04 marzo 2007
Nè di destra, né di sinistra.
Io sono così. Sarà, per la mia formazione tecnicista sarà, perché cerco di guardare a 360 gradi senza emozioni, sarà, per questo, che questa “democrazia” mi lascia indifferente.
Quando i mercanti affolleranno il tempio della democrazia (parlamento), allora la democrazia “degli interessi” prevarrà su tutto, anche sui cittadini o sudditi.
Questa sensazione non è solo la mia, ma anche di Massimo Fini che spiega in questo articolo:
Tutti e due gli schieramenti politici hanno cercato di dare alla manifestazione di Vicenza un connotato 'di sinistra'. La sinistra per mettere il suo marchio su una manifestazione che, a dispetto delle prefiche di sventura, si è svolta nel più pacifico dei modi. La destra per sottolineare le divisioni all'interno della sinistra, quella governativa che ha dato il suo benestare all'allargamento della base americana, e quella di piazza che è contraria.
Poichè a Vicenza c'ero anch'io, non come giornalista ma a capo del mio piccolo gruppo che si chiama 'Movimento Zero', che non è nè di destra nè di sinistra, ma oltre queste due categorie che, vecchie di due secoli, non considero più adeguate a comprendere le esigenze più profonde dell'uomo contemporaneo, che non sono nè economiche nè economiciste, vorrei dire la mia. Noi, con il nostro striscione ("Cittadini, non sudditi"), eravamo il primo gruppo dietro quello del Comitato organizzatore.
Davanti a noi i vicentini, soprattutto donne (donne, non ragazze) che tutto avevano fuorchè l'aria delle 'pasionarie' ma piuttosto quella delle casalinghe, bambini, anche in passeggino, e poi la cosiddetta 'gente comune', fra cui parecchi piccoli imprenditori, cui è difficile dare una precisa connotazione politica. Dietro di noi molti cani sciolti, quindi lo sterminato corteo dei 'No Tav' che sarebbe azzardato definire 'di sinistra'. Altri cani sciolti. Quindi i "centri sociali", la Cgil e rappresentanti dei partiti della sinistra, sia moderata che radicale. Molti striscioni di protesta avevano in effige sia il faccione di Prodi che quello di Berlusconi. E il significato più profondo e più vero della manifestazione di Vicenza è, a mio avviso, lo scollamento che si sta creando fra una parte consistente di cittadini e rappresentanti, di destra e di sinistra, da cui non si sentono più rappresentati. E il fatto che costoro cerchino ora di strumentalizzare, a proprio uso e consumo, la manifestazione non farà che approfondire questo solco. Noi cittadini siamo stanchi di essere considerati pura massa di manovra ad uso delle eterne diatribe fra le oligarchie di destra e di sinistra o interne all'una e all'altra. A Vicenza, sbiancando chi, come Amato, come Rutelli e come i Pierluigi Battista del Corriere della Sera, si era permesso di fare dei vergognosi e gravissimi collegamenti fra una manifestazione della gente comune e i neobrigatisti, ci siamo ripresi, pacificamente, quella voce cui abbiamo diritto.
Ma a qualcuno non va bene lo stesso. Il Giornale, in un editoriale a firma Mario Cervi, ci definisce 'melassa buonista'. Fateci capire. Se la manifestazione è violenta va, giustamente, condannata, se è pacifica viene invece disprezzata, come accadde per i 'girotondi'.
Ederle 2 comunque si farà. Perchè, come scriveva l'altro giorno il nostro Direttore, 'pacta sunt servanda'. Ed è vero. Ma tutti i patti internazionali contengono una clausola che recita 'rebus sic stantibus', se le cose restano immutate. E le cose dal 1949, quando fu firmato il Patto Atlantico, sono mutate. Eccome. L'alleanza sperequata con gli Stati Uniti (e quindi la presenza di loro basi militari in vari Paesi europei, fra cui l'Italia) era indispensabile fino a quando è esistita l'Unione Sovietica, perchè solo gli americani avevano il deterrente atomico necessario per scoraggiare l' 'orso russo' dal tentare avventure militari in Europa Ovest. E gli Stati Uniti, giustamente dal loro punto di vista, hanno fatto pagare all'Europa questa loro protezione con una sudditanza militare, politica, economica e, alla fine, anche culturale. Questo pesante pedaggio, oggi, non ha più alcuna ragione d'essere. Inoltre, nel tempo, la Nato ha cambiato, surrettiziamente, la sua natura, trasformandosi da Patto difensivo in offensivo. L'esempio classico è quello della Jugoslavia. La Jugoslavia di Milosevic non minacciava alcun Paese dell'Alleanza Atlantica ma fu attaccata dalla Nato. Mi pare evidente che tutta la questione Nato vada rivista. Questo, naturalmente, non può farlo solo l'Italia (che si cuccherà, comunque, Ederle 2 anche se una buona parte della cittadinanza, di Vicenza e non solo di Vicenza, non la vuole), ma deve farlo l'Europa. E' 'bolso antiamericanismo' questo, come scrive sempre Mario Cervi sul Giornale? A me sembrano argomenti. In ogni caso l'antiamericanismo che sempre ci viene sbattuto in faccia, non è un reato. E' una posizione politica legittima. E forse non peggiore di certo filoamericanismo acritico che, pur di compiacere gli Stati Uniti, è disposto a calpestare sovranità e dignità nazionali.
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04 marzo 2007
Nè di destra, né di sinistra.
Io sono così. Sarà, per la mia formazione tecnicista sarà, perché cerco di guardare a 360 gradi senza emozioni, sarà, per questo, che questa “democrazia” mi lascia indifferente.
Quando i mercanti affolleranno il tempio della democrazia (parlamento), allora la democrazia “degli interessi” prevarrà su tutto, anche sui cittadini o sudditi.
Questa sensazione non è solo la mia, ma anche di Massimo Fini che spiega in questo articolo:
Tutti e due gli schieramenti politici hanno cercato di dare alla manifestazione di Vicenza un connotato 'di sinistra'. La sinistra per mettere il suo marchio su una manifestazione che, a dispetto delle prefiche di sventura, si è svolta nel più pacifico dei modi. La destra per sottolineare le divisioni all'interno della sinistra, quella governativa che ha dato il suo benestare all'allargamento della base americana, e quella di piazza che è contraria.
Poichè a Vicenza c'ero anch'io, non come giornalista ma a capo del mio piccolo gruppo che si chiama 'Movimento Zero', che non è nè di destra nè di sinistra, ma oltre queste due categorie che, vecchie di due secoli, non considero più adeguate a comprendere le esigenze più profonde dell'uomo contemporaneo, che non sono nè economiche nè economiciste, vorrei dire la mia. Noi, con il nostro striscione ("Cittadini, non sudditi"), eravamo il primo gruppo dietro quello del Comitato organizzatore.
Davanti a noi i vicentini, soprattutto donne (donne, non ragazze) che tutto avevano fuorchè l'aria delle 'pasionarie' ma piuttosto quella delle casalinghe, bambini, anche in passeggino, e poi la cosiddetta 'gente comune', fra cui parecchi piccoli imprenditori, cui è difficile dare una precisa connotazione politica. Dietro di noi molti cani sciolti, quindi lo sterminato corteo dei 'No Tav' che sarebbe azzardato definire 'di sinistra'. Altri cani sciolti. Quindi i "centri sociali", la Cgil e rappresentanti dei partiti della sinistra, sia moderata che radicale. Molti striscioni di protesta avevano in effige sia il faccione di Prodi che quello di Berlusconi. E il significato più profondo e più vero della manifestazione di Vicenza è, a mio avviso, lo scollamento che si sta creando fra una parte consistente di cittadini e rappresentanti, di destra e di sinistra, da cui non si sentono più rappresentati. E il fatto che costoro cerchino ora di strumentalizzare, a proprio uso e consumo, la manifestazione non farà che approfondire questo solco. Noi cittadini siamo stanchi di essere considerati pura massa di manovra ad uso delle eterne diatribe fra le oligarchie di destra e di sinistra o interne all'una e all'altra. A Vicenza, sbiancando chi, come Amato, come Rutelli e come i Pierluigi Battista del Corriere della Sera, si era permesso di fare dei vergognosi e gravissimi collegamenti fra una manifestazione della gente comune e i neobrigatisti, ci siamo ripresi, pacificamente, quella voce cui abbiamo diritto.
Ma a qualcuno non va bene lo stesso. Il Giornale, in un editoriale a firma Mario Cervi, ci definisce 'melassa buonista'. Fateci capire. Se la manifestazione è violenta va, giustamente, condannata, se è pacifica viene invece disprezzata, come accadde per i 'girotondi'.
Ederle 2 comunque si farà. Perchè, come scriveva l'altro giorno il nostro Direttore, 'pacta sunt servanda'. Ed è vero. Ma tutti i patti internazionali contengono una clausola che recita 'rebus sic stantibus', se le cose restano immutate. E le cose dal 1949, quando fu firmato il Patto Atlantico, sono mutate. Eccome. L'alleanza sperequata con gli Stati Uniti (e quindi la presenza di loro basi militari in vari Paesi europei, fra cui l'Italia) era indispensabile fino a quando è esistita l'Unione Sovietica, perchè solo gli americani avevano il deterrente atomico necessario per scoraggiare l' 'orso russo' dal tentare avventure militari in Europa Ovest. E gli Stati Uniti, giustamente dal loro punto di vista, hanno fatto pagare all'Europa questa loro protezione con una sudditanza militare, politica, economica e, alla fine, anche culturale. Questo pesante pedaggio, oggi, non ha più alcuna ragione d'essere. Inoltre, nel tempo, la Nato ha cambiato, surrettiziamente, la sua natura, trasformandosi da Patto difensivo in offensivo. L'esempio classico è quello della Jugoslavia. La Jugoslavia di Milosevic non minacciava alcun Paese dell'Alleanza Atlantica ma fu attaccata dalla Nato. Mi pare evidente che tutta la questione Nato vada rivista. Questo, naturalmente, non può farlo solo l'Italia (che si cuccherà, comunque, Ederle 2 anche se una buona parte della cittadinanza, di Vicenza e non solo di Vicenza, non la vuole), ma deve farlo l'Europa. E' 'bolso antiamericanismo' questo, come scrive sempre Mario Cervi sul Giornale? A me sembrano argomenti. In ogni caso l'antiamericanismo che sempre ci viene sbattuto in faccia, non è un reato. E' una posizione politica legittima. E forse non peggiore di certo filoamericanismo acritico che, pur di compiacere gli Stati Uniti, è disposto a calpestare sovranità e dignità nazionali.
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