24 settembre 2006
L'Aiea denuncia gli Usa: "Iran, dossier disonesto"
L'AIEA smentisce il Congresso americano. Un rapporto recente sulla pericolosità nucleare dell'Iran contiene «affermazioni erronee., fuorvianti e non sostanziate», accusa l'Agenzia internazionale sull'energia atomica. E non sbaglia mai per difetto. Se di errori si tratta vanno sempre nel senso di magnificare l'entità della minaccia che Teheran costituirebbe per il resto del mondo. Anche a costo di pesantissime forzature che lo rendono, in certe parti, «oltraggioso e disonesto». Come quando sostiene che la Repubblica islamica starebbe producendo uranio "weapons-grade", buono per fini militari, nella centrale di Natanz. «Non è corretto» si legge nella denuncia spedita da Vienna, perché quello è arricchito al 90% mentre gli iraniani sono arrivati solo al 3,5%. Una differenza abissale [quella che c'è tra un reattore ad uso pacifico ed un bomba, ndr].
Nel giorno in cui il presidente Mahmud Ahmadinejad offre generiche aperture («siamo disponibili, pronti per nuove condizioni») ma senza neppure prendere in considerazione l'ipotesi della sospensione del programma, lo scontro tra Aiea e amministrazione Bush raggiunge livelli inediti. Nel rapporto di 29 pagine compilato dal comitato parlamentare per l'intelligence Usa glierrori gravi sarebbero cinque.Ma fonti del Washington Posi sostengono che le dichiarazioni indimostrabili sono una dozzina. Tutta farina del sacco del repubblicano Fredrick Fleitz, ex agente CIA e assistente particolare dell'ambasciatore all'Onu John Bolton, uno dei più entusiasti teorici del "cambio di regime" a Teheran. A un certo punto si legge che El Baradei, il capo dell'Agenzia, avrebbe licenziato un ispettore troppo zelante nel segnalare i rischi del programma nucleare. Un'invenzione di sana pianta. Che fa il paio con una campagna piuttosto scoperta, durante il primo mandato Bush, per far fuori il riottoso direttore generale che tanti dubbi aveva espresso sulle armi di distruzione di massa irachene. Il rapporto contestato sembra essere stato chiuso in tutta fretta. «Contiene una quantità di semplificazioni che presentano la minaccia iraniana come assai più grave di quel che è» ammette con il Post Jane Harman, vice presidente del comitato. Lo stesso Fleitz è ora al lavoro sulla Corea del Nord. E chi ha visto la bozza avverte: le illazioni abbondano.
di RICCARDO STAGLIANO'
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24 settembre 2006
L'Aiea denuncia gli Usa: "Iran, dossier disonesto"
L'AIEA smentisce il Congresso americano. Un rapporto recente sulla pericolosità nucleare dell'Iran contiene «affermazioni erronee., fuorvianti e non sostanziate», accusa l'Agenzia internazionale sull'energia atomica. E non sbaglia mai per difetto. Se di errori si tratta vanno sempre nel senso di magnificare l'entità della minaccia che Teheran costituirebbe per il resto del mondo. Anche a costo di pesantissime forzature che lo rendono, in certe parti, «oltraggioso e disonesto». Come quando sostiene che la Repubblica islamica starebbe producendo uranio "weapons-grade", buono per fini militari, nella centrale di Natanz. «Non è corretto» si legge nella denuncia spedita da Vienna, perché quello è arricchito al 90% mentre gli iraniani sono arrivati solo al 3,5%. Una differenza abissale [quella che c'è tra un reattore ad uso pacifico ed un bomba, ndr].
Nel giorno in cui il presidente Mahmud Ahmadinejad offre generiche aperture («siamo disponibili, pronti per nuove condizioni») ma senza neppure prendere in considerazione l'ipotesi della sospensione del programma, lo scontro tra Aiea e amministrazione Bush raggiunge livelli inediti. Nel rapporto di 29 pagine compilato dal comitato parlamentare per l'intelligence Usa glierrori gravi sarebbero cinque.Ma fonti del Washington Posi sostengono che le dichiarazioni indimostrabili sono una dozzina. Tutta farina del sacco del repubblicano Fredrick Fleitz, ex agente CIA e assistente particolare dell'ambasciatore all'Onu John Bolton, uno dei più entusiasti teorici del "cambio di regime" a Teheran. A un certo punto si legge che El Baradei, il capo dell'Agenzia, avrebbe licenziato un ispettore troppo zelante nel segnalare i rischi del programma nucleare. Un'invenzione di sana pianta. Che fa il paio con una campagna piuttosto scoperta, durante il primo mandato Bush, per far fuori il riottoso direttore generale che tanti dubbi aveva espresso sulle armi di distruzione di massa irachene. Il rapporto contestato sembra essere stato chiuso in tutta fretta. «Contiene una quantità di semplificazioni che presentano la minaccia iraniana come assai più grave di quel che è» ammette con il Post Jane Harman, vice presidente del comitato. Lo stesso Fleitz è ora al lavoro sulla Corea del Nord. E chi ha visto la bozza avverte: le illazioni abbondano.
di RICCARDO STAGLIANO'
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