L’attuale sistema economico e politico è fondato sull’accentramento di potere. Da un’unica fonte si genera il flusso che va verso la moltitudine delle persone.
Si pensi ai partiti fino ad arrivare allo Stato. Attualmente vige il meccanismo della delega di potere. Ci sono “libere” elezioni, ma molti su questo hanno dei dubbi legittimi, e chi viene eletto ha una delega in bianco da parte dell’elettorato per fare sostanzialmente quello che vuole, specialmente se può disporre del minculpop dell’apparato informativo, piuttosto rigidamente irreggimentato e basato anch’esso su poche fonti di diffusione delle notizie: oggi tutti i telegiornali e le agenzie si approvvigionano da 4 o 5 fonti internazionali che hanno il monopolio dell’informazione. In pratica la politica dispone di una cambiale firmata in bianco dall’elettorato su un generico programma che a dirla tutta oggi non offre molti spunti di diversità fra le varie parti.
Questo schema che sintetizzando si può definire “da uno a molti” è anche usato nell’economia dove una megasocietà eroga servizi a volte anche a quasi la totalità delle persone, pensate al sistema monetario e finanziario, alle telecomunicazioni, alla distribuzione delle merci, all’informazione, all’energia, alle autostrade ecc.
Tutt’al più si può arrivare a sistemi di distribuzione decentrati dove si replica per motivi pratici il sistema “da uno a tutti” in scale ridotte territorialmente per permettere la capillarità di diffusione ed è lo schema seguito dalle regioni e dalle province.
In questo sistema “da uno a tutti” o al massimo “decentralizzato” si privilegia la delega di potere e non si è partecipi delle scelte e delle decisioni, queste si possono solo subire senza poter essere parte attiva. Un altro aspetto è che in questo modo si permette a qualcuno di arrivare a posizioni di potere e benessere a svantaggio di molti alimentando così gli enormi squilibri di cui oggi siamo circondati.
Il sogno americano si basa proprio su questo dicendo in pratica: uno su mille ce la fa, focalizzandosi su quell’uno che riesce, ma dimenticandosi degli altri 999 poveracci che invece continueranno a non farcela.
Questo alimenta dei processi di alienazione, dove chi non ce la fa subisce un’onta e cade in depressione, dove la competizione e la lotta hanno il sopravvento sulla natura umana che invece propende per la collaborazione.
L’atteggiamento che abbiamo appena visto viene esasperato dall’uso di un mezzo di scambio che si basa sul debito come abbiamo esaminato anche in altri articoli. La scarsità apparente si manifesta e la solitudine e la disperazione hanno il sopravvento.
Avremmo un sistema molto più efficiente, meno appetibile per coloro che tentano di prevalere sulle moltitudini e dove le persone non delegano, ma si supportano reciprocamente. Certo questa impostazione richiede una consapevolezza da parte di tutti molto maggiore dell’attuale, una presa di coscienza che l’azione di ognuno è funzionale al benessere e alla circolazione della ricchezza e della libertà in tutto il sistema.
Prendiamo ad esempio l’energia. L’attuale sistema si basa sull’assurdità che l’energia, anche quella da fonti rinnovabili, prodotta ad es. in Puglia venga consumata a Milano con dispendio di risorse e perdite di energia notevoli durante il tragitto. L’efficienza della rete sarebbe quella di consumare sul posto l’energia prodotta con evidenti risparmi su tutti i fronti. Perché non si adotta? Semplicemente perché verrebbero meno tutti i possibili interessi che nascono dalla distribuzione accentrata.
La stessa cosa avviene con la rete di internet dove ci sono monopolisti che erogano il servizio e anche la liberalizzazione dell’ultimo miglio non ha spostato le forze in gioco e tutto questo a svantaggio della circolazione delle informazioni. Esiste invece un sistema diffuso di reti a maglia (mesh) che permetterebbero alla comunità di avere enormi vantaggi sia in termini di costo del servizio che di efficienza della rete che essendo composta da nodi sia riceventi che trasmittenti sarebbero immuni ad esempio da interruzioni dovute a catastrofi naturali, ad esempio terremoto, oppure da colpi di mano tese a bloccare il flusso delle informazioni.
L’unione, se disinteressata e tesa al benessere diffuso, fa veramente la forza e questo da sempre l’uomo lo sa perché si raggruppa sempre in comunità e più questa unione era compatta più il suo benessere era maggiore. Oggi invece abbiamo enormi comunità di singoli che non colloquiano, si guardano con sospetto e soprattutto non collaborano fra di loro e questo non può che provocare depressione, senso di abbandono e sofferenza oltreché alimentare il divario fra ricchi e poveri, divario che invece di essere combattuto con maggiore cultura, con investimenti in istruzione e nel sociale a volte viene scientemente alimentato affinché il sistema “da uno a molti” possa seguire a mietere vittime innocenti.
La stessa cosa che avvenne per l’unità d’Italia che spinse i piemontesi a invadere il ricco sud e lo portò a depredarlo di un tesoro che Pino Aprile nel suo libro Terroni ha attualizzato in 1.500 miliardi di euro, il PIL odierno dell’Italia e un milione di morti su 9 che abitavano il sud all’epoca. Senza contare stupri di massa e orrori indicibili di ogni tipo e la distruzione negli anni successivi di ogni risorsa, infrastruttura, attività, portando quello splendido paese e quelle persone a essere preda di delinquenti, massonerie, mafie anche in doppio petto.
Il potere poi copre, nasconde e tacita ogni voce, costruisce sulla menzogna e cancella ogni traccia, ma non per sempre perché immancabilmente arriva il momento della verità.
La spinta innata ad unirsi viene manipolata e sfruttata egoisticamente anche per ciò che riguarda l’unione fra stati. L’unione europea ad esempio non è nata per aumentare il benessere all’interno del vecchio continente, ma per motivi di supremazia economica, per creare un solo grande mercato e accentrare ancora di più il potere in mano a pochi.
Basandosi su questi presupposti questa unione, come tutto quello che si basa su queste intenzioni, non potrà che fallire.
Capito questo concetto è facile tracciare la strada per la liberazione:
- Unione per fini di ben-essere diffuso
- Tagliare le dipendenze dal rapporto “da uno a molti”
- Decentrare i processi collegandoli in rete
- Ricostruire le economie locali
- Rivedere in questa logica i processi di produzione-trasformazione e distribuzione delle merci, dei trasporti, dei servizi
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