Un discorso che non risolve nulla.
Per ottenere una fiducia che non porta a nulla.
Lo prevedevano tutti, da Porta a Porta al Transatlantico, passando per l’editoriale-viatico di Galli della Loggia e per le stesse sconfortate ammissioni del Cavaliere riportate sul “Corriere”: “Mi fanno leggere tutte queste ipocrisie”…
Utilizzando l’italianese ormai tanto di moda tra i liberaldemocratici di tutti i colori, si può oggi chiosare che “il day after di Mr. Berlusconi è tal quale allo yesterday”.
Giustizia da rimodulare separando carriere e organi di controllo, infrastrutture da realizzare, indebitamento fermato, spesa pubblica pure, quoziente famiglia per i postdiccì e federalismo per i leghisti, tasse in meno per riavviare l’industria. Tutto come da copia e incolla. Anzi, peggio: tutto come da un copione unto e bisunto, sgualcito da sedici anni di continua lettura.
E adesso?
Adesso per la politica italiana lo spettacolo “va a ricominciare”, come prima, con i finioti in mezzo ai raggi della bicicletta governativa. Esattamente il contrario di quanto pensa il ministro La Russa e cioè che “non esiste in natura un essere a tre gambe, ergo…”: il mostro esiste eccome e per ragioni imperscrutabili è stato servito al popolo italiano per stampellare la legislatura. Il Pd ringrazia per la boccata di ossigeno rilasciata in punto di morte. Le altre “opposizioni” – centriste e populiste di ogni colore, con i grillini a latere – pure: potranno aumentare i toni di una lunga campagna elettorale già iniziata.
Il popolo italiano?
Il popolo italiano non conta. I più già disertano il voto ai partiti da lungo tempo e sempre in maggior numero. L’altra parte, quella che si fa ancora abbindolare da questo o quel richiamo delle vecchie sirenette ancora strenuamente in campo, sposterà il suo 1-2,5 per cento tra un polo e l’altro.
La Lega? Il pericolo verde?
Lasciamo perdere.
Fatevi invece i vostri conti preventivi. Contate il popolo italiano, detraete gli astenuti e quelli che scarabocchiano qualcosa sulle schede, eliminate i voti che vanno a finire a partitelli virtuali creati dalle segreterie dei partiti di regime o postcomunisti o postmissini senza futuro. Alla fine constaterete che al voto partecipa sì e no il 40% degli aventi diritto. Di quel 40%, poco più del 17 per cento è berlusconiano doc. Poco meno del 12 va al composito fronte “democratico” dei Bersani, Bindi e del neofita Vendola. Il 4,5% forse alla Lega, il 3,5% ai Disvalori dipietristi, il 3% ai fedeli dei Casini. Per amor di logica evitiamo di infilare pronostici sui finioti.
E con tali numeri, con una legge elettorale machiavellicamente costruita per evitare che un cittadino valga un voto e per delegare ai partiti del sistema il confezionamento ex ante degli eletti, quale governo potrà mai governare con sicurezza, con decisione, con esecutività, con “consenso di popolo”?
Al massimo riusciranno, come di consueto, a formare un qualche pateracchio che a volte dondola e a volte crolla ad ogni stormir di vento (brezze atlantiche, americane, israeliane, inglesi, belghe, russe… o starnuti da Francoforte o da Basilea, da Wall Street o dalla City).
Ahi, serva Italia…
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