14 aprile 2009
La lezione abruzzese
Molte volte non sono d'accordo con l'autore di questo articolo ma, adesso, in questo momento le sue parole, sono l'espressione delle mie idee.Non è il momento, adesso, di fare polemiche sulla tragedia. Poi, ho molte cose da dire a Bertolaso e Barberi. Conosco bene l'argomento terremoti e, in questo momento, anche da abruzzese, verrà il momento. I nodi vengono al pettine. Per il momento, aiutiamoli tutti, stronchiamo gli sciacalli e, cominciamo ad usare un metodo legale di riferimento.
C’è una lezione abruzzese da segnalare: l’Italia politica sta faticosamente imparando a distinguere i compiti fondamentali in cui unirsi dai temi, non meno importanti, in cui è democraticamente vitale dividersi. La maggioranza e l’opposizione stanno recitando un ruolo inedito. Hanno capito, tra le macerie e le innumerevoli vittime dell’Abruzzo, che sulle emergenze nazionali non deve avere spazio l’isteria di uno scontro primitivo.
Il governo si muove con sollecitudine, ma non chiude le porte al sostegno dell’opposizione. Il Pd non usa propagandisticamente il disastro e partecipa fattivamente ai soccorsi. Nelle stesse ore, su un tema diverso come la sicurezza e la proposta delle ronde di volontari, maggioranza e opposizione si combattono invece a viso aperto. La tragedia rinsalda l’unità nazionale. Ma la politica non va in letargo, rivendica quanto c’è di sano nel conflitto democratico. Le polemiche non mancheranno, ma a tempo debito. Ci si deve interrogare sulla sconcertante fragilità di un ospedale ridotto in frantumi dalla potenza del terremoto.
Bisognerà capire se le leggi che impongono la costruzione di edifici anti-sismici sono state osservate nel corso degli anni. Ci saranno idee, ipotesi di ricostruzione, tempi da rispettare su cui è giusto che l’opposizione vigili, critichi, stimoli chi ha responsabilità di governo. Ma è un bene che lo Stato faccia fisicamente sentire la sua presenza, e che le opere di soccorso siano accompagnate dall’impegno diretto, efficace e non formale del governo. Ed è un bene che, se l’opposizione giudica positivamente l’atteggiamento di chi governa, non debba essere costretta a nasconderlo in omaggio alla retorica dello scontro totale e del non riconoscimento della reciproca legittimità.
Tutto questo sarebbe normale nelle democrazie più solide: nessuno trovò disdicevole che l’America si fosse unita sotto la stessa bandiera, attorno al governo e ai pompieri di New York nei giorni successivi all’11 settembre. In Italia, invece, questo spettacolo di unità e di coesione nel momento della tragedia nazionale è sorprendente perché inconsueto. Una coesione che però non ha paralizzato il Parlamento, non ha svuotato l’opposizione al punto da indurla a rinunciare alla sua legittima battaglia sui temi della sicurezza dei cittadini.
Uniti sulla tragedia abruzzese. Divisi, vivacemente polemici, conflittuali e senza ricatti unanimistici sulle materie su cui non può essere invocata l’unanimità. Una novità che ovviamente non consola e non risarcisce chi ha perso tutto nel terremoto. Ma restituisce una dignità allo Stato che interviene a tutela dei suoi cittadini. Una prova di serietà e di affidabilità, almeno per una volta.
di Pier Luigi Battista
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14 aprile 2009
La lezione abruzzese
Molte volte non sono d'accordo con l'autore di questo articolo ma, adesso, in questo momento le sue parole, sono l'espressione delle mie idee.Non è il momento, adesso, di fare polemiche sulla tragedia. Poi, ho molte cose da dire a Bertolaso e Barberi. Conosco bene l'argomento terremoti e, in questo momento, anche da abruzzese, verrà il momento. I nodi vengono al pettine. Per il momento, aiutiamoli tutti, stronchiamo gli sciacalli e, cominciamo ad usare un metodo legale di riferimento.
C’è una lezione abruzzese da segnalare: l’Italia politica sta faticosamente imparando a distinguere i compiti fondamentali in cui unirsi dai temi, non meno importanti, in cui è democraticamente vitale dividersi. La maggioranza e l’opposizione stanno recitando un ruolo inedito. Hanno capito, tra le macerie e le innumerevoli vittime dell’Abruzzo, che sulle emergenze nazionali non deve avere spazio l’isteria di uno scontro primitivo.
Il governo si muove con sollecitudine, ma non chiude le porte al sostegno dell’opposizione. Il Pd non usa propagandisticamente il disastro e partecipa fattivamente ai soccorsi. Nelle stesse ore, su un tema diverso come la sicurezza e la proposta delle ronde di volontari, maggioranza e opposizione si combattono invece a viso aperto. La tragedia rinsalda l’unità nazionale. Ma la politica non va in letargo, rivendica quanto c’è di sano nel conflitto democratico. Le polemiche non mancheranno, ma a tempo debito. Ci si deve interrogare sulla sconcertante fragilità di un ospedale ridotto in frantumi dalla potenza del terremoto.
Bisognerà capire se le leggi che impongono la costruzione di edifici anti-sismici sono state osservate nel corso degli anni. Ci saranno idee, ipotesi di ricostruzione, tempi da rispettare su cui è giusto che l’opposizione vigili, critichi, stimoli chi ha responsabilità di governo. Ma è un bene che lo Stato faccia fisicamente sentire la sua presenza, e che le opere di soccorso siano accompagnate dall’impegno diretto, efficace e non formale del governo. Ed è un bene che, se l’opposizione giudica positivamente l’atteggiamento di chi governa, non debba essere costretta a nasconderlo in omaggio alla retorica dello scontro totale e del non riconoscimento della reciproca legittimità.
Tutto questo sarebbe normale nelle democrazie più solide: nessuno trovò disdicevole che l’America si fosse unita sotto la stessa bandiera, attorno al governo e ai pompieri di New York nei giorni successivi all’11 settembre. In Italia, invece, questo spettacolo di unità e di coesione nel momento della tragedia nazionale è sorprendente perché inconsueto. Una coesione che però non ha paralizzato il Parlamento, non ha svuotato l’opposizione al punto da indurla a rinunciare alla sua legittima battaglia sui temi della sicurezza dei cittadini.
Uniti sulla tragedia abruzzese. Divisi, vivacemente polemici, conflittuali e senza ricatti unanimistici sulle materie su cui non può essere invocata l’unanimità. Una novità che ovviamente non consola e non risarcisce chi ha perso tutto nel terremoto. Ma restituisce una dignità allo Stato che interviene a tutela dei suoi cittadini. Una prova di serietà e di affidabilità, almeno per una volta.
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