Se la cosa non fosse tragica, penserei di essere al cospetto di una pièce di Ionesco, o di essere scivolata in un universo parallelo in cui i rapporti di causa/effetto non esistono: lunedì 31 maggio Israele compie un atto di pirateria assaltando un naviglio turco in acque internazionali, con tanto di morti ammazzati, e mercoledì 9 giugno l’ONU vara lestamente un pacchetto di sanzioni tostissime… contro l’Iran.
Intanto montano l’indignazione e lo sgomento per l’uccisione (pare) di un bambino di sette anni da parte dei talebani, che l’accusavano di essere una spia. Naturalmente è una cosa orribile. L’opinione pubblica fu molto scossa anche dal massacro di My Lai, in Vietnam, nel 1968: i bambini uccisi erano vietnamiti, e gli adulti in divisa che li uccisero erano statunitensi. L’orrore fu grande anche per quel che avvenne in Salvador tra gli anni Settanta e Ottanta: bambini salvadoregni fatti a pezzi coi machete da militari ugualmente salvadoregni (e anche honduregni, tutti al soldo degli USA).
Bizzarramente, invece, non colgo segnali di esecrazione-sdegno-condanna et similia per i bambini palestinesi pressoché quotidianamente cecchinati dai tiratori scelti dell’IDF — le forze armate israeliane. E la cosa mi dà da pensare. Pensateci un po’ anche voi (ché se dovessi spiegarvi proprio tutto mi sentirei in grave imbarazzo, e non ci fareste una bella figura). So che non mi deluderete.
di Alessandra Colla
1 commento:
da ormai 60 anni forse anche prima quando i sionisti commettono dei crimi sono considerati ,auto difesa,corraggio ,preparazione militare, ecc,anche quando vengono comessi nei cofornti dei neonati e pacifisti disarmati.
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