Al rientro dalle vacanze gli italiani si troveranno a fronteggiare la peggiore crisi economica dal 1923, paragonabile alla Germania di Weimar perché la ricetta della Banca Centrale Europea e della Federal Reserve è la stessa di allora: stampare denaro per rifinanziare trilioni di dollari di titoli tossici (legati ai mutui subprime, ai derivati) imponendo misure draconiane di austerità per salvare un sistema fallito. Non a caso la finanza ha sperimentato una "ripresa", mentre l'economia reale continua a crollare. Si prospetta una nuova ondata di licenziamenti in settembre; le nostre piccole e medie imprese rischiano di chiudere per mancanza di credito. E mentre sta per colpire la "botta grossa", come l'ha definita l'economista e leader politico americano Lyndon LaRouche, la strategia della finanza oligarchica è chiara per chi la vuole vedere: fare di tutto per mantenere in piedi la bolla speculativa dei derivati, che è dieci volte il PIL mondiale, imponendo una riduzione massiccia del tenore di vita della popolazione. Naturalmente le resistenze saranno grosse, e la protesta dilaga già tra la gente. L'impopolarità crescente di Obama, ad esempio, è il risultato dell'assenza di una risposta seria alla crisi, con milioni di disoccupati e di pignoramenti irrisolti, non certamente della moschea vicina a Ground Zero. Lo tengano presente i nostri politici quando devono scegliere se piegarsi alle pressioni: gli italiani si aspettano soluzioni, e se le aspettano adesso, non dopo altri mesi. Seguire le stesse ricette che hanno provocato la crisi potrà solo accelerare il processo di crollo.
Con la minaccia che l'Italia potrebbe "fare la fine della Grecia" rischiamo infatti di accettare la stessa ricetta mortale imposta dall'Unione Europea alla Grecia: distruggere l'economia reale, il lavoro e i livelli di vita della popolazione per salvare le banche e la Goldman Sachs, la banca d'affari che ha provocato la crisi greca coi suoi "consigli" sul debito. Non è un caso che i nomi che emergono per la guida di un "governo dei tecnici" siano Mario Draghi e Luca Cordero di Montezemolo; l'unico scopo di un tale esecutivo di emergenza sarebbe quello di salvare il sistema attuale a spese di noi contribuenti e svendendo ENI, ENEL ed altre risorse pubbliche, esattamente come fece Draghi all'epoca del vertice sul panfilo Britannia, nel 1992, quando era direttore generale del Tesoro.
La soluzione alla crisi c'è, e chi segue il nostro sito ed il movimento di LaRouche la conosce da molti anni: un nuovo sistema finanziario e creditizio, che metta fine alla bolla dei derivati e degli hedge fund, separando banche commerciali e banche d'affari come fece Roosevelt nel 1933, mettendo fine al crac del 1929 con la riforma Glass-Steagall, e garantendo solo le banche che finanziano l'economia reale, e non quelle che speculano. Grandi progetti infrastrutturali, come il progetto NAWAPA negli Stati Uniti/Canada e Messico, il corrispettivo odierno della Tennessee Valley Authority dei tempi di Roosevelt, o altri progetti simili in Europa ed Africa, come il progetto Transaqua per imbrigliare le acque dei fiumi, rendendoli navigabili ed irrigando i campi (vedi "L'alternativa: la pace attraverso lo sviluppo"). Invece di preoccuparsi di "restare in Europa" il governo italiano dovrebbe preoccuparsi di entrare a far parte della potenziale alleanza tra le quattro potenze (Stati Uniti, Russia, India e Cina) in funzione di tale riorganizzazione del sistema finanziario e creditizio, e di tali grandi progetti, gli unici che potranno rilanciare l'occupazione e l'economia. Come dichiarò mesi or sono il ministro Tremonti, ignorare il problema della speculazione finanziaria, "significa solo provocare la prossima crisi". È quanto ha fatto l'amministrazione Obama, è quanto ha fatto l'Unione Europea, ed ora siamo alla prossima crisi, che era prevedibile. Non ripetiamo l'errore del 2008: ristabiliamo il principio della sovranità nazionale in politica economica, come ha fatto il governo tedesco mesi fa decidendo di vietare certi tipi di derivati contro la volontà dell'UE. La Banca Centrale Europea continua a ripetere che non gradisce alcuna riforma Glass-Steagall perché interferisce con la libertà delle banche d'affari di succhiare il sangue all'economia reale. Lo ha fatto più volte negli scorsi mesi, anche rispondendo a domande del nostro movimento: ebbene, se questa è l'Europa, l'Europa delle banche d'affari, usciamo dal sistema dell'Euro e diamo vita a quella Nuova Bretton Woods proposta da LaRouche ed invocata da più parti, anche nel nostro Parlamento. Intorno a queste proposte, per risolvere la crisi e rilanciare l'occupazione, sarà possibile creare un'intesa tra i partiti ed evitare un governo tecnocratico delle banchedi Liliana Gorini
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