Siccome molto opportunamente e molto tardivamente la ministra delle Pari Opportunità, Josefa Idem (Pd), ha parlato alla stampa (senza domande, però) sugli scandali che la vedono coinvolta per tasse non pagate e una palestra abusiva, è giusto esaminare con cura le sue parole prima di trarne le conclusioni.
“Ero un’atleta, non ho studiato da commercialista. Ho delegato le questioni fiscali ed edili dando indicazione di fare tutto a regola d’arte”. Ma nessun contribuente ha studiato da commercialista, a parte i commercialisti. Se tutti i non commercialisti non pagassero le tasse staremmo freschi, o meglio ancor più freschi di quanto già non stiamo.
E comunque l’ignoranza delle leggi non può valere per scusare chi le viola: l’evasore a sua insaputa non ha né deve avere alcuna attenuante.
“Ho vinto 30 medaglie per l’Italia, ho partecipato a 8 Olimpiadi, ho fatto 2 figli, mi sono data alla politica per promuovere i diritti delle donne e difendere lo sport”. Con tutto il rispetto, chi se ne frega. Altrimenti chiunque abbia successo nel lavoro potrebbe
dire altrettanto. Le medaglie non sono detraibili dal 740.
“Non è vero che il ministro non ha pagato Ici e Imu – dice il suo avvocato-: c’è stato un ravvedimento operoso con l’Agenzia delle Entrate. Dunque le accuse sono inconsistenti e non c’è reato”. Ma il ravvedimento operoso lo fa chi non ha pagato le tasse,
dunque le accuse sono consistenti. Può darsi che non ci sia reato, ma solo perché in Italia gli evasori, per finire nel penale, devono superare soglie altissime, quasi insuperabili.
“Nei lavori edili – dice la Idem – ci sono stati irregolarità e ritardi”. Ma il problema della palestra “Jajo Gym” di Ravenna non è solo di lavori edili (abusivi, altrimenti perché la sanatoria?): spacciata per luogo di allenamento privato, la struttura ha agito per anni senza agibilità, non era segnalata alle autorità, eppure era aperta al pubblico, gestita da un’associazione sportiva con dipendenti
(pagati come?) che raccoglieva soci e quote d’iscrizione, citata nella lista degl’impianti comunali.
“Me ne scuso pubblicamente e sanerò quello che c’è da sanare. Come qualunque cittadino. Non sono infallibile, ma sono onesta e non permetto a nessuno di dubitarne”. Dipende dal concetto di onestà, piuttosto elastico in Italia. Non basta non commettere reati per essere onesti, anche perché non tutte le leggi prevedono sanzioni penali per chi le viola. E non è vero che “tutti i cittadini” siano costretti a sanare ex post, quando vengono beccati, le irregolarità commesse: c’è anche chi non ha nulla da sanare o chi non ha bisogno di finire sui giornali per correggere gli errori. La Idem, poi, non è un qualunque cittadino: è ministro di un governo che parla ogni giorno di Imu e tasse.
Con che faccia Letta & C. parleranno d’ora in poi di fisco, lotta all’evasione e all’abusivismo edilizio, avendo in squadra una signora che ha confessato di aver violato la legge?
“Non voglio darla vinta a questa montatura mediatica”.
Ma i fatti, come confermano la Idem e il suo legale, sono tutti veri. E non c’è stata alcuna montatura mediatica. A parte il Fatto e Libero , primi quotidiani nazionali a rivelare la notizia mercoledì, la stampa di destra e di sinistra che veglia sul governo-inciucio l’ha tenuta bassa o addirittura l’ha nascosta (la solita Unità).
“In Germania nessuno si sarebbe dimesso per una cosa simile”. In Germania s’è dimesso il presidente della Repubblica per una gaffe sull’Afghanistan e un ministro per aver copiato dal web parte della tesi di dottorato: figurarsi un ministro pizzicato per tasse non pagate e lavori abusivi.
Lasci stare la sua Germania, ministra Idem.
In Germania un ministro che dice “mi scuso e mi assumo tutte le responsabilità” si dimette un istante dopo. In Italia, un istante dopo, aggiunge: “Resto per non tradire i miei elettori e per il bene dell’Italia”. Da tedesca che era, la Idem è diventata una perfetta italiana alla velocità della luce. Roba da record. Anzi da medaglia d’oro. La trentunesima
di Marco Travaglio
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