29 settembre 2012
Basta con le elezioni, proviamo con il sorteggio
A casa mia, qualche settimana fa, è iniziato, in una serata uggiosa e piovigginosetta, un cineforum sugli zombie. Eravamo in 8 a vedere Zombieland, un film che non fa tanta paura ma fa tanto ridere. Quando ho proposto l’idea, in parecchi avevano inizialmente storto il naso. “Gli zombie, alla fine, che rappresentano?”. E così avevo tirato fuori l’anticonsumismo di Romero, la metafora degli zombie come consumatori affamatissimi – il secondo, ad esempio, è girato in un supermercato – che non vedono nient’altro che la loro preda, il prodotto finale, la ciccia. Poi sti giorni c’ho pensato ancora. E sono arrivato alla conclusione che il significato dei film sugli zombie – di quei pochi film fatti bene e che rimangono sempre attuali – non è che sia uno solo nel corso dei secoli. Cambia a seconda della zona geografica e del periodo storico. Qui in Italia, in questi tempi bui, gli zombie rappresentano sapientemente tutti quei politici che, ogni giorno che Dio concede all’Italia, cercano di incamerare più soldi possibile. Li divorano proprio, senza che la fame accenni mai ad attenuarsi. E così ne cercano sempre altri, di soldi, e in quantità sempre maggiori. La loro voracità è tale da creare stupore e orrore allo stesso tempo. “Ma non si saziano mai?” arriviamo a chiederci sbigottiti davanti alle ruberie quotidiane di cui si ha notizia. Come per gli zombie, anche per la classe politica dev’esser stato un virus, che è iniziato chissà dove e per colpa di chissà chi, e poi s’è diffuso a macchia d’olio. Arrivando, ai nostri giorni, a contaminare quasi tutto e quasi tutti. E gli zombie, proprio come nei film, nonostante la contrarietà generale, nonostante la guerra totale che gli viene scatenata contro, resistono e si moltiplicano. Perché contaminano i loro stessi nemici. Perché non finiranno mai di esistere.
Nella letteratura di genere, c’è un autore che ha fatto successo. Si chiama Max Brooks. Ed è riuscito, in World War Z, ad andare oltre il genere e a scrivere letteratura allo stato puro. Prima di pubblicare questo capolavoro, era conosciuto per aver scritto un vero e proprio manuale: “Manuale per sopravvivere agli zombie”. Non usa tanti giri di parole, il figlio di quel genio malefico di Brooks. Nel libro è scritto ovunque che l’unico modo di liberarsi dagli zombie è eliminarli. E’ chiaro che parole del genere, almeno in Italia, fanno venire in mente le Brigate Rosse e gli anni del terrorismo. Ma nel caso della metafora zombie-politica, è chiaro che l’eliminazione è solo virtuale. Basta non eleggere un politico da nessuna parte, nemmeno nel condominio di casa, che ritorna ad essere un cittadino normale. Destituirli, non rieleggerli. E non esiste la storia del doppio mandato. Perché un doppio mandato da una parte e un doppio mandato dall’altra, la frittata comunque viene fatta.
Dice: “E vabbè, come fai? Con il voto di scambio, le promesse, i voti comperati, questi l’elezione se la garantiscono comunque a vita”. E’ che fino ad oggi nessuno ha avuto il coraggio di tirarla fuori. Perché a parlare della soluzione finale, sono i politici stessi. E’ come se, nei film sugli zombie, a distribuire fucili e pallottole agli umani fossero loro stessi. Quindi la soluzione non può essere il doppio turno alla francese con la supercazzola, proposto da Flores d’Arcais. Né il maggioritario che desidera Pannella. Non è nemmeno il proporzionale puro che vorrebbero a sinistra e a destra. Non è la lista unica di impiegati Mediaset che sogna Berlusconi. Non è il Soviet che ancora desidera D’Alema.
L’unica via d’uscita è il sorteggio integrale aperto a tutti i cittadini maggiorenni. L’unico modo di trasformare l’elettorato passivo in elettorato attivo. Con i mezzi che oggi ci mette a disposizione la tecnologia, non serve nemmeno che vengano eletti i sorteggiatori, come avveniva in Grecia ai tempi di Pericle. Un computer ogni anno tira fuori 900 nominativi per il Parlamento, 20 per il Governo e per tutte le altre cariche che esistono in Italia. Unici requisiti: avere più di 18 anni e non stare in galera. Statisticamente, rispetto al presente, è possibile che non vi siano così tanti zombie come oggi. Ed è praticamente impossibile che uno zombie – qualcuno che si mette a mangiare durante l’incarico, rubacchiando a destra e manca, c’è sempre – venga sorteggiato una seconda volta. Con il sorteggio integrale poi ci sarebbero molte più donne al governo. Ci sarebbero molti più giovani. Non si farebbe distinzione tra cattolici e musulmani, tra ricchi e poveri. Non avrebbe più senso fare promesse o pagare i voti o scambiarsi le preferenze. Non avrebbe nemmeno più senso corrompere qualcuno. Non esisterebbero più i partiti, non avrebbero più senso le primarie. Non dovremmo ascoltare, almeno due-tre volte a settimana, i soliti politici pavoneggiarsi nei confronti televisivi che ormai assomigliano sempre più a fiction di terz’ordine. Non dovremmo più andare a convegni, conferenze, congressi, cooptati dal politico di turno che t’ha fatto mezzo favore e che adesso pensa di essersi comprato la tua anima.
Cancelleremo tutto, con un colpo di spugna. E avremmo sconfitto, per sempre, gli zombie.
di Graziano Lanzidei
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29 settembre 2012
Basta con le elezioni, proviamo con il sorteggio
A casa mia, qualche settimana fa, è iniziato, in una serata uggiosa e piovigginosetta, un cineforum sugli zombie. Eravamo in 8 a vedere Zombieland, un film che non fa tanta paura ma fa tanto ridere. Quando ho proposto l’idea, in parecchi avevano inizialmente storto il naso. “Gli zombie, alla fine, che rappresentano?”. E così avevo tirato fuori l’anticonsumismo di Romero, la metafora degli zombie come consumatori affamatissimi – il secondo, ad esempio, è girato in un supermercato – che non vedono nient’altro che la loro preda, il prodotto finale, la ciccia. Poi sti giorni c’ho pensato ancora. E sono arrivato alla conclusione che il significato dei film sugli zombie – di quei pochi film fatti bene e che rimangono sempre attuali – non è che sia uno solo nel corso dei secoli. Cambia a seconda della zona geografica e del periodo storico. Qui in Italia, in questi tempi bui, gli zombie rappresentano sapientemente tutti quei politici che, ogni giorno che Dio concede all’Italia, cercano di incamerare più soldi possibile. Li divorano proprio, senza che la fame accenni mai ad attenuarsi. E così ne cercano sempre altri, di soldi, e in quantità sempre maggiori. La loro voracità è tale da creare stupore e orrore allo stesso tempo. “Ma non si saziano mai?” arriviamo a chiederci sbigottiti davanti alle ruberie quotidiane di cui si ha notizia. Come per gli zombie, anche per la classe politica dev’esser stato un virus, che è iniziato chissà dove e per colpa di chissà chi, e poi s’è diffuso a macchia d’olio. Arrivando, ai nostri giorni, a contaminare quasi tutto e quasi tutti. E gli zombie, proprio come nei film, nonostante la contrarietà generale, nonostante la guerra totale che gli viene scatenata contro, resistono e si moltiplicano. Perché contaminano i loro stessi nemici. Perché non finiranno mai di esistere.
Nella letteratura di genere, c’è un autore che ha fatto successo. Si chiama Max Brooks. Ed è riuscito, in World War Z, ad andare oltre il genere e a scrivere letteratura allo stato puro. Prima di pubblicare questo capolavoro, era conosciuto per aver scritto un vero e proprio manuale: “Manuale per sopravvivere agli zombie”. Non usa tanti giri di parole, il figlio di quel genio malefico di Brooks. Nel libro è scritto ovunque che l’unico modo di liberarsi dagli zombie è eliminarli. E’ chiaro che parole del genere, almeno in Italia, fanno venire in mente le Brigate Rosse e gli anni del terrorismo. Ma nel caso della metafora zombie-politica, è chiaro che l’eliminazione è solo virtuale. Basta non eleggere un politico da nessuna parte, nemmeno nel condominio di casa, che ritorna ad essere un cittadino normale. Destituirli, non rieleggerli. E non esiste la storia del doppio mandato. Perché un doppio mandato da una parte e un doppio mandato dall’altra, la frittata comunque viene fatta.
Dice: “E vabbè, come fai? Con il voto di scambio, le promesse, i voti comperati, questi l’elezione se la garantiscono comunque a vita”. E’ che fino ad oggi nessuno ha avuto il coraggio di tirarla fuori. Perché a parlare della soluzione finale, sono i politici stessi. E’ come se, nei film sugli zombie, a distribuire fucili e pallottole agli umani fossero loro stessi. Quindi la soluzione non può essere il doppio turno alla francese con la supercazzola, proposto da Flores d’Arcais. Né il maggioritario che desidera Pannella. Non è nemmeno il proporzionale puro che vorrebbero a sinistra e a destra. Non è la lista unica di impiegati Mediaset che sogna Berlusconi. Non è il Soviet che ancora desidera D’Alema.
L’unica via d’uscita è il sorteggio integrale aperto a tutti i cittadini maggiorenni. L’unico modo di trasformare l’elettorato passivo in elettorato attivo. Con i mezzi che oggi ci mette a disposizione la tecnologia, non serve nemmeno che vengano eletti i sorteggiatori, come avveniva in Grecia ai tempi di Pericle. Un computer ogni anno tira fuori 900 nominativi per il Parlamento, 20 per il Governo e per tutte le altre cariche che esistono in Italia. Unici requisiti: avere più di 18 anni e non stare in galera. Statisticamente, rispetto al presente, è possibile che non vi siano così tanti zombie come oggi. Ed è praticamente impossibile che uno zombie – qualcuno che si mette a mangiare durante l’incarico, rubacchiando a destra e manca, c’è sempre – venga sorteggiato una seconda volta. Con il sorteggio integrale poi ci sarebbero molte più donne al governo. Ci sarebbero molti più giovani. Non si farebbe distinzione tra cattolici e musulmani, tra ricchi e poveri. Non avrebbe più senso fare promesse o pagare i voti o scambiarsi le preferenze. Non avrebbe nemmeno più senso corrompere qualcuno. Non esisterebbero più i partiti, non avrebbero più senso le primarie. Non dovremmo ascoltare, almeno due-tre volte a settimana, i soliti politici pavoneggiarsi nei confronti televisivi che ormai assomigliano sempre più a fiction di terz’ordine. Non dovremmo più andare a convegni, conferenze, congressi, cooptati dal politico di turno che t’ha fatto mezzo favore e che adesso pensa di essersi comprato la tua anima.
Cancelleremo tutto, con un colpo di spugna. E avremmo sconfitto, per sempre, gli zombie.
di Graziano Lanzidei
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