C'è qualcosa di patologico nell'attenzione con cui da oltre due mesi si sta seguendo l'affaire monegasco: vera o falsa che sia, la vicenda è drammaticamente irrilevante rispetto allo stato di salute della Nazione.
Il triste spettacolo di questo scontro tra bande, scontro alimentato costantemente da scoop, smentite e contro-smentite, altro non è che un diversivo con cui si distrae l'attenzione dell'opinione pubblica (o di quel che ne rimane) dai problemi, ormai quasi irrisolvibili, che strangolano la società italiana, un abile esercizio di illusionismo politico con cui si cerca di accreditare la falsa idea che uno dei contendenti sia meglio (o meno peggio) dell'altro.
Con stimoli artificiali (ultimo quello della battuta di Bossi sul significato di S.P.Q.R.) si creano falsi impulsi di reazione sociale distogliendo l'attenzione dalle autentiche vergogne nazionali.
Che la vendita dell'appartamento di Montecarlo sia stato un affare per il venditore o configuri una regalia all'acquirente è questione di ben poco spessore di fronte alla condotta di una classe politica che tratta la cosa pubblica come un bene di sua esclusiva pertinenza e che cerca di consolidare le sue posizioni con una gestione clientelare del potere, anziché perseguire gli interessi della nazione.
Quello che dovrebbe indignare è il fatto che in Italia alligna e regna una classe politica (di destra, centrodestra, centro, centrosinistra e sinistra) che ha portato al collasso morale la società; alligna e regna un ceto politico che premia accoliti e famigli con consulenze e/o con stipendi di centinaia di migliaia di euro all'anno o con impieghi in società a partecipazione pubblica, mentre una generazione di precari non riesce a sbarcare il lunario e si vede preclusa la possibilità di una vita dignitosa.
Dovrebbe indignare il fatto che gli apparati di partito collochino i propri uomini di fiducia, spesso con doppi o tripli incarichi, in ruoli dirigenziali presso aziende, dipartimenti, società a partecipazione pubblica, mentre una moltitudine di giovani altamente qualificati è costretta ad emigrare oltreoceano per trovare un impiego che le è precluso dal sua non essere engagè.
Dovrebbe indignare, in alcuni casi, la vendita di case a prezzo agevolato (di proprietà di enti), acquistate da amici e conoscenti di politici, che, avvertiti per tempo, hanno potuto acquistarle “improvvisandosi inquilini” solo qualche mese prima della vendita, mentre giovani coppie senza santi in paradiso devono incatenarsi ad un mutuo trentennale per comprare una casa con vista tangenziale.
Dovrebbero indignare gli appalti frazionati in lotti di importo sotto soglia (cioè frazionati in modo da evitare il ricorso a gare di evidenza pubblica) per poter assegnare lavori e servizi ad imprese amiche.
Dovrebbe indignarci il fatto che questa classe politica ci sta togliendo la possibilità di pensare positivamente il futuro.
Insomma: dovremmo indignarci per quello che la classe politica fa quotidianamente e dovremmo agire di conseguenza, mandandoli tutti a lavorare -ma da precari- prima che sia troppo tardi.
Altro che Montecarlo.
Lorenzo Borrè
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