Il Presidente del Consiglio Italiano, Mario Monti, accompagnato dal ministro della Difesa Italiana, Giampaolo Di Paola e da quello degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, è stato in Libia, dove ha firmato la “Dichiarazione di Tripoli”.
Questo documento, siglato ufficialmente per “rafforzare il legame di amicizia e collaborazione tra i due Paesi”, non ha alcun valore per il popolo libico.
E non ha alcun valore per due importantissimi motivi:
1) l’attuale governo fantoccio libico non ha alcuna autorità politica e non garantisce nè rappresenta l’unità del popolo libico, ma solo una fazione di esso, parte della quale è cerebrolesa (4 fanatici del “allahuakbar”, i quali con Gheddafi non riuscivano a trafficare e intrallazzare liberamente come volevano), parte della quale è infiltrata di terroristi al-qaedisti (ai quali non interessa nulla della Libia, ma solo le loro elucubrazioni psicopatico-teologiche, e che prendono orudini dal Qatar, cioè dagli USA) e parte della quale (i ratti) si è venduta apertamente ai forestieri, dai quali hanno ottenuto armi, effimero potere, la devastazione della propria terra, ed un pugno di soldi, sporchi del sangue dei fratelli .
2) i libici dovrebbero ormai averlo capito, che i contratti stipulati con l’Italia, sinchè resterà una “colonia americana”, non valgono la carta sulla quale sono stati scritti. Erano stati già stipulati contratti d’amicizia e collaborazione, di rapporti commerciali e politici con l’Italia, recentemente, non più di un paio d’anni fa, con grande esaltazione mediatica del fatto, ricevimenti in pompa magna, baciamano e scambi tra le due nazioni. E cosa è successo poi? Ha rispettato l’Italia gli accordi ancora freschi d’inchiostro? No! Appena il padrone americano ha dato l’ordine, le marionette politiche italiane hanno obbedito, concedendo il suolo italiano come base militare per gli attacchi e bombardamenti aerei compiuti ai danni della Libia, e del popolo libico, da parte di americani, francesi, quatariani, e gli italiani stessi hanno usato i propri aerei per sganciare sulla Libia centinaia di bombe, uccidendo migliaia di persone di una nazione sino a pochi mesi prima “amica”. Se solo avessero una coscienza e non una cloaca al posto del cuore, coloro che erano al comando della portaerei Italia si dovrebbero solo vergognare. Quindi, sinchè l’Italia sarà una colonia americana, gestita da un porcilaio di incapaci e corrotti, qualsiasi contratto con essa stipulato sarà da considerarsi immondizia pura.
Quanto sopra detto vale per stabilire la credibilità che si può dare ai politici italiani eletti secondo i parametri della loro perversa e deviata idea di “democrazia”.
Ma se i politici italiani al governo della nazione, come quelli odierni, non sono stati neppure “democraticamente” eletti dal popolo (neanche con elezioni truffa come quelle con cui gli italiani sono stati presi in giro per anni: basti dire che l’italiano, con l’attuale legge elettorale, non può neppure scegliere la persona da eleggere, ma solo un gruppo, e sarà poi la mafia dei partiti a decidere chi sia il più servizievole da nominare…), ma cooptati, senza elezioni popolari, tra tecnici e uomini di fiducia del gruppo bancario usuraio mondiale Goldman Sachs, nonchè appartenenti a gruppi di potere massonici, come il Gruppo Bilderberg e la Trilateral Commission, di cui Mario Monti fa parte, quale affidabilità potranno mai garantire ai partner con i quali firmano documenti a destra e manca? Zero.
Il precedente Premier italiano, Silvio Berlusconi, era certamente un uomo d’affari, e sicuramente metteva al primo posto “i suoi affari”, i quali però siccome coincidevano anche spesso con quelli italiani (per il semplice fatto che i suoi investimenti sono soprattutto in Italia), parzialmente sarebbero stati positivi, sia per l’Italia che per coloro i quali con lui stipulavano contratti: gli affari devono accontentare entrambe le parti.
Poi Berlusconi commise l’errore di pensare di poter fare “di testa sua”, di fare affari direttamente con le nazioni produttrici di gas e petrolio, illudendosi che, siccome era stato sin’ora un servo fedele, gli avrebbero lasciato un piccolo margine di manovra. Errore: un servo è un servo. Punto. E deve obbedire e fare solo gli interessi del padrone. E siccome Berlusconi era stato un po’ (ma molto poco) riluttante a bombardare la Libia, e un po’ riluttante a massacrare gli italiani di tasse e permettere alle multinazionali anglo-americane (tutte giudaico-sioniste, basta guardare i cognomi di chi le amministra e seguirne le vicende) di rubare le ricchezze italiane ancora rimaste sul mercato, ecco che scattò il ricatto finanziario, e Berlusconi perdette in un sol colpo, durante l’ultimo G20 cui partecipò, parecchi miliardi delle sue azioni in borsa.
Berlusconi capì che era tempo di dimettersi, prima di finire sul lastrico. Ed il comunista a stelle e strisce Giorgio Napolitano (che avvalora il detto popolare “l’erba gramigna non muore mai”) propose al suo posto Mario Monti. Ovviamente tutto lo schieramento politico italiano presente in Parlamento, eccezion fata per la Lega Nord, approvò con un’ovazione (specie le nuove sinistre bancarie americaniste e sioniste che scalpitano per tornare a ricoprire il loro ruolo ufficiale di parassiti di stato e zerbini del capitale apolide).
Si vide così, chiaramente, chi fosse nel libro paga della lobby banchiera: praticamente tutti, esclusa la già citata Lega Nord, e Domenico Scilipoti, che addirittura per marcare la sua disapprovazione si presentò in Parlamento con una fascia nera al braccio in segno di lutto.
Mario Monti, ormai lo sanno anche i sassi, è anche un supervisor della Goldman Sachs; quella stessa Goldman Sachs che aveva creato, attraverso un giro di agenzie di rating e borsistiche a lei collegate, seri problemi agli affari di Berlusconi nonchè la perdita di parecchi miliardi all’Italia (di risparmi dei cittadini italiani). E tutt’ora sta mettendo in ginocchio l’Europa attraverso la moderna catena usuraia di Wall Street e della Borsa mondiale. La stessa Goldman Sachs ricopre una parte importantissima nella gestione e amministrazione dell’americana FED: la stessa Federal Reserve che stampa la moneta americana per venderla al governo USA, contro la quale si era schierato Kennedy e perciò fu assassinato (poco dopo aver fatto stampare oltre 4 miliardi di dollari con la scritta “proprietà del popolo americano” e non della FED); la stessa FED alla quale invece Obama proclamava di voler attribuire maggiori poteri. Che bel Nobel…per l’usura…
La Goldman Sachs, ricordiamolo, è quella struttura diretta da menti israelite che ha abilmente rubato, potremmo dire “con destrezza” il 98% delle ricchezze finanziarie libiche.
I riferiementi a tale affermazione sono pubblici e noti alla stampa internazionale, che ne da’ notizia a questi links [1] – [2] - [3] – [4] - [5] – e molti altri ancora…ne stiamo facendo una raccolta in PDF.
Quindi, la Israelo-Americana Goldman Sachs, che ha derubato la Libia, l’Italia e nazioni varie, che si cela quindi dietro agli interessi delle guerre USA nel mondo, essendo che i suoi interessi sono gli stessi, avrebbe messo un suo fedele servitore, Mario Monti (mentre l’altro Mario, Draghi, sempre uomo della Goldman Sachs, è stato posto a capo della Banca Europea) a mettere ordine sulla ‘scena del crimine’ libico. Il partner libico di Mario Monti è poi quell’Abdurrahim el-Keib che ben conosciamo, formatosi negli USA e con lunga esperienza in campo petrolifero presso il Petroleum Institute degli Emirati Arabi Uniti.
Bella squadretta vero?
Il trattato, tra la colonia Italia e la nuova colonia Libia, riguarda non solo accordi economici e finanziari (quelli ormai erano stati rapinati, svenduti o imposti da tempo), ma soprattutto l’apporto italiano nel controllo e repressione della Resistenza libica Verde, quella che impedisce il controllo terroristico totale del territorio libico da parte delle forze traditrici della Jamahiriya, quelle arroccate a Bengasi, e nel disarmo delle sacche ‘ribelli’, composte da quelle fazioni di Nato-mercenari che come schegge impazzite si scontrano per la spartizione del bottino e delle aree petrolifere, come si addice a vere e proprie gangs mafiose, creando ai pupazzi del NTC problemi di gestione interna del potere.
Le Forze armate italiane infatti forniranno sostegno al nuovo governo fantoccio libico del CNT (NTC). Ciò vuol dire nuove armi, militari italiani sul terreno libico, addestramento di assassini e delinquenti comuni, che hanno già fatto tornare la Libia indietro di 60 anni almeno, qualcuno dice all’età della pietra.
L’Italia dovrà fare insomma il lavoro più sporco e più rischioso, a terra, mettendo a rischio giovani vite, come già fatto in altre aree e con altre “missioni di pace”. Certamente anche qui poi ci diranno che è per “la democrazia”.
Oltre al Primo Ministro italiano Mario Monti ed al cameriere delle banche libico Abdurrahim el-Keib, erano infatto presenti i rispettivi titolari della Difesa, e stretta collaborazione è stata garantita dai titolari dei ministeri dello Sviluppo, Corrado Passera e quello dell’Interno, Annamaria Cancellieri.
Presente era anche l’amministratore dell’Eni, Paolo Scaroni. Una presenza simbolica, in quanto, rispetto al trattato di amicizia italo-libico, siglato tra Muammar Gaddafi e Silvio Berlusconi, il governo fantoccio libico del NTC ha fatto sapere che di esso sarà preservata solo la parte relativa al risarcimento che l’Italia si è impegnata a versare per il periodo coloniale. Mentre si conferma invece l’accettazione delle scuse italiane. Certo, non poteva essere diversamente. Come dicono in Italia: cornuti e mazziati, cioè traditi e bastonati.
Le commesse più ghiotte ed i contratti più importanti sono nelle mani franco-anglo-americane, e l’Italia è stata usata solo come una serva, a cui lasciare gli avanzi ed a cui affidare compiti sporchi.
I conti tornano, la rapina viene tecnicamente perfezionata: la Libia, dopo una parentesi di indipendenza e progresso in ogni campo, prosperità nazionale ed esempio di riconquista di dignità e riscatto per tutte le nazioni africane, torna ad essere la colonia di sempre. L’Italia, la sua parentesi di libertà se l’è giocata decenni e decenni fa, ed ora non le resta che servire ed obbedire agli ordini dei padroni in kippà, mediterranei e d’oltre oceano.
La dignità del popolo italiano sembra oggi però voler cercare un riscatto nelle insorgenze in corso, che dalla Sicilia stanno in questi giorni lanciando un messaggio chiaro a tutti gli italiani: liberiamoci dai parassiti delle banche, dai loro servi inutili, dal signoraggio bancario che ci sta strangolando. Riprendiamoci l’onore e la dignità, le ricchezze del nostro paese, che da sole basterebbero a dare sicurezza e serenità a tutti gli italiani. Riprendiamoci l’Italia.
Sarà un messaggio che il resto degli italiani saprà cogliere e sviluppare? Riusciranno gli italiani a liberarsi dalla morsa imposta dalla setta usuraia? Si affrancheranno da tutta la propaganda mediatica e cultura viziata, con la quale sono bombardati sin da piccoli? La speranza è che ce la possano fare. La certezza è che questa strada, per la riconquista nazionale e l’onore perso, è lastricata di dolore e sangue.
I libici, quelli veri, che sono la maggioranza della popolazione, che non si sono scordati della Libia che è stata loro distrutta, del benessere che avevano raggiunto, del rispetto che avevano conquistato tra le altre nazioni africane, che hanno visto di che pasta sono fatti i “ribelli” del NTC (un branco di vili traditori, assassini, stupratori e ladri), questo problema almeno non ce l’hanno: loro hanno già sofferto, stanno sofrendo, a migliaia e migliaia imprigionati e torturati a morte dai “liberatori”, stanno già combattendo la loro Resistenza, e le loro strade sono già lastricate di sangue. Non c’è altra strada per liberarsi dalle catene imposte senza scrupolo dai banksters gangsters stranieri e dai loro tirapiedi locali.
Gli italiani non credano che liberarsi degli strozzini planetari, che si sono impadroniti della loro terra, che si sono arroccati come un cancro maligno nei gangli del potere e nelle istituzioni, che sono radicati come sanguisughe sulla pelle della gente che lavora onestamente, sarà cosa facile e indolore: la Resistenza (1) non è un pranzo di gala.
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