Il FMI con questa analisi inizia a mettere le mani avanti su quello che molto probabilmente accadrà all’Italia nel prossimo, molto prossimo, futuro.
Debito insostenibile, poco margine di manovra, necessità di misure di lungo periodo.
L’Italia ha già raggiunto la soglia che nel 1992 costò anni di lacrime e sangue per la popolazione (120% del debito pubblico sul PIL) e che ha dato alla Grecia notti insonni. La situazione in questo frangente è chiara: a questi livelli la fiducia di coloro che comprano titoli del debito pubblico diminuisce e si chiede un aumento del premio di rischio (Leggi tasso di interesse) per continuare a dare fiducia. In questo va letto l’aumento dello spread fra Bund e BTP e la recente manovra del tesoro di annullare l’asta di agosto onde evitare brutte sorprese in un clima politico precario e incandescente. Ovviamente non si parla nemmeno di possibile default, ma solo di onerosità del debito. In questo frangente però la miscela è esplosiva in quanto la crescita è a 0 e invece la macchina statale fagocita spese sempre maggiori e non si arresta se non con misure drastiche ed impopolari che si cerca di rimandare per evitare shock politici ulteriori anche se l’insofferenza della popolazione alla politica si sta facendo sempre più forte visto i fischi a Letta, prima all’Aquila e ieri a Venezia…e le contestazioni a dell’Utri.
Oggi il debito pubblico italiano è quasi totalmente in mano a banche e istituzioni finanziarie per l’86,34% e solo il 13,66% in mano alle famiglie (fonte ADUSBEF) e questo rende la situazione ancora più difficile e manovrabile dall’esterno. Per una comparazione della situazione dobbiamo risalire al 1991 quando le famiglie detenevano il 58,64% e il debito era detenuto all’estero solo per il 5,99% (nel 2005 la quota detenuta all’estero era passata al 53,31%).
Allora avevamo una valuta sulla quale si avventarono gli avvoltoi, ricordate la svalutazione del meno 30% in una notte e l'uscita della lira dallo SME? oggi con l'euro l'unico mezzo è quello di non comprare i titoli del debito pubblico. Le conseguenze però sarebbero le stesse...
di P. Paoletti
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