13 marzo 2011

Parmalat, il gioiellino: "ce ne sono centinaia in Italia, pronti a saltare"

E' uscito da pocco nelle sale cinematografiche "Il gioiellino", pellicola liberamente ispirata alla vicenda finanziaria della Parmalat.

Tra i tanti casi di crac analizzati dal regista Andrea Molaioli e dai suoi collaboratori, quello dell'industria alimentare è parso il più significativo. "Nel favoloso mondo della finanza", afferma il regista in un'intervista su movieplayer.it, "si può essere in una grande crisi e mostrare all'esterno uno straordinario momento florido, tanto florido da pensare all'espansione". Parlando a Radio3 Rai ha anche sostenuto che il caso Parmalat è paradigmatico, in quanto fu un'avvisaglia della crisi scoppiata nel 2007.


Fotogramma dell'intervista con il regista de "Il gioiellino", Andrea Molaioli (da movieplayer.it).
Alle sue spalle l'insegna dell'immaginaria ditta "Leda".

Anche in questo caso, noi del movimento internazionale di Lyndon LaRouche possiamo ben dire: "L'avevamo detto".

Con un incontro pubblico a Parma, nel mese di gennaio 2004, discutemmo infatti di come collocare un avvenimento economico, solo in apparenza locale, nel più ampio contesto mondiale e tratteggiammo le proposte programmatiche di Lyndon LaRouche di prevenzione del crac in corso.

Alcune nostre dichiarazioni di quel periodo, tra l'altro, recitano:

"Della vera truffa speculativa globale intorno ai bond nessuno ha avuto ancora il coraggio e la competenza per parlarne, in quanto si tratta di una dimensione da crisi finanziaria sistemica". Perché Morgan Stanley Italia (coinvolta nel crac assieme a JP Morgan, Citygroup, Bank of America, Deutsche Bank, ecc.) contattò il direttore finanziario della Parmalat, per offrirgli 300 milioni di euro in obbligazioni, conoscendo "molto meglio della Banca d’Italia, della Consob o del Tesoro la vera situazione debitoria e fallimentare della Parmalat"?

La domanda da porre non tanto alla magistratura, ma al governo e alle altre autorità politiche ed economiche italiane, ma anche di tutti gli altri stati, è la seguente: quali passi si vogliono seriamente fare per affrontare la bolla speculativa e il crac finanziario globale? Quanti crac si vogliono sperimentare ancora per ammettere che l’attuale sistema finanziario globale è in bancarotta?"

"È arrivato il momento di azioni coraggiose. Il bene comune della nazione, dei suoi cittadini e della sua economia ha la precedenza sugli interessi della speculazione".

"La Camera dei Deputati il 25 settembre 2002 votò all’unanimità la risoluzione firmata da Volontè, Brugger e altri deputati che impegnava il governo a 'prendere, in particolare, l'iniziativa di proseguire, nelle sedi internazionali competenti, l'attività di studio e di proposta per una nuova architettura finanziaria in grado di sostenere l'economia reale e di evitare bolle speculative e crac finanziari'."

E ancora:

"Il parlamento italiano ha già discusso in passato una serie di mozioni sulla nuova Bretton Woods, presentate in varie occasioni dai senatori Pedrizzi e Peterlini e dall'on. Brugger che hanno raccolto il sostegno di un centinaio di parlamentari di tutti i partiti. Le mozioni impegnavano il governo a intraprendere iniziative in sede internazionale per la promozione di una nuova conferenza di Bretton Woods a livello di capi di stato e di governo, come quella del 1944".

E con la parole di Lyndon LaRouche:

"Il pubblico non riesce a vedere la realtà dell'attuale crollo generale del sistema finanziario-monetario mondiale perché è accecato dalla menzogna sistematica dei rapporti mensili, trimestrali e annuali sull'inflazione pubblicati dal governo, dalla Riserva Federale USA e da altre rilevanti istituzioni all'interno e all'esterno degli Stati Uniti".

E, contrariamente a ciò che sostengono, anche oggi, molte vittime della truffa …

"I cittadini sono responsabili di aver permesso che ciò accadesse. Lei o lui hanno votato per gli inetti che hanno permesso che queste truffe andassero avanti per decenni, o hanno detto: "Non date la colpa a me. Non sono mai andato a votare! Non date a me la colpa per l'incidente provocato dalla mia automobile; in quel momento non avevo le mani sul volante. Quando si sveglieranno? Una domanda interessante, no?"

Nell'estate del 2005, montato il nostro banchetto in Piazza dei Mercanti a Milano, cominciammo a fare attività di propaganda. Parlando proprio di quel pericolo ad un passante alquanto elegante, fummo bloccati da questa sua perentoria affermazione: "Di casi Parmalat ce ne sono centinaia in Italia, pronti a scoppiare." E ci sembrò di essere in piena sintonia. Se non ché aggiunse, rivelando la sindrome da crisis management: "Speriamo solo che non li facciano scoppiare tutti insieme". Inutile dire che il distinto banchiere volle distinguersi tanto da rimanere anonimo, e rifiutare ogni forma di collaborazione.

Così, quando Molaioli dichiara a Rai Cinema: "L'elemento religioso è molto importante per questi personaggi [Calisto Tanzi &C., NdR], anzi, lo definirei quasi mistico. La cosa che mi ha particolarmente colpito è il modo in cui sia usato come facciata da chi professa determinati valori per poi comportarsi in tutt'altra maniera", non è molto lontano dal vero. Ma si sbaglia nell'identificare la religione di questa manica di truffatori: si tratta del culto della mano invisibile, dei “valori degli azionisti”, di Mammona – e nient'altro.

by Movisol

12 marzo 2011

L'Unione Europea alza la mannaia contro i salari e i diritti sindacali

Mentre le istituzioni dell'Unione Europea sono corresponsabili dell'aumento dei prezzi delle materie prime con la loro politica dei salvataggi bancari, esse chiedono ai governi di congelare i salari. Questa folle politica è stata ribadita dal presidente della Banca Centrale Europea Trichet che ha dichiarato, alla conferenza stampa mensile della BCE, che "non si può fare niente" contro la speculazione sulle materie prime, insistendo che i governi devono evitare effetti di "rimbalzo" come gli aumentali salariali.

Ad una domanda dell'EIR sull'aumento del prezzo del cibo come causa delle rivolte in Nord Africa, Trichet ha ammesso che la BCE avrebbe il potere di intervenire contro la speculazione, ad esempio riducendo il flusso di liquidità, ma si è rifiutato di prendere in considerazione alcun intervento. Si è lamentato invece del "patto competitivo" proposto da Francia e Germania che ridurrebbe il potere di "governance" della Commissione UE, chiedendo al Parlamento Europeo di cambiarlo.

In netto contrasto con Trichet, il ministro dell'Economia Tremonti, durante un incontro dell'Aspen Institute a Istanbul il 4 marzo, ha ribadito il suo punto di vista che l'innesco delle varie rivolte in Nord Africa è proprio l'aumento dei prezzi delle commodities. Ha ricordato di aver sollevato la questione al G8 del 2008, e "la risposta scientifica, specie del Fondo Monetario Internazionale, fu che la speculazione non esiste". Secondo Tremonti, l'ondata di rivolte potrebbe estendersi ad est e colpire anche i paesi sviluppati, dove si teme già lo shock petrolifero.

"In Italia abbiamo l'espressione caro-vita" ha detto Tremonti. "In Africa, in tutte le regioni povere, è una questione non di caro-vita ma di vita, e la speculazione sta distruggendo la vita dei popoli, con incrementi del 30 o 40% in pochi mesi che hanno una causa speculativa e un effetto mortale". La "reazione contro un eccesso di ingiustizia" arriverà anche in Asia, ha ammonite, "e questo può portare a problemi economici e instabilità, mentre noi dobbiamo operare per la stabilità. E può portare a problemi democratici in Europa, ho detto che c'è il rischio dell'estrema destra".

A quanto pare le istituzioni dell'UE si stanno dando da fare perché ciò accada. Su richiesta di Trichet, la Commissione Europea presenterà, al vertice dell'11 marzo dei capi di governo dell'Eurozona un piano stilato dagli assistenti del Commissario Europeo José Manuel Barroso e del presidente del Consiglio Europeo Herman van Rompuy. Oltre metà del loro documento punta a tagliare i salari, smantellare i diritti sindacali e tagliare le pensioni.

Sotto l'egida del "promuovere la competitività" il documento chiede di mettere fine di fatto ai diritti sindacali esigendo una "revisione degli accordi sindacali per aumentare la decentralizzazione nel processo di negoziato e per migliorare il meccanismo di indicizzazione" assicurando al contempo "limiti salariali nel settore pubblico".

Sempre inneggiando all'aumento della "produttività" il documento chiede che vengano "rimosse restrizioni ingiustificate delle professioni come quote o numeri chiusi". Sotto l'egida del "promuovere l'occupazione" chiede "riforme del mercato del lavoro che promuovano la flessibilità", ovvero eliminare la sicurezza del posto di lavoro. E sotto la "sostenibilità delle pensioni e della previdenza sociale" chiede l'aumento dell'età pensionabile e la "riduzione del prepensionamento e usare incentivi mirati per assumere lavoratori più anziani e promuovere l'apprendimento in età avanzata".

by Movisol

Egitto: movimenti, Cia e Mossad





I limiti dei movimenti sociali

I movimenti di massa che hanno forzato la rimozione di Mubarak, mostrano sia le forze, sia le debolezze delle ribellioni spontanee. Da una parte il movimento ha dimostrato la sua capacità di mobilitare centinaia di migliaia, se non addirittura milioni, di persone a sostenere una battaglia vincente, culminata con il rovesciamento del dittatore in un modo che la pre-esistente opposizione non era riuscita, o forse non voleva fare.

Dall' altra parte, mancando qualsiasi leadership politica nazionale, i movimenti non potevano prendere il potere politico e realizzare le loro richieste, concedendo agli alti comandi militari di Mubarak di prendere il potere e definire il processo "post Mubarak", garantendo il mantenimento della subordinazione Egiziana verso gli Stati Uniti, la protezione dell' illecita ricchezza del clan Mubarak (70 miliardi di dollari), le numerose corporation dell' elite militare e la protezione delle classi sociali alte.

I milioni mobilitati dai movimenti sono stati praticamente esclusi dalla nuova giunta militare "rivoluzionaria" al momento di definire le istituzioni e le politiche da affrontare, e dalle riforme socio-economiche necessarie per rispondere ai bisogni primari della popolazione (il 40% degli egiziani vive con meno di 2 dollari al giorno, la disoccupazione giovanile è oltre il 30%).

Come nel caso dei movimenti studenteschi e popolari anti regime in Corea del Sud, Taiwan e Filippine, l'Egitto dimostra che la mancanza di una organizzazione politica nazionale permette a partiti e personaggi dell' "opposizione" neo-liberale e conservatrice di rimpiazzare il regime. Procedono alla realizzazione di un regime elettorale che continuerà a servire gli interessi imperialisti, a dipendere e a difendere l' apparato statale esistente. In alcuni casi rimpiazzeranno qualche vecchio amico capitalista con uno nuovo.

Non è un caso che i media stiano elogiando la natura 'spontanea' della lotta (non le richieste socio-economiche) e stiano dando una interpretazione favorevole al ruolo dei militari (sminuendo 30 anni come baluardi della dittatura). Una volta caduto il regime, i militari e l' opposizione in cerca di elezioni "celebreranno" il successo della rivoluzione e velocemente si muoveranno a smantellare i movimenti spontanei per far spazio a negoziati tra politici, Washington e la classe dirigente militare per elezioni liberali.

Mentre la Casa Bianca può tollerare o addirittura promuovere movimenti sociali per spodestare ("sacrificare") dittature, ha tutte le intenzioni di preservare l' apparato statale. Nel caso dell' Egitto, il principale alleato dell' imperialismo Americano non è stato Mubarak, ma i militari. Loro sono stati in collaborazione con Washington prima, durante e dopo la cacciata di Mubarak, assicurando la "transizione" alla democrazia (sic) e garantendo la continua subordizione dell' Egitto alla politica e agli interessi di Stati Uniti ed Israele in Medio Oriente.

La rivolta del popolo: il Fallimento di CIA e Mossad

La rivolta araba mostra ancora una volta diversi errori strategici da parte delle tanto vantate polizie segrete, forze speciali, agenzie di intelligence Americane e l' apparato statale di Israele, nessuno dei quali ha previsto e ne è intervenuto per precludere il successo della mobilitazione ed influenzare la loro politica attraverso i loro assistiti che governano ed ora sotto attacco.

L' immagine che molti scrittori, accademici e giornalisti danno dell' invincibilità del Mossad Israeliano e dell' Onnipresenza della CIA, è duramente provata dalla loro stessa ammissione di fallimento nel non riconoscere la profondità, la portata e l' intensità del movimento di milioni di persone che ha cacciato via Mubarak. Il Mossad, orgoglio e gioia dei produttori di Hollywood, presentato come un 'modello di efficenza' dai colleghi sionisti, non è stato in grado di rilevare la crescita di un movimento di massa nel paese di fianco a loro. Il Primo Ministro Israeliano Netanyahu è rimasto shockato (e costernato) dalla precaria situazione di Mubarak e dal collasso del suo maggior assistito arabo - per colpa delle errate informazioni del Mossad. Allo stesso modo, Washington è stata colta totalmente impreparata dall' insurrezione di massa che stava montando e dall' emergere di movimenti popolari, nonostante le 27 agenzie di intelligence ed il Pentagono, con i centinaia di migliaia di dipendenti ed un budget multi-miliardario.

Alcune osservazioni teoriche sono d' obbligo. L'idea che governanti altamente repressivi, che ricevono miliardi di dollari di aiuti militari da Stati Uniti, e che contano circa un milione di militari fra polizia, esercito e forze speciali, siano i migliori garanti dell' egemonia imperialista è stato dimostrata essere falsa. L' ipotesi che rapporti a lungo termine e su larga scala con questi dittatori salvaguardino gli interessi imperiali degli Stati Uniti è stata smentita.

L' arroganza Israliana e la sua presunzione di superiorità organizzativa, strategica e politica della parte ebraica rispetto agli "arabi" si è fortemente sgonfiata. Lo stato di Israele, i suoi esperti, i suoi agenti sotto copertura e gli accademici dell' Ivy League sono stati ciechi di fronte allo svolgersi della realtà, ignorando la profonda disaffezione e dimostrandosi impotenti nel prevenire una opposizione di massa nel loro miglior assistito. Gli addetti stampa Israeliani negli Stati Uniti, che difficilmente resistono all' opportunità di promuovere la "brillantezza" delle forze di sicurezza di Israele, che uccidano un leader arabo in Libano o a Dubai, o che bombardino una struttura militare in Siria, per ora sono rimasti senza parole.

La caduta di Mubarak e la possibile comparsa di un governo indipendente e democratico potrebbe significare per Israele la perdita del suo miglior 'poliziotto'. Un pubblico democratico non coopererà con Israele nel mantenimento del blocco di Gaza - affamando i Palestinesi per stroncare la loro resistenza. Israele non potrà contare su un governo democratico che sostenga l' espropriazione violenta delle terre nella West Bank ed il suo regime fantoccio Palestinese. E neanche gli Stati Uniti possono contare su un Egitto democratico che appoggi i loro intrighi in Libano, le loro guerre in Iraq e Afghanistan, e le loro sanzioni all' Iran. Inoltre, la rivolta Egiziana è servita come esempio per movimenti popolari contro altre dittature amiche degli Stati Uniti in Giordania, Yemen e Arabia Saudita. Per questi motivi, Washington ha sostenuto il golpe militare per poter guidare una transizione politica che aggradi gli interessi imperiali.

L' indebolimento del principale pilastro del potere imperialista degli Stati Uniti e del colonialismo Israeliano in nord Africa e nel Medio Oriente rivela il ruolo fondamentale dei regimi collaborazionisti. Il carattere dittatoriale di questi regimi è una diretta conseguenza del ruolo che svolgono nel sostenere gli interessi imperialisti. I principali pacchetti di aiuti militari che corrompono ed arricchiscono l' elite governante sono la ricompensa per essere stati dei volenterosi collaboratori. Data l' importanza strategica della dittatura Egiziana, come spieghiamo il fa llimento delle intelligenceAmericane e Israeliane nell' anticipare le rivolte?

CIA e Mossad hanno lavorato con agenti dell' intelligence Egiziana, si basavano sulle loro informazioni, sui loro report dove dicevano che "tutto era sotto controllo": i partiti d' opposizione erano deboli, decimati dalle repressioni e dagli infiltrati, i militanti stanno in prigione o soffrono di fatali "attacchi di cuore" per le "dure tecniche di interrogatorio". Le elezioni sono state truccate per eleggere uomini degli Stati Uniti e Israele - nessuna sorpresa democratica a medio o breve termine.

Gli agenti dell' intelligence Egiziana sono stati addestrati e finanziati da agenti Israeliani e Statunitensi e sono propensi ad eseguire le volontà dei loro padroni. Sono stati così compiacenti nel fornire report che accomodassero i loro mentori, che hanno ignorato tutti i segnali di una protesta popolare crescente o di agitazione su internet. CIA e Mossad erano così embedded nel vasto apparato di sicurezza di Mubarak che non erano capaci di ottenere qualsiasi informazione dalla fonte principale, decentrata, dai fiorenti movimenti indipendenti dalla tradizionale opposizione elettorale "controllata".

Quando i movimenti di massa extra-parlamentari sono scoppiati, il Mossad e la CIA hanno contato sull' apparato di Mubarak per riprendere il controllo, con il tipico sistema del bastone e della carota: concessioni transitorie simboliche e chiamare le l' esercito, la polizia e gli squadroni della morte. Mentre il movimento cresceva, da migliaia a milioni di persone, il Mossad e alcuni deputati Statunitensi, sostenitori di Israele, hanno esortato Mubarak a "tenere duro". La CIA è stato stata ridotta a rappresentare la Casa Bianca con ufficiali militari affidabili e malleabili personaggi politici "di transizione" disposti a seguire le orme di Mubarak. Ancora una volta CIA e Mossad hanno dimostrato la loro dipendenza dell' apparato di Mubarak per informarsi su chi potrebbe essere una "fattibile" (pro-Stati Uniti/Israle) alternativa, ignorando le principali esigenze delle masse. Il tentativo di cooptare la vecchia guardia elettoralistica dei Fratelli Musulmani con negoziati con il vicepresidente Suleiman è fallito; in parte perchè la Fratellanza non aveva il controllo del movimento, e perchè Israele e i suoi sostenitori Statunitensi hanno obiettato. Inoltre, l' ala giovanile della Fratellanza Mussulmana ha fatto pressioni per la ritirata dai negoziati.

Il fallimento dell' intelligence ha complicato gli sforzi di Washington e Tel Aviv di sacrificare il dittatore per salvare lo stato: CIA e Mossad non hanno sviluppato legami con nessuno dei leader emergenti. Gli Israeliani non hanno trovato nessun "volto nuovo" con un seguito popolare disposto a servire come uno stupido collaboratore dell' oppressione coloniale. La CIA era stata totalmente impegnata nell' uso della polizia segreta Egiziana per torturare i sospetti terroristi ("exceptional rendition") e in attività di polizia nei paesi Arabi vicini. Come risultato sia Washington che Israele hanno promosso il golpe militare per prevenire ulteriori radicalizzazioni.

Alla fine, il fallimento di CIA e Mossad nell' individuare e prevenire il sorgere di un movimento popolare e democratico, ha rivelato le basi precarie del potere imperiale e coloniale. Nel lungo periodo non sono le armi, i miliardi di dollari, la polizia segreta e le camere di tortura a decidere la storia. Rivoluzioni democratiche occorrono quando la vasta maggioranza del popolo insorge e dice "basta", prende le strade, paralizza l' economia, smantella lo stato autoritario e chiede libertà e istituzioni democratiche senza la tutela imperiale e l' asservimento coloniale.
di James Petras

Titolo originale: "Egypt: Social Movements, the CIA, and Mossad"

13 marzo 2011

Parmalat, il gioiellino: "ce ne sono centinaia in Italia, pronti a saltare"

E' uscito da pocco nelle sale cinematografiche "Il gioiellino", pellicola liberamente ispirata alla vicenda finanziaria della Parmalat.

Tra i tanti casi di crac analizzati dal regista Andrea Molaioli e dai suoi collaboratori, quello dell'industria alimentare è parso il più significativo. "Nel favoloso mondo della finanza", afferma il regista in un'intervista su movieplayer.it, "si può essere in una grande crisi e mostrare all'esterno uno straordinario momento florido, tanto florido da pensare all'espansione". Parlando a Radio3 Rai ha anche sostenuto che il caso Parmalat è paradigmatico, in quanto fu un'avvisaglia della crisi scoppiata nel 2007.


Fotogramma dell'intervista con il regista de "Il gioiellino", Andrea Molaioli (da movieplayer.it).
Alle sue spalle l'insegna dell'immaginaria ditta "Leda".

Anche in questo caso, noi del movimento internazionale di Lyndon LaRouche possiamo ben dire: "L'avevamo detto".

Con un incontro pubblico a Parma, nel mese di gennaio 2004, discutemmo infatti di come collocare un avvenimento economico, solo in apparenza locale, nel più ampio contesto mondiale e tratteggiammo le proposte programmatiche di Lyndon LaRouche di prevenzione del crac in corso.

Alcune nostre dichiarazioni di quel periodo, tra l'altro, recitano:

"Della vera truffa speculativa globale intorno ai bond nessuno ha avuto ancora il coraggio e la competenza per parlarne, in quanto si tratta di una dimensione da crisi finanziaria sistemica". Perché Morgan Stanley Italia (coinvolta nel crac assieme a JP Morgan, Citygroup, Bank of America, Deutsche Bank, ecc.) contattò il direttore finanziario della Parmalat, per offrirgli 300 milioni di euro in obbligazioni, conoscendo "molto meglio della Banca d’Italia, della Consob o del Tesoro la vera situazione debitoria e fallimentare della Parmalat"?

La domanda da porre non tanto alla magistratura, ma al governo e alle altre autorità politiche ed economiche italiane, ma anche di tutti gli altri stati, è la seguente: quali passi si vogliono seriamente fare per affrontare la bolla speculativa e il crac finanziario globale? Quanti crac si vogliono sperimentare ancora per ammettere che l’attuale sistema finanziario globale è in bancarotta?"

"È arrivato il momento di azioni coraggiose. Il bene comune della nazione, dei suoi cittadini e della sua economia ha la precedenza sugli interessi della speculazione".

"La Camera dei Deputati il 25 settembre 2002 votò all’unanimità la risoluzione firmata da Volontè, Brugger e altri deputati che impegnava il governo a 'prendere, in particolare, l'iniziativa di proseguire, nelle sedi internazionali competenti, l'attività di studio e di proposta per una nuova architettura finanziaria in grado di sostenere l'economia reale e di evitare bolle speculative e crac finanziari'."

E ancora:

"Il parlamento italiano ha già discusso in passato una serie di mozioni sulla nuova Bretton Woods, presentate in varie occasioni dai senatori Pedrizzi e Peterlini e dall'on. Brugger che hanno raccolto il sostegno di un centinaio di parlamentari di tutti i partiti. Le mozioni impegnavano il governo a intraprendere iniziative in sede internazionale per la promozione di una nuova conferenza di Bretton Woods a livello di capi di stato e di governo, come quella del 1944".

E con la parole di Lyndon LaRouche:

"Il pubblico non riesce a vedere la realtà dell'attuale crollo generale del sistema finanziario-monetario mondiale perché è accecato dalla menzogna sistematica dei rapporti mensili, trimestrali e annuali sull'inflazione pubblicati dal governo, dalla Riserva Federale USA e da altre rilevanti istituzioni all'interno e all'esterno degli Stati Uniti".

E, contrariamente a ciò che sostengono, anche oggi, molte vittime della truffa …

"I cittadini sono responsabili di aver permesso che ciò accadesse. Lei o lui hanno votato per gli inetti che hanno permesso che queste truffe andassero avanti per decenni, o hanno detto: "Non date la colpa a me. Non sono mai andato a votare! Non date a me la colpa per l'incidente provocato dalla mia automobile; in quel momento non avevo le mani sul volante. Quando si sveglieranno? Una domanda interessante, no?"

Nell'estate del 2005, montato il nostro banchetto in Piazza dei Mercanti a Milano, cominciammo a fare attività di propaganda. Parlando proprio di quel pericolo ad un passante alquanto elegante, fummo bloccati da questa sua perentoria affermazione: "Di casi Parmalat ce ne sono centinaia in Italia, pronti a scoppiare." E ci sembrò di essere in piena sintonia. Se non ché aggiunse, rivelando la sindrome da crisis management: "Speriamo solo che non li facciano scoppiare tutti insieme". Inutile dire che il distinto banchiere volle distinguersi tanto da rimanere anonimo, e rifiutare ogni forma di collaborazione.

Così, quando Molaioli dichiara a Rai Cinema: "L'elemento religioso è molto importante per questi personaggi [Calisto Tanzi &C., NdR], anzi, lo definirei quasi mistico. La cosa che mi ha particolarmente colpito è il modo in cui sia usato come facciata da chi professa determinati valori per poi comportarsi in tutt'altra maniera", non è molto lontano dal vero. Ma si sbaglia nell'identificare la religione di questa manica di truffatori: si tratta del culto della mano invisibile, dei “valori degli azionisti”, di Mammona – e nient'altro.

by Movisol

12 marzo 2011

L'Unione Europea alza la mannaia contro i salari e i diritti sindacali

Mentre le istituzioni dell'Unione Europea sono corresponsabili dell'aumento dei prezzi delle materie prime con la loro politica dei salvataggi bancari, esse chiedono ai governi di congelare i salari. Questa folle politica è stata ribadita dal presidente della Banca Centrale Europea Trichet che ha dichiarato, alla conferenza stampa mensile della BCE, che "non si può fare niente" contro la speculazione sulle materie prime, insistendo che i governi devono evitare effetti di "rimbalzo" come gli aumentali salariali.

Ad una domanda dell'EIR sull'aumento del prezzo del cibo come causa delle rivolte in Nord Africa, Trichet ha ammesso che la BCE avrebbe il potere di intervenire contro la speculazione, ad esempio riducendo il flusso di liquidità, ma si è rifiutato di prendere in considerazione alcun intervento. Si è lamentato invece del "patto competitivo" proposto da Francia e Germania che ridurrebbe il potere di "governance" della Commissione UE, chiedendo al Parlamento Europeo di cambiarlo.

In netto contrasto con Trichet, il ministro dell'Economia Tremonti, durante un incontro dell'Aspen Institute a Istanbul il 4 marzo, ha ribadito il suo punto di vista che l'innesco delle varie rivolte in Nord Africa è proprio l'aumento dei prezzi delle commodities. Ha ricordato di aver sollevato la questione al G8 del 2008, e "la risposta scientifica, specie del Fondo Monetario Internazionale, fu che la speculazione non esiste". Secondo Tremonti, l'ondata di rivolte potrebbe estendersi ad est e colpire anche i paesi sviluppati, dove si teme già lo shock petrolifero.

"In Italia abbiamo l'espressione caro-vita" ha detto Tremonti. "In Africa, in tutte le regioni povere, è una questione non di caro-vita ma di vita, e la speculazione sta distruggendo la vita dei popoli, con incrementi del 30 o 40% in pochi mesi che hanno una causa speculativa e un effetto mortale". La "reazione contro un eccesso di ingiustizia" arriverà anche in Asia, ha ammonite, "e questo può portare a problemi economici e instabilità, mentre noi dobbiamo operare per la stabilità. E può portare a problemi democratici in Europa, ho detto che c'è il rischio dell'estrema destra".

A quanto pare le istituzioni dell'UE si stanno dando da fare perché ciò accada. Su richiesta di Trichet, la Commissione Europea presenterà, al vertice dell'11 marzo dei capi di governo dell'Eurozona un piano stilato dagli assistenti del Commissario Europeo José Manuel Barroso e del presidente del Consiglio Europeo Herman van Rompuy. Oltre metà del loro documento punta a tagliare i salari, smantellare i diritti sindacali e tagliare le pensioni.

Sotto l'egida del "promuovere la competitività" il documento chiede di mettere fine di fatto ai diritti sindacali esigendo una "revisione degli accordi sindacali per aumentare la decentralizzazione nel processo di negoziato e per migliorare il meccanismo di indicizzazione" assicurando al contempo "limiti salariali nel settore pubblico".

Sempre inneggiando all'aumento della "produttività" il documento chiede che vengano "rimosse restrizioni ingiustificate delle professioni come quote o numeri chiusi". Sotto l'egida del "promuovere l'occupazione" chiede "riforme del mercato del lavoro che promuovano la flessibilità", ovvero eliminare la sicurezza del posto di lavoro. E sotto la "sostenibilità delle pensioni e della previdenza sociale" chiede l'aumento dell'età pensionabile e la "riduzione del prepensionamento e usare incentivi mirati per assumere lavoratori più anziani e promuovere l'apprendimento in età avanzata".

by Movisol

Egitto: movimenti, Cia e Mossad





I limiti dei movimenti sociali

I movimenti di massa che hanno forzato la rimozione di Mubarak, mostrano sia le forze, sia le debolezze delle ribellioni spontanee. Da una parte il movimento ha dimostrato la sua capacità di mobilitare centinaia di migliaia, se non addirittura milioni, di persone a sostenere una battaglia vincente, culminata con il rovesciamento del dittatore in un modo che la pre-esistente opposizione non era riuscita, o forse non voleva fare.

Dall' altra parte, mancando qualsiasi leadership politica nazionale, i movimenti non potevano prendere il potere politico e realizzare le loro richieste, concedendo agli alti comandi militari di Mubarak di prendere il potere e definire il processo "post Mubarak", garantendo il mantenimento della subordinazione Egiziana verso gli Stati Uniti, la protezione dell' illecita ricchezza del clan Mubarak (70 miliardi di dollari), le numerose corporation dell' elite militare e la protezione delle classi sociali alte.

I milioni mobilitati dai movimenti sono stati praticamente esclusi dalla nuova giunta militare "rivoluzionaria" al momento di definire le istituzioni e le politiche da affrontare, e dalle riforme socio-economiche necessarie per rispondere ai bisogni primari della popolazione (il 40% degli egiziani vive con meno di 2 dollari al giorno, la disoccupazione giovanile è oltre il 30%).

Come nel caso dei movimenti studenteschi e popolari anti regime in Corea del Sud, Taiwan e Filippine, l'Egitto dimostra che la mancanza di una organizzazione politica nazionale permette a partiti e personaggi dell' "opposizione" neo-liberale e conservatrice di rimpiazzare il regime. Procedono alla realizzazione di un regime elettorale che continuerà a servire gli interessi imperialisti, a dipendere e a difendere l' apparato statale esistente. In alcuni casi rimpiazzeranno qualche vecchio amico capitalista con uno nuovo.

Non è un caso che i media stiano elogiando la natura 'spontanea' della lotta (non le richieste socio-economiche) e stiano dando una interpretazione favorevole al ruolo dei militari (sminuendo 30 anni come baluardi della dittatura). Una volta caduto il regime, i militari e l' opposizione in cerca di elezioni "celebreranno" il successo della rivoluzione e velocemente si muoveranno a smantellare i movimenti spontanei per far spazio a negoziati tra politici, Washington e la classe dirigente militare per elezioni liberali.

Mentre la Casa Bianca può tollerare o addirittura promuovere movimenti sociali per spodestare ("sacrificare") dittature, ha tutte le intenzioni di preservare l' apparato statale. Nel caso dell' Egitto, il principale alleato dell' imperialismo Americano non è stato Mubarak, ma i militari. Loro sono stati in collaborazione con Washington prima, durante e dopo la cacciata di Mubarak, assicurando la "transizione" alla democrazia (sic) e garantendo la continua subordizione dell' Egitto alla politica e agli interessi di Stati Uniti ed Israele in Medio Oriente.

La rivolta del popolo: il Fallimento di CIA e Mossad

La rivolta araba mostra ancora una volta diversi errori strategici da parte delle tanto vantate polizie segrete, forze speciali, agenzie di intelligence Americane e l' apparato statale di Israele, nessuno dei quali ha previsto e ne è intervenuto per precludere il successo della mobilitazione ed influenzare la loro politica attraverso i loro assistiti che governano ed ora sotto attacco.

L' immagine che molti scrittori, accademici e giornalisti danno dell' invincibilità del Mossad Israeliano e dell' Onnipresenza della CIA, è duramente provata dalla loro stessa ammissione di fallimento nel non riconoscere la profondità, la portata e l' intensità del movimento di milioni di persone che ha cacciato via Mubarak. Il Mossad, orgoglio e gioia dei produttori di Hollywood, presentato come un 'modello di efficenza' dai colleghi sionisti, non è stato in grado di rilevare la crescita di un movimento di massa nel paese di fianco a loro. Il Primo Ministro Israeliano Netanyahu è rimasto shockato (e costernato) dalla precaria situazione di Mubarak e dal collasso del suo maggior assistito arabo - per colpa delle errate informazioni del Mossad. Allo stesso modo, Washington è stata colta totalmente impreparata dall' insurrezione di massa che stava montando e dall' emergere di movimenti popolari, nonostante le 27 agenzie di intelligence ed il Pentagono, con i centinaia di migliaia di dipendenti ed un budget multi-miliardario.

Alcune osservazioni teoriche sono d' obbligo. L'idea che governanti altamente repressivi, che ricevono miliardi di dollari di aiuti militari da Stati Uniti, e che contano circa un milione di militari fra polizia, esercito e forze speciali, siano i migliori garanti dell' egemonia imperialista è stato dimostrata essere falsa. L' ipotesi che rapporti a lungo termine e su larga scala con questi dittatori salvaguardino gli interessi imperiali degli Stati Uniti è stata smentita.

L' arroganza Israliana e la sua presunzione di superiorità organizzativa, strategica e politica della parte ebraica rispetto agli "arabi" si è fortemente sgonfiata. Lo stato di Israele, i suoi esperti, i suoi agenti sotto copertura e gli accademici dell' Ivy League sono stati ciechi di fronte allo svolgersi della realtà, ignorando la profonda disaffezione e dimostrandosi impotenti nel prevenire una opposizione di massa nel loro miglior assistito. Gli addetti stampa Israeliani negli Stati Uniti, che difficilmente resistono all' opportunità di promuovere la "brillantezza" delle forze di sicurezza di Israele, che uccidano un leader arabo in Libano o a Dubai, o che bombardino una struttura militare in Siria, per ora sono rimasti senza parole.

La caduta di Mubarak e la possibile comparsa di un governo indipendente e democratico potrebbe significare per Israele la perdita del suo miglior 'poliziotto'. Un pubblico democratico non coopererà con Israele nel mantenimento del blocco di Gaza - affamando i Palestinesi per stroncare la loro resistenza. Israele non potrà contare su un governo democratico che sostenga l' espropriazione violenta delle terre nella West Bank ed il suo regime fantoccio Palestinese. E neanche gli Stati Uniti possono contare su un Egitto democratico che appoggi i loro intrighi in Libano, le loro guerre in Iraq e Afghanistan, e le loro sanzioni all' Iran. Inoltre, la rivolta Egiziana è servita come esempio per movimenti popolari contro altre dittature amiche degli Stati Uniti in Giordania, Yemen e Arabia Saudita. Per questi motivi, Washington ha sostenuto il golpe militare per poter guidare una transizione politica che aggradi gli interessi imperiali.

L' indebolimento del principale pilastro del potere imperialista degli Stati Uniti e del colonialismo Israeliano in nord Africa e nel Medio Oriente rivela il ruolo fondamentale dei regimi collaborazionisti. Il carattere dittatoriale di questi regimi è una diretta conseguenza del ruolo che svolgono nel sostenere gli interessi imperialisti. I principali pacchetti di aiuti militari che corrompono ed arricchiscono l' elite governante sono la ricompensa per essere stati dei volenterosi collaboratori. Data l' importanza strategica della dittatura Egiziana, come spieghiamo il fa llimento delle intelligenceAmericane e Israeliane nell' anticipare le rivolte?

CIA e Mossad hanno lavorato con agenti dell' intelligence Egiziana, si basavano sulle loro informazioni, sui loro report dove dicevano che "tutto era sotto controllo": i partiti d' opposizione erano deboli, decimati dalle repressioni e dagli infiltrati, i militanti stanno in prigione o soffrono di fatali "attacchi di cuore" per le "dure tecniche di interrogatorio". Le elezioni sono state truccate per eleggere uomini degli Stati Uniti e Israele - nessuna sorpresa democratica a medio o breve termine.

Gli agenti dell' intelligence Egiziana sono stati addestrati e finanziati da agenti Israeliani e Statunitensi e sono propensi ad eseguire le volontà dei loro padroni. Sono stati così compiacenti nel fornire report che accomodassero i loro mentori, che hanno ignorato tutti i segnali di una protesta popolare crescente o di agitazione su internet. CIA e Mossad erano così embedded nel vasto apparato di sicurezza di Mubarak che non erano capaci di ottenere qualsiasi informazione dalla fonte principale, decentrata, dai fiorenti movimenti indipendenti dalla tradizionale opposizione elettorale "controllata".

Quando i movimenti di massa extra-parlamentari sono scoppiati, il Mossad e la CIA hanno contato sull' apparato di Mubarak per riprendere il controllo, con il tipico sistema del bastone e della carota: concessioni transitorie simboliche e chiamare le l' esercito, la polizia e gli squadroni della morte. Mentre il movimento cresceva, da migliaia a milioni di persone, il Mossad e alcuni deputati Statunitensi, sostenitori di Israele, hanno esortato Mubarak a "tenere duro". La CIA è stato stata ridotta a rappresentare la Casa Bianca con ufficiali militari affidabili e malleabili personaggi politici "di transizione" disposti a seguire le orme di Mubarak. Ancora una volta CIA e Mossad hanno dimostrato la loro dipendenza dell' apparato di Mubarak per informarsi su chi potrebbe essere una "fattibile" (pro-Stati Uniti/Israle) alternativa, ignorando le principali esigenze delle masse. Il tentativo di cooptare la vecchia guardia elettoralistica dei Fratelli Musulmani con negoziati con il vicepresidente Suleiman è fallito; in parte perchè la Fratellanza non aveva il controllo del movimento, e perchè Israele e i suoi sostenitori Statunitensi hanno obiettato. Inoltre, l' ala giovanile della Fratellanza Mussulmana ha fatto pressioni per la ritirata dai negoziati.

Il fallimento dell' intelligence ha complicato gli sforzi di Washington e Tel Aviv di sacrificare il dittatore per salvare lo stato: CIA e Mossad non hanno sviluppato legami con nessuno dei leader emergenti. Gli Israeliani non hanno trovato nessun "volto nuovo" con un seguito popolare disposto a servire come uno stupido collaboratore dell' oppressione coloniale. La CIA era stata totalmente impegnata nell' uso della polizia segreta Egiziana per torturare i sospetti terroristi ("exceptional rendition") e in attività di polizia nei paesi Arabi vicini. Come risultato sia Washington che Israele hanno promosso il golpe militare per prevenire ulteriori radicalizzazioni.

Alla fine, il fallimento di CIA e Mossad nell' individuare e prevenire il sorgere di un movimento popolare e democratico, ha rivelato le basi precarie del potere imperiale e coloniale. Nel lungo periodo non sono le armi, i miliardi di dollari, la polizia segreta e le camere di tortura a decidere la storia. Rivoluzioni democratiche occorrono quando la vasta maggioranza del popolo insorge e dice "basta", prende le strade, paralizza l' economia, smantella lo stato autoritario e chiede libertà e istituzioni democratiche senza la tutela imperiale e l' asservimento coloniale.
di James Petras

Titolo originale: "Egypt: Social Movements, the CIA, and Mossad"