Chi possiede un po’ di familiarità con i retroscena degli attacchi dell’11 settembre 2001, saprà sicuramente chi è Dominik Suter. Si trattava del titolare dell’azienda di trasporti newyorchese nota come Urban Moving System, in realtà un’attività di copertura del Mossad israeliano, di cui Suter era un agente. I famosi “cinque israeliani danzanti”, che ballavano di gioia e si davano il cinque mentre filmavano gli edifici del WTC che crollavano al suolo, erano altrettante spie israeliane e furono arrestati dalla polizia newyorchese proprio accanto ad uno dei furgoncini della Urban Moving System di cui erano alle dipendenze. Uno dei cinque aveva con sé 4.700 dollari in contanti. Un altro aveva due passaporti esteri. All’interno del furgone venne trovato uno dei “taglierini” che i fantomatici 19 terroristi avrebbero utilizzato per dirottare gli aerei.
Si sospetta fortemente che i furgoncini della UMS siano stati utilizzati, fra le altre cose, per trasportare l’esplosivo destinato a minare i tre grattacieli demoliti l’11/9. Com’è noto, le cinque spie del Mossad arrestate (Sivan e Paul Kurzberg, Yaron Shmuel, Oded Ellner e Omer Marmari, tutti tra i 22 e i 27 anni di età), vennero rispedite in Israele dopo appena dieci settimane, grazie all’interessamento dell’allora capo della Homeland Security americana Michael Chertoff, anche lui cittadino israeliano (sua madre era stata tra i membri fondatori del Mossad). Tre dei “cinque israeliani danzanti” (Shmuel, Ellner e Marmari) comparvero in seguito anche alla tv israeliana, dichiarando che la loro missione era “semplicemente” quella di documentare l’evento. Non spiegarono però perché tale documentazione producesse in loro tanto sollazzo.
Non si trattò, peraltro, delle uniche spie israeliane arrestate su suolo americano a ridosso dell’11/9. Stando a quanto sostiene Fox News, nei mesi precedenti la data degli attacchi furono arrestati almeno 140 israeliani sospettati di essere coinvolti in operazioni di spionaggio; altri 60 vennero arrestati dopo l’11/9. Tutto questo fa pensare, ovviamente, che negli Stati Uniti fosse in preparazione un’operazione di intelligence del Mossad di assai ampie proporzioni, strettamente connessa agli eventi dell’11/9.
Due giorni dopo l’arresto delle cinque spie, Dominik Suter fuggì precipitosamente in Israele, sotto il naso degli agenti dell’FBI, intenti a sequestrare computer e scatole di documenti nella sede centrale della UMS a Weehawken, in New Jersey. Quando tre mesi dopo i cameramen del programma 20/20 della ABC arrivarono per filmare gli uffici dell’azienda, il personale sembrava essere fuggito via in fretta e furia. “Sembrava che l’azienda fosse stata chiusa in gran fretta”, si legge sul sito della ABC, “c’erano telefoni cellulari sparsi dappertutto; le linee telefoniche dell’azienda erano ancora operative e gli oggetti di proprietà di dozzine di clienti erano ammassati in magazzino”.
Fin qui i fatti che sono noti più o meno a tutti. Pochi sanno però che la Urban Moving System non era l’unica attività di copertura del Mossad in cui Suter fosse coinvolto. Suter è registrato anche come agente di un’altra compagnia, la Gould Street Corporation. Per gestire questa seconda attività, Suter risultava titolare di un ufficio situato al n. 73-75 di Gould Street a Bajonne, in New Jersey.
Dando un’occhiata con Google Earth, si può notare che al 73-75 di Gould Street hanno sede alcuni grossi capannoni:
All’interno di questi capannoni, si trovava il deposito merce di un’altra azienda, la E & W River Corporation, con sede al n. 73 di Gould Street. Questa azienda risulta concessionaria della vendita dello Zoom Copter (foto in alto), che dovrebbe essere un’altra vecchia conoscenza degli studiosi dell’11/9. Lo Zoom Copter era un giocattolo che veniva venduto, nei giorni precedenti all’11/9, in piccoli chioschi sparsi nei centri commerciali degli Stati Uniti. Secondo quanto riportato da Fox News, vi erano “migliaia” di questi punti vendita, tutti gestiti da sedicenti “studenti d’arte” israeliani (la maggior parte dei quali era priva di permesso di soggiorno). Come riferito dalla Fox, gli “studenti d’arte” non erano altro che agenti del Mossad israeliano operanti su suolo americano, probabilmente per preparare la grande e sanguinosa messinscena dell’11/9, e utilizzavano la vendita di giocattoli e dipinti come ennesima copertura per le loro attività di spionaggio. Questa massiccia presenza di cittadini israeliani in territorio americano fra il 2000 e il 2001 aveva insospettito la DEA, l’agenzia antidroga statunitense, che aveva iniziato ad indagare sulle piccole rivendite di giocattoli, sospettando un’operazione dell’intelligence israeliano; ma gli agenti della DEA erano stati fermati pochi mesi prima dell’11/9 dal Procuratore Generale John Ashcroft (altro fanatico cristiano-sionista legato a gruppi radicali come Stand for Israel; il suo Ashcroft Group lavora oggi per la IAI, l’industria aerospaziale israeliana) e dal direttore dell’FBI, Louis Freeh.
Dominic Suter era dunque il “trait d’union”, l’elemento unificante di due di queste attività di copertura: la Urban Moving System e la vendita degli elicotteri giocattolo.
La cosa preoccupante è che, stando a quanto riferisce Wayne Madsen in questo articolo, negli USA si starebbe verificando in questi giorni una reviviscenza dell’invasione degli “studenti d’arte” israeliani, proprio come avvenuto fra il 2000 e il 2001. La Transportation Security Administration (TSA) riferisce che alcuni di questi “studenti” avrebbero iniziato a battere la zona di Brea, in California, per vendere porta a porta dipinti e articoli di vario genere. Anche nella zona di Atlanta alcuni stranieri, la cui descrizione corrisponde a quella di cittadini israeliani, avrebbero iniziato a contattare telefonicamente e di persona le famiglie del luogo chiedendo la possibilità di ospitare studenti israeliani presso le loro abitazioni per uno “scambio alla pari”. In vari centri commerciali degli Stati Uniti sono poi comparsi piccoli chioschi, gestiti da israeliani, che vendono cosmetici ricavati da “sali del Mar Morto con tecniche piuttosto “aggressive” e che sono improvvisamente spariti dopo le segnalazioni arrivate alle autorità da parte di alcuni cittadini. Uno dei centri commerciali in cui tali attività sono state segnalate è il Coronado Mall di Albuquerque, in New Mexico, non lontano dalle base aerea di Kirtland, che ospita uno dei più importanti centri di stoccaggio delle armi nucleari degli Stati uniti. I sospetti che l’intelligence israeliana sia al lavoro per realizzare una seconda (e più grave) operazione false-flag come quella dell’11/9 sono dunque giustificati, soprattutto alla luce della recente accelerazione delle ostilità israeliane verso l’Iran, cui gli Stati Uniti – senza una nuova catastrofe da addossare questa volta alla Repubblica Islamica – difficilmente sarebbero disposti a prestare supporto militare.di Gianluca Freda
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