23 febbraio 2008

La nazionalizzazione della Northern Rock


Il governo britannico ha annunciato la nazionalizzazione della banca Northern Rock il 18 febbraio, aumentando in un solo colpo il debito pubblico di 90 miliardi di sterline (circa 120 miliardi di euro). La decisione dovrebbe dare la sveglia a coloro che si oppongono alla proposta HBPA di riorganizzazione bancaria di Lyndon LaRouche, che prevede una “muraglia” tra le banche e i fondi speculativi. Gli avversari di questa proposta l'hanno recentemente attaccata in pubblico con l'argomento che essa consiste nella “nazionalizzazione” delle banche. La decisione britannica mostra che la verità è esattamente il contrario: è la politica delle banche centrali a condurre alle nazionalizzazioni e all'iperinflazione, mentre la proposta di LaRouche è l'unica via per salvare le banche, ricapitalizzarle e lanciare una ripresa economica. Una “muraglia” generale nel sistema bancario può oggi impedire una statalizzazione mussoliniana dell'economia.

Verso un altro tsunami finanziario
Un secondo choc sistemico, quello che il capo di Deutsche Bank Josef Ackermann ha definito uno tsunami finanziario peggiore della crisi dei subprime, è dietro l'angolo. L'insolvenza dei cosiddetti “monoline”, gli istituti che hanno assicurato titoli emessi sui mutui e su altri assets, è ormai questione di giorni, tanto che il governatore di New York Elliot Spitzer ha lanciato un ultimatum il 14 febbraio: o i monoline trovano il denaro fresco entro cinque giorni, riuscendo ad evitare la retrocessione del rating, oppure saranno smembrati. La precedente offerta di Warren Buffet di acquistare dai monoline la copertura assicurativa di bond municipali per un valore di 800 miliardi, con una spesa di 5 miliardi di dollari, ha portato i monoline ad un passo più vicino all'insolvenza.
La conseguenza di un'insolvenza, o di un ribasso del rating, saranno un ribasso del valore degli assets assicurati dai monoline. Le autorità di New York cercano di salvare i bond municipali trasferendoli dai monoline ad altre assicurazioni. Nel contenitore resteranno centinaia di miliardi di obbligazioni garantite da collaterale (CDO), il cui valore piomberà verso lo zero.
La banca svizzera UBS ha pubblicato una previsione secondo cui la prossima ondata di perdite sarà di almeno 203 miliardi di dollari. Questa cifra è composta da 120 miliardi di perdite per i CDO, 50 per i SIV, 18 per titoli emessi sui mutui e 15 per bonds LBO (emessi per finanziare le acquisizioni). Anche se le cifre della UBS sono ispirate alla cautela, esse comunque superano le perdite ufficiali delle banche dall'agosto 2007, che ammontano a 150 miliardi di dollari.
Un'altra conseguenza del crac in arrivo riguarda la “discarica napoletana” chiamata BCE, che comincia ad olezzare. La BCE ha accettato titoli tossici dalle banche come collaterale per crediti a breve. Le quantità attuali in deposito non sono note. A febbraio la BCE ha pubblicato i dati dello scorso settembre, da cui risulta che già in quel mese il volume degli strumenti finanziari emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione di crediti aveva raggiunto i 215 miliardi di euro. Si tratta di un incremento al 17% rispetto al 12% del 2006 (si presume che il resto siano titoli del tesoro). Il ricorso ai titoli emessi sui mutui per ottenere denaro dalla BCE è diventato sempre più frequente dopo settembre, ed è probabile che nel frattempo sia raddoppiato. Stando al suo stesso statuto, la BCE non dovrebbe accettare obbligazioni spazzatura come collaterale, ma il governatore Trichet sostiene che la BCE non ha cambiato le sue regole. Ha dovuto esibire la stessa foglia di fico in risposta a tre domande rivoltegli su questo tema da tre giornalisti diversi alla scorsa conferenza stampa a Francoforte. Tuttavia la BCE ammette che, diversamente da altre banche centrali, ha accettato un notevole volume di strumenti finanziari emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione di crediti che chiama “private label”, termine che designa titoli che non hanno garanzie da parte di enti di governo. La Federal Reserve USA non accetta strumenti finanziari emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione che non sono garantiti da enti di governo.
fonte: movisol

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23 febbraio 2008

La nazionalizzazione della Northern Rock


Il governo britannico ha annunciato la nazionalizzazione della banca Northern Rock il 18 febbraio, aumentando in un solo colpo il debito pubblico di 90 miliardi di sterline (circa 120 miliardi di euro). La decisione dovrebbe dare la sveglia a coloro che si oppongono alla proposta HBPA di riorganizzazione bancaria di Lyndon LaRouche, che prevede una “muraglia” tra le banche e i fondi speculativi. Gli avversari di questa proposta l'hanno recentemente attaccata in pubblico con l'argomento che essa consiste nella “nazionalizzazione” delle banche. La decisione britannica mostra che la verità è esattamente il contrario: è la politica delle banche centrali a condurre alle nazionalizzazioni e all'iperinflazione, mentre la proposta di LaRouche è l'unica via per salvare le banche, ricapitalizzarle e lanciare una ripresa economica. Una “muraglia” generale nel sistema bancario può oggi impedire una statalizzazione mussoliniana dell'economia.

Verso un altro tsunami finanziario
Un secondo choc sistemico, quello che il capo di Deutsche Bank Josef Ackermann ha definito uno tsunami finanziario peggiore della crisi dei subprime, è dietro l'angolo. L'insolvenza dei cosiddetti “monoline”, gli istituti che hanno assicurato titoli emessi sui mutui e su altri assets, è ormai questione di giorni, tanto che il governatore di New York Elliot Spitzer ha lanciato un ultimatum il 14 febbraio: o i monoline trovano il denaro fresco entro cinque giorni, riuscendo ad evitare la retrocessione del rating, oppure saranno smembrati. La precedente offerta di Warren Buffet di acquistare dai monoline la copertura assicurativa di bond municipali per un valore di 800 miliardi, con una spesa di 5 miliardi di dollari, ha portato i monoline ad un passo più vicino all'insolvenza.
La conseguenza di un'insolvenza, o di un ribasso del rating, saranno un ribasso del valore degli assets assicurati dai monoline. Le autorità di New York cercano di salvare i bond municipali trasferendoli dai monoline ad altre assicurazioni. Nel contenitore resteranno centinaia di miliardi di obbligazioni garantite da collaterale (CDO), il cui valore piomberà verso lo zero.
La banca svizzera UBS ha pubblicato una previsione secondo cui la prossima ondata di perdite sarà di almeno 203 miliardi di dollari. Questa cifra è composta da 120 miliardi di perdite per i CDO, 50 per i SIV, 18 per titoli emessi sui mutui e 15 per bonds LBO (emessi per finanziare le acquisizioni). Anche se le cifre della UBS sono ispirate alla cautela, esse comunque superano le perdite ufficiali delle banche dall'agosto 2007, che ammontano a 150 miliardi di dollari.
Un'altra conseguenza del crac in arrivo riguarda la “discarica napoletana” chiamata BCE, che comincia ad olezzare. La BCE ha accettato titoli tossici dalle banche come collaterale per crediti a breve. Le quantità attuali in deposito non sono note. A febbraio la BCE ha pubblicato i dati dello scorso settembre, da cui risulta che già in quel mese il volume degli strumenti finanziari emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione di crediti aveva raggiunto i 215 miliardi di euro. Si tratta di un incremento al 17% rispetto al 12% del 2006 (si presume che il resto siano titoli del tesoro). Il ricorso ai titoli emessi sui mutui per ottenere denaro dalla BCE è diventato sempre più frequente dopo settembre, ed è probabile che nel frattempo sia raddoppiato. Stando al suo stesso statuto, la BCE non dovrebbe accettare obbligazioni spazzatura come collaterale, ma il governatore Trichet sostiene che la BCE non ha cambiato le sue regole. Ha dovuto esibire la stessa foglia di fico in risposta a tre domande rivoltegli su questo tema da tre giornalisti diversi alla scorsa conferenza stampa a Francoforte. Tuttavia la BCE ammette che, diversamente da altre banche centrali, ha accettato un notevole volume di strumenti finanziari emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione di crediti che chiama “private label”, termine che designa titoli che non hanno garanzie da parte di enti di governo. La Federal Reserve USA non accetta strumenti finanziari emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione che non sono garantiti da enti di governo.
fonte: movisol

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