07 giugno 2012
Lilli Gruber e il Gruppo Bilderberg
Non ha fatto in tempo a sbarcare dall'aereo e si è arrampicata, come di consueto, con il suo abitino firmato - da contratto - e i tacchi a spillo, sullo sgabello attorno al tavolone rotondo di Otto e Mezzo, su La7. L'aereo era quello proveniente da Chantilly, in Virginia, a un passo da Washington, dove l'anchorwoman (questa la definizione ufficiale sulla lista degli invitati) ha preso parte al consueto incontro riservato a banchieri, politici e mediatori di varia natura del Gruppo Bilderberg lo scorso 3 giugno.
Ora, dal punto di vista giornalistico, dell'incontro la Gruber non può raccontarci nulla. Questi i patti cui si sottomette chi viene invitato. Solo i corrispondenti accreditati come tali possono farlo: quest'anno sono stati due giornalisti dell'Economist, cioè il giornale dei Rothschild. Come dire: gli unici che possono raccontare qualcosa sulla riunione sono pagati da uno degli organizzatori della stessa. Inutile commentare oltre.
Ma gli altri giornalisti invitati, tra i quali appunto la Gruber, cosa vanno a fare a riunioni del genere?
La risposta è molto semplice: vanno a prendere istruzioni. Certamente non sono invitati per discutere di strategie insieme ai vari Ceo delle grandi industrie o delle famiglie ai vertici dei centri di potere mondiale che partecipano al Bilderberg da decenni. Il motivo per cui sono invitati è un altro: personcine come la Gruber, hanno in mano, nel senso che le sono concessi, i fili di alcuni snodi importanti della comunicazione mediatica. Ovvero della propaganda.
Se non è ovviamente un esponente della famiglia Rothschild, o Rockefeller, o di qualsiasi altro gruppo tra i (in fin dei conti) pochi che fanno parte di questa super classe globale che decide i destini del resto del mondo, ad andare in giro a parlare alle masse per convincerle che quello che si fa in quelle stanze dei bottoni è per il loro bene, è altresì vero che questo "sporco lavoro" qualcun altro deve pur farlo. E nello specifico, deve farlo qualcuno che sia percepito dall'opinione pubblica come credibile. La Gruber rispecchia in pieno l'identikit.
D’ora in poi, ancora più di prima, sappiamo da che parte sta una delle giornaliste televisive più considerate del nostro Paese e a chi deve la sua carriera. Sappiamo perché cessa di condurre una trasmissione da una parte e subito trova il posto in una altra parte, e sappiamo soprattutto il motivo per il quale, in una delle tante trasmissioni che farà, non oserà mai fare una domanda fuori dagli schemi che le sono stati impartiti alla riunione del Bilderberg né inviterà mai qualcuno che tali schemi, invece, potrebbe far saltare con una frase appena pronunciata a favore di telecamera: visto che al Bilderberg non partecipa né mai parteciperà, e visto che non deve la sua carriera a nessuno dei più grandi criminali che invece a tali riunioni intervengono.
Non è insomma un caso che la Gruber, fresca fresca di briefing su come è la situazione mondiale per i padroni dei vapore e su come essi intendano muoversi per il prossimo futuro, abbia aperto la settimana con un’intervista ad Ezio Mauro senza porre una sola domanda che sia una allo scopo di chiarire qualcuna tra le tante cose ridicole che il direttore de La Repubblica ha detto ieri sera nella puntata di Otto e Mezzo.
Non una domanda in merito all'affermazione di Mauro secondo il quale «gli italiani di fatto hanno capito e accettato di dover fare dei sacrifici». Non una in merito al «vuoto politico» che c'è in Italia e che, sempre secondo il direttore del quotidiano «è indispensabile venga riempito dal Pd, che è già un partito nuovo per struttura e apertura verso la società civile».
Del resto cosa avrebbe mai potuto chiedere, la Gruber? Avrebbe mai potuto chiedere a Ezio Mauro il motivo per il quale gli italiani dovrebbero accettare l'austerità e i sacrifici per pagare gli interessi a chi detiene la sovranità monetaria e la leva finanziaria, ovvero i privati proprietari della Bce e i grandi speculatori internazionali?
Avrebbe mai potuto chiedergli in merito all’efficacia di battersi per una politica interna, di qualsiasi partito si tratti, quando le decisioni più importanti sono prese altrove?
No, non avrebbe potuto. E infatti non lo ha fatto. Forte delle conoscenze e delle istruzioni apprese di recente in quel consesso, una sola domanda di questo tipo le avrebbe fatto perdere la possibilità di essere invitata alla prossima edizione del Bilderberg. E di sedere sulla prossima poltrona libera quando finirà il suo bel lavoro di propaganda a La7.
di Valerio Lo Monaco
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07 giugno 2012
Lilli Gruber e il Gruppo Bilderberg
Non ha fatto in tempo a sbarcare dall'aereo e si è arrampicata, come di consueto, con il suo abitino firmato - da contratto - e i tacchi a spillo, sullo sgabello attorno al tavolone rotondo di Otto e Mezzo, su La7. L'aereo era quello proveniente da Chantilly, in Virginia, a un passo da Washington, dove l'anchorwoman (questa la definizione ufficiale sulla lista degli invitati) ha preso parte al consueto incontro riservato a banchieri, politici e mediatori di varia natura del Gruppo Bilderberg lo scorso 3 giugno.
Ora, dal punto di vista giornalistico, dell'incontro la Gruber non può raccontarci nulla. Questi i patti cui si sottomette chi viene invitato. Solo i corrispondenti accreditati come tali possono farlo: quest'anno sono stati due giornalisti dell'Economist, cioè il giornale dei Rothschild. Come dire: gli unici che possono raccontare qualcosa sulla riunione sono pagati da uno degli organizzatori della stessa. Inutile commentare oltre.
Ma gli altri giornalisti invitati, tra i quali appunto la Gruber, cosa vanno a fare a riunioni del genere?
La risposta è molto semplice: vanno a prendere istruzioni. Certamente non sono invitati per discutere di strategie insieme ai vari Ceo delle grandi industrie o delle famiglie ai vertici dei centri di potere mondiale che partecipano al Bilderberg da decenni. Il motivo per cui sono invitati è un altro: personcine come la Gruber, hanno in mano, nel senso che le sono concessi, i fili di alcuni snodi importanti della comunicazione mediatica. Ovvero della propaganda.
Se non è ovviamente un esponente della famiglia Rothschild, o Rockefeller, o di qualsiasi altro gruppo tra i (in fin dei conti) pochi che fanno parte di questa super classe globale che decide i destini del resto del mondo, ad andare in giro a parlare alle masse per convincerle che quello che si fa in quelle stanze dei bottoni è per il loro bene, è altresì vero che questo "sporco lavoro" qualcun altro deve pur farlo. E nello specifico, deve farlo qualcuno che sia percepito dall'opinione pubblica come credibile. La Gruber rispecchia in pieno l'identikit.
D’ora in poi, ancora più di prima, sappiamo da che parte sta una delle giornaliste televisive più considerate del nostro Paese e a chi deve la sua carriera. Sappiamo perché cessa di condurre una trasmissione da una parte e subito trova il posto in una altra parte, e sappiamo soprattutto il motivo per il quale, in una delle tante trasmissioni che farà, non oserà mai fare una domanda fuori dagli schemi che le sono stati impartiti alla riunione del Bilderberg né inviterà mai qualcuno che tali schemi, invece, potrebbe far saltare con una frase appena pronunciata a favore di telecamera: visto che al Bilderberg non partecipa né mai parteciperà, e visto che non deve la sua carriera a nessuno dei più grandi criminali che invece a tali riunioni intervengono.
Non è insomma un caso che la Gruber, fresca fresca di briefing su come è la situazione mondiale per i padroni dei vapore e su come essi intendano muoversi per il prossimo futuro, abbia aperto la settimana con un’intervista ad Ezio Mauro senza porre una sola domanda che sia una allo scopo di chiarire qualcuna tra le tante cose ridicole che il direttore de La Repubblica ha detto ieri sera nella puntata di Otto e Mezzo.
Non una domanda in merito all'affermazione di Mauro secondo il quale «gli italiani di fatto hanno capito e accettato di dover fare dei sacrifici». Non una in merito al «vuoto politico» che c'è in Italia e che, sempre secondo il direttore del quotidiano «è indispensabile venga riempito dal Pd, che è già un partito nuovo per struttura e apertura verso la società civile».
Del resto cosa avrebbe mai potuto chiedere, la Gruber? Avrebbe mai potuto chiedere a Ezio Mauro il motivo per il quale gli italiani dovrebbero accettare l'austerità e i sacrifici per pagare gli interessi a chi detiene la sovranità monetaria e la leva finanziaria, ovvero i privati proprietari della Bce e i grandi speculatori internazionali?
Avrebbe mai potuto chiedergli in merito all’efficacia di battersi per una politica interna, di qualsiasi partito si tratti, quando le decisioni più importanti sono prese altrove?
No, non avrebbe potuto. E infatti non lo ha fatto. Forte delle conoscenze e delle istruzioni apprese di recente in quel consesso, una sola domanda di questo tipo le avrebbe fatto perdere la possibilità di essere invitata alla prossima edizione del Bilderberg. E di sedere sulla prossima poltrona libera quando finirà il suo bel lavoro di propaganda a La7.
di Valerio Lo Monaco
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