Big bank: indebitatevi di più e il mondo vi sorriderà
Cosa ci riserva il 2012 in tema di crisi? La Germania lascerà l’euro oppure la Bce si deciderà ad emettere gli eurobond? Va quasi da sé che una cosa esclude l’altra. Se l’euro e l’Europa perdono la locomotiva tedesca, pensare a una mutualizzazione del debito sovrano degli altri paesi membri è pura follia. In realtà, non dovrebbero accadere nessuna delle due cose: perché alla Germania conviene tenersi una moneta sicuramente più debole dell’eventuale nuovo marco, ai fini di cambio sul mercato extra-continentale, e perché secondo Mario Draghi, in una recentissima intervista al Financial Time «non ci possono essere emissioni comuni» (di eurobond, s’intende) essendo impensabile «una garanzia reciproca ed una possibilità di spesa separata». E siccome, il percorso per arrivare a un bilancio unico per tutti i 26 paesi della Ue è quanto meno impervio, l’ipotesi delle euro-obbligazioni non sembra essere esattamente dietro l’angolo.
Eppure, qualcosa deve essere fatto. Anzi, è già stato fatto. Anche se non è esattamente quanto sarebbe auspicabile. Infatti, qualche settimana fa, la Bce ha gentilmente elargito a 500 banche sparse sul continente qualcosa come 489,2 miliardi di euro al fine di garantire la liquidità per finanziare l’economia reale delle piccole imprese e delle famiglie che, così ci fanno sapere, per l’80% ricorrono ai prestiti degli istituti di credito. Alle banche italiane, sono andati 40,2 miliardi di euro, ovvero più del doppio di quanto la manovra da lacrime e sangue messa in atto dal Governo Monti, fra Imu, accise e Iva, ci farà pagare. Insomma, la Banca centrale europea versa alle banche italiane, al tasso irrisorio dell’1%, una montagna di soldi per finanziare famiglie e imprese che sono costrette ad indebitarsi, ad un tasso ben superiore all’1%, per pagare i debiti dello stato. Bisogna ammetterlo: il meccanismo infernale del debito permanente di tutti, uomini e stati, verso chi stampa i nostri soldi per poi prestarceli ad interesse è geniale. E non consente vie di uscita: più paghi, più sarai costretto a pagare.
Per esempio, la Crédit Suisse, fine analista delle cose finanziarie europee, prevede che nel 2012 i titoli di stato decennali italiani toccheranno il tasso record del 9% e quelli francesi il 5%. L’intero sistema monetario europeo, a quel punto, potrebbe collassare. A meno che… A meno che non siano gli stessi speculatori a fare un passo indietro nel timore che il crollo faccia diventare carta straccia i titoli in loro possesso. Il che varrebbe quanto il bel gesto del torturatore che protraesse l’agonia del condannato per paura di perdere il lavoro.
In questo scenario che chiamare buio è un eufemismo, c’è pure chi ha trovato la radice del male: consumiamo poco. Consumando poco, non incentiviamo la produzione. E se non incentiviamo la produzione, è recessione. Infatti, per il 2012 le più rinomate agenzie di rating prevedono un andazzo di questo tipo per il Pil: Francia +0,5% (dal previsto +0,8%), della Germania +0,8% (da +1%) e dell’Italia +0,1% (da +0,2%). «La recessione che si sta avvicinando all’Europa ha colpito prima Spagna, Portogallo e Grecia e adesso si sta allargando verso i Paesi “core” della zona euro, Francia e Germania» commenta Jean Michel Six, capo-economista di Standard & Poor’s. La domanda, allora, è: come si fa a sostenere la produzione se i soldi destinati al consumo se ne vanno per pagare il fisco e, al contempo, salari e pensioni vengono congelati? Semplice: che glieli ha dati a fare quasi 500 miliardi di euro la Bce alle banche territoriali? Accendete un altro mutuo e il mondo vi sorriderà.
C’è una parola chiave che il vertice di Bce, il privatizzatore di tutto il privatizzato in Italia fra il 1993 e il 2001, Mario Draghi, usa con costanza: “credibilità”. A parer suo è tutto un problema di credibilità. Più sei credibile, più inneschi il meccanismo virtuoso degli investimenti. E come si fa ad essere credibili? Pagando i debiti. Ma se pago i debiti, contraendo nuovi debiti, sono più o meno credibile per gli investitori? Secondo Mario Draghi, lo sei. E con la recessione come la mettiamo? Finanziamo le banche che finanziano te: così puoi consumare di nuovo e di più. Insomma, più ti impoverisci, più ti indebiti e più sei credibile. Più sei credibile e più puoi indebitarti. Sembra quasi la perifrasi del celebre ed esilarante siparietto di Gianni e Pinotto dove, alla domanda: «Who’s on first?» la risposta del nome del giocatore di prima base, «Who» innescava la ripetizione della domanda e della risposta in un equivoco infinito. Solo che, nel nostro caso, non c’è proprio niente da ridere.
di Miro Renzaglia
Big bank: indebitatevi di più e il mondo vi sorriderà
Cosa ci riserva il 2012 in tema di crisi? La Germania lascerà l’euro oppure la Bce si deciderà ad emettere gli eurobond? Va quasi da sé che una cosa esclude l’altra. Se l’euro e l’Europa perdono la locomotiva tedesca, pensare a una mutualizzazione del debito sovrano degli altri paesi membri è pura follia. In realtà, non dovrebbero accadere nessuna delle due cose: perché alla Germania conviene tenersi una moneta sicuramente più debole dell’eventuale nuovo marco, ai fini di cambio sul mercato extra-continentale, e perché secondo Mario Draghi, in una recentissima intervista al Financial Time «non ci possono essere emissioni comuni» (di eurobond, s’intende) essendo impensabile «una garanzia reciproca ed una possibilità di spesa separata». E siccome, il percorso per arrivare a un bilancio unico per tutti i 26 paesi della Ue è quanto meno impervio, l’ipotesi delle euro-obbligazioni non sembra essere esattamente dietro l’angolo.
Eppure, qualcosa deve essere fatto. Anzi, è già stato fatto. Anche se non è esattamente quanto sarebbe auspicabile. Infatti, qualche settimana fa, la Bce ha gentilmente elargito a 500 banche sparse sul continente qualcosa come 489,2 miliardi di euro al fine di garantire la liquidità per finanziare l’economia reale delle piccole imprese e delle famiglie che, così ci fanno sapere, per l’80% ricorrono ai prestiti degli istituti di credito. Alle banche italiane, sono andati 40,2 miliardi di euro, ovvero più del doppio di quanto la manovra da lacrime e sangue messa in atto dal Governo Monti, fra Imu, accise e Iva, ci farà pagare. Insomma, la Banca centrale europea versa alle banche italiane, al tasso irrisorio dell’1%, una montagna di soldi per finanziare famiglie e imprese che sono costrette ad indebitarsi, ad un tasso ben superiore all’1%, per pagare i debiti dello stato. Bisogna ammetterlo: il meccanismo infernale del debito permanente di tutti, uomini e stati, verso chi stampa i nostri soldi per poi prestarceli ad interesse è geniale. E non consente vie di uscita: più paghi, più sarai costretto a pagare.
Per esempio, la Crédit Suisse, fine analista delle cose finanziarie europee, prevede che nel 2012 i titoli di stato decennali italiani toccheranno il tasso record del 9% e quelli francesi il 5%. L’intero sistema monetario europeo, a quel punto, potrebbe collassare. A meno che… A meno che non siano gli stessi speculatori a fare un passo indietro nel timore che il crollo faccia diventare carta straccia i titoli in loro possesso. Il che varrebbe quanto il bel gesto del torturatore che protraesse l’agonia del condannato per paura di perdere il lavoro.
In questo scenario che chiamare buio è un eufemismo, c’è pure chi ha trovato la radice del male: consumiamo poco. Consumando poco, non incentiviamo la produzione. E se non incentiviamo la produzione, è recessione. Infatti, per il 2012 le più rinomate agenzie di rating prevedono un andazzo di questo tipo per il Pil: Francia +0,5% (dal previsto +0,8%), della Germania +0,8% (da +1%) e dell’Italia +0,1% (da +0,2%). «La recessione che si sta avvicinando all’Europa ha colpito prima Spagna, Portogallo e Grecia e adesso si sta allargando verso i Paesi “core” della zona euro, Francia e Germania» commenta Jean Michel Six, capo-economista di Standard & Poor’s. La domanda, allora, è: come si fa a sostenere la produzione se i soldi destinati al consumo se ne vanno per pagare il fisco e, al contempo, salari e pensioni vengono congelati? Semplice: che glieli ha dati a fare quasi 500 miliardi di euro la Bce alle banche territoriali? Accendete un altro mutuo e il mondo vi sorriderà.
C’è una parola chiave che il vertice di Bce, il privatizzatore di tutto il privatizzato in Italia fra il 1993 e il 2001, Mario Draghi, usa con costanza: “credibilità”. A parer suo è tutto un problema di credibilità. Più sei credibile, più inneschi il meccanismo virtuoso degli investimenti. E come si fa ad essere credibili? Pagando i debiti. Ma se pago i debiti, contraendo nuovi debiti, sono più o meno credibile per gli investitori? Secondo Mario Draghi, lo sei. E con la recessione come la mettiamo? Finanziamo le banche che finanziano te: così puoi consumare di nuovo e di più. Insomma, più ti impoverisci, più ti indebiti e più sei credibile. Più sei credibile e più puoi indebitarti. Sembra quasi la perifrasi del celebre ed esilarante siparietto di Gianni e Pinotto dove, alla domanda: «Who’s on first?» la risposta del nome del giocatore di prima base, «Who» innescava la ripetizione della domanda e della risposta in un equivoco infinito. Solo che, nel nostro caso, non c’è proprio niente da ridere.
di Miro Renzaglia
Nessun commento:
Posta un commento