N el 1963 ho scritto il libro «L'élite senza potere», in cui sostenevo che, mentre nel mondo antico c'era una sola élite, quella del potere, formata dal re, la nobiltà e l'alto clero che, con la sua pompa e la sua magnificenza, veniva ammirata e costituiva un modello per tutti, oggi invece ve ne sono due. La seconda è formata dai divi, da star internazionali, dai personaggi dello spettacolo noti a tutti, amati, ammirati e imitati e che costituiscono l'oggetto del pettegolezzo collettivo nelle società di massa. Questa élite interessa per la sua vita privata, i suoi amori, i suoi divorzi e offre a tutti modelli di comportamento. E, pur non avendo un potere formale, ha un immenso peso sulla morale e sul costume. Quando scrivevo già si vedeva l'enorme influenza di Elvis Presley. Negli anni successivi arriveranno Joan Baez, i Beatles, gli hippy. Sono loro che mettono in moto la rivoluzione giovanile, quella sessuale e creano le condizioni per il femminismo.
Cos'è cambiato da allora? I sociologi ci hanno detto che sono incominciati il postmoderno, il relativismo culturale, il neopaganesimo, che la società si è frantumata in tribù, è diventata liquida. E pare strano che nessuno di loro abbia notato il fatto più semplice ed elementare: che quella che avevo chiamato l'élite senza potere oggi in realtà ha preso il potere su tutti i mezzi di comunicazione di massa. Oggi è lei che plasma ufficialmente l'opinione pubblica e la morale corrente. Non sono più le università, i filosofi, il clero a dare modelli di comportamento. Il popolo se li fa da sé guardando e discutendo ciò che vede alla televisione. Ma a decidere chi arriverà sullo schermo e prenderà la parola è una élite formata dai grandi conduttori, divi, cineasti, cantanti, giornalisti, comici che si cooptano fra di loro. Essi si presentano come modelli da imitare, poi giudicano, danno consigli, lanciano slogan, animano e dirigono i dibattiti. Il tutto poi viene ripreso dai quotidiani, dai settimanali e da internet.
Non esistono perciò più una élite del potere ed una élite senza potere, ma due élite del potere: quella politica e quella dello spettacolo. La prima si forma attraverso il dibattito politico e le elezioni, la seconda attraverso la cooptazione e l'audience. Inoltre le due sfere della politica e dello spettacolo spesso si sovrappongono e, nel campo del costume e dei valori, l'élite dello spettacolo tende a prevalere su quella politica. L'audience ha più peso del voto.
di Francesco Alberoni
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08 luglio 2009
L'audience ha più peso del voto. L'élite e il potere
N el 1963 ho scritto il libro «L'élite senza potere», in cui sostenevo che, mentre nel mondo antico c'era una sola élite, quella del potere, formata dal re, la nobiltà e l'alto clero che, con la sua pompa e la sua magnificenza, veniva ammirata e costituiva un modello per tutti, oggi invece ve ne sono due. La seconda è formata dai divi, da star internazionali, dai personaggi dello spettacolo noti a tutti, amati, ammirati e imitati e che costituiscono l'oggetto del pettegolezzo collettivo nelle società di massa. Questa élite interessa per la sua vita privata, i suoi amori, i suoi divorzi e offre a tutti modelli di comportamento. E, pur non avendo un potere formale, ha un immenso peso sulla morale e sul costume. Quando scrivevo già si vedeva l'enorme influenza di Elvis Presley. Negli anni successivi arriveranno Joan Baez, i Beatles, gli hippy. Sono loro che mettono in moto la rivoluzione giovanile, quella sessuale e creano le condizioni per il femminismo.
Cos'è cambiato da allora? I sociologi ci hanno detto che sono incominciati il postmoderno, il relativismo culturale, il neopaganesimo, che la società si è frantumata in tribù, è diventata liquida. E pare strano che nessuno di loro abbia notato il fatto più semplice ed elementare: che quella che avevo chiamato l'élite senza potere oggi in realtà ha preso il potere su tutti i mezzi di comunicazione di massa. Oggi è lei che plasma ufficialmente l'opinione pubblica e la morale corrente. Non sono più le università, i filosofi, il clero a dare modelli di comportamento. Il popolo se li fa da sé guardando e discutendo ciò che vede alla televisione. Ma a decidere chi arriverà sullo schermo e prenderà la parola è una élite formata dai grandi conduttori, divi, cineasti, cantanti, giornalisti, comici che si cooptano fra di loro. Essi si presentano come modelli da imitare, poi giudicano, danno consigli, lanciano slogan, animano e dirigono i dibattiti. Il tutto poi viene ripreso dai quotidiani, dai settimanali e da internet.
Non esistono perciò più una élite del potere ed una élite senza potere, ma due élite del potere: quella politica e quella dello spettacolo. La prima si forma attraverso il dibattito politico e le elezioni, la seconda attraverso la cooptazione e l'audience. Inoltre le due sfere della politica e dello spettacolo spesso si sovrappongono e, nel campo del costume e dei valori, l'élite dello spettacolo tende a prevalere su quella politica. L'audience ha più peso del voto.
di Francesco Alberoni
Cos'è cambiato da allora? I sociologi ci hanno detto che sono incominciati il postmoderno, il relativismo culturale, il neopaganesimo, che la società si è frantumata in tribù, è diventata liquida. E pare strano che nessuno di loro abbia notato il fatto più semplice ed elementare: che quella che avevo chiamato l'élite senza potere oggi in realtà ha preso il potere su tutti i mezzi di comunicazione di massa. Oggi è lei che plasma ufficialmente l'opinione pubblica e la morale corrente. Non sono più le università, i filosofi, il clero a dare modelli di comportamento. Il popolo se li fa da sé guardando e discutendo ciò che vede alla televisione. Ma a decidere chi arriverà sullo schermo e prenderà la parola è una élite formata dai grandi conduttori, divi, cineasti, cantanti, giornalisti, comici che si cooptano fra di loro. Essi si presentano come modelli da imitare, poi giudicano, danno consigli, lanciano slogan, animano e dirigono i dibattiti. Il tutto poi viene ripreso dai quotidiani, dai settimanali e da internet.
Non esistono perciò più una élite del potere ed una élite senza potere, ma due élite del potere: quella politica e quella dello spettacolo. La prima si forma attraverso il dibattito politico e le elezioni, la seconda attraverso la cooptazione e l'audience. Inoltre le due sfere della politica e dello spettacolo spesso si sovrappongono e, nel campo del costume e dei valori, l'élite dello spettacolo tende a prevalere su quella politica. L'audience ha più peso del voto.
di Francesco Alberoni
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