Caro Roberto Benigni,
Con la Sua incursione a Sanremo, molti nostri compatrioti hanno provato, forse per la prima volta, il brivido di un'idea; hanno percepito la "gravità" della bellezza, la rilevanza nella storia e nel mondo della nostra, malconcia, nazione.
Condivido con essi il sentimento di riconoscenza nei Suoi confronti, per averci ricordato che possiamo andare fieri di essere italiani, che siamo figli di Dante, Petrarca, Leonardo da Vinci, Raffaello e Giuseppe Verdi, e che in Italia la cultura è nata prima ancora delle istituzioni politiche.
In effetti, i più grandi uomini di cultura, come Dante, Petrarca e Verdi, furono attivi politici (Dante come l'equivalente di un presidente del consiglio attuale; Petrarca condusse la diplomazia tra Firenze e Venezia, anche se gli costò la vita; Verdi fu senatore, e le sue opere avevano ispirato la resistenza popolare contro gli austriaci). Ai tempi di Dante, e della Firenze rinascimentale, in cui si chiosava Dante nelle chiese e nelle piazze, come fece anche Lei anni addietro, la parola "politica" non era una parolaccia, come è diventata recentemente, ma indicava la partecipazione del cittadino alla vita della città (polis).
Per noi che il 17 marzo festeggeremo il 150enario dell’unità d'Italia, e che annoveriamo tra i nostri avi degli eroi del Risorgimento (tra cui mio nonno, Michele Gorini, che combattè a Roma in quella battaglia del Vascello a margine della quale Mameli fu per errore ferito mortalmente ad una gamba), è importante, e di profonda rigenerazione morale, sapere che c’è un’altra Italia rispetto a quella che compare tutti i giorni sulle prima pagine dei giornali: c'è l'Italia fondata da giovani "pronti alla morte" per darci un futuro migliore, una nazione sovrana e non più schiava di imperi o di invasori stranieri.
Come Lei sa, il nostro movimento, rifacendosi al Rinascimento italiano, si batte in tutto il mondo per una "nuova politica", come l'ha definita l'economista e leader democratico americano Lyndon LaRouche anni fa, quando diede vita al suo movimento giovanile (LYM - LaRouche Youth Movement) che oggi mette in campo sei candidati al Congresso USA, e altri candidati in Germania e Francia, tutti tra i 20 e 30 anni, proprio per esprimere in modo esemplare la loro capacità di guida politica della nazione. Sono questi gli statisti del futuro, giovani che credono fermamente nella verità, nella passione per la scienza, per la musica, per ciò che distingue l'uomo dalle bestie, quell'uomo che nel racconto dantesco Ulisse esortò a non vivere "come bruti", ma a "seguir virtute e canoscenza".
Credo che, avendo commosso tantissimi e avendoli fatti sentire italiani con una certa freschezza d'animo, la Sua ode vada nella direzione della rapida creazione di una generazione di politici degni di questo nome, e degni dei nostri padri fondatori, anche in Italia.
Così come Le abbiamo espresso la nostra gratitudine per questo, non possiamo però non tacere che i modelli che Lei ha offerto sono da respingere nel più deciso dei modi. L'idea dell'Impero Romano e quella di Mazzini padre della Patria sono non solo falsi modelli, ma non corrispondono all'anima risorgimentale vera, quella che dobbiamo rilanciare se vogliamo un futuro per l'Italia. È vero che Scipione impedì il "governo mondiale" dei Fenici, ma l'unica cosa buona che Roma ha tramandato è ciò che assimilò dai Greci; espressione massima quel Cicerone che fu soppresso agli albori dell' Impero da Lei incautamente elogiato.
Così come il Mazzini figlio di quel Romanticismo di marca britannica, che nel rilanciare i fasti del modello imperiale romano rinato nel dominio britannico sul mondo e la sua utopia di "democrazia pura" trascinò tanti giovani patrioti, in avventure folli tese a ritardare il riscatto nazionale poi guidato dal Cavour. Quel Cavour che Lei purtroppo nemmeno ha menzionato e che rappresenta il vero Genio del Risorgimento, definito "l'unico vero statista europeo" dai nostri avversari.
Per questo, è necessario un secondo Risorgimento che rilanci l'idea prometeica dell'Italia e degli Italiani, questa volta non contro gli austriaci, ma contro le forze che a livello finanziario ne rappresentano l'eredità imperiale: la Banca Centrale Europea, il gruppo bancario Inter-Alpha, il Fondo Monetario Internazionale, ecc. responsabili della speculazione in derivati ed hedge fund, della crisi scoppiata nel 2007 ed anche dei salvataggi bancari degli ultimi anni, che non fanno che aggravarla.
Per far risorgere dalle ceneri la nostra economia, e dunque le speranze delle giovani generazioni, oggi votate al pessimismo e al nichilismo del"no future", occorrerà adottare le soluzioni proposte da LaRouche più di dieci anni fa: il ripristino della separazione tra banche ordinarie e banche d'affari, sancita dalla Legge Glass-Steagall durante la prima presidenza di Franklin D. Roosevelt nel 1933, per mettere fine alla Grande Depressione e aumentare la potenza industriale degli Stati Uniti (grazie alla quale, espressa essenzialmente in una superiorità logistica, e non grazie a Churchill, fu sconfitto il nazismo), la sostituzione dell'attuale sistema finanziario speculativo e usuraio con un sistema creditizio (la cosiddetta Nuova Bretton Woods presentata da LaRouche per la prima volta a Roma nel 1997) e grandi progetti infrastrutturali ad alta tecnologia (quali il NAWAPA, il Transaqua, il Ponte Terrestre Eurasiatico), che daranno lavoro in pochi mesi a decine di milioni di disoccupati, in Italia e nel mondo.
Ma il fondamento di tutto questo, come sanno i poeti "superni legislatori del mondo", è un'immagine dell'Uomo diversa da quella che va oggi per la maggiore: è la "viva immagine del Creatore" affermata dal Rinascimento, è la concezione dell'Umanità intorno alla quale dibatterono i nostri avi del Risorgimento; è la visione di un Uomo che pensa e agisce oltre l'orizzonte del dolore e del piacere, che sente il brivido delle idee e, de esse ispirato, dà pienezza alla sua esistenza battendosi per la promozione del Bene Comune, dei viventi e delle future generazioni.
Spero che Lei, così come i nostri tanti lettori, ci sosterrete in questo sforzo, e che l'Italia scopra presto tra i suoi figli tanti Mameli, impegnati in prima persona nel difendere, assieme alla propria dignità, la calpesta e derisa sovranità nazionale. Se saremo riusciti in questo intento, potremo prevenire una catastrofe demografica globale ed epocale, e potremo davvero dire di essere orgogliosi di essere italiani.
Liliana Gorini , presidente di MoviSol