23 febbraio 2010

Il professor Azzeccagarbugli



Secondo la Corte dei Conti le denunce per corruzione sono aumentate, dal 2008 al 2009, del 220% e quelle per concussione del 150%. La denuncia della Corte non fa che ufficializzare ciò che è sotto gli occhi di tutti, con le inchieste di Milano, di Firenze, di Bari, di Palermo.
Sul Corriere il professor Ernesto Galli Della Loggia scrive che Mani Pulite è stata "inutile". E come potrebbe essere diversamente? Sono quindici anni che assistiamo ad una quotidiana, costante e devastante campagna di delegittimazione della Magistratura italiana, da parte dell’onorevole Berlusconi, delle sue Tv, dei suoi giornali, dei suoi parlamentari e anche, in misura molto minore, del centrosinistra. I magistrati sono stati accusati di "complotto", di "uso politico della giustizia", di "indebita supplenza", di "giustizialismo", di "giustizia a orologeria"; ogni volta che hanno cercato di colpire la corruzione politica, amministrativa e imprenditoriale; a quest’opera di demolizione sistematica ha attivamente partecipato il principale quotidiano della borghesia, Il Corriere della Sera, con i suoi editorialisti liberali, Angelo Panebianco, Galli della Loggia, Piero Ostellino (Panebianco è arrivato a scrivere che "la legalità, semplicemente non è, e non può essere, un valore in sé" - Corriere, 16/3/1998). Di recente l’onorevole Berlusconi, riferendosi all’inchiesta di Firenze, ha affermato che "i magistrati dovrebbero vergognarsi", insultando non solo i Pubblici Ministeri ma anche i Carabinieri che hanno steso i rapporti in base ai quali i primi hanno proceduto.
Io mi stupisco che ci siano magistrati e organi della polizia giudiziaria (i rappresentanti di quel "law and order" che è il cardine delle destre di ogni Paese) che abbiano ancora voglia di fare il loro mestiere. Tanto più che sanno che anche questa volta, come per Mani Pulite, sarà "inutile"; se ne avvertono già ora i segnali. Sul Corriere Galli della Loggia scrive: "non crederemo davvero che la corruzione italiana si riduce a quella dei politici? La verità è che è l’Italia la causa della corruzione". È il vecchio trucco del "tutti colpevoli, quindi nessuno è colpevole". Comunque, è vero, l’Italia è marcia fino al midollo. Ma la corruzione non sale dalla società verso i partiti, come sostiene il Galli della Loggia, ma è vero il contrario. In una democrazia corrotta i partiti comprano il consenso. E per comprarlo hanno bisogno di soldi, di tangenti, di uso a tappeto del clientelismo e dell’affiliazione paramafiosa. È così che la corruzione, discendendo giù per i rami, arriva alla società e la inquina.
Il Galli, per salvare ancora una volta i partiti, di destra e di sinistra, trova che le radici della corruzione italiana stanno "nella nostra storia profonda". Sarà, ma io ricordo anche un’altra Italia, e dovrebbe ricordarla anche il Galli della Loggia. Nell’Italia dei ’50 e dei ’60 l’onestà era un valore per tutti. Per la borghesia, se non altro perché dava credito. Per il mondo contadino dove la stretta di mano valeva più di un contratto e le sua violazione costava l’emarginazione della comunità. E per il proletariato.
Scrive ancora il Galli della Loggia che l'ultimo film di Pupi Avati è "un ritratto spietato di che cosa è diventato questo Paese". Sì, ma anche grazie al professor Ernesto Galli della Loggia e agli intellettuali azzeccagarbugli che invece di chiarire le idee alla gente gliele confondono
Massimo Fini

22 febbraio 2010

La strada dei Pigs


Intervista di Marco Della Luna al Prof. Claudio Pioli

Recentemente diversi articoli sono comparsi sulla stampa italiana e straniera, a indicare che l’Italia non è messa meglio della Grecia, in fatto di conti pubblici, e che esiste una concreta possibilità che i paesi con le finanze più dissestate dell’Eurozona si trovino presto costretti e misure radicali, come l’uscita dall’Euro (vi è chi la ritiene legalmente possibile, e chi no), oppure altre.

Abbiamo richiesto al Prof. On. Claudio Pioli, esperto di finanza e macroeconomia, di delineare gli scenari secondo lui più verosimili per l’Italia.

La sua risposta è stata efficace quanto inquietante:

In effetti è l’Italia il vero pericolo per la zona EURO, nel senso di dare credibilità ad un gruppo di stati non omogenei fra di loro per politica economica, sociale, fiscale e tributaria, uniti, in effetti, soltanto da un’unica moneta.

Che cosa potrebbe succedere (mi permetta pur sempre il condizionale, visto che non sono io a prendere delle decisioni, ma cerco soltanto di pensare a quello che potrebbe accadere di fronte ad un default del debito pubblico italiano, che sta diventando il pericolo pubblico italiano numero uno).

Occorre fare delle premesse e ricordare innanzitutto i patti di ">Maastricht, che impongono dei tetti al deficit ed all’indebitamento complessivo della Pubblica Amministrazione (60% del PIL, per quanto riguarda l’indebitamento complessivo. L’Italia era entrata nella zona EURO «in deroga», in quanto Ciampi, il solito, aveva previsto un aumento del PIL italiano, che avrebbe permesso di rientrare nei parametri entro una decina d’anni, ormai trascorsi…., e 2,5% o giù di li’ per il deficit annuo dei paesi aderenti).

La crisi ha fatto si’ che la Commissione Europea abbia concesso alcuni anni di respiro: gli stati aderenti ne hanno approfittato per finanziare i rispettivi sistemi bancari.

Ma la Commissione, in occasione dell’esplosione della crisi greca, ha sottolineato che non ci saranno aiuti «europei», anche perché nessuno stato da solo o insieme ad altri potrebbe permetterselo in questi momenti.

In tal caso, se entro il 2012 gli stati non daranno segni palesi di buona volontà e di gestione budgetaria, saranno richieste delle garanzie (versamento di penalità alla BCE).

Ma esistono anche altre «voci», che vorrebbero alcuni paesi messi «al di fuori» della zona EURO: se «costituzionalmente» pare impossibile (chi è entrato non può’ più uscire, in quanto non è prevista la procedura), è pur vero che la BCE potrebbe prendere delle decisioni contemporanee a quelle della UE, o, è meglio dire, di concerto con….

Come afferma il premio Nobel per l'economia 1999 Robert Mundell, l’Italia ha usufruito sino ai nostri giorni, e cioè da una decina d’anni a questa parte, di tassi d’interesse bassi, inferiori al tasso d’inflazione (parliamo in termini medi, prendendo in considerazione la serie storica 2000 – 2010).

I risparmiatori sono stati remunerati di meno del dovuto (il tasso di remunerazione dovrebbe essere sempre maggiore di quello inflazionistico: in caso contrario si invoglia il risparmiatore a cercare altre destinazioni delle sue scorte monetarie, quali i «beni rifugio» ed il risparmiatore farebbe ancora la sua parte, come ben affermava Luigi Einaudi, in quanto il risparmio è insito nel carattere umano, ma in misura minore. Keynes sosteneva praticamente le stesse cose, più con concetti macroeconomici e con modelli econometrici che di comportamento sociale e psicologico) ed il montante: * capitale + interesse * delle loro economie è stato notevolmente ridotto, favorendo, invece, il sistema bancario, che notoriamente gioca sul differenziale tra interessi attivi ed interessi passivi.

Non solo il risparmiatore ci ha perso, ma ne ha risentito anche il contribuente italiano, che non riesce ad evadere e che è chiamato a sorreggere soggetti finanziari ed economici astronomicamente più forti di lui: ne risentirà ancora in futuro, tenendo conto del fatto che il debito pubblico si riconverte, prima o poi, in una maggior pressione contributivo – fiscale.

La Corte dei Conti ha ricordato che l’indebitamento della Pubblica Amministrazione, gestito con forme e procedure di ingegneria finanziaria, lascerà uno strascico sul debito pubblico per oltre vent’anni.

Che i tassi d’interesse debbano aumentare nei prossimi anni non c’è dubbio: Mundell fa capire che il problema «Italia» è ben notevole, perché l’Italia potrebbe non essere in grado di veder rinnovati i titoli del debito pubblico (aumentando il tasso d’interesse, il «costo del servizio del debito pubblico» aumenterebbe paurosamente).

Ed il debito pubblico italiano, nei confronti di quello greco, è come un elefante rispetto al topolino. Le azioni che potrebbero essere decise dalla Commissione Europea e dalla BCE, riguardano pertanto la creazione di «base monetaria in senso ampio», definita tecnicamente M3 dalla BCE, come ricorderemo ancora nel nostro discorso.

Le soluzioni, che non possono essere benefiche e senza effetti negativi nei confronti di tutti i soggetti, pubblici o privati che siano, potrebbero essere diverse.

Ma sia chiaro che i fallimenti ed i concordati puniscono sempre i creditori.

Bisognerà vedere in quale misura reagiranno la domanda e l’offerta di euro, in concomitanza dei rinnovi e delle nuove emissioni di titoli :

1. Il consolidamento di parte del debito pubblico (BOT) o l’attribuzione di cedole a tasso d’interesse «politico», inferiore al tasso d’inflazione, probabilmente non spendibili subito.

§ Le decisioni sul debito pubblico esistente potrebbero, comunque, scaturire da un mix di soluzioni riguardanti il tasso d’interesse, il capitale o l’allungamento, che piaccia o no, della durata dei titoli.

§ Decisioni di questo genere vennero prese in Italia negli anni Settanta, quando si stabili’ di limitare gli effetti dell’inflazione pagando una parte dei salari in BOT pluriennali.

§ In effetti la base monetaria allargata (M3, nella definizione della BCE), comprende anche i titoli di stato a breve, e cioè con scadenza sino a due anni, come i BOT italiani.

§ Se si vuol agire nei confronti della massa effettiva e potenziale della moneta in circolazione occorre pertanto agire, sulla base dei patti di Maastricht, sulla dinamica e sullo stock del debito pubblico, facendo rispettare i parametri di Maastricht senza deroghe di alcun tipo.

§ Sarà l’Italia (ed altri del gruppetto dei P.I.G.S.), a prendere le decisioni politiche (taglio drastico della spesa pubblica, liberalizzazioni, aumento delle imposte) per eseguire «gli ordini superiori» della UE.

§ Le conseguenze sociali si tradurranno inevitabilmente in gravi tensioni di ordine pubblico.

2. La Commissione Europea potrebbe chiedere un controllo ferreo sulla circolazione monetaria italiana (M0, secondo la definizione della BCE), facente parte della base monetaria, ben sapendo che questa componente costituisce, più dei depositi bancari, una bomba «a miccia corta», fermo restando la costituzione di una garanzia in denaro da costituirsi presso la BCE.

§ E’ facile pensare ad una misura propria di una «politica monetaria restrittiva», anche tenendo conto del fatto che l’Italia vanta un’elevatissima economia parallela (la velocità di circolazione della moneta corrente, proveniente dall’economia sommersa, è notoriamente ben superiore a quella dell’economia legale di un paese).

3. La Commissione Europea, di concerto con la BCE, potrebbe decidere di sovrastampare la moneta «uscente dai paesi in défaut», come successe in Germania ai tempi della Repubblica di Weimar.

§ Questa decisione corrisponderebbe, di fatto, alla coesistenza di due monete: una più forte per i paesi del nord ed una debole per quelli del sud Europa.

§ Come vede parlo anche degli altri paesi in crisi, poichè ormai si è capito che, l’omogeneizzazione monetaria, non preceduta dall’omogeneizzazione delle politiche sociali, industriali, fiscali eccetera, ha semplicemente permesso di far provare alle popolazioni sud-europee un fenomeno già visto in Argentina, quando volle ancorare la propria moneta al dollaro (economie deboli con moneta forte).

La domanda che ci si pone: che cosa avverrà dei depositi, nei casi estremi di sovrastampa della moneta o di decisioni analoghe?

E’ ovvio che verrebbero svalutati proporzionalmente alla diminuzione di potere d’acquisto della «nuova moneta», salvo, forse, per quelli detenuti da non residenti, per i quali si potrebbero stabilire delle moratorie e delle sostituzioni.

La mossa dello scudo fiscale, che non ha dato i risultati sperati (85 miliardi contro i 110 sperati da Tremonti e compagni, ma, nel passato, si è parlato di 1000 miliardi di Euro portati all’estero), è stata fatta forse, tra l’altro, anche per non far entrare più tardi, dopo un eventuale default del debito pubblico, una valanga di denaro spendibile ed un numero maggiore di contenziosi con gli stati e le banche estere (tipo bond argentini, messicani eccetera di qualche anno fa).

21 febbraio 2010

Potere e comando, volonta' e richiesta


Ogni volta che parlo di politica casco sempre nelle stesse inutili discussioni. Sembra che per l'italiano medio sia impossibile distinguere il potere dal comando, e che sia impossibile distinguere la volonta' dalle richieste. Andiamo un attimo nel dettaglio.

Nessuno capisce quello che intendo dire quando dico che Obama sta fallendo perche' non e' un uomo potente. Tutti dicono che e' Presidente, quindi e' potente. No. La democrazia NON da nessun genere di potere agli eletti. Da' soltanto la posizione di comando. Che non e' automaticamente una posizione di potere. Facciamo un esempio stupido: le leggi del presidente devono venire approvate dal senato. Cosa succede se un senatore democratico vota contro? Obama non gli puo' fare nulla di nulla, e la legge viene respinta o modificata. Adesso supponiamo che al posto di Obama ci sia Hillary. E il senatore democratico dell' Oklahoma vuole votare contro. Hillary lo convochera', e gli fara' sapere che e' il suo clan politico e la sua rete di networking a decidere chi sara' il prossimo candidato democratico in Oklahoma. E se il signore desidera continuare a sedere sulla sua sedia, e' meglio che voti la legge di Hillary. Questa e' la differenza tra potere e comando: la democrazia ha dato a Obama il comando. Ma non il potere. Il potere esiste a prescindere dalle elezioni, e puo' diventare comando se il cittadino vuole. Ma attenzione: il cittadino NON puo' decidere chi avra' il comando, ma quale potente avra' il comando. Perche' se si illude che il comando produca il potere, mettera' al comando un individuo impotente come Obama. E il comando sara' inutile. Lo stesso vale per le lobby. Se la lobby delle assicurazioni si oppone ad Obama, lui puo' farci poco. Se la lobby delle assicurazioni si oppone a Hillary, Hillary puo' semplicemente dire: signori, grazie allo spoil system(1) il direttore/altro pezzo grosso dell' IRS e' uno del mio clan. Siete in regola col fisco? Magicamente, la Lobby le obbedira'. Morale della storia: il popolo non puo' davvero decidere chi mandare al governo. Se vuole un governo ce faccia delle cose, deve garantirsi sia il comando (col voto) che il potere (un candidato con un grosso clan di amicizie e alleanze alle spalle). Ovviamente, il popolo puo' cortocircuitare il processo e mandare un uomo senza potere al comando. Il risultato sara' che dopo due anni di "change" non si e' ancora visto nulla. Perche' Obama e' al comando ma NON ha il potere. Questa e' la ragione per cui approvo l'attuale sistema elettorale italiano: poiche' il partito decide chi candidare e chi no, ha potere sui parlamentari, tranne alcune finestre nelle quali si apre una trattativa coi gia' eletti, prima delle elezioni amministrative. In questo modo, i parlamentari devono marciare allineati e coperti, e chi ha il comando ha anche il potere. Inoltre, Berlusconi e' gia' potente senza elezioni, quindi ha ancora piu' leve. Anche se vincesse la sinistra, essendo praticamente un partito privo di potere, non combinerebbe una cippa, come e' sempre stato sinora. In Emilia governano perche' oltre al comando hanno un certo potere collaterale: altrimenti , non hanno speranza. Non votero' mai, alle politiche, un candidato che non abbia potere, perche' so come finira'. In definitiva, Governo = Comando * Potere. Se il potere e' nullo, non si governa: pur avendo ricevuto il comando dalle elezioni. Il vero requisito alla candidatura dovrebbe essere il potere gia' in mano al candidato. Altrimenti, questo rendera' inutile il comando. E si mandera' al comando un inutile temporeggiatore. Le elezioni possono dare un posto di comando, ma non il potere. Secondo punto: la democrazia fa sempre quello che il cittadino VUOLE. Quando dico questo, nasce un gigantesco malinteso tra cio' che il cittadino "vuole" e cio' che il cittadino "chiede". La richiesta e' l'argomento politico, che permette al partito di fare politica. La volonta' e' il risultato oggettivo che il cittadino desidera sperimentare nella vita quotidiana. Tutti i cittadini di Milano chiedono al comune meno traffico e meno inquinamento. Esistono in commercio automobili ibride che consumano, sul tratto urbano, circa un terzo delle altre.(2) Se tutti usassero auto ibride in citta', sarebbe come fermare il traffico due giorni alla settimana. I cittadini che chiedono meno inquinamento si sono tuffati a comprare auto ibride? Lo hanno fatto i verdi? No. Il cittadino CHIEDE meno inquinamento, ma VUOLE guidate un'automobile inquinante. I cittadini chiedono un traffico migliore. Quando il cittadino di Milano parcheggia in doppia fila, che cosa vuole? Vuole , ovviamente, che nessuno gli faccia una contravvenzione. Molto bene: torniamo alla mia affermazione. Il governo democratico fa quello che il cittadino VUOLE e non quello che il cittadino CHIEDE significa che accontentera' il cittadino quando compra auto inquinanti in citta' e quando parcheggia in doppia fila. Se possibile, si sforzera' anche di migliorare il traffico, ma la priorita' e' quanto il cittadino VUOLE. Se tutti CHIEDIAMO piu' meritocrazia ma contemporaneamente ci presentiamo agli esami con tesine copiate e appunti nascosti ovunque, quello che vogliamo e' MENO meritocrazia. E la democrazia fa sempre quello che VOGLIAMO. E' semplice: non sempre si chiede cio' che si vuole. Non e' possibile fare un partito che dica "voglio parcheggiare in doppia fila", il partito puo' solo "chiedere meno traffico". I governi democratici hanno imparato bene questa differenza, e sanno bene che se non danno al cittadino quel che chiede, bastano due o tre chiacchiere e il cittadino li rivota. Se invece non danno al cittadino cio' che VUOLE, egli viene colpito nella sua esistenza quotidiana, e si infuria. Il cittadino essenzialmente VUOLE delle cose che esistono gia', ma CHIEDE delle cose che non esistono ancora. Ovviamente, e' molto piu' sgradito al cittadino il governo che colpisca l'esistente, piuttosto che un governo che non realizzi l'inesistente. Se il comune di Milano non da' un traffico migliore, si rimane cosi'. Il cittadino valuta se accettare o meno le scuse per il mancato miglioramento. Se invece iniziamo a multare chi parcheggia in doppia fila, a tappeto, il cittadino perde qualcosa che ha gia': la possibilita' di fare i propri porci comodi.

  • Il cittadino VUOLE le cose che effettivamente fa o ha fatto o fara', con i relativi vantaggi.
  • Il cittadino CHIEDE cose che non ci sono ancora e delle quali piacerebbe godere.

E' ovvio che disattendere la prima richiesta colpisce direttamente il cittadino nel quotidiano, mentre disattendere la seconda si limita a mortificare i suoi desideri o i suoi ideali. E' ovvio che un governo basato sul consenso badera' alla prima delle richieste, e si dedichera' alla seconda solo se resta tempo, o restano risorse. Se le due richieste sono incompatibili, perche' e' impossibile avere un traffico migliore (richiesta) se tutti parcheggiano in doppia fila impuniti (volonta') allora vincera' la volonta' sulla richiesta. E' semplicissimo, e mi meraviglia di dover puntualizzare questi due semplicissimi concetti ogni volta che parlo di politica.

note

(1) In italiano: lottizzazione. Ma in USA e' figo perche' si chiama spoil system, provincialotti che non siete altro. (2) Ho chiesto conferma di questa affermazione ad alcuni tassisti, che la usano e ne sono entusiasti. Tra l'altro apprezzano molto la sua silenziosita', cosa che capisco perche' abitano l'auto per molto tempo.

di Uriel

23 febbraio 2010

Il professor Azzeccagarbugli



Secondo la Corte dei Conti le denunce per corruzione sono aumentate, dal 2008 al 2009, del 220% e quelle per concussione del 150%. La denuncia della Corte non fa che ufficializzare ciò che è sotto gli occhi di tutti, con le inchieste di Milano, di Firenze, di Bari, di Palermo.
Sul Corriere il professor Ernesto Galli Della Loggia scrive che Mani Pulite è stata "inutile". E come potrebbe essere diversamente? Sono quindici anni che assistiamo ad una quotidiana, costante e devastante campagna di delegittimazione della Magistratura italiana, da parte dell’onorevole Berlusconi, delle sue Tv, dei suoi giornali, dei suoi parlamentari e anche, in misura molto minore, del centrosinistra. I magistrati sono stati accusati di "complotto", di "uso politico della giustizia", di "indebita supplenza", di "giustizialismo", di "giustizia a orologeria"; ogni volta che hanno cercato di colpire la corruzione politica, amministrativa e imprenditoriale; a quest’opera di demolizione sistematica ha attivamente partecipato il principale quotidiano della borghesia, Il Corriere della Sera, con i suoi editorialisti liberali, Angelo Panebianco, Galli della Loggia, Piero Ostellino (Panebianco è arrivato a scrivere che "la legalità, semplicemente non è, e non può essere, un valore in sé" - Corriere, 16/3/1998). Di recente l’onorevole Berlusconi, riferendosi all’inchiesta di Firenze, ha affermato che "i magistrati dovrebbero vergognarsi", insultando non solo i Pubblici Ministeri ma anche i Carabinieri che hanno steso i rapporti in base ai quali i primi hanno proceduto.
Io mi stupisco che ci siano magistrati e organi della polizia giudiziaria (i rappresentanti di quel "law and order" che è il cardine delle destre di ogni Paese) che abbiano ancora voglia di fare il loro mestiere. Tanto più che sanno che anche questa volta, come per Mani Pulite, sarà "inutile"; se ne avvertono già ora i segnali. Sul Corriere Galli della Loggia scrive: "non crederemo davvero che la corruzione italiana si riduce a quella dei politici? La verità è che è l’Italia la causa della corruzione". È il vecchio trucco del "tutti colpevoli, quindi nessuno è colpevole". Comunque, è vero, l’Italia è marcia fino al midollo. Ma la corruzione non sale dalla società verso i partiti, come sostiene il Galli della Loggia, ma è vero il contrario. In una democrazia corrotta i partiti comprano il consenso. E per comprarlo hanno bisogno di soldi, di tangenti, di uso a tappeto del clientelismo e dell’affiliazione paramafiosa. È così che la corruzione, discendendo giù per i rami, arriva alla società e la inquina.
Il Galli, per salvare ancora una volta i partiti, di destra e di sinistra, trova che le radici della corruzione italiana stanno "nella nostra storia profonda". Sarà, ma io ricordo anche un’altra Italia, e dovrebbe ricordarla anche il Galli della Loggia. Nell’Italia dei ’50 e dei ’60 l’onestà era un valore per tutti. Per la borghesia, se non altro perché dava credito. Per il mondo contadino dove la stretta di mano valeva più di un contratto e le sua violazione costava l’emarginazione della comunità. E per il proletariato.
Scrive ancora il Galli della Loggia che l'ultimo film di Pupi Avati è "un ritratto spietato di che cosa è diventato questo Paese". Sì, ma anche grazie al professor Ernesto Galli della Loggia e agli intellettuali azzeccagarbugli che invece di chiarire le idee alla gente gliele confondono
Massimo Fini

22 febbraio 2010

La strada dei Pigs


Intervista di Marco Della Luna al Prof. Claudio Pioli

Recentemente diversi articoli sono comparsi sulla stampa italiana e straniera, a indicare che l’Italia non è messa meglio della Grecia, in fatto di conti pubblici, e che esiste una concreta possibilità che i paesi con le finanze più dissestate dell’Eurozona si trovino presto costretti e misure radicali, come l’uscita dall’Euro (vi è chi la ritiene legalmente possibile, e chi no), oppure altre.

Abbiamo richiesto al Prof. On. Claudio Pioli, esperto di finanza e macroeconomia, di delineare gli scenari secondo lui più verosimili per l’Italia.

La sua risposta è stata efficace quanto inquietante:

In effetti è l’Italia il vero pericolo per la zona EURO, nel senso di dare credibilità ad un gruppo di stati non omogenei fra di loro per politica economica, sociale, fiscale e tributaria, uniti, in effetti, soltanto da un’unica moneta.

Che cosa potrebbe succedere (mi permetta pur sempre il condizionale, visto che non sono io a prendere delle decisioni, ma cerco soltanto di pensare a quello che potrebbe accadere di fronte ad un default del debito pubblico italiano, che sta diventando il pericolo pubblico italiano numero uno).

Occorre fare delle premesse e ricordare innanzitutto i patti di ">Maastricht, che impongono dei tetti al deficit ed all’indebitamento complessivo della Pubblica Amministrazione (60% del PIL, per quanto riguarda l’indebitamento complessivo. L’Italia era entrata nella zona EURO «in deroga», in quanto Ciampi, il solito, aveva previsto un aumento del PIL italiano, che avrebbe permesso di rientrare nei parametri entro una decina d’anni, ormai trascorsi…., e 2,5% o giù di li’ per il deficit annuo dei paesi aderenti).

La crisi ha fatto si’ che la Commissione Europea abbia concesso alcuni anni di respiro: gli stati aderenti ne hanno approfittato per finanziare i rispettivi sistemi bancari.

Ma la Commissione, in occasione dell’esplosione della crisi greca, ha sottolineato che non ci saranno aiuti «europei», anche perché nessuno stato da solo o insieme ad altri potrebbe permetterselo in questi momenti.

In tal caso, se entro il 2012 gli stati non daranno segni palesi di buona volontà e di gestione budgetaria, saranno richieste delle garanzie (versamento di penalità alla BCE).

Ma esistono anche altre «voci», che vorrebbero alcuni paesi messi «al di fuori» della zona EURO: se «costituzionalmente» pare impossibile (chi è entrato non può’ più uscire, in quanto non è prevista la procedura), è pur vero che la BCE potrebbe prendere delle decisioni contemporanee a quelle della UE, o, è meglio dire, di concerto con….

Come afferma il premio Nobel per l'economia 1999 Robert Mundell, l’Italia ha usufruito sino ai nostri giorni, e cioè da una decina d’anni a questa parte, di tassi d’interesse bassi, inferiori al tasso d’inflazione (parliamo in termini medi, prendendo in considerazione la serie storica 2000 – 2010).

I risparmiatori sono stati remunerati di meno del dovuto (il tasso di remunerazione dovrebbe essere sempre maggiore di quello inflazionistico: in caso contrario si invoglia il risparmiatore a cercare altre destinazioni delle sue scorte monetarie, quali i «beni rifugio» ed il risparmiatore farebbe ancora la sua parte, come ben affermava Luigi Einaudi, in quanto il risparmio è insito nel carattere umano, ma in misura minore. Keynes sosteneva praticamente le stesse cose, più con concetti macroeconomici e con modelli econometrici che di comportamento sociale e psicologico) ed il montante: * capitale + interesse * delle loro economie è stato notevolmente ridotto, favorendo, invece, il sistema bancario, che notoriamente gioca sul differenziale tra interessi attivi ed interessi passivi.

Non solo il risparmiatore ci ha perso, ma ne ha risentito anche il contribuente italiano, che non riesce ad evadere e che è chiamato a sorreggere soggetti finanziari ed economici astronomicamente più forti di lui: ne risentirà ancora in futuro, tenendo conto del fatto che il debito pubblico si riconverte, prima o poi, in una maggior pressione contributivo – fiscale.

La Corte dei Conti ha ricordato che l’indebitamento della Pubblica Amministrazione, gestito con forme e procedure di ingegneria finanziaria, lascerà uno strascico sul debito pubblico per oltre vent’anni.

Che i tassi d’interesse debbano aumentare nei prossimi anni non c’è dubbio: Mundell fa capire che il problema «Italia» è ben notevole, perché l’Italia potrebbe non essere in grado di veder rinnovati i titoli del debito pubblico (aumentando il tasso d’interesse, il «costo del servizio del debito pubblico» aumenterebbe paurosamente).

Ed il debito pubblico italiano, nei confronti di quello greco, è come un elefante rispetto al topolino. Le azioni che potrebbero essere decise dalla Commissione Europea e dalla BCE, riguardano pertanto la creazione di «base monetaria in senso ampio», definita tecnicamente M3 dalla BCE, come ricorderemo ancora nel nostro discorso.

Le soluzioni, che non possono essere benefiche e senza effetti negativi nei confronti di tutti i soggetti, pubblici o privati che siano, potrebbero essere diverse.

Ma sia chiaro che i fallimenti ed i concordati puniscono sempre i creditori.

Bisognerà vedere in quale misura reagiranno la domanda e l’offerta di euro, in concomitanza dei rinnovi e delle nuove emissioni di titoli :

1. Il consolidamento di parte del debito pubblico (BOT) o l’attribuzione di cedole a tasso d’interesse «politico», inferiore al tasso d’inflazione, probabilmente non spendibili subito.

§ Le decisioni sul debito pubblico esistente potrebbero, comunque, scaturire da un mix di soluzioni riguardanti il tasso d’interesse, il capitale o l’allungamento, che piaccia o no, della durata dei titoli.

§ Decisioni di questo genere vennero prese in Italia negli anni Settanta, quando si stabili’ di limitare gli effetti dell’inflazione pagando una parte dei salari in BOT pluriennali.

§ In effetti la base monetaria allargata (M3, nella definizione della BCE), comprende anche i titoli di stato a breve, e cioè con scadenza sino a due anni, come i BOT italiani.

§ Se si vuol agire nei confronti della massa effettiva e potenziale della moneta in circolazione occorre pertanto agire, sulla base dei patti di Maastricht, sulla dinamica e sullo stock del debito pubblico, facendo rispettare i parametri di Maastricht senza deroghe di alcun tipo.

§ Sarà l’Italia (ed altri del gruppetto dei P.I.G.S.), a prendere le decisioni politiche (taglio drastico della spesa pubblica, liberalizzazioni, aumento delle imposte) per eseguire «gli ordini superiori» della UE.

§ Le conseguenze sociali si tradurranno inevitabilmente in gravi tensioni di ordine pubblico.

2. La Commissione Europea potrebbe chiedere un controllo ferreo sulla circolazione monetaria italiana (M0, secondo la definizione della BCE), facente parte della base monetaria, ben sapendo che questa componente costituisce, più dei depositi bancari, una bomba «a miccia corta», fermo restando la costituzione di una garanzia in denaro da costituirsi presso la BCE.

§ E’ facile pensare ad una misura propria di una «politica monetaria restrittiva», anche tenendo conto del fatto che l’Italia vanta un’elevatissima economia parallela (la velocità di circolazione della moneta corrente, proveniente dall’economia sommersa, è notoriamente ben superiore a quella dell’economia legale di un paese).

3. La Commissione Europea, di concerto con la BCE, potrebbe decidere di sovrastampare la moneta «uscente dai paesi in défaut», come successe in Germania ai tempi della Repubblica di Weimar.

§ Questa decisione corrisponderebbe, di fatto, alla coesistenza di due monete: una più forte per i paesi del nord ed una debole per quelli del sud Europa.

§ Come vede parlo anche degli altri paesi in crisi, poichè ormai si è capito che, l’omogeneizzazione monetaria, non preceduta dall’omogeneizzazione delle politiche sociali, industriali, fiscali eccetera, ha semplicemente permesso di far provare alle popolazioni sud-europee un fenomeno già visto in Argentina, quando volle ancorare la propria moneta al dollaro (economie deboli con moneta forte).

La domanda che ci si pone: che cosa avverrà dei depositi, nei casi estremi di sovrastampa della moneta o di decisioni analoghe?

E’ ovvio che verrebbero svalutati proporzionalmente alla diminuzione di potere d’acquisto della «nuova moneta», salvo, forse, per quelli detenuti da non residenti, per i quali si potrebbero stabilire delle moratorie e delle sostituzioni.

La mossa dello scudo fiscale, che non ha dato i risultati sperati (85 miliardi contro i 110 sperati da Tremonti e compagni, ma, nel passato, si è parlato di 1000 miliardi di Euro portati all’estero), è stata fatta forse, tra l’altro, anche per non far entrare più tardi, dopo un eventuale default del debito pubblico, una valanga di denaro spendibile ed un numero maggiore di contenziosi con gli stati e le banche estere (tipo bond argentini, messicani eccetera di qualche anno fa).

21 febbraio 2010

Potere e comando, volonta' e richiesta


Ogni volta che parlo di politica casco sempre nelle stesse inutili discussioni. Sembra che per l'italiano medio sia impossibile distinguere il potere dal comando, e che sia impossibile distinguere la volonta' dalle richieste. Andiamo un attimo nel dettaglio.

Nessuno capisce quello che intendo dire quando dico che Obama sta fallendo perche' non e' un uomo potente. Tutti dicono che e' Presidente, quindi e' potente. No. La democrazia NON da nessun genere di potere agli eletti. Da' soltanto la posizione di comando. Che non e' automaticamente una posizione di potere. Facciamo un esempio stupido: le leggi del presidente devono venire approvate dal senato. Cosa succede se un senatore democratico vota contro? Obama non gli puo' fare nulla di nulla, e la legge viene respinta o modificata. Adesso supponiamo che al posto di Obama ci sia Hillary. E il senatore democratico dell' Oklahoma vuole votare contro. Hillary lo convochera', e gli fara' sapere che e' il suo clan politico e la sua rete di networking a decidere chi sara' il prossimo candidato democratico in Oklahoma. E se il signore desidera continuare a sedere sulla sua sedia, e' meglio che voti la legge di Hillary. Questa e' la differenza tra potere e comando: la democrazia ha dato a Obama il comando. Ma non il potere. Il potere esiste a prescindere dalle elezioni, e puo' diventare comando se il cittadino vuole. Ma attenzione: il cittadino NON puo' decidere chi avra' il comando, ma quale potente avra' il comando. Perche' se si illude che il comando produca il potere, mettera' al comando un individuo impotente come Obama. E il comando sara' inutile. Lo stesso vale per le lobby. Se la lobby delle assicurazioni si oppone ad Obama, lui puo' farci poco. Se la lobby delle assicurazioni si oppone a Hillary, Hillary puo' semplicemente dire: signori, grazie allo spoil system(1) il direttore/altro pezzo grosso dell' IRS e' uno del mio clan. Siete in regola col fisco? Magicamente, la Lobby le obbedira'. Morale della storia: il popolo non puo' davvero decidere chi mandare al governo. Se vuole un governo ce faccia delle cose, deve garantirsi sia il comando (col voto) che il potere (un candidato con un grosso clan di amicizie e alleanze alle spalle). Ovviamente, il popolo puo' cortocircuitare il processo e mandare un uomo senza potere al comando. Il risultato sara' che dopo due anni di "change" non si e' ancora visto nulla. Perche' Obama e' al comando ma NON ha il potere. Questa e' la ragione per cui approvo l'attuale sistema elettorale italiano: poiche' il partito decide chi candidare e chi no, ha potere sui parlamentari, tranne alcune finestre nelle quali si apre una trattativa coi gia' eletti, prima delle elezioni amministrative. In questo modo, i parlamentari devono marciare allineati e coperti, e chi ha il comando ha anche il potere. Inoltre, Berlusconi e' gia' potente senza elezioni, quindi ha ancora piu' leve. Anche se vincesse la sinistra, essendo praticamente un partito privo di potere, non combinerebbe una cippa, come e' sempre stato sinora. In Emilia governano perche' oltre al comando hanno un certo potere collaterale: altrimenti , non hanno speranza. Non votero' mai, alle politiche, un candidato che non abbia potere, perche' so come finira'. In definitiva, Governo = Comando * Potere. Se il potere e' nullo, non si governa: pur avendo ricevuto il comando dalle elezioni. Il vero requisito alla candidatura dovrebbe essere il potere gia' in mano al candidato. Altrimenti, questo rendera' inutile il comando. E si mandera' al comando un inutile temporeggiatore. Le elezioni possono dare un posto di comando, ma non il potere. Secondo punto: la democrazia fa sempre quello che il cittadino VUOLE. Quando dico questo, nasce un gigantesco malinteso tra cio' che il cittadino "vuole" e cio' che il cittadino "chiede". La richiesta e' l'argomento politico, che permette al partito di fare politica. La volonta' e' il risultato oggettivo che il cittadino desidera sperimentare nella vita quotidiana. Tutti i cittadini di Milano chiedono al comune meno traffico e meno inquinamento. Esistono in commercio automobili ibride che consumano, sul tratto urbano, circa un terzo delle altre.(2) Se tutti usassero auto ibride in citta', sarebbe come fermare il traffico due giorni alla settimana. I cittadini che chiedono meno inquinamento si sono tuffati a comprare auto ibride? Lo hanno fatto i verdi? No. Il cittadino CHIEDE meno inquinamento, ma VUOLE guidate un'automobile inquinante. I cittadini chiedono un traffico migliore. Quando il cittadino di Milano parcheggia in doppia fila, che cosa vuole? Vuole , ovviamente, che nessuno gli faccia una contravvenzione. Molto bene: torniamo alla mia affermazione. Il governo democratico fa quello che il cittadino VUOLE e non quello che il cittadino CHIEDE significa che accontentera' il cittadino quando compra auto inquinanti in citta' e quando parcheggia in doppia fila. Se possibile, si sforzera' anche di migliorare il traffico, ma la priorita' e' quanto il cittadino VUOLE. Se tutti CHIEDIAMO piu' meritocrazia ma contemporaneamente ci presentiamo agli esami con tesine copiate e appunti nascosti ovunque, quello che vogliamo e' MENO meritocrazia. E la democrazia fa sempre quello che VOGLIAMO. E' semplice: non sempre si chiede cio' che si vuole. Non e' possibile fare un partito che dica "voglio parcheggiare in doppia fila", il partito puo' solo "chiedere meno traffico". I governi democratici hanno imparato bene questa differenza, e sanno bene che se non danno al cittadino quel che chiede, bastano due o tre chiacchiere e il cittadino li rivota. Se invece non danno al cittadino cio' che VUOLE, egli viene colpito nella sua esistenza quotidiana, e si infuria. Il cittadino essenzialmente VUOLE delle cose che esistono gia', ma CHIEDE delle cose che non esistono ancora. Ovviamente, e' molto piu' sgradito al cittadino il governo che colpisca l'esistente, piuttosto che un governo che non realizzi l'inesistente. Se il comune di Milano non da' un traffico migliore, si rimane cosi'. Il cittadino valuta se accettare o meno le scuse per il mancato miglioramento. Se invece iniziamo a multare chi parcheggia in doppia fila, a tappeto, il cittadino perde qualcosa che ha gia': la possibilita' di fare i propri porci comodi.

  • Il cittadino VUOLE le cose che effettivamente fa o ha fatto o fara', con i relativi vantaggi.
  • Il cittadino CHIEDE cose che non ci sono ancora e delle quali piacerebbe godere.

E' ovvio che disattendere la prima richiesta colpisce direttamente il cittadino nel quotidiano, mentre disattendere la seconda si limita a mortificare i suoi desideri o i suoi ideali. E' ovvio che un governo basato sul consenso badera' alla prima delle richieste, e si dedichera' alla seconda solo se resta tempo, o restano risorse. Se le due richieste sono incompatibili, perche' e' impossibile avere un traffico migliore (richiesta) se tutti parcheggiano in doppia fila impuniti (volonta') allora vincera' la volonta' sulla richiesta. E' semplicissimo, e mi meraviglia di dover puntualizzare questi due semplicissimi concetti ogni volta che parlo di politica.

note

(1) In italiano: lottizzazione. Ma in USA e' figo perche' si chiama spoil system, provincialotti che non siete altro. (2) Ho chiesto conferma di questa affermazione ad alcuni tassisti, che la usano e ne sono entusiasti. Tra l'altro apprezzano molto la sua silenziosita', cosa che capisco perche' abitano l'auto per molto tempo.

di Uriel