04 febbraio 2013
MPS e Antonveneta
È noto che i guai di Montepaschi iniziarono nel 2007, quando acquisì la banca Antonveneta per 10,3 miliardi di euro, una cifra che prosciugava interamente il capitale sociale. Antonveneta era stata venduta ad ABN-Amro per circa un terzo di quella cifra, e poi rivenduta al Banco Santander per poco più di 6 miliardi. Nello stesso anno, Santander la rivendette a MPS ad un prezzo maggiorato di tre miliardi. Per coprire l'esborso non bastò l'aumento di capitale di 5 miliardi. MPS concluse una serie di scommesse derivate che non andarono a buon fine. Per mascherare le perdite in bilancio, MPS sostituì le vecchie scommesse con delle nuove, che immediatamente portavano soldi freschi, ma a scadenza sarebbero state perdenti per MPS, e il buco sarebbe aumentato. Sono noti almeno due di questi contratti: uno, chiamato Progetto Santorini, stipulato con Deutsche Bank, e l'altro, chiamato Alexandria, stipulato con Nomura. Si ritiene però che questo sia solo la punta dell'Iceberg.
Come mai MPS si avventurò nell'operazione Antonveneta, sborsando tre volte il valore della banca e dissanguandosi quando oltretutto era scoppiata la crisi finanziaria mondiale? La risposta potrebbe darla la Goldman Sachs, che fu "coordinatore globale" dell'acquisto. Ma Goldman era anche stata advisor di ABN nella prima acquisizione, quella osteggiata dal governatore Antonio Fazio che a causa di quella vicenda, come è noto, fu costretto a dimettersi.
Capo dell'ufficio europeo di Goldman Sachs all'epoca dell'accordo ABN-Antonveneta era un certo Mario Draghi, lo stesso Draghi che, nel dicembre 2006, sostituì il dimissionario Fazio. Lo stesso Draghi che era responsabile della supervisione bancaria quando MPS truccò il bilancio per mascherare le perdite sui derivati.
Ora Draghi dovrà rispondere del suo operato, assieme all'attuale governatore Visco e a Mario Monti il quale, come ha rilevato l'ex ministro Tremonti, ci teneva tanto a far approvare il pacchetto salva-MPS da averci posto la fiducia. Il ministro del Tesoro Vittorio Grilli ha indirettamente confermato le accuse di Tremonti, affermando che i guai di MPS "non sono un fulmine a ciel sereno. Sappiamo da un anno che la banca è in una situazione problematica".
by (MoviSol)
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04 febbraio 2013
MPS e Antonveneta
È noto che i guai di Montepaschi iniziarono nel 2007, quando acquisì la banca Antonveneta per 10,3 miliardi di euro, una cifra che prosciugava interamente il capitale sociale. Antonveneta era stata venduta ad ABN-Amro per circa un terzo di quella cifra, e poi rivenduta al Banco Santander per poco più di 6 miliardi. Nello stesso anno, Santander la rivendette a MPS ad un prezzo maggiorato di tre miliardi. Per coprire l'esborso non bastò l'aumento di capitale di 5 miliardi. MPS concluse una serie di scommesse derivate che non andarono a buon fine. Per mascherare le perdite in bilancio, MPS sostituì le vecchie scommesse con delle nuove, che immediatamente portavano soldi freschi, ma a scadenza sarebbero state perdenti per MPS, e il buco sarebbe aumentato. Sono noti almeno due di questi contratti: uno, chiamato Progetto Santorini, stipulato con Deutsche Bank, e l'altro, chiamato Alexandria, stipulato con Nomura. Si ritiene però che questo sia solo la punta dell'Iceberg.
Come mai MPS si avventurò nell'operazione Antonveneta, sborsando tre volte il valore della banca e dissanguandosi quando oltretutto era scoppiata la crisi finanziaria mondiale? La risposta potrebbe darla la Goldman Sachs, che fu "coordinatore globale" dell'acquisto. Ma Goldman era anche stata advisor di ABN nella prima acquisizione, quella osteggiata dal governatore Antonio Fazio che a causa di quella vicenda, come è noto, fu costretto a dimettersi.
Capo dell'ufficio europeo di Goldman Sachs all'epoca dell'accordo ABN-Antonveneta era un certo Mario Draghi, lo stesso Draghi che, nel dicembre 2006, sostituì il dimissionario Fazio. Lo stesso Draghi che era responsabile della supervisione bancaria quando MPS truccò il bilancio per mascherare le perdite sui derivati.
Ora Draghi dovrà rispondere del suo operato, assieme all'attuale governatore Visco e a Mario Monti il quale, come ha rilevato l'ex ministro Tremonti, ci teneva tanto a far approvare il pacchetto salva-MPS da averci posto la fiducia. Il ministro del Tesoro Vittorio Grilli ha indirettamente confermato le accuse di Tremonti, affermando che i guai di MPS "non sono un fulmine a ciel sereno. Sappiamo da un anno che la banca è in una situazione problematica".
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