20 giugno 2012
Giannuli: a casa Monti e il suo governo di tecnici cialtroni
Monti? No, grazie. L’economista Aldo Giannuli boccia senza appello il governo dei tecnocrati: «Rare volte, in politica, è stato possibile assistere ad un fallimento più pieno, palese e veloce di quello che sta accadendo al governo Monti». Doveva essere il governo dei tecnici puri, insensibili alle ragioni politiche e si è dimostrato «un governo di destra». Non solo in economia, anche in materie come la giustizia o i diritti civili. Doveva essere un governo dei “competenti”, la crema dell’intellighenzia manageriale, amministrativa, diplomatica, e «si sta dimostrando un governo di cialtroni incompetenti senza pari: pensate alla figuraccia della Fornero sugli esodati che, per di più, anziché prendere il primo aereo per il Tibet, dove ritirarsi in solitaria meditazione cercando di farsi dimenticare, si scaglia contro i dirigenti dell’Inps meditando di cacciarli perché hanno osato smentirla dati alla mano».
Soprattutto: l’esecutivo Monti, imposto da Napolitano e sostenuto da Pd e Pdl, doveva essere il governo del risanamento dell’economia. Risultato: «Lo Aldo Giannulispread è risalito poco sotto i 500 punti, la fracassata di tasse ha messo a terra famiglie e aziende inasprendo la recessione e, come beffa finale, l’aumento di 1 punto dell’Iva ha causato un introito complessivo di tasse inferiore di tre punti all’anno prossimo. Verrebbe da dire a Monti: ma dove hai studiato economia?». Vero, non è tutta colpa sua, aggiunge Giannuli, «ma lui ci mette del suo per peggiorare le cose, facendo l’esatto opposto di quanto andrebbe fatto». Zero in condotta: «Come tecnico è solo una mezza cartuccia, ma come politico è una vera bestia». Insieme a Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda, l’Italia resta il principale bersaglio della speculazione finanziaria: questo «avrebbe dovuto indurre il governo italiano a cercare una linea comune con questi paesi per pesare rispetto all’Europa», dialogando con gli Stati «a prescindere dai governi», senza consentire alla Germania di parlare di “elemosine”, ma offrendo «contropartite politiche ed economiche precise».
La Merkel? «Sappiamo che è una mediocrità collocata in un posto molto al di sopra delle sue capacità e della sua intelligenza, esattamente come accadeva a quel playboy da strapazzo di Sarkozy, ma qualche ragione ce l’ha pure lei, povera donna: fra poco più di sei mesi deve affrontare elezioni difficilissime», e i tedeschi non vogliono sentir parlare di aiuti agli europei del “Club Med”. «Dunque, prima ancora che alla Merkel – la cui limitata velocità di comprensione è nota – occorre parlare ai tedeschi», insiste Giannuli. Tedeschi, ai quali occorre spiegare che, sin qui, l’euro ha molto avvantaggiato le loro esportazioni: non si tratta di pietire “aiuti”, ma di impostare progetti e convenienze comuni, allargando l’area della manifattura tedesca verso produzioni complementari. E attenzione: il debito reale della Germania non è il celebrato 83% del Pil, ma il 105%: Berlino scoprirebbe di non essere lontana da Roma, se smettesse di “dimenticare” la Mario MontiCassa Depositi e Prestiti, «senza la quale anche noi saremmo sotto il 100%».
E se anche l’euro dovesse saltare, continua Giannuli, sarebbe conveniente anche per la Germania mantenere una politica di cooperazione europea per non essere spazzata via dalla crisi della globalizzazione: «Se l’euro andasse a carte quarantotto, gli altri si spezzerebbero le ossa, ma anche i tedeschi non se la caverebbero mica con tre graffi: il conto sarebbe salatissimo anche per loro». La prima azione congiunta su cui puntare? «La messa in comune di parte del debito», con garanzie per tutti. Monti, aggiunge Giannuli, dovrebbe sapere che, quando va ad un summit europeo, «se si presenta con il cappello in mano facendo la figura dello straccione non è che disponga bene gli altri», specie se poi non fa che obbedire all’euro-diktat sul rigore, senza un’idea su come sostenere davvero l’economia. «Come si fa ad affidarsi ad uno come Monti che ha la vis comunicativa e la simpatia umana di un merluzzo surgelato?».
Insomma, tempo scaduto: «Direi che ormai il fallimento dell’esperimento dei “tecnici” non potrebbe essere più completo e che è il momento di trarne le dovute conseguenze». Quali? Votare ad ottobre. «Mi direte: “Ma non è il momento, siamo in piena bufera finanziaria”. Verissimo – ammette Giannuli – ma cosa vi fa pensare che in marzo saremo in piena bonaccia?». Secondo l’economista, «qui rischiamo una campagna elettorale di otto mesi, con un governo di nessuna rappresentatività e credibilità, per poi andare comunque a votare (con il conseguente inevitabile vuoto di potere) in marzo, quando magari ci sarà una tempesta ancora peggiore. Non vi sembra il caso di darci un taglio?»
di Giorgio Cattaneo
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20 giugno 2012
Giannuli: a casa Monti e il suo governo di tecnici cialtroni
Monti? No, grazie. L’economista Aldo Giannuli boccia senza appello il governo dei tecnocrati: «Rare volte, in politica, è stato possibile assistere ad un fallimento più pieno, palese e veloce di quello che sta accadendo al governo Monti». Doveva essere il governo dei tecnici puri, insensibili alle ragioni politiche e si è dimostrato «un governo di destra». Non solo in economia, anche in materie come la giustizia o i diritti civili. Doveva essere un governo dei “competenti”, la crema dell’intellighenzia manageriale, amministrativa, diplomatica, e «si sta dimostrando un governo di cialtroni incompetenti senza pari: pensate alla figuraccia della Fornero sugli esodati che, per di più, anziché prendere il primo aereo per il Tibet, dove ritirarsi in solitaria meditazione cercando di farsi dimenticare, si scaglia contro i dirigenti dell’Inps meditando di cacciarli perché hanno osato smentirla dati alla mano».
Soprattutto: l’esecutivo Monti, imposto da Napolitano e sostenuto da Pd e Pdl, doveva essere il governo del risanamento dell’economia. Risultato: «Lo Aldo Giannulispread è risalito poco sotto i 500 punti, la fracassata di tasse ha messo a terra famiglie e aziende inasprendo la recessione e, come beffa finale, l’aumento di 1 punto dell’Iva ha causato un introito complessivo di tasse inferiore di tre punti all’anno prossimo. Verrebbe da dire a Monti: ma dove hai studiato economia?». Vero, non è tutta colpa sua, aggiunge Giannuli, «ma lui ci mette del suo per peggiorare le cose, facendo l’esatto opposto di quanto andrebbe fatto». Zero in condotta: «Come tecnico è solo una mezza cartuccia, ma come politico è una vera bestia». Insieme a Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda, l’Italia resta il principale bersaglio della speculazione finanziaria: questo «avrebbe dovuto indurre il governo italiano a cercare una linea comune con questi paesi per pesare rispetto all’Europa», dialogando con gli Stati «a prescindere dai governi», senza consentire alla Germania di parlare di “elemosine”, ma offrendo «contropartite politiche ed economiche precise».
La Merkel? «Sappiamo che è una mediocrità collocata in un posto molto al di sopra delle sue capacità e della sua intelligenza, esattamente come accadeva a quel playboy da strapazzo di Sarkozy, ma qualche ragione ce l’ha pure lei, povera donna: fra poco più di sei mesi deve affrontare elezioni difficilissime», e i tedeschi non vogliono sentir parlare di aiuti agli europei del “Club Med”. «Dunque, prima ancora che alla Merkel – la cui limitata velocità di comprensione è nota – occorre parlare ai tedeschi», insiste Giannuli. Tedeschi, ai quali occorre spiegare che, sin qui, l’euro ha molto avvantaggiato le loro esportazioni: non si tratta di pietire “aiuti”, ma di impostare progetti e convenienze comuni, allargando l’area della manifattura tedesca verso produzioni complementari. E attenzione: il debito reale della Germania non è il celebrato 83% del Pil, ma il 105%: Berlino scoprirebbe di non essere lontana da Roma, se smettesse di “dimenticare” la Mario MontiCassa Depositi e Prestiti, «senza la quale anche noi saremmo sotto il 100%».
E se anche l’euro dovesse saltare, continua Giannuli, sarebbe conveniente anche per la Germania mantenere una politica di cooperazione europea per non essere spazzata via dalla crisi della globalizzazione: «Se l’euro andasse a carte quarantotto, gli altri si spezzerebbero le ossa, ma anche i tedeschi non se la caverebbero mica con tre graffi: il conto sarebbe salatissimo anche per loro». La prima azione congiunta su cui puntare? «La messa in comune di parte del debito», con garanzie per tutti. Monti, aggiunge Giannuli, dovrebbe sapere che, quando va ad un summit europeo, «se si presenta con il cappello in mano facendo la figura dello straccione non è che disponga bene gli altri», specie se poi non fa che obbedire all’euro-diktat sul rigore, senza un’idea su come sostenere davvero l’economia. «Come si fa ad affidarsi ad uno come Monti che ha la vis comunicativa e la simpatia umana di un merluzzo surgelato?».
Insomma, tempo scaduto: «Direi che ormai il fallimento dell’esperimento dei “tecnici” non potrebbe essere più completo e che è il momento di trarne le dovute conseguenze». Quali? Votare ad ottobre. «Mi direte: “Ma non è il momento, siamo in piena bufera finanziaria”. Verissimo – ammette Giannuli – ma cosa vi fa pensare che in marzo saremo in piena bonaccia?». Secondo l’economista, «qui rischiamo una campagna elettorale di otto mesi, con un governo di nessuna rappresentatività e credibilità, per poi andare comunque a votare (con il conseguente inevitabile vuoto di potere) in marzo, quando magari ci sarà una tempesta ancora peggiore. Non vi sembra il caso di darci un taglio?»
di Giorgio Cattaneo
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