15 giugno 2011

Il berlusconismo? Abrogato


Meno male che ci sono gli italiani. Meno male che ci sono i referendum. E meno male che il risultato è stato chiaro. Non c’è un’Italia divisa in due. Non ci sono più leggi inumane, privilegi di… E non c’è più alcun dubbio: è finita l’era Berlusconi. C’è ancora – speriamo per poco – un Governo. C’è un’opposizione rinvigorita che ancora deve fare mente locale. E c’è un Paese che non ne può più.

L’importanza di questo referendum, solo intuita durante la campagna elettorale, è stata lampante per tutti appena chiuse le urne. Quando sono iniziati ad arrivare i dati ufficiali, non c’è stato nulla da interpretare: il quorum c’è, il Sì ha vinto.

Il dato elettorale dei partecipanti al voto non è di destra, di centro o di sinistra, non è voluto dai vertici e/o dalla base di questo o quel partito, non è ostile o favorevole alle casalinghe di Vigevano o all’intellettuale-artista-pop star.

E’ stato un voto di cervello, perché si parlava di questioni importanti, ed è stato un voto di pancia, con una parte sempre crescente di italiani che fanno ormai il contrario di ciò che dice il Presidente del Consiglio. “Andate al mare e non votate” ha detto quello, a mezza bocca, una volta sola e in 24 milioni si sono precipitati alle urne, nonostante la domenica estiva e il lunedì lavorativo. E’ stato un voto popolare insomma, fuori da ogni schema.

Il raggiungimento del quorum e la vittoria del Sì non hanno padrini né madrine. Non ci sono simboli di partito né liste precotte, non ci sono rappresentanti e non ci sono rappresentati, nessuno deve decidere al posto di nessun altro. Gli slogan e le strumentalizzazioni sono a zero.

Quando parliamo di referendum, parliamo di democrazia diretta. In Italia ci siamo regalati solo quello abrogativo, ma già è qualcosa. Ci è consentito di cancellare leggi che riteniamo ingiuste e l’abbiamo cancellate con un risultato incontrovertibile. Altro che amministrative, altro che vittoria di Pisapia o De Magistris. Vai a capire, a Napoli e Milano, quali indicazioni siano arrivate dai poteri forti, dai gruppi di potere, dalle consorterie, dal partito X o dal partito Y, dal leader Tizio o dal leader Caio.

Col referendum i giochi sono chiari. Nessuna analisi e nessun grafico, niente orientamenti o indici di gradimento. Nessun sondaggio commissionato al guru di turno. La maggioranza degli italiani vuole che l’acqua sia pubblica, che non venga costruita più una centrale nucleare e che i politici, anche al Governo, possano essere giudicati come tutti gli altri cittadini.

Rimane il quesito: è giusto che qualsiasi persona, al di là dell’istruzione e della competenza, possa decidere su temi così importanti e delicati? Certo, sarebbe meglio che di nucleare e di acqua e di leggi se ne occupassero tecnici specializzati, guidati da politici avveduti e preparati. Idea nobile, chissà se un giorno…

Ma l’Italia degli ultimi venti anni è ben altra cosa. Ogni decisione è presa, nel migliore dei casi, per l’interesse di pochi. Spesso a sostenerla c’è un votificio, che ci ostiniamo ancora a chiamare Parlamento, in cui soubrette e saltimbanchi cercano di vendere il proprio consenso al miglior offerente, rendendo vane le ragioni di quella minoranza – trasversale – che sogna ancora un Paese normale.

I quesiti erano cinque in realtà, lo sapevamo tutti. E gli italiani sono riusciti dove i partiti avevano fallito: abrogare il berlusconismo. Chi ancora tentenna davanti all’idea di una grande alleanza che possa ricostruire il Paese e perde tempo nel cercarsi di orientare in un mondo che, da oggi 13 Giugno, non esiste più, penso saprà che 26 milioni di persone, dopo aver dato la definitiva spallata, si aspettano qualcosa di concreto e di nuovo.

di Graziano Lanzidei

14 giugno 2011

Fukushima, la Tepco e i pescatori













La Tepco non perde occasione per fare brutta figura. L'ultima mirabolante impresa del colosso nipponico che gestisce la disastrata centrale nucleare di Fukushima ha a che fare con oltre 3.000 tonnellate di acqua radioattiva. Vorrebbero scaricarle nel Pacifico senza starci a pensare troppo. Poco importa che si fossero impegnati a ripulire i liquidi dalla contaminazione pesante per riportarli a livelli vicini alla normalità.

"Non c'è tempo", dicono, e in effetti hanno le loro ragioni. Tutti quegli ettolitri finiti nell'impianto numero due provengono direttamente dallo tsunami dello scorso 11 marzo. Quindi si tratta di acqua salata, che rischia di corrodere apparecchi e strutture. Sono a rischio la turbina del reattore e altre parti della centrale che potrebbero contenere piccole quantità di elementi dannosi come il cobalto.

E' anche vero però che non stiamo parlando di Fukushima Daiichi, lo stabilimento semidistrutto dal disastro naturale, ma di Fukushima Daini, una centrale che si trova a circa dieci chilometri dalla sua sorella maggiore e che terremoto e tsunami hanno danneggiato in modo molto meno grave.

Già ad aprile la Tepco ha rilasciato oltre 10mila tonnellate di acqua contaminata nell'oceano, ma in quel caso lo scolo mortifero proveniva dal primo impianto, il più pericoloso. Una giustificazione che comunque non era servita ad evitare che contro la società si scatenasse l'ira funesta di Corea del Sud e Cina.

Tornando ad oggi, spiega Hidehiko Nishiyama, vicedirettore generale dell'Agenzia per la sicurezza industriale e nucleare (Nisa), che supervisiona le attività della Tepco, "l'acqua contaminata presente nell'impianto di Fukushima Daini contiene elementi radioattivi come il manganese e il cobalto, che solitamente derivano dalla corrosione del metallo, ma elementi come lo iodio e il cesio, che derivano da combustibile nucleare danneggiato, non sono stati rintracciati". Insomma, liberarsi di quell'acqua non è esattamente in cima alla lista delle cose più urgenti da fare.

La Tepco però sembra avere una fretta indiavolata, non si capisce bene perché. Ma a questo punto gli sbrigativi propositi della compagnia incontrano un nemico inaspettato: l'Agenzia nipponica della Pesca. E' inutile perdere troppo tempo a riflettere sul potenziale danno all'ambiente, andiamo al sodo: con l'acqua contaminata non si vende più il pesce.

Sembra la vecchia storia della tragedia che scivola verso la farsa, ma in questo caso l'elemento grottesco è servito almeno ad evitare che si combinasse un secondo disastro per risolvere il primo.

Eppure gli scienziati le provano tutte: come ultima risorsa propongono perfino di utilizzare un minerale speciale (lo zeolite) per eliminare la radioattività. Niente. L'Agenzia della Pesca non ne vuole sapere. E così la Tepco deve fare un passo indietro. A pensarci bene, anche se il problema è serio, non occorre essere degli ingegneri, né dei pescatori, per capire che non lo si può risolvere tirando la catena.

Acqua a parte, con il passare dei giorni (e dei mesi) la situazione di Fukushima non migliora. Solo ieri nei primi due reattori di Daiichi è saltata un paio di volte la corrente elettrica. Miracolosamente la Tepco è riuscita a non interrompere il processo di raffreddamento. Nelle stesse ore il Giappone raddoppiava le stime sulle radiazioni fuoriuscite dall'impianto nella settimana successiva al cataclisma. La Nisa sostiene che in quei giorni furono dispersi nell'atmosfera circa 770mila terabecquerel (unità di misura delle radiazioni). La stima precedente era di 370mila.

Questi dati sono stati pubblicati poco prima che a Tokyo partissero i lavori della commissione di inchiesta indipendente sulla crisi nucleare. Il suo compito sarà di valutare se nelle prime fasi dell'emergenza le istituzioni e la Tepco abbiano messo in pratica tutte le misure di sicurezza più adeguate.

Alla guida della commissione c'è Yotaro Hatamura, professore all'università di Tokyo ed esperto nell'analisi degli errori umani. Nel corso della prima riunione, il professore ha espresso un concetto molto semplice. Anche stavolta, non serviva essere ingegneri per capire quale fosse il punto: "L'energia nucleare è pericolosa ed è stato un errore considerarla sicura".
di Carlo Musilli

13 giugno 2011

Possiamo staccare la spina agli americani?

La saga ininterrotta di bin Laden

“Matrix è un sistema, Neo. E quel sistema è nostro nemico. Ma quando ci sei dentro ti guardi intorno e cosa vedi? Uomini d'affari, insegnanti, avvocati, falegnami... le proiezioni mentali della gente che vogliamo salvare. Ma finché non le avremo salvate, queste persone faranno parte di quel sistema, e questo le rende nostre nemiche. Devi capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere scollegata. Tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo.” – Matrix (1999)

La mutevole storia di bin Laden, i cui contenuti sono in continua espansione, sta diventando sempre più incredibile. Il vigliacco bin Laden è ora l’inutile bin Lade, il signore del terrore che non ha niente da fare se non stare seduto a guardare dei video che lo ritraggono.

Washington ha pubblicato un video in cui compare un presunto bin Laden intento ad ammirare se stesso. Il video tuttavia è senza audio. Perché? Perché questo video è stato fatto senza audio? E’ stata Washington a cancellarlo? Il video sembra mostrare un sedicente bin Laden mentre conversa con qualcuno nella stanza. Forse la voce non è quella di bin Laden? O forse il personaggio si riferisce all’immagine sullo schermo in terza persona, come se non fosse lui? Perché mai bin Laden dovrebbe avere un video che lo ritrae mentre guarda un video di se stesso? Come mai un video di bin Laden che guarda bin Laden è finito sulle prime pagine dei giornali? Ha forse lo scopo di fungere da sostituto di un cadavere che non c’è?

Come ha detto un lettore, ‘Il governo sta giocando con noi, provando a vedere se c’è qualche frottola a cui non siamo disposti a credere’.

La storia continua a cambiare anche per quanto riguarda la questione dei collegamenti della residenza di bin Laden (che non è più una tenuta di lusso da un milione di dollari) con il mondo esterno: c’era un accesso internet o si serviva di una rete di corrieri? Le ultime notizie dicono che bin Laden fosse online. Washington dice che grazie al raid effettuato è entrata in possesso delle mail e del diario di bin Laden, documenti che, sostiene sempre Washington, mostrano un bin Laden attivamente coinvolto nella direzione del suo network del terrore con lo scopo di creare nuovi stratagemmi. Ma se bin Laden operava tramite internet, perché Obama l’ha trovato tracciandolo tramite un corriere?

In qualche modo i SEAL* sono entrati in possesso dei diari e della corrispondenza e-mail ma hanno tralasciato qualunque tipo di diversa documentazione che, pare, sarebbe finita in mani pakistane. Questi documenti dimenticati servono ora come pretesto per ulteriori contrasti con il Pakistan e come nuova scusa per ignorare le proteste pakistane per le operazioni militari compiute dagli americani in Pakistan, in violazione della sovranità territoriale del paese.

Perché i SEAL avrebbero tralasciato quei preziosi documenti? Prima uccidono senza motivo quello che era il cervello del sistema e che avrebbe potuto rappresentare un’essenziale finestra su quel mondo di terrore; poi se ne vanno, dimenticandosi di prendere i registri del terrore. Qualcuno direbbe che questo è un tipico esempio dell’incompetenza del governo USA. E quindi come ha fatto un governo così incompetente a trovare bin Laden?

I diari di bin Laden sono per caso stati esaminati da qualche parte terza a conferma del fatto che la scrittura fosse effettivamente quella di bin Laden? Queste sono le domande che i media, quando esistevano, avrebbero posto.

La favola di bin Laden è ora un racconto con così tante parti contraddittorie, che la gente può sceglierne una da adattare al racconto. Al Time piace tutta la storia, tranne la parte dove viene descritto un bin Laden ancora investito di tutti i poteri, che rifiuta una proposta essenziale quale quella di “adattare un trattore con lame rotanti da usare per ‘’falciare i nemici di Allah’”. Il Time preferisce un bin Laden preoccupato per essersi reso conto di aver perso il suo ‘significato storico’ prima ancora di aver perso la sua vita per colpa dei SEAL.

Ma se bin Laden ha perso il suo significato, perché la posizione di Obama nei sondaggi elettorali è salita così tanto quando ha dichiarato di aver trovato e ucciso bin Laden?

L’Impero Americano non può stare senza bin Laden. Il prossimo tassello della storia sarà la fuga di bin Laden, che si è lasciato dietro un doppione, che si trova all’estero impegnato a gestire nuovi intrighi del terrore.

Mentre la storia va avanti, provare a recuperare dal vuoto di memoria il fatto che ci è stata presentata una morte senza un cadavere e che Washinton non ha una spiegazione sul perché un uomo disarmato, fragile, senza difese, che rappresentava una fonte di informazioni sul terrorismo, è stato ucciso e non catturato.

*I SEAL sono le forze speciali d’élite della Marina americana, impiegate in missioni di particolare rilevanza strategica (fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Navy_SEAL). NdT

Titolo originale: "Can Americans Be Unplugged?"
di Paul Craig Roberts

15 giugno 2011

Il berlusconismo? Abrogato


Meno male che ci sono gli italiani. Meno male che ci sono i referendum. E meno male che il risultato è stato chiaro. Non c’è un’Italia divisa in due. Non ci sono più leggi inumane, privilegi di… E non c’è più alcun dubbio: è finita l’era Berlusconi. C’è ancora – speriamo per poco – un Governo. C’è un’opposizione rinvigorita che ancora deve fare mente locale. E c’è un Paese che non ne può più.

L’importanza di questo referendum, solo intuita durante la campagna elettorale, è stata lampante per tutti appena chiuse le urne. Quando sono iniziati ad arrivare i dati ufficiali, non c’è stato nulla da interpretare: il quorum c’è, il Sì ha vinto.

Il dato elettorale dei partecipanti al voto non è di destra, di centro o di sinistra, non è voluto dai vertici e/o dalla base di questo o quel partito, non è ostile o favorevole alle casalinghe di Vigevano o all’intellettuale-artista-pop star.

E’ stato un voto di cervello, perché si parlava di questioni importanti, ed è stato un voto di pancia, con una parte sempre crescente di italiani che fanno ormai il contrario di ciò che dice il Presidente del Consiglio. “Andate al mare e non votate” ha detto quello, a mezza bocca, una volta sola e in 24 milioni si sono precipitati alle urne, nonostante la domenica estiva e il lunedì lavorativo. E’ stato un voto popolare insomma, fuori da ogni schema.

Il raggiungimento del quorum e la vittoria del Sì non hanno padrini né madrine. Non ci sono simboli di partito né liste precotte, non ci sono rappresentanti e non ci sono rappresentati, nessuno deve decidere al posto di nessun altro. Gli slogan e le strumentalizzazioni sono a zero.

Quando parliamo di referendum, parliamo di democrazia diretta. In Italia ci siamo regalati solo quello abrogativo, ma già è qualcosa. Ci è consentito di cancellare leggi che riteniamo ingiuste e l’abbiamo cancellate con un risultato incontrovertibile. Altro che amministrative, altro che vittoria di Pisapia o De Magistris. Vai a capire, a Napoli e Milano, quali indicazioni siano arrivate dai poteri forti, dai gruppi di potere, dalle consorterie, dal partito X o dal partito Y, dal leader Tizio o dal leader Caio.

Col referendum i giochi sono chiari. Nessuna analisi e nessun grafico, niente orientamenti o indici di gradimento. Nessun sondaggio commissionato al guru di turno. La maggioranza degli italiani vuole che l’acqua sia pubblica, che non venga costruita più una centrale nucleare e che i politici, anche al Governo, possano essere giudicati come tutti gli altri cittadini.

Rimane il quesito: è giusto che qualsiasi persona, al di là dell’istruzione e della competenza, possa decidere su temi così importanti e delicati? Certo, sarebbe meglio che di nucleare e di acqua e di leggi se ne occupassero tecnici specializzati, guidati da politici avveduti e preparati. Idea nobile, chissà se un giorno…

Ma l’Italia degli ultimi venti anni è ben altra cosa. Ogni decisione è presa, nel migliore dei casi, per l’interesse di pochi. Spesso a sostenerla c’è un votificio, che ci ostiniamo ancora a chiamare Parlamento, in cui soubrette e saltimbanchi cercano di vendere il proprio consenso al miglior offerente, rendendo vane le ragioni di quella minoranza – trasversale – che sogna ancora un Paese normale.

I quesiti erano cinque in realtà, lo sapevamo tutti. E gli italiani sono riusciti dove i partiti avevano fallito: abrogare il berlusconismo. Chi ancora tentenna davanti all’idea di una grande alleanza che possa ricostruire il Paese e perde tempo nel cercarsi di orientare in un mondo che, da oggi 13 Giugno, non esiste più, penso saprà che 26 milioni di persone, dopo aver dato la definitiva spallata, si aspettano qualcosa di concreto e di nuovo.

di Graziano Lanzidei

14 giugno 2011

Fukushima, la Tepco e i pescatori













La Tepco non perde occasione per fare brutta figura. L'ultima mirabolante impresa del colosso nipponico che gestisce la disastrata centrale nucleare di Fukushima ha a che fare con oltre 3.000 tonnellate di acqua radioattiva. Vorrebbero scaricarle nel Pacifico senza starci a pensare troppo. Poco importa che si fossero impegnati a ripulire i liquidi dalla contaminazione pesante per riportarli a livelli vicini alla normalità.

"Non c'è tempo", dicono, e in effetti hanno le loro ragioni. Tutti quegli ettolitri finiti nell'impianto numero due provengono direttamente dallo tsunami dello scorso 11 marzo. Quindi si tratta di acqua salata, che rischia di corrodere apparecchi e strutture. Sono a rischio la turbina del reattore e altre parti della centrale che potrebbero contenere piccole quantità di elementi dannosi come il cobalto.

E' anche vero però che non stiamo parlando di Fukushima Daiichi, lo stabilimento semidistrutto dal disastro naturale, ma di Fukushima Daini, una centrale che si trova a circa dieci chilometri dalla sua sorella maggiore e che terremoto e tsunami hanno danneggiato in modo molto meno grave.

Già ad aprile la Tepco ha rilasciato oltre 10mila tonnellate di acqua contaminata nell'oceano, ma in quel caso lo scolo mortifero proveniva dal primo impianto, il più pericoloso. Una giustificazione che comunque non era servita ad evitare che contro la società si scatenasse l'ira funesta di Corea del Sud e Cina.

Tornando ad oggi, spiega Hidehiko Nishiyama, vicedirettore generale dell'Agenzia per la sicurezza industriale e nucleare (Nisa), che supervisiona le attività della Tepco, "l'acqua contaminata presente nell'impianto di Fukushima Daini contiene elementi radioattivi come il manganese e il cobalto, che solitamente derivano dalla corrosione del metallo, ma elementi come lo iodio e il cesio, che derivano da combustibile nucleare danneggiato, non sono stati rintracciati". Insomma, liberarsi di quell'acqua non è esattamente in cima alla lista delle cose più urgenti da fare.

La Tepco però sembra avere una fretta indiavolata, non si capisce bene perché. Ma a questo punto gli sbrigativi propositi della compagnia incontrano un nemico inaspettato: l'Agenzia nipponica della Pesca. E' inutile perdere troppo tempo a riflettere sul potenziale danno all'ambiente, andiamo al sodo: con l'acqua contaminata non si vende più il pesce.

Sembra la vecchia storia della tragedia che scivola verso la farsa, ma in questo caso l'elemento grottesco è servito almeno ad evitare che si combinasse un secondo disastro per risolvere il primo.

Eppure gli scienziati le provano tutte: come ultima risorsa propongono perfino di utilizzare un minerale speciale (lo zeolite) per eliminare la radioattività. Niente. L'Agenzia della Pesca non ne vuole sapere. E così la Tepco deve fare un passo indietro. A pensarci bene, anche se il problema è serio, non occorre essere degli ingegneri, né dei pescatori, per capire che non lo si può risolvere tirando la catena.

Acqua a parte, con il passare dei giorni (e dei mesi) la situazione di Fukushima non migliora. Solo ieri nei primi due reattori di Daiichi è saltata un paio di volte la corrente elettrica. Miracolosamente la Tepco è riuscita a non interrompere il processo di raffreddamento. Nelle stesse ore il Giappone raddoppiava le stime sulle radiazioni fuoriuscite dall'impianto nella settimana successiva al cataclisma. La Nisa sostiene che in quei giorni furono dispersi nell'atmosfera circa 770mila terabecquerel (unità di misura delle radiazioni). La stima precedente era di 370mila.

Questi dati sono stati pubblicati poco prima che a Tokyo partissero i lavori della commissione di inchiesta indipendente sulla crisi nucleare. Il suo compito sarà di valutare se nelle prime fasi dell'emergenza le istituzioni e la Tepco abbiano messo in pratica tutte le misure di sicurezza più adeguate.

Alla guida della commissione c'è Yotaro Hatamura, professore all'università di Tokyo ed esperto nell'analisi degli errori umani. Nel corso della prima riunione, il professore ha espresso un concetto molto semplice. Anche stavolta, non serviva essere ingegneri per capire quale fosse il punto: "L'energia nucleare è pericolosa ed è stato un errore considerarla sicura".
di Carlo Musilli

13 giugno 2011

Possiamo staccare la spina agli americani?

La saga ininterrotta di bin Laden

“Matrix è un sistema, Neo. E quel sistema è nostro nemico. Ma quando ci sei dentro ti guardi intorno e cosa vedi? Uomini d'affari, insegnanti, avvocati, falegnami... le proiezioni mentali della gente che vogliamo salvare. Ma finché non le avremo salvate, queste persone faranno parte di quel sistema, e questo le rende nostre nemiche. Devi capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere scollegata. Tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo.” – Matrix (1999)

La mutevole storia di bin Laden, i cui contenuti sono in continua espansione, sta diventando sempre più incredibile. Il vigliacco bin Laden è ora l’inutile bin Lade, il signore del terrore che non ha niente da fare se non stare seduto a guardare dei video che lo ritraggono.

Washington ha pubblicato un video in cui compare un presunto bin Laden intento ad ammirare se stesso. Il video tuttavia è senza audio. Perché? Perché questo video è stato fatto senza audio? E’ stata Washington a cancellarlo? Il video sembra mostrare un sedicente bin Laden mentre conversa con qualcuno nella stanza. Forse la voce non è quella di bin Laden? O forse il personaggio si riferisce all’immagine sullo schermo in terza persona, come se non fosse lui? Perché mai bin Laden dovrebbe avere un video che lo ritrae mentre guarda un video di se stesso? Come mai un video di bin Laden che guarda bin Laden è finito sulle prime pagine dei giornali? Ha forse lo scopo di fungere da sostituto di un cadavere che non c’è?

Come ha detto un lettore, ‘Il governo sta giocando con noi, provando a vedere se c’è qualche frottola a cui non siamo disposti a credere’.

La storia continua a cambiare anche per quanto riguarda la questione dei collegamenti della residenza di bin Laden (che non è più una tenuta di lusso da un milione di dollari) con il mondo esterno: c’era un accesso internet o si serviva di una rete di corrieri? Le ultime notizie dicono che bin Laden fosse online. Washington dice che grazie al raid effettuato è entrata in possesso delle mail e del diario di bin Laden, documenti che, sostiene sempre Washington, mostrano un bin Laden attivamente coinvolto nella direzione del suo network del terrore con lo scopo di creare nuovi stratagemmi. Ma se bin Laden operava tramite internet, perché Obama l’ha trovato tracciandolo tramite un corriere?

In qualche modo i SEAL* sono entrati in possesso dei diari e della corrispondenza e-mail ma hanno tralasciato qualunque tipo di diversa documentazione che, pare, sarebbe finita in mani pakistane. Questi documenti dimenticati servono ora come pretesto per ulteriori contrasti con il Pakistan e come nuova scusa per ignorare le proteste pakistane per le operazioni militari compiute dagli americani in Pakistan, in violazione della sovranità territoriale del paese.

Perché i SEAL avrebbero tralasciato quei preziosi documenti? Prima uccidono senza motivo quello che era il cervello del sistema e che avrebbe potuto rappresentare un’essenziale finestra su quel mondo di terrore; poi se ne vanno, dimenticandosi di prendere i registri del terrore. Qualcuno direbbe che questo è un tipico esempio dell’incompetenza del governo USA. E quindi come ha fatto un governo così incompetente a trovare bin Laden?

I diari di bin Laden sono per caso stati esaminati da qualche parte terza a conferma del fatto che la scrittura fosse effettivamente quella di bin Laden? Queste sono le domande che i media, quando esistevano, avrebbero posto.

La favola di bin Laden è ora un racconto con così tante parti contraddittorie, che la gente può sceglierne una da adattare al racconto. Al Time piace tutta la storia, tranne la parte dove viene descritto un bin Laden ancora investito di tutti i poteri, che rifiuta una proposta essenziale quale quella di “adattare un trattore con lame rotanti da usare per ‘’falciare i nemici di Allah’”. Il Time preferisce un bin Laden preoccupato per essersi reso conto di aver perso il suo ‘significato storico’ prima ancora di aver perso la sua vita per colpa dei SEAL.

Ma se bin Laden ha perso il suo significato, perché la posizione di Obama nei sondaggi elettorali è salita così tanto quando ha dichiarato di aver trovato e ucciso bin Laden?

L’Impero Americano non può stare senza bin Laden. Il prossimo tassello della storia sarà la fuga di bin Laden, che si è lasciato dietro un doppione, che si trova all’estero impegnato a gestire nuovi intrighi del terrore.

Mentre la storia va avanti, provare a recuperare dal vuoto di memoria il fatto che ci è stata presentata una morte senza un cadavere e che Washinton non ha una spiegazione sul perché un uomo disarmato, fragile, senza difese, che rappresentava una fonte di informazioni sul terrorismo, è stato ucciso e non catturato.

*I SEAL sono le forze speciali d’élite della Marina americana, impiegate in missioni di particolare rilevanza strategica (fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Navy_SEAL). NdT

Titolo originale: "Can Americans Be Unplugged?"
di Paul Craig Roberts