Il 2010 sarà come il 1930, o simile al 1937? Sarà diverso questa volta? Quando uno stato-nazione che in passato aveva un'alta produttività si autodistrugge con l'inflazione, quelli che rimangono indenni possono assorbire il colpo e, nel tempo, tirare fuori dai guai quello colpito. È stato il caso della Germania negli anni '20. Nel caso attuale la maggior parte delle economie mondiali sono in ginocchio, alcune più danneggiate di altre. Chi può rendere possibile il recupero questa volta? Non c'è nessuno. Non sarà la Cina, poiché molti sostengono che soffrirà lo stesso collasso sistemico sperimentato dagli Stati Uniti, dall'Europa, dalla Russia e dai paesi del Sud America. I paesi vicini alla Cina, come Giappone, Taiwan, Corea, India, Indonesia e altri, seguiranno i caduti. Le complessità incrociate degli affari e della finanza internazionale li hanno imbrigliati tutti in una ragnatela di collasso sistemico. Quelli che possono, devono tentare di salvarsi imponendo una massiccia inflazione. Sebbene potrebbe funzionare per qualche mese, alla fine imploderà tutto. Vi prego di prestare attenzione alle seguenti parole di John Pugsley, dal titolo “Common Sense Viewpoint” ("Il punto di vista del buon senso", ndt) così come riportate in “Golden Insights” ("Preziose intuizioni", ndt) di James U. Blanchard III 1997. "L'inflazione distruggerà il debito. La risposta finale a tutte le discussioni (inflazione contro deflazione) resta nelle mani della Federal Reserve (la banca centrale degli Stati Uniti d'America, ndt) e del governo. Entrambi sono estremamente impegnati nel prevenire un collasso finanziario o la recessione. Finché loro saranno d'accordo a stampare dollari in modo da supportare i creditori in difficoltà, il ciclo andrà avanti. Quello che la maggior parte dei deflazionisti sbagliano a considerare è che l'inflazione distrugge il debito". "Con l'inflazione i creditori vincono e i debitori perdono. I deflazionisti non si rendono conto del fatto che se l'inflazione della disponibilità monetaria continua, cosa che succederà, ci sarà bisogno di deflazione. Tutto il debito del mondo può essere estinto creando potere d'acquisto... e questo è proprio quello che sta succedendo... i problemi relativi al debito saranno risolti, ma non saranno risolti attraverso la liquidazione dovuta a bancarotta e collasso. Saranno risolti attraverso la creazione di denaro. Stiamo per assistere alla più grande ondata di inflazione della storia del mondo. Vi conviene non trovarvi dalla parte sbagliata del dollaro." John Pugsley in "Common Sense Viewpoint" Siamo d'accordo con il signor Pugsley, ma questo scritto risale a qualche anno fa. Ci sentiamo di suggerire che al momento, con le nazioni precedentemente più produttive che diventano vittime sia dell'inflazione-iperinflazione che del collasso sistemico, il finale potrebbe essere peggiore di quanto previsto. Il nostro pronostico è che ci sia prima inflazione, poi ad un certo punto iperinflazione. Cosa succederà tra queste due fasi? Se dal nostro punto di vista quest'impresa richiederà almeno 2-3 anni, nessuno può saperlo con certezza. Prevediamo che il 2010 sarà uno dei peggiori anni della seconda grande depressione, o meglio, suggeriamo che il 2010 sarà il secondo ciclo di svariate fasi depressive. Il fallimento di Lehman e i crolli ad esso correlati furono solo la prima fase. Prima che la seconda fase terrorizzi i mercati globali, consigliamo di correre ai ripari. I debiti, sia pubblici che privati, non sono stati pagati in alcuna misura. A peggiorare la situazione, nuovi debiti continuano ad affliggere le banche centrali, le banche nazionali, i consumatori e il commercio. Per poter trovare una base comune e rendere possibile un recupero, questi debiti devono essere pagati, ci si può rifiutare di pagarli o cancellarli con l'inflazione. Per ora tutte queste soluzioni si stanno mettendo in pratica, ma, per quanto in fretta si risolvano i vecchi problemi, altri continuano ad accumularsi aggravando le difficoltà. Mentre i governi sono impegnati a cancellare il debito con l'inflazione, attraverso la creazione di moneta; ovvero stampando grandi quantità di dollari, banconote e obbligazioni privi di copertura, il loro peso è semplicemente insostenibile dal punto di vista matematico. Gli aggiotatori hanno superato il punto di non ritorno. Non ci sarà ripresa fintanto che non avverrà un'importante crollo. Questa soluzione è la risposta rapida e sleale alla cancellazione finale di tutti quei debiti. Pensiamo che avverrà in fasi e in modo spasmodico. Il Giappone è nelle condizioni peggiori, con un rapporto debito pubblico su PIL che si attesta oggi al 270%. Con una popolazione invecchiata e senza il numero sufficiente di giovani che occupino i posti di lavoro lasciati liberi, la deflazione è tornata e il mercato immobiliare giapponese sta ottenendo grandi successi. Gli Stati Uniti e l'Europa, esclusa la Gran Bretagna, hanno il 125% di debito su PIL, con la Gran Bretagna al 105%. (fonte: Societe Generale) Il dollaro statunitense gioca un ruolo molto importante in questo contesto. Dal momento che corrisponde circa all'85% della valuta di riserva, a seconda di come va il dollaro andrà il sistema globale. Sfortunatamente il dollaro può cadere ancora molto, e per questo mese di Dicembre 2009 può sprofondare fino ad un indice di 70.00-72.50 rispetto ai prezzi odierni. Ci aspettiamo che nell'arco dei prossimi tre anni il dollaro possa arrivare ad un minimo storico di circa 40-46. I titoli di borsa sono malridotti, e subiranno a breve un calo del 5-20%. Ci aspettiamo che il prossimo calo sarà blando e che i nuovi acquisti potranno ricominciare a Gennaio 2010 e proseguire durante la primavera. Il Dow Jones potrà facilmente raggiungere un valore base di 8850 per poi tornare a risalire. L'indice S&P [1] dovrebbe attestarsi a 950. Nel frattempo, potremmo assistere ad un taglio dell'11-12% di Dow Jones ed S&P. Il picco massimo del prezzo dei titoli potrebbe arrivare tra fine Maggio e Luglio 2010. In questo periodo, cinque eventi particolarmente negativi colpiranno l'economia e i mercati globali simultaneamente. E sono: (1) la perdita di 40-50 miliardi in dollari statunitensi attraverso malfunzionamenti di carte di credito; (2) le vendite di case, nuove e di seconda mano crollerà con tale violenza nella prima metà del 2010, che questo mercato si potrà considerare letteralmente in caduta libera. Ci saranno tra i 7 e i 10 milioni di nuovi mutui inadempienti, la maggior parte dei quali nella categoria standard (non di tipo subprime, [2]), a causa di perdite di lavoro; (3) le vendite di auto nella prima metà dell'anno saranno così basse che i produttori presenteranno istanza di fallimento; (4) i prestiti per beni immobili commerciali manderanno in rovina le società immobiliari e i loro progetti, tra quelli esistenti, in via di realizzazione e quelli solo pianificati; (5) le compagnie di assicurazione avranno un numero talmente alto di contratti inadempienti nel settore immobiliare che rischieranno di venir meno ai propri obblighi nei confronti di qualche direttiva d'emergenza del governo nel secondo TARP (Troubled Assets Relief Program, il piano di sostegno del governoamericano per il settore finanziario, ndt). Ad un certo punto, anni fa, le prime 20 compagnie assicurative potevano letteralmente controllare l'economia degli Stati Uniti. Possiedono grandi quantità di risorse in beni mobili, immobili ed obbligazioni a breve termine. Le valutazioni immobiliari crolleranno in media, su tutto il territorio degli Stati Uniti, di un altro 30%. Un anno fa credevamo che i prezzi degli anni '80 si sarebbero attestati come quelli minimi. Oggi si prendono in considerazione quelli degli anni '70. Il numero di case per cui è stato precluso il riscatto dell'ipoteca è maggiore negli ultimi 12 mesi che nell'intera decade della prima grande depressione degli anni '30. La mattina di lunedì 23 Novembre 2009, è stata riportata la notizia di una crescita del 10.1% nella vendita delle case. Questo non è nient'altro che l'effetto di vendite a prezzi bassi sollecitate da prestiti privati [3], aiuti del governo per abbassare i pagamenti degli acconti iniziali e le politiche di crollo dei prezzi ottenute dalle classi sociali più disagiate. Il mercato immobiliare rimane in uno stato di collasso internazionale. L'ultimo grande creditore, l'FHA (Federal Housing Administration, ndt) versa in gravi condizioni. L'inflazione è ora al valore non segnalato del 7% ed è in crescita. A partire da Maggio 2010 comincerà a colpire duramente, in primo luogo su quel terzo di popolazione statunitense con salario base e disoccupata. Gran parte dei loro introiti sono spesi in cibo ed energia. Queste due voci sono tra le prime ad essere colpite dall'inflazione. Coloro che possiedono auto nuove e acquistate in leasing faranno uso del cosiddetto "jingle mail" [4]. Dovranno riportare macchine e camion nuovi ai parcheggi dei commercianti, restituire le chiavi e smettere di pagare. Abbiamo visto questo meccanismo verificarsi con le case negli ultimi 1-2 anni. I parcheggi si riempiranno di auto e camion nuovi o seminuovi. Il loro valore precipiterà. Molte di queste restituzioni verranno dal programma "Cash for Clunkers" (letteralmente "contanti in cambio di vecchi macinini", ndt) per chi è rimasto incastrato da pagamenti di auto e camion che non possono permettersi. I fabbricanti di auto GM (General Motors, ndt) hanno previsto vendite negli Stati Uniti di 11 milioni nel 2010 con una nuova ripresa. Non ci sarà alcuna ripresa e le vendite potrebbero far scivolare l'intera industria fino a 7 milioni o meno per il 2010. E nel 2011 le cose si metteranno anche peggio. Le rinunce alle auto cresceranno e i sindacati lanceranno il loro grido d'allarme al presidente Obama. Lui troverà un rimedio finanziario temporaneo per l'industria moribonda. I consumatori non avranno potere d'acquisto, a credito o in contanti non fa alcuna differenza. Quelli con contanti li conserveranno, si metteranno al riparo e aspetteranno che la fine delle difficoltà. Le iscrizioni ai sindacati delle auto diminuiranno rapidamente. Gli acquisti di auto a credito si ridurranno ad un numero sempre più esiguo. Il settore del petrolio greggio e dell'energia ha un ruolo fondamentale in entrambe le direzioni. Oggi vediamo che il prezzo del petrolio si attesta ad 80$ con limiti inferiori appena sotto i 70$. I principi di base mostrano che un eccesso di offerta durante un periodo di depressione/recessione ha come effetto di diminuire la domanda. D'altra parte, l'inflazione dei prezzi sta crescendo su un dollaro sempre più debole e continuerà a crescere. Ci aspettiamo di vedere il greggio raggiungere i 50$, e poi tornare indietro e risalire a 100$ a causa dell'inflazione. La benzina seguirà questo andamento, dato che alcune raffinerie stanno chiudendo per via di perdite operative e non se ne stanno aprendo di nuove. Fondamentalmente sarà l'inflazione a vincere sull'aumento dei prezzi. Infine, tornerà ad esserci scarsità di prodotti. La depressione normalmente e storicamente dura dieci anni. Potrebbe volerci esattamente lo stesso tempo affinché i consumatori possano saldare i propri debiti e tornare in condizioni di normalità. I tassi d'interesse sono cresciuti, ma con debiti così alti e aumenti di salario piccoli o nulli di fronte ad un'inflazione nuova e così violenta, i consumatori saranno economicamente massacrati. I creditori e le banche attraverseranno nuovamente un periodo di difficoltà. Alle banche sono rimaste ben poche idee su come ottenere entrate da prestiti concessi, a parte la compravendita. Mentre la Goldman Sachs guadagna milioni di dollari alla settimana in questo modo, la maggior parte delle banche non sono attrezzate e si sono pochi operatori finanziari in grado di fare questo lavoro. Poiché chi si occupa di questi problemi per conto di Obama sta affliggendo i grandi operatori imponendo limiti alle entrate, questo rende le cose più complicate, al punto che queste persone preferiscono andarsene a lavorare all'estero, dove possono avere salari illimitati. Il mercato obbligazionario è così immenso che gli ci vuole tempo per rovesciarsi e colare a picco. Le banche centrali dell'Asia e degli Stati Uniti sono state le nostre principali acquirenti di valuta estera. Se da un lato continuano ad aquistarne per poter mantenere uniti i mercati, dall'altro stanno: (1) preferendo le valute a breve scadenza rispetto a quelle a lunga scadenza, (2) convertendone parzialmente l'acquisto al settore delle materie prime. Con lo Yen più forte, il Giappone è sempre più impegnato in complicati viaggi per l'acquisto di risorse, come la Corea del Sud. Sono entrambi in cerca di grano, oro, olio, gas naturali ed altre materie prime che non possiedono. Le obbligazioni ad alto rischio e ad alto rendimento potrebbero perdere fino ad un terzo del loro valore attuale solo il prossimo anno. L'acquisto di buoni del tesoro e di obbligazioni continuerà fino a che "la fiducia e il credito totale" verranno meno. Alla fine collasseranno, ma in tempi molto lenti, a causa delle dimensioni di questi mercati. Siamo convinti del fatto che nessuna obbligazione sia sicura. Quelle municipali sono considerate tra le più sicure. Ma cosa succederà quando città, paesi, contee e stati saranno così in bancarotta da non poter pagare gli interessi? Le loro imposte fiscali precipiteranno. Alcune sono più sicure di altre, ma per quanto tempo? Chi è in grado di indicare un limite? Nessuno, perché sarebbe una mossa troppo politica. Molti stati che fanno parte degli USA sono finanziariamente falliti o stanno per esserlo. Si è scoperto che almeno un terzo dei soldi ottenuti attraverso il TARP è stato usato per salvare gli stati dalla bancarotta. Questo provocherà un'escalation, perché i soldi federali del TARP non possono aiutarli abbastanza in fretta e in quantità sufficiente a mantenerli uniti. Ci si aspetta che l'occupazione nei vigili del fuoco e nella polizia diventerà sempre più scarsa, a discapito della sicurezza in varie comunità. Dieci stati si trovano in condizioni finanziariamente critiche e 47 sono in lista per diventarlo. New York, New Jersey, Connecticut, Michigan, Ohio, Florida, Arizona, Nevada e California sono gli stati che versano nelle condizioni peggiori, poiché soffrono la mancanza di entrate fiscali da parte di aziende e consumatori falliti. Ci si aspetta che la California sarà tra i primi ad andare fuori controllo. Continuano ad escogitare nuove tasse e non lavorano sulla riduzione delle spese. Quando alcuni stati affronteranno il collasso totale ci troveremo in breve tempo in condizioni pessime. Il Michigan è tra gli stati in condizioni peggiori. La maggior parte degli stati stanno spendendo fino all'ultimo centesimo. Si rifiutano di ridurre i costi, poiché lo considerano un suicidio politico. Spenderanno fino a che non avranno più nulla, e quindi chiederanno aiuto al governo federale. La Cina si trova nei guai, poiché i consumatori statunitensi hanno smesso di acquistare da loro. Il loro TARP per la prima parte dell'anno era superiore a quello degli Stati Uniti sia in quantità che in rapidità di spesa. Si stima che abbiano speso in quattro mesi, tra Gennaio e Maggio 2009, all'incirca 600 miliardi di dollari, la maggior parte dei quali indirizzati a progetti che si trovano in condizioni di sovracapacità. La mancanza di acquisti da parte degli Stati Uniti ha causato un crollo delle esportazioni per la Cina di circa il 25%. Inoltre, è da notare che l'economia cinese è circa un quarto di quella statunitense. Ci sono centinaia di fabbriche cinesi inattive e milioni di lavoratori licenziati senza nuovo impiego e senza grandi prospettive di lavoro. D'altra parte, milioni di fattorie di sussistenza sono state vendute per cercare lavoro in città. Ora che il lavoro non c'è più, e non ci sono nemmeno le fattorie che avrebbero potuto garantire cibo, nel 2010 ci aspettiamo un collasso più o meno rapido della Cina, con disordini e altri problemi sociali. La Cina ha bisogno di 24 milioni di nuovi posti di lavoro all'anno solo per rimanere in pari e sono ben lontani dal poter realizzare numeri come questi; non basta che la crescita di nuovi impieghi migliori. Se la preoccupazione che la Cina non sia più in grado di acquistare i nostri (degli USA, ndt) buoni del tesoro diventasse reale, il governo degli Stati Uniti potrebbe fermare gran parte delle importazioni premendo sulle tariffe doganali. A quel punto la Cina si ritroverebbe con una disoccupazione alle stelle, beni ammucchiati senza possibilità di vendita e con un trilione di dollari in obbligazioni e carta moneta statunitense di pochissimo o nessun valore. Subirebbero un colpo da 1 trilione di dollari statunitensi e rimarrebbero bloccati con montagne di merce invendibile. La ricaduta sociale sarebbe catastrofica. La Cina deve continuare ad acquistare obbligazioni statunitensi per poter mantenere le esportazioni in movimento; sebbene ad un livello ridotto. Se le importazioni dalla Cina dovessero cessare, i lavoratori americani potrebbero trovare qualche forma di impiego a salari bassi nelle industrie statunitensi riaperte, con un ritorno alla manifattura. Dopo tutto, dove troverebbe la Wal-Mart [5] i beni da vendere nei propri negozi? Ci auguriamo il meglio, speriamo che la Cina riesca a sopravvivere affrontando solo una lieve recessione. Con le finanze e i mercati globali così fragili e distrutti gli concediamo una possibilità su cinque di farcela. Piuttosto, in un'economia sotto il comando del comunismo cinese, l'imminente dislocazione potrebbe essere leggendaria. Ambrose-Evan Pritchard, lo stimato autore per The London Telegraph ha detto: "L'economia mondiale sta ancora pattinando su una sottile lastra di ghiaccio. L'ovest è saziato dal debito, l'est dai (troppi) stabilimenti. La crisi è stata (apparentemente) contenuta azzerando le tasse e creando una bufera fiscale, distruggendo così gli equilibri di sovranità. Ma il cuore del problema rimane. I paesi anglosassoni e i Club Med stanno stringendo la cinghia, tuttavia l'Asia non sta producendo abbastanza domanda (interna) per compensare. Sta producendo scorte."(fonte: "organic Chinese demand is barely beginning"[6]). "Dal mio punto di vista i mercati continuano a negare la rovina strutturale dovuta alla bolla di credito. Ci sono altre due problemi da affrontare: la bolla di investimenti in Cina e lo scandalo delle banche in Europa. Temo che solo dopo potremo fare piazza pulita e ricominciare, molto lentamente, un nuovo ciclo." Siamo d'accordo con il signor Pritchard, ma la Cina ha anche altre bolle speculative, nelle auto, nei beni immobiliari, nel mercato azionario, nell'immensa carenza di acqua e nell'inquinamento. Se queste dovessero scoppiare una per volta, potrebbe essere gestibile. Ma potremmo vederne scoppiare più di una alla volta. In questo caso, la Cina potrebbe smantellare l'intero sistema globale. Si faccia caso agli effetti della recente paura derivata dall'inadempienza di Dubai per 80 milioni di dollari. L'istruzione, specialmente tra i college e le università, ha subito un duro colpo poiché gli studenti si domandano se spese dell'ordine di 40.000 fino a 80.000 dollari valgano la pena in queste condizioni economiche. I ragazzi appena laureati, con buoni voti, ma nessuna esperienza lavorativa, fanno più fatica a trovare lavoro. Le persone con esperienza ottengono i pochi lavori rimasti, dato che i datori di lavoro hanno un ventaglio di scelte più ampio e possono essere molto esigenti. Inoltre, non hanno tempo né soldi per la formazione. Molti ragazzi ottengono istruzione tramite internet, fanno formazione lavorando e accettano ogni tipo di lavoro pur di avere una busta paga. Gli insegnanti delle scuole pubbliche con più anni di esperienza che lavorano nell'istruzione primaria e secondaria [7] sono stati sfoltiti per assumere nuovi e più economici neolaureati. Gli insegnanti di lingue straniere, assieme a quelli di matematica e scienze sono ancora i preferiti. Ci si aspetta un aumento nell'istruzione domestica, dato che gli insegnanti licenziati lavorano a casa con i propri figli e accolgono altri ragazzi dietro pagamento. Il sistema dell'istruzione pubblica è in serio pericolo. La gente non può più permettersela. Poiché il governo statunitense ha permesso anni fa che si accumulassero pile di carte burocratiche, almeno un terzo del budget rivolto alla scuola pubblica deve essere devoluto a lavoro stupido, costoso e politicamente corretto. È un'enorme perdita di cui soffrono studenti ed insegnanti. Ci aspettiamo inoltre un aumento degli incidenti stradali, dovuti a lavori e riparazioni stradali procrastinati. I ponti possono cadere e le pavimentazioni danneggarsi, causando altri danni. Le comunità con le tasse più alte verranno abbandonate, soprattutto dagli adulti con figli già fuori casa. In questo modo New York ha perso circa 6 miliardi di dollari in tasse non riscosse. Questa tendenza è ancora più veloce. Assistiamo a pensionati che vendono le proprie case perché non possono permettersi di pagare le tasse sui beni immobiliari. Si spostano verso stati con tasse più basse e comunità più piccole che offrono meno servizi. Gran parte dei servizi offerti dalle grandi città non sono necessari e i consumatori non sono in grado di pagarli. Immaginate la città di Detroit tremenamente desertica. Bisogna occuparsi del commercio di oro e argento I manager e gli operatori finanziari non sono sposati ai mercati e si muovono a seconda di dove si trovano idee che fruttano. I titolo di oro ed argento possono crescere e calare nel breve termine, ma poi decolleranno nelle controtendenze del 2010. I grandi investitori hanno scommesso sulle merci sicure, come oro, argento, grano, rame, platino e altri. Acquistano regolarmente a partire dal Labor Day [8] fino a Maggio, sopportano le flessioni e negoziano in media ogni 50 e 200 giorni. Con il dollaro in caduta, tali manager prevedono grossi guadagni in questi mercati. I futures [9] dell'oro erano scambiati a circa 1.200 dollari questa mattina (1 Dicembre). Prevediamo un lieve calo nel breve termine, seguito da un'altra ondata di acquisti. Le politiche governative per lo più falliscono Il programma liberale e innovatore studiato da Obama per trasferire ricchezza non funziona. La popolarità del presidente sta sprofondando insieme al suo programma. Il problema principale è l'incapacità del governo ad uscire dalla crisi dell'occupazione. Continuano a scavare, mentre mettono le basi per le idee sbagliate, creando confusione maggiore e più profonda. Questo aumenta l'attrattiva dei metalli preziosi e altri beni di questo tipo. La disoccupazione è il problema economico prioritario. Il dollaro è la base di svariati mercati. A Dicembre il dollaro calerà ancora. Lasciate perdere le linee oblique di confronto. Concentratevi sull'andamento del riquadro in basso. Personalmente, vedo incredibili opportunità di commercio che non avremo per molti altri anni. Dobbiamo convertire i problemi in opportunità. Chi si trova dalla parte giusta dello scambio potrebbe diventare ricco. Quelli dall'altra parte sono solo vittime. State all'erta. di Roger Wiegand |
17 dicembre 2009
Le nostre previsioni per il 2010.
16 dicembre 2009
La moneta debito
“E’ un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perchè se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina” (Henry Ford)
In un sistema socio-politico, come il nostro, che usa una moneta come mezzo di scambio per le merci, che misura la ricchezza con i soldi e col Prodotto Interno Lordo si intuisce quali siano le declinazioni delle libertà. Chi ha la proprietà del danaro possiede tutto. Per cui la violazione della sovranità monetaria sancisce la morte della democrazia rappresentativa europea. In Italia, si è partiti nel 1981 col ministro del Tesoro Andreatta (docente di Romano Prodi), Governo Forlani, sancendo la separazione fra il Tesoro e la Banca d’Italia, l’obiettivo finale di privatizzare la Banca d’Italia è stato raggiunto negli anni successivi. Se oggi possiamo ancora rivendicare l’usurpazione della proprietà della moneta è grazie alla nostra Costituzione che afferma: “la sovranità appartiene al popolo” (compresa quella monetaria ovviamente) e che “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito” (art. 47 Cost.). Tali principi sono palesemente violati dall’articolo 105/A del trattato di Maastricth “la BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno della Comunità” che di fatto usurpa i diritti dei popoli sovrani europei. Banca d’Italia e BCE sono di fatto società indipendenti e fuori dal controllo del popolo. E’ sufficiente leggere la natura ed il numero dei soci partecipanti dal sito di Bankitalia, e si percepisce che essa è stata privatizzata dove lo Stato è relegato con INPS ed INAIL a 42 voti contro 540 delle banche private SpA (2008). Ed è stata relegata ad un ruolo di secondo piano come si legge dall’articolo 1 del suo Statuto: “Quale banca centrale della Repubblica italiana, è parte integrante del Sistema europeo di banche centrali (SEBC). Svolge i compiti e le funzioni che in tale qualità le competono, nel rispetto dello statuto del SEBC“. Il “semplice” passaggio di mano da privato a pubblico è una palese violazione costituzionale (art. 1 e 47) e dovrebbe essere un reato per “appropriazione indebita” delle riserve auree di proprietà dello Stato.
Ricordiamo due precedenti giuridici: nel 2005 Con sentenza 2978/05 la Banca D’Italia veniva condannata a restituire ad un cittadino (l’attore) la somma di euro 87,00 a titolo di risarcimento del danno derivante dalla sottrazione del reddito da signoraggio. E nel 2006, il 21 luglio con la sentenza n. 16751 le SS.UU. civile della Cassazione accoglievano il ricorso di Banca d’Italia sostenendo che: “[…]lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria[…]“. I cittadini europei sono “liberi” nella misura in cui sono obbligati a spendere un danaro privato – moneta debito – creato dal nulla e prestato agli Stati per consumare le merci prodotte dalle corporations SpA amiche dei banchieri. Questo tipo di sistema è virtuale, poiché la moneta è presente solo nei computer, essa è creata dal nulla senza alcun equivalente contro valore in oro, cioè una merce tangibile e reale, e col sistema del prestito (moltiplicatore monetario, formula matematica) e della riserva frazionaria – riserva frazionaria all’8%, accordi Basilea II - essa diventa debito per i popoli. La creazione della moneta debito col moltiplicatore monetario consente alle banche private di prestare soldi anche se non esistono realmente indebitando anche gli Stati in cambio di Titoli di Stato, altra carta. Se uno Stato chiede 1 miliardo di euro alla BCE, la Banca d’Italia e cioè i suoi soci SpA possono inserire la quota parte, in cambio di Titoli di Stato, come riserva frazionaria (un quantitativo obbligatorio di soldi contanti da tenere in cassa, l’8%) e creare moneta debito dal nulla col sistema del moltiplicatore monetario. Per esempio, ad Intesa San Paolo SpA (a.d. Corrado Passera) spetterebbe il 30,3% del miliardo di euro e cioè 303 milioni di carta, moneta stampata ed Unicredit SpA (a.d. Alessandro S. Profumo) 157 milioni (quote e partecipazioni al 31 gennaio 2008). L’unico obiettivo di una SpA è massimizzare i profitti e quindi 303 milioni inseriti in cassa come riserva consente di creare inflazione monetaria ed indebitare lo Stato. Altro esempio, un signore A deposita 100 euro in banca, un signore B può chiedere in prestito 92 euro (riserva frazionaria all’8%, accordi Basilea II). Intanto alla banca risultano esserci 100 euro sul conto di A ed ora ha un credito di 82 da B. In questo modo le banche creano soldi dal nulla mentre i cittadini devono sudare col proprio lavoro. Con questo sistema si creano soldi necessari a corrompere qualunque politico, finanziare le guerre, e sostenere le corporations SpA amiche. Comprendiamo che se queste sono le premesse non esiste alcuna democrazia rappresentativa dato che i partiti sono i migliori camerieri dei banchieri.
Una moneta di proprietà del popolo, cioè del portatore e dello Stato, non emette debito e la relativa rendita da signoraggio viene rimessa nei conti dello Stato quindi non c’è usura, cioè non può esserci interesse.
La moneta è solo un pezzo di carta, è un mezzo, non è vera ricchezza.
L’attuale sistema è degenerato poiché essendo intrinsecamente inflazionistico il debito è inestinguibile e per tanto tutti sono spinti ad usare moneta ed accumularla poiché prigionieri di un vero e proprio inganno. C’è da aggiungere che la moneta viene creata dal nulla questo vuol dire che oltre all’inganno c’è una beffa infatti le banche emettono mutui con interesse senza rischiare nulla, senza un equo scambio. Un cittadino lavora e crea valore, le banche sono semplici tipografie ed emettono “valore”. In realtà è tutta illusione.
Il valore di una moneta lo determina chi la accetta. Lo Stato deve emettere moneta in maniera proporzionale alle merci ed ai beni prodotti e, lo può fare domani mattina. Ma queste vorrebbe significare dare valore alla vera ricchezza: persone, lavoro, idee, terreni, alimenti, merci prodotte e non la finanza delle borse. Applicando l’etica alla politica si tornerebbe al significato proprio dei termini: economia.
Per Aristotele l’economia è la sfera che ha come oggetto la… casa (forse lo sai che in greco “oikos” significa “casa”), la famiglia, in altre parole il privato. Aristotele, quindi, usa il termine “economia” non nel suo significato corrente oggi, ma nella sua accezione etimologica: la sfera che ha come oggetto la casa, la famiglia, in definitiva quello che possiamo chiamare il privato.
In questo contesto si capisce che lo Stato attraverso l’uso di uno strumento di misura: moneta consente ai cittadini di scambiarsi beni, merci e servizi immateriali. Si comprende che l’alta finanza serve a poco alla società umana.
di Peppe Carpentieri
15 dicembre 2009
Che fine ha fatto il futuro?
Alcuni anni fa era una sorta di moda. Erano comparsi articoli sui giornali e libri che davano indicazioni su come comportarsi e su cosa fare per aderire alla nascente corrente di pensiero. Un vero e proprio movimento che sosteneva la necessità, durante il corso della propria vita di buttare via tutto. In primo luogo il guardaroba. Non con le forme soft a noi note, dettate dalla moda che segue un’oscillazione semestrale che ci impone di modificare solo in parte il nostro vestiario ma con interventi ben più radicali che prevedevano non solo la messa a discarica completa del proprio guardaroba, ma anche lo svuotamento della casa da tutte quelle suppellettili e oggetti che nel corso degli anni tendono a colonizzare tutti gli spazi disponibili sopra i mobili, sulle pareti, sui tavolini, sugli scaffali, perfino in terra.
Questa scuola di pensiero si spingeva a dire che oltre al guardaroba e alla casa bisognava cambiare giro di amicizie, il lavoro, se possibile, fino a ipotizzare un reset pressoché completo del proprio personal computer per espungere tutti quei documenti che, anche qui, in forma virtuale, si condensano come un sottile strato di polvere che tende a riempire tutto, sommergendo ogni cosa senza possibilità di ritrovare quello che è stato sepolto.
Insomma, condensando, una specie di filosofia minimalista che si opponeva a quella cascata di cose che si affollano nella nostra memoria. Una filosofia della scopa che tende a spazzare via la presunta polvere accumulata negli anni. Una filosofia dell’acciaio cromato pronta a ripulire da tutte le incrostazioni il nostro ambiente, il nostro corpo, la nostra mente. Un tentativo lodevole, credevo, di tirare di nuovo a lucido la nostra vita che lentamente si arena con gli anni. Una sorta d’invito alla ripartenza di sacchiana memoria. Abbandonare tutte le meline. Recuperare l’iniziativa e la palla. Buttarsi verso la porta avversaria con rinnovato entusiasmo.
Così, inizialmente, quest’idea mi aveva solleticato. Tra l’altro nel frattempo era uscito Nudi e crudi di Alan Bennett che narra una stravagante storia anche divertente che inizia con i due protagonisti che devono, nello straniamento più totale, reinventarsi un’intera vita e uno stile dopo che sono stati svaligiati in uno strano modo. Tutta la loro casa viene svuotata. Nessun mobile, nessun vestito, nessun quadro, nessuna fotografia viene lasciata. Un azzeramento completo, uno svuotamento che dovrebbe rappresentare, almeno per i fedeli di questa nuova filosofia, un inizio colmo di aspettative e futuro.
Poi, come sempre mi succede, ho cominciato a ruotare intorno a questa idea, con la solita lenta, incessante traiettoria obliqua che disegna centri concentrici. Come uno squalo che ha puntato la preda e si attarda circospetto prima di azzannarla, questa storia del disfarsi di tutto, del resettare, mi è cominciata ad apparire sotto la sua vera luce. Una luce da incubo. Come quelle luci al neon degli obitori, bianche, irreali, fredde. Quelle luci che fanno chiarore ma che ti mettono un brivido nella schiena. Quelle luci cariche di buio insomma, foriere di angoscia.
In fin dei conti, mi sono detto, io non sarei mai capace di disfarmi di tutta quella robaccia inutile che conservo e che non ha nessuna utilità se non ricordarmi un volto, un giorno, una voce.
Mi disturbava soprattutto, in questa nuova filosofia di vita, il reset del personal computer che mi è apparso sotto il suo vero e perverso cono di luce.
Il reset del PC equivale a quella pratica immonda che veniva dispensata a quelli che si chiamavano i matti per indurli ad azzerare il loro io e per riportare la loro mente torturata ad uno stato di tabula rasa su cui poi riedificare una personalità nuova e non più identica all’intricato coacervo di meandri che rappresentava però la loro specificità e ragione: l’elettrochoc. Il reset del PC mi è apparso appunto come l’infamia inferta dall’elettrochoc su quelle menti con le quali non posso che non solidarizzare.
Insomma la nuova filosofia in nome di una novella promessa di vita ci vuole scippare il passato senza prospettarci un futuro.
Tutto questo mi è affiorato alla mente dopo aver letto Che fine ha fatto il futuro? di Marc Augé edito da Eleuthera che tratta appunto del tempo e di come al tempo della surmodernità il futuro appaia appunto scomparso, scippato da un’accelerazione imposta che lo ha risucchiato sottraendocelo.
In realtà il titolo originale Où est passé l’avenir? molto più di quello dell’edizione italiana pone l’accento sul vero problema del nostro tempo surmodernizzato. Sia il passato che il futuro vengono ingoiati dal nostro tempo che ci regala quella che può ben essere definita come una vera e propria dittatura del presente.
Intendiamoci subito. Che il presente sia l’unica epoca che c’è dato vivere è fuori dubbio, ma che possa, nelle attuali condizioni, essere configurata come una dittatura è altrettanto inequivocabile.
Il presente si può ovviamente eternare, fissando l’attimo e dilatandolo all’infinito per riempire tutto e per fermare il tempo. Splendida rappresentazione di questa benedizione del presente, tra le molte citabili, resta Giosuè che chiede al suo Dio di fermare il corso del sole. “E il sole si fermò”. Rallentandone il ritmo, il tempo rallenta e si dilata permettendoci una piena vita qui e ora. Ma il punto di partenza del testo di Augè è diametralmente opposto a questo rallentamento. La surmodernità impone un’accelerazione sempre maggiore al tempo presente e costringe noi a seguirla se non vogliamo essere espulsi da questo vortice.
L’accelerazione comporta, oltre una certa soglia, che il presente s’imballi, come quando le gambe di un podista, arrivate al loro punto massimo di spinta, non riescono più a mordere il terreno, sprofondando in una sorta di sabbie mobili. È in questa situazione che l’attimo presente, invece di dilatarsi fino a fermare il tempo, diventa solo e semplicemente una scheggia impazzita, inserita in un divenire vorticoso composto di singoli momenti pulsanti sempre meno collegati tra di loro. È come se il film della nostra storia fosse proiettato da una cinepresa che non è in grado di riprodurre tutti i fotogrammi che si susseguono nella pellicola che scorre troppo velocemente per le sue possibilità tecniche. Il proiettore “imballato” ci farà assistere a una proiezione di singoli fotogrammi che vanno sovrapponendosi uno all’altro, ma che sono tra loro scollegati, impedendoci di percepirne il senso. È così che, nell’accelerazione della surmodernità, il nostro racconto si frammenta, si scollega dal passato, non ha più proiezioni sul futuro. L’accelerazione, dopo aver inghiottito il passato e rarefatto il futuro, sminuzza, in singoli atti insignificanti (nel senso di privi di senso), il nostro presente. In questo modo si assiste alla frantumazione del racconto e della storia (individuale e collettiva) in tante schegge, che ci scippano non solo del passato e del futuro ma che trasformano il nostro presente in una corsa, sempre più impazzita, verso un dove che non esiste più. Viviamo come in una comica dei tempi del cinema muto in cui l’esasperato movimento dei protagonisti induceva alle risa. Ognuno di noi assume la tragica maschera priva di sorriso di Buster Keaton.
Marc Augé, dopo aver analizzato in maniera cristallina, la perdita di senso che la surmodernità ha nei confronti dei luoghi, trasformati in non luoghi proprio dalla perdita del loro senso, si fa carico di descrivere anche l’altro parametro fondamentale delle nostre vite: il tempo, fissandone, anche qui, in maniera non equivoca la sua perdita di senso.
Ciò che appare chiaro è che la nascita del non luogo e del non tempo è necessaria alla struttura della surmodernità, che non saprebbe che farsene d’individui ancorati al luogo e al tempo. La surmodernità ha ricreato un tessuto spaziotemporale privo di senso proprio perché ha necessità di avere a disposizione individui privi di senso, o meglio con un unico senso totalitario: quell’uomo a una dimensione che è un dimensione a due teste il produttore/consumatore anonimo che, deprivato del senso dello spazio e del tempo, può essere impiegato (schiavizzato) in qualunque luogo ed in qualunque contesto temporale senza che ne risenta affatto. Si procede dunque verso la più totale e straniante delle trasformazioni, dall’individuo al non-individuo, un accessorio della produzione nonché un tubo digerente inserito nel nuovo panorama del non-spazio e del non-tempo.
Il capitolo finale è riservato da Augé a una speranza positiva e progressiva che corrisponde probabilmente all’ottimismo illuminista che ancora un po’ permea il suo pensiero e che io invece non condivido. Il compito di ristabilire il senso della storia e della nostra storia spetterebbe, per Augè, alla scuola che, come ultimo baluardo dell’insegnamento, dovrebbe preservare, trasferendola, la conoscenza che per sua definizione si opporrebbe all’accelerazione distruttrice di ogni sapere della surmodernità.
È questa flebile speranza di Augé che mi trova in assoluto dissenso.
In un mondo sempre più accelerato, in cui il mito della flessibilità ha travolto ogni cosa, il valore percepito della scuola è cambiato profondamente e il suo annullamento è testimoniato dall’autorità nulla che hanno i professori che almeno formalmente ne sono i sacerdoti.
Il sapere in un mondo ultraflessibile è un impedimento, una tara, un peso che non può essere sopportato da un individuo cui è richiesta l’acquisizione di sempre nuove competenze. L’aggiornamento professionale spinto all’eccesso genera una pletora di analfabeti di ritorno. Individui che non hanno nessun interesse a ricordare le loro sapienze del giorno prima che sono viste come un inutile orpello e un impedimento all’apprendere quello che è necessario oggi. La scuola che, per far sedimentare una qualsivoglia nozione nelle menti degli studenti, deve basare il suo metodo sul ricordo, si scontra apertamente (perdendo la partita) con il nuovo mondo surmoderno che costringe all’apprendimento di nuove competenze con una velocità che non permette la sedimentazione della conoscenza. La surmodernità non cerca il ricordo, ingombrante e impegnativo, ma l’oblio che ci rende vergini per nuove conoscenze ma mutilati e privi di personalità e spessore.
Il metodo è quello del continuo reset delle nostre menti che permette, da un lato, di liberarci dalle conoscenze passate non più utili e, dall’altro, di fare spazio in una mente per forza di cose limitata.
In fin dei conti se si chiede agli abitatori della surmodernità di cambiare lavoro, competenze, casa e abitudini ogni tre mesi non è pensabile adottare un modello di vita che privilegi il lavoro stabile, le relazioni sociali durature, le conoscenze acquisite e sedimentate nella testa. Quello che serve non è una biblioteca nella propria casa, fatta di libri ingombranti, pesanti, difficili da trasferire spazialmente. Quello che serve è un instant book non più cartaceo ma digitale, che può essere letto, utilizzato, dimenticato senza che questo lasci tracce durature in noi. Questo modello ha bisogno di TV e non di libri, di talk show e non di giornali con pagine di approfondimento.
Un tempo si diceva che passato il periodo dei sogni (l’adolescenza) si entrava nel periodo dei segni (l’età adulta) e che ci si doveva alla fine confrontare con le proprie rughe e con le proprie cicatrici interiori. La surmodernità con una promessa fallace: l’eterna giovinezza (considerata come l’indefinita estensione dell’adolescenza), raggiunta con il moto perpetuo patologico della vita precarizzata, con le lusinghe della chirurgia estetica, con le promesse della chimica, ci crocifigge alla ruota incessante del Karma che vorticosamente gira accelerando, trasformandoci in una battigia spazzata dalle onde dove ogni orma impressa nella sabbia dura solo per l’intervallo tra un’onda e un’altra senza lasciar traccia di nessun passaggio.
Così ci vogliono (e a questo bisogna ribellarsi).
di Mario Grossi
17 dicembre 2009
Le nostre previsioni per il 2010.
Il 2010 sarà come il 1930, o simile al 1937? Sarà diverso questa volta? Quando uno stato-nazione che in passato aveva un'alta produttività si autodistrugge con l'inflazione, quelli che rimangono indenni possono assorbire il colpo e, nel tempo, tirare fuori dai guai quello colpito. È stato il caso della Germania negli anni '20. Nel caso attuale la maggior parte delle economie mondiali sono in ginocchio, alcune più danneggiate di altre. Chi può rendere possibile il recupero questa volta? Non c'è nessuno. Non sarà la Cina, poiché molti sostengono che soffrirà lo stesso collasso sistemico sperimentato dagli Stati Uniti, dall'Europa, dalla Russia e dai paesi del Sud America. I paesi vicini alla Cina, come Giappone, Taiwan, Corea, India, Indonesia e altri, seguiranno i caduti. Le complessità incrociate degli affari e della finanza internazionale li hanno imbrigliati tutti in una ragnatela di collasso sistemico. Quelli che possono, devono tentare di salvarsi imponendo una massiccia inflazione. Sebbene potrebbe funzionare per qualche mese, alla fine imploderà tutto. Vi prego di prestare attenzione alle seguenti parole di John Pugsley, dal titolo “Common Sense Viewpoint” ("Il punto di vista del buon senso", ndt) così come riportate in “Golden Insights” ("Preziose intuizioni", ndt) di James U. Blanchard III 1997. "L'inflazione distruggerà il debito. La risposta finale a tutte le discussioni (inflazione contro deflazione) resta nelle mani della Federal Reserve (la banca centrale degli Stati Uniti d'America, ndt) e del governo. Entrambi sono estremamente impegnati nel prevenire un collasso finanziario o la recessione. Finché loro saranno d'accordo a stampare dollari in modo da supportare i creditori in difficoltà, il ciclo andrà avanti. Quello che la maggior parte dei deflazionisti sbagliano a considerare è che l'inflazione distrugge il debito". "Con l'inflazione i creditori vincono e i debitori perdono. I deflazionisti non si rendono conto del fatto che se l'inflazione della disponibilità monetaria continua, cosa che succederà, ci sarà bisogno di deflazione. Tutto il debito del mondo può essere estinto creando potere d'acquisto... e questo è proprio quello che sta succedendo... i problemi relativi al debito saranno risolti, ma non saranno risolti attraverso la liquidazione dovuta a bancarotta e collasso. Saranno risolti attraverso la creazione di denaro. Stiamo per assistere alla più grande ondata di inflazione della storia del mondo. Vi conviene non trovarvi dalla parte sbagliata del dollaro." John Pugsley in "Common Sense Viewpoint" Siamo d'accordo con il signor Pugsley, ma questo scritto risale a qualche anno fa. Ci sentiamo di suggerire che al momento, con le nazioni precedentemente più produttive che diventano vittime sia dell'inflazione-iperinflazione che del collasso sistemico, il finale potrebbe essere peggiore di quanto previsto. Il nostro pronostico è che ci sia prima inflazione, poi ad un certo punto iperinflazione. Cosa succederà tra queste due fasi? Se dal nostro punto di vista quest'impresa richiederà almeno 2-3 anni, nessuno può saperlo con certezza. Prevediamo che il 2010 sarà uno dei peggiori anni della seconda grande depressione, o meglio, suggeriamo che il 2010 sarà il secondo ciclo di svariate fasi depressive. Il fallimento di Lehman e i crolli ad esso correlati furono solo la prima fase. Prima che la seconda fase terrorizzi i mercati globali, consigliamo di correre ai ripari. I debiti, sia pubblici che privati, non sono stati pagati in alcuna misura. A peggiorare la situazione, nuovi debiti continuano ad affliggere le banche centrali, le banche nazionali, i consumatori e il commercio. Per poter trovare una base comune e rendere possibile un recupero, questi debiti devono essere pagati, ci si può rifiutare di pagarli o cancellarli con l'inflazione. Per ora tutte queste soluzioni si stanno mettendo in pratica, ma, per quanto in fretta si risolvano i vecchi problemi, altri continuano ad accumularsi aggravando le difficoltà. Mentre i governi sono impegnati a cancellare il debito con l'inflazione, attraverso la creazione di moneta; ovvero stampando grandi quantità di dollari, banconote e obbligazioni privi di copertura, il loro peso è semplicemente insostenibile dal punto di vista matematico. Gli aggiotatori hanno superato il punto di non ritorno. Non ci sarà ripresa fintanto che non avverrà un'importante crollo. Questa soluzione è la risposta rapida e sleale alla cancellazione finale di tutti quei debiti. Pensiamo che avverrà in fasi e in modo spasmodico. Il Giappone è nelle condizioni peggiori, con un rapporto debito pubblico su PIL che si attesta oggi al 270%. Con una popolazione invecchiata e senza il numero sufficiente di giovani che occupino i posti di lavoro lasciati liberi, la deflazione è tornata e il mercato immobiliare giapponese sta ottenendo grandi successi. Gli Stati Uniti e l'Europa, esclusa la Gran Bretagna, hanno il 125% di debito su PIL, con la Gran Bretagna al 105%. (fonte: Societe Generale) Il dollaro statunitense gioca un ruolo molto importante in questo contesto. Dal momento che corrisponde circa all'85% della valuta di riserva, a seconda di come va il dollaro andrà il sistema globale. Sfortunatamente il dollaro può cadere ancora molto, e per questo mese di Dicembre 2009 può sprofondare fino ad un indice di 70.00-72.50 rispetto ai prezzi odierni. Ci aspettiamo che nell'arco dei prossimi tre anni il dollaro possa arrivare ad un minimo storico di circa 40-46. I titoli di borsa sono malridotti, e subiranno a breve un calo del 5-20%. Ci aspettiamo che il prossimo calo sarà blando e che i nuovi acquisti potranno ricominciare a Gennaio 2010 e proseguire durante la primavera. Il Dow Jones potrà facilmente raggiungere un valore base di 8850 per poi tornare a risalire. L'indice S&P [1] dovrebbe attestarsi a 950. Nel frattempo, potremmo assistere ad un taglio dell'11-12% di Dow Jones ed S&P. Il picco massimo del prezzo dei titoli potrebbe arrivare tra fine Maggio e Luglio 2010. In questo periodo, cinque eventi particolarmente negativi colpiranno l'economia e i mercati globali simultaneamente. E sono: (1) la perdita di 40-50 miliardi in dollari statunitensi attraverso malfunzionamenti di carte di credito; (2) le vendite di case, nuove e di seconda mano crollerà con tale violenza nella prima metà del 2010, che questo mercato si potrà considerare letteralmente in caduta libera. Ci saranno tra i 7 e i 10 milioni di nuovi mutui inadempienti, la maggior parte dei quali nella categoria standard (non di tipo subprime, [2]), a causa di perdite di lavoro; (3) le vendite di auto nella prima metà dell'anno saranno così basse che i produttori presenteranno istanza di fallimento; (4) i prestiti per beni immobili commerciali manderanno in rovina le società immobiliari e i loro progetti, tra quelli esistenti, in via di realizzazione e quelli solo pianificati; (5) le compagnie di assicurazione avranno un numero talmente alto di contratti inadempienti nel settore immobiliare che rischieranno di venir meno ai propri obblighi nei confronti di qualche direttiva d'emergenza del governo nel secondo TARP (Troubled Assets Relief Program, il piano di sostegno del governoamericano per il settore finanziario, ndt). Ad un certo punto, anni fa, le prime 20 compagnie assicurative potevano letteralmente controllare l'economia degli Stati Uniti. Possiedono grandi quantità di risorse in beni mobili, immobili ed obbligazioni a breve termine. Le valutazioni immobiliari crolleranno in media, su tutto il territorio degli Stati Uniti, di un altro 30%. Un anno fa credevamo che i prezzi degli anni '80 si sarebbero attestati come quelli minimi. Oggi si prendono in considerazione quelli degli anni '70. Il numero di case per cui è stato precluso il riscatto dell'ipoteca è maggiore negli ultimi 12 mesi che nell'intera decade della prima grande depressione degli anni '30. La mattina di lunedì 23 Novembre 2009, è stata riportata la notizia di una crescita del 10.1% nella vendita delle case. Questo non è nient'altro che l'effetto di vendite a prezzi bassi sollecitate da prestiti privati [3], aiuti del governo per abbassare i pagamenti degli acconti iniziali e le politiche di crollo dei prezzi ottenute dalle classi sociali più disagiate. Il mercato immobiliare rimane in uno stato di collasso internazionale. L'ultimo grande creditore, l'FHA (Federal Housing Administration, ndt) versa in gravi condizioni. L'inflazione è ora al valore non segnalato del 7% ed è in crescita. A partire da Maggio 2010 comincerà a colpire duramente, in primo luogo su quel terzo di popolazione statunitense con salario base e disoccupata. Gran parte dei loro introiti sono spesi in cibo ed energia. Queste due voci sono tra le prime ad essere colpite dall'inflazione. Coloro che possiedono auto nuove e acquistate in leasing faranno uso del cosiddetto "jingle mail" [4]. Dovranno riportare macchine e camion nuovi ai parcheggi dei commercianti, restituire le chiavi e smettere di pagare. Abbiamo visto questo meccanismo verificarsi con le case negli ultimi 1-2 anni. I parcheggi si riempiranno di auto e camion nuovi o seminuovi. Il loro valore precipiterà. Molte di queste restituzioni verranno dal programma "Cash for Clunkers" (letteralmente "contanti in cambio di vecchi macinini", ndt) per chi è rimasto incastrato da pagamenti di auto e camion che non possono permettersi. I fabbricanti di auto GM (General Motors, ndt) hanno previsto vendite negli Stati Uniti di 11 milioni nel 2010 con una nuova ripresa. Non ci sarà alcuna ripresa e le vendite potrebbero far scivolare l'intera industria fino a 7 milioni o meno per il 2010. E nel 2011 le cose si metteranno anche peggio. Le rinunce alle auto cresceranno e i sindacati lanceranno il loro grido d'allarme al presidente Obama. Lui troverà un rimedio finanziario temporaneo per l'industria moribonda. I consumatori non avranno potere d'acquisto, a credito o in contanti non fa alcuna differenza. Quelli con contanti li conserveranno, si metteranno al riparo e aspetteranno che la fine delle difficoltà. Le iscrizioni ai sindacati delle auto diminuiranno rapidamente. Gli acquisti di auto a credito si ridurranno ad un numero sempre più esiguo. Il settore del petrolio greggio e dell'energia ha un ruolo fondamentale in entrambe le direzioni. Oggi vediamo che il prezzo del petrolio si attesta ad 80$ con limiti inferiori appena sotto i 70$. I principi di base mostrano che un eccesso di offerta durante un periodo di depressione/recessione ha come effetto di diminuire la domanda. D'altra parte, l'inflazione dei prezzi sta crescendo su un dollaro sempre più debole e continuerà a crescere. Ci aspettiamo di vedere il greggio raggiungere i 50$, e poi tornare indietro e risalire a 100$ a causa dell'inflazione. La benzina seguirà questo andamento, dato che alcune raffinerie stanno chiudendo per via di perdite operative e non se ne stanno aprendo di nuove. Fondamentalmente sarà l'inflazione a vincere sull'aumento dei prezzi. Infine, tornerà ad esserci scarsità di prodotti. La depressione normalmente e storicamente dura dieci anni. Potrebbe volerci esattamente lo stesso tempo affinché i consumatori possano saldare i propri debiti e tornare in condizioni di normalità. I tassi d'interesse sono cresciuti, ma con debiti così alti e aumenti di salario piccoli o nulli di fronte ad un'inflazione nuova e così violenta, i consumatori saranno economicamente massacrati. I creditori e le banche attraverseranno nuovamente un periodo di difficoltà. Alle banche sono rimaste ben poche idee su come ottenere entrate da prestiti concessi, a parte la compravendita. Mentre la Goldman Sachs guadagna milioni di dollari alla settimana in questo modo, la maggior parte delle banche non sono attrezzate e si sono pochi operatori finanziari in grado di fare questo lavoro. Poiché chi si occupa di questi problemi per conto di Obama sta affliggendo i grandi operatori imponendo limiti alle entrate, questo rende le cose più complicate, al punto che queste persone preferiscono andarsene a lavorare all'estero, dove possono avere salari illimitati. Il mercato obbligazionario è così immenso che gli ci vuole tempo per rovesciarsi e colare a picco. Le banche centrali dell'Asia e degli Stati Uniti sono state le nostre principali acquirenti di valuta estera. Se da un lato continuano ad aquistarne per poter mantenere uniti i mercati, dall'altro stanno: (1) preferendo le valute a breve scadenza rispetto a quelle a lunga scadenza, (2) convertendone parzialmente l'acquisto al settore delle materie prime. Con lo Yen più forte, il Giappone è sempre più impegnato in complicati viaggi per l'acquisto di risorse, come la Corea del Sud. Sono entrambi in cerca di grano, oro, olio, gas naturali ed altre materie prime che non possiedono. Le obbligazioni ad alto rischio e ad alto rendimento potrebbero perdere fino ad un terzo del loro valore attuale solo il prossimo anno. L'acquisto di buoni del tesoro e di obbligazioni continuerà fino a che "la fiducia e il credito totale" verranno meno. Alla fine collasseranno, ma in tempi molto lenti, a causa delle dimensioni di questi mercati. Siamo convinti del fatto che nessuna obbligazione sia sicura. Quelle municipali sono considerate tra le più sicure. Ma cosa succederà quando città, paesi, contee e stati saranno così in bancarotta da non poter pagare gli interessi? Le loro imposte fiscali precipiteranno. Alcune sono più sicure di altre, ma per quanto tempo? Chi è in grado di indicare un limite? Nessuno, perché sarebbe una mossa troppo politica. Molti stati che fanno parte degli USA sono finanziariamente falliti o stanno per esserlo. Si è scoperto che almeno un terzo dei soldi ottenuti attraverso il TARP è stato usato per salvare gli stati dalla bancarotta. Questo provocherà un'escalation, perché i soldi federali del TARP non possono aiutarli abbastanza in fretta e in quantità sufficiente a mantenerli uniti. Ci si aspetta che l'occupazione nei vigili del fuoco e nella polizia diventerà sempre più scarsa, a discapito della sicurezza in varie comunità. Dieci stati si trovano in condizioni finanziariamente critiche e 47 sono in lista per diventarlo. New York, New Jersey, Connecticut, Michigan, Ohio, Florida, Arizona, Nevada e California sono gli stati che versano nelle condizioni peggiori, poiché soffrono la mancanza di entrate fiscali da parte di aziende e consumatori falliti. Ci si aspetta che la California sarà tra i primi ad andare fuori controllo. Continuano ad escogitare nuove tasse e non lavorano sulla riduzione delle spese. Quando alcuni stati affronteranno il collasso totale ci troveremo in breve tempo in condizioni pessime. Il Michigan è tra gli stati in condizioni peggiori. La maggior parte degli stati stanno spendendo fino all'ultimo centesimo. Si rifiutano di ridurre i costi, poiché lo considerano un suicidio politico. Spenderanno fino a che non avranno più nulla, e quindi chiederanno aiuto al governo federale. La Cina si trova nei guai, poiché i consumatori statunitensi hanno smesso di acquistare da loro. Il loro TARP per la prima parte dell'anno era superiore a quello degli Stati Uniti sia in quantità che in rapidità di spesa. Si stima che abbiano speso in quattro mesi, tra Gennaio e Maggio 2009, all'incirca 600 miliardi di dollari, la maggior parte dei quali indirizzati a progetti che si trovano in condizioni di sovracapacità. La mancanza di acquisti da parte degli Stati Uniti ha causato un crollo delle esportazioni per la Cina di circa il 25%. Inoltre, è da notare che l'economia cinese è circa un quarto di quella statunitense. Ci sono centinaia di fabbriche cinesi inattive e milioni di lavoratori licenziati senza nuovo impiego e senza grandi prospettive di lavoro. D'altra parte, milioni di fattorie di sussistenza sono state vendute per cercare lavoro in città. Ora che il lavoro non c'è più, e non ci sono nemmeno le fattorie che avrebbero potuto garantire cibo, nel 2010 ci aspettiamo un collasso più o meno rapido della Cina, con disordini e altri problemi sociali. La Cina ha bisogno di 24 milioni di nuovi posti di lavoro all'anno solo per rimanere in pari e sono ben lontani dal poter realizzare numeri come questi; non basta che la crescita di nuovi impieghi migliori. Se la preoccupazione che la Cina non sia più in grado di acquistare i nostri (degli USA, ndt) buoni del tesoro diventasse reale, il governo degli Stati Uniti potrebbe fermare gran parte delle importazioni premendo sulle tariffe doganali. A quel punto la Cina si ritroverebbe con una disoccupazione alle stelle, beni ammucchiati senza possibilità di vendita e con un trilione di dollari in obbligazioni e carta moneta statunitense di pochissimo o nessun valore. Subirebbero un colpo da 1 trilione di dollari statunitensi e rimarrebbero bloccati con montagne di merce invendibile. La ricaduta sociale sarebbe catastrofica. La Cina deve continuare ad acquistare obbligazioni statunitensi per poter mantenere le esportazioni in movimento; sebbene ad un livello ridotto. Se le importazioni dalla Cina dovessero cessare, i lavoratori americani potrebbero trovare qualche forma di impiego a salari bassi nelle industrie statunitensi riaperte, con un ritorno alla manifattura. Dopo tutto, dove troverebbe la Wal-Mart [5] i beni da vendere nei propri negozi? Ci auguriamo il meglio, speriamo che la Cina riesca a sopravvivere affrontando solo una lieve recessione. Con le finanze e i mercati globali così fragili e distrutti gli concediamo una possibilità su cinque di farcela. Piuttosto, in un'economia sotto il comando del comunismo cinese, l'imminente dislocazione potrebbe essere leggendaria. Ambrose-Evan Pritchard, lo stimato autore per The London Telegraph ha detto: "L'economia mondiale sta ancora pattinando su una sottile lastra di ghiaccio. L'ovest è saziato dal debito, l'est dai (troppi) stabilimenti. La crisi è stata (apparentemente) contenuta azzerando le tasse e creando una bufera fiscale, distruggendo così gli equilibri di sovranità. Ma il cuore del problema rimane. I paesi anglosassoni e i Club Med stanno stringendo la cinghia, tuttavia l'Asia non sta producendo abbastanza domanda (interna) per compensare. Sta producendo scorte."(fonte: "organic Chinese demand is barely beginning"[6]). "Dal mio punto di vista i mercati continuano a negare la rovina strutturale dovuta alla bolla di credito. Ci sono altre due problemi da affrontare: la bolla di investimenti in Cina e lo scandalo delle banche in Europa. Temo che solo dopo potremo fare piazza pulita e ricominciare, molto lentamente, un nuovo ciclo." Siamo d'accordo con il signor Pritchard, ma la Cina ha anche altre bolle speculative, nelle auto, nei beni immobiliari, nel mercato azionario, nell'immensa carenza di acqua e nell'inquinamento. Se queste dovessero scoppiare una per volta, potrebbe essere gestibile. Ma potremmo vederne scoppiare più di una alla volta. In questo caso, la Cina potrebbe smantellare l'intero sistema globale. Si faccia caso agli effetti della recente paura derivata dall'inadempienza di Dubai per 80 milioni di dollari. L'istruzione, specialmente tra i college e le università, ha subito un duro colpo poiché gli studenti si domandano se spese dell'ordine di 40.000 fino a 80.000 dollari valgano la pena in queste condizioni economiche. I ragazzi appena laureati, con buoni voti, ma nessuna esperienza lavorativa, fanno più fatica a trovare lavoro. Le persone con esperienza ottengono i pochi lavori rimasti, dato che i datori di lavoro hanno un ventaglio di scelte più ampio e possono essere molto esigenti. Inoltre, non hanno tempo né soldi per la formazione. Molti ragazzi ottengono istruzione tramite internet, fanno formazione lavorando e accettano ogni tipo di lavoro pur di avere una busta paga. Gli insegnanti delle scuole pubbliche con più anni di esperienza che lavorano nell'istruzione primaria e secondaria [7] sono stati sfoltiti per assumere nuovi e più economici neolaureati. Gli insegnanti di lingue straniere, assieme a quelli di matematica e scienze sono ancora i preferiti. Ci si aspetta un aumento nell'istruzione domestica, dato che gli insegnanti licenziati lavorano a casa con i propri figli e accolgono altri ragazzi dietro pagamento. Il sistema dell'istruzione pubblica è in serio pericolo. La gente non può più permettersela. Poiché il governo statunitense ha permesso anni fa che si accumulassero pile di carte burocratiche, almeno un terzo del budget rivolto alla scuola pubblica deve essere devoluto a lavoro stupido, costoso e politicamente corretto. È un'enorme perdita di cui soffrono studenti ed insegnanti. Ci aspettiamo inoltre un aumento degli incidenti stradali, dovuti a lavori e riparazioni stradali procrastinati. I ponti possono cadere e le pavimentazioni danneggarsi, causando altri danni. Le comunità con le tasse più alte verranno abbandonate, soprattutto dagli adulti con figli già fuori casa. In questo modo New York ha perso circa 6 miliardi di dollari in tasse non riscosse. Questa tendenza è ancora più veloce. Assistiamo a pensionati che vendono le proprie case perché non possono permettersi di pagare le tasse sui beni immobiliari. Si spostano verso stati con tasse più basse e comunità più piccole che offrono meno servizi. Gran parte dei servizi offerti dalle grandi città non sono necessari e i consumatori non sono in grado di pagarli. Immaginate la città di Detroit tremenamente desertica. Bisogna occuparsi del commercio di oro e argento I manager e gli operatori finanziari non sono sposati ai mercati e si muovono a seconda di dove si trovano idee che fruttano. I titolo di oro ed argento possono crescere e calare nel breve termine, ma poi decolleranno nelle controtendenze del 2010. I grandi investitori hanno scommesso sulle merci sicure, come oro, argento, grano, rame, platino e altri. Acquistano regolarmente a partire dal Labor Day [8] fino a Maggio, sopportano le flessioni e negoziano in media ogni 50 e 200 giorni. Con il dollaro in caduta, tali manager prevedono grossi guadagni in questi mercati. I futures [9] dell'oro erano scambiati a circa 1.200 dollari questa mattina (1 Dicembre). Prevediamo un lieve calo nel breve termine, seguito da un'altra ondata di acquisti. Le politiche governative per lo più falliscono Il programma liberale e innovatore studiato da Obama per trasferire ricchezza non funziona. La popolarità del presidente sta sprofondando insieme al suo programma. Il problema principale è l'incapacità del governo ad uscire dalla crisi dell'occupazione. Continuano a scavare, mentre mettono le basi per le idee sbagliate, creando confusione maggiore e più profonda. Questo aumenta l'attrattiva dei metalli preziosi e altri beni di questo tipo. La disoccupazione è il problema economico prioritario. Il dollaro è la base di svariati mercati. A Dicembre il dollaro calerà ancora. Lasciate perdere le linee oblique di confronto. Concentratevi sull'andamento del riquadro in basso. Personalmente, vedo incredibili opportunità di commercio che non avremo per molti altri anni. Dobbiamo convertire i problemi in opportunità. Chi si trova dalla parte giusta dello scambio potrebbe diventare ricco. Quelli dall'altra parte sono solo vittime. State all'erta. di Roger Wiegand |
16 dicembre 2009
La moneta debito
“E’ un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perchè se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina” (Henry Ford)
In un sistema socio-politico, come il nostro, che usa una moneta come mezzo di scambio per le merci, che misura la ricchezza con i soldi e col Prodotto Interno Lordo si intuisce quali siano le declinazioni delle libertà. Chi ha la proprietà del danaro possiede tutto. Per cui la violazione della sovranità monetaria sancisce la morte della democrazia rappresentativa europea. In Italia, si è partiti nel 1981 col ministro del Tesoro Andreatta (docente di Romano Prodi), Governo Forlani, sancendo la separazione fra il Tesoro e la Banca d’Italia, l’obiettivo finale di privatizzare la Banca d’Italia è stato raggiunto negli anni successivi. Se oggi possiamo ancora rivendicare l’usurpazione della proprietà della moneta è grazie alla nostra Costituzione che afferma: “la sovranità appartiene al popolo” (compresa quella monetaria ovviamente) e che “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito” (art. 47 Cost.). Tali principi sono palesemente violati dall’articolo 105/A del trattato di Maastricth “la BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno della Comunità” che di fatto usurpa i diritti dei popoli sovrani europei. Banca d’Italia e BCE sono di fatto società indipendenti e fuori dal controllo del popolo. E’ sufficiente leggere la natura ed il numero dei soci partecipanti dal sito di Bankitalia, e si percepisce che essa è stata privatizzata dove lo Stato è relegato con INPS ed INAIL a 42 voti contro 540 delle banche private SpA (2008). Ed è stata relegata ad un ruolo di secondo piano come si legge dall’articolo 1 del suo Statuto: “Quale banca centrale della Repubblica italiana, è parte integrante del Sistema europeo di banche centrali (SEBC). Svolge i compiti e le funzioni che in tale qualità le competono, nel rispetto dello statuto del SEBC“. Il “semplice” passaggio di mano da privato a pubblico è una palese violazione costituzionale (art. 1 e 47) e dovrebbe essere un reato per “appropriazione indebita” delle riserve auree di proprietà dello Stato.
Ricordiamo due precedenti giuridici: nel 2005 Con sentenza 2978/05 la Banca D’Italia veniva condannata a restituire ad un cittadino (l’attore) la somma di euro 87,00 a titolo di risarcimento del danno derivante dalla sottrazione del reddito da signoraggio. E nel 2006, il 21 luglio con la sentenza n. 16751 le SS.UU. civile della Cassazione accoglievano il ricorso di Banca d’Italia sostenendo che: “[…]lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria[…]“. I cittadini europei sono “liberi” nella misura in cui sono obbligati a spendere un danaro privato – moneta debito – creato dal nulla e prestato agli Stati per consumare le merci prodotte dalle corporations SpA amiche dei banchieri. Questo tipo di sistema è virtuale, poiché la moneta è presente solo nei computer, essa è creata dal nulla senza alcun equivalente contro valore in oro, cioè una merce tangibile e reale, e col sistema del prestito (moltiplicatore monetario, formula matematica) e della riserva frazionaria – riserva frazionaria all’8%, accordi Basilea II - essa diventa debito per i popoli. La creazione della moneta debito col moltiplicatore monetario consente alle banche private di prestare soldi anche se non esistono realmente indebitando anche gli Stati in cambio di Titoli di Stato, altra carta. Se uno Stato chiede 1 miliardo di euro alla BCE, la Banca d’Italia e cioè i suoi soci SpA possono inserire la quota parte, in cambio di Titoli di Stato, come riserva frazionaria (un quantitativo obbligatorio di soldi contanti da tenere in cassa, l’8%) e creare moneta debito dal nulla col sistema del moltiplicatore monetario. Per esempio, ad Intesa San Paolo SpA (a.d. Corrado Passera) spetterebbe il 30,3% del miliardo di euro e cioè 303 milioni di carta, moneta stampata ed Unicredit SpA (a.d. Alessandro S. Profumo) 157 milioni (quote e partecipazioni al 31 gennaio 2008). L’unico obiettivo di una SpA è massimizzare i profitti e quindi 303 milioni inseriti in cassa come riserva consente di creare inflazione monetaria ed indebitare lo Stato. Altro esempio, un signore A deposita 100 euro in banca, un signore B può chiedere in prestito 92 euro (riserva frazionaria all’8%, accordi Basilea II). Intanto alla banca risultano esserci 100 euro sul conto di A ed ora ha un credito di 82 da B. In questo modo le banche creano soldi dal nulla mentre i cittadini devono sudare col proprio lavoro. Con questo sistema si creano soldi necessari a corrompere qualunque politico, finanziare le guerre, e sostenere le corporations SpA amiche. Comprendiamo che se queste sono le premesse non esiste alcuna democrazia rappresentativa dato che i partiti sono i migliori camerieri dei banchieri.
Una moneta di proprietà del popolo, cioè del portatore e dello Stato, non emette debito e la relativa rendita da signoraggio viene rimessa nei conti dello Stato quindi non c’è usura, cioè non può esserci interesse.
La moneta è solo un pezzo di carta, è un mezzo, non è vera ricchezza.
L’attuale sistema è degenerato poiché essendo intrinsecamente inflazionistico il debito è inestinguibile e per tanto tutti sono spinti ad usare moneta ed accumularla poiché prigionieri di un vero e proprio inganno. C’è da aggiungere che la moneta viene creata dal nulla questo vuol dire che oltre all’inganno c’è una beffa infatti le banche emettono mutui con interesse senza rischiare nulla, senza un equo scambio. Un cittadino lavora e crea valore, le banche sono semplici tipografie ed emettono “valore”. In realtà è tutta illusione.
Il valore di una moneta lo determina chi la accetta. Lo Stato deve emettere moneta in maniera proporzionale alle merci ed ai beni prodotti e, lo può fare domani mattina. Ma queste vorrebbe significare dare valore alla vera ricchezza: persone, lavoro, idee, terreni, alimenti, merci prodotte e non la finanza delle borse. Applicando l’etica alla politica si tornerebbe al significato proprio dei termini: economia.
Per Aristotele l’economia è la sfera che ha come oggetto la… casa (forse lo sai che in greco “oikos” significa “casa”), la famiglia, in altre parole il privato. Aristotele, quindi, usa il termine “economia” non nel suo significato corrente oggi, ma nella sua accezione etimologica: la sfera che ha come oggetto la casa, la famiglia, in definitiva quello che possiamo chiamare il privato.
In questo contesto si capisce che lo Stato attraverso l’uso di uno strumento di misura: moneta consente ai cittadini di scambiarsi beni, merci e servizi immateriali. Si comprende che l’alta finanza serve a poco alla società umana.
di Peppe Carpentieri
15 dicembre 2009
Che fine ha fatto il futuro?
Alcuni anni fa era una sorta di moda. Erano comparsi articoli sui giornali e libri che davano indicazioni su come comportarsi e su cosa fare per aderire alla nascente corrente di pensiero. Un vero e proprio movimento che sosteneva la necessità, durante il corso della propria vita di buttare via tutto. In primo luogo il guardaroba. Non con le forme soft a noi note, dettate dalla moda che segue un’oscillazione semestrale che ci impone di modificare solo in parte il nostro vestiario ma con interventi ben più radicali che prevedevano non solo la messa a discarica completa del proprio guardaroba, ma anche lo svuotamento della casa da tutte quelle suppellettili e oggetti che nel corso degli anni tendono a colonizzare tutti gli spazi disponibili sopra i mobili, sulle pareti, sui tavolini, sugli scaffali, perfino in terra.
Questa scuola di pensiero si spingeva a dire che oltre al guardaroba e alla casa bisognava cambiare giro di amicizie, il lavoro, se possibile, fino a ipotizzare un reset pressoché completo del proprio personal computer per espungere tutti quei documenti che, anche qui, in forma virtuale, si condensano come un sottile strato di polvere che tende a riempire tutto, sommergendo ogni cosa senza possibilità di ritrovare quello che è stato sepolto.
Insomma, condensando, una specie di filosofia minimalista che si opponeva a quella cascata di cose che si affollano nella nostra memoria. Una filosofia della scopa che tende a spazzare via la presunta polvere accumulata negli anni. Una filosofia dell’acciaio cromato pronta a ripulire da tutte le incrostazioni il nostro ambiente, il nostro corpo, la nostra mente. Un tentativo lodevole, credevo, di tirare di nuovo a lucido la nostra vita che lentamente si arena con gli anni. Una sorta d’invito alla ripartenza di sacchiana memoria. Abbandonare tutte le meline. Recuperare l’iniziativa e la palla. Buttarsi verso la porta avversaria con rinnovato entusiasmo.
Così, inizialmente, quest’idea mi aveva solleticato. Tra l’altro nel frattempo era uscito Nudi e crudi di Alan Bennett che narra una stravagante storia anche divertente che inizia con i due protagonisti che devono, nello straniamento più totale, reinventarsi un’intera vita e uno stile dopo che sono stati svaligiati in uno strano modo. Tutta la loro casa viene svuotata. Nessun mobile, nessun vestito, nessun quadro, nessuna fotografia viene lasciata. Un azzeramento completo, uno svuotamento che dovrebbe rappresentare, almeno per i fedeli di questa nuova filosofia, un inizio colmo di aspettative e futuro.
Poi, come sempre mi succede, ho cominciato a ruotare intorno a questa idea, con la solita lenta, incessante traiettoria obliqua che disegna centri concentrici. Come uno squalo che ha puntato la preda e si attarda circospetto prima di azzannarla, questa storia del disfarsi di tutto, del resettare, mi è cominciata ad apparire sotto la sua vera luce. Una luce da incubo. Come quelle luci al neon degli obitori, bianche, irreali, fredde. Quelle luci che fanno chiarore ma che ti mettono un brivido nella schiena. Quelle luci cariche di buio insomma, foriere di angoscia.
In fin dei conti, mi sono detto, io non sarei mai capace di disfarmi di tutta quella robaccia inutile che conservo e che non ha nessuna utilità se non ricordarmi un volto, un giorno, una voce.
Mi disturbava soprattutto, in questa nuova filosofia di vita, il reset del personal computer che mi è apparso sotto il suo vero e perverso cono di luce.
Il reset del PC equivale a quella pratica immonda che veniva dispensata a quelli che si chiamavano i matti per indurli ad azzerare il loro io e per riportare la loro mente torturata ad uno stato di tabula rasa su cui poi riedificare una personalità nuova e non più identica all’intricato coacervo di meandri che rappresentava però la loro specificità e ragione: l’elettrochoc. Il reset del PC mi è apparso appunto come l’infamia inferta dall’elettrochoc su quelle menti con le quali non posso che non solidarizzare.
Insomma la nuova filosofia in nome di una novella promessa di vita ci vuole scippare il passato senza prospettarci un futuro.
Tutto questo mi è affiorato alla mente dopo aver letto Che fine ha fatto il futuro? di Marc Augé edito da Eleuthera che tratta appunto del tempo e di come al tempo della surmodernità il futuro appaia appunto scomparso, scippato da un’accelerazione imposta che lo ha risucchiato sottraendocelo.
In realtà il titolo originale Où est passé l’avenir? molto più di quello dell’edizione italiana pone l’accento sul vero problema del nostro tempo surmodernizzato. Sia il passato che il futuro vengono ingoiati dal nostro tempo che ci regala quella che può ben essere definita come una vera e propria dittatura del presente.
Intendiamoci subito. Che il presente sia l’unica epoca che c’è dato vivere è fuori dubbio, ma che possa, nelle attuali condizioni, essere configurata come una dittatura è altrettanto inequivocabile.
Il presente si può ovviamente eternare, fissando l’attimo e dilatandolo all’infinito per riempire tutto e per fermare il tempo. Splendida rappresentazione di questa benedizione del presente, tra le molte citabili, resta Giosuè che chiede al suo Dio di fermare il corso del sole. “E il sole si fermò”. Rallentandone il ritmo, il tempo rallenta e si dilata permettendoci una piena vita qui e ora. Ma il punto di partenza del testo di Augè è diametralmente opposto a questo rallentamento. La surmodernità impone un’accelerazione sempre maggiore al tempo presente e costringe noi a seguirla se non vogliamo essere espulsi da questo vortice.
L’accelerazione comporta, oltre una certa soglia, che il presente s’imballi, come quando le gambe di un podista, arrivate al loro punto massimo di spinta, non riescono più a mordere il terreno, sprofondando in una sorta di sabbie mobili. È in questa situazione che l’attimo presente, invece di dilatarsi fino a fermare il tempo, diventa solo e semplicemente una scheggia impazzita, inserita in un divenire vorticoso composto di singoli momenti pulsanti sempre meno collegati tra di loro. È come se il film della nostra storia fosse proiettato da una cinepresa che non è in grado di riprodurre tutti i fotogrammi che si susseguono nella pellicola che scorre troppo velocemente per le sue possibilità tecniche. Il proiettore “imballato” ci farà assistere a una proiezione di singoli fotogrammi che vanno sovrapponendosi uno all’altro, ma che sono tra loro scollegati, impedendoci di percepirne il senso. È così che, nell’accelerazione della surmodernità, il nostro racconto si frammenta, si scollega dal passato, non ha più proiezioni sul futuro. L’accelerazione, dopo aver inghiottito il passato e rarefatto il futuro, sminuzza, in singoli atti insignificanti (nel senso di privi di senso), il nostro presente. In questo modo si assiste alla frantumazione del racconto e della storia (individuale e collettiva) in tante schegge, che ci scippano non solo del passato e del futuro ma che trasformano il nostro presente in una corsa, sempre più impazzita, verso un dove che non esiste più. Viviamo come in una comica dei tempi del cinema muto in cui l’esasperato movimento dei protagonisti induceva alle risa. Ognuno di noi assume la tragica maschera priva di sorriso di Buster Keaton.
Marc Augé, dopo aver analizzato in maniera cristallina, la perdita di senso che la surmodernità ha nei confronti dei luoghi, trasformati in non luoghi proprio dalla perdita del loro senso, si fa carico di descrivere anche l’altro parametro fondamentale delle nostre vite: il tempo, fissandone, anche qui, in maniera non equivoca la sua perdita di senso.
Ciò che appare chiaro è che la nascita del non luogo e del non tempo è necessaria alla struttura della surmodernità, che non saprebbe che farsene d’individui ancorati al luogo e al tempo. La surmodernità ha ricreato un tessuto spaziotemporale privo di senso proprio perché ha necessità di avere a disposizione individui privi di senso, o meglio con un unico senso totalitario: quell’uomo a una dimensione che è un dimensione a due teste il produttore/consumatore anonimo che, deprivato del senso dello spazio e del tempo, può essere impiegato (schiavizzato) in qualunque luogo ed in qualunque contesto temporale senza che ne risenta affatto. Si procede dunque verso la più totale e straniante delle trasformazioni, dall’individuo al non-individuo, un accessorio della produzione nonché un tubo digerente inserito nel nuovo panorama del non-spazio e del non-tempo.
Il capitolo finale è riservato da Augé a una speranza positiva e progressiva che corrisponde probabilmente all’ottimismo illuminista che ancora un po’ permea il suo pensiero e che io invece non condivido. Il compito di ristabilire il senso della storia e della nostra storia spetterebbe, per Augè, alla scuola che, come ultimo baluardo dell’insegnamento, dovrebbe preservare, trasferendola, la conoscenza che per sua definizione si opporrebbe all’accelerazione distruttrice di ogni sapere della surmodernità.
È questa flebile speranza di Augé che mi trova in assoluto dissenso.
In un mondo sempre più accelerato, in cui il mito della flessibilità ha travolto ogni cosa, il valore percepito della scuola è cambiato profondamente e il suo annullamento è testimoniato dall’autorità nulla che hanno i professori che almeno formalmente ne sono i sacerdoti.
Il sapere in un mondo ultraflessibile è un impedimento, una tara, un peso che non può essere sopportato da un individuo cui è richiesta l’acquisizione di sempre nuove competenze. L’aggiornamento professionale spinto all’eccesso genera una pletora di analfabeti di ritorno. Individui che non hanno nessun interesse a ricordare le loro sapienze del giorno prima che sono viste come un inutile orpello e un impedimento all’apprendere quello che è necessario oggi. La scuola che, per far sedimentare una qualsivoglia nozione nelle menti degli studenti, deve basare il suo metodo sul ricordo, si scontra apertamente (perdendo la partita) con il nuovo mondo surmoderno che costringe all’apprendimento di nuove competenze con una velocità che non permette la sedimentazione della conoscenza. La surmodernità non cerca il ricordo, ingombrante e impegnativo, ma l’oblio che ci rende vergini per nuove conoscenze ma mutilati e privi di personalità e spessore.
Il metodo è quello del continuo reset delle nostre menti che permette, da un lato, di liberarci dalle conoscenze passate non più utili e, dall’altro, di fare spazio in una mente per forza di cose limitata.
In fin dei conti se si chiede agli abitatori della surmodernità di cambiare lavoro, competenze, casa e abitudini ogni tre mesi non è pensabile adottare un modello di vita che privilegi il lavoro stabile, le relazioni sociali durature, le conoscenze acquisite e sedimentate nella testa. Quello che serve non è una biblioteca nella propria casa, fatta di libri ingombranti, pesanti, difficili da trasferire spazialmente. Quello che serve è un instant book non più cartaceo ma digitale, che può essere letto, utilizzato, dimenticato senza che questo lasci tracce durature in noi. Questo modello ha bisogno di TV e non di libri, di talk show e non di giornali con pagine di approfondimento.
Un tempo si diceva che passato il periodo dei sogni (l’adolescenza) si entrava nel periodo dei segni (l’età adulta) e che ci si doveva alla fine confrontare con le proprie rughe e con le proprie cicatrici interiori. La surmodernità con una promessa fallace: l’eterna giovinezza (considerata come l’indefinita estensione dell’adolescenza), raggiunta con il moto perpetuo patologico della vita precarizzata, con le lusinghe della chirurgia estetica, con le promesse della chimica, ci crocifigge alla ruota incessante del Karma che vorticosamente gira accelerando, trasformandoci in una battigia spazzata dalle onde dove ogni orma impressa nella sabbia dura solo per l’intervallo tra un’onda e un’altra senza lasciar traccia di nessun passaggio.
Così ci vogliono (e a questo bisogna ribellarsi).
di Mario Grossi