Di solito le Camere approvano i loro bilanci con sveltezza e anche con destrezza. Si tratta di conti insindacabili. Con gravità e senza che gli scappi da ridere i Soloni che li hanno elaborati spiegano a noi comuni mortali come dovremmo fregarci le mani dalla contentezza: perché gli eletti dal popolo - più precisamente, dalle segreterie dei partiti - ce l’hanno messa tutta per limitare le spese. Se poi, alla fine delle fini, risulta che Montecitorio e Palazzo Madama costeranno qualche decina di milioni d’euro in più rispetto all’anno scorso dobbiamo astenerci da commenti qualunquistici e irriguardosi. Il rincaro va attribuito ad automatismi devastanti e invincibili, come i flagelli biblici. Che poi gli automatismi mangiasoldi siano stati creati da Parlamenti passati e che i Parlamenti attuali dimostrino una eccellente attitudine a insistere nell’andazzo è questione di poco conto. Dando prova di stoica rassegnazione i deputati e i senatori spendono di più per se stessi, e nel contempo esortano virtuosamente il Paese a spendere meno. Mai che abbiano un’idea semplice: per esempio quella di dimezzarsi le indennità.
Qualcuno in verità ha avanzato, discutendosi di gran carriera il bilancio, ipotesi del genere. Si è trattato dei soliti radicali rompiscatole. Una di loro, Rita Bernardini, ha avanzato la proposta che fosse tolta agli onorevoli la gratuità dei biglietti ferroviari e dei pedaggi autostradali, che fosse reso trasparente l’uso dei quattromila euro mensili concessi per i portaborse, che fossero aboliti altri privilegi. «Va’ a spacciare» l’ha cortesemente esortata un collega, poi identificato secondo le cronache in Gianluca Buonanno, leghista. La temeraria autolesionista ha così avuto il fatto suo.
Ben altra tempra quella del deputato Emerenzio Barbieri che s’è battuto perché fosse sanata un’atroce ingiustizia. Pensate: sugli aerei i senatori viaggiano in business class, i deputati invece in economica. «Secondo voi non è abbastanza umiliante - ha detto in aula con accenti di strazio l’onorevole Barbieri - che noi siamo discriminati rispetto ai senatori?». Sui forti volti dei presenti erano stampati, mentre risuonava questo grido di dolore, sdegno e tormento insieme. Emerenzio - appartenente alla maggioranza - non ha parlato a casaccio. Fossi in Schifani, prescriverei la classe economica, da subito, per i senatori. O magari prescriverei che sia i senatori sia i deputati non viaggino mai più a spese del contribuente. Se proprio li punge la voglia di terre lontane - ma è meglio che non si muovano - le raggiungano a loro spese. Sanno pochissimo dell’Italia, non complichiamogli le idee.
di Mario cervi