11 aprile 2008

Il momento del non voto UTILE


Proseguendo con la carrellata elettorale


Amore per la politica? No! Solo per gli sghei! di kiriosomega

Povera Italia, paese crocevia di disparati interessi sopranazionali che la tormentano. Povera Italia, di cui gli –amati- invasori, che ci liberarono dai nostri padri o nonni, hanno paura perché rimasta fucina d’idea Fascista nonostante Hollywood ed i suoi film. Povera Italia, paese squassato da sovrabbondanti interessi di casta che tale è, e si mantiene, per il regime clientelare che governi e partitocrazia hanno imposto dal dopo guerra ad oggi. Povera Italia, paese in cui i politicanti sono contro ogni amor patrio, almeno quello che loro tocca per nascita. Ma viva l’Italia, secondo gli italyoti, l’Italia ladrona e becera, bigotta e tignosa, crapulona e povera in canna, utile solo a loro che purtroppo la infestano rendendola simile a se stessi!

Gli italiani hanno di che urlare disperati, ed invece chi lamenta i propri lai, come vergine cuccia dissacrata, sono proprio gli italyioti partiti politici, specie quelli che otterranno, purtroppo, il massimo suffragio. Così il Berlusconi, l’ometto dai mille processi a suo carico mai svolti, strepita per paura di brogli elettorali che il suo (W)alter ego politico potrebbe porre in opera coadiuvato dall’aborrita Sinistra. Ma l’abominevole e infida Sinistra altrettanto s’agita, chiassando, contro l’anziano neocon antagonista, e proprio per gli stessi timori.

Anche per questo gli italiani hanno da disperarsi, infatti, a giorni alterni, l’un partito si scaglia contro l’altro sostenendo che i sondaggi lo indicano vincente anche d’oltre dieci punti percentuali, che sono un gran numero di voti, ma poi asserisce cha ha paura che brogli lo affossino. E con questa farsa da stolido avanspettacolo, invece di reale e leale propaganda elettorale verso la nazione, il Veltrusconi sposta a piacimento il suo dire di misere idee che, in ogni caso, mai nasceranno perché solo promesse elettorali.

Ma la gravità della situazione trascende i miseri starnazzamenti di PD e PDL, perché una miriade di “partitini”, senza storia e speranze, si sono affacciati alle votazioni. Partitini simili a nanerottoli per la loro esiguità, ma anche ad informi associazioni forse senza nemmeno velleità di superare gli sbarramenti elettorali per accedere ai palazzacci della politica. Perciò, la domanda che sorge spontanea è: “Perché”.

Ritengo che ci sia poco d’arzigogolare alla ricerca di risposte oggettivamente valide sulla proliferazione di carrozzoni e carrozzine politiche, infatti, in un’epoca dove il dio trino è solo quattrino, anche per la chiesa gerarchica, la risposta che investe la realtà di partiti e partitini è unicamente quella del “business is business”!

Dimostriamo la tesi, e ci renderemo conto che abbiamo colto il segno.

Torniamo con il pensiero al referendum del 18 aprile 1993, e ripensiamone il risultato. Ricorderemo che il 90,3% dell’italica popolazione ambiva la soppressione del finanziamento pubblico dei partiti, e il solo apparentemente innocuo TopolinAmato, allora primo ministro, dovette prendere atto della situazione con parole inequivocabili: “Cerchiamo d’essere consapevoli, l’abolizione del finanziamento statale non è fine a se stesso, esprime qualcosa di più. Il ripudio del partito parificato agli organi pubblici e collocato tra essi…”.

Ma cosa resta di quei propositi e dell’italica volontà dopo quindici anni di politica volutamente pasticciona ed infingarda? Politica, ahimé, sempre più italyota anche per la continua e machiavellica suddivisone delle responsabilità sociali, giuridiche ed amministrative. Nulla, non resta nulla, tranne la casta sempre più casta, perché gli italyoti, proclivi agli inchini, abbassandosi, fanno apparire e vedono grandi gli arroganti che stanno in piedi.

Da allora i nostri questuanti, intesi come “quae vir tuus petet”, della politica cercarono provvedimenti sino a sentenziare: “Il voto degli italiani deve essere interpretato e non apprezzato, perciò bla…bla…bla… trasformarono il finanziamento pubblico cui erano tacitamente assuefatti in rimborsi elettorali, perché la politica costa. Così, i maneggioni dei partiti, dunque, in primis i loro maggiori dirigenti, quelli dell’oligarchia da primi della “lista” in ogni occasione, s’arricchiscono anche attraverso questo meccanismo.

E’ ormai da molti risaputo che, pur una legislatura terminando prematuramente, i partiti continuano a ricevere i rimborsi elettorali come se la stessa continuasse per tutta la sua durata giuridica. In altre parole lo Stato regala molti milioni d’euro ad associazioni politiche che “pubbliche non sono”, e che lucrano anche sulle nuove elezioni che sono ripagate nuovamente per intero.

Diversi giornalisti, secondo me ben pagati dal potere che li alleva, hanno ultimamente scritto ed asserito che “in fin dei conti non sono le spese della politica a svenare l’Italia, e che è giusto che i disonorevoli percepiscano le somme che incamerano”. Poche volte ho ascoltato simili grossolane idiozie in tema d’avvenimenti economici, ma si sa, sempre il potere della casta sibillinamente si difende attaccando in maniera ovattata al bisogno.

Così, dopo diverse riforme della legge sulla retribuzione elettorale ai partiti, incluso il decreto Bersani del 04/Agosto/2007, scopriamo che l’appannaggio ad essi erogato è talmente solido da riuscire a scatenare gli appetiti di chiunque è detentore di qualsiasi associazione che vuole immettere nell’arengo politico. Però, per i peones, realizzare il sogno d’arricchimento non è facile!

Personalmente, a questo proposito ho voluto condurre, nella presente tornata elettorale, una personale ricerca sulle difficoltà che incontra il “disgraziato” di periferia con il pallino di fondare un partito.

Intanto, punto primo, si deve scoprire, ma questo avviene abbastanza in fretta, che l’iter per la fondazione è diverso secondo che si tratta di “partito-lista” comunale, regionale, nazionale mentre l’ancora ignaro speranzoso e presuntuoso signor nessuno è grottescamente rimpallato per più giorni, e per più viaggi, dalla sezione elettorale comunale alla Prefettura, e da questa alla Procura della Repubblica perché certe disposizioni legali … Morale della favola, il cittadino peones si ritrae dal suo proposito dopo cinque sei giorni per: “Non ne posso più d’essere preso per il culo da gentaglia che sorridendo ti dice sempre che sei nell’ufficio sbagliato mentre ti commisera come ebete”!

Provai la ricerca per la fondazione di un partito regionale. Ciò fu ancor peggiore e brutale, perché alle spese telefoniche e di spostamento in loco si aggiunsero le spese per lo spostamento “fuori loco” con pranzi, cene e costi alberghieri. Morale della favola, il cittadino peones si ritrae dalla suo proposito idea dopo cinque sei giorni per: “Non ne posso più d’essere preso per il culo da gentaglia che sorridendo ti dice sempre che sei nell’ufficio sbagliato, mentre ti commisera come ebete”!

Nella ricerca per la fondazione di un partito con presenza su tutto il territorio nazionale, i costi che sostenni non lievitarono, ma solo perché le “ricerche” delle vie giuste per l’ottenimento del risultato le svolsi telefonicamente, e ridotte a solo tre giorni di depistamenti da parte d’impiegati romani giusto per non dare anche a loro il piacere del: “Non ne posso più d’essere preso per il culo da gentaglia che sorridendo ti dice sempre che sei nell’ufficio sbagliato mentre ti commisera come ebete”!

Già dal breve veritiero racconto s’apprende che, per iniziare l’avventura, ci si deve prostituire con almeno due disonorevoli uscenti che avallino la tua richiesta. A questo punto incominci ad ottenere informazioni con costi ancora virtuali, ma che diverranno presto reali a favore dei “politicanti” trombati che t’aiutano.

Chi riuscirà a superare le disavventure che ho “sperimentalmente” patito, quando la sua lista si troverà “in campo” d’elezioni nazionali avrà il suo tornaconto qualunque sia il proprio esito elettorale. Infatti, questo è in Italia il miglior sistema per investire denari, e ciò avviene con l’attribuzione di un utile altissimo che lo Stato dona al signor nessuno che già fece il salto di qualità non appena i due politicanti trombati lo aiutarono. Già al raggiungimento dell’1% elettorale, con l’attuale legge, l’appannaggio del signor nessuno è di ben oltre 2milioni d’euro, a fronte di una spesa di qualche centinaio di migliaia d’euro. Si calcola che lo Stato italiano spenderà, per i rimborsi elettorali, oltre 450milioni d’euro che cadranno a pioggia anche su partiti e politicanti che in queste elezioni non potranno “classificarsi”, ma che con il peculio arraffato si presenteranno alle “europee” con determinazione a vincere anche per mancanza di concorrenti più agguerriti di loro. Insomma, tra parlamentari italiani ed eurodeputati, anche i trombati tra i primi si sistemeranno con ottimi redditi da ozio! E c’è di più, perché per i disgraziati cui ogni cosa sarà fatale, per un avverso destino, ci saranno due possibilità non indifferenti. La prima, d’essere immessi d’ufficio in una “partecipata regionale o comunale”; la seconda, se la iella li accompagnerà insistente, si mostrerà con l’assegno di “di solidarietà di fine mandato”.

Ovviamente, al dilagare di questo malcostume le cui spese sono addossate al lavoratore si potrebbe porre rimedio, ma la casta che s’auto legittima con il clientelismo, e con leggi sempre a favore, non ha interesse a cambiare. Anzi, da noi, anche i compagni ormai vanno in vacanza con il “Grand Soleil da 40 piedi”! Intanto, un altro compagno dal colle recita che il voto deve essere espresso perché diritto del cittadino, e che non esistono voti inutili (deve guadagnarsi la pagnotta anche lui!). Insomma, logicamente parafrasando possiamo affermare: “cornuti e mazziati” perché ormai non ci fanno più nemmeno votare il nome del candidato che si propone ma che è imposto, ma ciò è proprio quello che si vuole da parte della casta, ossia, lasciare il diritto di voto solo a pochi eletti “per portafogli”. Alla faccia della democrazia strombazzata ad ogni piè sospinto.

Ma allora cosa succederà, beh, certamente saranno i Bertroni a vincere, largamente o di misura, e, in questo caso si accorderanno per usare il coitus interruptus in modo da sciogliersi a convenienza. Il giochetto elettorale, assai costoso, darà, in ogni caso, al nanetto di statura, ma secondo me anche mentalmente, la possibilità di tessere le sue ultime trame per morire da Presidente, sempre che “un fato benigno…”.

Ahi serva Italia


Zero Voto: l'ora dei Ribelli di Andrea Marcon

Non siamo quindi soli nel praticare e predicare l’astensione. Forse qualcosa comincia a muoversi, forse i ribelli si moltiplicano, come potete leggere qui sotto nelle prime di una serie di testimonianze sulla sempre più diffusa coscienza della truffa elettorale. O forse a moltiplicarsi sono solo coloro che vogliono facce nuove, che si indignano leggendo “La Casta” e credono che essere contrari sia a Berlusconi che a Veltroni significhi essere contro il Sistema.
Noi non ci accontentiamo di così poco: non puntiamo solo ai picciotti, puntiamo ai boss. Questa classe politica di inetti parassiti non merita neppure attenzione, preferiamo scagliarci contro i veri poteri forti e per farlo sappiamo che non basta cambiare gli attori ma lo spettacolo.
Zero Voto è prima di tutto un no alla democrazia rappresentativa, un no a questa farsa che vorrebbe regalare al popolo l’illusione di contare davvero qualcosa. E’ l’unica scelta logica e coerente, ma non può rimanere la sola. Non votare non basta, anzi di per sé può addirittura risultare funzionale al Sistema quanto il voto. E’ora di agire, di accompagnare il rifiuto alla legittimazione dell’esistente con la ricerca di un’alternativa. Basta rappresentanti, basta deleghe: è venuto il momento di agire in prima persona, di riappropriarsi della dignità politica perduta, di tornare protagonisti. E’ l’ora dei Ribelli.

Grillo e il non voto utile

Vocabolario Garzanti:
Voto [vó-to]:
1. espressione della volontà, quando si deve eleggere qualcuno o si deve decidere qualcosa collettivamente.
Utile [ù-ti-le]:
1. che può essere usato, che può appagare un bisogno
2. che apporta un vantaggio, un profitto; che è di giovamento efficace.
Il voto del 13 aprile non è contemplato dal vocabolario, non possiamo infatti eleggere qualcuno, ma solo fare una croce su un simbolo di un partito. Anche la decisione collettiva è esclusa dalle elezioni politiche. Non è infatti un referendum e neppure una proposta di legge popolare.
Per un utilizzo aggiornato della parola “voto” va quindi introdotto un nuovo significato:
1. manifestazione di carattere rituale con cui i cittadini ratificano le scelte dei partiti.
Passiamo all’aggettivo “utile”. Qui andiamo senz’altro meglio.
L’aggettivo “utile” insieme alla parola “voto” risignificata è perfetto: “voto utile”.
Il voto utile può “essere usato, può appagare un bisogno”. E’ facile dimostrarlo. Sottrae ai processi i condannati, riabilita i pregiudicati, sistema le mogli, stimola le amanti e piazza i figli di. Il voto utile “apporta un vantaggio, un profitto ed è di giovamento efficace”. Il ritorno economico è indubbio 25.000 euro al mese, la pensione dopo due anni e mezzo, le auto blu e, solo per i trasgressivi, coca e puttane e gli elicotteri dell’Aeronautica Militare.
La campagna per il voto utile è senza confini. Morfeo Napolitano lo ha ricordato in suo raro momento di veglia dal lontano Cile. Ha difeso i partiti, espressione della democrazia, e attaccato i facili populismi. Poi ha ripreso a dormire.
Lo psiconano e Topo Gigio sono da sempre in prima fila per il voto utile. Se li voti sei utile, altrimenti no. Testa d’Asfalto senza il vostro voto non avrebbe più Rete 4, i suoi amici pregiudicati, i conflitti di interessi. Il sindaco de Roma sarebbe costretto a andare in Ruanda o in Madagascar a scrivere libri e a salvare l’umanità in pericolo. Fatelo per loro. Fatelo per voi. Mandateli a fanculo il 13 aprile con un “non voto utile” alle elezioni politiche.
[nón] [vó-to] [ù-ti-le]:
1. riconquista dello Stato da parte dei cittadini
2. delegittimazione del parassitismo dei partiti.
V-day 25 aprile. Informazione libera in libero Stato.
Beppe Grillo

Cardini e l'astensione civica

I firmatari del presente documento confermano anzitutto di ritenere il voto un diritto e un dovere inalienabile del cittadino. Ciò premesso, è con profondo dolore, ma in piena coscienza, ch’essi ritengono di dovere, nelle prossime elezioni politiche del 13-14 aprile del 2008, esercitare eccezionalmente il loro diritto-dovere astenendosi dal voto.
Tale astensione non ha affatto carattere di rinunzia e tantomeno di qualunquistico disinteresse. Al contrario, essa nasce da una piena e profonda assunzione della responsabilità di un così grave gesto, nel nome e al servizio di una più alta coscienza civica.
Molti, e tutti fondamentali, sono i motivi che hanno condotto i firmatari a questa necessaria scelta, il fine ultimo della quale è la denunzia non solo dell’inadeguatezza, ma anche della sostanziale illegittimità della classe politica e parlamentare che uscirà dalle urne del 13-14 aprile, e pertanto della sostanziale illegittimità della maggioranza e del governo che sulla base di tale responso elettorale saranno espressi.
Pregiudiziale motivo, che rende obiettivamente impossibile il partecipare come parte dell’elettorato attivo alle prossime elezioni, è il fatto che le liste presentate sono frutto dell’insindacato arbitrio delle singole segreterie di partito le quali – attraverso lo strumento della negata possibilità di esprimere preferenze – hanno già fin d’ora disegnato la composizione delle due Camere e designato coloro che come senatori o deputati dovranno sedervi. Ciò riduce il ruolo dell’elettorato attivo a quello di semplice sanzionatore di decisioni prese senza il suo minimo contributo, sulla sua testa e in sua assenza. Si tratta nella pratica – come hanno già notato i componenti della Commissione Episcopale Italiana – di un colpo di mano di natura oligarchica, già messo in atto nelle precedenti elezioni. Ad esso si sarebbe potuto rimediare con un’opportuna riforma elettorale, che avrebbe dovuto precedere le prossime elezioni. Le segreterie dei vari partiti hanno concordemente scelto di perseverare nella pessima e forse addirittuta incostituzionale legge elettorale ancora vigente. Ora, poiché errare humanum est, sed perseverare diabolicum, anche quelli di noi che alle precedenti elezioni scelsero di votare nel nome del principio del “male minore” sono costretti ad arrendersi all’evidenza che esso è nell’attuale fattispecie inapplicabile. Da un Parlamento nominato dall’attuale vertice politico, espresso dalle segreterie, non può uscire che sempre e comunque un male di cui noi non vogliamo comunque e in alcun modo renderci complici. (continua...)
Franco Cardini
Alessandro Bedini

e, dulcis in fundo la lista pubblicata da Beppe Grillo per gli eletti alla Camera dei Deputati


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11 aprile 2008

Il momento del non voto UTILE


Proseguendo con la carrellata elettorale


Amore per la politica? No! Solo per gli sghei! di kiriosomega

Povera Italia, paese crocevia di disparati interessi sopranazionali che la tormentano. Povera Italia, di cui gli –amati- invasori, che ci liberarono dai nostri padri o nonni, hanno paura perché rimasta fucina d’idea Fascista nonostante Hollywood ed i suoi film. Povera Italia, paese squassato da sovrabbondanti interessi di casta che tale è, e si mantiene, per il regime clientelare che governi e partitocrazia hanno imposto dal dopo guerra ad oggi. Povera Italia, paese in cui i politicanti sono contro ogni amor patrio, almeno quello che loro tocca per nascita. Ma viva l’Italia, secondo gli italyoti, l’Italia ladrona e becera, bigotta e tignosa, crapulona e povera in canna, utile solo a loro che purtroppo la infestano rendendola simile a se stessi!

Gli italiani hanno di che urlare disperati, ed invece chi lamenta i propri lai, come vergine cuccia dissacrata, sono proprio gli italyioti partiti politici, specie quelli che otterranno, purtroppo, il massimo suffragio. Così il Berlusconi, l’ometto dai mille processi a suo carico mai svolti, strepita per paura di brogli elettorali che il suo (W)alter ego politico potrebbe porre in opera coadiuvato dall’aborrita Sinistra. Ma l’abominevole e infida Sinistra altrettanto s’agita, chiassando, contro l’anziano neocon antagonista, e proprio per gli stessi timori.

Anche per questo gli italiani hanno da disperarsi, infatti, a giorni alterni, l’un partito si scaglia contro l’altro sostenendo che i sondaggi lo indicano vincente anche d’oltre dieci punti percentuali, che sono un gran numero di voti, ma poi asserisce cha ha paura che brogli lo affossino. E con questa farsa da stolido avanspettacolo, invece di reale e leale propaganda elettorale verso la nazione, il Veltrusconi sposta a piacimento il suo dire di misere idee che, in ogni caso, mai nasceranno perché solo promesse elettorali.

Ma la gravità della situazione trascende i miseri starnazzamenti di PD e PDL, perché una miriade di “partitini”, senza storia e speranze, si sono affacciati alle votazioni. Partitini simili a nanerottoli per la loro esiguità, ma anche ad informi associazioni forse senza nemmeno velleità di superare gli sbarramenti elettorali per accedere ai palazzacci della politica. Perciò, la domanda che sorge spontanea è: “Perché”.

Ritengo che ci sia poco d’arzigogolare alla ricerca di risposte oggettivamente valide sulla proliferazione di carrozzoni e carrozzine politiche, infatti, in un’epoca dove il dio trino è solo quattrino, anche per la chiesa gerarchica, la risposta che investe la realtà di partiti e partitini è unicamente quella del “business is business”!

Dimostriamo la tesi, e ci renderemo conto che abbiamo colto il segno.

Torniamo con il pensiero al referendum del 18 aprile 1993, e ripensiamone il risultato. Ricorderemo che il 90,3% dell’italica popolazione ambiva la soppressione del finanziamento pubblico dei partiti, e il solo apparentemente innocuo TopolinAmato, allora primo ministro, dovette prendere atto della situazione con parole inequivocabili: “Cerchiamo d’essere consapevoli, l’abolizione del finanziamento statale non è fine a se stesso, esprime qualcosa di più. Il ripudio del partito parificato agli organi pubblici e collocato tra essi…”.

Ma cosa resta di quei propositi e dell’italica volontà dopo quindici anni di politica volutamente pasticciona ed infingarda? Politica, ahimé, sempre più italyota anche per la continua e machiavellica suddivisone delle responsabilità sociali, giuridiche ed amministrative. Nulla, non resta nulla, tranne la casta sempre più casta, perché gli italyoti, proclivi agli inchini, abbassandosi, fanno apparire e vedono grandi gli arroganti che stanno in piedi.

Da allora i nostri questuanti, intesi come “quae vir tuus petet”, della politica cercarono provvedimenti sino a sentenziare: “Il voto degli italiani deve essere interpretato e non apprezzato, perciò bla…bla…bla… trasformarono il finanziamento pubblico cui erano tacitamente assuefatti in rimborsi elettorali, perché la politica costa. Così, i maneggioni dei partiti, dunque, in primis i loro maggiori dirigenti, quelli dell’oligarchia da primi della “lista” in ogni occasione, s’arricchiscono anche attraverso questo meccanismo.

E’ ormai da molti risaputo che, pur una legislatura terminando prematuramente, i partiti continuano a ricevere i rimborsi elettorali come se la stessa continuasse per tutta la sua durata giuridica. In altre parole lo Stato regala molti milioni d’euro ad associazioni politiche che “pubbliche non sono”, e che lucrano anche sulle nuove elezioni che sono ripagate nuovamente per intero.

Diversi giornalisti, secondo me ben pagati dal potere che li alleva, hanno ultimamente scritto ed asserito che “in fin dei conti non sono le spese della politica a svenare l’Italia, e che è giusto che i disonorevoli percepiscano le somme che incamerano”. Poche volte ho ascoltato simili grossolane idiozie in tema d’avvenimenti economici, ma si sa, sempre il potere della casta sibillinamente si difende attaccando in maniera ovattata al bisogno.

Così, dopo diverse riforme della legge sulla retribuzione elettorale ai partiti, incluso il decreto Bersani del 04/Agosto/2007, scopriamo che l’appannaggio ad essi erogato è talmente solido da riuscire a scatenare gli appetiti di chiunque è detentore di qualsiasi associazione che vuole immettere nell’arengo politico. Però, per i peones, realizzare il sogno d’arricchimento non è facile!

Personalmente, a questo proposito ho voluto condurre, nella presente tornata elettorale, una personale ricerca sulle difficoltà che incontra il “disgraziato” di periferia con il pallino di fondare un partito.

Intanto, punto primo, si deve scoprire, ma questo avviene abbastanza in fretta, che l’iter per la fondazione è diverso secondo che si tratta di “partito-lista” comunale, regionale, nazionale mentre l’ancora ignaro speranzoso e presuntuoso signor nessuno è grottescamente rimpallato per più giorni, e per più viaggi, dalla sezione elettorale comunale alla Prefettura, e da questa alla Procura della Repubblica perché certe disposizioni legali … Morale della favola, il cittadino peones si ritrae dal suo proposito dopo cinque sei giorni per: “Non ne posso più d’essere preso per il culo da gentaglia che sorridendo ti dice sempre che sei nell’ufficio sbagliato mentre ti commisera come ebete”!

Provai la ricerca per la fondazione di un partito regionale. Ciò fu ancor peggiore e brutale, perché alle spese telefoniche e di spostamento in loco si aggiunsero le spese per lo spostamento “fuori loco” con pranzi, cene e costi alberghieri. Morale della favola, il cittadino peones si ritrae dalla suo proposito idea dopo cinque sei giorni per: “Non ne posso più d’essere preso per il culo da gentaglia che sorridendo ti dice sempre che sei nell’ufficio sbagliato, mentre ti commisera come ebete”!

Nella ricerca per la fondazione di un partito con presenza su tutto il territorio nazionale, i costi che sostenni non lievitarono, ma solo perché le “ricerche” delle vie giuste per l’ottenimento del risultato le svolsi telefonicamente, e ridotte a solo tre giorni di depistamenti da parte d’impiegati romani giusto per non dare anche a loro il piacere del: “Non ne posso più d’essere preso per il culo da gentaglia che sorridendo ti dice sempre che sei nell’ufficio sbagliato mentre ti commisera come ebete”!

Già dal breve veritiero racconto s’apprende che, per iniziare l’avventura, ci si deve prostituire con almeno due disonorevoli uscenti che avallino la tua richiesta. A questo punto incominci ad ottenere informazioni con costi ancora virtuali, ma che diverranno presto reali a favore dei “politicanti” trombati che t’aiutano.

Chi riuscirà a superare le disavventure che ho “sperimentalmente” patito, quando la sua lista si troverà “in campo” d’elezioni nazionali avrà il suo tornaconto qualunque sia il proprio esito elettorale. Infatti, questo è in Italia il miglior sistema per investire denari, e ciò avviene con l’attribuzione di un utile altissimo che lo Stato dona al signor nessuno che già fece il salto di qualità non appena i due politicanti trombati lo aiutarono. Già al raggiungimento dell’1% elettorale, con l’attuale legge, l’appannaggio del signor nessuno è di ben oltre 2milioni d’euro, a fronte di una spesa di qualche centinaio di migliaia d’euro. Si calcola che lo Stato italiano spenderà, per i rimborsi elettorali, oltre 450milioni d’euro che cadranno a pioggia anche su partiti e politicanti che in queste elezioni non potranno “classificarsi”, ma che con il peculio arraffato si presenteranno alle “europee” con determinazione a vincere anche per mancanza di concorrenti più agguerriti di loro. Insomma, tra parlamentari italiani ed eurodeputati, anche i trombati tra i primi si sistemeranno con ottimi redditi da ozio! E c’è di più, perché per i disgraziati cui ogni cosa sarà fatale, per un avverso destino, ci saranno due possibilità non indifferenti. La prima, d’essere immessi d’ufficio in una “partecipata regionale o comunale”; la seconda, se la iella li accompagnerà insistente, si mostrerà con l’assegno di “di solidarietà di fine mandato”.

Ovviamente, al dilagare di questo malcostume le cui spese sono addossate al lavoratore si potrebbe porre rimedio, ma la casta che s’auto legittima con il clientelismo, e con leggi sempre a favore, non ha interesse a cambiare. Anzi, da noi, anche i compagni ormai vanno in vacanza con il “Grand Soleil da 40 piedi”! Intanto, un altro compagno dal colle recita che il voto deve essere espresso perché diritto del cittadino, e che non esistono voti inutili (deve guadagnarsi la pagnotta anche lui!). Insomma, logicamente parafrasando possiamo affermare: “cornuti e mazziati” perché ormai non ci fanno più nemmeno votare il nome del candidato che si propone ma che è imposto, ma ciò è proprio quello che si vuole da parte della casta, ossia, lasciare il diritto di voto solo a pochi eletti “per portafogli”. Alla faccia della democrazia strombazzata ad ogni piè sospinto.

Ma allora cosa succederà, beh, certamente saranno i Bertroni a vincere, largamente o di misura, e, in questo caso si accorderanno per usare il coitus interruptus in modo da sciogliersi a convenienza. Il giochetto elettorale, assai costoso, darà, in ogni caso, al nanetto di statura, ma secondo me anche mentalmente, la possibilità di tessere le sue ultime trame per morire da Presidente, sempre che “un fato benigno…”.

Ahi serva Italia


Zero Voto: l'ora dei Ribelli di Andrea Marcon

Non siamo quindi soli nel praticare e predicare l’astensione. Forse qualcosa comincia a muoversi, forse i ribelli si moltiplicano, come potete leggere qui sotto nelle prime di una serie di testimonianze sulla sempre più diffusa coscienza della truffa elettorale. O forse a moltiplicarsi sono solo coloro che vogliono facce nuove, che si indignano leggendo “La Casta” e credono che essere contrari sia a Berlusconi che a Veltroni significhi essere contro il Sistema.
Noi non ci accontentiamo di così poco: non puntiamo solo ai picciotti, puntiamo ai boss. Questa classe politica di inetti parassiti non merita neppure attenzione, preferiamo scagliarci contro i veri poteri forti e per farlo sappiamo che non basta cambiare gli attori ma lo spettacolo.
Zero Voto è prima di tutto un no alla democrazia rappresentativa, un no a questa farsa che vorrebbe regalare al popolo l’illusione di contare davvero qualcosa. E’ l’unica scelta logica e coerente, ma non può rimanere la sola. Non votare non basta, anzi di per sé può addirittura risultare funzionale al Sistema quanto il voto. E’ora di agire, di accompagnare il rifiuto alla legittimazione dell’esistente con la ricerca di un’alternativa. Basta rappresentanti, basta deleghe: è venuto il momento di agire in prima persona, di riappropriarsi della dignità politica perduta, di tornare protagonisti. E’ l’ora dei Ribelli.

Grillo e il non voto utile

Vocabolario Garzanti:
Voto [vó-to]:
1. espressione della volontà, quando si deve eleggere qualcuno o si deve decidere qualcosa collettivamente.
Utile [ù-ti-le]:
1. che può essere usato, che può appagare un bisogno
2. che apporta un vantaggio, un profitto; che è di giovamento efficace.
Il voto del 13 aprile non è contemplato dal vocabolario, non possiamo infatti eleggere qualcuno, ma solo fare una croce su un simbolo di un partito. Anche la decisione collettiva è esclusa dalle elezioni politiche. Non è infatti un referendum e neppure una proposta di legge popolare.
Per un utilizzo aggiornato della parola “voto” va quindi introdotto un nuovo significato:
1. manifestazione di carattere rituale con cui i cittadini ratificano le scelte dei partiti.
Passiamo all’aggettivo “utile”. Qui andiamo senz’altro meglio.
L’aggettivo “utile” insieme alla parola “voto” risignificata è perfetto: “voto utile”.
Il voto utile può “essere usato, può appagare un bisogno”. E’ facile dimostrarlo. Sottrae ai processi i condannati, riabilita i pregiudicati, sistema le mogli, stimola le amanti e piazza i figli di. Il voto utile “apporta un vantaggio, un profitto ed è di giovamento efficace”. Il ritorno economico è indubbio 25.000 euro al mese, la pensione dopo due anni e mezzo, le auto blu e, solo per i trasgressivi, coca e puttane e gli elicotteri dell’Aeronautica Militare.
La campagna per il voto utile è senza confini. Morfeo Napolitano lo ha ricordato in suo raro momento di veglia dal lontano Cile. Ha difeso i partiti, espressione della democrazia, e attaccato i facili populismi. Poi ha ripreso a dormire.
Lo psiconano e Topo Gigio sono da sempre in prima fila per il voto utile. Se li voti sei utile, altrimenti no. Testa d’Asfalto senza il vostro voto non avrebbe più Rete 4, i suoi amici pregiudicati, i conflitti di interessi. Il sindaco de Roma sarebbe costretto a andare in Ruanda o in Madagascar a scrivere libri e a salvare l’umanità in pericolo. Fatelo per loro. Fatelo per voi. Mandateli a fanculo il 13 aprile con un “non voto utile” alle elezioni politiche.
[nón] [vó-to] [ù-ti-le]:
1. riconquista dello Stato da parte dei cittadini
2. delegittimazione del parassitismo dei partiti.
V-day 25 aprile. Informazione libera in libero Stato.
Beppe Grillo

Cardini e l'astensione civica

I firmatari del presente documento confermano anzitutto di ritenere il voto un diritto e un dovere inalienabile del cittadino. Ciò premesso, è con profondo dolore, ma in piena coscienza, ch’essi ritengono di dovere, nelle prossime elezioni politiche del 13-14 aprile del 2008, esercitare eccezionalmente il loro diritto-dovere astenendosi dal voto.
Tale astensione non ha affatto carattere di rinunzia e tantomeno di qualunquistico disinteresse. Al contrario, essa nasce da una piena e profonda assunzione della responsabilità di un così grave gesto, nel nome e al servizio di una più alta coscienza civica.
Molti, e tutti fondamentali, sono i motivi che hanno condotto i firmatari a questa necessaria scelta, il fine ultimo della quale è la denunzia non solo dell’inadeguatezza, ma anche della sostanziale illegittimità della classe politica e parlamentare che uscirà dalle urne del 13-14 aprile, e pertanto della sostanziale illegittimità della maggioranza e del governo che sulla base di tale responso elettorale saranno espressi.
Pregiudiziale motivo, che rende obiettivamente impossibile il partecipare come parte dell’elettorato attivo alle prossime elezioni, è il fatto che le liste presentate sono frutto dell’insindacato arbitrio delle singole segreterie di partito le quali – attraverso lo strumento della negata possibilità di esprimere preferenze – hanno già fin d’ora disegnato la composizione delle due Camere e designato coloro che come senatori o deputati dovranno sedervi. Ciò riduce il ruolo dell’elettorato attivo a quello di semplice sanzionatore di decisioni prese senza il suo minimo contributo, sulla sua testa e in sua assenza. Si tratta nella pratica – come hanno già notato i componenti della Commissione Episcopale Italiana – di un colpo di mano di natura oligarchica, già messo in atto nelle precedenti elezioni. Ad esso si sarebbe potuto rimediare con un’opportuna riforma elettorale, che avrebbe dovuto precedere le prossime elezioni. Le segreterie dei vari partiti hanno concordemente scelto di perseverare nella pessima e forse addirittuta incostituzionale legge elettorale ancora vigente. Ora, poiché errare humanum est, sed perseverare diabolicum, anche quelli di noi che alle precedenti elezioni scelsero di votare nel nome del principio del “male minore” sono costretti ad arrendersi all’evidenza che esso è nell’attuale fattispecie inapplicabile. Da un Parlamento nominato dall’attuale vertice politico, espresso dalle segreterie, non può uscire che sempre e comunque un male di cui noi non vogliamo comunque e in alcun modo renderci complici. (continua...)
Franco Cardini
Alessandro Bedini

e, dulcis in fundo la lista pubblicata da Beppe Grillo per gli eletti alla Camera dei Deputati


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