21 luglio 2012
Aspetti del degrado occidentale: il gioco d’azzardo
Una cosa è innegabile. Dove arrivano “l’Occidente”e la “modernità”, arriva il degrado. Il degrado dell’essere umano. Tutto o quasi, esteriormente, può dare l’impressione di essere “nuovo”, “avanti” e “pulito” rispetto a chi è “rimasto vecchio, indietro e sporco”, secondo quella miope visione che ancora spopola tra le generazioni più ‘stagionate’ cresciute nel mito del “miracolo economico” e tra certi giovinastri ridotti a zucche vuote da un sistema sempre più vacuo dal punto di vista valoriale, educativo ed esistenziale. Ma si tratta della facciata, dell’apparenza, alla quale tiene così tanto chi si compiace di essere “moderno”. Ma il fuori è bello e il dentro è brutto, potrebbe recitare una pubblicità che presentasse sinteticamente cosa sia il “mondo moderno”.
Tuttavia il degrado, beninteso, una volta che s’insinua dentro l’uomo si rispecchia anche nel mondo esteriore, e già cominciamo a constatarne gravi e preoccupanti segnali, specialmente nelle grandi città. Ma quello che qui più mi preme è rilevare come la “modernità”, la “democrazia” compiuta, dopo aver abbagliato i più sprovveduti perché “indifesi” (e non vagamente “disinformati”) con i suoi abbaglianti specchietti, comporta un’inesorabile abdicazione dell’uomo da quella che dovrebbe essere la sua posizione “signorile” (rabbânî) nel contesto della Creazione.
I demoni preposti allo scopo di traviare l’essere umano in ogni modo e farlo così fallire ne studiano di tutti i colori. Intendiamoci: per ogni tipo umano, ciascun “carattere”, esiste un tranello, un’insidia, di grado commisurato al suo grado di “consapevolezza”, o meglio di “realizzazione”. Con la maggioranza degli uomini, l’Avversario gioca per così dire “sul velluto”, quindi gli basta davvero ben poco per sviarlo.
Uno di questi trucchi è il gioco d’azzardo.
Cominciamo col dire che questa pratica è stata sempre condannata dalle tradizioni regolari, e tra queste l’Islam. Il motivo è presto detto: essa implica un ‘calcolo’ sul futuro, che nessun essere umano può conoscere, e soprattutto genera denaro dal denaro, senza sforzo, il che la equipara all’usura, al prestito ad interesse, insomma, all’attività cosiddetta “legale” che caratterizza il moderno settore finanziario. E non è solo l’Islam a sostenere che tutto ciò è profondamente aberrante: a beneficio di chi si dichiara “cristiano” solo per darsi una “identità” o per dare addosso a qualcun altro, ricordiamo l’episodio evangelico di Gesù che esce letteralmente dai gangheri (ed è l’unica volta!) per cacciare i “mercanti dal Tempio”. “Mercanti” che in realtà erano dei “cambiavalute”, i quali, lucrando sui “cambi”, fornivano alla “povera gente” che disponeva solo della moneta locale, la divisa con cui dovevano essere versate le tasse all’Impero.
Ed era, sottolineiamolo, tutto “legale”… Il che non significa un bel niente, perché al di là della “legge” scritta per favorire qualche camarilla e tiranneggiare le vite degli uomini, esiste una “legge morale”, o meglio una legge divina che, provvidenzialmente, è stata resa nota agli uomini affinché poi non possano dire “non sapevamo” quando giungerà l’inevitabile flagello per il male e lo “scandalo” che è stato sparso.
Dopo questa necessaria premessa, veniamo al tema dell’articolo, il gioco d’azzardo.
A chiunque sarà capitato di osservare che, di pari passo con la proliferazione di filiali di banche e società finanziarie, stanno spuntando come funghi anche “sale da gioco” e “bische”, ovviamente dotate del crisma della “legalità”.
Il fenomeno negli ultimi mesi sta assumendo proporzioni preoccupanti. Vi sono bar che si trasformano d’un colpo, cambiando addirittura l’insegna, in sedi “in franchising” di qualche gestore di “slot machine”. Altrove, con maggiori ‘pretese’, aprono ampi e luccicanti ‘casinò da sfigati’, con decine di postazioni per “tentare la fortuna”. Questi ultimi sono situati preferibilmente nelle vicinanze di luoghi frequentati da masse ‘al pascolo’, ovvero i luoghi dello “shopping”. Ma mentre il casinò tradizionale aveva un che di artatamente “altolocato” (a partire dal mitico “rien ne va plus!”), e non a caso sorge al confine di Stato (Sanremo, Campione d’Italia…), coi clienti che vanno lì paludati da gran signori, queste ‘bische di quartiere’ sono alla portata di chiunque, col che l’occasione di andare a scialacquare il proprio denaro si presenta senza doversi recare chissà dove. Ripeto: stanno spuntando ovunque, segno che la perversa pratica si sta diffondendo a macchia d’olio.
I bar, poi, non hanno mai brillato per la qualità della loro clientela, ma adesso, trasformandosi in “sale da gioco”, finiscono per somigliare alle proverbiali “spelonche di ladri”. Vi è infatti da rilevare che questi luoghi sono dei punti di raccolta di individui poco raccomandabili, fannulloni, parassiti e sfruttatori delle proprie malcapitate famiglie. Gente in qualche caso anche pericolosa.
Questa piaga sociale non viene assolutamente tenuta in conto da uno “Stato” che anziché tutelare la salute e la probità delle famiglie, individua nell’apertura di sale da gioco e nell’istituzione di sempre nuovi concorsi a premi occasioni per “fare cassa”. La cosa triste è che si sono pure inventati un patetico bollino “gioca sicuro”, che chissà in quale modo dovrebbe impedire ad una persona di cadere nella “malattia del gioco”. Che vergogna!
Che si tratti di una vera e propria malattia non lo dico io, ma lo Stato stesso, che in alcune strutture sanitarie pubbliche apre centri specializzati nella cura di persone per le quali il gioco d’azzardo è diventata una patologia incontrollabile. Ma come al solito, in regime democratico, non si “osa” mai abbastanza, perlomeno in quegli ambiti che comunque devono andare così (perché dove vogliono “osano” eccome). Ricordo infatti distintamente il parere di un “esperto” in camice bianco che interpellato da un giornalista su cosa ne pensasse del gioco d’azzardo rispose che “bisogna comunque giocare con moderazione”. Che coraggio, proprio lui, che avrà senz’altro esperienza di famiglie mandate in rovina, economica e morale, da un malcostume incoraggiato dallo Stato stesso!
La pratica di scommettere, di fare delle “puntate”, di staccare un biglietto della lotteria, intendiamoci, è già presente da anni, con lo Stato che ci fa il suo bel gruzzolo senza mai riferire nel dettaglio che cosa fa con questa fortuna: ci ripaga, ai signori del denaro, gli “interessi sul debito”? Li spende nella farsesca “guerra al terrorismo” in Afghanistan? Li sperpera per rovinare la salute dei cittadini considerato che la continua irrorazione aerea di sostanze le più nocive avrà un costo esagerato? Non sono domande da poco.
Siamo così passati, dopo una prima fase in cui il tutto sembrava “innocuo”, da una serie di scommesse e lotterie, quali Lotto ed Enalotto, Totocalcio, Totip, Lotteria di Capodanno, di Agnano, di Viareggio ecc. ad una quantità di occasioni per buttare via quei tre soldi di cui gli italiani dispongono che davvero fa spavento. E, si badi bene, un primo evidente incremento di tutto ciò lo si ebbe dopo la falsa stagione moralizzatrice denominata “Mani Pulite”, quando assieme al primo saccheggio dello Stato italiano che adesso viene ripreso in grande stile, si assistette ad un’ondata mai vista prima di “delizie” provenienti dall’Angloamerica.
Qualcuno forse ricorderà le “sale bingo”, versione ammodernata della tombolata in famiglia, saltate fuori proprio nei primi anni Novanta. O i viaggetti di arzilli e scellerati vecchietti per i quali si organizzavano gite nella “nuova Slovenia” per buttare lì la loro pensione. O i “gratta e vinci”, successivamente resi più “sofisticati” differenziando l’offerta, fino a giungere alle follie della vacanza o del “vitalizio” in caso di vincita.
Che tristezza: Lorsignori, i professionisti delle “privatizzazioni”, a rimpinzarsi con le membra del fu “patrimonio pubblico” accumulato coi sacrifici di una nazione affinché fosse ben gestito, mentre la massa rincretinita ed illusa “gratta” nella speranza di “cambiare vita”. Tra l’altro, quest’anelito a “cambiare vita” diffuso nella gente più ignorante, oltre che indicare la non eccelsa esistenza che conduce, a livello “spirituale” ha delle ricadute devastanti poiché l’insoddisfazione è essenzialmente ingratitudine, e “rendere grazie” a Dio è l’atto che tutti, per sperare almeno di “salvarsi”, dovrebbero compiere quotidianamente per tutti i benefici e le bellezze di cui sono stati onorati; solo che non se ne accorgono, perché da una parte sono stati abituati a non accontentarsi mai, dall’altra vivono effettivamente una “vita senza senso”, la quale, però, al confronto di quella di un minatore cileno o di un contadino africano dal punto di vista materiale è infinitamente più agevole…
Con la diffusione di internet, inoltre, non vi è stato praticamente più limite alle scommesse cosiddette “sportive” (lo sport è ben altra cosa: lo si fa e non lo guarda!). Dai “punti” specializzati, che spesso sorgono alla confluenza di masse di abbrutiti – ma anche di “gente normale”, che così viene ‘adescata’ - quali le adiacenze delle stazioni ferroviarie, dove non è raro trovare abbandonate lì davanti mucchi di bottiglie di birra o altra bevanda inebriante (un vizio tira l’altro: il classico scommettitore incallito beve e fuma), si è passati al “gioca sicuro” on line; qui la fantasia diabolica s’è scatenata, al punto che giocano tutti, anche i ragazzini con la complicità di genitori dementi, e si punta su tutto, anche in corso d’opera, ovvero mentre stanno giocando la tal partita che il “malato” altrimenti detto “sportivo” (da poltrona) si starà godendo grazie alla sua amata “pay tv”.
Una delle cose che lascia stupefatti è che dalle scommesse sulle squadre italiane si è passati alle puntate su tutti i campionati possibili e immaginabili. Ma pensiamoci un attimo: qual è la storica “patria delle scommesse”? Ma l’Inghilterra, che diamine! E dove si è tenuta, nel 1992, in piena “tempesta monetaria” sulla Lira, l’ormai leggendaria riunione dei vari traditori della patria, ancora oggi tutti lì a farci la pelle? Sul panfilo Britannia, di proprietà della Regina d’Inghilterra!
Ergo: la sudditanza alla Perfida Albione - quella che ha schiavizzato mezzo mondo (si ricordi solo l’India, ridotta alla fame per due secoli!), che da sempre architetta guerre in casa altrui (accusando gli altri di averle volute), che rovina anche i propri “alleati”, che si tiene stretta la sua Sterlina ma controlla la BCE eccetera… -, questa sudditanza si esplica nella diffusione d’inveterate abitudini, diciamo così, del popolo britannico. Non sorprenderebbe quindi, se tra un po’ scoppiasse anche qua la mania delle corse dei levrieri, tanto è il grado di sudditanza alla City!
Intanto, ‘accontentiamoci’ della “Las Vegas europea”, la quale, a riprova che “crisi” e degrado indotto procedono in maniera integrata, sorgerà in Spagna, un'altra nazione dotata del marchio “pigs” massacrata dalla piovra finanziaria cosiddetta “internazionale”. Eurovegas – ci assicurano i suoi ideatori - darà un contributo decisivo all’abbattimento della disoccupazione, ma in cambio pretendono, a mo’ di ricatto verso una classe politica imbelle, senza idee e totalmente succube, “agevolazioni e flessibilità”! Il tutto mentre agli spagnoli si chiedono, per “sanare il debito” (della “moneta-debito”!), le solite “lacrime e sangue”…
Sull’identità, poi, dei grandi “magnati del gioco d’azzardo” a livello mondiale, è presto detta: meglio non fare troppi nomi per non essere tacciati di “antisemitismo” (l’ultima trincea di chi non ha più argomenti). Idem per il grande commercio di superalcolici, la pornografia e il relativo sfruttamento della prostituzione, compreso quello di giovanissime dell’est europeo, il cosiddetto “show business” che veicola contenuti satanisti e, dulcis in fundo, il traffico di organi.
Che non si possa fare nulla di “concreto” contro questo male sparso a piene mani sulla terra, lo prova una recente vicenda: le dimissioni del Colonnello della Guardia di Finanza Umberto Rapetto, il quale aveva inteso veder chiaro su questo immenso giro di soldi legato al gioco d’azzardo cosiddetto “legalizzato”.
Chi può, infatti, sconfessare in maniera così plateale un onesto “servitore dello Stato” nell’esercizio delle sue funzioni, se non un potere “occulto” contro il quale non è lecito “osare”?
Il punto è proprio questo. Se da un lato la nostra società viene sempre più sottoposta ad una “cura” che si traduce in un progressivo ed evidente degrado, ciò non può che essere il risultato del furto, ad opera di chi ci ha dapprima invaso e poi selezionato le marionette che danno l’impressione di “governarci”, delle nostre indipendenza, sovranità e libertà.
Una volta detto “addio” a queste fondamentali istanze, ed abituata quella che un tempo era stata una “nazione” a non pensarsi più che una massa di “consumatori” e di fruitori di “servizi”, una “massa desiderante”, il resto è solo una conseguenza.
Ovvero il degrado che avanza, nelle strade, nelle famiglie, nelle coscienze. Di cui un grave indizio, contro il quale un potere sano, rispettoso dell’Ordine divino che presto o tardi dovrà essere ristabilito, è senz’altro la diffusione delle scommesse e del gioco d’azzardo.
di Enrico Galoppini
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21 luglio 2012
Aspetti del degrado occidentale: il gioco d’azzardo
Una cosa è innegabile. Dove arrivano “l’Occidente”e la “modernità”, arriva il degrado. Il degrado dell’essere umano. Tutto o quasi, esteriormente, può dare l’impressione di essere “nuovo”, “avanti” e “pulito” rispetto a chi è “rimasto vecchio, indietro e sporco”, secondo quella miope visione che ancora spopola tra le generazioni più ‘stagionate’ cresciute nel mito del “miracolo economico” e tra certi giovinastri ridotti a zucche vuote da un sistema sempre più vacuo dal punto di vista valoriale, educativo ed esistenziale. Ma si tratta della facciata, dell’apparenza, alla quale tiene così tanto chi si compiace di essere “moderno”. Ma il fuori è bello e il dentro è brutto, potrebbe recitare una pubblicità che presentasse sinteticamente cosa sia il “mondo moderno”.
Tuttavia il degrado, beninteso, una volta che s’insinua dentro l’uomo si rispecchia anche nel mondo esteriore, e già cominciamo a constatarne gravi e preoccupanti segnali, specialmente nelle grandi città. Ma quello che qui più mi preme è rilevare come la “modernità”, la “democrazia” compiuta, dopo aver abbagliato i più sprovveduti perché “indifesi” (e non vagamente “disinformati”) con i suoi abbaglianti specchietti, comporta un’inesorabile abdicazione dell’uomo da quella che dovrebbe essere la sua posizione “signorile” (rabbânî) nel contesto della Creazione.
I demoni preposti allo scopo di traviare l’essere umano in ogni modo e farlo così fallire ne studiano di tutti i colori. Intendiamoci: per ogni tipo umano, ciascun “carattere”, esiste un tranello, un’insidia, di grado commisurato al suo grado di “consapevolezza”, o meglio di “realizzazione”. Con la maggioranza degli uomini, l’Avversario gioca per così dire “sul velluto”, quindi gli basta davvero ben poco per sviarlo.
Uno di questi trucchi è il gioco d’azzardo.
Cominciamo col dire che questa pratica è stata sempre condannata dalle tradizioni regolari, e tra queste l’Islam. Il motivo è presto detto: essa implica un ‘calcolo’ sul futuro, che nessun essere umano può conoscere, e soprattutto genera denaro dal denaro, senza sforzo, il che la equipara all’usura, al prestito ad interesse, insomma, all’attività cosiddetta “legale” che caratterizza il moderno settore finanziario. E non è solo l’Islam a sostenere che tutto ciò è profondamente aberrante: a beneficio di chi si dichiara “cristiano” solo per darsi una “identità” o per dare addosso a qualcun altro, ricordiamo l’episodio evangelico di Gesù che esce letteralmente dai gangheri (ed è l’unica volta!) per cacciare i “mercanti dal Tempio”. “Mercanti” che in realtà erano dei “cambiavalute”, i quali, lucrando sui “cambi”, fornivano alla “povera gente” che disponeva solo della moneta locale, la divisa con cui dovevano essere versate le tasse all’Impero.
Ed era, sottolineiamolo, tutto “legale”… Il che non significa un bel niente, perché al di là della “legge” scritta per favorire qualche camarilla e tiranneggiare le vite degli uomini, esiste una “legge morale”, o meglio una legge divina che, provvidenzialmente, è stata resa nota agli uomini affinché poi non possano dire “non sapevamo” quando giungerà l’inevitabile flagello per il male e lo “scandalo” che è stato sparso.
Dopo questa necessaria premessa, veniamo al tema dell’articolo, il gioco d’azzardo.
A chiunque sarà capitato di osservare che, di pari passo con la proliferazione di filiali di banche e società finanziarie, stanno spuntando come funghi anche “sale da gioco” e “bische”, ovviamente dotate del crisma della “legalità”.
Il fenomeno negli ultimi mesi sta assumendo proporzioni preoccupanti. Vi sono bar che si trasformano d’un colpo, cambiando addirittura l’insegna, in sedi “in franchising” di qualche gestore di “slot machine”. Altrove, con maggiori ‘pretese’, aprono ampi e luccicanti ‘casinò da sfigati’, con decine di postazioni per “tentare la fortuna”. Questi ultimi sono situati preferibilmente nelle vicinanze di luoghi frequentati da masse ‘al pascolo’, ovvero i luoghi dello “shopping”. Ma mentre il casinò tradizionale aveva un che di artatamente “altolocato” (a partire dal mitico “rien ne va plus!”), e non a caso sorge al confine di Stato (Sanremo, Campione d’Italia…), coi clienti che vanno lì paludati da gran signori, queste ‘bische di quartiere’ sono alla portata di chiunque, col che l’occasione di andare a scialacquare il proprio denaro si presenta senza doversi recare chissà dove. Ripeto: stanno spuntando ovunque, segno che la perversa pratica si sta diffondendo a macchia d’olio.
I bar, poi, non hanno mai brillato per la qualità della loro clientela, ma adesso, trasformandosi in “sale da gioco”, finiscono per somigliare alle proverbiali “spelonche di ladri”. Vi è infatti da rilevare che questi luoghi sono dei punti di raccolta di individui poco raccomandabili, fannulloni, parassiti e sfruttatori delle proprie malcapitate famiglie. Gente in qualche caso anche pericolosa.
Questa piaga sociale non viene assolutamente tenuta in conto da uno “Stato” che anziché tutelare la salute e la probità delle famiglie, individua nell’apertura di sale da gioco e nell’istituzione di sempre nuovi concorsi a premi occasioni per “fare cassa”. La cosa triste è che si sono pure inventati un patetico bollino “gioca sicuro”, che chissà in quale modo dovrebbe impedire ad una persona di cadere nella “malattia del gioco”. Che vergogna!
Che si tratti di una vera e propria malattia non lo dico io, ma lo Stato stesso, che in alcune strutture sanitarie pubbliche apre centri specializzati nella cura di persone per le quali il gioco d’azzardo è diventata una patologia incontrollabile. Ma come al solito, in regime democratico, non si “osa” mai abbastanza, perlomeno in quegli ambiti che comunque devono andare così (perché dove vogliono “osano” eccome). Ricordo infatti distintamente il parere di un “esperto” in camice bianco che interpellato da un giornalista su cosa ne pensasse del gioco d’azzardo rispose che “bisogna comunque giocare con moderazione”. Che coraggio, proprio lui, che avrà senz’altro esperienza di famiglie mandate in rovina, economica e morale, da un malcostume incoraggiato dallo Stato stesso!
La pratica di scommettere, di fare delle “puntate”, di staccare un biglietto della lotteria, intendiamoci, è già presente da anni, con lo Stato che ci fa il suo bel gruzzolo senza mai riferire nel dettaglio che cosa fa con questa fortuna: ci ripaga, ai signori del denaro, gli “interessi sul debito”? Li spende nella farsesca “guerra al terrorismo” in Afghanistan? Li sperpera per rovinare la salute dei cittadini considerato che la continua irrorazione aerea di sostanze le più nocive avrà un costo esagerato? Non sono domande da poco.
Siamo così passati, dopo una prima fase in cui il tutto sembrava “innocuo”, da una serie di scommesse e lotterie, quali Lotto ed Enalotto, Totocalcio, Totip, Lotteria di Capodanno, di Agnano, di Viareggio ecc. ad una quantità di occasioni per buttare via quei tre soldi di cui gli italiani dispongono che davvero fa spavento. E, si badi bene, un primo evidente incremento di tutto ciò lo si ebbe dopo la falsa stagione moralizzatrice denominata “Mani Pulite”, quando assieme al primo saccheggio dello Stato italiano che adesso viene ripreso in grande stile, si assistette ad un’ondata mai vista prima di “delizie” provenienti dall’Angloamerica.
Qualcuno forse ricorderà le “sale bingo”, versione ammodernata della tombolata in famiglia, saltate fuori proprio nei primi anni Novanta. O i viaggetti di arzilli e scellerati vecchietti per i quali si organizzavano gite nella “nuova Slovenia” per buttare lì la loro pensione. O i “gratta e vinci”, successivamente resi più “sofisticati” differenziando l’offerta, fino a giungere alle follie della vacanza o del “vitalizio” in caso di vincita.
Che tristezza: Lorsignori, i professionisti delle “privatizzazioni”, a rimpinzarsi con le membra del fu “patrimonio pubblico” accumulato coi sacrifici di una nazione affinché fosse ben gestito, mentre la massa rincretinita ed illusa “gratta” nella speranza di “cambiare vita”. Tra l’altro, quest’anelito a “cambiare vita” diffuso nella gente più ignorante, oltre che indicare la non eccelsa esistenza che conduce, a livello “spirituale” ha delle ricadute devastanti poiché l’insoddisfazione è essenzialmente ingratitudine, e “rendere grazie” a Dio è l’atto che tutti, per sperare almeno di “salvarsi”, dovrebbero compiere quotidianamente per tutti i benefici e le bellezze di cui sono stati onorati; solo che non se ne accorgono, perché da una parte sono stati abituati a non accontentarsi mai, dall’altra vivono effettivamente una “vita senza senso”, la quale, però, al confronto di quella di un minatore cileno o di un contadino africano dal punto di vista materiale è infinitamente più agevole…
Con la diffusione di internet, inoltre, non vi è stato praticamente più limite alle scommesse cosiddette “sportive” (lo sport è ben altra cosa: lo si fa e non lo guarda!). Dai “punti” specializzati, che spesso sorgono alla confluenza di masse di abbrutiti – ma anche di “gente normale”, che così viene ‘adescata’ - quali le adiacenze delle stazioni ferroviarie, dove non è raro trovare abbandonate lì davanti mucchi di bottiglie di birra o altra bevanda inebriante (un vizio tira l’altro: il classico scommettitore incallito beve e fuma), si è passati al “gioca sicuro” on line; qui la fantasia diabolica s’è scatenata, al punto che giocano tutti, anche i ragazzini con la complicità di genitori dementi, e si punta su tutto, anche in corso d’opera, ovvero mentre stanno giocando la tal partita che il “malato” altrimenti detto “sportivo” (da poltrona) si starà godendo grazie alla sua amata “pay tv”.
Una delle cose che lascia stupefatti è che dalle scommesse sulle squadre italiane si è passati alle puntate su tutti i campionati possibili e immaginabili. Ma pensiamoci un attimo: qual è la storica “patria delle scommesse”? Ma l’Inghilterra, che diamine! E dove si è tenuta, nel 1992, in piena “tempesta monetaria” sulla Lira, l’ormai leggendaria riunione dei vari traditori della patria, ancora oggi tutti lì a farci la pelle? Sul panfilo Britannia, di proprietà della Regina d’Inghilterra!
Ergo: la sudditanza alla Perfida Albione - quella che ha schiavizzato mezzo mondo (si ricordi solo l’India, ridotta alla fame per due secoli!), che da sempre architetta guerre in casa altrui (accusando gli altri di averle volute), che rovina anche i propri “alleati”, che si tiene stretta la sua Sterlina ma controlla la BCE eccetera… -, questa sudditanza si esplica nella diffusione d’inveterate abitudini, diciamo così, del popolo britannico. Non sorprenderebbe quindi, se tra un po’ scoppiasse anche qua la mania delle corse dei levrieri, tanto è il grado di sudditanza alla City!
Intanto, ‘accontentiamoci’ della “Las Vegas europea”, la quale, a riprova che “crisi” e degrado indotto procedono in maniera integrata, sorgerà in Spagna, un'altra nazione dotata del marchio “pigs” massacrata dalla piovra finanziaria cosiddetta “internazionale”. Eurovegas – ci assicurano i suoi ideatori - darà un contributo decisivo all’abbattimento della disoccupazione, ma in cambio pretendono, a mo’ di ricatto verso una classe politica imbelle, senza idee e totalmente succube, “agevolazioni e flessibilità”! Il tutto mentre agli spagnoli si chiedono, per “sanare il debito” (della “moneta-debito”!), le solite “lacrime e sangue”…
Sull’identità, poi, dei grandi “magnati del gioco d’azzardo” a livello mondiale, è presto detta: meglio non fare troppi nomi per non essere tacciati di “antisemitismo” (l’ultima trincea di chi non ha più argomenti). Idem per il grande commercio di superalcolici, la pornografia e il relativo sfruttamento della prostituzione, compreso quello di giovanissime dell’est europeo, il cosiddetto “show business” che veicola contenuti satanisti e, dulcis in fundo, il traffico di organi.
Che non si possa fare nulla di “concreto” contro questo male sparso a piene mani sulla terra, lo prova una recente vicenda: le dimissioni del Colonnello della Guardia di Finanza Umberto Rapetto, il quale aveva inteso veder chiaro su questo immenso giro di soldi legato al gioco d’azzardo cosiddetto “legalizzato”.
Chi può, infatti, sconfessare in maniera così plateale un onesto “servitore dello Stato” nell’esercizio delle sue funzioni, se non un potere “occulto” contro il quale non è lecito “osare”?
Il punto è proprio questo. Se da un lato la nostra società viene sempre più sottoposta ad una “cura” che si traduce in un progressivo ed evidente degrado, ciò non può che essere il risultato del furto, ad opera di chi ci ha dapprima invaso e poi selezionato le marionette che danno l’impressione di “governarci”, delle nostre indipendenza, sovranità e libertà.
Una volta detto “addio” a queste fondamentali istanze, ed abituata quella che un tempo era stata una “nazione” a non pensarsi più che una massa di “consumatori” e di fruitori di “servizi”, una “massa desiderante”, il resto è solo una conseguenza.
Ovvero il degrado che avanza, nelle strade, nelle famiglie, nelle coscienze. Di cui un grave indizio, contro il quale un potere sano, rispettoso dell’Ordine divino che presto o tardi dovrà essere ristabilito, è senz’altro la diffusione delle scommesse e del gioco d’azzardo.
di Enrico Galoppini
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