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I fatti che stanno sconvolgendo il Giappone ripropongono più e più volte, tante quante sono le immagini che ci scorrono quotidianamente sotto gli occhi, interrogativi agghiaccianti e riflessioni profonde. L’insensatezza del progresso sfrenato, l’accecata ossessione per la crescita, il culto dell’atomo, lo sviluppo a tutti i costi hanno contropartite tremende e ricadute fatali.
Il Giappone è uno dei paesi che più degli altri ha fatto dello sviluppo economico, industriale e tecnologico una testa d’ariete per sfondare i mercati internazionali, per crescere esponenzialmente, per sedere al tavolo dei grandi della terra. Le conseguenze però non sempre hanno i colori sfavillanti delle ultime macchinette digitali, la bellezza e la sicurezza dell’ultima automobile piazzata sul mercato.
Non sempre, anzi, quasi mai perché il retroterra dannato del progresso è un deserto, una fanghiglia marcescente che fagocita terre ed uomini e sputa cadaveri e carcasse ed è tanto più ritroso quanto più schifose sono le attività da insabbiare, tanti quanti sono i morti di cui dimenticarsi.
Era il 1956 quando nella baia di Minamata, cittadina di pescatori nella Prefettura di Kumamoto, fu scoperta per la prima volta quella che è passata alla storia proprio come la malattia di Minamata.
Si tratta di una sindrome neurologica causata da avvelenamento da mercurio che provoca atassia (progressiva perdita del coordinamento muscolare); parestesia (alterazione della sensibilità degli arti, i particolare la perdita del senso del tatto a livello topico); indebolimento del campo visivo, perdita dell’udito, difficoltà ad articolare le parole, disordine mentale. Paresi. Morte.
La Chisso Corporation, un’industria chimica installata nella zona, sversava le acque reflue contaminate da metilmercurio proprio nella baia
Era successo che la Chisso Corporation, un’industria chimica installata nella zona, sversasse le acque reflue contaminate da metilmercurio proprio nella baia, nel mare di Shiranui. Uno sversamento costante, durato ininterrottamente dal 1932 al 1968. Il metilmercurio si è depositato nei fanghi, sul fondo del mare, di cui si nutrono numerosi microrganismi alla base della catena alimentare.
La sostanza è stata quindi assorbita anche da crostacei e molluschi risalendo la catena alimentare fino alla tavola degli abitanti del luogo, la cui dieta è principalmente a base di pesce. I primi ad avvertire i sintomi della malattia furono proprio i pescatori che lavoravano nella baia. Da allora, i casi di avvelenamento ed i conseguenti decessi si susseguirono a ritmo incalzante per più di trent’anni, includendo uomini e animali.
Né la Chisso, né il Governo hanno fatto nulla per evitare il disastro. Dopo i primi casi eclatanti, il morbo di Minamata fu ufficialmente riconosciuto, ma di anni, da quel 1956, ne passarono almeno dodici prima di stabilire il legame fra l’inquinamento prodotto dalla Chisso e la malattia. Durante questi anni non solo l’industria chimica negò la propria responsabilità per la sindrome, ma addirittura l’utilizzo del mercurio nei propri impianti.
La sindrome di Minamata è una sindrome neurologica causata da avvelenamento da mercurio che può causare persino la morte
Da allora, fu necessario aspettare il 1968 affinché la Chisso smettesse di sversare acque contaminate nella baia, ma il danno era ormai irreversibilmente compiuto. Oltre alle persone contaminate perché si cibavano del pesce carico di mercurio, già da tempo si registravano anche nascite di bambini malati, sintomo inequivocabile che il morbo si trasmetteva anche al feto.
Il Governo di Tokyo, tuttavia, aveva deciso che la diffusione della malattia si era conclusa con l’interruzione degli scarichi, nel 1968, e nessuno che fosse nato dopo quell’anno poteva essere avvelenato. Questo nonostante la comunità scientifica sostenesse che il veleno non era stato smaltito dal mare.
Il Governo si dimostrò fermo nella sua decisione e nel 1991 il Consiglio Centrale pubblicò una relazione nella quale si dimostrava il calo sensibile dei livelli di metilmercurio nel mare di Shiranui rispetto al 1968. Come conseguenza di questo atteggiamento, tutti i malati nati dal 1969 non godono dei benefici del programma pubblico sanitario per il morbo, nonostante ne mostrino chiaramente i sintomi.
Nel 1997, dopo la dichiarazione del governatore della Prefettura di Kumamoto in merito alla sicurezza sul consumo di pesci e molluschi della baia, furono rimosse le reti che per trenta anni avevano impedito al pesce contaminato di disperdersi in mare aperto. Un atto simbolico che significava anche mettersi alle spalle quel disastro ambientale.
Da quando il morbo fu ufficialmente riconosciuto gruppi di malati o di parenti di persone decedute a causa della malattia intentarono numerosi procedimenti civili contro il Governo
Un disastro che però non è rimasto circoscritto a Minamata. Tra le 30.000 persone che nel 2009 chiedevano di entrare nel programma sanitario, molte provenivano da altre parti del Giappone e nate da genitori residenti lungo le coste del mare Shiranui.
Nello stesso 2009 il Governo nipponico ha approvato una nuova legge per dare assistenza ai pazienti affetti dal morbo, ampliando la gamma di sintomi necessari per entrare a far parte del programma. A tutti coloro che ricevono gli aiuti governativi, però, è stata chiesta come contropartita di ritirare qualsiasi causa intentata a proposito contro il Governo e la Chisso.
Da quando il morbo fu ufficialmente riconosciuto, infatti, gruppi di malati o di parenti di persone decedute a causa della malattia intentarono numerosi procedimenti civili contro il Governo, considerato il responsabile di norme troppo restrittive nel riconoscimento della sindrome e nell’esenzione dalle spese mediche. Solo nell’ottobre del 2004 la Corte Suprema ha dichiarato enti locali e Governo responsabili del disastro ecologico, intimando il pagamento di risarcimenti alle parti lese.
Nonostante questo, numerosi sono ancora i casi che cadono fuori dalla copertura del programma, mentre i danni prodotti dagli sversamenti non sono stati del tutto smaltiti.
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