04 settembre 2012
La telefonata
M: Pronto? Presidente sono Mancino.
N: Pure io. Chi parla?
M: Ma Presidente, io sono Mancino di nome!
N: e ché io no? Mancino solo nominalmente, e da una vita poi!
M: Presidente, ho un grosso problema.
N: Dimmi compare, cioè volevo dire compagno!
M: I magistrati di Palermo mi vogliono incastrare.
N: Come si permettono? E’ un tiro mancino!
M: Presidente sia serio. Qui rischiamo tutti.
N: Voi forse! Io sono inviolabile e infallibile e chi mi tocca iddio lo fulmini.
M: Quello è il Papa, Presidente!
N: E chi sono io? Il Papa rosso, come Kautsky, buonanima dei rinnegati.
M: Presidente, Martelli!
N: Magari, qui non si batte più chiodo. Mica sono come Berlusconi io, non posso permettermi certe cadute di stile, lui è basso ed io sua altezza, se casco da quassù mi rompo!
M: Ma che ha capito? Martelli, Claudio Martelli. I giudici vogliono un contradditorio tra me e lui sulla trattativa Stato-Mafia degli anni ’90.
N. Eccoli lì gli incorreggibili, credono ancora di essere all’epoca di Tangentopoli, quando lasciavamo fare perché eravamo sicuri che avrebbero colpito solo dall’altra parte. Adesso utilizzano pure Martelli, falce e Martelli, questi giudici sono tutti dei comunisti! Aveva ragione B. che per sbattere fuori non si faceva sbattere dentro. Finché si faceva le governanti vabbé, del resto pure noi nella famiglia politica abbiamo avuto qualcuno che, si narra, allungasse un po’ le mani nonostante le sue battaglie morali. Poi però si è messo in testa di fare il governante ed allora…sta ancora sbattendosi tra un tribunale e l’altro il nanetto.
M: Presidente adesso però ci sono io nelle grinfie dei giudici, la situazione è grave, se finisco di fronte all’ex Ministro socialista mi ritrovo tra l’incudine e il Martelli, e se mi faccio male io in tanti sentiranno dolore. Capito?
N: Si si, stai tranquillo. Tu sai che io con queste quisquiglie non c’entro, tenevo i fili di ben altri discorsi internazionali. Vediamo, adesso escogitiamo qualcosa per seppellire la verità che non è mai rivoluzionaria ma piuttosto pericolosa, contrariamente a quel che diceva il povero Gramsci, uno di quei comunisti illusi e coerenti di una diversa epoca storica.
M: Presidente, sono molto preoccupato, la prego faccia qualcosa di sinistro.
N: ah, fammi pensare un momento! Non insabbiamento, non sotterramento, forse ostacolamento? Impedimento? Intralciamento?… no, no, non va bene…ma ecco ci sono, ho trovato! Invento un bel Coordinamento togato!
M: Grazie Presidente, lo Stato le è riconoscente!
N: dovere Mancino… dovere mancino.
di Gianni Petrosillo
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04 settembre 2012
La telefonata
M: Pronto? Presidente sono Mancino.
N: Pure io. Chi parla?
M: Ma Presidente, io sono Mancino di nome!
N: e ché io no? Mancino solo nominalmente, e da una vita poi!
M: Presidente, ho un grosso problema.
N: Dimmi compare, cioè volevo dire compagno!
M: I magistrati di Palermo mi vogliono incastrare.
N: Come si permettono? E’ un tiro mancino!
M: Presidente sia serio. Qui rischiamo tutti.
N: Voi forse! Io sono inviolabile e infallibile e chi mi tocca iddio lo fulmini.
M: Quello è il Papa, Presidente!
N: E chi sono io? Il Papa rosso, come Kautsky, buonanima dei rinnegati.
M: Presidente, Martelli!
N: Magari, qui non si batte più chiodo. Mica sono come Berlusconi io, non posso permettermi certe cadute di stile, lui è basso ed io sua altezza, se casco da quassù mi rompo!
M: Ma che ha capito? Martelli, Claudio Martelli. I giudici vogliono un contradditorio tra me e lui sulla trattativa Stato-Mafia degli anni ’90.
N. Eccoli lì gli incorreggibili, credono ancora di essere all’epoca di Tangentopoli, quando lasciavamo fare perché eravamo sicuri che avrebbero colpito solo dall’altra parte. Adesso utilizzano pure Martelli, falce e Martelli, questi giudici sono tutti dei comunisti! Aveva ragione B. che per sbattere fuori non si faceva sbattere dentro. Finché si faceva le governanti vabbé, del resto pure noi nella famiglia politica abbiamo avuto qualcuno che, si narra, allungasse un po’ le mani nonostante le sue battaglie morali. Poi però si è messo in testa di fare il governante ed allora…sta ancora sbattendosi tra un tribunale e l’altro il nanetto.
M: Presidente adesso però ci sono io nelle grinfie dei giudici, la situazione è grave, se finisco di fronte all’ex Ministro socialista mi ritrovo tra l’incudine e il Martelli, e se mi faccio male io in tanti sentiranno dolore. Capito?
N: Si si, stai tranquillo. Tu sai che io con queste quisquiglie non c’entro, tenevo i fili di ben altri discorsi internazionali. Vediamo, adesso escogitiamo qualcosa per seppellire la verità che non è mai rivoluzionaria ma piuttosto pericolosa, contrariamente a quel che diceva il povero Gramsci, uno di quei comunisti illusi e coerenti di una diversa epoca storica.
M: Presidente, sono molto preoccupato, la prego faccia qualcosa di sinistro.
N: ah, fammi pensare un momento! Non insabbiamento, non sotterramento, forse ostacolamento? Impedimento? Intralciamento?… no, no, non va bene…ma ecco ci sono, ho trovato! Invento un bel Coordinamento togato!
M: Grazie Presidente, lo Stato le è riconoscente!
N: dovere Mancino… dovere mancino.
di Gianni Petrosillo
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