09 luglio 2012
Arafat assassinato col polonio, il super-veleno degli 007
Avvelenato col polonio-210: Yasser Arafat, storico padre della causa palestinese, sarebbe morto in seguito ad avvelenamento progressivo causato dal raro metalloide altamente radioattivo, talvolta utilizzato dai servizi segreti per eliminare nemici senza lasciare tracce visibili. La presenza del polonio è stata invece riscontrata oggi, quasi otto anni dopo la sua strana morte, sugli effetti personali di Arafat: lo spazzolino da denti, gli indumenti e l’inseparabile kefiah. A dare la notizia, il portavoce dell’Istituto Svizzero di Radiofisica di Losanna. Rivelazione subito ripresa da “Al Jazeera”, in un dossier che riapre il giallo sull’improvvisa scomparsa del leader palestinese, l’11 novembre 2004 in un ospedale parigino, in seguito ad una malattia repentina e misteriosa.
Già al momento del precipitoso ricovero, i funzionari francesi rifiutarono di fornire i dettagli sulle condizioni di salute del leggendario capo dell’Olp, Le ultime immagini di Yasser Arafattrincerandosi dietro le leggi sulla privacy e alimentando in tal modo il sospetto che il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, insignito nel 1994 del Premio Nobel per la Pace insieme agli israeliani Shimon Peres e Yitzhak Rabin, fosse stato avvelenato. Ipotesi e dubbi che ora trovano conferma nelle parole dei ricercatori dell’istituto elvetico, che non si sbilanciano ma confermano di aver trovato «inspiegabili ed elevate quantità di polonio-210 sugli effetti personali di Arafat, insieme a macchie di liquidi biologici». Secondo François Bochud, direttore del centro di Losanna, «per confermare i risultati e arrivare a ricostruire le cause della morte è necessario riesumare il corpo e testarlo per il polonio-210». Ma occorre procedere subito, perché il polonio è in decomposizione: «Se aspettiamo troppo a lungo, qualsiasi possibile prova sparirà».
Suha, la vedova di Arafat, ha già chiesto che il corpo del marito, sepolto nella città cisgiordana di Ramallah, venga immediatamente riesumato per accertare una volta per tutte le cause reali della morte, finora misteriose. «Dobbiamo andare oltre per rivelare la verità a tutto il mondo arabo e musulmano», ha detto ai microfoni dell’emittente araba. Il negoziatore palestinese Saeb Erekat ha chiesto formalmente la creazione di una commissione d’inchiesta internazionale, sul modello di quella istituita per far luce sull’assassinio del premier libanese Rafic Hariri. Il caso ricorda la morte della spia russa Alexander Litvinenko, avvenuta a Londra nel 2006: anche in quell’occasione fu il polonio, usato come potente veleno, a causare l’atroce fine dell’ex agente dei servizi segreti russi, riparato nella capitale inglese al seguito di Boris Berezovskij, il potente oligarca che – su ordine L'agonia di Alexander Litvinenkodell’allora presidente Eltsin – organizzò la prima guerra in Cecenia finanziando una milizia mercenaria incaricata di attaccare l’esercito regolare russo per poter così simulare un’insurrezione separatista della piccola repubblica caucasica.
Arafat è stato sempre cordialmente detestato da Israele, che l’ha perseguitato per tutta la vita con la sola eccezione della “primavera” di distensione promossa da Rabin, a sua volta assassinato da un estremista ebraico. La fine del leader palestinese fu preceduta da una brutale offensiva dell’esercito israeliano contro il compound di Ramallah, residenza di Arafat. A scatenare i bombardamenti contro il presidente dell’Anp fu il suo nemico giurato Ariel Sharon, allora premier. Militante dall’età di 15 anni nell’Haganah, esercito indipendentista sionista che inaugurò la pratica del Ariel Sharonterrorismo in Medio Oriente contro l’allora protettorato coloniale britannico, Sharon divenne famoso per la spietatezza delle sue milizie anti-palestinesi che nel 1982 fecero strage di civili tra i rifugiati dei campi profughi di Sabra e Chatila, in Libano, suscitando l’orrore del mondo.
La fama di criminale di guerra non ha impedito a Sharon di diventare premier, dopo aver organizzato a Gerusalemme una storica provocazione – la “passeggiata”, sotto scorta, sulla Spianata delle Moschee, sacra ai musulmani – scatenando in tal modo da Seconda Intifada palestinese, destinata a compromettere il prestigio di Arafat come uomo di pace. Colpito da un ictus, Sharon è in coma dal 4 gennaio 2006. Salito al potere nel 2001, si era subito scagliato contro Arafat, prendendo a cannonate il quartier generale di Ramallah. Un’ostinazione, quella di Sharon, indifferente alle proteste dell’Onu e della cosiddetta comunità internazionale. Fino al punto da ordinare l’assassinio di Arafat per avvelenamento, mediante l’impiego del micidiale polonio-210?
di Giorgio Cattaneo
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09 luglio 2012
Arafat assassinato col polonio, il super-veleno degli 007
Avvelenato col polonio-210: Yasser Arafat, storico padre della causa palestinese, sarebbe morto in seguito ad avvelenamento progressivo causato dal raro metalloide altamente radioattivo, talvolta utilizzato dai servizi segreti per eliminare nemici senza lasciare tracce visibili. La presenza del polonio è stata invece riscontrata oggi, quasi otto anni dopo la sua strana morte, sugli effetti personali di Arafat: lo spazzolino da denti, gli indumenti e l’inseparabile kefiah. A dare la notizia, il portavoce dell’Istituto Svizzero di Radiofisica di Losanna. Rivelazione subito ripresa da “Al Jazeera”, in un dossier che riapre il giallo sull’improvvisa scomparsa del leader palestinese, l’11 novembre 2004 in un ospedale parigino, in seguito ad una malattia repentina e misteriosa.
Già al momento del precipitoso ricovero, i funzionari francesi rifiutarono di fornire i dettagli sulle condizioni di salute del leggendario capo dell’Olp, Le ultime immagini di Yasser Arafattrincerandosi dietro le leggi sulla privacy e alimentando in tal modo il sospetto che il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, insignito nel 1994 del Premio Nobel per la Pace insieme agli israeliani Shimon Peres e Yitzhak Rabin, fosse stato avvelenato. Ipotesi e dubbi che ora trovano conferma nelle parole dei ricercatori dell’istituto elvetico, che non si sbilanciano ma confermano di aver trovato «inspiegabili ed elevate quantità di polonio-210 sugli effetti personali di Arafat, insieme a macchie di liquidi biologici». Secondo François Bochud, direttore del centro di Losanna, «per confermare i risultati e arrivare a ricostruire le cause della morte è necessario riesumare il corpo e testarlo per il polonio-210». Ma occorre procedere subito, perché il polonio è in decomposizione: «Se aspettiamo troppo a lungo, qualsiasi possibile prova sparirà».
Suha, la vedova di Arafat, ha già chiesto che il corpo del marito, sepolto nella città cisgiordana di Ramallah, venga immediatamente riesumato per accertare una volta per tutte le cause reali della morte, finora misteriose. «Dobbiamo andare oltre per rivelare la verità a tutto il mondo arabo e musulmano», ha detto ai microfoni dell’emittente araba. Il negoziatore palestinese Saeb Erekat ha chiesto formalmente la creazione di una commissione d’inchiesta internazionale, sul modello di quella istituita per far luce sull’assassinio del premier libanese Rafic Hariri. Il caso ricorda la morte della spia russa Alexander Litvinenko, avvenuta a Londra nel 2006: anche in quell’occasione fu il polonio, usato come potente veleno, a causare l’atroce fine dell’ex agente dei servizi segreti russi, riparato nella capitale inglese al seguito di Boris Berezovskij, il potente oligarca che – su ordine L'agonia di Alexander Litvinenkodell’allora presidente Eltsin – organizzò la prima guerra in Cecenia finanziando una milizia mercenaria incaricata di attaccare l’esercito regolare russo per poter così simulare un’insurrezione separatista della piccola repubblica caucasica.
Arafat è stato sempre cordialmente detestato da Israele, che l’ha perseguitato per tutta la vita con la sola eccezione della “primavera” di distensione promossa da Rabin, a sua volta assassinato da un estremista ebraico. La fine del leader palestinese fu preceduta da una brutale offensiva dell’esercito israeliano contro il compound di Ramallah, residenza di Arafat. A scatenare i bombardamenti contro il presidente dell’Anp fu il suo nemico giurato Ariel Sharon, allora premier. Militante dall’età di 15 anni nell’Haganah, esercito indipendentista sionista che inaugurò la pratica del Ariel Sharonterrorismo in Medio Oriente contro l’allora protettorato coloniale britannico, Sharon divenne famoso per la spietatezza delle sue milizie anti-palestinesi che nel 1982 fecero strage di civili tra i rifugiati dei campi profughi di Sabra e Chatila, in Libano, suscitando l’orrore del mondo.
La fama di criminale di guerra non ha impedito a Sharon di diventare premier, dopo aver organizzato a Gerusalemme una storica provocazione – la “passeggiata”, sotto scorta, sulla Spianata delle Moschee, sacra ai musulmani – scatenando in tal modo da Seconda Intifada palestinese, destinata a compromettere il prestigio di Arafat come uomo di pace. Colpito da un ictus, Sharon è in coma dal 4 gennaio 2006. Salito al potere nel 2001, si era subito scagliato contro Arafat, prendendo a cannonate il quartier generale di Ramallah. Un’ostinazione, quella di Sharon, indifferente alle proteste dell’Onu e della cosiddetta comunità internazionale. Fino al punto da ordinare l’assassinio di Arafat per avvelenamento, mediante l’impiego del micidiale polonio-210?
di Giorgio Cattaneo
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