Probabilmente, la situazione italiana è marcia in modo non più reversibile. A me pare che Berlusconi abbia ormai annacquato a sufficienza la sua politica estera, l’unica in cui vi erano barlumi di autonomia; soprattutto se confrontati con il laido servilismo della “sinistra” seguita da ampi e maggioritari settori di sedicente destra, sia politici che mediatici. Gli Usa avrebbero dovuto accontentarsi; può anche darsi che alcuni ambienti d’oltreoceano non siano ancora soddisfatti. Tuttavia, il mio sospetto è che soprattutto non si vogliano abbandonare i “servi che più servi non si può”: i finanzieri e gli industriali “decotti” e parassiti (nel senso chiarito nel mio precedente intervento) con tutta la genia della “sinistra” (senza distinzioni) cui si sono uniti “centro” e “destra finiana”. Una raccolta di lestofanti che ormai intendono devastare il paese prima di ogni eventuale resa dei conti. Non è escluso che simile accozzaglia nutra qualche timore su settori del management “pubblico” e scampoli del “privato” (molto sotterraneo in verità); pur sembrando in ritirata nell’attuale congiuntura politica, forse non danno garanzie di non più disturbare l’azione della GFeID e della “sua” marmaglia (detta politica) una volta che, magari, “sia passata ‘a nuttata”. Questi settori hanno dovuto dare la loro rappresentanza a Berlusconi che, nemmeno lui, si è dimostrato “un mago”. Non è riuscito, in quasi vent’anni, a creare un gruppo omogeneo, minimamente compatto, non composto di emeriti opportunisti voltagabbana, inetti, profittatori. Ci siamo così trovati sempre tra l’incudine e il martello, con una degenerazione e putrefazione in crescita esponenziale. Abbiamo assistito ad un numero di “salti della quaglia” di impossibile precisazione tanto è alto. Malgrado sia contro le elezioni sedicenti democratiche – e difficilmente gli avvenimenti mi smuoveranno dal mio “atavico” astensionismo – credo proprio che sarebbe meglio arrivarvi al più presto. Fra gli altri effetti positivi, una proposta simile scoprirebbe la reale o finta neutralità del Presidente della Repubblica; secondo me farà il possibile per non darle e presterà il suo aiuto al tentativo di un altro “Governo Dini” (un Governo, cioè, con lo stesso significato e scopi di quello del 1995 garantito da Scalfaro). D’altra parte, anche la putrida accolita che dovrebbe formare un simile Governo non troverà davanti a sé la via spianata. Basti vedere quali sono le peregrine idee che stanno circolando: un Governo del fu vicepresidente (per la sezione europea) della Goldman Sachs – io lo vedo in questo ruolo e non in quello “ufficiale”, a mio avviso di semplice copertura – che dovrebbe però coinvolgere Tremonti (alcuni anzi lo vorrebbero premier di transizione) e la Lega (concedendo il federalismo almeno in parte e con qualche inghippo che renda poi possibile la ritirata fra pochi anni). Siamo veramente “alla frutta”. Il fatto che si venga anche soltanto sfiorati da simili progetti dimostra che le gang, con cui abbiamo a che fare, non sono del tipo “Al Capone”, ma invece simili alla “banda dell’Ortica”, di cui non mi sembra ancora deciso chi avrà il ruolo di “palo”, quello “sberluso” (orbo) della canzone di Jannacci. Sempre più viene in evidenza la funzione negativa dei sessant’anni di appartenenza “atlantica”, per cui non siamo dotati di corpi militari con un briciolo di senso del paese e delle sue sorti. Questa sarebbe l’occasione per schiacciare tutti gli scarafaggi, e dare loro una durissima e soprattutto definitiva lezione, dato che le fantasiose versioni di “destra” e di “sinistra” sono andate molto al di là di quanto già intravedeva Gaber. Per il momento siamo obbligati alla sola denuncia. Comunque, scusate il mio “pallino”, ma ritengo giusto indicare la causa e l’effetto, anche se poi, una volta instauratosi il circolo vizioso, è difficile fare distinzioni. GFeID (su impulso d’oltreoceano) e gli infami rinnegati della “sinistra” (anzi del “comunismo”) sono la causa; la reazione dei settori affidatisi infine a Berlusconi (reazione certo non adeguata ed efficace) è l’effetto. Teniamolo presente; e – dato il marciume che ormai le bande hanno creato nonché l’incapacità di certi “corpi speciali” di asportarlo senza la minima esitazione e con metodi definitivi – le elezioni sarebbero per il momento la soluzione meno peggiore: non risanerebbero l’ambiente ormai irrimediabilmente infetto, concederebbero però ancora un po’ di tempo per la possibile “disinfestazione”. L’importante è intanto rendersi conto che non esiste più la politica, ma solo una grande fossa fognaria da svuotare, se si vuol evitare la sempre più probabile epidemia. di Gianfranco La Grassa
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