02 luglio 2012
Che fine hanno fatto gli “antiberluscones”?
Se c’è un fatto che lascia davvero sbalorditi da quando è stato imposto all’Italia il “governo tecnico” è l’assoluta calma piatta che lo circonda. Agisce praticamente indisturbato. Nessuno protesta più, nessuno organizza “girotondi” e nessuno si straccia più le vesti scandalizzato per ogni alito che esce dalla bocca del Presidente del Consiglio.
Anche se pare di tornare indietro di qualche era geologica, sarà bene ricordarsi che fintanto che abbiamo avuto Berlusconi a Palazzo Chigi (nov. 2010) non passava giorno che qualcheduno inscenasse una clamorosa manifestazione per dimostrare la sua ferma volontà di rovesciare il “tiranno di Arcore”.
Adesso, tutto tace. Eppure, di materiale per far saltare i nervi ce ne sarebbe a iosa.
Infatti, se solo fosse stata proferita da Berlusconi e dai suoi ministri la radice quadrata delle mostruosità affermate da Monti e dalla sua squadra, c’è da stare certi che avremmo assistito alle barricate in piazza, e dalla statuina del Duomo di Milano lanciata sulla bocca saremmo passati alle pistolettate alla tempia.
Ripeto, “affermate”, perché ai moderni non interessa quel che viene fatto ma quel che viene detto, tant’è vero che mai come oggi s’è sviluppato quell’apparato tirannico, i “media”, volto alla fabbricazione dell’“opinione pubblica”.
Dove sono finiti dunque il “popolo viola” e la “rivoluzione arcobaleno”? Perché non vale più il motto “se non ora quando?” mentre una nazione intera si vede privata di tutto in maniera così metodica e plateale?
La prima e più ovvia risposta è che siccome Berlusconi non c’è più, “l’incubo è finito”, quindi anche gli “antiberluscones” si sono acquietati.
Certo, logicamente non fa una piega, ma l’intelligenza impone di comprendere perché tutta questa massa critica che pareva essere disposta persino al martirio pur di vedere il Cavaliere disarcionato adesso sembra essere pervasa dalla pace dei sensi.
Che cos’è, sono felici di sapere che la banca e il mondo della speculazione ha preso direttamente in mano le redini della cosa pubblica? Si rallegrano al pensiero di essere coinvolti, presto o tardi, in una guerra devastante le cui nubi vanno addensandosi sui cieli della Siria? Sono contenti di sapere che licenziare qualcuno sta diventando più facile che bere un bicchier d’acqua? Gongolano all’idea di vedersi tassare anche l’aria? Pensano davvero che finalmente “tutto va bene”???
Per darsi ragione di questo apparentemente inspiegabile fenomeno, bisogna comprendere che tipo di persone, mediamente, avversava Berlusconi, e soprattutto, perché.
Stabilito che in liberaldemocrazia la destra, il centro e la sinistra, comprese le estreme, sono tutte facce di un medesimo prisma, tutte necessarie al buon funzionamento del giocattolo (perciò è necessario rigettarle tutte in blocco poiché espressioni diverse, complementari e convergenti, della sovversione moderna), è innegabile che il grosso degli “antiberluscones” apparteneva ai ranghi della sinistra.
Cosa sia la sinistra e a cosa corrisponde il suo tipo umano è presto detto. Si tratta di individui che in questo sistema si trovano perfettamente a loro agio (anche economicamente, sia chiaro), come quelli di centro e di destra, ma si compiacciono di autorappresentarsi come “alternativi” e, soprattutto, “più morali”. Contrapposti a quella tendente alla “conservazione”, essi rappresentano l’anima “dinamica” della liberaldemocrazia, quella che non è mai soddisfatta e che vorrebbe raggiungere sempre nuove “frontiere” (non a caso Kennedy è un loro mito). Stanno perennemente a lamentarsi dell’insufficiente livello dei “diritti” raggiunti (delle donne, degli immigrati, dei gay ecc.), infatuati come sono dell’idea di “Progresso”. Per essi la “democrazia” è sempre in “pericolo”: una posizione di comodo, da falsa coscienza, perché in questo modo, anziché dimostrare una volta per tutte a quali delizie ci porterebbe una “vera democrazia” (un po’ come il “vero comunismo”, da contrapporre come alibi al “socialismo reale”), possono ingannare se stessi e gli altri erigendosi a “sentinelle” della democrazia stessa, contro il “barbaro di turno”, che va da Fanfani ad Andreotti, da Cossiga a Berlusconi. Ma su Monti non fiatano.
Intendiamoci, dell’idea di “Progresso” sono permeati anche quelli di centro e di destra, “credenti” e non, e tutti, chi in un modo e chi nell’altro, vanno nella medesima direzione, che è quella contraria alle leggi che Dio ha dato agli uomini affinché possano raggiungere lo scopo per cui sono stati creati. Quindi, nessuna pietà per questa destra, che almeno qualche riferimento dottrinale ce l’aveva (penso alle opere di Guénon e di Evola, che circolavano in quell’ambiente prima che si genuflettesse al Muro del pianto); destra colpevole anch’essa del degrado e della perversione imperanti. Si pensi al fenomeno degli “yuppies”, negli anni Ottanta, a questi spregevoli arrivisti disposti a tutto pur di far carriera, che corrispondono al tipo umano incoraggiato negli anni in cui l’astro di Berlusconi cominciava a brillare. Lui, in fondo, è stato solo “il capo degli yuppies”, innamorati dell’America e della sua parodistica “civiltà”. Tutti sanno che cos’hanno voluto dire le tv private nel progressivo sfacelo di quella che ancora, fino agli anni Settanta, era una nazione degna di questo nome (tuttavia già recante i disastri dovuti alle “liberazioni” del ’45 e del ‘68).
Solo che in questi “antiberluscones” si è evidenziata al massimo grado l’ipocrisia e il perbenismo, quasi puritano, di chi si reputa, pur sguazzando magnificamente nella stessa melma putrida, “più morale” degli altri, storcendo il naso per i miliardi di Berlusconi dall’alto del suo stile di vita snob e completamente “borghese”. È così emersa l’inconcludenza e la vacuità di questa nuova generazione “di sinistra” (almeno gli stalinisti avevano un “carattere”!), che per dare addosso al “tiranno” non è che ha preteso il ristabilimento non dico dell’Ordine, ché quello sarebbe impossibile per chi crede nel “Progresso” e nel “laicismo”, ma almeno di quelle condizioni che, esistenti almeno fino agli anni Settanta-Ottanta, facevano dell’italiano - a prescindere dalle sue umili origini - una persona dignitosa.
Allora, se questi affetti da delirio monotematico ossessivo contro Berlusconi avessero avuto almeno due neuroni funzionanti, non avrebbero perso tempo nell’inscenare carnevalate d’ogni tipo per la tal “battuta” del Presidente del Consiglio o la “dignità offesa delle donne” (per futili motivi e non perché sono costrette a lavorare fuori di casa!).
Per non dire di peggio, ovvero quando per partito preso e malafede congenita hanno voluto a tutti i costi spargere fango anche in quelle occasioni in cui – almeno al confronto di quanto s’era visto sin lì – il governo Berlusconi ha dato prova di fare qualcosa di buono, dalle “casette” per i terremotati dell’Abruzzo (chissà cosa ne pensano gli emiliani nelle tende, informati che ormai lo Stato non può più sobbarcarsi le spese per la ricostruzione…) ad una guerra mondiale evitata per il rotto della cuffia quando il fantoccio georgiano Saakhasvili venne lanciato in un’evidente provocazione contro la Russia per far scoppiare un pandemonio.
Ma no, per questi scimuniti senza cervello, aprire alla Russia, e con ciò, bilanciare l’asfissiante e totalitario dominio americano (che evidentemente per loro non rappresenta un problema), non è una mossa intelligente. Putin è un “tiranno” e stop, e così anche Gheddafi, per la cui visita, dal chiaro significato geopolitico in grado di gettare nello sconforto gli anglo-americani, questa massa di decerebrati si profuse in una rituale quando demenziale protesta in nome dei diritti umani a suon di “Bella Ciao”!
Questo punto va chiarito ulteriormente per capire con che razza di canaglie si ha a che fare quando si parla di “sinistra”. Per un po’ hanno pensato di imbambolare la gente con le “marce contro la guerra”, ma da quella del 2003, all’insegna dell’equivoca bandiera arcobaleno e la parola d’ordine “né Bush né Saddam”, e con i prodromi dell’acquiescenza supina del 1999 quando fu la Yugoslavia ad essere aggredita dalla Nato, questo gregge belante che trovava insopportabile la presenza di Berlusconi ha accettato, per non dire approvato entusiasticamente, ogni aggressione dell’America e dei suoi tirapiedi.
Diciamocelo francamente, a loro l’America piace e parecchio, innamorati come sono di un’idea di libertà “anarchica” qual è quella che promana da Oltreatlantico prima con le bombe e poi con la persuasione occulta e il sistema imposto ai “liberati”. Limitati come sono nella comprensione della realtà, questi sprovveduti imbevuti di Hollywood e di idee tanto vaghe quanto confuse nella loro sentimentalità sono la massa di manovra perfetta per quelli che qualcuno definisce, senza mai definirli adeguatamente, “i poteri forti”. Sono le pecore ideali per essere immolate sull’altare di Mammona.
Credono a tutte le favole: dalla “liberazione” alla “santità della magistratura”. Si sono mai chiesti infatti se non è un po’ strano che in una nazione occupata qual è l’Italia la Magistratura possa aprire “liberamente” inchieste a raffica e spiccare avvisi di garanzia come noccioline all’indirizzo di un Presidente del Consiglio in carica, addirittura alla vigilia di un importante vertice internazionale? Mentre adesso, a giudicare dall’inerzia di questa casta investita dell’aura della virtù assoluta dal “popolo della sinistra”, sembra che a governare l’Italia vi sia non un governo diretta espressione del mondo della finanza apolide e dei consessi a porte chiuse, bensì una pattuglia di santi votati al servizio del prossimo!
Purtroppo, questa è la “democrazia”. Le persone sono generalmente troppo sprovvedute per comprendere il livello dell’inganno. Basta agitargli uno spauracchio (Berlusconi) e il gioco è fatto.
Così anche gli “antiberluscones” sono tornati da dove son venuti. Nulla erano e nel nulla sono tornati. Almeno Berlusconi era “qualcosa”, ma gli “antiberusconiani” cosa rappresentano? È un po’ come per il Fascismo. Ci piaccia o meno, aveva una sua “realtà”. Ma “l’antifascista”, nella sua posizione meramente “contro” e distruttiva, che livello di realtà può vantare? Non a caso, spesso la posizione degli “antiberluscones” era, nel cervellino ristretto di costoro, dettata da una convinzione “antifascista” (sulla genesi dell’antifascismo, made in anglo-america, ci sarebbe da scrivere non poco). Pensavano, con la caduta del “tiranno”, di rinverdire i fasti delle “radiose giornate”… e invece, eccoli svaniti nel nulla, con le giornate degli italiani che anziché “radiose”, tra spread che salgono e scendono, son diventate sempre più… ansiose!
di Enrico Galoppini
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02 luglio 2012
Che fine hanno fatto gli “antiberluscones”?
Se c’è un fatto che lascia davvero sbalorditi da quando è stato imposto all’Italia il “governo tecnico” è l’assoluta calma piatta che lo circonda. Agisce praticamente indisturbato. Nessuno protesta più, nessuno organizza “girotondi” e nessuno si straccia più le vesti scandalizzato per ogni alito che esce dalla bocca del Presidente del Consiglio.
Anche se pare di tornare indietro di qualche era geologica, sarà bene ricordarsi che fintanto che abbiamo avuto Berlusconi a Palazzo Chigi (nov. 2010) non passava giorno che qualcheduno inscenasse una clamorosa manifestazione per dimostrare la sua ferma volontà di rovesciare il “tiranno di Arcore”.
Adesso, tutto tace. Eppure, di materiale per far saltare i nervi ce ne sarebbe a iosa.
Infatti, se solo fosse stata proferita da Berlusconi e dai suoi ministri la radice quadrata delle mostruosità affermate da Monti e dalla sua squadra, c’è da stare certi che avremmo assistito alle barricate in piazza, e dalla statuina del Duomo di Milano lanciata sulla bocca saremmo passati alle pistolettate alla tempia.
Ripeto, “affermate”, perché ai moderni non interessa quel che viene fatto ma quel che viene detto, tant’è vero che mai come oggi s’è sviluppato quell’apparato tirannico, i “media”, volto alla fabbricazione dell’“opinione pubblica”.
Dove sono finiti dunque il “popolo viola” e la “rivoluzione arcobaleno”? Perché non vale più il motto “se non ora quando?” mentre una nazione intera si vede privata di tutto in maniera così metodica e plateale?
La prima e più ovvia risposta è che siccome Berlusconi non c’è più, “l’incubo è finito”, quindi anche gli “antiberluscones” si sono acquietati.
Certo, logicamente non fa una piega, ma l’intelligenza impone di comprendere perché tutta questa massa critica che pareva essere disposta persino al martirio pur di vedere il Cavaliere disarcionato adesso sembra essere pervasa dalla pace dei sensi.
Che cos’è, sono felici di sapere che la banca e il mondo della speculazione ha preso direttamente in mano le redini della cosa pubblica? Si rallegrano al pensiero di essere coinvolti, presto o tardi, in una guerra devastante le cui nubi vanno addensandosi sui cieli della Siria? Sono contenti di sapere che licenziare qualcuno sta diventando più facile che bere un bicchier d’acqua? Gongolano all’idea di vedersi tassare anche l’aria? Pensano davvero che finalmente “tutto va bene”???
Per darsi ragione di questo apparentemente inspiegabile fenomeno, bisogna comprendere che tipo di persone, mediamente, avversava Berlusconi, e soprattutto, perché.
Stabilito che in liberaldemocrazia la destra, il centro e la sinistra, comprese le estreme, sono tutte facce di un medesimo prisma, tutte necessarie al buon funzionamento del giocattolo (perciò è necessario rigettarle tutte in blocco poiché espressioni diverse, complementari e convergenti, della sovversione moderna), è innegabile che il grosso degli “antiberluscones” apparteneva ai ranghi della sinistra.
Cosa sia la sinistra e a cosa corrisponde il suo tipo umano è presto detto. Si tratta di individui che in questo sistema si trovano perfettamente a loro agio (anche economicamente, sia chiaro), come quelli di centro e di destra, ma si compiacciono di autorappresentarsi come “alternativi” e, soprattutto, “più morali”. Contrapposti a quella tendente alla “conservazione”, essi rappresentano l’anima “dinamica” della liberaldemocrazia, quella che non è mai soddisfatta e che vorrebbe raggiungere sempre nuove “frontiere” (non a caso Kennedy è un loro mito). Stanno perennemente a lamentarsi dell’insufficiente livello dei “diritti” raggiunti (delle donne, degli immigrati, dei gay ecc.), infatuati come sono dell’idea di “Progresso”. Per essi la “democrazia” è sempre in “pericolo”: una posizione di comodo, da falsa coscienza, perché in questo modo, anziché dimostrare una volta per tutte a quali delizie ci porterebbe una “vera democrazia” (un po’ come il “vero comunismo”, da contrapporre come alibi al “socialismo reale”), possono ingannare se stessi e gli altri erigendosi a “sentinelle” della democrazia stessa, contro il “barbaro di turno”, che va da Fanfani ad Andreotti, da Cossiga a Berlusconi. Ma su Monti non fiatano.
Intendiamoci, dell’idea di “Progresso” sono permeati anche quelli di centro e di destra, “credenti” e non, e tutti, chi in un modo e chi nell’altro, vanno nella medesima direzione, che è quella contraria alle leggi che Dio ha dato agli uomini affinché possano raggiungere lo scopo per cui sono stati creati. Quindi, nessuna pietà per questa destra, che almeno qualche riferimento dottrinale ce l’aveva (penso alle opere di Guénon e di Evola, che circolavano in quell’ambiente prima che si genuflettesse al Muro del pianto); destra colpevole anch’essa del degrado e della perversione imperanti. Si pensi al fenomeno degli “yuppies”, negli anni Ottanta, a questi spregevoli arrivisti disposti a tutto pur di far carriera, che corrispondono al tipo umano incoraggiato negli anni in cui l’astro di Berlusconi cominciava a brillare. Lui, in fondo, è stato solo “il capo degli yuppies”, innamorati dell’America e della sua parodistica “civiltà”. Tutti sanno che cos’hanno voluto dire le tv private nel progressivo sfacelo di quella che ancora, fino agli anni Settanta, era una nazione degna di questo nome (tuttavia già recante i disastri dovuti alle “liberazioni” del ’45 e del ‘68).
Solo che in questi “antiberluscones” si è evidenziata al massimo grado l’ipocrisia e il perbenismo, quasi puritano, di chi si reputa, pur sguazzando magnificamente nella stessa melma putrida, “più morale” degli altri, storcendo il naso per i miliardi di Berlusconi dall’alto del suo stile di vita snob e completamente “borghese”. È così emersa l’inconcludenza e la vacuità di questa nuova generazione “di sinistra” (almeno gli stalinisti avevano un “carattere”!), che per dare addosso al “tiranno” non è che ha preteso il ristabilimento non dico dell’Ordine, ché quello sarebbe impossibile per chi crede nel “Progresso” e nel “laicismo”, ma almeno di quelle condizioni che, esistenti almeno fino agli anni Settanta-Ottanta, facevano dell’italiano - a prescindere dalle sue umili origini - una persona dignitosa.
Allora, se questi affetti da delirio monotematico ossessivo contro Berlusconi avessero avuto almeno due neuroni funzionanti, non avrebbero perso tempo nell’inscenare carnevalate d’ogni tipo per la tal “battuta” del Presidente del Consiglio o la “dignità offesa delle donne” (per futili motivi e non perché sono costrette a lavorare fuori di casa!).
Per non dire di peggio, ovvero quando per partito preso e malafede congenita hanno voluto a tutti i costi spargere fango anche in quelle occasioni in cui – almeno al confronto di quanto s’era visto sin lì – il governo Berlusconi ha dato prova di fare qualcosa di buono, dalle “casette” per i terremotati dell’Abruzzo (chissà cosa ne pensano gli emiliani nelle tende, informati che ormai lo Stato non può più sobbarcarsi le spese per la ricostruzione…) ad una guerra mondiale evitata per il rotto della cuffia quando il fantoccio georgiano Saakhasvili venne lanciato in un’evidente provocazione contro la Russia per far scoppiare un pandemonio.
Ma no, per questi scimuniti senza cervello, aprire alla Russia, e con ciò, bilanciare l’asfissiante e totalitario dominio americano (che evidentemente per loro non rappresenta un problema), non è una mossa intelligente. Putin è un “tiranno” e stop, e così anche Gheddafi, per la cui visita, dal chiaro significato geopolitico in grado di gettare nello sconforto gli anglo-americani, questa massa di decerebrati si profuse in una rituale quando demenziale protesta in nome dei diritti umani a suon di “Bella Ciao”!
Questo punto va chiarito ulteriormente per capire con che razza di canaglie si ha a che fare quando si parla di “sinistra”. Per un po’ hanno pensato di imbambolare la gente con le “marce contro la guerra”, ma da quella del 2003, all’insegna dell’equivoca bandiera arcobaleno e la parola d’ordine “né Bush né Saddam”, e con i prodromi dell’acquiescenza supina del 1999 quando fu la Yugoslavia ad essere aggredita dalla Nato, questo gregge belante che trovava insopportabile la presenza di Berlusconi ha accettato, per non dire approvato entusiasticamente, ogni aggressione dell’America e dei suoi tirapiedi.
Diciamocelo francamente, a loro l’America piace e parecchio, innamorati come sono di un’idea di libertà “anarchica” qual è quella che promana da Oltreatlantico prima con le bombe e poi con la persuasione occulta e il sistema imposto ai “liberati”. Limitati come sono nella comprensione della realtà, questi sprovveduti imbevuti di Hollywood e di idee tanto vaghe quanto confuse nella loro sentimentalità sono la massa di manovra perfetta per quelli che qualcuno definisce, senza mai definirli adeguatamente, “i poteri forti”. Sono le pecore ideali per essere immolate sull’altare di Mammona.
Credono a tutte le favole: dalla “liberazione” alla “santità della magistratura”. Si sono mai chiesti infatti se non è un po’ strano che in una nazione occupata qual è l’Italia la Magistratura possa aprire “liberamente” inchieste a raffica e spiccare avvisi di garanzia come noccioline all’indirizzo di un Presidente del Consiglio in carica, addirittura alla vigilia di un importante vertice internazionale? Mentre adesso, a giudicare dall’inerzia di questa casta investita dell’aura della virtù assoluta dal “popolo della sinistra”, sembra che a governare l’Italia vi sia non un governo diretta espressione del mondo della finanza apolide e dei consessi a porte chiuse, bensì una pattuglia di santi votati al servizio del prossimo!
Purtroppo, questa è la “democrazia”. Le persone sono generalmente troppo sprovvedute per comprendere il livello dell’inganno. Basta agitargli uno spauracchio (Berlusconi) e il gioco è fatto.
Così anche gli “antiberluscones” sono tornati da dove son venuti. Nulla erano e nel nulla sono tornati. Almeno Berlusconi era “qualcosa”, ma gli “antiberusconiani” cosa rappresentano? È un po’ come per il Fascismo. Ci piaccia o meno, aveva una sua “realtà”. Ma “l’antifascista”, nella sua posizione meramente “contro” e distruttiva, che livello di realtà può vantare? Non a caso, spesso la posizione degli “antiberluscones” era, nel cervellino ristretto di costoro, dettata da una convinzione “antifascista” (sulla genesi dell’antifascismo, made in anglo-america, ci sarebbe da scrivere non poco). Pensavano, con la caduta del “tiranno”, di rinverdire i fasti delle “radiose giornate”… e invece, eccoli svaniti nel nulla, con le giornate degli italiani che anziché “radiose”, tra spread che salgono e scendono, son diventate sempre più… ansiose!
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