculativa nei prodotti derivati, portando la sua quota da 30 a 40.000 miliardi in solo tre mesi!
Da parte sua, la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea ha pubblicato a fine giugno il suo rapporto semestrale in cui riporta che il valore nozionale dei derivati a livello globale nel secondo semestre del 2008 era invece sceso di ben 100.000 miliardi di dollari, assestandosi comunque sempre intorno all’impressionante livello di quasi 600.000 miliardi.
La BRI si premura anche di sottolineare che, mentre il valore nozionale diminuiva, saliva invece di 5.000 miliardi quello del Gross Market Value, cioè il costo per rimpiazzare tutti i contratti esistenti ad un dato momento. Il significativo aumento di questo indice dimostra che la volatilità e i rischi delle operazioni in derivati finanziari nel periodo di crisi e di collassi bancari sono aumentati drammaticamente e con essi i costi, i premi da pagare, per i derivati stessi.
Questi dati rivelano che particolarmente in America, nell’epicentro della crisi finanziaria, il comportamento speculativo non è cambiato affatto, nonostante il gran parlare di nuove regole e di controlli più stringenti.
La stampa ha poi presentato come un sensazionale risultato del G8 dell’Aquila l’aver concordato un impegno di 20 miliardi di dollari a sostegno dell’Africa nella lotta contro la fame e contro le emergenze sanitarie. Certamente ogni aiuto allo sviluppo dell’Africa è una cosa buona e doverosa, anche se per il momento si tratta solo di numeri sulla carta.
Noi vorremmo, però, far notare la sproporzione fra gli aiuti per l’intero continente africano e i 182,5 miliardi di dollari messi a disposizione lo scorso settembre per il salvataggio del gigante americano delle assicurazioni AIG.
Certo che il suo fallimento avrebbe portato con sé l’interno sistema assicurativo e pensionistico americano, ma la differenza è davvero enorme.
Inoltre, proprio mentre si prometteva il sostegno all’Africa, l’AIG subiva un tracollo in borsa tanto da far ventilare una nuova minaccia di fallimento.
A questo proposito ricordiamo che in gioco c’è anche la “bomba” da 193 miliardi di dollari in CDS (credit default swaps, una sorta di polizze di assicurazione per obbligazioni ad alto rischio) che l’AIG ha venduto soprattutto in Europa e il cui vero valore è tutto da stabilire.
Perciò concordiamo pienamente con il presidente Giorgio Napolitano, che, parlando ai capi di stato e ad altri dirigenti internazionali a L’Aquila, ha sottolineato l’importanza e l’urgenza di una nuova Bretton Woods. Non solo – ha detto il presidente – per avere “un complesso di più esigenti regole e standard internazionali per la conduzione delle attività finanziarie ed economiche” ma per definire soprattutto un modello di società più giusta e lungimirante che si può esprimere “nella cooperazione fra civiltà”.
di Mario Lettieri - Paolo Raimondi -
Nonostante il fatto che i governi siano diventati con i soldi pubblici i creditori di ultima istanza di un sistema in bancarotta, nella partita tra l’autorità degli stati e le banche sono ancora le seconde a dettare le regole del gioco.
Anche Berlusconi, tra le esaltazioni del successo del summit, ha fatto una dichiarazione che merita una più attenta riflessione. “Si è manifestato il disappunto sul fatto che - ha detto nella conferenza stampa finale - sono riprese le speculazioni internazionali sugli hedge fund, sul petrolio come su altre materie prime, e anche per questo abbiamo dato mandato agli organi i internazionali di studiare un modo per intervenire”. In altre parole si ammette che dopo un anno, nonostante summit, decaloghi, tavole di condotta e quant’altro, certa finanza speculativa non ha mai cambiato comportamento e marcia speditamente verso una seconda fase della crisi.
Il Comptroller of the Currency, l’autority Americana che supervisiona anche il comportamento del sistema bancario, ha pubblicato recentemente il rapporto sugli andamenti finanziari del primo trimestre del 2009 in cui evidenzia che, nonostante la crisi e le annunciate misure antispeculative, i derivati over the counter (OTC) sottoscritti dalle banche USA sono saliti a 202.000 miliardi di dollari a fine marzo 2009, cioè 2.000 miliardi in più della fine del dicembre precedente.
Oltre il 90% di questa bolla è in mano solamente a 4 banche: la JP Morgan Chase, la Citi Bank, la Bank of America e la Goldman Sachs.
Ed è stata proprio quest’ultima, che vanta storiche amicizie e alleanze anche a casa nostra, a guidare questa ripresa speculativa nei prodotti derivati, portando la sua quota da 30 a 40.000 miliardi in solo tre mesi!
Da parte sua, la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea ha pubblicato a fine giugno il suo rapporto semestrale in cui riporta che il valore nozionale dei derivati a livello globale nel secondo semestre del 2008 era invece sceso di ben 100.000 miliardi di dollari, assestandosi comunque sempre intorno all’impressionante livello di quasi 600.000 miliardi.
La BRI si premura anche di sottolineare che, mentre il valore nozionale diminuiva, saliva invece di 5.000 miliardi quello del Gross Market Value, cioè il costo per rimpiazzare tutti i contratti esistenti ad un dato momento. Il significativo aumento di questo indice dimostra che la volatilità e i rischi delle operazioni in derivati finanziari nel periodo di crisi e di collassi bancari sono aumentati drammaticamente e con essi i costi, i premi da pagare, per i derivati stessi.
Questi dati rivelano che particolarmente in America, nell’epicentro della crisi finanziaria, il comportamento speculativo non è cambiato affatto, nonostante il gran parlare di nuove regole e di controlli più stringenti.
La stampa ha poi presentato come un sensazionale risultato del G8 dell’Aquila l’aver concordato un impegno di 20 miliardi di dollari a sostegno dell’Africa nella lotta contro la fame e contro le emergenze sanitarie. Certamente ogni aiuto allo sviluppo dell’Africa è una cosa buona e doverosa, anche se per il momento si tratta solo di numeri sulla carta.
Noi vorremmo, però, far notare la sproporzione fra gli aiuti per l’intero continente africano e i 182,5 miliardi di dollari messi a disposizione lo scorso settembre per il salvataggio del gigante americano delle assicurazioni AIG.
Certo che il suo fallimento avrebbe portato con sé l’interno sistema assicurativo e pensionistico americano, ma la differenza è davvero enorme.
Inoltre, proprio mentre si prometteva il sostegno all’Africa, l’AIG subiva un tracollo in borsa tanto da far ventilare una nuova minaccia di fallimento.
A questo proposito ricordiamo che in gioco c’è anche la “bomba” da 193 miliardi di dollari in CDS (credit default swaps, una sorta di polizze di assicurazione per obbligazioni ad alto rischio) che l’AIG ha venduto soprattutto in Europa e il cui vero valore è tutto da stabilire.
Perciò concordiamo pienamente con il presidente Giorgio Napolitano, che, parlando ai capi di stato e ad altri dirigenti internazionali a L’Aquila, ha sottolineato l’importanza e l’urgenza di una nuova Bretton Woods. Non solo – ha detto il presidente – per avere “un complesso di più esigenti regole e standard internazionali per la conduzione delle attività finanziarie ed economiche” ma per definire soprattutto un modello di società più giusta e lungimirante che si può esprimere “nella cooperazione fra civiltà”.
di Mario Lettieri - Paolo Raimondi -
24 luglio 2009
La crisi della “società del possesso” e la rinascita dell’umano
Oggi il mondo ha perso il gusto ad un reale rinnovamento, perché questo implica un dono di sé all’altro, ed una messa in discussione dell’Ego, e di ciò che si “possiede”. Quali sono le conseguenze nella nostra società di un tale atteggiamento caratterizzato da chiusura, difficoltà di relazione e scarsa lungimiranza?
Ne discutiamo con Claudio Risé, psicanalista e scrittore, che ha appena pubblicato il libro La crisi del dono. La nascita e il no alla vita (San Paolo Ed., 2009), un’opera che tratta i temi della nascita e della necessaria rinascita e trasformazione nel corso della vita dell’uomo, condizioni che portano ad un autentico rinnovamento e sviluppo nel mondo stesso.
Prof. Risé, la prima domanda sorge spontanea: esiste una relazione tra l’importante crisi economica che stiamo vivendo e il carattere di una società, come la nostra, che nel suo nuovo libro lei ha definito “società del possesso”? Quali sono le vie di uscita da questa stagnazione?
La società del possesso produce fatalmente crisi, proprio perché in essa importanti risorse, prodotte dalla genialità umana, dallo sviluppo economico, dalla ricerca scientifica e tecnologica, vengono continuamente sequestrate dalle categorie più avide, che finiscono col distruggerle in un folle gioco alla moltiplicazione dei guadagni e dei patrimoni individuali.
L’attuale crisi è nata dalla distruzione di enormi ricchezze, ad opera dall’alleanza tra l’avidità di risparmiatori convinti di poter aumentare a dismisura i propri patrimoni sia immobiliari che mobiliari, e fasce di finanza spregiudicata che lo lasciava credere possibile, per amministrarne le risorse.
Questa distruzione di energie nuove ha riprodotto, in campo finanziario ed economico, quella distruzione di vita nuova in nome della difesa e incremento degli interessi e possessi individuali, che io pongo nel mio libro alla base dell’attuale “crisi del dono”, e delle pratiche e legislazioni abortiste.
Da tutto ciò si esce tutelando lo sviluppo della nuova vita (nuove idee, visioni, saperi e tecniche), rispetto alla sua riduzione materialistica in possessi e guadagni immediati.
Nelle sue pagine è tracciato un itinerario che esamina le immagini riguardanti la nascita, accolta o rifiutata, presenti nell’inconscio, nel mito, e nella tradizione ebraico cristiana. Si tratta di un’impostazione piuttosto inusuale, soprattutto per quei lettori interessati a comprendere con immediatezza e concretezza i fenomeni della società in cui viviamo. Questo studio cosa ci spiega dell’oggi? E cosa ci insegna?
L’inconscio collettivo, espresso (come ha mostrato Carl Gustav Jung e la sua scuola) nei miti e nei cicli leggendari delle varie culture, come anche nella storia delle religioni, mostra gli aspetti invarianti, archetipici, della psiche umana. Per questo, come osservava la frase di Pasolini che riporto in esergo, non c’è niente di più concreto e attuale del mito: parlando di mille anni fa, svela con sorprendente precisione l’animo dell’uomo di oggi.
D’altra parte, l’inconscio collettivo registra anche (e anche questo Jung l’ha visto) i mutamenti manifestatisi nello psichismo umano dopo l’avvenimento cristiano, e la modifica da esso consentita e richiesta nei rapporti personali, nel sentimento di amore per l’altro, e di offerta di sé.
Il rinnovamento antropologico portato dal cristianesimo ha al proprio centro una nascita ed un dono, quello di Dio fatto uomo, destinato a provocare il rinnovamento del mondo, e di ogni singolo uomo, nella sua vita personale. Da allora in poi ogni uomo, ed ogni società, può scegliere tra il rinnovamento e la trasformazione di sé (la rinascita che Gesù indica a Nicodemo), o la difesa dell’esistente. Questa seconda soluzione, l’osservazione clinica lo mostra bene, innesca in realtà un processo regressivo, e di distruzione di vita.
Parlare di rinnovamento e rinascita significa parlare anche di bambini. Lei cita in esergo un passaggio di Elie Wiesel: “Hai paura di diventare grande? Sì, paura di diventare grande in un mondo che a dispetto delle sue magniloquenti dichiarazioni, non ama i bambini; ne fa piuttosto i bersagli del suo dispetto, della sua mancanza di fiducia in se stesso, della sua vendetta”.
Effettivamente lo stesso Wiesel, accompagnando Barak Obama nella visita di Buchenwald (5 giugno 2009), ha affermato che nonostante gli orrori della guerra il mondo non ha ancora imparato a garantire la dignità della vita umana. Condivide queste parole di Wiesel?
Assolutamente. La riduzione dell’essere umano ad oggetto, e l’annichilimento della sua dignità, continua ad essere la grande tentazione cui l’uomo è sottoposto, e spesso soggiace.
Le categorie linguistiche e retoriche del “politicamente corretto” sono funzionali alla copertura e al mascheramento di questa realtà drammatica. L’uomo è pronto ad uccidere l’altro uomo, il bambino che nasce, le idee, la personalità, o il carattere di un’altra persona (come quotidianamente accade nella lotta politica), pur di non cambiare, per affermare quello che ritiene il proprio interesse.
Trattando il tema della relazione tra uomini e donne Lei afferma che il bambino che nasce è una figura decisiva per lo sviluppo pieno dell’amore nella coppia. In che senso?
L’amore tra i due richiede sempre l’apertura ad un “terzo” per dispiegarsi completamente. Dal punto di vista trascendente si tratta, naturalmente, di Dio, che istituisce l’amore stesso, con il suo amore creativo, a cui occorre restare aperti, e rivolti. Nella dinamica della coppia il terzo è però anche il bambino (i bambini), e può estendersi ai figli simbolici della coppia: le idee, le iniziative, le opere.
Da quanto Lei dice nella sua opera il processo di secolarizzazione ha avuto un ruolo negativo nella relazione d’amore tra l’uomo e la donna, e in particolare sul matrimonio. Una domanda provocatoria: in un mondo senza Dio non è davvero possibile l’amore tra gli individui?
Il fatto è che, per fortuna, non basta negarlo, per fare sparire Dio. Molti atei fanno in realtà riferimento ad un principio superiore, di bene, che interiormente è vissuto come la personalità religiosa vive Dio.
Certo quando la negazione diventa sistemica, come è accaduto nei totalitarismi comunista e nazista, l’amore tra le persone tende a diventare problematico, e ad essere sostituito dall’obbedienza al Partito. Ciò continua ancora oggi, per certi versi, nelle sottoculture politiche che fanno riferimento a quelle realtà.
Secondo quanto Lei riporta nel libro La crisi del dono, molte donne, che diedero vita al movimento femminista negli anni ’70, si stanno oggi accorgendo della necessità di una rinnovata relazione tra uomo e donna. Non solo: anche il movimento degli uomini, presente in diverse forme anche in Italia, si sarebbe messo alla ricerca di una nuova visione. Quali sono i motivi di queste tendenze? E quali i possibili esiti?
Sia il disincanto femminista, che documento attraverso una serie di testi e posizioni note e autorevoli, sia il movimento degli uomini, cui ho sempre dedicato molta attenzione, sono realtà ormai affermatesi fin dagli anni ‘90. Per cui più che di tendenze parlerei di trasformazioni in corso da tempo, anche se meno visibili anche per via del prevalente silenzio loro riservato dalle comunicazioni di massa. Che preferiscono il mostro (o la star) in prima pagina, piuttosto che l’informazione sulla sottile e profonda trasformazione delle coscienze, inquietante anche per gli stessi operatori della comunicazione di massa, in gran parte devoti proprio a quella società secolarizzata del possesso, di cui appunto stiamo parlando.
In un suo precedente libro Felicità è donarsi. Contro la cultura del narcisismo e per la scoperta dell’altro (Sperling & Kupfer, 2004) ha osservato che le principali vittime della società del possesso sono i giovani “costantemente impauriti dalla rappresentazione del mondo come penuria” sottolineata spesso dal sistema mediatico. Quali consigli darebbe a questi giovani, che non di rado esprimono le loro paure anche nei temi svolti nelle aule scolastiche?
“Non abbiate paura”, come non a caso hanno più volte ripetuto gli ultimi due Papi. La sete di possesso si nutre della cultura (assai diffusa anche in ambienti cattolici, perché d’“effetto”) che sottolinea il bisogno rispetto al dono, la penuria rispetto alle risorse, la paura rispetto alla fiducia, il malessere rispetto al piacere.
Gesù è grato e felice che il vaso con l’olio prezioso venga versato ai suoi piedi, è il dono che aumenta le nostre risorse, è spargere il vaso che ne assicura il continuo riempimento. Siate generosi: ogni piacere profondo comincia, e continua, nel dono.
Non mancano comunque i giovani che si impegnano con convinzione per difendere una visione della vita portatrice di rinnovamento, dignità e felicità. Basta pensare a tutti coloro che si danno da fare nell’ambito dei movimenti pro-life. A tutti questi giovani quale strada suggerisce per una migliore riuscita nei loro traguardi?
Mi sembrano già sulla strada, magari più di me! La difesa della vita è una strada, che sprigiona potenti forze di rinnovamento. Da nutrire sempre, con la devozione all’amore, ed alla bellezza.
*(Intervista a Claudio Risé, a cura di Antonello Vanni, da “Il Sussidiario”, 13 luglio 2009)
23 luglio 2009
Lo spaventapasseri e la vera catastrofe
Angelino Alfano e Joseph Cassano. Ovvero: lo spaventapasseri e la catastrofe, oppure, il fantasma degli idioti e la concretezza del vero male. Poi ci sono Giorgio e Laura. Parto da questi ultimi. Sono due lavoratori italiani (storie vere), licenziato il primo e cassintegrata con azienda in fallimento la seconda, padre separato lui e fidanzata lei. Laura è incinta di due settimane, lo avevano pianificato, ma ora il problema è duplice: manca il reddito sicuro e all’orizzonte sale lo spettro di una vita co.co.pro o peggio, visto che anche il compagno è precario. Questo getta su di lei l’ombra della decisione più tremenda: abortire? La depressione le sta annebbiando l’esistenza, nonostante i suoi 29 anni. Laura affronta oggi un naufragio di speranze prima ancora di averci potuto provare. Giorgio ha guai ancor più seri: un affitto e mezzo da pagare che non può più permettersi, e dunque la scelta forzata è la riunione sotto un unico tetto con l’ex moglie e la figlia. Ma ciò significa il ritorno nella stessa gabbia di due persone che si erano sbranate fino alla rottura, e già allora le conseguenze sulla piccola erano state pesantissime, fa pipì a letto e non parla più. Lo spettro di ulteriori traumi sull’innocente lo angoscia, così come assilla l’ex consorte. Vi si aggiunge la madre di lei che è allettata e necessita della badante, ora impossibile da mantenere. Ogni mattina Giorgio preferirebbe non svegliarsi più, ma a 42 anni è difficile che la natura gli doni quella via d’uscita. Vita e disperazione ordinarie in Italia oggi, sofferenze che scardinano vite umane, rispettivamente a Vicenza e a Rimini.
Angelino Alfano è l’uomo che ha tenuto Berlusconi fuori dalle corti di giustizia, finora. Male, bene, dipende dalle opinioni. Poi c’è Joseph Cassano. E’ l’uomo che ha distrutto la vita di Giorgio e di Laura, del vostro vicino di casa, o di un vostro ex compagno di scuola e dell’azienda in cui lavorava con altri 80 operai, oppure dell’artigiano sotto casa, della famiglia sfrattata ieri nel vostro palazzo, di vostro padre, la vostra forse, quella di moltissimi altri italiani, dei loro figli nel futuro, e assieme a queste vite ne ha distrutte altre che ancora persino devono nascere e che per decenni a venire pagheranno per colpa sua, qui, in Italia, nella vostra città, nella vostra borgata. Poi ci sono i centinaia di milioni di altri disperati, sparsi per il mondo, distrutti da Cassano, ma qui non ci interessano.
Antonio Di Pietro non sa neppure chi sia Joseph Cassano. Marco Travaglio meno che meno. Grillo? Zero, buio. Michele Santoro? Idem. Voi lo sapete? Di Pietro, Travaglio, Grillo e Santoro sanno però alla perfezione chi è Angelino Alfano, ve ne parlano a tamburo battente, strillano che è colui per colpa del quale “La Democrazia è in Pericolo in Italia”, e chiamano all’azione migliaia di italiani per fermarlo. Ora veniamo a Joseph.
Parto dal semplice per andare man mano verso il complesso. Joseph Cassano era il dipendente del gigante assicurativo americano AIG che da solo e in poco tempo ha innescato la più grave catastrofe finanziaria dal 1929, che oggi soffoca il mondo economico globale. Dal suo ufficio di Londra, costui ha orchestrato una truffa finanziaria di tale entità e di tale gravità da aver lacerato, con i suoi contraccolpi in crescita esponenziale, l’intero mantello produttivo del pianeta. Giorgio e Laura ne sanno qualcosa ora.
Cassano dirigeva un ufficio della AIG chiamato AIG Financial Products, sede londinese, con 377 dipendenti. Una inezia d’ufficio, se si pensa che AIG contava 150.000 assunti prima del crack. Ma a Joseph venne l’idea di scommettere qualcosa come 500 miliardi di dollari che non aveva, né li aveva la AIG, vendendo polizze assicurative sostanzialmente scoperte, cioè senza possedere il denaro per poterle eventualmente onorare. Tali polizze assicuravano le banche internazionali contro il rischio che i loro prestiti/mutui potessero rimanere scoperti, cosa che può accadere quando i titolari dei mutui/prestiti per svariati motivi dicono “non abbiamo più una lira da darvi”. In termini tecnici quelle polizze si chiamavano Credit Default Swaps. Cassano pensava: “Vuoi che tutte ste banche vengano tutte insieme a incassare le polizze tutte nello stesso periodo? Impossibile, per cui io intasco i loro soldi e se va male ne dovrò liquidare due o tre al massimo, cioè gli scoperti ordinari”. Joseph Cassano non fece a tempo a finire di pensare quella frase che praticamente tutte le banche del mondo da lui assicurate gli si presentarono in ufficio e gli dissero: “C’è stato un crack in America, qui i debitori non ci danno più un soldo, possiamo incassare le polizze signor Cassano?”. Panico. La AIG scopre così di avere un buco di 500 miliardi di dollari, le banche si ritrovano con scoperti per trilioni di dollari che nessuno gli ripagherà (1 trilione = mille miliardi di $), e cosa fanno? Chiudono i rubinetti del credito. Senza credito le aziende colano a picco, i mercati si fermano, l’economia crolla e i lavoratori pagano col 'sangue'. Ecco come Giorgio e Laura, a Vicenza e a Rimini, piangono oggi sulla rovina della loro vita e sul naufragio dei loro sogni. Tutto ciò avviene negli ultimi 2 anni.
Torniamo dall’inizio, e fate attenzione, perché la storia che segue vi mostra come lavorano i veri Padroni del Mondo, i veri attentatori alle vostre vite e i veri padroni di Silvio Berlusconi, cioè coloro che nessuno dei ‘paladini’ dell’Antisistema italiano si sogna di combattere, mentre vi fanno perdere tempo dietro a minuzie.
La catastrofe di cui sopra monta, esattamente come monta una tempesta tropicale, in anni non troppo lontani, cioè durante l’era Clinton (1993-2001), quando in America qualcuno pensa che la speculazione finanziaria può rendere molto di più se i governi la piantano di mettere i bastoni fra le ruote degli investitori. Ed è così che un drappello di politici sia repubblicani che democratici ottengono l’approvazione di una legge chiamata Gramm-Leach-Bliley Act, che liberalizza le transazioni finanziarie a scopo speculativo. Gli sponsor della legge sono il repubblicano Phil Gramm e i democratici Robert Rubin e Larry Summers, oggi consiglieri di Obama (sic), nonché Joe Biden, oggi vice-presidente (sic). Clinton la firmò nel 1999. Essa tagliava le ali a un’altra legge USA, la Glass-Steagall, che anni prima aveva voluto mettere un freno alla finanza selvaggia. Dietro le quinte, il lavoro delle lobbies bancarie e assicurative che avevano speso 350 milioni di dollari in finanziamenti ai politici giusti. A quel punto gli uomini di Wall St. e della City di Londra avevano briglia sciolta. Con l’aiuto dei migliori giovani matematici neolaureati, si misero a creare dei prodotti finanziari diabolici, astrusi, ma micidiali, che gli facevano guadagnare milioni di dollari in un battibaleno. Tali prodotti erano, e sono, così complessi che il Financial Times di Londra dovette incaricare Jillian Tet e il suo team di economisti di studiarli, cosa che li impegnò per anni prima di capirci qualcosa. Nel 2006 il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Calude Trichet, aveva già detto anch’egli testualmente “…non li riesco a capire”. Si trattava in maggioranza dei famosi Derivati, cioè prodotti finanziari il cui valore ‘deriva’, o meglio è garantito, dal valore di qualcos’altro. Esempio: vendono un prodotto finanziario a te in Italia dicendoti che ti renderà tot % all’anno. Tu gli dai i soldi, loro incassano, ma non ti dicono che quel prodotto è garantito dal mutuo di un altro tizio che sta a Chicago o a Bangkok, per esempio. Se il tizio di Chicago o di Bangkok paga le rate in regola tutto fila liscio, ma se per disgrazia smette di pagarle? I Derivati sono anche mille altre cose (come i Credit Default Swaps di cui sopra), ma sono sempre scommesse sul valore di qualcos’altro. Sono azzardi scellerati che oggi si sono sparsi per il mondo per un valore totale di… rullo di tamburi… 525.000 miliardi di dollari, tre volte il PIL mondiale, e questo grazie soprattutto al Gramm-Leach-Bliley Act di cui sopra.
Fra questi azzardi finanziari c’erano anche una colossale montagna di mutui dati agli americani senza tanti controlli, chiamati ‘sub-prime’, dati cioè a gente la cui posizione finanziaria era incerta ma che pensava di poter pagare le rate grazie al fatto che in America c’era una bolla immobiliare stupefacente in continua crescita. Cosa vuol dire? Vuol dire che John Smith lavoratore precario comprava una casa con un mutuo ‘sub-prime’ per 250.000 dollari, ma la casa nel giro di sei mesi aumentava di valore (bolla immobiliare) di 30.000 dollari, nel giro di un anno di 80.000, e via dicendo. Mr Smith poteva così sentirsi sicuro di poter ripagare il mutuo con facilità. Riassumendo: le banche USA davano via mutui come noccioline a chicchessia, i signori chicchessia sfruttavano la bolla immobiliare per ripagare i mutui e, attenzione ora, sapete cosa hanno pensato di fare le banche? Hanno pensato di impacchettare tutti questi mutui faciloni (sub-prime) e di vederli in giro per il mondo sotto forma di prodotti finanziari, cioè proprio quei prodotti Derivati di cui sopra (l’esempio di Chicago o Bangkok). Ma come tutte la bolle speculative, anche quella immobiliare americana scoppiò di colpo. Il mercato dell’immobile in America perse vertiginosamente 7 trilioni di dollari, di cui 1 trilione era stato sborsato dalle banche sotto forma di questi mutui scellerati. Eccoci all’AIG. Moltissimi debitori americani smisero di pagare le rate, la banche si trovarono con miliardi di dollari di scoperto, chi nel mondo (cittadini e banche come Unicredit) aveva comprato i derivati garantiti da quei mutui americani si trovò fregato, e quando le banche si rivolsero all’AIG per riscuotere le polizze fasulle di Joseph Cassano tutto andò in pezzi. Inclusa la vita di Giorgio e Laura.
Questa spirale disastrosa, pensate, sta costando all’intero sistema bancario americano e inglese la bancarotta. Cioè, in parole povere, con un buco che supera i 3.600 miliardi di dollari si può dire che i sistemi bancari di USA e GB siano in effetti falliti. Nella sola Inghilterra, una singola banca aveva uno scoperto per un ammontare superiore all’intero PIL nazionale. Le conseguenze nel mondo sono sotto gli occhi di tutti, e dritto in casa vostra oggi. Va fatta qui una prima riflessione: vi rendete conto che i giochi di una manciata di individui che distano dall’Italia migliaia di chilometri possono lacerare le vite degli italiani con una distruttività mille volte superiore a qualsiasi Lodo o processo berlusconiani? C’è qualcuno qui che vi sta mobilitando per difendervi? Nessuno. Perché? Perché a Di Pietro e a Travaglio non gliene frega un accidenti delle famiglie italiane vere, e del pericolo democratico che proviene da disastri del genere. Gli importa solo di quel nugolo di borghesi col deretano parato (dai genitori, spesso) che vanno a formare la maggioranza dei loro elettori/fans, e che fanno la loro fortuna politica/economica. Giorgio e Laura neppure li considerano.
Torniamo ai giochi finanziari scellerati. Gli istituti finanziari internazionali protagonisti di questi crimini facevano anche di peggio. Per esempio il cosiddetto ‘Banner Swapping’. La banca Tizio e la banca Caio si scambiavano 1 miliardo di dollari di Derivati, che come sappiamo avevano valore di carta straccia. Ma entrambe le banche scrivevano sui libri contabili che quello scambio era invece un incasso. Con un ‘incasso’ di 1 miliardo di dollari le azioni di quelle banche schizzavano in alto, e i manager si intascavano dei premi personali favolosi (i bonus). Il fatto poi che tutto questo fosse fasullo, veniva lasciato al futuro, chi se ne importa. Ma nel futuro ci sono le nostre vite di lavoratori, di cittadini, ci sono gente come Giorgio e Laura.
I bonus sono centrali per capire la filosofia politica che sta alla base non solo di questa catastrofe globale, ma anche di tutto il pensiero del Libero Mercato. Essa si riassume così: se io banca/investitore vinco intasco i profitti (i bonus ecc.), se perdo pagano i cittadini (gli Stati). E infatti oggi in tutto il mondo sono i contribuenti che stanno sborsando trilioni di dollari per salvare banche, banchieri, investitori e soci. Un dato: Obama sta elargendo quasi 3.000 miliardi di dollari al mondo finanziario in bancarotta, cioè ai Cassano d’America. Confrontate questo con i miseri 19 miliardi di dollari che il presidente USA ha garantito contro il fallimento della General Motors, dove chi lavora non sono yuppies rampanti con lo yacht a Malibù, ma gente vera con famiglie vere come Giorgio e Laura. Una logica scandalosa. Di fatto, essa si traduce in quelli che l’economista premio Nobel Joseph Stiglitz ha chiamato “gli incentivi perversi” a scommettere col destino di milioni di lavoratori e di cittadini, poiché, ribadisce Stiglitz, i ricchi “intascano enormi profitti se le cose gli vanno bene, ma non pagano nulla se gli vanno male”, infatti chi paga siamo noi tutti. Un altro Nobel dell’economia, Paul Krugman, ha definito tale filosofia “socialismo al limone: le perdite sono dei contribuenti e i profitti sono degli investitori privati”. E sapete come hanno fatto gli squali di Wall St. a ottenere questi indecenti favoritismi che noi tutti paghiamo? In due modi: primo, hanno elargito al buon presidente ‘progressista’ Barack Obama 38,6 milioni di dollari in campagna elettorale nel 2008; secondo gli hanno detto “poiché in questo disastro di Derivati nessuno ci capisce nulla a parte noi che li abbiamo creati, è meglio che non ci affondi, se no affondate tutti con noi”. Italiani inclusi.
E in Italia stanno accadendo cose simili. Perché anche da noi i vostri soldi stanno finendo nelle tasche degli scellerati, o di coloro che, per causa di questi criminali Padroni del Mondo, stanno oggi fallendo nella disperazione di migliaia di famiglie. Nel solo marzo del 2009, il governo di Roma ha stanziato 12,8 miliardi di euro per salvare il settore bancario e quello auto/elettrodomestici. Per darvi le proporzioni, è una cifra quasi identica a quella della finanziaria di quest’anno (13,1 miliardi), con la quale si sarebbe potuto aiutare tutt’Italia, incluso quel 38% delle famiglie italiane in difficoltà nella cui vita il lodo Alfano conta come un peto, e la cui capacità di partecipare alla vita democratica è distrutta quotidianamente dal perenne affanno per arrivare a fine mese.
Ma al peggio non c’è mai fine. Si è appena descritto in termini concreti uno degli agghiaccianti pericoli per le democrazie mondiali (già verificatosi) e per il welfare di milioni di cittadini, che costituisce, assieme a molto altro ahimè, la vera minaccia democratica a noi persone comuni, Italia inclusa, e di fronte a cui gli scandali strombazzati dai ‘paladini’ dell’Antisistema italiano sono minuzie. Viene dunque da chiedersi: cosa si sta facendo per combattere tali pericoli? Casa si è fatto? La risposta è disperante, e di nuovo è materia nascosta a quasi tutti voi e su cui i vostri ‘paladini’ tacciono. Durante l’ultimo G8 all’Aquila, sono state annunciate misure per ridare ordine alla finanza internazionale. Sono palliativi cosmetici. Nella realtà accade questo: il governo americano, che è quello che conta, ha chiamato per ripulire i disastri di questa crisi globale gli stessi personaggi infami che l’hanno creata. Invece di punire gli scellerati investitori, invece di fargli perdere ciò che avevano scommesso sulla nostra pelle, invece di farli fallire e di impiegare il denaro pubblico per la gente in difficoltà, Obama e il suo ministro del Tesoro Timothy Geithner hanno offerto agli Hedge Funds (il peggio degli scellerati di Wall St.) e ad altri gruppi di investitori selvaggi una montagna di denaro facile affinché comprino i debiti delle banche fallite, e cioè quei famosi Derivati carta straccia che anche noi abbiamo comprato. E’ l’ennesima truffa che ci distruggerà il futuro, a New York come a Teramo. Funziona così, e cerco di farla semplice: questi investitori hanno ricevuto da Washington l’85% del denaro necessario per comprare quei debiti, mentre loro ne metteranno solo il 15%. Se i Derivati che comprano dalle banche asfissiate ritorneranno a guadagnare, gli investitori sopraccitati si intascheranno i profitti; se invece rimarranno carta straccia, essi ci rimetteranno solo il 15%, perché l’85% lo ha messo il governo USA (cioè i contribuenti) e non è da restituire (i fondi così regalati si chiamano Non-Recourse Loans). Forse è difficile da capire, ma fidatevi, è così, è il solito “socialismo al limone: le perdite sono dei contribuenti e i profitti sono degli investitori privati”.
Ciò che più importa, però, è che in tale modo si è ricreata una vera Cupola mondiale di investitori privati collusi col governo più potente del mondo, di fatto una colossale impresa zeppa all’inverosimile di questi prodotti finanziari esplosivi, che se esplode di nuovo ci trascinerà tutti in un abisso mai visto nella Storia dell’economia. Di nuovo, al timone di questo ordigno nucleare della finanza impazzita ci sono gli stessi personaggi che hanno causato il presente disastro economico planetario (Summers, Rubin, Liddy ecc.), perché sono gli unici che ne capiscono qualcosa. Noi, i cittadini, e pure i nostri politici, ne siamo esclusi del tutto, anche se le conseguenze di un eventuale nuovo crack, lo ripeto, le pagheremo noi, i nostri figli, il nostro futuro, in ogni singolo atto della nostra vita di comunità, e col ‘sangue’. Per tali motivi, quanto è già accaduto e qui descritto, e quanto sta accadendo, sono la vera minaccia alla democrazia che pende sui nostri capi oggi. Una minaccia agghiacciante, poiché la Storia ci insegna che nulla indebolisce la democrazia dei cittadini come il terrore economico, di cui i Padroni del Mondo sempre approfittano per ledere i nostri diritti. Ne capite la gravità? Capite perché la Società Civile Organizzata italiana, oggi ipnotizzata dai nostri falsi ‘paladini’, dovrebbe accantonare Alfano e occuparsi con ogni sua forza di Cassano? Quando la democrazia è alla fase terminale, esistono priorità urgenti, e gli sbraiti di Grillo, i libri fotocopia di Travaglio e le idiozie per mezzo stampa di Di Pietro non lo sono. L’ossessione contro Berlusconi oggi non lo è. Anzi, ci distraggono dal salvarci la vita.
Paolo Barnard
Fonte: www.paolobarnard.info
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