Se anche Il Corriere della Sera, quotidiano della cavalleria dominante (per questo abbreviato in “Corsiera”), striglia Raglio Monti, un galoppino della trilaterale più che un quadrupede purosangue, vuol dire che il ronzinante sul quale Re Giorgio ha puntato, manca un po’ di sobrietà e di stabilità, al pari dello stallone dei miei cordoni suo predecessore. Perché Monti, in alcune sue sfortunate uscite a briglia sciolta nel maneggio mediatico, invece di nitrire ha ragliato come non tutti si aspettavano, dimostrando con ciò che al governo non abbiamo messo un animale da galoppata ma un furbo somarello da paraculata. Proprio come nella famosa poesia di Trilussa “l’ elezzione der presidente”: “Er Somaro contento, fece un rajo. E allora solo er popolo bestione s’accorse de lo sbajo”. Già, ma questo errore ci costerà molto caro perché ormai l’asinello ha pijato possesso e nu’ la pianterà sino al 2013 o forse anche oltre, nemmanco si morimo d’accidente, dunque fate silenzio e rispettate er Presidente. Tuttavia, il rispetto ce lo si guadagna nell’arena statale e Monti troppe volte nelle sue apparizioni pubbliche ha rotto il trotto smentendo i suoi ammirati scozzonatori politici. Ci vuole coraggio a scalciare in quella maniera contro il posto fisso e l’inveterato malcostume italiano alla raccomandazione o al nepotismo sapendo di aver avuto una carriera professionale così dopata dagli appoggi relazionali, tanto familiari che istituzionali. Il pedigree fa sempre la differenza. Non c’è lobby massonico-finanziaria che non abbia scommesso su Monti vincente (per loro), dal Bilderberg alla Trilateral, dal Bruegel alla Goldman Sachs. Ma, soprattutto, in che modo ha iniziato la sua brillante cavalcata il professore? Sul “Corsiera” s’insinua che la sua discendenza sia stata fondamentale, partendo dal fatto che fosse figlio predestinato “di un dirigente bancario e nipote di Raffaele Mattioli, il mitico banchiere della Comit di Milano”. Inoltre, continua il giornalista della corazzata di via Solferino, “a una certa notorietà Monti arrivò quando fu cooptato nel consiglio della Fiat e delle Generali, due pilastri dell’establishment economico-finanziario italiano. Fu cooptato anche alla vicepresidenza della Comit”. Può costui dunque dare lezioni di lavoro e di decoro? Loden, criniera e mantello non coprono mai abbastanza un certo favorevole imparentamento che indispettisce però chi è sempre stato costretto ai margini della mandria perché non consanguineo né di Seabiscuit né di Varenne. Ma più di ogni cosa anche per gli italiani vale il vecchio detto latino riportato nel titolo poiché il dottor Monti è appunto quel cavallo di Troia che il Presidente della Repubblica ha introdotto dentro le nostre mura per dare passo libero ai nemici esteri che stanno razziando la nazione. Se non vogliono finire al mattatoio gli italiani dovrebbero smettere di dormire in piedi come i puledri e disarcionare quei traditori che hanno come letaminoso obiettivo quello di farci stramazzare al suolo. La nostra carne a brandelli è stata già messa in svendita ed altre importanti costole della nostra impresa strategica stanno per finire come costolette. Non lasciamoci ingannare da siffatti truffatori e ricordiamo sempre che asino e mulo, vanno cavalcati sul culo, anche se si atteggiano a bestie di razza.
di Gianni Petrosillo
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