Italia, Polonia e Ungheria sono tre paesi “di passaggio”: l’Italia in senso nord-sud e gli altri due in senso ovest-est.
Deve essere anche per questo comune destino che ricordiamo anche al ginnasio con piacere la partecipazione di volontari ungheresi, agli ordini di Stefano Türr (1848) e György Klapka (1859) alle nostre lotte per l’indipendenza e citiamo nel nostro inno nazionale “il sangue polacco” che l’aquila bicipite “bevè col cosacco, ma il cor le bruciò”.
Sempre nel 1848 oltre 1100 volontari italiani combatterono per l’indipendenza ungherese agli ordini diAlessandro Monti.
Sui
bastioni di Buda c’è una lapide in memoria di un barone salernitano –
di cui non ricordo ahimé il nome- che superò per primo i bastioni turchi
per la liberazione della città.
Una amica polacca dell’ambasciata, mi ha assicurato che anche nell’inno nazionale polacco c’è un accenno diretto all’Italia e alle lotte comuni.
Una amica polacca dell’ambasciata, mi ha assicurato che anche nell’inno nazionale polacco c’è un accenno diretto all’Italia e alle lotte comuni.
Insomma
siamo in simpatia da oltre duecento anni. Abbiamo trepidato per la loro
sorte durante la rivolta ungherese del 1956 – su questo si spaccò il
P.C.I. nei suoi elementi di punta – e riabbracciammo i fratelli
ungheresi al crollo del patto di Varsavia.
Ieri,
15 luglio, i magiari sembrano ancora una volta voler precedere tutti e
indicare agli altri europei la strada da seguire, per reagire
ribellandosi alla nuovaSanta Alleanza.
Gyorgy Matolcsy, governatore della Banca centrale ungherese, ha inoltrato alla signora Christine Lagarde una lettera, invitandola a chiudere l’ufficio di Budapest del Fondo Monetario Internazionale (FMI)
segnalando che non vi era più ragione per prolungarne la presenza e che
il governo ungherese conta concludere il rimborso del prestito
contratto in anticipo rispetto al termine del 2014 stabilito dagli
accordi vigenti.
L’FMI
pare intenzionato a traslocare entro la fine di Agosto, anche perché il
prestito negoziato nel 2011 ( Orban giunse al governo nel 2010).
L’Ungheria aveva contratto – subito dopo lo scoppio della crisi finanziaria – nel 2008 un prestito con la trimurti FMI, UE, Banca Mondiale ( WB) per un importo massimo di 25 miliardi, di cui circa 15,7 effettivamente utilizzati.
Il rapporto tra FMI e il governo ungherese presieduto da Viktor Orban è
sempre stato tempestoso, al punto che i “soliti ambienti”, mai
precisati ma sempre autorevoli, avevano lo scorso anno fatto circolare
la voce che in Ungheria esisteva un concreto pericolo di ritorno al
fascismo.
Orban ha posto sotto controllo la Banca Centrale, nazionalizzato il sistema pensionistico e posto una supertassa sulla grandi società e questo per l’Unione Europea è un peccato mortale cui ha fatto seguito la minaccia di scomunica.
Orban ha posto sotto controllo la Banca Centrale, nazionalizzato il sistema pensionistico e posto una supertassa sulla grandi società e questo per l’Unione Europea è un peccato mortale cui ha fatto seguito la minaccia di scomunica.
Si tratta di una minaccia non
vana, visto che alcuni articoli della carta delle Nazioni Unite ( tra
il 50 e il 54) prevedono espressamente che le Nazioni vincitrici della
seconda guerra mondiale possano, invadere senza preavviso qualsiasi tra i
paesi sconfitti ( l’Ungheria è tra questi), qualora , a insindacabile
giudizio di anche uno solo dei vincitori, si ravvisasse un sintomo di
rinascita del fenomeno.
L’Ungheria
ha avuto lo scorso anno un lieve miglioramento economico grazie a una
forte immissione di nuovi cittadini ( 400.000) provenienti dai paesi
vicini beneficiati da concessioni territoriali conseguenza della guerra
mondiale.
La relativa liberalizzazione della prima decade del secolo e l’energica conduzione indipendentista del governo Orban,
hanno reso possibile il congiungimento di molti alla madrepatria ed una
certa quota di inevitabile irredentismo che ha fatto seguito.
Le frizioni col FMI sono la conseguenza della pretesa assurda del FMI di imporre politiche economiche ormai riconosciute errate anche dall’alto management del Fondo, ma che incomprensibilmente non vengono corrette; dalle
esigenze elettorali dettate dalle ormai imminenti elezioni politiche e
dalla politica indipendentista seguita dal governo che ha potuto
attrarre nel paese uomini e capitali tagliati fuori dalla madrepatria.
L’equivalenza
tra fascismo e indipendenza nazionale viene perseguita a fini di
propaganda dalle autorità di Bruxelles e da alcuni cretini di estrema
destra, sia pure per opposte motivazioni.
Orban, tenendo ostinatamente la barra al centro, offre a tutti gli europei un esempio di come trovare una via di ripresa nazionale, mantenendo gli impegni comunque contratti, creare la ripresa mercé l’ottimizzazione e il controllo delle risorse a disposizione.
Orban, tenendo ostinatamente la barra al centro, offre a tutti gli europei un esempio di come trovare una via di ripresa nazionale, mantenendo gli impegni comunque contratti, creare la ripresa mercé l’ottimizzazione e il controllo delle risorse a disposizione.