28 agosto 2012
Il ritorno dei non allineati
Dopo un periodo nel quale il Movimento aveva quasi fatto perdere le sue tracce, oggi torna a fare notizia
La settimana prossima i leader dei 120 paesi membri e altri 21 in qualità d’osservatori si riuniranno a Teheran.
LE ORIGINI - Il Movimento dei Non Allineati è nato su impulso del presidente dell’allora Jugoslavia Josip Tito, del (primo) primo ministro indiano Nehru, del (secondo) presidente egiziano Nasser, del (primo) presidente indonesiano Sukarno e del (primo) presidente del Ghana Nkrumah nel 1961. Erano gli anni della Guerra Fredda e delle decolonizzazioni e l’idea era quella di creare un movimento di paesi che sfuggisse alla logica dei due blocchi.
L’OSTRACISMO OCCIDENTALE - Il NAM (Non-Aligned Movement) non ha mai goduto di molta attenzione da parte dei media del blocco atlantico, che gli hanno sempre mostrato un’evidente ostilità. Il movimento oltre a porsi come estraneo alla logica dei due blocchi si poneva come foro di quelli che all’epoca potevano essere quasi tutti considerati paesi in via di sviluppo e quasi tutti i membri avevano acquisito la sovranità nazionale in tempi recentissimi dopo la liberazione dalla colonizzazione, praticata a loro danno quasi esclusivamente dai paesi del blocco atlantico.
IL BATTESIMO DI SANGUE - A fare le spese del clima dell’epoca fu persino il Segretario Generale dell’ONU, lo svedese Dag Hammarskjold, che trovò la morte nel 1961 dopo aver presenziato proprio la prima riunione del gruppo. L’aereo che lo trasportava sui cieli del Congo precipitò in circostanze per l’epoca misteriose e ora note, che videro il primo presidente del grande paese africano, Patrice Lumumba, ucciso per ordine degli Stati Uniti dai militari belgi ancora presenti nell’ex colonia e la condanna a morte di Hammarskjold da parte dell’Union Minière, la società belga che fino ad allora aveva avuto il monopolio sulle immense risorse minerarie del paese. Secondo quanto reso noto da documenti ufficiali americani sui quali è stato tolto il segreto, la CIA ordinò l’assasinio di Lumumba, eseguito poi dai belgi. Uno dei suoi assassini ha vissuto in Italia e all’alba del 2000 non ha avuto alcun problema a raccontare come, dopo aver ucciso a fucilare il presidente congolese, si occupò di strappargli e rubargli due denti d’oro e insieme a un altro distrusse il suo corpo, facendolo prima a pezzi e poi immergendo questi in un bidone dove furono sciolti versando l’acido da batterie. La fine del Segretario Generale dell’ONU fu meno splatter, il suo aereo venne abbattuto senza che si sapesse mai da chi, ma non certo da qualche fazione congolese, nessuna delle quali possedeva aerei.
TENTATIVI D’ALTERNATIVA - Con un tale viatico il movimento rafforzò la sua convinzione e all’epoca molti legarono la morte di Hammarskjold all’esordio del NAM invece che alla questione congolese, anche se i sospetti caddero comunque sui veri autori del suo assassinio. Con lo sfumare della Guerra Fredda il movimento, che si poneva prima di tutto la ricerca da parte dei paesi del Sud del mondo di un’alternativa al modello economico incarnato dagli ex-colonizzatori e dalla Banca Mondiale che controllavano, perse di slancio e non riuscì a produrre modelli ideologici ed economici alternativi al neoliberismo e al dominio ormai unipolare degli Stati Uniti.
L’ATTUALITA’ - Con l’emergere dei paesi cosiddetti BRICS negli ultimi anni la musica è cambiata e, pur continuando ad essere censurato dai media (soprattutto) dei paesi atlantici, il NAM ha riacquistato fiducia e vigore. Oggi l’India ha un’economia importante ed avanzata, ed è una potenza nucleare, il Brasile ha l’ottava economia al mondo, diversi paesi asiatici sono all’avanguardia nell’economia, nella scienza e nella tecnica e per di più, tutti i paesi sudamericani hanno smesso di essere sotto il giogo di dittature sostenute e dirette da Washington.
WASHINGTON RINGHIA ANCORA - L’arroganza con la quale il Nord del mondo trattava il NAM da tempo è stata sostituita dall’indifferenza, ma quest’anno ci sono di nuovo scintille che provengono dagli Stati Uniti, perché l’incontro si tiene a Teheran. Ed è in effetti con un atto di straordinaria aroganza che il portavoce del Dipartimento di Stato Victoria Nuland, rivolgendosi al Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon, ha fatto presente che Washington considera l’Iran un posto inappropriato per il meeting, concludendo che il summit e la presenza di Ban “mandano un segnale molto strano in merito al supporto dell’ordine internazionale“. Intervento arrogante perché è dal 1961 che i segretari dell’ONU presenziano a tutti gli incontri, che si sono tenuti ogni 3/4 anni per 13 volte e anche perché offende chiaramente la volontà dei 141 paesi che hanno ritenuto di presenziare.
IL MASTINO ISRAELIANO - Washington non aveva osato tanto neppure nel 2006, quando il summit si tenne a Cuba in una cornice nella quale i più vocali nemici di Washington non risparmiarono attacchi, critiche e condanne alla potenza americana, che mal sopporta che il suo processo di “costruzione del nemico” sia macchiato dall’arrivo delle delle delegazioni di 141 paesi a Teheran. Ad acuire il diffuso fastidio c’è stato anche l’intervento del primo ministro Netanyahu, che nonostante goda ormai del solo aperto sostegno di Washington, non ha trovato di meglio che esprimersi con la frase: “Signor Segretario Generale, il suo posto non è a Teheran”.
L’INSOFFERENZA GENERALE - Proprio quello che ci voleva per mettere pepe all’incontro e per rafforzare il fastidio in decine di paesi che negli anni hanno subito simili dimostrazioni d’arroganza da parte del blocco atlantico e degli ex colonizzatori. Un’arroganza alla quale chi può risponde con indifferenza, come l’India, che approfitterà dell’occasione per discutere con Teheran il modo migliore per acquistare il petrolio iraniano aggirando le sanzioni fortemente volute da Washington. Un’attività sulla quale gli americani non s’esprimono per non irritare gli indiani, ottimo partner commerciale al quale Washington vende anche una discreta quantità di armamenti avanzati di ogni genere, oltre a tecnologia spaziale e nucleare della più sensibile e costosa. Così come non hanno nemmeno provato a far pressione sui paesi latinoamericani, sempre meno disposti ad accettare ingerenze e lezioni di diplomazia internazionale del Dipartimento di Stato.
di Mazzetta
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28 agosto 2012
Il ritorno dei non allineati
Dopo un periodo nel quale il Movimento aveva quasi fatto perdere le sue tracce, oggi torna a fare notizia
La settimana prossima i leader dei 120 paesi membri e altri 21 in qualità d’osservatori si riuniranno a Teheran.
LE ORIGINI - Il Movimento dei Non Allineati è nato su impulso del presidente dell’allora Jugoslavia Josip Tito, del (primo) primo ministro indiano Nehru, del (secondo) presidente egiziano Nasser, del (primo) presidente indonesiano Sukarno e del (primo) presidente del Ghana Nkrumah nel 1961. Erano gli anni della Guerra Fredda e delle decolonizzazioni e l’idea era quella di creare un movimento di paesi che sfuggisse alla logica dei due blocchi.
L’OSTRACISMO OCCIDENTALE - Il NAM (Non-Aligned Movement) non ha mai goduto di molta attenzione da parte dei media del blocco atlantico, che gli hanno sempre mostrato un’evidente ostilità. Il movimento oltre a porsi come estraneo alla logica dei due blocchi si poneva come foro di quelli che all’epoca potevano essere quasi tutti considerati paesi in via di sviluppo e quasi tutti i membri avevano acquisito la sovranità nazionale in tempi recentissimi dopo la liberazione dalla colonizzazione, praticata a loro danno quasi esclusivamente dai paesi del blocco atlantico.
IL BATTESIMO DI SANGUE - A fare le spese del clima dell’epoca fu persino il Segretario Generale dell’ONU, lo svedese Dag Hammarskjold, che trovò la morte nel 1961 dopo aver presenziato proprio la prima riunione del gruppo. L’aereo che lo trasportava sui cieli del Congo precipitò in circostanze per l’epoca misteriose e ora note, che videro il primo presidente del grande paese africano, Patrice Lumumba, ucciso per ordine degli Stati Uniti dai militari belgi ancora presenti nell’ex colonia e la condanna a morte di Hammarskjold da parte dell’Union Minière, la società belga che fino ad allora aveva avuto il monopolio sulle immense risorse minerarie del paese. Secondo quanto reso noto da documenti ufficiali americani sui quali è stato tolto il segreto, la CIA ordinò l’assasinio di Lumumba, eseguito poi dai belgi. Uno dei suoi assassini ha vissuto in Italia e all’alba del 2000 non ha avuto alcun problema a raccontare come, dopo aver ucciso a fucilare il presidente congolese, si occupò di strappargli e rubargli due denti d’oro e insieme a un altro distrusse il suo corpo, facendolo prima a pezzi e poi immergendo questi in un bidone dove furono sciolti versando l’acido da batterie. La fine del Segretario Generale dell’ONU fu meno splatter, il suo aereo venne abbattuto senza che si sapesse mai da chi, ma non certo da qualche fazione congolese, nessuna delle quali possedeva aerei.
TENTATIVI D’ALTERNATIVA - Con un tale viatico il movimento rafforzò la sua convinzione e all’epoca molti legarono la morte di Hammarskjold all’esordio del NAM invece che alla questione congolese, anche se i sospetti caddero comunque sui veri autori del suo assassinio. Con lo sfumare della Guerra Fredda il movimento, che si poneva prima di tutto la ricerca da parte dei paesi del Sud del mondo di un’alternativa al modello economico incarnato dagli ex-colonizzatori e dalla Banca Mondiale che controllavano, perse di slancio e non riuscì a produrre modelli ideologici ed economici alternativi al neoliberismo e al dominio ormai unipolare degli Stati Uniti.
L’ATTUALITA’ - Con l’emergere dei paesi cosiddetti BRICS negli ultimi anni la musica è cambiata e, pur continuando ad essere censurato dai media (soprattutto) dei paesi atlantici, il NAM ha riacquistato fiducia e vigore. Oggi l’India ha un’economia importante ed avanzata, ed è una potenza nucleare, il Brasile ha l’ottava economia al mondo, diversi paesi asiatici sono all’avanguardia nell’economia, nella scienza e nella tecnica e per di più, tutti i paesi sudamericani hanno smesso di essere sotto il giogo di dittature sostenute e dirette da Washington.
WASHINGTON RINGHIA ANCORA - L’arroganza con la quale il Nord del mondo trattava il NAM da tempo è stata sostituita dall’indifferenza, ma quest’anno ci sono di nuovo scintille che provengono dagli Stati Uniti, perché l’incontro si tiene a Teheran. Ed è in effetti con un atto di straordinaria aroganza che il portavoce del Dipartimento di Stato Victoria Nuland, rivolgendosi al Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon, ha fatto presente che Washington considera l’Iran un posto inappropriato per il meeting, concludendo che il summit e la presenza di Ban “mandano un segnale molto strano in merito al supporto dell’ordine internazionale“. Intervento arrogante perché è dal 1961 che i segretari dell’ONU presenziano a tutti gli incontri, che si sono tenuti ogni 3/4 anni per 13 volte e anche perché offende chiaramente la volontà dei 141 paesi che hanno ritenuto di presenziare.
IL MASTINO ISRAELIANO - Washington non aveva osato tanto neppure nel 2006, quando il summit si tenne a Cuba in una cornice nella quale i più vocali nemici di Washington non risparmiarono attacchi, critiche e condanne alla potenza americana, che mal sopporta che il suo processo di “costruzione del nemico” sia macchiato dall’arrivo delle delle delegazioni di 141 paesi a Teheran. Ad acuire il diffuso fastidio c’è stato anche l’intervento del primo ministro Netanyahu, che nonostante goda ormai del solo aperto sostegno di Washington, non ha trovato di meglio che esprimersi con la frase: “Signor Segretario Generale, il suo posto non è a Teheran”.
L’INSOFFERENZA GENERALE - Proprio quello che ci voleva per mettere pepe all’incontro e per rafforzare il fastidio in decine di paesi che negli anni hanno subito simili dimostrazioni d’arroganza da parte del blocco atlantico e degli ex colonizzatori. Un’arroganza alla quale chi può risponde con indifferenza, come l’India, che approfitterà dell’occasione per discutere con Teheran il modo migliore per acquistare il petrolio iraniano aggirando le sanzioni fortemente volute da Washington. Un’attività sulla quale gli americani non s’esprimono per non irritare gli indiani, ottimo partner commerciale al quale Washington vende anche una discreta quantità di armamenti avanzati di ogni genere, oltre a tecnologia spaziale e nucleare della più sensibile e costosa. Così come non hanno nemmeno provato a far pressione sui paesi latinoamericani, sempre meno disposti ad accettare ingerenze e lezioni di diplomazia internazionale del Dipartimento di Stato.
di Mazzetta
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