Due notizie, trasmesse quasi in contemporanea, hanno occupato le pagine dei giornali nei giorni scorsi. La prima, ampiamente pubblicizzata, concerneva l’assalto israeliano al convoglio umanitario diretto a Gaza; la seconda, soffocata dalla prima, riportava le dichiarazioni di Horst Köhler, presidente della Repubblica federale tedesca e già direttore del Fondo Monetario Internazionale, circa gli interessi economici che starebbero alla base delle cosiddette operazioni di “peacekeeping”.
Un filo comune lega in qualche modo le due notizie. E’ assodato che se Israele, con la sua collocazione geografica in un’area altamente strategica, non rappresentasse un interesse per gli Stati Uniti e i loro alleati, lo Stato ebraico avrebbe smesso da tempo di fare impunemente i propri comodi. Meno assodato – e comunque insolito nella prassi diplomatica – è che una personalità come il Presidente della Repubblica Federale tedesca ci venga a dire senza mezzi termini che le guerre condotte in nome della libertà e per esportare democrazia in realtà nascondono fini tutt’altro che ideali e leciti.
Ma andiamo per gradi. Quello che è successo nel corso dell’assalto dei militari israeliani, in acque internazionali, al convoglio umanitario che trasportava viveri, medicinali, vestiario e prefabbricati alla popolazione di Gaza è ormai noto a tutti, nonostante i fragili tentativi di smentita dei responsabili della carneficina che avevano da tempo programmato l’azione dandole anche un nome: “Skywind”, Vento dal cielo. Così come è noto a tutti quello che i mandanti del terrorismo israeliano (cosa diversa dalla maggioranza della popolazione ebraica che non condivide le iniziative criminali dei Netanyahu, delle Tzipi Livni e della banda sionista) stanno facendo da anni infischiandosene delle continue risoluzioni delle Nazione Unite 1.
Nota a tutti è anche la posizione italiana in seno al Consiglio dei Diritti dell’Uomo dell’ ONU, dove – con 32 voti favorevoli su 47 (contrari USA e Italia) - è stata adottata una risoluzione che chiede un’”inchiesta internazionale” sull’ultimo blitz israeliano. “Israele – ha spiegato il sottosegretario Vincenzo Scotti motivando il voto italiano – è un paese democratico in grado di condurre un’inchiesta indipendente”. Come dire che l’ assassino è in grado di emettere un giudizio obiettivo sul suo operato. In precedenza il sottosegretario Alfredo Mantica aveva affermato che quella della “Freedom Flottiglia” era stata “una provocazione voluta…per vedere fino a che punto Israele reagisce… Sperare che Israele non reagisse era un’illusione. Il principio della rappresaglia israeliana è un principio conosciuto nel mondo” (sarebbe interessante sapere come Mantica giudica oggi le rappresaglie tedesche del 1945, quelle contemplate dalla Convenzione di Ginevra del 1929).
Non risulta che i punti di vista dei suddetti politici, il primo ex vecchia volpe democristiana, l’altro già esponente di punta del MSI “né USA né URSS”, siano gli stessi espressi fino a ieri. Del resto, neanche il buon Ministro Frattini assomiglia più tanto al Franco Frattini che scriveva sul “Manifesto”e militava in aree politiche ben diverse dall’attuale. Vien da chiedersi se tanta puntuale sintonia tra persone provenienti da aree ideologiche così lontane tra loro, sia da considerarsi sentita e spontanea.
Anche quanto accade oggi in Afghanistan o in Iraq è noto ai più, ma la maggior distanza da quel teatro di operazioni e le differenze culturali con quel mondo rendono la comprensione di quei fenomeni più ardua. Certamente Sabra e Shatila, l’operazione “Piombo fuso” o l’assalto alla “Freedom Flotilla” sono episodi circoscritti, più facilmente individuabili e leggibili e quindi meno malleabili.
Ecco perché le dichiarazioni del Presidente della Repubblica di Germania sono state minimizzate dai media e accantonate in fretta: perché, pur lapalissiane, risultano alla cricca dominante di un’enormità e di una gravità inaudite. Perché aprono scenari incomprensibili in chi è stato addomesticato dai media asserviti alle lobbies a non considerare minimamente le ragioni di un popolo invaso, a credere alle menzogne delle “armi di distruzione di massa” e alla necessità di vietare la costruzione della bomba atomica all’Iran da parte dell’unico Paese, gli USA, che ne ha fatto uso fino ad oggi; a pretendere l’ impiccagione di un uomo, Saddam Hussein, che fu accettato come alleato dai suoi giustizieri, anche dopo aver compiuto i suoi genocidi.
Orbene, come si permette questo insigne signore di dire al mondo che dietro alle operazioni di “peacekeeping” vi sono solo interessi economici? Perché non si allinea alle posizioni comuni dei piccoli e grandi cialtroni di questo mondo globalizzato? Ha sbagliato. Il presidente della Repubblica Federale di Germania, rappresentante anche di quel 65% di tedeschi contrari all’intervento in Afghanistan, doveva ripetere quello che Angela Merkel non si stanca mai di ribadire: che la missione in quel Paese è necessaria per difendersi dal terrorismo internazionale.
Doveva fare quello che fanno il nostro Presidente della Repubblica e i nostri ministri economici: tacere e mettersi in riga. Fingendo di non sapere che, se la nostra economia non collassa, lo deve in gran parte all’ottima salute che gode il settore dell’esportazioni di armamenti che nel 2009 ha segnato un incremento del 64%; ignorando che nel 2008 le aziende italiane (per la maggior parte Finmeccanica) hanno firmato contratti per quasi 4 miliardi di dollari, superate solo dagli Stati Uniti che con i loro 37 miliardi controllano più dei due terzi del mercato mondiale.
Pensate a come sarebbe ridotta la nostra bilancia dei pagamenti se non ci fossero le guerre in Iraq ed in Afghanistan, il terrorismo, i movimenti di guerriglia sparsi in tutto il mondo. Pensate ai nostri istituti di credito, alle banche, che solo nel 2009 hanno movimentato qualcosa come 3.79 miliardi, il 61% in più rispetto al 2008. E pensate magari anche alla buonafede di quei clienti che, sottoscrivendo un fondo, non pensano minimamente che stanno finanziando il commercio di armi o di mine antiuomo2.
Ma questo non si deve dire: in nome del mercato l’umanità può anche perdere il suo volto. ”Geld macht frei”.
1) Assemblea Generale (AG): Risoluzione 194 (III) (11/12/1948): I profughi palestinesi hanno il diritto di tornare alle loro case in Israele
- Consiglio di Sicurezza (CdS): Risoluzione 106 (29/03/1955): Condanna Israele per l’attacco a Gaza
- CdS: Risoluzione 111 (19/01/1956): Condanna Israele per l’attacco alla Siria, che uccise 56 persone
- CdS: Risoluzione 127 (22/01/1958): Raccomanda Israele di sospendere la no man’s land a Gerusalemme
- CdS: Risoluzione 162 (11/04/1961): Chiede a Israele di rispettare le decisioni delle Nazioni Unite
- CdS: Risoluzione 171 (09/04/1962): nel riaffermare la risoluzione 11 del 1956, ne denuncia la evidente (”flagrant”) violazione
- CdS: Risoluzione 228 (25/11/1966): censura Israele per il suo attacco a Samu in Cisgiordania, allora sotto il controllo giordano
- CdS: Risoluzione 237 (14/09/1967): chiede con urgenza a Israele di consentire il ritorno dei profughi palestinesi
- CdS: Risoluzione 242 (22/11/1967): afferma che per garantire la pace Israele deve ritirarsi dai territori occupati nel recente conflitto (vale a dire che l’occupazione israeliana della Palestina è illegale)
- CdS: Risoluzione 248 (24/03/1968): condanna Israele per il suo attacco massiccio su Karameh in Giordania
- CdS: Risoluzione 250 (27/04/1968): chiede a Israele di astenersi dal dispiegamento militare (parata) a Gerusalemme
- CdS: Risoluzione 251 (02/05/1968): deplora profondamente il dispiegamento militare (parata) israeliano a Gerusalemme, in spregio della risoluzione 250
- CdS: Risoluzione 252 (21/05/1968): dichiara nulli gli atti di Israele volti a unificare Gerusalemme come capitale ebraica
- CdS: Risoluzione 256 (16/08/1968): condanna del raid israeliano sulla Giordania e delle palesi violazioni del diritto internazionale
- CdS: Risoluzione 259 (27/09/1968): deplora il rifiuto di Israele di accettare la missione delle Nazioni Unite inviata per valutare l’occupazione dei territori
- CdS: Risoluzione 262 (31/12/1968): condanna Israele per l’attacco all’aeroporto di Beirut
- CdS: Risoluzione 265 (01/04/1969): condanna Israele per gli attacchi aerei di Salt in Giordania
- CdS: Risoluzione 267 (03/03/1969): censura Israele per gli atti amministrativi volti a modificare lo status di Gerusalemme
- CdS: Risoluzione 270 (26/08/1969): condanna Israele per gli attacchi aerei sui villaggi nel sud del Libano
- CdS: Risoluzione 271 (15/09/1969): condanna Israele per la mancata esecuzione delle risoluzioni delle Nazioni Unite su Gerusalemme
- CdS: Risoluzione 279 (12/05/1970): chiede il ritiro delle forze israeliane dal Libano
- CdS: Risoluzione 280 (19/05/1970): condanna gli attacchi israeliani contro il Libano
- CdS: Risoluzione 285 (05/09/1970): richiede l’immediato ritiro israeliano dal Libano
- CdS: Risoluzione 298 (25/09/1971): deplora il cambiamento dello status di Gerusalemme ad opera di Israele
- CdS: Risoluzione 313 (28/02/1972): chiede ad Israele di fermare gli attacchi contro il Libano
- CdS: Risoluzione 316 (26/06/1972): condanna Israele per i ripetuti attacchi sul Libano
- CdS: Risoluzione 317 (21/07/1972): deplora il rifiuto di Israele di ritirarsi dagli attacchi
- CdS: Risoluzione 332 (21/04/1973): condanna di Israele ripetuti attacchi contro il Libano
- CdS: Risoluzione 337 (15/08/1973): condanna Israele per aver violato la sovranità del Libano
- CdS: Risoluzione 347 (24/04/1974): condanna gli attacchi israeliani sul Libano
- AG: Risoluzione 3236 (XXIX) (22/11/1974): sancisce i diritti inalienabili del popolo palestinese in Palestina all’autodeterminazione senza interferenze esterne, all’indipendenza e alla sovranità nazionale
- CdS: Risoluzione 425 (19/03/1978): chiede a Israele di ritirare le sue forze dal Libano
- CdS: Risoluzione 427 (03/05/1978): chiede a Israele di completare il ritiro dal Libano
- CdS: Risoluzione 444 (19/01/1979): si rammarica della mancanza di cooperazione, da parte di Israele, con le forze di pace delle Nazioni Unite
- CdS: Risoluzione 446 (22/03/1979): stabilisce che gli insediamenti israeliani sono un grave ostacolo per la pace e chiede a Israele di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra
- CdS: Risoluzione 450 (14/06/1979): chiede a Israele di smettere di attaccare il Libano
- CdS: Risoluzione 452 (20/07/1979): chiede a Israele di cessare la costruzione di insediamenti nei territori occupati
- CdS: Risoluzione 465 (01/03/1980): deplora gli insediamenti di Israele e chiede a tutti gli Stati membri di non dare assistenza agli insediamenti in programma
- CdS: Risoluzione 467 (24/04/1980): deplora vivamente l’intervento militare di Israele in Libano
- CdS: Risoluzione 468 (08/05/1980): chiede a Israele di annullare le espulsioni illegali di due sindaci palestinesi e di un giudice, e di facilitare il loro rientro
- CdS: Risoluzione 469 (20/05/1980): deplora vivamente la mancata osservanza da parte di Israele dell’ordine del Consiglio di non deportare i palestinesi
- CdS: Risoluzione 471 (05/06/1980): esprime profonda preoccupazione per il mancato rispetto della Quarta Convenzione di Ginevra da parte di Israele
- CdS: Risoluzione 476 (30/06/1980): ribadisce che tutte le misure adottate da Israele su Gerusalemme, che hanno alterato le caratteristiche e lo status della città, sono nulle
- CdS: Risoluzione 478 (20/08/1980): censura Israele, nei termini più energici, per la sua pretesa di porre Gerusalemme sotto la propria legge fondamentale
- CdS: Risoluzione 484 (19/12/1980): dichiara imperativo che Israele rilasci i due sindaci palestinesi, di Hebron e Halhoul, deportati
- CdS: Risoluzione 487 (19/06/1981): condanna con forza Israele per il suo attacco contro l’impianto per la produzione di energia nucleare in Iraq
- CdS: Risoluzione 497 (17/12/1981): dichiara che l’annessione israeliana del Golan siriano è nulla e chiede che Israele revochi immediatamente la sua decisione
- CdS: Risoluzione 498 (18/12/1981): chiede a Israele di ritirarsi dal Libano
- CdS: Risoluzione 501 (25/02/1982): chiede a Israele di fermare gli attacchi contro il Libano e di ritirare le sue truppe
- CdS: Risoluzione 509 (06/06/1982): chiede ad Israele di ritirare immediatamente e incondizionatamente le sue forze dal Libano
- CdS: Risoluzione 515 (29/07/1982): chiede ad Israele di allentare l’assedio di Beirut e di consentire l’ingresso di approvvigionamenti alimentari
- CdS: Risoluzione 517 (04/08/1982): censura Israele per non obbedire alle risoluzioni ONU e gli chiede di ritirare le sue forze dal Libano
- CdS: Risoluzione 518 (12/08/1982): chiede che Israele cooperi pienamente con le forze delle Nazioni Unite in Libano
- CdS: Risoluzione 520 (17/09/1982): condanna l’attacco di Israele a Beirut Ovest
- CdS: Risoluzione 573 (04/10/1985): condanna vigorosamente Israele per i bombardamenti in Tunisia durante l’attacco alla sede dell’OLP
- CdS: Risoluzione 587 (23/09/1986): prende atto della precedente richiesta a Israele di ritirare le sue forze dal Libano ed esorta tutte le parti a ritirarsi
- CdS: Risoluzione 592 (08/12/1986): deplora vivamente, richiamandosi alla Convenzione di Ginevra, l’uccisione di studenti palestinesi indifesi (”defenceless”) all’università di Bir Zeit ad opera di truppe israeliane
- CdS: Risoluzione 605 (22/12/1987): deplora vivamente le politiche e le prassi israeliane che negano i diritti umani dei palestinesi
- CdS: Risoluzione 607 (05/01/1988): chiede ad Israele di non espellere i palestinesi e di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra
- CdS: Risoluzione 608 (14/01/1988): si rammarica profondamente del fatto che Israele ha sfidato le Nazioni Unite e deportato civili palestinesi
- CdS: Risoluzione 636 (06/07/1989): si rammarica profondamente della deportazione di civili palestinesi ad opera di Israele
- CdS: Risoluzione 641 (30/08/1989): continua a deplorare la deportazione israeliana dei palestinesi
- CdS: Risoluzione 672 (12/10/1990): condanna Israele per le violenze contro i Palestinesi a Haram Al-Sharif / Monte del Tempio (luogo sacro di Gerusalemme) il giorno 8 ottobre
- CdS: Risoluzione 673 (24/10/1990): deplora il rifiuto israeliano a cooperare con le Nazioni Unite
- CdS: Risoluzione 681 (20/12/1990): deplora la ripresa israeliana della deportazione dei palestinesi
- CdS: Risoluzione 694 (24/05/1991): si rammarica della deportazione dei palestinesi e chiede ad Israele di garantire la loro sicurezza e il ritorno immediato
- CdS: Risoluzione 726 (06/01/1992): condanna fermamente la deportazione dei palestinesi ad opera di Israele
- CdS: Risoluzione 799 (18/12/1992): condanna fermamente la deportazione di 413 palestinesi e chiede ad Israele il loro immediato ritorno
- CdS: Risoluzione 1397 (12/03/2002): afferma di avere una visione della regione in cui due Stati, Israele e Palestina, vivono fianco a fianco all’interno di frontiere sicure e riconosciute
- AG: Risoluzione A/RES/ES-10/15 (02/08/2004): dichiara che il muro costruito all’interno dei territori occupati è contrario al diritto internazionale e chiede a Israele di demolirlo
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