Nei vari materiali che si possono rintracciare fra quelli resi pubblici attraverso il sito “Wikileaks”- probabilmente a causa di una fuga di notizie voluta da una parte dell’intelligence Usa (1)- è possibile leggerne diversi riguardanti l’Italia e uno in particolare pare interessante per confermare la natura “antidemocratica” della gestione della politica estera sotto una democrazia, in special modo in riferimento alla coalizione nord atlantica (Nato) guidata dagli Usa.
In un documento classificato confidential e contraddistinto dall’acronimo “Noform” che significa che “non può essere comunicato a governi e persone non americane”, troviamo la pianificazione decisa nel 2007 dall’amministrazione Usa e il governo di centro-sinistra guidato da Romano Prodi di un aumento dello sforzo militare italiano in Afganistan. La cosa interessante è che già dal titolo del rapporto Usa si capisce che “bisogna lavorare con discrezione, ad un livello tecnico”, ossia in altre parole l’ambasciata Usa a Roma – fonte delle notizie secondo il documento – informa Washington che il premier Prodi è disposto ad aumentare la capacità militare all’Isaf, ma che può farlo soltanto segretamente senza dibattere la questione pubblicamente e nel Parlamento, perché in tal caso avrebbe trovato degli ostacoli…nella sovranità popolare! Citando il documento: a patto che la questione “non sia trattata pubblicamente ma solo a un livello tecnico” data “la sensibilità politica nazionale”. In particolare sono Gianni Bardini (all’epoca ministro plenipotenziario e responsabile per le problematiche di sicurezza e le questioni Nato della Direzione Generale Affari Politici Multilaterali e Diritti Umani [non c’è da stupirsi di niente con nomi così orwelliani che rendono palese a chi vuole capire il dominio globale NdR]) e il diplomatico Achille Amerio a spiegare nel testo che il governo Prodi sta già aumentando in maniera discreta le capacità militari in Afganistan e che comunque si sarebbero trovate modalità tecniche per rendere ancora più profondo tale obiettivo.
In definitiva quello che si evince è la classica prerogativa che gli Usa ricoprono sulla politica estera italiana (e in tutti gli Stati appartenenti alla Nato), per niente affatto sottoposta alla sovranità ed agli interessi della popolazione della Penisola e dell’Europa; le decisioni sull’utilizzo dei nostri soldati in scenari di guerra voluti dagli Stati Uniti per controllare la massa continentale eurasiatica, vengono semplicemente ordinate da Washington e messe in atto da un punto di vista tecnico, facendole così passare inosservate. Il Ministro degli Esteri del governo Prodi, Massimo D’Alema come i suoi colleghi precedenti e successivi sono semplici esecutori in un Paese a sovranità limitata come l’Italia (in cui sono presenti, ricordiamo più di cento basi militari controllate dagli Usa e che contengono un centinaio di bombe nucleari).
Non sono di certo novità, ma semplici conferme dell’ipocrisia della sovranità che si vorrebbe democratica, ma della quale viene proibito l’esercizio alla popolazione, per paura (giustificata) che questa possa non essere d’accordo con gli obiettivi di dominio globale degli Stati Uniti, e sia invece più interessata a difendere la libertà italiana, europea ed eurasiatica; conferma dell’inutilità odierna della distinzione fra “destra” e “sinistra” entrambe referenti di certi poteri atlantici; conferma infine della sudditanza del nostro Paese nei confronti del centro di potere residente a Washington.
di Matteo Pistilli -
Nessun commento:
Posta un commento