Il Presidente (di sempre meno italiani) Giorgio Napolitano, dopo essere stato l’uomo chiave nell’ambito del golpe bancario che ha portato Mario Monti sullo scranno della presidenza del Consiglio, continua a collezionare senza alcun pudore figuracce di ogni sorta, muovendosi in giro per l’Italia scortato da un’armata di poliziotti grande come usata da Obama durante una visita in Afghanistan. Con la differenza che il Giorgio nazionale non si trova all’estero in paese occupato, bensì in patria (occupata pure quella), dove non è mai accaduto che un Presidente della Repubblica dovesse muoversi con l’ausilio di un esercito che lo protegga.
Dopo le pesanti (ma sempre troppo civili) contestazioni subite in Sardegna, Napolitano ha ritenuto giusto dare sfoggio del suo “eccentrico” senso della democrazia anche in Piemonte, dove venendo in visita a Torino si è categoricamente rifiutato di ricevere in visita una delegazione dei sindaci contrari al TAV Torino – Lione……
Dopo le pesanti (ma sempre troppo civili) contestazioni subite in Sardegna, Napolitano ha ritenuto giusto dare sfoggio del suo “eccentrico” senso della democrazia anche in Piemonte, dove venendo in visita a Torino si è categoricamente rifiutato di ricevere in visita una delegazione dei sindaci contrari al TAV Torino – Lione……
che avevano domandato di poter conferire con lui, adducendo come scusa del suo gesto il fatto che le questioni tecniche (come il TAV) non sono affari di sua competenza.
Una scusa assolutamente priva di fondamento (oltre che di dignità), dal momento che la questione TAV che ha monopolizzato nelle ultime settimane le prime pagine dei giornali, travalica di gran lunga qualsivoglia dimensione tecnica, dopo avere assunto un carattere economi co e sociale di portata nazionale.
E’ singolare il fatto che un Presidente della Repubblica, garante della costituzione e deputato a rappresentare tutti gli italiani, pur non essendo stato eletto dai cittadini, rifiuti categoricamente il confronto con un gruppo di sindaci che intendono portare alla sua presenza le ragioni dei cittadini che li hanno eletti. E preferisca liquidare la questione pronunciando qualche slogan a pappagallo e trincerandosi dietro un “non mi compete”.
Se ascoltare l’opinione degli uomini dello stato, eletti per rappresentare i cittadini a livello locale (non di un manipolo di black blok) non sarebbe competenza del Presidente della Repubblica, è lecito domandarsi quali possano essere le reali competenze di Napolitano e se esse si limitino a nominare senatori a vita i banchieri di Goldman Sachs e presiedere ad inaugurazioni e festicciole assortite, dove pronunciare slogan buoni per la TV. Mobilitando nel corso dei propri spostamenti una “macchina da guerra” forte di migliaia di uomini, pagata dal popolo italiano al quale Napolitano e le banche continuano a domandare lacrime e sangue.
Per evitare di prendere sul capo qualche insulto e qualche pomodoro, non è necessario far pagare agli italiani il costo di un esercito, ogni volta che l’altissimo intende fare qualche spostamento.
Sarebbe sufficiente adempiere al proprio dovere, dimostrando di sapere perlomeno ascoltare quello che i cittadini hanno da dire. Parole pacate, per carità, magari portate dagli uomini politici che essi hanno votato per rappresentarli, magari nel momento che sua signoria trova più comodo, magari senza che la cosa gli porti via troppo del suo tempo prezioso.
Colui che rifiuta di ascoltare la voce del popolo e per tutta risposta mette fra sé ed i cittadini, blindati, scudi e manganelli, generalmente non viene definito presidente, ma in altra maniera. Una veste nella quale Napolitano in tutta evidenza dimostra di trovarsi completamente a proprio agio.
In Val di Susa nessun politico ha mai ritenuto doveroso dialogare con i cittadini, preferendo demandare il dialogo ai manganelli ed ai lacrimogeni. Salvo poi stigmatizzare con ipocrisia i cittadini stessi come violenti e facinorosi.
I lacrimogeni ed i manganelli sono interlocutori di poche parole, provate ad intavolare un discorso articolato e ve ne renderete conto ben presto, ragione per cui sarebbe gradito che Napolitano smettesse almeno di prodursi in filippiche aventi per oggetto lo stop alle violenze. Se la violenza lo disgusta davvero in profondità, provi a cambiare gli interlocutori, perché tutto quanto accade nel paese è di sua competenza e non dovrebbero esistere italiani figli di un dio minore ai quali sputare in faccia con
sufficienza.
di Marco Cedolin
Una scusa assolutamente priva di fondamento (oltre che di dignità), dal momento che la questione TAV che ha monopolizzato nelle ultime settimane le prime pagine dei giornali, travalica di gran lunga qualsivoglia dimensione tecnica, dopo avere assunto un carattere economi co e sociale di portata nazionale.
E’ singolare il fatto che un Presidente della Repubblica, garante della costituzione e deputato a rappresentare tutti gli italiani, pur non essendo stato eletto dai cittadini, rifiuti categoricamente il confronto con un gruppo di sindaci che intendono portare alla sua presenza le ragioni dei cittadini che li hanno eletti. E preferisca liquidare la questione pronunciando qualche slogan a pappagallo e trincerandosi dietro un “non mi compete”.
Se ascoltare l’opinione degli uomini dello stato, eletti per rappresentare i cittadini a livello locale (non di un manipolo di black blok) non sarebbe competenza del Presidente della Repubblica, è lecito domandarsi quali possano essere le reali competenze di Napolitano e se esse si limitino a nominare senatori a vita i banchieri di Goldman Sachs e presiedere ad inaugurazioni e festicciole assortite, dove pronunciare slogan buoni per la TV. Mobilitando nel corso dei propri spostamenti una “macchina da guerra” forte di migliaia di uomini, pagata dal popolo italiano al quale Napolitano e le banche continuano a domandare lacrime e sangue.
Per evitare di prendere sul capo qualche insulto e qualche pomodoro, non è necessario far pagare agli italiani il costo di un esercito, ogni volta che l’altissimo intende fare qualche spostamento.
Sarebbe sufficiente adempiere al proprio dovere, dimostrando di sapere perlomeno ascoltare quello che i cittadini hanno da dire. Parole pacate, per carità, magari portate dagli uomini politici che essi hanno votato per rappresentarli, magari nel momento che sua signoria trova più comodo, magari senza che la cosa gli porti via troppo del suo tempo prezioso.
Colui che rifiuta di ascoltare la voce del popolo e per tutta risposta mette fra sé ed i cittadini, blindati, scudi e manganelli, generalmente non viene definito presidente, ma in altra maniera. Una veste nella quale Napolitano in tutta evidenza dimostra di trovarsi completamente a proprio agio.
In Val di Susa nessun politico ha mai ritenuto doveroso dialogare con i cittadini, preferendo demandare il dialogo ai manganelli ed ai lacrimogeni. Salvo poi stigmatizzare con ipocrisia i cittadini stessi come violenti e facinorosi.
I lacrimogeni ed i manganelli sono interlocutori di poche parole, provate ad intavolare un discorso articolato e ve ne renderete conto ben presto, ragione per cui sarebbe gradito che Napolitano smettesse almeno di prodursi in filippiche aventi per oggetto lo stop alle violenze. Se la violenza lo disgusta davvero in profondità, provi a cambiare gli interlocutori, perché tutto quanto accade nel paese è di sua competenza e non dovrebbero esistere italiani figli di un dio minore ai quali sputare in faccia con
sufficienza.
di Marco Cedolin
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