11 ottobre 2008

Base Dal Molin: la dittatura è nuda.


La politica è totalmente alla mercè del potere economico e i “politicanti sono i camerieri dei banchieri”, come diceva correttamente, il poeta statunitense Ezra Pound.
Lo sappiamo benissimo.
Ma ogni volta che l’intreccio tra Potere e istituzioni, tra padroni e vassalli, viene alla luce non può non scuotere le coscienze di tutti noi.
La base militare statunitense Dal Molin a Vicenza è proprio uno di questi casi.

Il Consiglio di Stato, cioè il massimo organo della giustizia amministrativa ha ieri infatti sospeso la decisione del Tar del Veneto favorevole al Referendum popolare.
Secondo i magistrati “non è condivisibile” l’argomentazione del Tar.
Il referendum popolare del 5 ottobre prossimo, non abrogativo ma solo consultivo, non sa da fare!

Perché si vieta a dei liberi cittadini, in barba alla Costituzione della Repubblica italiana, di esprimere il proprio parere su una questione che li riguarda molto da vicino?
Per quale motivo i palazzi del potere tremano al punto tale da prendere decisioni della più bieca dittatura?
A prescindere dalle farneticazioni dei magistrati del “porto delle nebbie”, vi è una paura folle che il 5 ottobre il popolo consapevole di Vicenza dica NO (scrivendo però sulla scheda SI) ad una sudditanza politico-economia pluridecennale.
Questo naturalmente non è permesso in dittatura, perché come disse Charles Bukowski: “la differenza fra una democrazia e una dittatura, è che in una democrazia prima voti e poi ordini; in una dittatura non devi perdere tempo a votare”.

Oggi possiamo finalmente dire che la nostra democrazia rappresentativa, altro non è che una dittatura oligarchica mascherata e camuffata da democrazia. E dobbiamo ringraziare la base Dal Molin e i vicentini per aver messo a nudo la Dittatura !
Ringraziamo pure i “camerieri” dei banchieri, perché con i loro atteggiamenti e le loro dichiarazioni completano e arricchiscono il quadro.
Per esempio l’onorevole Manuela Dal Lago, vicepresidente dei deputati della Lega nord dice che “la decisione del Consiglio di Stato è frutto del buon senso e non di pressioni politiche” (AGI, 1 ottobre 2008). Gli ipnotisti, come i manipolatori mentali, sanno bene che nella nostra mente il segno NO non esiste. E’ infatti impossibile pensare a una cosa “in negativo”, per esempio “pensare di non pensare” o immaginare un’assenza senza pensare in qualche modo alla relativa presenza.[1]
Nel dichiarare che “NON” ci sono pressioni politiche per la base, significa semplicemente che esistono delle pressioni politiche ed economiche! Non sappiamo se l’onorevole è a conoscenza delle tecniche di manipolazione linguistica, ma basta dire una cosa ben precisa per farla pensare alle masse.

Ricordo che la Lega ha sempre affermato “Padroni a casa nostra”… anche se non hanno mai spiegato se per “Padroni”: intendono i cittadini (padani) oppure i graduati militari!
Tale arrogante ipocrisia vale anche per tutti gli altri partiti da destra verso sinistra.

La bella notizia in tutto questo è che a Vicenza, domenica 5 ottobre il referendum si farà lo stesso.
Il Sindaco vicentino Variati, davanti a migliaia di manifestanti ieri sera ha infatti precisato: “se non ci permettono di votare domenica dentro le nostre scuole, bene, allora voteremo davanti alle nostre scuole». Gazebi autogestiti al posto dei seggi, dalle 8 alle 21 come previsto, in 53 postazioni come 53 dovevano essere i punti di raccolta delle schede-voto, con tre scrutatori volontari in ogni banchetto per garantire la serietà e la correttezza anche nei confronti di chi tenterà sabotaggi.

Il Sistema dittatoriale può, e lo ha fatto, bocciare un referendum popolare, impedire lo svolgersi di una manifestazione pacifica, picchiare giovani inermi, infiltrarsi per creare zizzania ma non può fare assolutamente nulla contro le coscienze individuali che si muovono.
Mi auguro che domenica prossima saranno tantissime le coscienze che andranno davanti alle scuole per esprimere il proprio voto, il quale, a prescindere dal pezzo di carta e dal SI oppure dal NO, è sinonimo di libertà di espressione democratica.

E’ indubbiamente arrivato – dopo 60 anni - il momento di svegliarci da questo torpore e diventare responsabili del nostro futuro e di quello dei nostri figli.
Le guerre e i crimini danno fastidio? Il terrorismo incute timore?
Se pensassimo fino in fondo – anche al momento del voto e delle manifestazioni - capiremmo che le basi militari sono basi di guerra e per la guerra.
Le guerre servono per rimettere in piedi l’economia americana (la storia lo insegna dal 1939 dopo la Grande Depressione , Vietnam, ecc.) e per occupare “legalmente” altri Stati.
Il terrorismo internazionale è funzionale a tale Sistema e per questo alimentato costantemente, perché permette di attaccare atri paesi (Afghanistan, Iraq, ecc.) e di far passare leggi anti-democratiche e illegittime.
Per ultimo, ricordiamo che le basi militari sono le metastasi di un sistema destinato a crollare autodistruggendosi.

[1] “Al gusto di cioccolato: come smascherare i trucchi della manipolazione linguistica”, psichiatra Matteo Rampin

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11 ottobre 2008

Base Dal Molin: la dittatura è nuda.


La politica è totalmente alla mercè del potere economico e i “politicanti sono i camerieri dei banchieri”, come diceva correttamente, il poeta statunitense Ezra Pound.
Lo sappiamo benissimo.
Ma ogni volta che l’intreccio tra Potere e istituzioni, tra padroni e vassalli, viene alla luce non può non scuotere le coscienze di tutti noi.
La base militare statunitense Dal Molin a Vicenza è proprio uno di questi casi.

Il Consiglio di Stato, cioè il massimo organo della giustizia amministrativa ha ieri infatti sospeso la decisione del Tar del Veneto favorevole al Referendum popolare.
Secondo i magistrati “non è condivisibile” l’argomentazione del Tar.
Il referendum popolare del 5 ottobre prossimo, non abrogativo ma solo consultivo, non sa da fare!

Perché si vieta a dei liberi cittadini, in barba alla Costituzione della Repubblica italiana, di esprimere il proprio parere su una questione che li riguarda molto da vicino?
Per quale motivo i palazzi del potere tremano al punto tale da prendere decisioni della più bieca dittatura?
A prescindere dalle farneticazioni dei magistrati del “porto delle nebbie”, vi è una paura folle che il 5 ottobre il popolo consapevole di Vicenza dica NO (scrivendo però sulla scheda SI) ad una sudditanza politico-economia pluridecennale.
Questo naturalmente non è permesso in dittatura, perché come disse Charles Bukowski: “la differenza fra una democrazia e una dittatura, è che in una democrazia prima voti e poi ordini; in una dittatura non devi perdere tempo a votare”.

Oggi possiamo finalmente dire che la nostra democrazia rappresentativa, altro non è che una dittatura oligarchica mascherata e camuffata da democrazia. E dobbiamo ringraziare la base Dal Molin e i vicentini per aver messo a nudo la Dittatura !
Ringraziamo pure i “camerieri” dei banchieri, perché con i loro atteggiamenti e le loro dichiarazioni completano e arricchiscono il quadro.
Per esempio l’onorevole Manuela Dal Lago, vicepresidente dei deputati della Lega nord dice che “la decisione del Consiglio di Stato è frutto del buon senso e non di pressioni politiche” (AGI, 1 ottobre 2008). Gli ipnotisti, come i manipolatori mentali, sanno bene che nella nostra mente il segno NO non esiste. E’ infatti impossibile pensare a una cosa “in negativo”, per esempio “pensare di non pensare” o immaginare un’assenza senza pensare in qualche modo alla relativa presenza.[1]
Nel dichiarare che “NON” ci sono pressioni politiche per la base, significa semplicemente che esistono delle pressioni politiche ed economiche! Non sappiamo se l’onorevole è a conoscenza delle tecniche di manipolazione linguistica, ma basta dire una cosa ben precisa per farla pensare alle masse.

Ricordo che la Lega ha sempre affermato “Padroni a casa nostra”… anche se non hanno mai spiegato se per “Padroni”: intendono i cittadini (padani) oppure i graduati militari!
Tale arrogante ipocrisia vale anche per tutti gli altri partiti da destra verso sinistra.

La bella notizia in tutto questo è che a Vicenza, domenica 5 ottobre il referendum si farà lo stesso.
Il Sindaco vicentino Variati, davanti a migliaia di manifestanti ieri sera ha infatti precisato: “se non ci permettono di votare domenica dentro le nostre scuole, bene, allora voteremo davanti alle nostre scuole». Gazebi autogestiti al posto dei seggi, dalle 8 alle 21 come previsto, in 53 postazioni come 53 dovevano essere i punti di raccolta delle schede-voto, con tre scrutatori volontari in ogni banchetto per garantire la serietà e la correttezza anche nei confronti di chi tenterà sabotaggi.

Il Sistema dittatoriale può, e lo ha fatto, bocciare un referendum popolare, impedire lo svolgersi di una manifestazione pacifica, picchiare giovani inermi, infiltrarsi per creare zizzania ma non può fare assolutamente nulla contro le coscienze individuali che si muovono.
Mi auguro che domenica prossima saranno tantissime le coscienze che andranno davanti alle scuole per esprimere il proprio voto, il quale, a prescindere dal pezzo di carta e dal SI oppure dal NO, è sinonimo di libertà di espressione democratica.

E’ indubbiamente arrivato – dopo 60 anni - il momento di svegliarci da questo torpore e diventare responsabili del nostro futuro e di quello dei nostri figli.
Le guerre e i crimini danno fastidio? Il terrorismo incute timore?
Se pensassimo fino in fondo – anche al momento del voto e delle manifestazioni - capiremmo che le basi militari sono basi di guerra e per la guerra.
Le guerre servono per rimettere in piedi l’economia americana (la storia lo insegna dal 1939 dopo la Grande Depressione , Vietnam, ecc.) e per occupare “legalmente” altri Stati.
Il terrorismo internazionale è funzionale a tale Sistema e per questo alimentato costantemente, perché permette di attaccare atri paesi (Afghanistan, Iraq, ecc.) e di far passare leggi anti-democratiche e illegittime.
Per ultimo, ricordiamo che le basi militari sono le metastasi di un sistema destinato a crollare autodistruggendosi.

[1] “Al gusto di cioccolato: come smascherare i trucchi della manipolazione linguistica”, psichiatra Matteo Rampin

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